Biocombustibili
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BIOCOMBUSTIBILI
Laura Capelli
2Definizioni
Biocombustibili (Biofuels):
Combustibili derivati da biomasse
Biomasse:
Definizione generica per materiali rinnovabili (non fossili) di origine biologica utilizzabili a fini energetici
Materiale derivato direttamente o indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana, includendo l’intera catena metabolica animale e umana, rinnovabile in un lasso di tempo inferiore a ca. 100 anni
Laura Capelli
3Tipologie di biomasse
Colture dedicate: - arboree (es. materiale legnoso da cicli forestali a turno breve)- erbacee (es. sorgo)
Materiale derivante dalle diverse fasi produttive e distributive del sistema foresta-legno
Residui e scarti della produzione agricola e agro-alimentare
Residui della produzione zootecnica, reflui degli allevamenti
Frazioni organiche dei rifiuti civili e industriali
Laura Capelli
4Classificazione delle biomasse
Biomasse primarie:Sostanze legate direttamente o indirettamente alla fotosintesi clorofilliana (es. colture arboree, raccolti)
Biomasse secondarie:Sottoprodotti e residui improduttivi (es. residui dell’industria agro-alimentare, reflui di allevamento, rifiuti urbani)
Laura Capelli
5Perché i biocombustibili?
Rinnovabili, a differenza dei combustibili fossili, che sono una risorsa energetica finita
Puliti, per il basso contenuto di zolfo, azoto, e altri composti che danno luogo alla formazione di ceneri
I biocombustibili potrebbero rappresentare un’alternativa ai combustibili fossili, consentendo di ridurre i problemi di emissioni di gas serra e di dipendenza energetica.
Reazione di fotosintesi clorofilliana:
2222 nOOHCOmHnCO mnsunlight
Neutrali rispetto all’emissione di gas serra, fintanto che la velocità di utilizzo della biomassa è bilanciata dalla sua ricrescita, la quantità di CO2 emessa dalla combustione sarà uguale alla quantità di CO2 assorbita per la crescita
Laura Capelli
6Le emissioni di anidride carbonica
BIOCOMBUSTIBILI vs. COMBUSTIBILI FOSSILI
Laura Capelli
7Tipologie di biocombustibili
Solidi: Carbone di legna
Liquidi (Biocarburanti): Bioetanolo
Biodiesel
Bio-olio
Gassosi: Biogas
Gas di sintesi
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8Classificazione dei biocarburanti
Di prima generazione:da biomasse destinate ad uso alimentare, soprattutto mais e soia (USA) e canna da zucchero (Brasile)
Di seconda generazione:da biomasse lignocellulosiche, non destinate direttamente all’alimentazione
Laura Capelli
9Biocarburanti di prima generazione
Bioetanolo:
Zea Mais L.: mais (o granturco)
Saccharumofficinalum L.: canna da zucchero
Beta vulgaris L.: barbabietola da zucchero
Biodiesel:
Glycine max(L.) Merr.: soia
Sesamumindicum L.: sesamo
Arachishypogaea L.: arachide
Brassica napus L.: colza
Helianthusannus: girasole
Laura Capelli
10Criticità dei biocarburanti di prima generazione
Competizione del mercato energetico con il mercato alimentare: la coltivazione di cereali destinati alla sintesi di bioetanolo è una delle cause del rincaro dei cereali e derivati per la produzione di generi alimentari
I biocarburanti non aggiungono all’atmosfera soltanto la CO2 assorbita durante il ciclo vitale della pianta. Si devono anche considerare emissioni di C e consumi di energia associati a: fertilizzanti e pesticidi per l’allevamento delle colture, uso delle attrezzature agricole, processamento e raffinazione dei prodotti agricoli, trasporto e infrastrutture per la distribuzione
Insufficienza di terreno coltivabile: in Italia la superficie coltivabile è ca. 13 milioni di ettari
1 bushel = 4 pecks = 8 dry gallons≈ 25 kg corn
Laura Capelli
11Biocarburanti di seconda generazione
Gas naturale di sintesi SNG (dal gas di sintesi da gassificazione)
Biometanolo (dal gas di sintesi da gassificazione)
Bioidrogeno (da steam reforming del bio-olio da pirolisi)
Bioetanolo da biomasse lignocellulosiche
Biodiesel FT (da sintesi Fischer-Tropsch del gas di sintesi da gassificazione)
Biomasse ligno-cellulosiche
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12Processi per la produzione di biocarburanti di seconda generazione
Gassificazione per la formazione di gas di sintesi:
→ 2 ; →
Sintesi di metanolo da gas di sintesi:
2 →
Steam reforming:
→ 3
Sintesi di Fischer-Tropsch:
2 1 →
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13Bioetanolo da biomasse lignocellulosiche
Colture energetiche (es. sorgo zuccherino)
Scarti agricoli (es. paglia, lolla di riso, tutoli di mais)
Residui legnosi da silvicoltura
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14Il contesto normativo
La Direttiva Europea 2003/30/EC dell’8 maggio 2003 prevede il raggiungimento per ogni stato membro di obiettivi indicativi di sostituzione dei carburanti derivati dal petrolio con biocarburanti per una quota pari al 2% nel 2005 e fino al 5.75% nel 2010.
L’Italia ha recepito questa Direttiva con il D. Lgs. n. 128 del 30 maggio 2005 stabilendo, in un primo momento, obiettivi nazionali più bassi (1% entro il 31/12/2005 e 2.5% entro fine 2010), che sono stati poi riportati a valori sostanzialmente uguali a quelli della Direttiva Europea con la legge n. 81 dell’11 marzo 2006, che obbliga i distributori di carburante a immettere sul mercato benzina e gasolio contenenti percentuali crescenti di biocarburanti (fino al 5% nel 2010) a partire dal 1 luglio 2006.
La più recente Direttiva Europea 2009/28/EC del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili fissa le quote di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale da raggiungere entro il 2020 per ciascuno stato membro (Italia: 17%). Nel settore sei trasporti ogni stato membro deve raggiungere la quota di energia da fonti rinnovabili pari almeno al 10%.
Laura Capelli
15La direttiva Europea 2009/28/CE
Obiettivi generali per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia nel 2020.
Nel settore sei trasporti ogni stato membro deve raggiungere la quota di energia da fonti rinnovabili pari almeno al 10% (quota minima di sostituzione di carburanti derivati da petrolio con biocarburanti).
Laura Capelli
16Chimica della biomassa
L’energia nella biomassa è l’energia chimica associata agli atomi di carbonio e idrogeno contenuti nelle molecole organiche.
Il carbonio e l’idrogeno derivano dall’anidride carbonica e dall’acqua. La conversione da parte delle piante di CO2 e H20 in un combustibile
avviene attraverso il processo della fotosintesi clorofilliana. La clorofilla contenuta nelle piante verdi assorbe l’energia solare e la
rende disponibile per la reazione di fotosintesi:
2222 nOOHCOmHnCO mnsunlight
Ca. 1/4 dei carboidrati formati nella fotosintesi sono poi ossidati attraverso il processo inverso di respirazione per fornire l’energia necessaria alla crescita della biomassa.
La pianta contiene tipicamente lo 0.1 – 3% dell’energia solare incidente; questa è la misura dell’energia ottenibile dalla biomassa quando questa viene convertita in un biocombustibile.
