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ESA ® European Scuba Agency E’ vietata la riproduzione di questo manuale o di sue singole partiProduct n° M0028

A cura di Mauro Bertolini

Progetto formativo, sviluppo, consulenza e revisioni: MauroBertolini, Edoardo Riccardi, Rubens D’Oriano, Mario Romor,Maria Laura Careddu, Egidio Trainito

Testi: Dott. Edoardo Riccardi - Dott. Rubens D’Oriano - M. Romor

Illustrazioni: Stefano Trainito, Jacopo Pasqualotto

Foto: E. Trainito - M. Romor

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Indice

Introduzione5 Subacquei per l’archeologia

Capitolo Uno7 Cosa Imparerai7 Archeologia Subacquea: cos’è e com’è nata

10 Scopo e filosofia del corso12 Archeologo, operatore e istruttore14 Volontariato14 Sviluppi15 Proposta16 Archeoturismo17 Parchi e itinerari19 Legislazione27 Complimenti!28 Cosa hai imparato?

Capitolo Due30 Cosa imparerai30 Ancore38 Anfore40 Ceramiche41 Tecniche di costruzione47 Cosa portare a casa50 Come ritornare sul punto51 Complimenti!52 Cosa hai imparato?

Capitolo Tre54 Immersioni in acque libere

Appendice60 ESA

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Subacquei per l’archeologiaDa sempre il mare custodisce una grande quantitàdi reperti archeologici e di informazioni storicheimportanti.Fino a non molti anni fa, il privilegio di esplorare gliambienti sommersi era riservato a poche persone, traqueste alcune svolgevano anche attività di ritrova-mento, recupero e commercio di reperti archeologi-ci, interessando comunque una superficie di ricercapiuttosto limitata.Con il diffondersi dell’attività subacquea svoltaa scopo ricreativo, un numero sempre maggio-re di persone ha l’opportunità di visitare ifondali marini, lacustri e fluviali consentendoun’esplorazione capillare dei territori sommer-si ed interessando un’area sempre più vasta.Negli ultimi anni sono stati effettuati impor-tanti ritrovamenti proprio grazie a subacqueiricreativi che casualmentesi sono imbattuti in siti ooggetti che celavanoimportanti informa-zioni scientifiche.Spesso gli Istruttori subacquei chelavorano con i propri allievi nellebaie riparate e con il fondale sab-bioso hanno potuto contribuirealla scoperta ed alla salvaguardiadi importanti siti archeologici.Nonostante ciò, ancora molti subacqueirischiano di non dare il giusto valore adun possibile ritrovamento o addirittura dimettere in atto comportamenti che possonoprocurare danni irreversibili alle informazioniscientifiche che un sito sommerso ha custodito percentinaia di anni o addirittura millenni.Lo scopo formativo di questo corso è proprio quello diorientare e sensibilizzare maggiormente i subacqueinei confronti dell’archeologia subacquea, in modoche possano essere utili per la scienza e per la collet-tività, imparando come identificare la presenza diun sito o reperto archeologico, come raccogliere idati più importanti e come poter ritornare, con pre-cisione, sul punto con le persone qualificate.

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Un altro aspetto importante riguarda anche quelloche è bene non fare, sia per non stravolgere le infor-mazioni scientifiche sia per evitare spiacevoli situa-zioni di carattere legale, insomma nel pieno rispettodella della Legge e della filosofia ESA per l’ambientee per tutti gli spazi sommersi: guardare, studiare,osservare ma senza toccare nulla e comunque con ilminimo impatto.Ma la cosa più importante riguarda la passione peril mare e per gli spazi sommersi che viene ulterior-mente amplificata dalle forti emozioni che possonoessere procurate da un avvistamento o dal fatto dipoter partecipare dal vivo allo studio ed allo scavo diimportanti siti archeologici sommersi.Insomma, come dice il titolo, un subacqueo al servi-zio dell’archeologia ma per trarre il massimo diver-timento e vivere forti emozioni in qualsiasi immer-sione. Infatti, il ritrovamento o la scoperta di un sitoarcheologico si può verificare ovunque ed in qual-siasi momento, anche in luoghi visitati ripetutamen-te.

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Capitolo UnoCosa impareraiIn questo capitolo riceverai informazionisull’Archeologia Subacquea, sul corso che stai perintraprendere ed imparerai a distinguere tra loro gliarcheologi, gli operatori e gli istruttori. Parleremodegli aspetti legati all’impiego del volontariato nelcampo dell’archeologia subacquea, degli sviluppifuturi e delle nuove proposte. Scoprirai come l’ar-cheoturismo possa aiutare la scienza nello studio enella protezione dei siti archeologici sommersi conriferimenti specifici ai parchi ed alle aree protette.Per meglio comprendere come comportarti adegua-tamente di fronte a una scoperta o cosa fare perrimediare a eventuali errori commessi in passatopuoi leggere le informazioni sugli aspetti legali con-nessi alla scoperta ed al trattamento dei beni archeo-logici.

Archeologia Subacquea: cos’è e come è nata?L'Archeologia Subacquea è una disciplina tecnicache si avvale dei più moderni metodi di lavoro inimmersione, quindi subacquea è l'aggettivo che siattribuisce all'archeologia quando gli elementi di cuiessa s’interessa debbono essere studiati sott'acqua.Nella sua autonomia metodologica, fa parte dellediscipline storiche alle quali offre documenti e veri-fiche.La storia si avvale per i propri studi di tre gran-di categorie di documenti: i testi, l'iconografia egli oggetti restituiti dall'archeologia, ma le fonti scrit-te e l'iconografia, oltre ad essere scarse, non sempreoffrono la necessaria attendibilità.I testi antichi ben raramente sono giunti sino a noiin originale, ma in copie rifatte nel tempo e nonsempre da persone che conoscevano l'argomentoche stavano copiando, con possibilità di errori nonverificabili; inoltre ci possono essere errori di tradu-zione o semplicemente un uso errato dei sinonimida parte dei traduttori. Ma sopratutto i testi raccon-tano inevitabilmente la realtà secondo l’interpreta-zione dell’autore e mai in sé e per sé.Le fonti iconografiche sono state prodotte daartisti e artigiani che non sempre conoscevanocon precisione l'argomento trattato e sovente nonavevano visto il soggetto, ma si potevano rifare soloalle descrizioni o rappresentazioni fatte da altre per-

1Una rico-struzionedel primoscavoarcheologicosubacqueocondottocon le tecni-che moder-ne sul relittodi Spargi, inSardegna,nel 1958

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sone, con possibilità di ripetizioni di schemi prece-denti, di errori, di invenzione ed anche credulità neiconfronti di chi commissionava l'opera.I dati ricavati con i corretti metodi dell'archeologiasono invece più attendibili essendo basati su datitangibili.La quantità di dati che a volte si possono rica-vare da un sito sommerso è decisamente supe-riore a quella recuperabile in un sito terrestrein quanto, mentre sotto terra sono pochi i materialiche si conservano per lungo tempo, sott'acquaanche i materiali organici si conservano perfetta-mente, purché siano coperti di sabbia o fango. Quando i materiali organici si trovano in ambiente

umido, a temperatura costante ed inassenza di luce, con poco ossigeno, iprocessi di deterioramento rallentanoin modo esponenziale. Ovviamente, ilseppellimento deve essere avvenuto inun tempo inferiore all'attacco deidistruttori subacquei animali, vegetalie meccanici (movimenti delle acque)Una volta rimossi dalla giacituraoriginale però i materiali organicivanno soggetti a rapidissima dis-idratazione e degrado, frenabilisolo da specialisti, quindi ogni recu-pero affrettato e non programmatocrea solo disastri, con conseguenteperdita di dati importanti nonché, tal-volta, dei reperti stessi. C'è un po' di confusione quando siparla della nascita dell'archeologiasubacquea perché molti non sannodistinguere tra archeologia subac-quea e storia dell'immersione cheinvece sono due cose differenti e bendistinte.E' ben noto che l'uomo ha cercatodi andare sott'acqua per "recupera-re" o "fare" qualcosa sin dalla prei-storia: le fonti scritte, talvolta confer-mate dall'archeologia, ci dicono che i

greci avevano gli incursori subacquei capaci di dan-neggiare le navi nemiche, i romani avevano gliUrinatores, capaci di immergersi in apnea a profon-dità notevoli per recuperare carichi affondati; nelmedioevo c'erano i marangoni utilizzati anche perle perizie subacquee negli scafi che avevano subitoavaria e ovviamente anche qualche oggetto antico

A volte puòessere unpiccolo par-ticolare adare piùinforma-zioni diuna distesadi anfore

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veniva recuperato.Già nel XV Secolo Leon Battista Alberti effettuòimportanti recuperi sulle navi romane di Nemiper conto del cardinale Colonna ma questa non eraancora archeologia, infatti i materiali venivanorecuperati per impreziosire le collezioni priva-te o per riciclaggio dei materiali ancora utilizza-bili. Neppure si può parlare di archeologia a pro-posito dei recuperi promossi da alcuni archeologiagli inizi del secolo (Mahdia in Tunisia, Capo Sunionin Grecia, ecc.). Solo alla fine dell'Ottocento qualchearcheologo ha messo il naso sott'acqua con le attrez-zature dell'epoca, ma senza scientificità, solo perraccogliere oggetti da museo.L’ Archeologia Subacquea è nata soloalcuni anni dopo l'invenzione dell'ARA(autorespiratore ad aria), quando iprimi archeologi hanno avuto la possi-bilità di scendere sott’acqua (e riemer-gere) con estrema semplicità.Possiamo affermare che archeolo-gia significa recupero corretto, cioèrimozione di oggetti da un sito, maprincipalmente recupero dei datiche quell'oggetto conserva ancorain quel sito. Con lo scavo il sito vieneprofondamente alterato e quindi èimprescindibile raccogliere tutte leinformazioni che esso può offrire. Unoggetto antico,per bello o "delizioso"che sia, è un documento che va lettoin tutta la sua potenzialità prima diessere rimosso e per questa operazio-ne delicata non ci si può improvvisare.Un oggetto rimosso dal contesto stori-co in cui giace, senza le opportunetecniche di raccolta dei dati, perde ine-vitabilmente gran parte del suo valorescientifico e di conseguenza anchebuona parte del suo valore intrinseco,che comunque ha poco a che vederecon la Scienza dell’Archeologia.Durante il corso Open Water Diver haiimparato la regola più importante per la tua sicu-rezza in acqua, oggi apprenderai, la regola piùimportante per la sicurezza di un reperto o diun sito archeologico: “non toccare nulla e asso-lutamente non rimuovere alcun oggetto dal sitoin cui si trova, a meno che non sia in evidenteed immediato pericolo”.

