Artintime - N1. Gennaio 2013

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ART IN TIME n.1 - Gennaio 2013 ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI | LONDON NEWS

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Rivista dedicata al mondo dell'arte in tutte le sue forme

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ARTIN

TIME n.1 - Gennaio 2013

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI |LONDON NEWS

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Anno nuovo, vita nuova!

Quanti di voi – e di noi – hanno meditato e preso dentro sé la decisione, così ferrea all’appa-renza ma purtroppo così labile ai cambiamenti di sorta, di iniziare il nuovo anno con propositi e promesse da mantenere? La dieta da seguire per depurarsi dopo i bagordi festivi e le fette di panettone di troppo, la pila di libri sul comodino in perenne aumento, ancor più ora che si sono aggiunte le novità spacchettate sotto l’albero, e il cinema, la musica, i programmi tv della nuova stagione, le mostre, le vacanze, i festival e ogni appuntamento imperdibile… Praticamente ogni cosa che le pagine di Artintime cercano di regalarvi ogni mese, suscitando la vostra curiosità e catturando la vostra attenzione. Perché in fondo, anche se sono piani perennemente destinati al fallimento (magari solo parziale!), sono i sogni, le aspettative e i progetti per un domani che vorremmo sempre migliore dell’oggi. Spazio dunque senza esi-tazioni alle nostre consuete rubriche, che prendono spunto da alcune delle no- vità in circolazione. Come per il cinema, che in questo gennaio occupa buona parte delle nostre pagine sotto diversi suoi aspetti. Quella agli esordi del nuovo anno è una vera e propria esplosione di uscite, che ab- biamo fatto fatica a con-densare per il nostro forma- to ma che ci auguriamo possano essere buoni punti di partenza per un’esplo-razione personale del mon- do su grande schermo. Ci sono un dolcissimo corto- metraggio pluripremiato e un interessante progetto ci- nematografico firmato De Serio, una riconsiderazione a un mese di distanza del Torino Film Festival, e un giro a spasso per le sale cinematografiche di Lon- dra. Lo spazio dedicato ai libri prende spunto dalla più stretta attualità, parlando di crisi delle librerie grazie all’intelligente romanzo di Alberto Schiavone e rileg- gendo in chiave di esordio il nuovo attesissimo libro di J.K.Rowling. La musica non si ferma, e ci propone anzi nuove voci dalla Svezia e suoni reggae mai fuori moda da una piccola realtà savonese. L’intervista di gennaio resta in tema musicale, offrendoci una lunga e bella chiacchierata alla scoperta del talento, della tecnica, dei progetti e degli interessi di Lorenzo Favero, 24enne chitarrista e compositore torinese al suo album d’esordio, “Skylines”. Alla pop art è dedicato un pezzo sull’irriverente Alessio Bolognese, creatore di Sfiggy, omicida di cartoons, mentre torna mix art per parlarci della spumeggiante cake designer torinese Claudia Lotta. E ancora, spazio alle più interessanti serie tv apparse ultimamente sugli schermi internazionali. Per chiudere, last but not least, con il teatro, che tornerà ad arricchire Artintime presentandoci Paola Zara-mella, promessa del palcoscenico, che coltiva la propria arte in attesa della primavera in cui sbocciare. È così che ci sentiamo noi in questo primo numero del nuovo anno: tanto lavoro alle spalle, portato avanti nel migliore dei modi – o almeno così crediamo di poter dire! – e tante porte da aprire all’orizzonte, che scopriremo magari una volta passato il freddo inver-no e tornata la bella e calda stagione. E allora sì, facciamo una lista di cose nuove e buoni propositi per il 2013: noi miglioriamo sempre più Artintime, ma voi continuate così numerosi a leggerci e seguirci!

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L’EDITORIALE

ARTINTIMESOMMARIO

4 . FROM SWEDEN... ANTONIA VAI!by Alngelica Magliocchetti

6 . SETTE OPERE DI MISERICORDIAby Francesca Cerutti

8 . ALESSIO BOLOGNESIby Ilaria Chiesa

12 . SERIES. LE NOVITA’ DELLA STAGIONE. PARTE2by Manuela Raimo

22 . DI PAGINE, DI STORIE E DI TENACI LIBRAIby Alessandra Chiappori

10 . NON SI TRATTA DI MAGIA: by Alessandra Chiappori

32 . MOVIELIST-GENNAIOby Francesca Cerutti

34 . EVENTSby Anna Moschietto

20 . EAZY SKANKERS,, THE ITALIAN REGGAEby Angelica Magliocchetti

24 . THE MOVIE SIDE OF LONDONby Cristina Canfora

14 . INTERVISTANDO : LORENZO FAVEROby Anna Moschietto

18 . PAOLA ZARAMELLAby Barbara Mastria

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30 . MY TFF: SGUARDI SUL TORINO FILM FESTIVALby Cristina Canfora

26 . CLAUDIA LOTTA, SWEET DESIGNERby Ilaria Chiesa

28 . I TWEET DI MARIO PARRUCCINIby Francesca Cerutti

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ARTINTIME

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MUSIC

Nella continua ricerca di esor-dienti di talento, questa volta restiamo in Europa, spostando-ci fino all’estremo nord. È qui, nelle fredde lande della Svezia, che si incontra una voce incre-dibilmente graffiante, riscaldata dalle note soul che la contrad-distinguono e che si amalgama-no quasi spontaneamente con un’impostazione più tipicamente folk. Lei è Antonia Vai, autrice e polistrumentista, ribattezzata, per le sfumature un po’ viscera-li del suo folk, “Bohemian Soul Diva”. Il suo percorso musicale inizia quasi per caso, da com-posizioni personali create nelle camere d’albergo durante i suoi spostamenti; un po’ in sordina, senza interrompere la sua pro-duzione creativa, inizia una len-ta diffusione su internet dei suoi brani, che colpiscono subito per l’intimità trasmessa, l’energia e il calore di una voce così adatta al genere. In un naturale crescen-do, nel settembre del 2012, fa uscire due album: “Lovers and

Prophets” e “Dirt from when the Earth was flat”, curati entrambi dalla stessa artista nelle melodie, nei testi, e persino nei video e nella produzione. Sebbene uscita quasi in contemporanea, l’inedita coppia di EP d’esordio presenta però parecchie differenze. Innan-zitutto le tematiche: il primo ruota intorno all’idea dell’amore proibito, mentre il secondo è una raccolta di composizioni istantanee, regi-strate in un unico momento crea-tivo. A monte di questo si ritrova, ovviamente, anche una forma sti-listica diversa. Più limata, curata e limpida in “Lovers and Prophets”, che presenta anche brani registra-ti in studio come l’incisiva “Macho Woman” caratterizzata dalla pre-senta del pianoforte e dai ritmi più pop e “Down the rabbit hole”, dove, in un manto soul, spiccano i virtuosismi della chitarra. “Dirt from when the Earth was flat” è invece un altro mondo: immedia-to, senza filtri, un po’ ruvido e per questo forse più autentico. “Once I knew a boy”, primo brano dell’EP

FROM SWEDEN... ANTONIA VAI!

Angelica Magliocchetti

è un esempio piacevole dell’at-mosfera “live” che pervade l’inte-ro album, passando per il coro di voci di “Song for the winter sky (and you)” fino a giungere al battito dei tamburi che aprono “It’s 6 in the morning and I think I love you”. Pur restando quindi fermamente ancorata al filone folk - Antonia ricorda infatti mag-giormente artiste quali Ingrid Mi-chaelson ed Eleanor Friedberger, più che personaggi del recente panorama soul (una fra tutti Amy Winehouse) -, la ventiquattren-ne di Stoccolma ha gettato del-le basi di tutto rispetto per il suo percorso musicale. Aspettando di vedere se il suo talento vocale e le sue capacità compositive riu-sciranno a portarla alla conquista della scena musicale, vi regalo un ultima perla: la penetrante e ma-linconica chitarra di “Rainy June”. Enjoy!

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ARTINTIME

“Sette opere di misericordia” (2011) è il primo lungometrag-gio realizzato dai gemelli torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio. Ambientato nella loro città nata-le, il film racconta le vicende di Antonio, un uomo anziano che ha subito una tracheotomia a causa di un tumore alle corde vocali, e Luminita, una giovane di origini moldave. Le strade di Luminita e Antonio si incontrano a causa di un piano criminale: la donna spera di ottenere i documenti che le permetteranno di non vivere più in clandestinità e soprattut-to di andarsene da quella casa in cui viene sfruttata. Antonio diventa un punto chiave del suo piano, in particolare il suo appar-tamento e il fatto che viva solo lo rendono una vittima appetibile. Una vicenda dalle tinte molto tri-sti, che racconta quelle periferie della città dove ci sono le barac-copoli, gli invisibili, i dimenticati, uomini e donne che si muovono senza farsi notare, che cercano di sopravvivere senza permessi di soggiorno. Luminita è una ra-gazza prigioniera della sua ‘fami-glia’, costretta a rubare per raci-molare qualche soldo e rinchiusa di notte nel retro di un furgone che diventa la sua stanza da letto improvvisata, con qualche coper-

ta vecchia e sporca. La sceneg-giatura di “Sette opere di miseri-cordia”, come hanno precisato gli stessi registi, ha origini molteplici. In primo luogo nasce dall’omoni-mo quadro di Caravaggio, in cui le opere di misericordia, citate nel Vangelo di Matteo, vengono rap-presentate in un unico frame; que-ste nel film vengono utilizzate per creare dei capitoli che scandisco-no la narrazione, quasi anticapitoli si potrebbe dire, poiché l’opera di misericordia rappresentata in essi non è restituita in modo canonico, ma quasi distorto, lo spettatore è spinto a riflettere sul significato che gli stessi registi hanno volu-to attribuire a ognuna di esse. In secondo luogo l’esperienza di vita dei gemelli De Serio, l’assistenza al nonno malato di tumore, ha in-fluenzato la narrazione, gli ospe-dali, le infermiere Moldave, le loro storie sono diventati spunti che Gianluca e Massimiliano hanno rielaborato e trasportato nel loro film. I personaggi portati sulla scena non sono molti, così come i dialoghi praticamente inesistenti, Sette opere di misericordia è un film che vuole raccontare con le immagini; la macchina da presa si sofferma sui volti, sugli ogget-ti senza paura, crea dei focus in-delebili che rimangono impressi