Laura Capelli
17Contenuto energetico biomassa
L’irraggiamento solare medio mondiale (Esolar)è pari a:15.5 MJ/d/m2 (180 W/m2)
Laura Capelli
18Esempio di calcolo del contenuto energeticoper la canna da zucchero
36.8 ∙ ∙1
10000 0.00368 ∙
17.5 ∙ 1000 17500
0.97
19 ∙ ∙ 365 6935 ∙
0.00368 ∙ 17500 ∙ 0.976935
62.56935 0.9%
Laura Capelli
19La fotosintesi
2612622 666 OOHCOHCO
0,
0,
0,
0,
02226126
666 OHfCOfOfOHCfR HHHHH
molkJH OHCf 3.12730
, 6126
molkJ
molkcalH COf 5.393052.940
, 2
molkJ
molkcalH OHf 8.241798.570
, 2
molkJHR 25400
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20Componenti delle biomasse lignocellulosiche
Carboidrati: presenti come saccaridi, i.e. zuccheri o polimeri di zuccheri.Lo zucchero più noto è il saccarosio (C12H22O11), zucchero principale nella linfa delle piante, presente in elevate concentrazioni nella canna da zucchero e nella barbabietola da zucchero. Il glucosio (C6H12O6) è lo zucchero principale nei cereali, ed è presente in molti frutti.I carboidrati nelle biomasse sono presenti in tre forme:- cellulosa- amido- emicellulosa
Lignina: è un composto chimico complesso presente nel legno e nella parete cellulare delle piante. Non è un carboidrato, bensì un polimero di anelli benzenici legati tra loro da catene alifatiche.
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21I carboidrati
Cellulosa (-C6H10O5-)n: polisaccaride (polimero del D-glucosio) fibroso, costituente principale della pareti cellulari delle piante. E’ la sostanza organica più abbondante in natura. Estremamente insolubile e chimicamente inerte, resiste all’idrolisi acida e enzimatica.
Amido (-C6H10O5-)n: polisaccaride granulare, importante costituente di cereali, patate e riso. Costituito per il 10-20% da α-amilosio, che è solubile in acqua, e per l’80-90% da amilopectina, insolubile (entrambi polimeri del D-glucosio). Può essere idrolizzato con acidi diluiti o enzimi a dare zuccheri fermentabili.
Emicellulose: polisaccaridi amorfi associati alla cellulosa. Hanno peso molecolare inferiore e sono costituiti da 2-4 differenti monomeri, tra cui D-glucosio, mannosio e xilosio. Lo xilosio è un pentosio (5 atomi di C).
CellulosaD-xilosio
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22I carboidrati
La proprietà più importante dei carboidrati relativamente alla conversione delle biomasse è la fermentabilità. Gli zuccheri fermentabili sono il D-glucosio, D-mannosio, D-fruttosio, D-galattosio e maltosio. Altri zuccheri possono essere convertiti in zuccheri fermentabili attraverso l’idrolisi, generalmente in presenza di un acido o di un enzima.
612661262112212 OHCOHCOHOHC invertasi
Gli zuccheri risultanti possono poi essere fermentati ad etanolo.
Ad esempio il saccarosio, che è una combinazione di due zuccheri (disaccaride), glucosio e fruttosio, può essere idrolizzato dall’enzima invertasi presente nel lievito:
D-glucosio D-mannosio D-fruttosio
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23La lignina
La lignina è comunemente derivata dal legno ed è una parte integrante delle pareti cellulari delle piante. La lignina non è un carboidrato, bensì un polimero di anelli benzenici legati da catene alifatiche.
Il composto fenolicop-idrossifenilpropano è un importante monomero della lignina.
Come l’emicellulosa, la lignina è amorfa ed è più solubile della cellulosa. Può essere rimossa dal legno attraverso steaming o con una soluzione di acqua o acqua-bisolfito calda.
p-idrossifenilpropano
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24Caratteristiche dei componenti delle biomasse
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25I trigliceridi
I trigliceridi sono i costituenti principali degli oli vegetali e del grasso animale utilizzati per produrre il biodiesel.I trigliceridi sono esteri del glicerolo e formati da tre acidi grassi a catena lunga (14-20 atomi di C).Il glicerolo è un alcool a tre atomi di carbonio con un gruppo ossidrilico (-OH) per ogni carbonio (triolo).Gli acidi grassi sono uniti all’alcool tramite legami estere; questi legami si ottengono tramite condensazione, che avviene con l’eliminazione di una molecola d’acqua.
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26L’utilizzazione energetica delle biomasse
TERMOCHIMICA: - Combustione diretta- Gassificazione- Pirolisi
BIOCHIMICA:- Fermentazione- Digestione anaerobica- Estrazione oli
L’utilizzazione energetica delle biomasse avviene tramite conversione:
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27Metodi di conversione delle biomasse
I metodi di conversione delle biomasse in energia sono molteplici. In generale si trasforma la biomassa in una forma facilmente gestibile, per poi utilizzarla.Una caratteristica distintiva delle biomasse è il contenuto d’acqua. Ad un basso contenuto si adattano processi termochimici; ad alti contenuti sono adatti processi biochimici.Altro criterio è il rapporto carbonio-azoto (C/N): i materiali con elevato rapporto C/N sono adatti alla combustione, mentre per valori minori di 30 si effettuano trattamenti biologici.La fase principale e tecnologicamente più distintiva è la conversione da materiale vegetale a materiale pronto per la conversione in energia (biocombustibile).
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28Metodi di conversione delle biomasse
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29Conversione termochimica
La conversione termochimica si basa sull’azione del calore, che permette le reazioni necessarie a trasformare l’energia chimica delle biomasse:
direttamente in ulteriore calore destinato all’utilizzo diretto e/o alla produzione di energia elettrica
COMBUSTIONE DIRETTA
in biocombustibili liquidi o gassosi da utilizzare a loro volta per la produzione di energia elettrica e/o calore
GASSIFICAZIONE, PIROLISI
Si applica ai materiali e ai residui cellulosici in cui il rapporto C/N è superiore a 30 e il contenuto di umidità inferiore al 30%, quando una conversione di tipo biologico non sia possibile (biomassa non fermentabile).
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30Biomasse per conversione termochimica
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31Conversione biochimica
Nella conversione biochimica la biomassa viene modificata chimicamente in biocombustibili liquidi o gassosi:
grazie all’azione di enzimi, funghi e microorganismi che si formano e svolgono la loro funzione in particolari condizioni
FERMENTAZIONE (BIOETANOLO)DIGESTIONE ANAEROBICA (BIOGAS)
tramite specifici processi chimici (transesterificazione)
ESTRAZIONE E TRANSESTERIFICAZIONE GRASSI (BIODIESEL)
Applicata ai materiali con rapporto C/N < 30 e umidità > 30%.
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32Schema dei processi di conversione delle biomasse
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33Combustione diretta
Produzione di calore
Produzione di elettricità
Produzione di calore e elettricità (cogenerazione)
La combustione diretta rimane il metodo più comune di convertire la biomassa in energia. Nonostante sia una tecnica vecchia (il legno è bruciato per la produzione di calore sin dall’antichità), matura e consolidata, sono continuamente in corso ricerche per lo sviluppo di sistemi sempre più efficienti e con minore impatto ambientale.
Mediante combustione diretta l’energia chimica intrinseca alla biomassa è trasformata in energia termica mediante una serie di reazioni chimico-fisiche (ossidazione). Tale energia può essere utilizzata per:
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34Biomasse utilizzate per la combustione diretta
La combustione diretta si effettua generalmente in caldaie, con buoni rendimenti (80-85%), utilizzando combustibili tradizionali come legna derivante da bosco ceduo o piante lignee a crescita rapida e corta rotazione come l’eucalipto, la robinia, il salice, la canna comune.
Oltre che alle biomasse legnose, la combustione diretta si applica convenientemente anche ai rifiuti solidi urbani (RSU).
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35Combustione dei RSU
La combustione rappresenta un efficacie metodo di smaltimento dei rifiuti, riducendone significativamente massa (-70-80%) e volume (-85-90%).