1La testa diErcole,ritrovatanel mare diOlbia inSardegna, èun tipicoritrovamen-to casualedi enormeimportanzastorica

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Nel paragrafo che parla della legislazione potraiapprendere altri importanti motivi per applicare conconsapevolezza questa nuova regola del subacqueomoderno e rispettoso dell’ambiente.L'archeologia subacquea è una disciplina mera-vigliosa che associa l'indagine storica all'attivitàsubacquea. Essa permette cioè di appagare le curio-sità della ricostruzione degli eventi stando nelle par-ticolari condizioni fisiche date dall'ambiente liquido.Per alcuni fare l'archeosub è la professione piùbella in assoluto, per altri è meno importante eper altri è addirittura sofferenza: dipende dal rap-porto che si ha con l'acqua e dalla capacità distarci dentro.Anche chi non fa Archeologia Subacquea e ne sentesolo parlare pensa che sia una attività affascinante,ma per motivi totalmente diversi e lontani dalla sto-ria: quasi tutti fanno confusione e pensano che ilsuo vero scopo sia solamente una specie di cacciaal tesoro.Troppo spesso, alla fine di una conferenza o duranteuna intervista ad un archeologo subacqueo spunta, trale domande, sovente intelligenti, la fatidica "qual'è lacosa più importante che ha trovato?". La risposta è" le sensazioni che si provano in ogni momento dilavoro" oppure "l'appagamento di aver capito unacosa ed essere riuscito a comunicarla" ma così si delu-de l'interlocutore che sperava forse in un bel "cinquechili di monete" o "un mucchio di gioielli". La realtà è che ancora non si è riusciti a superarealcuni preconcetti, radicati da sempre, che incitanoa considerare il patrimonio di tutti come cosa di nes-suno ed automaticamente personalizzabile sia conl'appropriazione diretta che con lo sfruttamento nonscientificamente corretto.Scopo di queste pagine non è raccontare checosa è l'Archeologia Subacquea ma come ci sideve avvicinare ad essa correttamente per farneun insostituibile supporto alla Storia.

Scopo e filosofia del corsoQuesto corso vuole dare quelle poche indicazioninecessarie a trarre il massimo del piacere visitandoun sito archeologico senza fare danni e senza incor-rere in spiacevoli e pericolosi errori (il possesso diun frammento informe di ceramica antica è consi-derato furto ai danni dello Stato, vedi il paragrafo“Legislazione”). Inoltre vuole essere uno strumen-to che ti consenta di diventare un efficace

La fiancatadi un relittoromanodopo la sco-pertura

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segnalatore di reperti o siti archeologici, che potre-sti scoprire casualmente durante le tue numeroseavventure subacquee.Attenzione però, non ti aspettare una reazione daparte degli “addetti ai lavori” in base alla bellezza oal grado di conservazione del reperto che hai segna-lato, capita di sentire: "Bambini ne ho visti tanti mabello e intelligente come il nostro non ce n'è, pensache......" E' una frase tipica dei nonni o degli zii cheperò può essere ascoltata spesso in ambito nonfamiliare, sostituendo a bambini il nome di una qua-lunque cosa vecchia o antica, trovata da un subac-queo, quando il subacqueo stesso la descrive. Infatti, secondo lo scopritore, generalmente la cosache egli ha trovato deve esserenecessariamente la più importante ela più bella del mondo.Questo mette in evidenza il fatto chespesso il giudizio personale è piùvicino alla Storia dell'Arte cheall'Archeo-logia e tende a privile-giare il "bello" a scapito del "menobello" e che quindi ci si aspetta dalleSoprinten-denze Archeologiche unareazione di interesse proporzionaleal valore che viene attribuito alreperto dallo scopritore, in realtà lareazione degli scienziati sarà inveceproporzionata al valore storico escientifico della segnalazione.Potresti vedere “snobbato” un reper-to che giudichi bellissimo e impor-tantissimo e vere e proprie reazionidi giubilo di fronte ad un frammen-to piuttosto mal ridotto di un particolare tipo diceramica che implica nuove letture o rafforza le teo-rie già in atto per un particolare luogo.Ricorda che per l'archeologo l'importante èinquadrare bene un oggetto in un contestostorico, indipendentemente dalla sua bellezza ointerezza. In sintesi il nostro dovere di cittadini ci obbliga asegnalare ogni rinvenimento, anche dubbio, ma nonci autorizza ad insistere eccessivamente se ciò cheabbiamo rinvenuto non è immediatamente recupe-rato e messo in museo. Molte cose stanno bene dove sono, in fondo almare, magari sotto la coltre di sabbia o fango che leha custodite per molto tempo. In fondo se ci sonostate per millenni possono aspettare ancora un po' e

1Frammentidi uno scafodall’aspettoapparente-mente insi-gnificante,spesso forni-scono infor-mazionidecisive

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questa eventualità può essere giudicata solo dagliarcheologi.Tra l’altro, come abbiamo detto, sono sempre di piùi subacquei che rispettano l’ambiente e che visitan-do un sito, reso noto dalle autorità competenti, pos-sono contribuire al monitoraggio ed alla protezionedel sito stesso.

Archeologo, operatore e istruttoreIn questo testo e quando ti ritroverai a frequentarel’ambiente dell’archeologia subacquea leggerai osentirai parlare di archeologi, operatori subacquei eistruttori, nelle righe che seguono potrai farti un’ideaper ognuna di queste categorie.

L'archeologo subacqueo è un pro-fesionista che si laurea in uno deicorsi previsti: lettere, conservazionedei beni culturali e ambientali (nonesiste in Italia la laurea in archeolo-gia), consegue il diploma di uncorso postuniversitario di specializ-zazione o perfezionamento inArcheologia e Storia dell'Arte Antica. Se vuole fare il subacqueo deveanche costruirsi una preparazione ditipo professionale, con i relativi atte-stati (diversi dai brevetti rilasciati perle attività ricreative).Normalmente chi sceglie la profes-sione dell’archeologo subacqueo èmolto appassionato della materia,oppure è molto ricco e cerca solouna occupazione che dia prestigio.

L'operatore subacqueo, deve esse-re un sommozzatore (con i brevettiprofessionali, quelli che servono perfare i lavori subacquei) che sappiaaggiungere alla propria professiona-lità una preparazione specifica e ladelicatezza necessaria per operaresu un sito archeologico.

Oggi stanno nascendo nuove figure professionaliquali gli accompagnatori turistici subacquei, previstiper quando ci saranno i parchi e gli itinerari subac-quei, ed è ovvio che il loro bagaglio culturale debbanecessariamente comprendere un corretto approc-cio anche con i beni storici sommersi. Per questo ESA suggerisce ai candidati (o ai neo-

Archeologosubacqueodurante ilbriefingpre-immer-sione

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brevettati) ESA Diveleader di frequentare questocorso e di acquisire esperienza in questo settore.

L'Istruttore di Specialità sarà il primo interlocuto-re di chi si avvicina all'archeologia subacquea daturista. Non sempre è un operatore qualificato macertamente è un subacqueo professionista con unbagaglio teorico pratico specifico e non indifferente,la persona ideale quindi cui rivolgersi edappoggiarsi con fiducia nelle prime esperienze.Sarà il tuo istruttore infatti che ti trasmetterà le tec-niche più adatte, non tanto per interpretare glioggetti rinvenuti, ma per evitare danni, raccogliere idati più significativi e soprattutto per saper condur-re sul punto gli “addettiai lavori”. Speriamo sia evidenteperchè in queste paginenon vengono ripetuteaccuratamente le descri-zioni delle tecniche dirilievo e delle attrezzatu-re da scavo: non lo rite-niamo necessario princi-palmente in quanto chipotrà partecipare adun cantiere archeolo-gico subacqueo vero,avrà tutte le informazioninecessarie e sufficientidai tecnici specializzatinei diversi campi, che loaffiancheranno e loseguiranno per tuttal’esperienza. Oltretutto oggi si assiste ad una continua muta-zione delle tecniche d’intervento, dovuta sia alleesperienze via via effettuate ed alle nuove tecnolo-gie subacquee, sia alle diversità che spesso contrad-distinguono i siti subacquei da indagare.Basta pensare ai passi da gigante che si sono fatti inpoco tempo in merito a tecniche d’immersione,apparecchiature fotografiche e per la videoripresa,sistemi di rilevamento, computer, ecc. E’ già disponibile una buona scelta di pubblicazionispecifiche, non perdiamo quindi di vista il valore el’importanza che vogliamo attribuire ai subac-quei, come inestimabile fonte di informazionee di “perlustrazione” dei fondali sommersi e per ilruolo di sensibilizzazione che possono svolgere nei

1L’Istruttoredi specialitàcommental’immersio-ne con ipartecipanti

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confronti delle persone che frequentano gli spaziacquei. E’ proprio da questo punto di partenza chefacilmente ti capiterà l’occasione di partecipare eassistere a vere operazioni di scavo, studio o recu-pero, al fianco dei professionisti del settore (gliarcheologi).

VolontariatoIn alcuni casi il volontariato è alla base del funzio-namento delle attività stesse e dà risultati egregicome ad esempio nella gestione delle PubblicheAssistenze. In altre attività non produce molto e avolte può creare disagio come nel volontariatoantincendio dove può capitare che i volontari, inalcuni casi non adeguatamente preparati, arrivano acomplicare il lavoro dei Vigili del Fuoco, mettendo-si a volte in condizioni di rischio che coinvolgonoanche i professionisti. Per quanto riguarda l'archeologia ed in particolarequella Subacquea, pur con le rare eccezioni, ilvolontariato può essere “pernicioso".Operatori che spesso non recepivano compen-so alcuno, i volontari, sono stati un grande sup-porto per l'Archeologia Subacquea sin dagliinizi e solo molto tempo dopo ha iniziato ad affer-marsi un professionismo che ancora oggi non è bendefinito.Ancora negli anni '70 si diceva che l'ArcheologiaSubacquea fosse uno sport al servizio della scienzae purtroppo era vero: gli archeologi “idrofughi” siavvalevano di chiunque fosse in grado di immerger-si purché si potesse permettere di non essere retri-buito. Questo ha portato a situazioni strane, compli-cate e sovente lontane dalla scientificità.Ciò che spinge i sub alla partecipazione in campoarcheologico è talvolta una sana curiosità congiuntaad una encomiabile passione per la Storia, più spes-so è la sola voglia di toccare con mano qualcosa di“antico”, più raramente (ma non troppo) è la spe-ranza di potersi appropriare (illegalmente) di unricordino.