nella memoria dello spettatore. A volte si assiste ai dialoghi oltre un vetro, si vedono i personaggi che parlano, ma non percepiamo quel-lo che dicono, sentiamo i rumori della città, le auto, i bus, i tram che percorrono le vie periferiche, solo nelle ultime scene allo spettatore è concesso attraversare quel vetro e sentire quello che sta accadendo a Luminita, perché non può veder-lo direttamente, lo capisce grazie al suono e al volto della madre del neonato che fissa senza espressio-ne la scena. Un ruolo molto impor-tante in “Sette opere di misericor-dia” è svolto dalla luce, non solo perché il nome della protagonista, Luminita, significa piccola luce, ma per i giochi che vengono costruiti grazie ad essa e grazie al direttore della fotografia Piero Basso, anche lui di origine piemontese. Lo stile di Caravaggio viene ripreso in que-sto film, la luce viene direzionata sui volti dei protagonisti, illumina solo parte di essi, lasciando nel buio l’intera stanza in cui si tro-vano; essa poi ottiene il massimo splendore, la sua massima forza nel momento in cui Luminita ripor-ta a casa il neonato e lo tiene tra le braccia, entrambi vengono avvol-ti dalla luce del sole, un bagliore quasi angelico che fa dimenticare allo spettatore che Luminita ha

SETTE OPERE DI MISERICORDIA

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MOVIES

rapito quel bambino e lo voleva vendere in cambio dei documenti falsi. A questa scena farà seguito la punizione di Luminita per il suo gesto, saranno i capi della fami-glia a vendicarsi e a far pagare a caro prezzo il gesto della donna. Ad aiutarla, a raccoglierla fisica-mente da terra, sarà Adrian, l’an-gelo portatore della luce pura, lo stesso che all’inizio del film regala a Luminita una lampada, un og-getto quindi destinato a fare luce. Come ricordano gli stessi fratelli in una loro intervista pubblicata sul sito del film: “Abbiamo cercato di fondere attraverso la composi-zione del formato cinemascope e l’uso della luce naturale l’unione di materia fisica e ricerca spiritua-

Francesca Cerutti

le, nel tentativo di raggiungere quell’umana spiritualità, quella misericordia insieme relativizza-ta e trascendente cui approdano i protagonisti. Il corpo umano, centro e motore dell’azione nar-rativa, si fa gradualmente luce e suono: puro sentimento.”“Sette opere di misericordia” è un film molto duro, che raccon-ta storie difficili e purtroppo vere, ogni singolo fotogramma parla della vita, della quotidianità di molte persone senza cadere mai nel banale e nel retorico, tutto è costruito con grande attenzio-ne offrendo così allo spettatore un’esperienza cinematografica unica sia per quanto riguarda la visione che la riflessione. Un film

sicuramente che merita di essere visto e rivisto, perché ogni volta regala nuove emozioni.

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ARTINTIME

www.alessiobolognesi.com

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POP-ART

Ferrarese, trentaquattro anni, au-tore di Sfiggy: Alessio Bologne-si è un ingegnere appassionato del suo lavoro, ma desideroso di evadere da congetture sistemiche della società e del consumo, con-tro cui inventa, per farsi giustizia da sé, un personaggio evasivo ed irriverente, sfortunato ma vendi-cativo. L’iniziazione alla tela per Bolognesi avviene nel 2008 con lo studio del corpo e della sua stiliz-zazione, che cede poi il testimone a un progetto che tutt’ora lo vede coinvolto intimamente, Sfiggy, appunto. Dopo numerose mostre dislocate sul territorio italiano che hanno fatto discutere giornali e radio per la loro singolarità ma-cabra – prima fra tutte il ritrova-

ALESSIO BOLOGNESI

Ilaria Chiesa

www.alessiobolognesi.com

mento del fantoccio di Hello Kitty accoltellato al pedibus nel centro di Treviso – Bolognesi dà tregua e ci rassicura sul ritrovamento e l’arresto del temibile assassino di cartoons. Bianco, segnato da cicatrici, cattivo ed efferato omi-cida, Sfiggy si fa giustizia elimi-nando i personaggi dei cartoni animati anni ’80 e ’90, ponendo loro fine e disilludendo chi è cre-sciuto nella convinzione che la loro purezza sarebbe rimasta im-mutata. Non ancora soddisfatto, deride con sprezzo e irriverenza i grandi maestri della Pop Art, la corrente artistica alla quale si ispira, citando chiaramente i pro-dotti e i maestri sbeffeggiati sen-za pudore. Molteplici e intriganti

sono stati gli approcci dell’artista con i differenti medium, affrontati di volta in volta per rendere Sfig-gy sempre più reale, unico e noto, “perché la fama non ha prezzo!”, come avrebbe probabilmente spiegato Andy Warhol.

In collaborazione con Spazio San Giorgio, Bologna

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ARTINTIME

NON SI TRATTA DI MAGIA :

A lessandra Chiappori

Certo, un’autrice da primi posti in classifica e budget stellare come lei non dovrebbe essere annoverata tra gli autori esor-dienti prediletti da Artintime, ma J.K. Rowling con il suo nuovo e attesissimo “Il seggio vacante” merita una recensione, non fos-se altro per il coraggio con cui, dopo una saga dall’impatto inde-lebile come Harry Potter, si è ri-tuffata nel mondo della scrittura per dare alle stampe un nuovo volume. Niente a che fare con magia, fantasia, lotta tra buoni e cattivi. E niente a che fare, natu-ralmente, neanche con il grande filone della letteratura per ra-gazzi o per giovani adulti. No, il nuovo lavoro della Rowling, che vanta uno spessore materiale di pagine degno dei celebri tomi del maghetto, non ha altro in co-mune con la saga. Stabilita l’im-possibilità del paragone, ci piace pensare a “Il seggio vacante” come a un esordio, perché, a conti fatti, con la storia prece-dente della scrittrice non ha dav-vero niente a che vedere. È una storia di mera attualità quella del nuovo Rowling, che fin dalla prima pagina mette in scena gli attori di un’intricata tragicom-media del quotidiano. Un mon-do affollato quello di Pagford, la

cittadina che fa da sfondo alla vi-cenda. Fin troppo affollato, forse, vista la complessità dell’impianto narrativo che, molto cinemato-graficamente, tesse trame spez-zettandole a episodi con un per-fetto montaggio che ne mantiene la coerenza di fondo. Non solo. L’abilità della Rowling è tutta na-scosta nella segreta alchimia con cui ogni personaggio e ogni sto-ria si scoprono pagina dopo pa-gina legati l’un l’altro, tanto che, nel succedersi dei capitoli, quelli che sembravano stralci narrativi a se stanti diventano mosse di una sola partita a scacchi, pedine di un’unica grande partita comune: la storia che si snoda dalla situa-zione di partenza e descrive la propria evoluzione. Si tratta sen-za dubbio di ciò che fa pensare a J.K. Rowling come a un talento della letteratura contemporanea, è una complessità che si cimenta con cinquecentocinquanta pagi-ne di un linguaggio denso e agil-mente cangiante da un registro all’altro, che nella traduzione ita-liana di Silvia Paraccini non per-de vigore e ricchezza. L’umanità nelle sue varie sfumature è rap-presentata in questo affresco di cittadina inglese dove la psicolo-gia di ciascuno combatte tra ap-parenze pubbliche e sentimenti

privati: invidie, rancori, piani di rival-sa sociale, prevaricazione, solitudini, frivolezza, potere, giustizia. Temi mai così vivi, mai così veri, che raggiun-gono il loro apice di crudezza quando toccano le macro-questioni dell’ado-lescenza e della tossicodipendenza, talvolta intrecciate in scorci che dav-vero nulla hanno del magico e fan-tastico harrypotteriano. L’esistenza dei ragazzi è quella dura e graffiante di ogni sobborgo e periferia urbana dell’Inghilterra e del mondo moder-no, trascorsa in un’agitazione e con-fusione perenne fatta di sigarette, profili Facebook, attriti in famiglia e prime esperienze con l’altro sesso. La Rowling dimostra una conoscen-za acuta e capillare della teen age, una familiarità disinvolta con l’umano essere e tutte le sue caleidoscopiche sfaccettature. E allora forse è proprio questo il senso della sua scrittura, la fonte del talento indubbio che l’autri-ce dimostra: fare della realtà un rac-conto, cogliere l’effetto domino che la mossa di qualcuno crea nell’intera comunità, i riflessi, le conseguenze all’interno di un microcosmo spesso inconsapevolmente organizzato. No, non si tratta di magia, ma di ottima letteratura contemporanea.

il nuovo “esordio” narrativo di J.K Rowling

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BOOKS

J.K ROWLINGProbabilmente nota a tutti, se non altro per sommi capi, la biografia di J.K. Rowling

assomiglia tanto alla storia fantastica di un romanzo: dalla sfortuna più nera alle stelle del successo. Una donna da 450 milioni di copie vendute con i sette volumi di Harry Potter, e che ci piace prendere ad esempio, perché con il solo potere della lingua scritta e della fantasia ha saputo

creare un universo, regalare magia a milioni di persone e sollevarsi dalle difficoltà economiche che la ostacolavano. Non contenta, raggiunta la fama, si è rimessa in gioco re-inventandosi

e dando nuova voce alla sua talentuosa penna. Ammirevole, e, perché no, imitabile!

“Pagford, al contrario, risplendeva nella mente di Howard di una specie di

luce morale, come se l’anima collettiva della comunità si incarnasse

nelle sue strade acciottolate, nelle sue colline, nelle sue case pittoresche.