A differenza del legno, la combustione degli RSU da luogo alla formazione di numerosi inquinanti, per cui è necessario trattare i fumi di combustione.
RSU tal quale E’ possibile bruciare:
CDR: combustibile derivato dai RSUattraverso processi fisici
PCI dei RSU:
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36Caratteristiche CDR secondo la norma UNI 9903
Qualità normale: da rifiuti tal quali Qualità elevata: da rifiuti selezionati (raccolta differenziata)
CDR: combustibile derivato dai RSU attraverso processi fisici
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37Combustione del legno
La combustione del legno è, sin dall’antichità, il metodo più diffuso di ottenere energia dalla biomassa. Il legno è comunemente usato come combustibile solido per uso domestico (cucina e riscaldamento) o per la produzione di energia elettrica, e rappresenta tuttora una delle maggiori fonti di energia per uso domestico, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La combustione del legno avviene velocemente, formando poche ceneri.
La matrice del legno è naturalmente resistente alla decomposizione, per cui, nonostante l’elevato contenuto di cellulosa (40-50%), i processi di bioconversione del legno sono limitati. Un discorso analogo vale per tutte le biomasse lignocellulosiche, anche se la possibilità di ottenere bioetanolo per fermentazione di questi materiali sta diventando sempre più interessante.
Un parametro importante per la combustione è il potere calorifico inferiore (PCI) del materiale combustibile:
PCI del legno = 2500-4500 kcal/kg
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38Preparazione delle biomasse
Bricchettatura Cippatura Pellettatura
Può essere conveniente effettuare il pretrattamento delle biomasse, al fine di migliorarne la qualità specialmente quando queste sono destinate a processi di conversione termochimica (combustione, pirolisi, gassificazione):
Legno sminuzzato mediante macchine cippatrici
Pezzatura di ca. 3-5 cm Umidità 30-50%. PCI = 2500 kcal/kg
Prodotto dalla pressatura e trafilatura degli scarti dell’industria del legno
Forma tipica cilindrica o sferica Umidità 5-10% PCI =4000-4500 kcal/kg
Cippato: Pellet:
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39Preparazione delle biomasse
VANTAGGI:
Miglioramento delle caratteristiche fisiche delle biomasse (densità, omogeneità)
Riduzione dei volumi di stoccaggio Riduzione dei volumi e dei costi di trasporto Miglioramento del comportamento a combustione, soprattutto per
biomasse a basso peso specifico e granulometria (es. pula di riso, paglia)
SVANTAGGI: Necessità di pretrattamento del materiale (essicazione, triturazione,
preriscaldamento) Aumento dei costi di recupero
Laura Capelli
40Tecnologie di combustione
A griglia (fissa o mobile): griglia per la distribuzione dell’aria di combustione e per la rimozione delle ceneri
In sospensione: adatte per biomasse polverulente e leggere (es. lolla di riso, polvere di legno, paglia triturata), in cui la biomassa viene alimentata nella parte superiore del combustore e brucia mentre cade sulla griglia sottostante che ha la funzione di scarico delle ceneri
A tamburo rotante: utilizzata per applicazioni in cui il combustibile ha caratteristiche termo-fisiche particolarmente povere e contenente elevati carichi di inquinante. La biomassa in combustione è continuamente rimescolata dalla lenta rotazione del tamburo e i percorso dei prodotti di combustione può essere in equicorrente o in controcorrente rispetto alla direzione di avanzamento della biomassa
A letto fluido: si può utilizzare per trattare vari tipi i biomassa, inclusi materiali carboniosi “difficili” anche a elevata percentuale di umidità (>40%). La camera di combustione è parzialmente riempita con materiale inerte (es. sabbia, allumina) fluidificato dall’aria di combustione primaria.
Laura Capelli
41Combustione in forno a griglia
Laura Capelli
42Combustione in forno a letto fluido
Letto fisso Letto bollente Letto turbolento Letto circolante Letto trasportato
pneumaticamente
Nei letti fluidi convenzionali la velocità di fluidificazione è dell’ordine di 1-3 m/s; nei letti fluidi ricircolati si possono raggiungere velocità di 8-10 m/s, ed è necessario un sistema per la rimozione del particolato (ciclone).
Laura Capelli
43Combustione in forno a letto fluido
Laura Capelli
44Reazioni di combustione
OHyxCOOyxHC yx 222 5.025.0
22 26 COOCO
OHOH 222 22
La combustione è influenzata da (4 «T»): Temperatura Tempo di residenza Tenore di ossigeno Turbolenza
Il risultato delle reazioni di ossidazione (esotermiche) è la produzione di calore che viene recuperato mediante scambiatori di calore in cui si trasferisce l’energia termica ad altri fluidi vettori.
Laura Capelli
45L’impianto
L’impianto è costituito dalle sezioni:
Stoccaggio delle biomasse: può avere dimensioni tali da garantire la fornitura del combustibile per alcuni giorni o per periodi molto più lunghi (anche alcuni mesi) per biomasse a carattere stagionale
Eventuale pretrattamento: riduzione della pezzatura e dell’umidità della biomassa alle specifiche richieste dal sistema di combustione
Linea di alimentazione
Combustore
Recupero energetico: a tubi di fumo, di acqua o di olio adiatermico
Nel caso di impianti destinati alla produzione di energia elettrica è necessario introdurre altri componenti quali, ad es., la turbina a vapore e l’elettro-generatore ad esso collegato.
Laura Capelli
46Esempio di centrale termica a biomasse
LA CENTRALE TERMICA DI TELERISCALDAMENTO DI TIRANO
Attiva dall’ottobre 2000
Centrale da 1100 kW elettrici
2 caldaie da 6MW a biomasse
Bruciatori alimentati dal “cippato”, ottenuto dal verde urbano, dagli scarti della pulizia dei boschi e delle segherie della zona
Approvvigionamento della biomassa entro un raggio di 60 km per ridurre i costi di trasporto
Calore distribuito alle utenze sotto forma di acqua calda a 85-90° con una rete di teleriscaldamento a circuito chiuso e prelevato dall'utenza finale per i propri usi interni attraverso uno scambiatore di calore
Laura Capelli
47La centrale di Tirano
L’impianto si basa su un ciclo chiuso di Rankine, realizzato adottando come fluido di lavoro uno specifico fluido organico
Laura Capelli
48Il ciclo per la produzione di energia
Laura Capelli
49Gassificazione
La gassificazione consiste nella trasformazione di un combustibile solido in un combustibile gassoso, utilizzabile in motori a combustione interna o in caldaie per la produzione di energia meccanica o elettrica, mediante ossidazione parziale. E’ un processo di decomposizione termochimica della biomassa per mezzo di un agente ossidante (ossigeno, aria o vapore), producendo gas combustibile simile al gas di sintesi, ricco in monossido di carbonio (CO) e idrogeno (H2).
Nel processo di gassificazione uno o più reagenti reagiscono con il carbonio ad alte temperature, formando un prodotto gassoso e consumando carbone; il residuo carbonioso derivante dalla gassificazione di biomasse è pressoché nullo.
Dalla gassificazione si ottiene un gas con potere calorifico medio-basso, variabile tra 900 e 1200 kcal/Nm3, che può essere bruciato in turbine a gas ad alta efficienza.
Laura Capelli
50Gassificazione
Uno dei maggiori vantaggi della gassificazione è la possibilità di utilizzare diversi tipi di biomassa, dalle colture dedicate ai residui e rifiuti organici.
Sebbene il combustibile possa essere di qualità estremamente variabile, il gas prodotto può essere abbastanza omogeneo, consentendo la scelta dell’alimentazione più facilmente disponibile ed economica.