SviluppiIl vero problema è quello dei ruoli: di solito ilvolontario vuol fare l'archeologo, solo raramente siaccontenta di mansioni subalterne. Altre volte l'ar-cheologo pretende presuntuosamente di coordina-re lavori manuali che non sa fare e inevitabilmen-te nascono gli attriti.L'associazionismo spontaneo per l'archeologia

Minitest1) Le fonti iconografiche:a) sono sempre moltoattendibilib) possono essere pocoattendibilic) sono il principale stru-mento di lavoro per gliarcheologi

2) Per “operatore subac-queo” si intende:a) un brevettato ESA OpenWater Diverb) un Istruttore subac-queo di specialitàc) una persona in possessodei brevetti professionaliper i lavori subacquei

3) Il corso ESA ArcheologyDiver prevede:a) l’insegnamento teoricodi tutte le tecniche di scavob) l’insegnamento dell’ap-proccio corretto nei con-fronti di un sito archeolo-gico sommerso c) l’insegnamento praticodelle tecniche di costruzio-ne di almeno tre diversitipi di sorbone

Risposte: 1b – 2c – 3b

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è sempre più organizzato e preme per partecipa-re agli scavi (o farli addirittura da se), d'altra parte ilnascente professionismo spinge gli archeologi piùaccreditati e ormai ben inseriti nei meccanismi retri-butivi a rifiutare collaborazioni che aumentano lamole di lavoro e il risultato è che si discute tanto esi fa poco per chiarire le varie posizioni; nel frat-tempo si continua ad andare avanti come quaran-t'anni fa.Ora, almeno in teoria, le cose dovrebbero andaremeglio perché molto si parla sulla validità dell'im-piego dei volontari, ma i risultati delle discussioninon sempre sono chiari e sovente sono in netta anti-tesi gli uni con gli altri, anche se raggiunti a brevedistanza di tempo e dalle stesse persone.L'Archeologia Subacquea produceuna grande quantità di dati che, peressere elaborati sino al risultato finale,necessitano di attrezzature non sem-pre disponibili e di molto tempo. La conseguenza è una disparità tra itempi dell'intervento subacqueo equelli dell'elaborazione dei dati rac-colti, con rapporti spesso altissimi, adesempio in una campagna di soli 15giorni di scavo sono stati raccolti ele-menti il cui studio ha richiesto dueanni. La conseguenza è che, per evitaresovraccarichi nei vari istituti e labora-tori, le operazioni subacquee deb-bono essere poche e brevi, questoanche per gli alti costi di gestione;ciò significa che non c'è lavoro suffi-ciente per il tempo pieno di molti ope-ratori sub e quindi o si ricorre sempreagli stessi (ma le date dei lavori siaccavallano sovente nella bella stagio-ne) o si ricorre a lavoratori part-time. Il volontariato dovrebbe interessarsiprincipalmente alla preparazione dilavoratori part-time piuttosto che,come accade troppo spesso oggi, proporsi comesostituto del professionismo, a solo vantaggio deipruriti intellettuali (o peggio) di molti archeomani.

PropostaChi ha vero interesse per l'archeologia e impara unacerta professionalità, ma non può dedicarvi tutto ilproprio tempo, può certamente essere impiegato

Un archeo-logo recu-pera un’an-cora di pie-tra conl’aiuto diunIstruttore diSpecialità

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per brevi interventi ma deve essere retribuito, nonfosse altro che per impedire le difficoltà di gestioneche derivano dal "tanto non mi pagano". Si può quindi sostenere che il volontariato debbaesistere ed essere agevolato in tutti i modi ma ancheche debba essere solo un periodo, non tanto breve,che introduca al lavoro part-time; chi invece ha desi-deri meno ambiziosi, deve adattarsi ad essere unturista che osserva e lavora sotto sorveglianza diprofessionisti.Da pochissimo si sta sperimentando un nuovoturismo archeologico subacqueo con ottimirisultati. Decine di sub mediamente preparati, chehanno voluto vivere l'esperienza di un cantiere di

lavoro vero, sono stati inseriti speri-mentalmente come operatori in scavidi siti a rischio coordinati dalleSoprintendenze e condotti da profes-sionisti. I risultati sono sempre statieccellenti da tutti i punti di vista ed inparticolare da quello scientifico.

ArcheoturismoBeni archeologici sommersi: prote-zione e fruizione in situ.L’Italia è un paese sul cui territorio laquantità di beni archeologici sommer-si è immensa, e ciò è certamente gra-tificante, ma molto impegnativo inquanto implica il dovere di conser-varli nel miglior modo attuabile edi utilizzarli correttamente nonsolo per la primaria necessità diricostruire la Storia ma anche per

rendere tutti partecipi di questa grande ric-chezza. L'idea della conservazione di reperti archeologici insitu, che possano anche essere visibili al pubblicocome in un museo subacqueo, è certamente affasci-nante e può anche essere realizzata ma è opportu-no considerare che vi è la possibilità di errori cheimplicano rischi non piccoli a livello di scientificità.Bisogna distinguere tra museo e parco archeologico:il museo è l'esposizione di una raccolta di oggettiavulsi ormai dal loro contesto e non ha ragionerimetterli sott'acqua perché si formerebbe una strut-tura pubblica inagibile per chi sott'acqua non va.Il parco archeologico invece, che almeno in teoria ètemporaneo, è costituito da evidenze in situ sucui ancora non si è intervenuto completamente

Un turistasubacqueocollaboracon un’ar-cheologo allavoro disorbonaturasu un relittoromano

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ed ha senso in quanto lo scopo primario è laprotezione del sito che deriva automaticamentedall'alta frequentazione. Ma proprio in questonuovissimo settore, nel quale solo da poco si è ini-ziato a programmare, sono stati commessi errorigravi.Il turismo subacqueo è in grande espansione e chie-de nuove esperienze che l'Archeologia Subacqueapuò facilmente dare, ma gestire giustamente le ini-ziative esclusivamente a favore dei siti, come èovvio debba essere, non sempre è facile e quantomeno, come purtroppo è già accaduto, non accetta-to universalmente. Alla ritrosia di alcuni di permettere al turista di visi-tare siti intatti o in corso di intervento si oppone lamentalità “disneyana” dialtri che sono portati adoffrire il "magnifico", dis-torcendo una realtà chedi per se è più che suffi-ciente ad appagareanche il visitatore piùesigente. In realtà, inve-ce, dovrebbe esserepiuttosto facile asso-ciare i desideri delturista, la protezionedei siti e l'eventualeintervento correttosugli stessi.

Parchi e itinerariGià nell' 82 in Australia èstata concepita l'idea di lasciare sul fondo, eviden-ziati, resti di affondamenti per consentire le visitedei turisti sub. Certo in quel caso non sussistevano gravi problemidi tutela, trattandosi dei resti dell'affondamento diuna nave a vapore, era ovvio che nessuno, neppu-re il cleptomane sub più depravato, si sarebbesognato di mettervi mano, ma l'idea era moltobuona. Anni dopo, nel 1989, pur non essendo anco-ra a conoscenza dell'esperienza Australiana, si è ten-tato un qualcosa di simile nel Mediterraneo, adUstica, in una zona di ancoraggio.Nelle propaggini di Punta Gavazzi a Ustica (PA),erano stati rinvenuti ceppi di piombo per anco-re di legno e concrezioni di ancore di ferro dietà classica e medievale.Invece di procedere al normale ed inutile recupero,

Schema delpercorso ori-ginario del-l’itinerarioarcheologicodi PuntaGavazzi, adUstica

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gli oggetti identificati non sono stati manomessi, masono stati evidenziati in superficie con boe, collega-ti tra loro con fili di Arianna, brevemente descritti sutabelle subacquee espositive poste a lato. Si è cosìcreato un vero itinerario che, pur essendo rivoltosolo ai subacquei, rivestiva un ruolo importante inquanto permetteva l’osservazione di materialiancora in situ e in attesa di intervento ed il fattodi renderli visibili nel frattempo ne facilitava laprotezione e generava una buona attrazioneturistica. Purtroppo pochi anni dopo, per motivi non facil-mente intuibili, l'itinerario è stato "arricchito" conoggetti provenienti da altri siti, disattendendo l'ideabase e facendo un falso archeologico grave: quando

nel futuro si deciderà di intervenirescientificamente ci si troverà di frontead un sito inquinato.Prima che l'esperimento di Ustica fal-lisse, l'idea fu raccolta, travisata emessa in pratica a Cesarea- Israele,dove materiali prelevati dai depositidei musei archeologici sono stati messi"in mostra" sul fondo del mare secon-do un "itinerario" da seguire, ad esclu-siva fruizione dei subacquei. Questomodo di operare può essere conside-rato ancora più grave di quanto acca-duto ad Ustica.Fortunatamente qualcuno è riusci-to a capire correttamente il funzio-namento e l'utilità degli itinerari enel 1993 a Salema (Portogallo), gliarcheologi hanno deciso di non recu-

perare i materiali molto dispersi del relitto dellanave francese Ocean, affondata nel 1759, ma di faredel sito un itinerario turistico che ancora è visitabilenelle sua integrità.Quindi per ora su tre tentativi di organizzare un itine-rario archeologico subacqueo due sono falliti, ma nonmancano i presupposti per un futuro migliore in cuigli errori suesposti non vengano ripetuti. Anche altre possibilità di associare turismo earcheologia sub sono attualmente valutate: unesempio è dato da un progetto molto ambizioso cheè stato varato ad Amsterdam in Olanda.Nel 1749 l'Amsterdam, una nave dellaCompagnia delle Indie, ha fatto naufragio pocodopo la partenza dal porto omonimo ed è affon-data su una spiaggia inglese, inghiottita quasi com-

Il mosaicoche puòessere osser-vato lungouno degliitinerarisubacqueidel ParcoSommersodi Baia

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La piantadi una villasommersadi Baiaindica ilpercorsosubacqueo

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pletamente dai sedimenti molli in pochissima pro-fondità. Dopo alcuni interventi subacquei fortemen-te penalizzati dalle condizioni atmosferiche e di gia-citura, si è pensata una soluzione molto impegnati-va ma non irrealizzabile: scavare con mezzi mecca-nici appropriati una trincea a una certa distanza,tutto attorno al relitto, "inscatolare" il relitto e ilparallelepipedo di sedimento che lo avvolge, ren-derlo galleggiante e trasportarlo in un bacino inOlanda. A questo punto si potrà procedere al veroscavo archeologico subacqueo in una specie dipiscina in cui il pubblico avrà la possibilità diosservare le varie fasi di lavoro.Se pure non ancora perfettamente messo a punto, ilprogetto della Soprintendenza Archeologica dellaToscana inizialmente previsto per ilcarico di anfore dell'Isola di Pianosa,poi realizzato sul relitto di GiglioPorto, è un’eccezionale forma diprotezione e contemporaneafruizione pubblica di bene som-merso. Sono state impostate su unrelitto telecamere fisse che trasmet-tono via cavo l'immagine a monitorsposti nei locali delle competentiautorità preposte alla tutela e trami-te un ponte radio le immagini pos-sono essere ricevute ovunque e inparticolare da istituti di ricerca escuole in qualunque momento. Recentissima è l’istituzione dei dueParchi Sommersi di Baia e Gaiola,nella baia di Pozzuoli inCampania, dove è possibile segui-re itinerari tra antiche villeromane sommerse ed osservaresplendidi mosaici “in situ”.Altre possibilità di fruizione pubbli-ca dei reperti subacquei in situ o incorso di intervento possono esseresolo piccole alternative ai museivicinissimi ai siti archeologici(Roskilde) cui siano associate strutture subacquee(tipo Eilat e Florida).