Per Howard, il suo luogo di nascita era molto più del ricordo di vecchi edifi-

ci, di un fiume che scorreva veloce fra gli alberi, dalla maestosa

silhouette dell’abbazia o dei cesti fioriti appesi nella Piazza. Per lui, la cittadina

era un ideale, un modo di essere; una civiltà in miniatura che si

reggeva saldamente in piedi in mezzo al degrado nazionale”

“Il seggio vacante”, J.K. Rowling, Salani, 2012.

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ARTINTIME

Secondo appuntamento con le se-rie tv: pronti a conoscere meglio alcune delle novità già in onda e in arrivo per questo 2013 appena inaugurato?

NASHVILLE ABC ogni mercoledì alle 22,00

Trama: Rayna Jaymes (Connie Britton) è una regina in discesa della musica country. Tutto a favo-re della giovane e determinata Ju-liette Barnes (Hayden Panettiere), che fa parte della stessa casa di-scografica. Il rapporto si complica quando entrambe vogliono portar-si in tour il chitarrista e composi-tore Deacon Claybourne (Charles Esten), uno dei componenti della band di Rayna e suo ex fidanzato. Ma Rayna ha anche altri problemi: il marito Teddy Conrad (Eric Close) si sta candidando come sindaco di Nashville, fortemente appoggia-to dal ricchissimo suocero Lamar Wyatt (Powers Boothe) che vede per lui un futuro come politico in carriera, mentre vorrebbe che la figlia smettesse di inseguire il successo e diventasse solo la mo-glie del futuro sindaco. Facciamo anche la conoscenza con la gio-vane nipote di Deacon, Scarlett O’Connor (Clare Bowen), che tra un servizio al tavolo e l’altro scri-ve e compone canzoni con l’amico Gunnar Scott (Sam Palladio) men-

tre il suo ragazzo, Avery Barkley (Jonathan Jackson), cerca di sfondare con la sua band.La prima impressione: Nono-stante il rischio soap sia dietro l’angolo, bisogna ammettere che la trama per ora non è male, le due protagoniste principali sono molto interessanti. Anche i com-primari sono bravi e fanno il loro lavoro; al momento ci sono più storie che si uniscono e vi con-siglio di non fermarvi ai primi episodi: con il passare delle pun-tate ogni personaggio riesce a diventare piacevole. Acclamatis-simo dalla critica, un po’ meno dal pubblico, è per ora una delle poche novità ABC ad aver otte-nuto una stagione completa di 22 episodi.

BEAUTY AND THE BEAST CW ogni giovedì alle 21,00

Trama: Catherine Chandler (Kristin Kreuk) è una poliziotta di New York. Nove anni prima ha assistito impotente all’omi-cidio della madre e lo stesso destino sarebbe toccato anche a lei se non fosse intervenuto “qualcosa” a fermarli. Ai tempi Cath ha dichiarato più volte che non è stato un animale ma una persona a salvarla, ma nessuno l’ha mai preso sul serio. Ai giorni nostri durante un’indagine per

omicidio Cath e la collega Tess Vargas (Nina Lisandrello), trovano sulle scena del delitto una serie di impronte appartenute al dottore Vincent Keller (Jay Ryan), dichia-rato morto durante la guerra in Afghanistan nel 2002. Cath vuole vederci chiaro e scopre che l’uo-mo in realtà è vivo e si nascon-de a casa dell’amico J. T. Forbes (Austin Basis). Quando la ragazza capisce che Vincent è il suo miste-rioso salvatore e che oltre a lei ha già salvato almeno sei persone, accetta di non rivelare la sua esi-stenza a Tess, al capo Joe Bishop (Brian White) e all’amico Evan Marks (Max Brown) in cambio di informazioni sulla notte in cui è morta sua madre.La prima impressione: Non è mai facile confrontarsi con una serie tv datata reinventandola in contenuti e tempi, e anche in questa della CW l’impressione è che se si confrontasse con la pre-cedente della ABC di anni fa, ne uscirebbe maluccio. Non aiutano il fatto che la bestia non sia tale, anzi tutto il contrario, e che la bel-la Kristin non sia molto credibile a volte come poliziotta. Ma ci sono delle potenzialità, un po’ di intrigo nella trama con la rivelazione del motivo per il quale Vincent vive nascosto ed è innegabile che tra i due attori ci sia una bella chimica

SERIES:Le novità della stagione. Parte 2.

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SERIES

Manuela Raimo

che porta a fare il tifo per loro sin da subito. I primi episodi sono stati un po’ meno intriganti, ma, come era successo per la prima stagione dei vampiri, il finale di mid-season ha lasciato con un cliffhanger in-teressante, e con il ritorno la serie potrebbe decollare.

DALLAS TNT - la seconda serie in arrivo da gennaio 2013

Trama: Dallas, versione 2012, riprende a narrare le vicende del-la famiglia Ewing, anni dopo gli eventi conosciuti delle stagioni precedenti. Ritroviamo così Bobby Ewing (Patrick Duffy) con la nuo-va moglie Ann (Brenda Strong) e il loro figlio adottivo Christopher Ewing (Jesse Metcalfe) da una parte e JR (Larry Hagman), Sue Ellen (Linda Gray) e il loro figlio John Ross Jr. (Josh Henderson). A completare il quadro, Elena Ra-mos (Jordana Brewster), ex fidan-

zata di Chris e ora legata a John e Rebecca Sutter (Julie Gonzalo) la fidanzata di Chris al quale si ag-giunge il fratello Tommy (Callard Harris). Tutto prende il via quan-do John Ross con l’aiuto di Ele-na trova un grosso giacimento di petrolio nel ranch di proprietà di zio Bobby. Il ragazzo si vede già ricco sfondato a capo delle impre-se, ma lo zio non vuole saperne, ha anche scoperto di avere un cancro e l’unica cosa che intende fare è vendere e non alimentare odio nella famiglia, ci è già passa-to. Nel frattempo Chris è di ritorno dalla Cina, dove ha studiato ener-gie alternative, per sposarsi con Rebecca. I due cugini si collocano subito su fronti opposti e non solo per questioni economiche: Chris ritrova Elena (un’altra) dopo anni, da quando si erano lasciati alla vi-gilia del matrimonio. Nonostante

stia per sposare Rebecca, risco-prire Elena fa riaffiorare i suoi sentimenti per la ragazza, che ora sta con il cugino... E il colpo di scena a fine puntata rimette tutto in gioco.La prima impressione: Ripren-dere una serie amatissima dopo anni era un’operazione rischiosa, ma la TNT non ha avuto dubbi: dopo il doppio episodio iniziale, la serie non si molla più! La tra-ma è intrigante, ricca di colpi di scena, alcuni anche non previsti, i protagonisti sono a loro modo affascinanti, anche se il peso dei veterani si fa sentire. Di recente è scomparso l’attore che inter-preta JR, ma la produzione della stagione due è quasi terminata e la seconda stagione andrà come previsto in onda già a gennaio 2013.

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Questo mese Art In Time ha in-tervistato per voi un giovane chi-tarrista torinese ritenuto una delle migliori promesse della chitarra acustica italiana, Lorenzo Fave-ro. Musicista e compositore clas-se 1988 che si è fatto conoscere grazie al suo stile raffinato nell’uso del “fingerpicking”. Un artista gio-vane, ma con molti successi alle spalle che, dopo aver mosso i pri-mi passi fra esibizioni, concorsi ed eventi musicali, si è dedicato alla composizione, ha stretto interes-santi collaborazioni con artisti di fama nazionale ed internazionale e ha aperto i concerti di chitarristi del calibro di Don Ross, Frank Vi-gnola e Bermuda Acoustic Trio. Un percorso di crescita artistica che lo ha portato nel 2012 alla realizza-zione del suo primo album ufficia-le, “Skylines”.

Da dove nasce la tua passione per la musica?Nasce principalmente grazie ai miei genitori. Entrambi suonano il pianoforte da autodidatti e mi hanno abituato fin da piccolo a vivere in compagnia della musica,

con cui ho imparato a giocare. Ri-cordo ancora i pomeriggi passati con mia sorella ad improvvisare esibizioni con pianoforte e percus-sioni. Inoltre, ho passato la mia prima infanzia a Mosca, dove c’è una forte cultura musicale e dove i bambini vengono formati musical-mente già nei primi anni di scuola. Un background culturale che mi ha permesso di maturare negli anni la mia passione per la musica.

Cosa ti ha portato a scegliere la chitarra acustica? La scelta di dedicarmi alla chitar-ra è avvenuta a quattordici anni. Ricordo che stavo per abbandona-re lo studio del pianoforte e, per caso, in una scuola di musica, ho sentito suonare “Last Steam Engi-ne Train” da un maestro di chitarra acustica. In quel momento ho ca-pito di aver trovato il mio strumen-to. Da allora, per diversi anni, ho alternato lo studio di chitarra acu-stica “fingerstyle” ed elettrica, e ho suonato con diverse band rock, blues, funk. Solo successivamen-te, dal 2008, ho scelto di dedicar-mi completamente alla tecnica del

“fingerpicking”.

Perché la scelta di questa par-ticolare tecnica?È una tecnica che permette un’am-pia libertà, anche nella scelta del genere musicale. E questo perché consente di unire ritmo e melodia. Il principio è quello utilizzato per suonare il pianoforte, il pollice del-la mano destra suona i bassi e il ritmo, imitando la mano sinistra del pianista, mentre le altre dita della mano destra creano la me-lodia.

Quali sono i tuoi artisti di rife-rimento? Quale influenza han-no sulla tua musica?I miei principali riferimenti musi-cali sono i chitarristi Tommy Em-manuel, Don Ross, Pierre Bensu-san, Peppino D’Agostino e Django Reinhardt, ma seguo con interesse anche il rock britannico, in parti-colare Beatles e Led Zeppelin, e il gypsy jazz. Inoltre ho sempre amato ascoltare musicisti prove-nienti anche da altri generi, tra cui Ennio Morricone e Zucchero. Un mix di artisti di cui ammiro in parti-

LORENZO FAVERO

INTERVISTANDO...