La proporzione fra i componenti del gas varia in funzione della tipologia di gassificatore e della qualità del combustibile, in particolare il contenuto di umidità.
I dispositivi di gassificazione hanno caratteristiche simili a quelli impiegati per la combustione della biomassa, differenziandosi per il fatto che l’ossidazione del combustibile avviene in difetto di ossigeno.
Nella gassificazione avvengono gli stadi fondamentali di essiccamento, pirolisi e ossidazione.
Le temperature operative sono intorno agli 850°C (700-1000°C).
Laura Capelli
51Reazioni di gassificazione
COCOC 22
242 3HCOCHOH
Reazioni endotermiche (a parte reazione di shift, che è esotermica) sostenute da parziale combustione
Avvengono in difetto di aria rispetto alla quantità stechiometrica T=700-1000°C
Gas di sintesi (syngas):H2, CO, CO2, CH4, (N2)
COHOHC 22
422 CHHC
222 HCOOHCO (reazione di WGS)
Laura Capelli
52Gas di gassificazione
Composizioni tipiche del gas dalla gasificazione del legno:
Laura Capelli
53Gassificatore Lurgi
Stadi di reazione:
Essiccamento
Pirolisi
Ossidazione
Laura Capelli
54Gassificazione a letto fisso
Poco flessibili per combustibili variabili, adatti a trattare combustibili con caratteristiche ben definite.
Updraft fixed bed Downdraft fixed bed
Laura Capelli
55Gassificazione a letto fluido
Gli stadi di essiccamento, pirolisi e ossidazione si svolgono rapidamente, in condizioni quasi isoterme, con tempi di residenza brevi.
Più flessibili rispetto alle dimensioni del combustibile. Rischi di slagging, fouling e impaccamento del materiale del letto fluido.
Bubbling fluidized bed Circulating fluidized bed
Laura Capelli
56Principali tipi di gassificatori
Laura Capelli
57Schema a blocchi di un impianto di gassificazione
Gassificazione con ossigeno puro
Purificazione gas di sintesi e recupero zolfo
Turbina a vapore
Separazione idrogeno come prodotto
Laura Capelli
58Schema di un impianto di gassificazione IGCC(Integrated Gasification Combined Cycle)
Laura Capelli
59Pirolisi
La pirolisi è un processo di decomposizione termochimica dei materiali organici , ottenuto mediante l’applicazione di calore in assenza di ossigeno.
Scaldando la biomassa (a T tipicamente comprese fra 400-800°C) in assenza di ossigeno si ottengono diversi prodotti combustibili: Un gas combustibile ricco di idrocarburi Un liquido oleoso, bio-olio (tar) Un residuo solido ricco in carbonio (char). Nel caso di pirolisi della
legna il prodotto solido è il carbone di legna (charcoal). E’ un processo relativamente semplice, non selettivo, che da luogo alla
formazione di un ampia gamma di prodotti. Variando le condizioni operative del processo è possibile variare le
quantità relative dei prodotti, massimizzando la formazione del prodotto desiderato (gas, liquido o solido).
Laura Capelli
60Pirolisi – condizioni operative
Le quantità di prodotti gassosi e liquidi possono essere incrementate aumentando la velocità di riscaldamento e le temperature della pirolisi.La composizione del gas può variare da essenzialmente solo CO2 e H2O a gas contenenti principalmente CO, con concentrazioni significative di H2, CH4 e altri idrocarburi.Anche il tempo di residenza è un parametro importante della pirolisi.
PIROLISI LENTA:Produce prevalentemente carbone (char)
PIROLISI RAPIDA:Maggiori rese di prodotti liquidi e gassosi
Laura Capelli
61Pirolisi – condizioni operative
Gli elementi (C, H2) sono sempre favoriti rispetto agli altri HC ad elevate temperature (>800 K), per cui se si lascia alla reazione il tempo di portarsi all’equilibrio, si avrà la formazione di carbone
Laura Capelli
62Olio di pirolisi (tar)
Il prodotto liquido ottenuto dalla pirolisi è costituito da due fasi:Una fase acquosa contenente vari composti organici ossigenati a basso
PM (tipicamente 5-10% di acido acetico e 1.5-3% di metanolo)Una fase organica (tar), contenente idrocarburi aromatici e olio di creosoto
derivanti dalla lignina, e idrocarburi alifatici. Questo liquido è il prodotto combustibile più interessante della pirolisi.
Composizione tipica di olio ottenuto dalla pirolisi del legno:
Constituent Mass %Carbon 57Hydrogen 7.7Nitrogen 1.1Sulfur 0.2Chlorine 0.3Oxygen 33.2Ash 0.5Total 100
H/C atom ratio 1.6GCV (MJ/kg) 24.7Pour point (°C) 32
Basso contenuto di zolfo e azoto Rapporto H/C relativamente elevato Elevato contenuto di ossigeno
Liquido viscoso, instabile e corrosivoBasso PC (≈6000 kcal/kg)
Laura Capelli
63Gas da pirolisi
Velocità di riscaldamento, massima T di reazione, tempo di residenza alla massima T, metodo di rimozione e raffreddamento dei gas e contenuto di acqua e ossigeno del sistema influenzano la composizione finale del gas.
In condizioni che favoriscono la formazione del char, il gas contiene prevalentemente CO2, un po’ di CO, pochissimi H2 e altri gas. Variando le condizioni per aumentare le rese di gas, il CO diventa il principale costituente, e aumentano le concentrazioni di H2, CH4 e altri HC. A velocità di riscaldamento molto elevate (flash pyrolisis) aumentano le rese in etilene e olefine superiori, e si riduce la produzione di char.
Composizione di gas ottenuto dalla pirolisi rapida di polvere di segheria:
Gas costituito prevalentemente da CO e H2, e minori quantità di CO2 e CH4
Constituent Mole % Mass %CO 43.8 58.4CO2 12.5 26.2
H2 29.3 2.8
CH4 11.0 8.4
C2H6 0.3 0.4
C2H2 3.1 3.8Total 100 100
Mean molar massH2/CO ratioGCV 15.9 MJ/m3 17.0 MJ/kg
210.67
Laura Capelli
64Schema a blocchi di un impianto di pirolisi
Laura Capelli
65Esempio di impianto di pirolisi di biomassa
L’IMPIANTO DELLA PRINTER DI TERNI
L‘impianto è concepito per realizzare la termovalorizzazione di biomasse mediante pirolisi, che dà luogo ad un combustibile gassoso, da utilizzare per la produzione di energia elettrica in un ciclo combinato, e carbone di risulta.
Dal punto di vista tecnologico, l’impianto utilizza un pirolizzatore a tamburo rotante, ed ha una potenza nominale di 3.8 MW.
Il gas prodotto dalla pirolisi viene utilizzato direttamente, dopo un opportuno trattamento, per alimentare una turbina a gas per la produzione di energia elettrica, mentre i prodotti della combustione allo scarico della turbina, dopo post-combustione, azionano mediante una caldaia a recupero una turbina a vapore per la produzione di energia elettrica.
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66Conversione termochimica: diagramma ternario
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67Digestione anaerobica
E’ un processo di conversione microbiologica della materia organica a metano, operata da microorganismi anaerobici, cioè che si lavorano in assenza di ossigeno.
La formazione biologica del metano è un processo che avviene in natura in ambienti caratterizzati da assenza di ossigeno e presenza di materiale organico in decomposizione (es. paludi, oceani, apparato digerente degli animali).
La digestione anaerobica delle biomasse dà luogo alla formazione di un gas combustibile (biogas) ad elevato potere calorifico (≈4500 kcal/m3) che può essere utilizzato per la produzione di calore o di energia elettrica.
Il materiale risultante dal processo di digestione anaerobica è chiamato digestato.