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LegislazioneRitrovamenti archeologici subacquei:cosa (non) fare?Si forniscono qui di seguito le principali informazio-ni necessarie al subacqueo nel caso si trovi, duran-te un’immersione, di fronte ad oggetti - molto gran-di come una nave o addirittura un monumento (nelgolfo di Napoli sono sommersi edifici con colonne!)o anche molto piccoli come frammenti di ceramica- di interesse archeologico o storico, affinchè egliconosca i suoi doveri e diritti e le norme di corret-to comportamento, come indicati dal Decreto

Legislativo n. 42 del 22-01-2004, ossia il Codicedei beni culturali e del paesaggio.

Benché si faccia riferimento allaLegge Italiana, in vigore al momentodella realizzazione del presentemanuale, il comportamento sugge-rito è da ritenersi valido in ogniluogo. In ogni caso è semprebene documentarsi adeguatamen-te sulle leggi vigenti nel luogo incui ci si immerge.

Cosa è d’interesse archeo-logico?Chiariamo innanzitutto l’oggetto

della legge: quali sono gli oggetti aiquali la norma si applica?

Gli art. 10 e 11 li indicano con suffi-ciente chiarezza (si riporta qui solo laparte degli articoli riguardanti le coseche possono essere avvistate sott’ac-qua):

Art. 10 (stralcio)Sono beni culturali:

a) le cose immobili e mobili che presenta-no interesse artistico, storico, archeologico, o

etnoantropologico;b) le cose immobili che, a causa del loro riferimen-to con la storia politica, militare, della letteratura,dell’arte e della cultura in genere, rivestono un inte-resse particolarmente importante;c) le cose che interessano la paleontologia, la prei-storia e le primitive civiltà;d) le cose di interesse numismatico (le monete);e) le navi aventi interesse artistico, storico e antro-pologico.

Un repertocome que-sto è facileintuire chesia sottopo-sto a tutela

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Art 11 (stralcio)Sono beni culturali:a) gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, leiscrizioni, i tabernacoli e gli altri ornamenti di edifi-ci, esposti o non alla pubblica vista;b) i mezzi di trasporto aventi più di settantacinqueanni;c) i beni e gli strumenti di interesse per la storiadella scienza e della tecnica aventi più di 50 anni.Ricadono dunque sotto la stessa norma anche ifossili, esattamente come una statua o un’anfora.Circa l’arco cronologico entro il quale un oggetto èancora da considerare di interesse archeologico ostorico, si evince dagli articoli citati che, nella buonasostanza, per i relitti, in quanto “mezzi di tra-sporto” il limite è di 75 dall’anno in corso, men-tre per gli altri oggetti è di soli 50 anni!Naturalmente, si può essere bravi subacquei macompletamente digiuni di nozioni, anche elementa-ri, di storia o archeologia (anche se per un subac-queo italiano ciò è ben difficile), e quindi si puòavere il dubbio se un certo oggetto ricada o no sottola tutela della legge: nel dubbio sarà bene compor-tarsi come se lo fosse e quindi agire come segue.

Come comportarsi?

Art. 901) Chiunque scopra fortuitamente beni mobili oimmobili indicati negli articoli 10 e 11 ne fa denun-cia entro 24 ore al Soprintendente o al Sindaco,ovvero all’autorità di Pubblica Sicurezza e prov-vede alla conservazione temporanea di essi,lasciandoli nelle condizioni e nel luogo in cuisono stati rinvenuti.2) Ove si tratti di beni mobili dei quali non si possaaltrimenti assicurare la custodia, lo scopritore hafacoltà di rimuoverli per meglio garantirne la sicu-rezza e la conservazione sino alla visita dell’autoritàcompetente e , ove occorra, di chiedere l’ausiliodella forza pubblica.3) Agli obblighi di conservazione e custodia previstinei commi 1 e 2 è soggetto ogni detentore dei beniscoperti fortuitamente.4) Le eventuali spese sostenute per la custodia erimozione sono rimborsate dal Ministero.

Art. 91I beni indicati nell’art.2 (della legge), da chiunquee in qualunque modo ritrovati nel sottosuolo o

1Anche que-sti fram-menti dianforeincastratitra gli sco-gli sono sot-toposti atutela

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sui fondali marini, appartengono alloStato………ecc.

Prima di spiegare e commentare va chiarito che:1) per “Soprintendente” si intende laSoprintendenza Archeologica che ha compe-tenza sul territorio nel quale avviene il rinve-nimento. Lungo le coste italiane, i fondali marinialle profondità raggiungibili con autorespiratorisono territorio nazionale. In genere leSoprintendenze Archeologiche sono rubricate neglielenchi telefonici sotto “Soprintendenza (oSovrintendenza) Archeologica” o “ai beni archeolo-gici” o “alle antichità” e di solito hanno sede neicapoluoghi di regione. 2) La “denuncia” è una informazione scritta o anchetelefonica/fax/e-mail (lasciando recapito). Il termi-ne di 24 ore si può intendere prorogabile in un“appena ragionevolmente possibile”3) Le “autorità di Pubblica Sicurezza” e “forza pub-blica”sono le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Guardiadi Finanza, Polizia, Vigili Urbani) e per i fondalianche, e soprattutto, la Capitaneria di Porto.4) L’ unica “autorità (scientificamente) compe-tente” è la Soprintendenza Archeologica5) La norma è valida, come per tutte le leggi delloStato, nei confronti di chiunque, come ricorda lostesso art. 90, e quindi anche – e si direbbe soprat-tutto – nei confronti delle Forze dell’Ordine chedunque, in caso di rinvenimenti, devono compor-tarsi come la legge richiede a tutti gli altri cittadini.

Perché comportarsi così?L’obbligo di lasciare le cose rinvenute (e quindisarebbe meglio dire “avvistate”) nel luogo e condi-zioni originari, cioè senza toccare nulla (non è vie-tato invece fare foto, disegni ecc), discende dallaprecisa e concreta esigenza di non perdere datiscientifici anche importanti.Infatti, per fare solo esempi subacquei, se un’anco-ra viene spostata - anche di poco ! - non si può piùcapire se è stata perduta in un momento di diffcol-tà della nave o viceversa se svolgeva la sua funzio-ne di aggancio al fondale (nella cosiddetta “posizio-ne di lavoro”). Un gruppo di frammenti d’anforapossono essere sparsi su di una linea continua eindicare la direzione che la nave seguiva mentre liperdeva, magari prima di affondare: si potrebbe cosìavere una direzione di ricerca per individuare l’e-ventuale relitto! Se, al contrario, l’archeologo li vede

Un repertodi legnocome que-sta sassola,se raccoltoe conserva-to senza lenecessariecautele eapparec-chiature èdestinato adeteriorarsiin modoirreparabile

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…..riuniti in un sacchetto, o in bella vista magari sultavolo di una amena casa in riva al mare…..ha per-duto questa preziosa opportunità.Un illustre studioso italiano recentemente haparagonato il lavoro dell’archeologo sul campoad una operazione chirurgica, mentre è ancorapiù vecchio il parallelo con l’attività del detective,che da pochi indizi frammentari deve risalire a ciòche è accaduto. Mentre è ormai acquisito che sareteproprio voi stessi a rifiutarvi di mettere le mani suun ferito prima dell’arrivo del medico, o di alterarela scena di un delitto (come ci hanno insegnato tuttii film polizieschi), tutt’ora in spot pubblicitari, e pur-troppo anche in trasmissioni televisive di divulga-zione “scientifica” (?), si vedono appassionati, mili-tari di forze dell’ordine ecc, venire su dall’acquaporgendo “trionfanti” il trofeo di turno: trionfo perlo spettacolo ma non per la scienza.E’ pur vero che la norma dà facoltà al rinvenitore diprelevare il materiale se esso corre pericolo di spa-rizione; ciò però andrà poi giustificato in modoconvincente, perchè la semplice e troppo diffusaargomentazione : “come l’ho visto io, possonovederlo altri meno sensibili e trafugarlo” non è quasimai sufficiente. Infatti, di solito quei reperti (repertie non “referti”, come spesso si dice: i referti sonosolo quelli medici) sono in luce da 500, 1000, 2000anni e da almeno qualche decennio (da quandocioè si usano gli autorespiratori) raggiungibili daparte di molti - e magari già visti da molti e addi-rittura già noti persino alla Soprintendenza! – eppu-re…stanno ancora lì. E poi, se si avverte laSoprintendenza o chi di dovere entro le 24 ore comedice la legge, sarà ben difficile che proprio inquelle 24 ore possa accadere l’irreparabile,dopodichè ogni responsabilità sarà automaticanteacquisita da chi ha ricevuto la segnalazione.

Premio di rinvenimentoA questo proposito va chiarito un altro aspetto fon-damentale: la segnalazione dà diritto ad un pre-mio in denaro (di cui parleremo tra breve), manon alla rendicontazione di decisoni, interventi ecc.In altre parole, ciò che la Soprintendenza effettuasul materiale e sul sito segnalato (dalla celerità delsopraluogo al recupero, da uno scavo ad una deci-sione di ricoprire senza scavare ecc) non è materiadi trattativa né di obbligo di informazione al segna-latore dei reperti. Anche in questo caso, il para-gone col medico o col detective è illuminante:

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Minitest1) I beni culturali chegiaciono sui fondalimarini appartengono:a. allo statob. al rinvenitorec. a nessuno

2) I fossili: a. ricadono sotto la stessanormativa prevista per leanfore antiche b. possono essere raccoltiliberamente da chiunque c. Sia a sia b

3) Vero o Falso. Lo sco-pritore di un repertoarcheologic non devetoccarlo ma avvertire leautorità entro le 24 ore.