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colare la capacità di costruire me-lodie semplici ed efficaci, in grado di catturare l’ascoltatore. Trovare la giusta melodia è la parte più dif-ficile, la “cosa in più” che rende un musicista un grande artista. Ed è proprio questo che ricerco nei miei riferimenti musicali.

So che negli anni hai parte-cipato a svariati concorsi na-zionali e televisivi ottenendo spesso ottimi risultati. Qua-li esperienze e premi ritieni maggiormente rilevanti per la tua crescita artistica?Il ricordo migliore che ho è lega-to al concorso “New Sounds of Acoustic Music” del 2011 a Sar-zana, dove ho ricevuto il Premio Carisch. Ma credo che ognuno dei concorsi cui ho partecipato abbia in qualche modo contribuito alla mia crescita artistica. Si tratta di opportunità per mettersi in gioco, per imparare a stare su un palco, e per confrontarsi con altri musici-

sti con cui si condividono le stesse passioni per la musica e la chitarra acustica, in particolare. Spesso mi è capitato di “jammare” per ore nei backstage con giovani musici-sti. Un’esperienza che consiglio a tutti di fare.

Oltre ai concorsi hai preso parte ad eventi e festival, cosa ci puoi raccontare di queste esperienze? Ho avuto la fortuna di partecipa-re a numerosi festival di chitarra acustica italiani, sia come dimo-stratore all’interno di stand di liu-tai, sia come musicista. Esperien-ze che mi hanno permesso da un lato di scoprire alcuni particolari legati alla lavorazione delle chitar-re, dall’altro di farmi conoscere dal pubblico come artista. Ma la cosa che mi è rimasta più impressa è sicuramente essermi reso conto di come la musica possa “muovere” le persone. Tra un musicista e il suo pubblico s’instaura un rap-

porto particolare, costruito sul piacere reciproco nell’ascoltare e farsi ascoltare. Una sensazione nuova, che mi ha colpito partico-larmente.

Tra le tue esibizioni ci sono anche alcune collaborazio-ni con importanti nomi del-la musica, inoltre, durante la tua carriera hai ricevuto consensi da alcuni grandi ar-tisti. Ce ne puoi parlare?Nel corso degli anni ho avuto l’o-nore di aprire i concerti di gran-di artisti come Massimo Varini e Frank Vignola. Con quest’ultimo, in particolare, ho anche avuto il piacere di improvvisare sul pal-co “Isn’t She Lovely” e “I’ll See You in My Dreams”. E ho avu-to occasione di incontrare alcuni dei miei musicisti di riferimento, tra cui Don Ross e Franco Moro-ne, con cui ho condiviso il pal-co dell’”Acoustic Guitar Meeting 2012”, e Nico di Battista, con cui

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ho collaborato alla realizzazione dell’album “Nuovi segnali acusti-ci”, raccolta di brani “fingerstyle” uscita nel 2011. Tutti musicisti che hanno contribuito molto al mio percorso artistico. Come anche Tommy Emmanuel. Ci siamo visti più volte prima dei suoi concerti e mi ha sempre dato ottimi consigli. Inoltre mi ha incoraggiato a prose-guire la mia attività di compositore e ha apprezzato molto i brani che gli ho fatto ascoltare nelle varie occasioni.

A dicembre 2012 è uscito il tuo primo album ufficiale, com’è nato?A marzo dello scorso anno ho de-ciso di iniziare la registrazione di alcuni brani totalmente inediti e di registrare nuovamente alcuni brani già presenti nei demo “Tutti i colori del cielo”, “The Grinch” e nell’EP “Skylines”. Una lavorazio-ne che mi ha impegnato per mesi, ma che mi ha permesso di ottene-re un risultato davvero soddisfa-cente. L’album contiene otto brani originali e tre arrangiamenti (“Cin-derella”, “Cissy Strut” e “Scherzi a parte”), che raccontano la prima fase del mio percorso da artista. Brani che ho cercato di rendere nel modo migliore possibile, ricer-cando di volta in volta i suoni più ricchi e più adatti al pezzo. Una produzione impegnativa, che sta finalmente per concludersi. Anche se manca ancora la parte più im-portante, il giudizio del pubblico!

L’album s’intitola “Skylines”. Perché questo nome?Come ho detto è un album che rac-conta la mia prima fase artistica, perciò ho scelto di dargli un nome che rievoca alcuni ricordi d’infan-

zia. Fino a otto anni ho vissuto a Mosca, una città che mi ha lascia-to impresso nella memoria un suo particolare aspetto, gli ampi oriz-zonti, “skyline” in inglese. Inoltre ricordo che la sera giocavo a cer-care nei tramonti le linee bianche lasciate degli aerei, “sky lines”, appunto. Perciò per me il titolo ha un doppio significato, che mi lega al mio passato, al periodo in cui, si può dire, ho scoperto la musica.

Ora parliamo di date. Puoi darci qualche anticipazione sulle esibizioni in program-ma?Certo, la prima anticipazione che posso darti è che dal 10 al 13 aprile sarò in Germania alla fiera musicale “Musikmesse” di Franco-

forte, nello stand della Reference Laboratory, di cui sono testimonial da Maggio 2012. La prima data di presentazione di “Skylines” è fis-sata per l’8 Febbraio presso il loca-le Al Bacio di Varisella. Il 14 luglio invece sarò impegnato con una data del “Nuovi segnali acustici tour”, assieme a Nico di Battista, Dario Chiazzolino e Davide Sgor-lon presso “La finestra sul lago”, a San Maurizio d’Opaglio, in provin-cia di Novara. Consiglio anche, in attesa di nuove date, di visitare il mio sito. Ho pubblicato alcuni vi-deo HD di brani originali presenti in “Skylines”, che ho realizzato nel 2012. Inoltre mi si può contattare e si può acquistare l’album on line!

Anna Moschietto

INTERVISTANDO...

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Lorenzo Favero nasce nel 1988 a To-rino e trascorre la sua prima infan-zia a Mosca. Tornato in Italia si de-dica allo studio del pianoforte, ma poco dopo abbandona lo strumento per dedicarsi a quella che diventerà la sua vera passione, la chitarra. Un vero e proprio colpo di fulmine, avve-nuto per caso, grazie ad un maestro di chitarra acustica “fingerstyle”, che avvia Lorenzo allo studio della tecnica del “fingerpicking”. Dopo di che inizia il suo percorso di artista, composito-re e arrangiatore, costellato di premi, partecipazioni a festival, collabora-zioni con artisti di rilievo nazionale ed internazionale. E infine il primo grande traguardo, la pubblicazione a dicembre 2012 del suo primo album ufficiale, “Skylines”, che raccoglie e racconta la prima fase del suo per-corso artistico.

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[email protected]

Twitter: LoreFaveroFacebook: Lorenzo Favero

YouTube: Lore Grinch GuitarReverbnation: reverbnation.com/lorenzofavero

Myspace: myspace.com/lorenzofavero1

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ARTINTIME

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TEATRO

Al giorno d’oggi sentire che il teatro sia un bene comune alla portata di tutti, ma proprio tutti, è qualcosa in controtendenza. Ma è il pensiero cardine che ha condotto Paola Zaramella a im-mergersi nel campo teatrale e a fare di questo il fulcro della sua vita. Nata tra le montagne val-dostane, Paola, giovanissima, è un vulcano di energie e di idee. Per chi la incontra è fonte di scambio culturale e intellettua-le; ancor prima una donna che crede nel proprio mestiere, un mestiere su cui probabilmente, oggi, puntano in pochi. Ragaz-za scherzosa e riflessiva, le pia-ce definirsi amante del silenzio e allo stesso tempo del rumore; una donna nata nel profondo nord, in cui la lingua italiana va

a braccetto con quella francese, che si stabilisce a Roma. Nella frenesia della città, Paola riesce a isolarsi e creare il suo teatro, che è condivisione di energie, bene comune per tutti e soprat-tutto la possibilità continua di poter comunicare al pubblico le sue emozioni e i suoi pensieri. Paola è eclettica: inizia da bam-bina a recitare in lingua fran-cese. Si forma con i nomi più importanti della scena contem-poranea italiana, partecipando a laboratori di recitazione, uso della voce e tecniche del movi-mento. Ha recitato all’interno di varie compagnie, ma ora si sta dedicando singolarmente al suo lavoro. È un’artista che adatta se stessa alle esigenze della scena: alle volte personag-

PAOLA ZARAMELLA:A Teatro comunico con tutti

Barbara Mastria

gio triste, altre particolarmente surreale. Si circonda di colori e cerca di trasmettere al pubblico i suoi pensieri sulla società e sulla vita, condividendo con lo spetta-tore il suo sentire. Il suo teatro sfocia anche nei mezzi di comu-nicazione di massa, quali la web radio, che le dà la possibilità di mettere in rilievo soprattutto la sua abilità recitativa. Paola lavo-ra nel presente, per far parte di quel futuro teatrale in fioritura.