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68Formazione del biogas
1. Idrolisi: le molecole organiche complesse sono decomposte nei loro costituenti (es. acidi grassi, amminoacidi, zuccheri)
2. Acidogenesi: formazione di acidi carbossilici, alcoli,CO2, H2
3. Acetogenesi: formazione di acido acetico, CO2, H2
4. Metanogenesi: i batteri metanigeni trasformano i suddetti prodotti in CH4
423 CHCOCOOHCH
La formazione del biogas avviene in 4 stadi
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69Il biogas
Il biogas è costituito per oltre il 99% da metano e anidride carbonica.
Alcuni composti presenti solo in tracce (es. H2S) possono comunque creare seri problemi gestionali (es. combustione).
Il PC del biogas dipende dal suo contenuto di CH4: in generale il PC del biogas è ca. la metà rispetto al PC del gas naturale.
Nel processo di formazione del biogas sono coinvolti 4 diversi gruppi di microrganismi. Idealmente, ciascuno stadio dovrebbe essere condotto separatamente, al fine di ottimizzare le condizioni operative per ciascun gruppo batterico. In generale, però, il processo è condotto in un unico reattore.
Il biogas può essere utilizzato (previo trattamento, es. disidratazione) come combustibile in un motore a combustione interna che, accoppiato a un generatore, produce energia elettrica. In alternativa, il biogas può essere immesso direttamente nella rete gas.
Constituent Mol %Methane 50‐65Carbon dioxide 35‐50Ammonia 0.1‐1 Hydrogen sulfide 0.1‐1
Mean molar mass 26‐30GCV (MJ/m3) 20‐26
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70Schema a blocchi del processo di digestione anaerobica
Nel caso di materia organica difficilmente digeribile (es. biomasse lignocellulosiche) può convenire introdurre un pretrattamento di idrolisi (acida o enzimatica).
I microorganismi sono sensibili alle variazioni delle condizioni, lavorano meglio in condizioni costanti. L’equalizzazione può essere utile a ridurre variazioni nell’alimentazione al reattore.
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71Il processo di digestione anaerobica
Il cuore del processo è il digestore, che deve garantire un adeguato contattamento fra la materia organica (substrato) e i microorganismi, nonché le condizioni ottimali per la vita dei microorganismi.
Il processo è moderatamente endotermico, per cui è necessario fornire calore al fine di mantenere una temperatura operativa ottimale.
I microorganismi sono generalmente contenuti nella biomassa. Possono essere mesofili (20-45°C) o termofili (45-65°C). La digestione termofila avviene più rapidamente, richiedendo minori tempi di residenza, ma maggiori costi di gestione (riscaldamento). Il grado di conversione può essere più elevato in un caso o nell’altro a seconda della tipologia di biomassa.
Il pH del substrato deve essere mantenuto intorno a 7.0. Nutrienti quali azoto, fosforo e metalli alcalini devono essere aggiunti se non sono presenti in concentrazioni sufficienti (generalmente contenuti nei reflui animali).
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72Digestore anaerobico a due stadi
La miscelazione migliora il contattamento fra substrato e microorganismi, velocizzando la conversione.
I sistemi a più stadi permettono di ottimizzare le condizioni per i diversi stadi di digestione.
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73Schema a blocchi di impianto di digestione anaerobica a rifiuti agricoli e letame
Laura Capelli
74Matrici utilizzabili: suddivisione per provenienza
Biomasse agroindustriali: Colture dedicate (es. mais, sorgo, colza, segale, frumento): elevata
purezza e pulizia del materiale, elevate produzioni unitarie di biogas, ma valore economico elevato, per cui possono non essere reperibili a prezzi vantaggiosi
Residui colturali, i.e. biomasse derivate da colture erbacee o arboree: rese inferiori rispetto a colture dedicate per maggiore contenuto di lignina e cellulosa, che sono meno biodegradabili
Sottoprodotti agroindustriali (es. siero di latte, reflui dell’industria dei succhi di frutta, scarti dell’industria olearia)
Sottoprodotti di origine animale: residui dei macelli (es. sangue, pelle, contenuti stomacali, ossa) e scarti dell’industria ittica
Reflui zootecnici: liquame suino (SS 1-6%), liquame bovino (SS 8-15%), letame bovino (SS 15-35%), deiezioni avicole (SS 60-70%)
Fanghi di depurazione
Frazione organica dei rifiuti: da raccolta differenziata e non
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75Scelta delle matrici
Resa potenziale di produzione di biogas
Reperibilità della matrice rispetto alla localizzazione geografica dell’impianto
Valore economico della matrice (concorrenza con altri mercati di collocazione)
Lavorabilità e facilità di gestione della matrice (es. necessità di pretrattamenti, potenziali produzioni di composti tossici o schiume in fase di digestione)
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76Costo unitario delle diverse tipologie di matrici
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77Esempio di impianto di digestione anaerobica
1 Preparazione dei substrati solidi2 VG VR3 HF Pompa VR - FP4 Fermentatore principale5 NF Pompa FP - FS6 Disintegrazione termica (opzione)7 Fermentatore secondario
8 Separatore (opzione)9 Substrato maturo, fase liquida10 Substrato maturo, fase solida11 GRL Conduzione di ricircolo da FS rispettivamente RRD12 Pompa per la conduzione di ricircolo13 Silo del gas
14 Serbatoio di gas su FS15 Biogas16 Cogeneratore (opzione)17 Corrente elettrico18 Energia termica utilizzabile19 Utilizzo esterno del calore
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78Schizzo dell’impianto
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79Foto dell’impianto
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80Caratteristiche dell’impianto
Alimentazione di biomassa: ca. 15000 t/y di insilato di mais e 7000 t/y insilato di triticale
Produzione di biogas da substrato: 471 m3/h
Tenore di CH4: 52.4%
Potere calorifico biogas: 2469 kWh/h(2469 ∙ 3600 ∙ ∙
.4509 )
Rendimento elettrico: 40.5%
Potenza elettrica da biogas: 999 kW
Costo impianto: ca. 3000 k€
Substrato t/giorno t/annoResa di biogas
(m3/t)Resa di biogas(m3/giorno)
Silomais 41.8 15253 200 8358Insilato di triticale 17.9 6537 165 2955Totale 59.7 21790 189 11313
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81Bilancio economico di un impianto per la produzionedi energia da digestione anaerobica di biomasse da 1 MW
GUADAGNI: Vendita dell’energia elettrica prodotta al GSE Prezzo pagato per kWh prodotto (fino al 2012): 0.3 €/kWh per 15
anni (per impianti fino a 1 MW=1000 kWh/h)
1000 ∙ 8000 ∙ 0.3 € . €/
COSTI: Costo principale è rappresentato dall’acquisto della biomassa Si ipotizza un acquisto di biomassa di 20000 t/y a un prezzo medio
di 90 €/t
20000 ∙ 90 € . €/
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82Schema di flusso
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83Biogas da discarica
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84Produzione di energia elettrica dal biogas: motori a combustione interna
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85Esempio di discarica con produzione e messa in rete di energia elettrica da biogas
LA DISCARICA PER RSU DI GORLA MAGGIORE (VA)
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86La discarica di Gorla Maggiore (VA)
CARATTERISTICHE: Superficie totale: ca. 26 ha (=260’000 m2) Capacità totale: ca. 6’200’000 m3
Anno di inizio attività: 1990 Conferimento RSU: ca. 500 t/d per 300 d/y
FASI OPERATIVE: Controllo, verifica e pesatura dei mezzi di trasporto che conferiscono i
rifiuti Scarico dei rifiuti nella fossa di accumulo Registrazione dei conferimenti Triturazione rifiuti Caricamento dei rifiuti sui dumpers-navetta, mediante nastro trasportatore Messa a dimora dei rifiuti triturati nei lotti Copertura giornaliera con materiali idonei