Risposte: 1a – 2a – 3 Vero

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se accompagnate qualcuno al pronto soccorso, nontroverete scandaloso che i medici non vi consultinocirca la terapia o i tempi di intervento sul malato(possono esserci pazienti in condizioni più gravi,essere inattiva una TAC in assenza della quale inter-venire sarebbe più dannoso ecc) e se segnalate ilritrovamento di armi o droghe non vi meravigliere-te di certo se non sarete tenuti informati o coinvoltinel seguito dell’ indagine.Molto spesso invece chi segnala un sito di interessearcheologico se ne sente quasi “comproprietario”,con tutti i conseguenti equivoci. E’ peraltro ovvioche una elementare norma di cortesia vuoleche non si negheranno, nel concreto, notizie e

ragguagli al rinveni-tore sul destino diquanto da lui segnala-to, ma si tratta appun-to di cortesia e non diun atto dovuto.

Diverso il diritto alpremio di rinveni-mento, in quantol’art. 92 della legge giàcitata recita:1) Il Ministero corri-sponde un premionon superiore al quar-to del valore dellecose ritrovate:a) al proprietario del-l’immobile dove èavvenuto il ritrova-mento;b) allo scopritore che

ha ottemperato agli obblighi dell’articolo 90.2) Qualora il proprietario dell’immobile sia scopri-tore del bene, ha diritto ad un premio non superio-re alla metà del valore delle cose ritrovate.3) Nessun premio spetta allo scopritore che si siaintrodotto e abbia ricercato nel fondo altrui senza ilconsenso del proprietario o del possessore.4) Il premio può essere corrisposto in denaro omediante il rilascio di parte delle cose ritrovate.Anche in questo caso è necessario un commento.a)“Non superiore al quarto” indica solo il tetto mas-simo, ma una prassi ormai ben consolidata vuoleche si corrisponda l’intero quarto.b) Le indicazioni circa il proprietario del ter-

Il ritrovamen-to e la segna-lazione di unreperto, comequesti lingottidi piombomarchiati,può consenti-re di ottenereun consisten-te premio dirinvenimento

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reno e la concessione non sono in gioco nelcaso dei fondali marini, in quanto pubblicodemanio.c) Si sottolinea che il premio viene corrisposto solose lo scopritore si è correttamente comportatosecondo il dettato dell’art. 90. Per tale motivo l’ur-genza della eventuale rimozione dei reperti dal fon-dale andrà ben motivata; in caso contrariopotrebbe essere motivo di negazione del pre-mio.d) E’ prassi ben consolidata pagare in denaro e nonin “natura”, per così dire, cioè con la consegna diparte degli oggetti rinvenuti.e) Anche se non esplicitato nel testo dell’art. 92, lenorme generali del diritto amministrativo dico-no che l’avente diritto al premio devefarne formale richiesta. Si potrebbeaggiungere “se del caso”, nel senso chenon sempre il valore degli oggetti (comea torto si crede) sarà tale da valere lapena di accendere la pratica amministra-tiva; per frammenti di ceramica – ancor-chè numerosi - per esempio, la valuta-zione complessiva non supererà pochedecine di migliaia di lire. Saranno gliarcheologi della Soprintendenza stes-sa a consigliarvi con equanimità.

Se in passato ho sbagliato senzasaperlo?Una ultima osservazione è importante:poiché l’art. 91 qualifica come beni delloStato gli oggetti di interesse strorico earcheologico, chi se ne impossessa com-mette furto ai danni del medesimo, cioèun reato di rilevanza penale, punito conammende in denaro e detenzione.Spesso si ritiene che, non essendo leleggi retroattive, è sufficiente dimo-strare che gli oggetti dei quali si vienesorpresi in possesso siano proprietàdi famiglia da prima del 1939 per sfuggire alle san-zioni. “Da prima del 1939” perché si ritiene, appun-to a torto, che la prima legge italiana sulla materiasia del 1939: sbagliato! E’ del 1909, e dimostrare(poiché l’onere della prova è a carico del detentore)che la famiglia possedeva i beni da prima del 1909è piuttosto difficile e si rischia così di passare dadetentori a….detenuti.

1Lo sposta-mente di unreperto puòessere effet-tuato soloda unarcheologoqualificato

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Nel caso in cui, leggendo queste pagine, vi ren-diate conto di avere a casa qualcosa di interessearcheologico e vogliate “mettervi in regola”,sarà sufficiente scrivere una semplice lettera allaSoprintendenza Archeologica della vostra regione oprovincia dandone informazione, specificando cheora dubitate si tratti di qualcosa di antico e metten-do l’oggetto a disposizione per un esame.E se, a seguito della visita di un archeologo, il reper-to sarà giudicato tale da essere trasferito anche soloin un deposito non aperto al pubblico….. fateveneuna ragione: esso sarà a disposizione prima opoi della scienza, entrerà nel circuito della cono-scenza del mondo antico (un’anfora trasportava uncontenuto X, prodotto in un’epoca Y in un’area geo-grafica Z, viaggiò per mare arrivando sulla costa Wecc), cosa che a casa vostra non sarebbe accaduta. E se si tratta di un oggetto piuttosto comune, chenon apporta alcuna novità scientifica, l’osservazione“Ma allora…. meglio nel mio salotto che in unmagazzino buio e polveroso” potrà magari esserecondivisa dal funzionario di turno, che peròrisponde del proprio operato alla Magistraturae, poiché la legge vigente individua l’oggettocome proprietà dello Stato, non può certolasciarlo presso di voi.

Poche regole necessarie e sufficientiPer riassumere, quindi, ciò che dovete fare se aveteanche solo il dubbio che un qualcosa da voi avvi-stato sia di interesse archeologico o storico, bastaattenersi a queste semplicissime regole:1) Non toccare nulla.2) Informare la Soprintendenza di zona (v. elencotelefonico del capoluogo di Regione) o le Forzedell’Ordine entro le 24 ore o comunque appenaragionevolmente possibile, anche per telefono, fax,e-mail.3) Qualora sia il caso si può richiedere un premiodi rinvenimento.4) Qualora abbiate inconsapevolmente già violato lalegge, basterà informare la Soprintendenza di zonache avete a casa un oggetto che ora dubitate esseredi interesse archeologico.

Naturalmente, e come si è visto dal testo stesso,la legge non fa alcuna differenza tra fondali eterraferma; era giocoforza qui fare esempi e limi-tare il discorso alla casistica dei ritrovamenti subac-quei, ma le norme suddette valgono dovunque.

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Saprete così cosa fare anche qualora, durante lavostra ora di trekking sulla collina, scorgiate…….E infine ricordate: le anfore erano contenitori a per-dere, utili ora allo studioso, ma in fin dei conti spes-so nemmeno bellissime da vedere, e addirittura insalotto….. Possono avere il fascino dell’antico mauna pietra qualsiasi è molto più antica. Epoi…cosa direste se tra 2000 anni qualcuno espo-nesse in bella vista a casa propria una…busta di pla-stica?

Complimenti!Con la lettura di questo capitolo hai assimila-to un buon numero di informazioni impor-tanti che ti ritorneranno particolarmente utilidurante la fase pratica di questo corso, durantele immersioni in acque libere e dopo il consegui-mento del tuo brevetto, quando potrai applicaregli insegnamenti secondo una filosofia volta allaprotezione dell’ambiente edalla fruizione delle ric-chezze culturali daparte del maggiornumero di persone.Abbiamo visto cos’è ecome nata l’archeologia subac-quea, hai le idee più chiare inmerito allo scopo ed alla filosofiadel programma e sai distingueretra loro l’archeologo, l’operatoresubacqueo e l’istruttore. Ora saicosa fare nella fortunata ipotesi incui ti capiti di scoprire un sito o unreperto archeologico, nel rispetto dellenormative vigenti.Nel prossimo capitolo potrai apprendere altreinformazioni importanti sul ruolo che potrai svolgere,sule tecniche utili per segnalare adeguatamente unreperto e sulle iniziative che possono essere intraprese.

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Cosa hai imparato?Lo scopo di questo esercizio è quello di ripassare leinformazioni più importanti della relativa UnitàTeorica, innanzitutto per migliorare la tua forma-zione, ma anche per arrivare più preparato al pros-simo appuntamento con il tuo Istruttore. Rispondialle domande scegliendo la risposta esatta tra quelleindicate, specificando se l’informazione è vera ofalsa oppure scrivendo la risposta nell’apposito spa-zio. Consegna al tuo Istruttore questa scheda, se tro-verà delle imprecisioni ti darà le spiegazioni neces-sarie. Buon lavoro!

1) Le tre principali categorie di documenti utili alla ricercaarcheologica sono:

a. testi, iconografie, oggetti restituiti dall’archeologiab. i racconti tramandati verbalmente fino ai nostri giorni c. a) e b) sono esatte

2) Sott’acqua i materiali organici, sepolti sotto fangoe sabbia, si conservano meglio principalmente per-ché:

a. é difficile individuarlib. si trovano in ambiente umido, a temperatura costante, in assenza di luce e con poco ossigenoc. a) e b) sono esatte

3) L’archeologia subacquea è nata:a. molto tempo prima dell’invenzione del-l’autorespiratore ad aria (ARA)b. dopo l’invenzione dell’autorespiratore adaria (ARA)c. già in epoca preistorica

4) Vero o Falso. La regola più importante per la sal-vaguardia di un reperto o di un sito archeologicoprevede di: “non toccare nulla e assolutamente nonrimuovere alcun oggetto dal sito in cui si trova”

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5) Vero o Falso. L’importanza di un reperto archeo-logico è dovuta esclusivamente alla sua bellezza edallo stato di conservazione.

6) Molto probabilmente il primo interlocutore di chi si avvicina all’archeologia subacquea come turista è:

a. l’operatore subacqueo b. l’archeologo subacqueoc. l’istruttore di specialità

7) Vero o Falso. Sin dall’inizio, i volontari sono statiun grande supporto per l’archeologia subacquea.

8) Vero o Falso. L' Archeologia Subacquea produceuna grande quantità di dati che, per essere elabora-ti sino al risultato finale, richiedono solo pochi inter-venti ed un periodo di tempo piuttosto breve.