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ARTINTIME

Per iniziare in bellezza l’anno, ci affidiamo alla corrente forse meno nota del reggae moderno made in Italy. Loro sono gli Eazy Skankers e con alle spalle ben dieci anni di carriera, premi nei maggiori con-test nazionali e collaborazioni con prestigiosi artisti della scena mu-sicale contemporanea, nel 2011 hanno dato luce al loro ultimo album, ‘’Changes’’, forse uno dei migliori dischi reggae italiani de-gli ultimi anni. Il gruppo, di ori-gine savonese, nasce nel 2002 e presenta sin dagli esordi una for-mazione stabile di sei elementi: il frontman Raphael Nkereuwem e il bassista Andrea Bottaro, ideato-ri del gruppo, Lucio Massimi (sax e cori), Alessio Solinas (batteria), Giovanni Pastorino (tastiera e cori) e Alessandro Sappino (chitarrista). Fin da subito si lanciano in una lunga serie di live, dove affinano il loro sound a metà tra il roots e il reggae moderno, con incursioni in generi più soul e collaborazioni tra le più disparate. Appena diciot-tenni, nel giro di due anni vincono il Reggae Contest, concorso per band italiane indetto dal Rototom Sunsplash, il più grande festival reggae europeo, ottenendo la pos-sibilità di esibirsi sul Main Stage al fianco di leggende quali i Black

Uhuru; e l’Arezzo Wave contest per gruppi emergenti. Nel 2008, dopo una lunga gavetta, gli Eazy Skankers produco il loro disco d’e-sordio “To The Foundation”, pro-dotto presso i Tuff Gong Studios in Giamaica e remixato da Roland McDermott, già tecnico di Gentle-man, Damian Marley e Tarrus Ri-ley. Al suo interno, oltre alle sono-rità ora più mature della band, si trovano prestigiose collaborazioni con alcuni dei personaggi più ce-lebri del panorama internazionale come Michael Rose, Lutan Fyah e Perfect. Da questo momento in poi la band non si ferma più, suonan-do di festival in festival e dividendo il palco (e la musica) con una se-rie lunghissima di volti noti, quali ad esempio gli Africa Unite, Toots & the Maytals, Desmond Dekker, Shaggy, Meg, Bitty McLean, Sinéad O’Connor, Bluebeaters, Rodigan e molti altri ancora. Siamo quindi tornati al punto di partenza; forte delle esperienze internazionali, ca-rica delle influenze più disparate, la formazione ligure fa uscire il suo secondo lavoro: ‘’Changes’’. L’EP, autoprodotto, vede la partecipa-zione in co-produzione e mixaggio di Madaski, leader e tastierista de-gli Africa Unite. Da questo incontro nasce quindi un sound potente,

che rende omaggio ai grandi clas-sici del roots (ad esempio nell’irre-sistibile ”Rasta postman”), ripren-de in modo personale le influenze della band pinerolese (molte le affinità in ‘’Changes”) e permette lo sviluppo di sonorità e strumen-ti nuovi, come ad esempio l’uso della lingua italiana. Colpiscono, infatti, brani come ‘’Un altro gior-no”, improntata sulla difficile te-matica dell’immigrazione, “Colore” dove spicca il duetto tra Raphael e Bunna (altro elemento del grup-po di Pinerolo) e “Dentro”, singolo allegro, d’amore, caratterizzato da un’incredibile prestazione vocale del cantante. Se amate quindi le sonorità e il particolare taglio rit-mico del genere, o semplicemen-te avete voglia di gustarvi un po’ di roots dai tratti italici, gli Eazy Skankers fanno per voi. Listen, and enjoy!

Angelica Magliocchetti

EAZY SKANKERS,the Italian reggae.

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MUSIC

EAZY SKANKERS,

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ARTINTIME

DI PAGINE, DI STORIE E DI TENACI LIBRAI

A lessandra Chiappori

L’anno nero dell’editoria, questo è il marchio che ha contraddistinto tutto il settore librario nell’appe-na trascorso 2012. Contro la crisi economica e la sempre più stretta minaccia costituita da e-book e li-brerie della grande distribuzione, combatte il libraio protagonista di questo ironico e amaro romanzo di Alberto Schiavone. Una storia a tratti sognante, a tratti quasi surreale, ambientata sullo sfondo non definito di una città italiana tra una libreria, un bar, e un pa-lazzo con case, cantine e citofono. Niente di speciale? Speciale è, a suo modo, la libreria in questione, gestita da un personaggio bizzarro e saggio. Il libraio con la L maiu-scola, quello che svolge il proprio lavoro come una missione, con amore, passione, competenza e un pizzico di solidarietà e intuizio-ne tutte umane, che gli permet-tono di azzeccare il titolo perfetto per ogni esigenza, per ogni clien-te. Punto critico della storia sono proprio i clienti, che oltrepassano la soglia in sempre minor nume-ro, lasciando il buon libraio solo, insieme alla giovane commessa a cui sta efficacemente insegnando il mestiere. Le persone non amano più i libri? Si lasciano sedurre da un lettore elettronico e portatile?

Sembrerebbe proprio così.Eppure quegli insiemi di pagine incuriosi-scono ancora, ed è proprio inse-guendo uno di loro, firmato Gio-vanni Arpino, sperando e temendo per le sorti di un volume divenuto prezioso non appena targato come fuori catalogo, che i protagonisti di questa storia si mettono in moto, ricamando percorsi e trame che solleticano il lettore e lo portano a riempire gli spazi immaginari con una serie di stereotipi narrativi noti. Ma è qui che Schiavone di-verte e destabilizza, perché il bel-lo del libro è tutto racchiuso nella miriade di piccole storie accennate e non finite, lasciate sospese, sen-za una soluzione né un epilogo. Punti di contatto accennati, la cui prosecuzione è tutta affidata alla fantasia del lettore. Si intuiscono sfumature di poliziesco, una storia d’amore, si crede costantemente che tutti i dettagli raccolti pagina dopo pagina vadano a incastrar-si nel puzzle perfetto, e invece…Amanti dei libri, questo romanzo è perfetto per voi, che sicuramente avrete un libraio di fiducia, o che sognate di essere lì, dietro al ban-cone, a selezionare le uscite edito-riali e proporre della buona lette-ratura come medicina per la vita. E anche se le difficoltà sembrano

insormontabili, potrebbe darsi che anche alla vostra porta bussi uno stravagante destino fatto di coinci-denze, che tutto possono, tranne che incentivare sogni e ideali. Per quelli, basta un libraio coriaceo e testardo come un armadillo, che rema controcorrente nonostante l’evidenza faccia pensare al peg-gio, ma che, sostenuto da qualche buon amico, qualche buon libro e quel tanto di sana follia che aiuta gli audaci, si appresta a superare la tempesta e tornare al comando della sua nave. Niente metafore: il bancone di questa libreria è pro-prio a forma di nave. Siete curiosi di saperne di più? Allora non resta che entrare, e leggere!

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BOOKS

Alberto SchiavoneAlberto Schiavone, torinese classe 1980, esordisce come autore con una piccola casa editrice indipen-dente, ma dalla sua esperienza concreta di libraio a Bologna trae spunti, idee e storie per intessere la trama del suo secondo romanzo, “La libreria dell’armadillo”, che viene accolto con successo da Rizzoli, dando al testo e al suo autore ben altra visibilità. Un libro sui libri, scritto e vissuto da un libraio poco

più che trentenne: una scommessa e un buon auspicio, a sottolineare che, come i giovani talenti, i libri probabilmente hanno ancora molti lustri prima della definitiva estinzione!

«Non le piacciono i cani?»«No.»

«Davvero? E che animale le piace?»Il libraio riflette. È una domanda scioc-ca, cui non ha voglia di rispondere. In-deciso tra l’elefante e il germano reale,

ha un’illuminazione.«L’armadillo»

«L’armadillo? E che animale è?»«Scorza dura ma sostanza dentro.»

La signorina si toglie gli occhiali, final-mente incuriosita.

«È piccolo, coriaceo, antico. Come me. Come un libraio.»

«Non ne ho mai visto uno.»«Ci stiamo estinguendo.»

“La libreria dell’armadillo”Alberto Schiavone, Rizzoli, 2012.

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ARTINTIME

Tutto sembra più bello, grande e luminoso a Londra, non fanno ec-cezione le sale cinematografiche. Agli amanti dei film è riservata un’ampia scelta, dai multisala agli intimi e antichi cinema di periferia, tanto che decidere dove andare può rivelarsi complesso. L’artico-lo che segue dovrebbe mostrarsi utile per chi voglia trovare il po-sto perfetto in cui godersi il suo film preferito. Iniziamo da Leice-ster Square, vero e unico quartier generale. La patria dei multisala offre sempre le ultime uscite, fino a un totale di 15 film a settimana. L’Odeon è il cinema più grande e tutte le premiere si svolgono lì, ma non è l’unico, ve ne sono al-tri degni di attenzione. Come ad esempio l’Empire, che compare nella lista dei dieci migliori cine-ma del mondo, o il The Prince Charles Cinema, il più economico del West End. Propone una vasta gamma di generi cinematografici, perfino qualche gemma dal pas-sato come “Mamma ho perso l’ae-reo”, “Casablanca” o “Karate Kid” e maratone di film, dalla trilogia de “Il Signore degli anelli” a quel-la de “Il Cavaliere Oscuro”. Altro cinema in zona è il Vue, con le sue nove sale e prezzi a partire da £8.10. Cambiando area, ma sem-pre nelle vicinanze, più di preciso ad Haymarket, Cineworld insieme alla normale programmazione dà

la possibilità di sperimentare pro-iezioni private, basta prenotare la location, ricordandosi che non è l’unica sede, anzi ve ne sono spar-se in tutta Londra (ad esempio a Chelsea, Fulham Road, Ham-mersmith, Shaftesbury Avenue, ecc…). Scegliete la più vicina a voi. Se siete lontano dal centro città e in cerca di una multisala a prezzi abbordabili, la risposta è il Ritzy Picturehouse. A Brixton, Clapham Common, Hackney e Greenwich, con la tessera studenti (anche straniera) pagherete il vostro bi-glietto solo £5.80. Inoltre durante la settimana vi sono sconti qua-si ovunque: i martedì l’Odeon fa pagare solo £6.60 per spettacoli precedenti le cinque del pomerig-gio e il Coronet Cinema di Notting Hill è ancora più economico con la super offerta a £3.50 tutto il gior-no, incluso i serali (a questo prez-zo si può facilmente chiudere un occhio sulla scomodità dei sedili!), i mercoledì se siete possessori di una sim card Orange (compagnia telefonica inglese) i cinema del circuito Vue hanno l’offerta due per uno. La succosa notizia del mese è la riapertura dell’Electric Cinema, adatto per gli amanti del lusso e del confort, situato a Por-tobello Road. Chiuso in giugno a seguito di un incendio, ritorna in vita completamente rimoderna-to, con una speciale sezione per