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87Esempio di calcolo della produzione di energia dal biogas
1 tonnellata di RSU → 160 m3 di biogas prodotto → 70% captato
Potere calorifico metano: 9.58 kWh/m3
Tenore di metano nel biogas: ca. 50% → PC biogas: 4.79 kWh/m3
Energia per tonnellata di rifiuto: 4.79 kWh/m3 x 160 m3 x 0.7 = 536 kWh
Rendimento gruppi elettrogeni: 40% → 215 kWhe / t RSU
L’energia termica può essere recuperata con scambiatori posizionati allo scarico dei gas di combustione: ipotesi di un recupero pari al 30% → 160 kWht / t RSU recuperabili
Ore di funzionamento annue: 7500 h
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88Schema di flusso della produzione di energia dal biogas
56 m3
48 m3
Torcia(eccedenze)
160 Kwt
160 Kw
215 Kwe
160 m3
112 m3
56 m3
Motoreendotermico 40 %
30 %
60 %
Una tonnellata di rifiuto urbano (ca 1,2 m3) smaltita in discarica
Produce circa 160 m3 di biogas (LFG)dei quali circa il 70% è captabile, il resto è ossidato in atmosferaoppure ossidato
70 % 30 %
Il biogas captato dal sistema di estrazioneè composto per circa la metà da metano, la restante parte è una miscela di anidride carbonica, azoto, ossigeno ed altri gas
CH4
50 % 50 %
altro
Potenza dissipataLe eccedenze di biogassono bruciate
In torcia
1 t RSU = 430 Kw, dei quali 215 elettrici e 160 termici(i dati esposti sono variabili in funzione delle effettive condizioni di progetto)
Biogas non captato ossidato diversamente
CH4
30 %I cascami termicisono dissipati
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89Apparecchiature dell’impianto a biogas
Aspirazione del biogas prodotto: mediante tubazioni poste all’interno della discarica (pozzi) mantenute in depressione con aspiratori centrifughi. I pozzi hanno Ø=1 m e raggiungono il fondo della discarica
2 separatori di condensa: 2 scambiatori a fascio tubiero dotati di gruppi frigoriferi e separatore della condensa
1 sezione di deumidificazione 1 sezione di compressione Regolazione della pressione con sistema di sfioro 4 gruppi elettrogeni Jenbacher Torcia di combustione Quadri elettrici di comando e controllo. Vengono
analizzati in continuo: T e concentrazione di NO, CO, SO2 e O2 nei fumi di combustione e portata del biogas in ingresso
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90Combustione del biogas e produzione di energia
Motore 4 tempi 20 cilindri → 48670 cc 1500 rpm Potenza unitaria introdotta: 2606 kW (544
Nm3/h di biogas x 4.79 kWh/m3) Rendimento elettrico: 40.81% Potenza elettrica unitaria resa: 1064 KWe
L’energia elettrica viene prodotta grazie alla combustione del biogas all’interno di 4 motori endotermici a ciclo otto, in cui l’energia meccanica viene convertita in energia elettrica attraverso un generatore che produce energia elettrica a bassa tensione (400 V) che viene poi elevata per mezzo di un alternatore.Il consumo totale è di circa 2200 Nm3/h.
Caratteristiche tecniche motore:
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91La fermentazione alcolica
E’ un processo che opera la trasformazione dei carboidrati contenuti nei materiali vegetali in alcool etilico, che viene così denominato bioetanolo.
La fermentazione a bioetanolo può essere effettuata a partire da: Materiali zuccherini: canna da zucchero, barbabietola
da zucchero, sorgo zuccherino, alcuni frutti Materiali amidacei: mais, grano, orzo, patata Materiali lignocellusici: paglia, stocco del mais, scarti
legnosi, arundo (canna infestante) Se il bioetanolo è prodotto a partire da materiali zuccherini, non sono
necessari gli stadi iniziali di idrolisi. Il processo di fermentazione è simile per le diverse tipologie di
biomasse; ci sono però differenze significative negli stadi iniziali della lavorazione necessari per massimizzare le rese in funzione del materiale trattato.
I gen.
II gen.
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92La produzione di bioetanolo dal mais
Pretrattamento: il mais è triturato a secco poi sospeso in acqua. In questo modo i costituenti non convertibili non sono separati e sono trascinati per l’intero processo e separati nella distillazione finale. In un altro processo, i costituenti solubili sono estratti in una soluzione calda di acido solforoso per 25-40 h. La miscela è triturata ad umido e i solidi insolubili sono separati con un idrociclone
Cottura: la miscela mais mais-acqua è fatta bollire (~1h). Questa fase può essere migliorata con l’aggiunta dell’enzima α-amilasi.
Idrolisi (saccarificazione): avviene per via enzimatica. Si usa malto, contenente una miscela di enzimi α-amilasi e β-amilasi (detta diastasi), oppure l’enzima glucoamilasi, per idrolizzare l’amido a maltosio (saccarificazione). Il processo è condotto a T=50-60°C per ca. 1 h.
112212/
251062 OHCOHOHC seglucoamyladiastase
Pretrattamento
Cottura
Idrolisi (Saccarificazione)
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93La produzione di bioetanolo dal mais
Fermentazione: successivamente all’idrolisi la miscela reagente è raffreddata a T<30°C e si aggiunge lievito. L’enzima maltasi catalizza la reazione di degradazione di maltosio a glucosio, e l’enzima zimasi catalizza la fermentazione da glucosio a etanolo. Il lievito produce l’enzima invertasi, che trasforma il saccarosio presente in zuccheri fermentabili. La fermentazione dura ca. 2-3 giorni, è esotermica e il calore di reazione deve essere rimosso per mantenere la T<30°C.
Fermentazione
61262112212 2 OHCOHOHC maltase
2526126 442 COOHHCOHC zymase
Distillazione
Distillazione: la fermentazione procede fino a quando la concentrazione di alcool arriva a ca. 14%. A concentrazioni maggiori il processo è auto-inibito e l’attività metabolica si interrompe. L’etanolo è pertanto ottenuto diluito e deve essere concentrato, ad es. per distillazione.
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94Schema del processo di fermentazione
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95La produzione di bioetanolo da biomasse lignocellulosiche
PRO: Valorizzazione energetica delle biomasse a basso
costo o a costo zero Riduzione del costo di produzione
CONTRO: Processo complesso, per la scarsa solubilità dei
componenti (cellulosa, emicellulosa e lignina) e la difficoltà di idrolizzarli a zuccheri fermentabili.
Processo costoso: nonostante si parta da materie prime meno pregiate, costa il 30-40% in più rispetto alla fermentazione classica.
Il bioetanolo prodotto a partire da biomasse lignocellulosiche è considerato un biocarburante di II generazione.
Pretrattamento
Detossificazione
Idrolisi
Fermentazione
Distillazione
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96Le criticità attuali: il pretrattamento
Chimico: NaOH (aq) al 8-12%, a 80-120°C, per 30-60 min Steam explosion:
- Fase 1: saturazione con vapore acqueo a 1.5-4 MPa, a 180-230°C, per 1-10 min- Fase 2: trasferimento a P atmosferica e decompressione esplosiva
AFEX: Steam explosion con impiego di ammoniaca Microbiologico: degradazione della lignina con funghi (Phanerochaete
crysosporium)
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97Le criticità attuali: la detossificazione
Chimica:1. Precipitazione variando il pH con Ca(OH)2 e H2SO4
- Fase 1: pH 9-10, a 50-60°C- Fase 2: pH 6, a 30°C- Fase 3: filtrazione a 0.3 µm
2. Adsorbimento su carbone attivo o resine a scambio ionico Fisica: Separazione per evaporazione sottovuoto degli inibitori volatili
(acido acetico, furfurale) Enzimatica: enzimi laccasi e perossidasi, estratti dal fungo Trametes
versicolor e attivi nei confronti dei composti fenolici Microbiologica: degradazione da parte di Saccharomyces cerevisiae,
attivo nei confronti dell’acido acetico
Nel pretrattamento si formano degli inibitori per la parziale degradazione della parete cellulare. I principali inibitori sono acidi organici a basso PM e composti fenolici.