9) Le ancore rinvenute nelle propaggini di PuntaGavazzi (Ustica-PA) sono state

a. recuperateb. fotografate e recuperatec. unite tra loro da sagole guida per formareil primo itinerario archeologico subacqueodel Mediterraneo.

10) Di fronte alla scoperta di un oggetto, nel dub-bio che si tratti di un reperto archeologicooppure no sarà bene:a. comportarsi come se lo fosseb. recuperarlo frettolosamente c. a) e b) sono esatte

Dichiaro di aver rivisto tutte le risposte conl’Istruttore ESA e di aver compreso la spiegazione diquelle da me sbagliate.

Firma_________________________data__________

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Capitolo Due Cosa imparerai In questo capitolo potrai scoprire informazioni impor-tanti in merito alle diverse categorie di oggetti archeo-logici più probabilmente rinvenibili in immersione:ancore, anfore e ceramiche. Troverai interessante leg-gere la descrizione delle tecniche di costruzione nava-le e dei particolari che possono aiutare a capire se unframmento di imbarcazione può essere antico oppureno. Al fine di migliorare le possibilità di agire corret-tamente come subacqueo al servizio dell’archeologiariceverai informazioni sul comportamento da attuare

e su come fare per ritornare con maggiori pro-babilità di successo sul sito da segnalare.

AncoreNavigare è una cosa considerata

molto bella da chi non naviga o lofa solo come passeggero; il richia-mo del mare e la curiosità ciappaiono oggi molto poetici,ma è ben difficile siano stati lamolla che ha spinto i priminavigatori a rischiare espesso perdere la pelle trai flutti. Necessità benpiù pressanti hannoindotto o costretto i

nostri antenati a cimen-tarsi in un elemento

tanto lontano dalle pro-prie caratteristiche fisi-

che. Solo la straordinaria faci-lità ad adattarsi a differenti

condizioni ambientali ha per-messo loro di diffondersi ovun-

que, colonizzando terre inospita-li e difficili da gestire, e spostando-

si appunto per vie ostili, come le vied’acqua, la cui presa di possesso, la cui

padronanza, é possibile affermare, risale ad unapreistoria più antica di quanto ordinariamente sicreda. Così da sempre l’uomo navigante ha dovutocimentarsi con i problemi tecnici posti dal mezzocon cui e su cui viaggiava e in particolare con il pro-blema di tener fermo il proprio mezzo sopra un ele-mento in continuo movimento.

Ancora dipietra , conun solo foro,ricavata da un blocco dipietra grezzo

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Il primo navigatore, cioè chi ha inventato il natante,si deve essere reso conto immediatamente dopo cheper tenere fermo il proprio mezzo lontano dalla rivaera costretto ad inventare una seconda cosa:l'ancora.La soluzione, al di là della varietà degli strumentiapprestati, non presenta alternative. Pertanto moltepersone, in molti punti del mondo, si sono trovate ascoprire direttamente ed indipendentemente che,intanto, un sasso pesante legato a una cimarispondeva alla bisogna. Era stata così inventa-ta l’àncora e subito essa dovette assumere nellaconsapevolezza degli uomini di mare un posto diprimo piano. Nella globalità di ciò che compone l'oggetto navi-gante, infatti, a nulla viene data importanza simboli-ca come all'àncora, neppure alle imbarcazioni di sal-vataggio; forse anche perché la lancia salvasolo l'equipaggio mentre l'àncora può sal-vare tutto: equipaggio, barca e carico.Solo l'àncora è idealizzata e sacralizzata,essa sola è segno di speranza, di fortu-na: persa l'ultima àncora resta solo laclemenza degli dei - che è però menotangibile, più aleatoria e certamentemeno sicura -. Nella religiosità delmarinaio l'àncora assurge così asimbolo dell'ultima possibi-lità di salvezza, fino adassumere un valoresacrale.Dal terzo millenniosono documentatecon frequenza offer-te votive di ancore nuoveed usate nei templi; esistono addirittura monu-menti costituiti di sole ancore, e spesso se ne trova-no riprodotte nelle pitture tombali egizie, comenelle pitture vascolari dell'Egeo; nel V sec a.C. si tro-vano ceppi d'ancora di pietra in tombe etrusche, egià a partire dal IV sec a.C. l'àncora viene soventeriprodotta nel conio delle monete. Nella simbologiacristiana rappresenta la speranza.All’attenzione religiosa corrisponde una cospicuaattività di ricerca teorica, che produce nel tempoun’evoluzione di forma e di funzionamento rico-struibile, sulla base delle risultanze archeologiche,con minori incertezze di quanto non sia avvenutoper altri elementi concernenti la navigazione. Dal sasso informe si arriva a una forma trape-

2Ancore litiche diforma tra-pezoidalecon un soloforo, otte-nute dablocchi dipietra soloin partelavorati

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zoidale con un foro decentrato che attraversa illato corto; il lato lungo, più pesante, tende a scen-dere per primo, e questo consente alla cima di rite-nuta minori contatti col fondo e quindi minoreusura.Secondo un principio di fisica elementare, espressomolto bene da Archimede, un sasso posto inacqua perde circa metà del proprio peso. Per impedire che i movimenti impressi alle imbarca-zioni dalle onde, dalle maree e dalle correnti faccia-no ballonzolare il sasso causandone lo spostamento,sono necessari grossi pesi o un ingegno che aggrap-pi il sasso al fondale. Questo deve aver prodotto ilprimo gradino dello sviluppo: si è cioè ravvisata lanecessità di completare il sasso iniziale con legnidisposti in modo tale da formare un appiglio capa-ce di agguantare sul fondo.L’uso ancora presente di ancore realizzate consasso (forato o no) e cima indica nell’evoluzio-ne tecnologica sovrapposizioni e regressi; tal-ché, anche a distanza di molti secoli, non si puòdescrivere una cronologia completa e soddisfacente.Tuttavia, per le ancore litiche, si conviene ormai

nella letteratura scientifica che, quando ilsasso forato supera un peso agevolmentemaneggiabile da una sola persona (circasessanta chilogrammi) si attribuisce lo stru-mento ad un’epoca genericamente preclas-sica: l’eventuale inserimento nei resti diun affondamento, o nelle strutture murariedi un edificio permette di stabilire unperiodo di riferimento ante quem; mentredal periodo classico in poi, entro certi limi-ti, un’ancora composita, anche rinvenutaisolata da ogni contesto databile, puòessere riferita al periodo d’uso con buonaapprossimazione - circa un secolo.

Un nuovo gradino evolutivo, tuttavianon necessariamente successivo all’ab-

bandono dello stadio precedente, si è realizzatocon la comparsa dell’ancora complessa, costitui-ta da elementi assemblati: il sasso diventa ceppo ead esso si lega un fusto di legno formato da tronchiterminanti con un ramo volto all’indietro, verso ilceppo, a formare le marre, cioè gli uncini cheagganciano il fondo. Il sistema è modellato in modotale che il ceppo serva da peso e da conduttore,facendo sì che una delle marre debba per forzaessere rivolta verso il fondo. Si sono trovati ceppi dipietra che presuppongono la presenza di una sola

Ancore litiche diepocaromana atre buchiottenute dablocchi dipietra sagomati

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marra: il ceppo cioè aveva decentrato il punto dicollegamento con il fusto, in modo che, scendendoin acqua, l’ancora ruotasse rivolgendo la marraverso il fondo. Sono state effettuate prove di affon-damento in vasca di modellini in scala di ancore auna sola marra e ceppo decentrato, ottenendocostantemente l'arrivo sul fondo con la marra inposizione di lavoro.La sostituzione del ceppo di pietra con quello dipiombo non ha modificato sostanzialmente ilfunzionamento dell’ancora, ivi compreso anchel’uso di una sola marra: come si può desumere dallostudio di un collare a due fori; e dall’osservazione diancore di ferro particolari, le ancoresse, utilizzateancor oggi come ormeggi fissi in zone fangose pernon creare impedimenti sul fondo.Il passaggio dal ceppo di pietra a quello dipiombo è facilmente motivabile, considerando ilrapporto fra i pesi speci-fici (2 a 11 in favore delpiombo) con un volumemolto inferiore si ha lostesso risultato nautico ediminuiscono i problemidi manovra e stivaggio abordo. Ceppi di pietrariconducibili anche adepoche nelle quali ilpiombo è facilmentereperibile e non moltocostoso sono probabil-mente stati costruiti incaso di necessità.L’ancora classica è unsistema formato da unceppo di piombo col-legato all’estremità diun fusto ligneo inmodo estraibile o fissoe - in questo caso il piùdelle - volte il ceppo èfuso attorno, e taloradentro, al fusto durante la costruzione - con duemarre anch'esse lignee assemblate all’altra estremità.Talvolta è presente anche un collare, o contromarra,la cui funzione è ancora in discussione, pur se parepiù probabile collegarla a esigenze di assemblaggiodelle marre che a ragioni di appesantimento dellaparte inferiore del sistema. Esistono ancore di legnoa ceppo plumbeo di dimensioni molto variabili: il

Schema di unaclassicaancora di legno con ceppo econtromarredi piombo

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peso dei ceppi va da pochi chili a più di una tonnel-lata.Quello che potrebbe essere il ceppo plumbeopiù antico sinora rinvenuto proviene dal relittoetrusco o greco di Antibes e, qualora se ne accer-tasse l’appartenenza al contesto del relitto, risulte-rebbe databile al VI sec. a.C.Le ancore molto grandi (di peso vicino o oltre latonnellata metrica) erano assai probabilmente utiliz-zate per ormeggi fissi in zone di ancoraggio lontaneda fondali pericolosi, in prossimità dei porti, dovele grandi onerarie smistavano il loro carico suimbarcazioni da traffico locale.I ceppi erano normalmente fusi in un unico blocco

pieno. Ne esistono tuttavia anche fusiattorno a un'anima di legno, il che lirende sufficientemente voluminosi purrisparmiando nell’impiego del metallo,verosimilmente in riferimento a un’epo-ca in cui il piombo doveva risultareancora abbastanza costoso; inMediterraneo risultano attestati con fre-quenza già nel III sec. a. C., ma sonoprobabilmente più antichi, forse ipiù antichi in assoluto e di prove-nienza fenicia: un recente rinveni-mento in Atlantico ha restituito unframmento dell'anima lignea anco-ra contenuto all'interno della fusio-ne, e l'indagine al radiocarbonio harialzato la datazione al V-IV sec. a. C. Si hanno poi ancore a ceppo ligneoappesantito internamente - ceppo acassetta - da elementi plumbei simili alingotti, già certamente presenti allafine del V secolo a. C., come di recen-te testimoniato dall’importantissimoritrovamento di un’ancora di legnocon una sola marra e ceppo a cassettain stato di conservazione splendido,sul relitto Ma'agan Michael in Israele.Questo ritrovamento conferma ora l’at-tendibilità di un passo di Diodoro