le romantiche effusioni: niente più sbaciucchiamenti nell’ultima fila, coppiette, portate il vostro roman-ticismo nei letti matrimoniali in pri-ma fila. Si avete capito bene, letti. Confortevoli santuari con lenzuola di cashmere, ottimi per allungare le gambe e coccolarsi. I biglietti per i letti, ovviamente venduti solo appa-iati, vengono £18 l’uno, invece del-le £20 per i posti normali. Scontati per via della posizione non proprio ideale (a essere onesti, a chi piace la prima fila? Solo a qualcuno non totalmente interessato al film!). In aggiunta, se siete affamati trovere-te all’Electric House, il locale a fian-co, un ristorante in stile Chicago e un bar che vende donuts freschi dai gusti molto particolari come Maple Bourbon, Bergamot Orange, Berry Trifle, Ginger Chew and Mexican Chocolate. Non dimenticate, infine, le proiezioni Pop Up Screens, veri e propri cinema all’aperto che proiet-tano film meravigliosi, normalmen-te qualcosa da fare in un clima più dolce, ma siamo a Londra e tutto è possibile. Infatti, finita la stagione estiva, The Old Truman Brewery a Brick Lane è diventata la casa inver-nale che ospita incantevoli classici di Natale come “The Nightmare Be-fore Christmas”, “Babbo Bastardo”, “Il Grinch” o “Edward mani di forbi-ce”, tra cioccolata calda, vin brulè, cupcakes e pop corn.

THE MOVIE SIDE OF LONDON

SPECIAL NEW YEAR

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FROM LONDONEverything seems cooler, bigger and brighter in London and when it comes to movie theatres there is no exception. Movie goers have plenty of choices, from multiplex to intimate old cinemas, the of-fer might be overwhelming at ti-mes. The following article should be helpful for everyone out there willing to find the perfect spot to watch his/her favourite film. Lets start with the very headquarter, Leicester Square. The land of the multiplex always brings to you the latest screenings, up to 15 movies a week. Odeon is the bigger one and all premieres happen there, but there are other theatres as good as that. The Empire, for in-stance, appeared in the list of the ten best cinemas in the world, then we have The Price Charles Cine-ma, the best value one in London West End. It offers a wide range of genres, and you can even watch some classics or golden oldies like Home Alone, Casablanca, The Karate Kid and amazing ma-rathons, from The Lord of the Ring

Cristina Canfora

to The Dark Knight trilogy. Ano-ther movie theatre is Vue, the nine screen cinema with ticket prices from £ 8.10. Nearby, in Haymar-ket, Cineworld, in addition to the normal scheduling, gives you the chance of a really special pri-vate view. You just need to hire the location and there are lots of other venues of the same brand (like in Chelsea, Fulham Road, Hammersmith, Shaftesbury Avenue and so on), so you can choose the closest one. If you are far from the city centre and looking for a more affordable multiplex, Ritzy Picturehouse is the answer. Located in Brixton, Clapham Common, Hackney and Greenwich with your student card you pay only £5.80. Besides during week days discounts are available almost everywhere: on Tuesdays Odeon makes you pay just £6.60 for screenings befo-re 5pm, and Coronet Cinema in Notting Hill has a super deal just £3.50 (with this price you can easily overcome the uncomfor-

table seats!), on Wednesdays if you have an Orange sim card Vue cinemas present 2 for 1 ti-ckets offer. The juicy news of the month is the reopening of Electric Cinema, the most luxurious and comfortable place to watch a film located in Portobello Road. Shut down in June after a fire, it comes back to life now completely re-furbished, hosting a new special section for the romantic action: no more smooching on the back row couples, lets bring your romance to the double beds in the front row. Yes, you got it right, beds. Comfy sanctuaries with cashme-re throws, great for stretch your legs and do some cuddles. Bed tickets, obviously only sold in pai-rs, are £18 each, actually chea-per than the regular one, which is £20. Discounted because of the unappealing position (to be fair, who enjoyed the front row? Only someone who is not fully commit-ted with the movie!). Furthermo-re, if you are starving you’ll find in The Electric House club next door a Chicago-influenced diner and a donut bar that sells unique flavours such as Maple Bourbon, Bergamot Orange, Berry Trifle, Ginger Chew and Mexican Cho-colate. Don’t forget about the Pop Up Screens experience, an outdoor cinema showing open-air screenings of awesome films, generally something that you like to do in a nice and warm wea-ther. But with the summer season over, The Old Truman Brewery in Brick Lane became the winter home, and between hot chocola-te, mulled wine, special cupcakes and popcorn you can enjoy an amazing Christmas classic like The Nightmare Before Christmas, Bad Santa, The Grinch or Edward Scissorhands.

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ARTINTIME

Psicologa per formazione, sweet desi-gner per passione. Convinta che la vita vada vissuta pienamente, Claudia decide di fondere il suo interesse per i viaggi, la ricerca estetica e l’alta pasticceria per far-ne la sua missione. Allieva della più ta-lentuosa cake designer di Londra, Peggy Porschen, e della più illustre scuola ameri-cana di cake decorating, la Wilton School di Chicago, torna nel 2011 a Torino per aprire la sua bakery. Spinta dalla passio-ne, ed incoraggiata dall’entusiasmo su-scitato, Claudia crea così la sua Academy (dove insegna le tecniche di decorazione agli appassionati e propone corsi di team building alle aziende), amplia la gamma dei servizi (per soddisfare le richieste di privati e aziende interessati a organizza-re ricevimenti o a donare dolci di rappre-sentanza personalizzati), crea una linea di oggettistica (gioielli, shopper, mug…) ispi-rata al mondo del cake decorating e dei cupcake, cura rubriche su alcune riviste… E continua a divertirsi un mondo!

CLAUDIA LOTTASweet Designer

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www.claudialotta.it

Ilaria Chiesa

Tratto dal sito dell’artista

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MIX-ART

Sweet Designer

www.claudialotta.it

ARTINTIME

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New York, due ragazze tornano da scuola, si parla di genitori e di quanto essi a volte siano so-pravvalutati. L’amica di Claire non vuole andare a pranzo con la madre perché le farà il terzo grado, Claire invece non pranza mai con la madre, quando torna a casa c’è sempre un messaggio della segretaria ad attenderla e una carta di credito. Sua mam-ma è troppo presa dal lavoro per considerarla, è una donna in car-riera che vive in simbiosi con il cellulare, troppo preoccupata a mantenere un peso forma idea-le piuttosto che avere una buona relazione con la figlia. La solitu-dine di Claire è fortissima, non parla con nessuno, chiusa in casa come se fosse in un castello con le inferriate alle finestre, un ve-tro la separa dal mondo. Ironia della sorte a notarla sarà proprio un personaggio che solitamente vive ai margini della società e che la gente tende a non guardare. Un senzatetto, passando davan-ti a casa sua, inizia a parlarle, a “twittare” con lei, non con il noto social network, ma con cartelli, frasi scarabocchiate su dei pez-

zi di cartone. È un modo che lui usa per comunicare con gli altri, per farsi notare. Ecco quello di cui Claire ha bisogno: deve ricordare alla madre che lei esiste e meri-ta delle attenzioni. “I Tweet” è un cortometraggio diretto da Mario Parruccini, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Anto-nio Micali e alla cantante Sistiana Lombardi, è un progetto interes-sante che invita lo spettatore a fermarsi e a riflettere non solo mentre assiste alla storia di Clai-re, ma soprattutto dopo, mentre scorrono i titoli di coda. È inevita-bile, a cortometraggio terminato, ripensare a quelle inquadrature, a quelle scene costruite tutte ad hoc per raccontare; sono pochissimi i dialoghi in “I Tweet”, sono le im-magini a parlare, i volti, i gesti, gli sguardi e naturalmente i cartelli. Le parole rompono gli schemi, le troviamo all’inizio nel breve dialo-go tra Claire e l’amica, ci sono poi le parole della segreteria telefo-nica, fredde, meccaniche, quelle delle telefonate che fa la madre, l’assenza di un dialogo verbale è il vero problema di Claire. La madre non parla con lei, non le risponde

al telefono, non ha tempo per la figlia che deve imparare a cresce-re da sola, deve comprarsi la cena con la carta di credito, l’unico mes-saggio che sembra aver inculcato la madre nella testa della figlia è quello del rigore alimentare: nien-te carboidrati, niente Red Velvet (dolcetti tipo cupcake). Ogni in-quadratura di “I Tweet” sembra voler urlare: “Vivi, indipenden-temente dai carboidrati, dai Red Velvet, vivi! Non essere freddo, non avere paura di esternare i tuoi sentimenti, perdi del tempo per le persone che ti vogliono bene, con-cediti un dolce di più e una telefo-nata di meno. La vita può avere un sapore diverso.”“I Tweet” è un prodotto brillante e geniale, creato da un’equipe di grandi comunicatori: montaggio, sonoro, fotografia, sono stati co-struiti e scelti con grande attenzio-ne, tutto è studiato nel dettaglio. È un cortometraggio che parla agli occhi e al cuore, che si fa guardare e riguardare perché è in grado di regalare ogni volta emozioni diver-se.

Francesca Cerutti

I TWEET di Mario Parruccini

MOVIES...