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98Le criticità attuali: l’idrolisi
Chimica:1. Ad acido concentrato: H2SO4 al 70-77%,
a 50°C2. Ad acido diluito:
- Fase 1: H2SO4 al 10%, T media- Fase 2: H2SO4 al 30%, a 100°C
Enzimatica:- endocellulasi (1,4-β-D-4-glucanidrolasi)- esocellulasi (1,4-β-D-4-glucanidrolasi glucanoidrolasi o cellodestrinasi)
- β glucoside glucoidrolasi
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99Le criticità attuali: la fermentazione
L’idrolisi dell’emicellulosa determina la liberazione di zuccheri esosi e pentosi (principalmente xilosio e arabinosio).
I microorganismi che operano la fermentazione degli esosi non sono attivi nei confronti dei pentosi.
Per la fermentazione dei pentosi si utilizzano degli appositi microorganismi geneticamente modificati (Escherichia coli, Thermoanabacter mathranii, Zymomona mobilis)
E’ possibile effettuare la co-fermentazione degli zuccheri esosi e pentosi utilizzando due o più microorganismi
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100Possibili strategie di processo
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101Schema a blocchi del processo di fermentazione da diverse tipologie di biomasse
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102Costo di produzione del bioetanolo da diverse tipologie di biomassa
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103Produzione di bioetanolo 2006
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104Produzione di bioetanolo in Europa 1998-2009
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105Esempio: impianto di produzione di bioetanolo di II generazione a Crescentino (VC)
Tecnologia: PROESATM
Produttività: 40’000 t/y di bioetanolo da biomasse secondarie
Laura Capelli
106Dati dell’impianto
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107Schema della tecnologia PROESATM
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108Dati di conversione della biomassa ad etanolo
Simultaneousfermentation of C5 and C6 sugar
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109Schema dettagliato dell’impianto
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110Il bioetanolo come carburante
L’uso dell’etanolo come carburante non è una novità; risale agli inizi dello sviluppo dell’industria automobilistica.Henry Ford aveva inizialmente progettato l’autovettura Ford Model T, prodotta tra il 1903 e il 1926, per funzionare con etanolo puro.In Italia, l’aggiunta di etanolo alle benzine fu suggerita subito dopo la crisi petrolifera del 1973 come un possibile contributo alla diminuzione del pesante deficit del Paese.In anni recenti, a causa dei prezzi crescenti del petrolio, preoccupazioni di carattere ambientale quali l’esaurimento delle risorse di combustibili fossili e l’emissione di gas serra, i biocarburanti hanno acquisito rinnovato interesse.
La Direttiva Europea 2009/28/EC del 23 aprile 2009 prevede per ogni stato membro la sostituzione dei carburanti derivati dal petrolio con biocarburanti per una quota minima del 10% entro il 2020.
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111Il bioetanolo come carburante
Il bioetanolo è un liquido incolore, con un odore caratteristico gradevole.L’ossigeno rappresenta una percentuale significativa della molecola (ca. il 35% in peso)
un miglioramento della combustione, riducendo il tenore di CO e di incombusti
una riduzione del potere calorifico (- 40% ca.)
Nome Formula n H/C PM(kg/kmol)
P.C.(kcal/kg)
P.C.(kcal/l)
n-Ottano C8H18 8 2.25 114 10551 7364iso-ottano C8H18 8 2.25 114 10546 7267Etilcicloesano C8H16 8 2 112 10307 8072Etilbenzene C8H10 8 1.25 106 9702 8378Etanolo C2H5OH 2 3 46 6196 4863
La presenza di ossigeno nel carburante determina:
L’uso dell’etanolo puro (Brasile, USA) o miscelato alla benzina in percentuali elevate (<20-25%) richiede interventi specifici di adattamento del motore e/o del sistema di alimentazione!
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112Il bioetanolo come carburante
Aumento della volatilità di alcune componenti dannose della benzina stessa per formazione di azeotropi bassobollenti
Separazione in presenza di acqua, con perdita della capacità antidetonante della benzina
L’impiego diretto del bioetanolo in miscela con la benzina (Brasile, USA) pone una serie di problemi di natura tecnica:
Conversione di etanolo in ETBE
46 kg 56 kg 102 kg
=
+ =
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113L’ETBE come carburante
Hanno effetto positivo sul numero di ottano e migliorano la combustione (come etanolo).
A differenza dell’etanolo però… E’ non polare, quindi perfettamente miscibile con la benzina e insolubile in
acqua. Il combustibile additivato può essere trasportato via mare e la sua distribuzione in rete può essere effettuato senza particolari accorgimenti per evitare la presenza anche di tracce di acqua nei serbatoi di depositi e stazioni di rifornimento.
Ha influenza praticamente nulla sulla volatilità della benzina, permettendo di contenere le perdite di carburante per evaporazione.
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114Estrazione oli e transesterificazione
La transesterificazione è la conversione di trigliceridi ad esteri alchilici per mezzo di alcoli, senza precedente isolamento degli acidi grassi.
Gli esteri così ottenuti hanno caratteristiche simili al gasolio ottenuto dal petrolio, e sono chiamati Biodiesel.
La transesterificazione degli oli vegetali è stata condotta per la prima volta nel 1853, diversi anni prima della realizzazione del primo motore diesel. Rudolf Diesel brevettò il motore diesel nel 1892 e presentò il suo motore, alimentato da olio di arachidi, all’Esposizione Mondiale di Parigi nel 1900. L’olio di arachidi è un biocarburante, ma non biodiesel, perché non transesterificato.
La transesterificazione ha lo scopo di ridurre la viscosità degli oli vegetali, per renderla simile a quella del gasolio.
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115Estrazione oli
Le principali fasi dell’estrazione degli oli sono: Pulizia: prima della lavorazione i semi sono separati da eventuali impurità. Decorticazione: elimina lo strato protettivo lignocellulosico (pericapo) che
caratterizza alcuni semi (es. girasole), che non contiene olio, consentendo di diminuire la dimensione delle presse e il quantitativo di solvente per l’estrazione.
Riscaldamento e condizionamento: il riscaldamento aumenta la velocità di estrazione e rende più efficiente il drenaggio della matrice proteica. Il condizionamento forma un film d’acqua sulla superficie del seme favorendo la diffusione dell’olio dall’interno verso l’esterno.
Spremitura: di tipo meccanico (a pressione) o chimico (a solvente, solitamente esano). L’estrazione meccanica è operata su semi con quantità di materia grassa >20%.
Le sostanze grasse presenti nelle cellule vegetali o animali sono sempre accompagnate da una matrice proteica che le supporta. Scopo dell’estrazione è la separazione di questi componenti (grassi e proteine).