Siculo (I sec. a. C.) che descrive i Fenici, dopo unaincursione di rapina, per portar via più argento pos-sibile, nell’atto di cavare il piombo dalle loro anco-re per sostituirvi l'argento: "dall'argento l'uso delpiombo era cambiato". Questa manovra ha sensosolo con ceppi a cassetta: se Diodoro si fosse rife-rito al ceppo classico probabilmente avrebbe usato

Verifica deidati raccol-ti duranteunimmer-sione delcorso ESAArcheoDiver

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l'espressione sostituire-, non cavare e cambiare. Nonsappiamo purtroppo ai Fenici di quale secolo egli siriferisca (certo non dopo il VI sec. a. C.); ma abbia-mo una plausibile conferma che il ceppo a cas-setta era appunto da loro usato.Piuttosto frequenti sono i ceppi di piombo estraibi-li, fatti cioè in modo da poter essere sfilati dal fustoquando l'ancora non era utilizzata, per comodità diricovero. Sino a poco tempo fa sono sempre statiritrovati isolati, inducendo a supporre una loro uti-lizzazione prevalente per imbarcazioni da guerra,delle quali sarebbero stati l’unico resto, dal momen-to che ogni altra parte era costruita di materiali sog-getti a deperimento; una recente associazione certadi due ceppi estraibili al relitto di naveda carico di Punta Licosa - oneraria delI sec. a. C.- supera ora quella interpre-tazione.Talvolta il ceppo era semplicemen-te di legno e il peso era costituitoda un collare di piombo postoattorno al fusto, appena sotto l’anel-lo (cicala) all’apice del fusto cui vienelegata la cima.

L'ancora di legno col ceppo dipiombo ha vita lunga almeno ottosecoli, anche se a partire da una dataper ora incerta, riferibile all’età impe-riale - i più recenti ceppi di piombodatabili con certezza sono del II sec. d.C.- viene definitivamente sostituita daquella di ferro. che le si era tuttaviaaffiancata, pur raramente, già dal IIIsec. a. C.Alcuni riferimenti riguardanti ancore di ferrocon il ceppo parzialmente o interamente dipiombo, nella attuale bibliografia, sono erroridi ripetizione di notizie precedenti, mentre è noti-zia documentatata che in Francia, a Cannes, è statarinvenuta una singolare e per ora unica ancora diferro col ceppo completamente ricoperto di piom-bo. Questo suggerisce che chi per primo utilizzò ilferro nelle ancore intendeva sostituire la parte ligneae non il ceppo: altrimenti si sarebbe già rinvenutoqualche ceppo di ferro di forma simile a quelli dipiombo. Da segnalare il rinvenimento di un'ancoradi ferro col ceppo di pietra, evidentemente sostitui-to all'originale di ferro, nel relitto Dramont G del Isec a.C. nel Sud della Francia.

Frammentidi concre-zione diun’ancoradi ferro 2

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Le prime ancore di ferro hanno forma simile aquelle di legno a ceppo plumbeo, con le marredisposte a punta di freccia che formano tra loroun angolo vicino ai 90° e il ceppo, anch'esso di ferroa sezione quadra o rettangolare, estraibile.Dovevano costare molto ed essere usate come anco-re di speranza, se si considera che in molti relittisono rinvenute all'interno dello scafo e smontate,come se fossero state stivate talmente bene da nonpoter essere utilizzate in tempo.La forma delle ancore di ferro evolve con unacerta velocità: l'angolo tra le marre diventameno acuto e le marre stesse prendono unandamento curvo già agli albori della cristianità.In piena età imperiale compare una singolare anco-ra di ferro a ceppo estraibile che ha il fusto e lemarre quasi completamente coperti di legno; è atte-stata a Nemi, donde proviene un esemplare perfet-tamente conservato, ma alcuni rinvenimenti recentidi concrezioni di ancore simili permettono di sup-porre che fosse probabilmente molto diffusa.La parte ferrea è caratterizzata dalle patte che termi-nano a scalpello, da una espansione del fusto (utile

forse per legare l'ancoraquando era a bordo) eda un foro nel diamanteper l'inserimento di unanello (anello di grep-piale) cui collegare unacima atta a rovesciarla eliberarla qualora si fosseincagliata.Questo tipo di ancoradi ferro, anche se rin-venuta isolata, è facil-mente identificabile,pur se ve ne sia rimastosolo il negativo, conte-nuto in una spessa cro-sta di ossidi e concrezio-ni; una indagine radio-grafica non distruttivarestituisce normalmente

ottime immagini della forma. Tra la Tarda Romanità e l'inizio del Medioevol'angolo formato dalle marre si avvicina ai 180°e iniziano ad apparire i ceppi tondi.Nel periodo bizantino, forse in conseguenza dell'in-fluenza della potenza marinara musulmana, l'angolotra le marre diventa addirittura ottuso, e la tenuta

Concrezionedi ancoradi ferro diepocaromana

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dell'ancora doveva essere piuttosto scarsa: forse sipreferiva il non perderla a un buon ancoraggio.Con la nascita delle Repubbliche marinare e duran-te le Crociate appaiono grossi grappini a quattro epiù marre - l'indagine archeologica ha documentatoesemplari lunghi 4 metri e nell'iconografia si trova-no esemplari a 8 marre; inoltre appaiono all'estre-mità delle marre le patte o unghie, triangoli di ferroimperniati o saldati per bollitura che servono peruna maggiore tenuta sui fondi molli.La forma dei grappini non ha avuto modifichesostanziali sino a oggi, e quelli antichi sono distin-guibili da quelli moderni (molto diffusi nelle tonna-re) con difficoltà, solo attraverso uno studio sullalavorazione del ferro.Una ulteriore sostanziale variazione dell'ancoraavviene nel Basso Medioevo: nell'Europa del Nord ègià presente sulle navi vichinghe della fine del Xsecolo, mentre nel Mediterraneo i primi riscontri ico-nografici sono del XV secolo: le molte raffigurazionianteriori riproducono le cubie vuote o le cime chevanno in mare, ma mai l'ancora. In questo nuovotipo di ancora le marre hanno le patte; e ilceppo, fisso, è di legno e composto da due grossitravi appaiati attorno a un fusto di ferro, con sezio-ne di solito quadrata, più raramente rotonda.La concezione è totalmente ribaltata rispetto alperiodo classico: il ceppo non è più un appesanti-mento dell'ancora ma serve solo a farla ruotare inposizione tale che una delle marre lavori.Questo tipo sopravvive sin oltre il 1851, anno in cuinasce - ed ha immediato successo - l'ancora ammi-ragliato, inventata dalla marineria inglese, che ha ilceppo mobile e non estraibile, a differenza di quel-li antichi, come fa giustamente osservare GerhardKapitan.La differenza consiste nel fatto che nell'ancoraammiragliato il ceppo può essere fissato inposizione di lavoro o può essere parzialmentesfilato e appoggiato al fusto in posizione diriposo, senza dover essere estratto completamente;mentre nelle ancore antiche il ceppo era scollegatodal fusto, e i due pezzi erano componibili solo inposizione di lavoro. Tra i vari esempi di ricomponi-bilità in posizione di riposo è l'ancora ideata e rea-lizzata dal comandante William Rodgers nel 1832,della quale un esemplare proveniente dalle acquedel Portogallo è conservato presso l'Istituto TecnicoNautico di Savona .Nell'era industriale, in concomitanza con la fusione

2Un’ancoradi tipo“ammira-gliato”decora unmonumen-to dedicatoai marinai: è evidente ilceppomobile

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del ferro, si ha ancora un sostanziale cambiamento:il ceppo scompare e le marre diventano mobilirispetto al fusto; indipendentemente dalla posi-zione di caduta è sufficiente poca trazione per-ché le marre lavorino sul fondo.Il numero delle ancore a bordo è sempre alto: tantoper fare alcuni esempi, 11 sul relitto di Jassi Ada,tutte di ferro (VII sec. d.C.); 5 di legno e piombo e1 di ferro sul relitto di Capotesta (I sec a.C.); la navecon cui San Paolo visse le sue avventure ne avevaalmeno 6, forse otto; 4 ceppi di piombo e 3 ancoredi ferro si trovano nel relitto di Punta Scaletta aGiannutri (II sec a.C.). A volte si trovano ai lati del relitto o poco distan-ti, pronte all'uso o già affondate; ma spesso anchesi rinvengono ammucchiate dentro i resti dello scafo:non c'è stato tempo per usarle. Sovente si ritrovanogruppi di ancore prive di contesto; con ogni proba-bilità si è di fronte ad un affondamento di imbarca-zione senza carico o con carico deperibile, costruitainteramente in legno, che non si è conservata.L'ancora può essere collegata alla barca concavi o catene. L'uso generalizzato della catena èabbastanza recente, anche se già in epoca repubbli-cana vi sono esempi di catene per ancore ed è atte-stata come frequente anche presso i Vikinghi.