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Premi ricevuti:Miglior cortometraggio Mauro Bolognini FIlm Festival 2012 (best shortfilm)Miglior cortometraggio MaxFest 2012 (best shortfilm)Miglior cortometraggio Cortocorrente 2012 (best shortfilm)Miglior cortometraggio CortoMonamour 2012 (best shortfilm)Miglior regia VideoLab Film Festival 20120 (best director)Premio per la comunicazione sociale IndieMediaFest 2012 (best short for the social communication)Menzione speciale sezione Autori Settimo Senso Film Festival - Aurum (special mention Athors sections)Official Selection International FIlm Festival of Cinematic Art Los AngelesOfficial Selection Nameless Film Festival New York

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ARTINTIMESPECIAL TORINO FILM FESTIVAL

Il Torino Film Festival è sempre stato un evento molto atteso e gradito dagli amanti del cinema vero, quello lontano dai preten-ziosi red carpet e fatto di gran-di emozioni raccontate da autori affermati o in ascesa. Un festival che piace soprattutto perché è in grado di regalare un’atmosfe-ra internazionale a una città an-cora per molti versi provinciale. Quest’anno poi si è celebrata la trentesima edizione, festeggia-ta con una torta gigante al galà d’inaugurazione presso il Lingot-to, dove una bellissima Claudia Gerini ha presentato il film d’a-pertura, “Quartet”. L’esordio alla regia di Dustin Hoffman è un in-cantevole ritratto di una casa di riposo per anziani musicisti. In una meravigliosa magione nelle campagne inglesi, cantanti d’o-pera dall’umorismo contagioso programmano un ritorno alle scene sui generis. Ampiamente applaudito da una sala gremita da volti noti come Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Riccardo Sca-marcio, il sindaco Fassino, la re-gista statunitense Jennifer Lynch e molti altri, la pellicola è solo la

punta dell’iceberg di una ricca e interessante programmazione. In dieci giorni un’offerta di 233 film divisi in undici sezioni, un viag-gio nel passato con la retrospet-tiva dedicata a Joseph Losey e innumerevoli conferenze stampa per conoscere da vicino il magico mondo della settima arte. Arma-ta di un biglietto A/R da Londra, il mio rientro in patria è stato gu-stosamente farcito da incontri e giornate trascorse nel buio di una sala. Ecco la mia esperienza come addetto stampa al 30° Torino Film Festival. Una discreta coda all’uf-ficio accrediti nella sede Rai di via Verdi mi accoglie, un benvenuto poco incoraggiante che mi fa ricor-dare perché l’Italia non mi manca tanto, in fondo, ma sono pronta per tuffarmi nella prima proiezio-ne: è “Chained” di Jennifer Lynch, figlia d’arte che presenta a Torino un film gore, genere notoriamen-te ricco di scene di violenza, tut-tavia asservito a comunicare un messaggio profondo. La brutalità dell’abuso sugli innocenti è il tema centrale intorno al quale gravitano sottotesti come il vuoto emozio-nale del killer Bob (Vincent D’ono-

frio) e il concetto del controllo. La regista, che in conferenza stampa loda il suo protagonista, a suo dire uno degli attori più sottovalutati di Hollywood, accenna a un ritorno alle scene del padre. Sopravissu-ta al glamour tutto sabaudo del galà d’apertura (il momento mi-gliore è stato assaggiare la torta, non scontrarsi ripetutamente con Scamarcio!), il giorno seguente ho tre film in lista: “Imogene”, “Ruby Sparks” e, a tarda notte, “V/H/S”. Mentre consiglio caldamente i pri-mi due, argute commedie ameri-cane dal tocco indie, l’ultimo non è per i deboli di cuore. Un ensemble di spezzoni horror tra il ridicolo e lo splatter, tenuti insieme dalla storia centrale di un gruppo di ragazzi in cerca di emozioni e soldi facili che irrompono in una casa per rubare un certo nastro, ma per trovarlo devono guardarli tutti. Omaggio ai videotape vecchio stile, raduna tutti i maggiori nomi del genere horror americano attuale. Sembra che la mia esperienza festivaliera stia prendendo una piega piutto-sto macabra, soprattutto conside-rando i titoli che mi aspettano il 25 novembre: “K-11” di Jules Steward

MY TFF: sguardi sul Torino Film Festival

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MOVIES...

e “The Lords of Salem” di Rob Zombie. Ambientato in un carce-re detentivo il film dell’esordiente Stewart, mamma tatuata della più nota Kirsten, è un prison-movie esteticamente ben riuscito, scor-revole ma piuttosto superficiale. Con un atteggiamento vagamente arrogante, la neo regista sembra non voler far passare inosservati i suoi quasi trent’anni d’esperienza sul campo come script supervisor, breve e concisa non perdona le “domande-non domande” di im-provvisati giornalisti. L’attesissimo ritorno di Rob Zombie è da tutto esaurito, controverso, visionario e a tratti blasfemo. Il cantante metal si spinge oltre ogni limite rispol-verando il processo alle streghe di Salem. A metà settimana un gradito intermezzo italiano, “Amle-to2” (da leggere al quadrato), lo spettacolo teatrale di e con Filip-

po Timi che travalica ogni confine proponendosi in 3D al cinema. Un esperimento diretto da Felice Cap-pa che tenta di conferire il tutto tondo dell’esperienza teatrale allo schermo bidimensionale cinema-tografico. Magistrale la qualità de-gli attori, con Timi esplosivo più che mai in una versione smitizza-ta e molto ironica del protagoni-sta shakespeariano, un po’ meno il risultato in sala. A conclusione della mia full immersion arrivano tre film, in assoluto tra i preferiti di questo evento. Il poetico e strug-gente “Blancanieves” s’inscrive sulla falsa riga di “The Artist”, ma lo supera grazie a emozionanti pri-mi piani, una colonna sonora che è parte integrante della narrazione e bellezze femminili mozzafiato. L’adattamento spagnolo della fia-ba dei fratelli Grimm è una cele-brazione ben riuscita dell’estetica

dei film muti europei degli anni ’20. La co-produzione inglese-irlandese, “Good Vibrations”, è l’ideale per chi ama il mondo della musica: Belfast, fine anni Settanta primi Ottanta, Terry Hooley apre un negozio di di-schi nel bel mezzo dei tumulti, ma il destino e la sua passione faranno diventare quel luogo il centro nevralgico del nascente spirito punk. Chiamatelo rocku-mentary, chiamatelo biopic, no-nostante le etichette, il film è un coinvolgente ed entusiasmante inno della cultura punk. “28 Ho-tel Rooms” è, infine, una storia a due voci, quelle degli interpre-ti Marin Ireland e Chris Messina. L’intimità di una coppia adulteri-na viene sviscerata attraverso la semplice messa a fuoco dei loro 28 incontri in altrettante stanze d’albergo. Bello come l’amore complicato, delicato e greve allo stesso tempo segna l’esordio alla regia dell’attore statuniten-se Matt Ross. Il vincitore del concorso è “Shell”, del regista scozzese Scott Graham, ciliegi-na sulla torta di un festival che è stato un successo di pubblico e critica, partito con il piede sba-gliato in seguito alla polemica legata al rifiuto di Ken Loach di accettare il premio alla carriera a lui conferito quest’anno, ma chiusosi più che brillantemen-te. Salutiamo Gianni Amelio che per quattro anni ha diretto un grande evento e incrociamo le dita sperando in un altrettanto capace successore.

Cristina Canfora

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ARTINTIMEDA GENNAIO AL CINEMA!

Lucky Red

Regia: Paul Thomas AndersonGenere: DrammaticoTrama: Un dramma ambientato negli anni Cinquanta e incentrato sul rapporto tra un intellettuale carismatico conosciuto come “il Maestro” la cui fede basata sull’or-ganizzazione comincia a prendere piede in America, e un giovane vagabondo che diventa il suo braccio destro.Interpreti: Philip Seymour Hoffman, Laura Dern, Rami Malek, Jesse Plemons, Ke-vin J. O’Connor.Lo attendiamo perché: è ispirato alla storia di Scientology, la famosa setta reli-giosa a cui appartengono attori noti come Tom Cruise.Curiosità: il film è stato presentato al festival del cinema di Venezia.Uscita: 3 gennaio

The Master

Bim

Regia: Roger MichellGenere: DrammaticoTrama: Nel 1939 Re Giorgio VI va ad Hyde Park a fare visita alla famiglia Roosevelt, è un momento molto delicato nella Storia - sta per scoppiare la Seconda Guerra Mondiale - ma anche nella storia privata della famiglia Roosevelt. Eleanor infatti scoprirà che il marito ha una relazione con sua cugina. Tradimenti a parte, questa gita farà nascere anche una grande amicizia tra il Presidente degli Stati Uniti e il Re d’Inghilterra.Interpreti: Bill Murray, Laura Linney, Olivia Williams, Elizabeth Marvel, Blake Ritson Lo attendiamo perché: Bill Murray vestirà i panni di Roosevelt.Curiosità: è tratto da una storia vera, realmente Re Giorgio VI e Roosevelt si sono incontrati ad Hyde Park. Uscita: 10 gennaio

A Royal Weekend

20th Century Fox

Regia: Steven SpielbergGenere: DrammaticoTrama: Il film è incentrato sullo scontro politico tra il presidente Lincoln e i potenti uomini del suo gabinetto per l’abolizione dalla schiavitù degli afroamericani alla fine della Guerra civile.Interpreti: Daniel Day-Lewis, Joseph Gordon-Lewitt, Tommy Lee Jones, Sally Field, James Spader.Lo attendiamo perché: rappresenta un momento importante della storia ameri-cana. Curiosità: si basa sul romanzo “Team of Rivals”, scritto dal drammaturgo Tony KushnerUscita: 24 gennaio

Lincoln

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MOVIELIST - GENNAIO...A cura di Francesca Cerutti