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116Analisi quantitativa del processo
Esempio di analisi quantitativa (bilancio materiale) del processo per 1t di semi di girasole, considerando un contenuto di olio del 42%
Resa media dei semi di girasole: 2.5t/ha
Da 1ha di terreno coltivato si ottiene ca. 1t di olio
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117Consumi di carburanti in Italia
Consumi di carburante in Italia:ca. 36 Mt/y (2010)
Resa media dei semi di girasole: 2.5t/ha
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118Reazione di transesterificazione con metanolo
La reazione di transesterificazione avviene con o senza catalizzatore, usando alcoli monovalenti alifatici primari o secondari aventi da 1 a 8 atomi di C. L’alcool più utilizzato è il metanolo, per cui gli acidi grassi degli oli vegetali sono convertiti nei rispettivi metil-esteri(FAME – Fatty Acid Methyl Esters)
=
FAME: biocarburante per motori diesel (Biodiesel) Glicerina: sottoprodotto utilizzabile nell’industria farmaceutica, parafarmaceutica e alimentare
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119La glicerina
Possibilità future di impiego del glicerolo:
=
Come combustibile: problemi legati a basso PC e formazione di acroleina
Per l’ottenimento di polioli: glicole etilenico (per via chimica) e propandiolo (per via chimica o fermentativa)
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120Condizioni operative
La reazione dovrebbe avvenire a una temperatura prossima alla temperatura di ebollizione dell’alcool.La reazione avviene a T≈65°C e P modeste (~2 atm).Il biodiesel è poi purificato mediante lavaggio ed evaporazione per rimuovere il metanolo residuo.
Fattori che influenzano la reazione:Tipo di alcoolRapporto molare alcool/trigliceridi (olio)TemperaturaTempo di residenzaContenuto di acidi grassi e acqua negli oli vegetali o grassi animali
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121Transesterificazione catalitica
Le reazioni di transesterificazione possono essere catalizzate da: Alcali Acidi Enzimi
La transesterifiazione catalitica degli oli vegetali con metanolo (metanolisi) è un importante metodo industriale impiegato per la sintesi di biodiesel.Tali sistemi catalitici sono poco o per niente reattivi con alcoli a catena lunga.
Laura Capelli
122Transesterificazione catalitica
CATALISI ALCALINA: Alcossidi (CH3ONa), idrossidi (NaOH), carbonati (Na2CO3, K2CO3) Reattore batch, a T=60-70°C e P atm, eccesso di metanolo
PRO: Buone rese in tempi dell’ordine delle ore (con CH3ONa rese > 98% in 30 min).
CONTRO: Problema della formazione di sapone se nell’olio sono contenuti acidi grassi liberi. I saponi inibiscono la separazione dei prodotti (biodiesel e glicerina) e dell’acqua di lavaggio.
Sapone (alcalino): sale di sodio di un acido carbossilico a catena lunga
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123Transesterificazione catalitica
CATALISI ACIDA: Acido solforico (H2SO4), cloridrico (HCl), o acidi solfonici organici (R-SO3H) Elevati rapporti alcool/olio, elevate conc. di catalizzatore, T>100°C, t>3 h
PRO: Buone rese, efficace anche in presenza di acidi grassi (adatto al trattamento di olio da cucina esausto)
CONTRO: Richiede elevati tempi di residenza
CATALISI ENZIMATICA: Enzimi (lipasi), T=35-45°C, t=4-40 h, metanolo alimentato in più step in
rapporto 1:1 per evitare inibizione della reazione enzimatica
PRO: Reazione altamente specifica e pulita (non si formano prodotti indesiderati), condizioni operative blande, facile separazione dei prodotti
CONTRO: Reazione molto lenta, richiede tempi molto lunghi, ma soprattutto elevato costo degli enzimi
Laura Capelli
124Transesterificazione non catalitica in metanolo supercritico
PRO: Acidi grassi liberi reagiscono
come trigliceridi Reazione omogenea, e veloce
(per elevati rapporti alcool/olio) Sopporta maggiori quantità di
acqua nell’alimentazione Assenza dello stadio di
eliminazione del catalizzatore
Processo a 1 stadio: Transesterificazione
Processo a 2 stadi: Metil-esterificazione
CONTRO: Elevate T e P Elevati rapporti alcool/olio
(solitamente 42:1) comportano costi elevati per il ricircolo del MeOH
Laura Capelli
125Materie prime per la produzione di biodiesel
Oli vegetali vergini: colza, soia, oppure semi di girasole, palma, senape, lino, canapa
Oli vegetali esausti Grassi animali: sego, sottoprodotti della lavorazione degli scarti animali,
sottoprodotti della produzione di acidi omega-3 dall’olio di pesce
Il biodiesel è prodotto a partire da oli vegetali o grassi animali:
Colture di alghe (Spirulina, Chlorella, Dunaliella) per la produzione di “Oilgae” (oil+algae)
Nuove tecnologie (biocarburanti di III generazione):
Laura Capelli
126Il biodiesel come carburante
Il biodiesel è un liquido da dorato a marrone scuro in funzione dalla materia prima da cui è prodotto, con densità di ca. 0.88 g/cm3 e viscosità simile a quella del gasolio.
Elevato flash point (150°C): più sicuro rispetto al gasolio. Contenuto di zolfo praticamente nullo Maggiore capacità lubrificante: migliora durata e prestazioni del motore Contenuto di O2: migliora la combustione, riducendo le emissioni di
incombusti, ma determina un minore PC (riduzione del 10% ca. rispetto al gasolio). Tale diminuzione è meno evidente rispetto al bioetanolo, nel quale l’ O2 rappresenta una percentuale significativa della molecola.
Caratteristiche del biodiesel come carburante:
Può essere impiegato anche puro (B100) senza necessità di modificare i motori
Laura Capelli
127Il biodiesel come carburante
In generale il biodiesel è utilizzato in miscela con il gasolio fino al 25-30%, poiché l’impiego al 100% ha evidenziato alcuni problemi tecnologici:
Incompatibilità con alcuni materiali plastici (elastomeri) presenti nei motori come costituenti di tubi di passaggio del gasolio e guarnizioni. Il deterioramento dei materiali plastici può provocare intasamento degli iniettori e depositi nella camera di combustione.
Contenuto di acqua (fino a 500 ppm):- riduzione del PC- corrosione- cristallizzazione a 0°C
Punto di scorrimento e filtrabilità a freddo: il biodiesel puro ha un pour point a -12°C e mantiene normale filtrabilità fino a -9°C. Al di sotto di queste T si possono avere problemi di scorrimento nei condotti di adduzione del combustibile e problemi di intasamento dei filtri. Tali problemi possono essere aggirati con opportuni additivi.
Laura Capelli
128Produzione di biodiesel in Europa 1998-2011
Si suppone che il calo della produzione europea di biodiesel sia legato all’aumento delle importazioni da paesi terzi, quali Argentina e Indonesia.
Laura Capelli
129Produzione mondiale di biocarburanti 2000-2010
Laura Capelli
130Utilizzazione di biodiesel e di bioetanolo
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131Carburanti ebiocarburanti
Carburanti per autotrazione secondo la Direttiva Europea 2009/28/EC
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132Il concetto di bioraffineria
Il concetto di bioraffineria è analogo a quello di raffineria di petrolio. Così come in una raffineria di petrolio, nella bioraffineria sono integrati
diversi processi di conversione per la produzione di diversi prodotti, quali combustibili o chemicals, ottenuti a partire da biomassa.
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133Biorefinery classification
“Biorefining is the sustainable processing of biomass into a spectrum of marketable products and energy”
(International Energy Agency (IEA) Bioenergy Task 42)
Proposal of classification approach based on the idea that each individual biorefinery system can be classified using the following four main features (in order of importance):
Platforms Products Feedstock Processes
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134Features (and subgroups) used in the proposed classification approach
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135Example
Example on the combination of the features for the classification of a biorefinery system: generic system (a) and example (b)
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138Energy Return On Investment (EROI)
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139Confronto fra fonti energetiche con diversi EROI
200 Mtoe è il consumo totale di energia in Italia nel 2004(1 Mtoe = 42 GJ = Energia rilasciata dalla combustione di 1t di petrolio)