Warner Brothers

Regia: Quentin Tarantino Genere: Western Trama: Siamo nel sud degli Stati Uniti, due anni prima dello scoppio della Guerra Civile, Django è uno schiavo la cui storia brutale con l’ex padrone lo conduce faccia a faccia con il cacciatore di taglie di origine tedesca, il Dott. King Schultz. Schultz è sulle tracce degli assassini fratelli Brittle, e solo l’aiuto di Django lo porterà a riscuo-tere la taglia che pende sulle loro teste.Interpreti: Jamie Foxx, Jamse Remar, Kerry Washington, Don Johnson, James Russo, Leonardo Di Caprio. Lo attendiamo perché: si dice che con questo film Tarantino potrebbe reinventa-re il far west, ci riuscirà?Curiosità: il film è un esperimento pulp e un omaggio allo spaghetti western di Sergio Leone.Uscita: 17 gennaio

Django Unchained

Universal Pictures

Regia: Tom HopperGenere: MusicalTrama: Francia, inizio Ottocento, Jean Valjean viene rilasciato dalla prigione e cerca di rifarsi una vita, malgrado gli scontri con il temibile ispettore Javert, un irrepren-sibile tutore della legge che fa della cattura di Jean Valjean uno scopo di vita. Fino ad arrivare allo scontro finale.Interpreti: Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Helena Bonham Carter, Russel Cro-we, Anne Hathaway.Lo attendiamo perché: rappresenta la trasposizione cinematografica dell’omoni-mo musical, tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo.Curiosità: la versione teatrale del musical è stata vista da 60 milioni di persone in 42 paesi, tradotta in 21 lingue diverse e continua a battere i record ai box office di tutto il mondo. Uscita: 31 gennaio

Les Miserables

Walt Disney

Regia: Tim BurtonGenere: AnimazioneTrama: Un rifacimento della storia di Frankenstein in stop motion. Il film, in bianco e nero, racconta le vicende di un bambino che decide di “resuscitare”, con l’aiuto della scienza, il suo cane morto in un incidente automobilistico, con effetti mostruo-si.Interpreti: (nella versione originale) Winona Ryder, Martin Landau, Martin Short, Catherine O’Hara, Atticus Shaffer.Lo attendiamo perché: Curiosità: l film è stato realizzato in stop motion ed è stato il film di apertura del London Film Festival.Uscita: 17 gennaio

Frankenweenie

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ARTINTIME

Il 3 gennaio darà inizio all’appunta-mento invernale con l’Artusi Jazz Fe-stival, manifestazione dedicata agli amanti del jazz contemporaneo, che, come di consueto, si svolgerà nella località di Forlinpopoli. L’evento, or-ganizzato dall’Associazione Dai de Jaz, propone un ricco programma di concerti, in cui si esibiranno alcuni dei più apprezzati musicisti jazz italiani. Tra gli artisti che interverranno nelle quattro giornate dell’evento Fabrizio Bosso, Rosario Bonaccorso, Claudio Filippini, Lorenzo Tucci. Per ulteriori informazioni www.artusijazzfestival.com.

ARTUSI JAZZ FESTIVAL

Presso il Castello Ducale di Castel Campagnano, in provincia di Caserta, dal 3 al 6 gennaio, si terrà l’evento Masterclass & Country Festival, ap-puntamento che offrirà a musicisti e appassionati l’opportunità di ap-profondire le proprie conoscenze nel campo della musica, attraverso il con-fronto con artisti di spicco del pano-rama internazionale. Quattro giorni di incontri e concerti organizzati sotto la direzione artistica di Simonetta Tan-credi. Tra le esibizioni da non perdere “Sulle Ali del Canto”, il 5 gennaio. Per maggiori informazioni www.castello-ducale.com.

MASTERCLASS & COUNTRY FESTIVAL

Dal 17 al 23 gennaio si svolgerà la ventiquattresima edizione del Trieste Film Festival, manifestazione cine-matografica organizzata con lo sco-po di sviluppare la collaborazione e il confronto tra i principali soggetti che operano nel mondo della produzione audiovisuale. L’evento, che prevede i consueti concorsi per corti, lungo-metraggi e documentari, darà spazio anche all’esposizione Zone di Cinema, riservata alla produzione locale, a se-zioni monografiche, a retrospettive e a eventi speciali. Per maggiori infor-mazioni visitate www.triestefilmfesti-val.it.

TRIESTE FILM FESTIVAL

Ottavo appuntamento con il Dieci-minuti Film Festival, rassegna cine-matografica internazionale dedicata al cinema breve ideata e promossa dall’Associazione culturale IndieGe-sta. La kermesse, che si svolgerà dal 10 al 13 gennaio presso il Cinema An-tares di Ceccano (Fr), comprenderà il consueto concorso organizzato in sei sezioni competitive (Ufficiale, Extra-large, Animazioni, Remake, Spot, Vi-sti da vicino), la Sezione Esplorazioni, quest’anno dedicata all’Iran, e la Die-ciminuti Academy. Per maggiori info visitate dieciminutifilmfestival.com o la pagina Facebook dell’evento.

DIECIMINUTI FILM FESTIVAL

Dal 4 al 6 gennaio, presso il Palazzo Ducale di Atina, si terrà la quarta edi-zione dell’Atina Jazz Winter. Un festi-val ricco di appuntamenti che, oltre ai concerti, comprenderà workshop, presentazioni, mostre e mini tour sul territorio. Tre giorni dedicati alla mu-sica jazz, in cui interverranno alcuni dei migliori artisti nazionali, tra cui Enrico Zanisi, Michele Rabbia, Enzo Pietropaoli, Alessandro Paternesi. Ma anche un’occasione per apprezzare il territorio e i suoi prodotti. Per mag-giori informazioni www.atinajazz.com e www.facebook.com/atinajazz

ATINA JAZZ WINTER

Torna anche quest’anno la storica manifestazione bolognese Salone del Libro e della Stampa Antica, che vi dà appuntamento il 19 gennaio in zona Fiera. L’evento, organizzato dall’as-sociazione culturale Giovane Europa, coinvolgerà le principali librerie an-tiquarie italiane, ma anche librai ed espositori provenienti da tutta Euro-pa. Un’occasione per conoscere ed apprezzare la cultura libraria e per ammirare libri e stampe di grande valore. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare www.associazio-negiovaneuropa.eu.

SALONE DEL LIBRO E DELLA STAMPA ANTICA

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EVENTSA cura di Anna Moschietto

A Cremona, presso il centro culturale Santa Maria della Pietà, rimarrà aper-ta fino al 27 gennaio la Mostra Inter-nazionale di Illustratori Contempora-nei. L’esposizione presenta le opere realizzate per l’ottava edizione del concorso per illustatori di Tapiruan, sviluppate sul tema “Buffet”, e le illu-strazioni premiate nelle passate edi-zioni. Inoltre è presente un’antologia dedicata a Federico Maggioni, ospite speciale dell’edizione, che ha firmato l’illustrazione del manifesto della mo-stra. Per ulteriori informazioni sull’e-vento www.tapirulan.it.

MOSTRA INTERNAZIONALE DI ILLUSTRATORI CONTEMPORANEI

Organizzato con il patrocinio di Rou-gh @ Torino e Nascira Film @ Milano, torna l’evento dedicato alla cinemato-grafia breve e all’animazione San Sal-vario Short Film Festival, che raccoglie e promuove le produzioni più creative e originali del quartiere torinese. Le opere finaliste, selezionate dalla giuria per le tre sezioni competitive, I Nati-vi, Altri Luoghi e Animazione, saranno premiate il 26 e 27 gennaio al Rough di Torino. Un’occasione per entrare in contatto con le nuove tendenze e le sperimentazioni della cinematografia nazionale. www.cinemabreve.it

SAN SALVARIO SHORT FILM FESTIVAL

Terza edizione per il progetto Faber, che lancia anche quest’anno il concor-so nazionale che si rivolge a giovani autori nei campi del live action, ani-mazione, web e app, visual e graphic design, con l’obiettivo di favorire l’in-contro e il dialogo tra le nuove gene-razioni di creativi del mondo digitale e le aziende che operano nel settore. Ai vincitori del concorso sarà data la possibilità di partecipare al Faberme-eting, previsto per giugno, e di pren-dere parte a programmi formativi e di sostegno ai progetti. Il concorso rimarrà aperto fino al 31 gennaio. www.fabermeeting.it.

FABER

Torna a gennaio, per la sua undice-sima edizione, Torino Sotterranea, il concorso musicale dedicato alle band emergenti di Torino organizzato dall’Associazione culturale The Mad. L’evento offrirà ai gruppi in concorso la possibilità di esibirsi sul palco dei principali locali del centro, dove la giuria e il pubblico stesso decideranno con il loro voto il passaggio alle fasi successive del concorso. Una serie di appuntamenti live in cui verranno premiati originalità, qualità e perfor-mance. Per maggiori informazioni sul programma dell’evento www.torino-sotterranea.it.

TORINO SOTTERRANEA

Fino al 27 gennaio, presso la Biblio-teca Marucelliana di Firenze, rimarrà aperta la mostra Fumetti e Dintorni, dedicata agli editori e illustratori fio-rentini degli anni trenta. Una mostra che racconta l’esordio del Fumetto in Italia attraverso la produzione edito-riale cittadina. Un percorso che parte dal primo “Topolino” italiano, prodotto dalla Nerbini nel 1932, e da “L’Avven-turoso”, e che prosegue con l’attività di autori come Giove Toppi e Yambo e di case editrici come Bemporad, Sala-ni e Vallecchi. Per maggiori informa-zioni www.maru.firenze.sbn.it.

FUMETTI E DINTORNI

Dal 19 al 26 gennaio presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo si svolgerà la settima edizione dell’O-robie Film Festival, rassegna cinema-tografica internazionale dedicata al documentario di montagna e al film a soggetto. Un evento che nasce dall’e-sigenza di promuovere gli ambienti montani favorendo la conoscenza di luoghi, storie e cultura. Obiettivo pro-mosso attraverso il consueto concor-so cinematografico, che comprenderà quest’anno due nuove sezioni Agricol-tura di Montagna e Film prodotti da Televisioni. Per maggiori info www.teamitalia.com.

OROBIE FILM FESTIVAL

STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO

WWW.YOURGENERATIONTV.IT