AnforeL'anfora è un contenitore per lo più ceramico, tal-volta metallico, caratterizzato da due anse (manici)verticali e corpo allungato.La forma è nata e utilizzata per conservare e tra-sportare principalmente liquidi ma anche derratesolide sfuse e, fortunatamente per l'archeologia, icostruttori le hanno dato aspetto e dimensioni diffe-renti in funzione delle merci trasportate e della tra-dizione artigiana locale, sicchè se ne hanno moltis-simi tipi ben classificabili e databili.La forma è adatta per trasporti a lunga distanza el'anfora diventa il contenitore ideale e principa-le dei carichi marittimi già nel II millennio a.C.A partire dalla metà del secolo scorso, gli archeolo-gi hanno iniziato a inquadrare tipologicamente ecronologicamente questi diffusissimi reperti, dando-ci tabelle di facile consultazione che sono costante-mente aggiornate, anche se alcuni studi si riduconoa una esasperata ricerca di "varianti-" mentre nonsempre parlare di varianti ha senso se si considerache le anfore sono composte di vari elementi fatti amano (anse) e al tornio (orlo, collo, corpo-, punta-

Minitest

1) Probabilmente laprima ancora fu:a. una pietra legata b. realizzata con il ferroc. inventata dai romani

2) In acqua una pietraperde circa:a. 1/5 del proprio peso b. 1/2 del proprio peso c. 1/3 del proprio peso

3) L'ancora di legno colceppo di piombo sembraessere usata per:a.almeno 8 secoli b. non più di 3 secolic. circa 4.000 anni

4) Le prime ancore diferro hanno le marre:a.di forma arrotondata b. disposte a punta di frecciac. ancora di legno

Risposte: 1a – 2b – 3a - 4b

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le) e che uno stesso artigiano poteva non ripeterel'oggetto perfettamente uguale per tutta una serie dimotivi quali: la distrazione, il singhiozzo, uno star-nuto, sicchè gli oggetti finiti possono presentare traloro differenze anche notevoli se pur non intenzio-nali (possiamo per questo pensare ai panini e con-frontarli: credo impossibile trovare due paninigemelli prodotti dallo stesso fornaio nello stessogiorno eppure lui li ha fatti tutti uguali e tutti noidiciamo che sono uguali, però non lo sono!).E' oggi anche disponibile tutta una serie di inda-gini mineralogiche sulle terre componenti gliimpasti: anfore di forma identica possono esserestate costruite in località lontane tra loro sia come imi-tazioni che vere e proprie falsificazioni e in questicasi le indagini petrografiche in gradodi identificare la provenienza delleargille sono determinanti.H.Dressel fu il primo studioso a inte-ressarsi già nell'ultimo quarto del XIXsecolo della tipologia delle anfore(H.Dressel, C.I.L., XV, 2, tav.II).La tipologia da lui pubblicata fu rive-duta, ordinata e ampliata daN.Lamboglia, in base ai dati desuntidagli scavi stratigrafici (N.Lamboglia,Sulla cronologia delle anfore romanedi età repubblicana, Rivista di StudiLiguri, XXI, 1955, n. 3-4).F.Benoit ricava dallo studio dei relittidel Grand Congluè la tecnica di sti-vaggio e spiega come grossi carichi dianfore potessero essere elastici e sicu-ri (F.Benoit, L'èpave du GrandCongluè à Marseille, Paris, 1961).Più recentemente, data la grande massadi informazioni fornite dagli scavi, glistudi specialistici sono forzatamenteportati a perdere la visione globale del-l'insieme e accade talvolta che la stes-sa anfora sia identificata con nomidiversi (es. Dressel 30 e Almagro 51C),sicchè non è facile districarsi.Dagli anni '50, quando le apparec-chiature di respirazione autonoma subacqueadiventano accessibili a tutti, nasce l'archeologiasubacquea e l'anfora ne diventa uno dei principalifossili guida ma assume anche improvvisamente einspiegabilmente un'importanza ben maggiore diquanto la sua originaria funzione potesse far sup-

2Anfora connomi delleparti principali

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porre: da semplice, se pur perfetto contenitore,diventa quasi opera d'arte; diventa il simbolo dellastupidità e dell'istinto di rapina dei subacquei, levengono attribuiti aggettivi quali: splendida, bellissi-ma, deliziosa ecc., quasi tutti al superlativo e assu-me una importante posizione di oggetto d'artenei salotti e negli ingressi di chi ne ha fattopreda per sè o da chi la ha ricevuta attraverso unfiorente e osceno commercio, salvo essere destituitadopo qualche tempo a funzioni di porta vaso perfiori, posacenere, portaombrelli, racattapolvere ingenere.Dopo ben quaranta anni il culto non è ancorafinito, anche se è stato notevolmente ridimen-sionato, e ancora c'è qualcuno che strappando leanfore dal loro contesto priva la comunità di datiimportanti per la Storia. Fortunatamente il numerodei subacquei tombaroli diminuisce in relazioneall’aumento dell’informazione e della consapevolez-za e, salvo sporadici casi in cui si possono verifica-re incomprensioni con i tutori del patrimonioarcheologico non informati adeguatamente, collabo-rano volentieri con gli enti preposti ricevendo sod-disfazioni ben maggiori di quelle che possono deri-vare da una detenzione illegale spesso fonte dipaure e complessi di colpa.In fondo l'anfora è un semplice contenitore chespesso è valutato e studiato più del contenuto e cheha vissuto e sta vivendo vicende avventurose, oltreai viaggi e alle lunghe permanenze sott'acqua e sot-toterra, che certamente non erano immaginabili daifabbricanti nè tanto meno nella loro intenzione.

CeramicheLa ceramica è un impasto di argilla ed acquache asciugato e posto a forte calore per untempo più o meno lungo, riceve un processoirreversibile di indurimento. Questa definizioneclassica della terracotta, che è stata scoperta e di cuisi è inventata la lavorazione tra la fine del mesoliti-co ed il neolitico antico, non spiega perchè è cosìimportante per l'archeologia. Bisogna aggiungereche la ceramica è soggetta alla moda, è fragile ma isuoi frammenti sono praticamente indistruttibili eanche che l'uomo è un animale piuttosto disordina-to che produce una enorme quantità di rifiuti chetende a nascondere velocemente, quindi una voltache è rotto il contenitore ceramico i suoi frammentirimangono nei dintorni dell'abitazione mischiati conaltri rifiuti sino ad essere inglobati in uno strato di

Minitest1) E’ possibile individua-re con certezza la zonadi fabbricazione diun’anfora:a. con una serie di inda-gini mineralogiche b. esclusivamente dallaformac. solo dalla forma del“piede”

2) Le anfore erano:a. materiali edilizi b. oggetti decorativi c. contenitori di alimenti

3) E’ corretto affermareche il processo di induri-mento della ceramica é: a. reversibile b. irreversibile c. persistente

Risposte: 1a – 2c – 3b

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terreno calpestabile.Le diversità di forma a decorazione dovute alcambiare della moda permettono di identifica-re e datare i frammenti ceramici rinvenuti conlo scavo archeologico e quindi anche gli oggetti nonceramici che giacciono nello stesso strato hanno lastessa datazione.Sappiamo che la spazzatura è spazzatura solo perqualche decennio, poi gli oggetti buttati diventanodi valore antiquario, assumendo un fittizio valorevenale ben superiore al costo che avevano da nuovi,e dopo qualche secolo diventano prezioso benearcheologico.In quasi tutti i relitti si trovano non indifferen-ti quantità di ceramiche sia per l'uso di bordoche trasportate per fini commerciali e rivestonoper l'archeologo una grande importanza come "fos-sili guida".Mentre solo gli specialisti possono facilmente indivi-duare le ceramiche di uso domestico in quanto, unavolta raggiunta la perfezione di un manufatto, laforma si protrae per centinaia di anni, per altri tipiceramici può essere sufficiente un inquadramentomolto semplice in base ai colori e alle decorazioniper segnalare correttamente il ritrovamento.Le tipologie principali comprendono le ceramichepreistoriche, le ceramiche classiche (nere o rosse) ele ceramiche medievali e moderne (vetrina e smalto).

Tecniche di costruzione navaleLa necessità, per motivi di approvvigionamento, dispostarsi rapidamente, più facilmente che la curiosi-tà e lo spirito di avventura, hanno fatto sì che sin daitempi più antichi l'uomo fosse in grado di attraver-sare specchi d'acqua anche notevolmente ampi conuna frequenza per noi spesso insospettabile; adesempio l'ossidiana, il nero, lucido e taglientevetro vulcanico utilizzato per fare armi e stru-menti anche ben dopo l'avvento dei metalli, eragià commerciata via mare all'inizio delMesolitico dall'isola di Milo al continente attraversoun braccio di mare di circa 80 miglia.Le acque non sono mai state un impedimento aicontatti tra gli uomini, anzi li hanno facilitati: unaprova sono le maggiori affinità che si riscontrano traabitanti di coste lontane rispetto a quelle esistenti tragruppi etnici separati solo da brevi tratti di foreste omontagne.Quali siano stati i primi mezzi di locomozionenautica è facilmente intuibile attraverso lo stu-

2Frammentidi cerami-ca, di scar-so valoreestetico, mautili perfornire informa-zioni sulsito som-merso

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dio dei popoli di interesse etnologico, meno sem-plice è determinare da quale tra questi mezzi sia ini-ziata, per ogni cultura, la storia che ha portato allacostruzione di grandi imbarcazioni complesse.Sintetizzando le teorie attualmente più accreditate sipossono fare alcuni esempi dell'evoluzione che daiprimi galleggianti ha portato alla realizzazione digrosse imbarcazioni, tenendo però ben presente chela distribuzione geografica è stata determinata, alme-no inizialmente, dalla facilità di reperimento deimateriali da costruzione:I) il tronco di un albero sradicato, flottante, è cer-tamente stato un possibile punto di partenza perpotersi muovere sull'acqua restando almeno parzial-mente asciutti. Dall'unione di più tronchi (forse conlegature prima e con cavicchi di legno poi) è nata lazattera cui, col tempo, sono stati aggiunti altri tron-chi lateralmente a mo' di sponda per aumentare lacapacità di carico; ci si è resi poi conto che sago-mando opportunamente i tronchi prima di affiancar-li era possibile rendere il fondo stagno e navigareall'asciutto.II) la piroga monossile deriva da un tronco scava-

to all'interno e sagomato all'esterno,spesso con l'aiuto del fuoco; la primaevoluzione che ha subito è presumi-bilmente stata l'aggiunta di tavole suibordi per aumentarne la capacità.Due piroghe o più facilmente le duemetà di una stessa, collegate tra lorocon tavole, danno forma a una imbar-cazione a fondo piatto i cui bordi pos-sono essere rialzati sino a formare unastruttura di notevoli dimensioni(imbarcazioni di questo genere sonoancora in uso a Sri Lanka).III) fasci di erbe palustri quale ilgiunco, il papiro e la canna, collegatitra loro con semplici legature, possonodiventare galleggianti e imbarcazionidi ogni forma e dimensione (l'esempiopiù vicino a noi nel tempo è la costru-zione, in base all'iconografia, del Rha,

enorme barca di papiro, da parte dell'etnologo ThorHeyerdall). Già nel terzo millennio, sul Nilo, i fascidi erbe, deperibili e scarsamente robusti, vennerosostituiti con tavole collegate tra loro con legatureinizialmente e con incastri, in un secondo tempo,per la costruzione delle imbarcazioni rituali (forsenon solo per quelle rituali ma sono le uniche di cui

Un’imbarca-zione tutto-ra in uso inMadagascarbasata sullapiroga conla sempliceaggiunta ditavole per sollevare le fiancate

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abbiamo testimonianza archeologica) pur non modi-ficandone le forme.IV) la costruzione di galleggianti e imbarcazionidi pelle probabilmente fu suggerita dall’osservazio-ne di una carogna gonfia trascinata dalla corrente, eforse dalla necessità di aggrapparvisi per non esseretravolti.Partendo dall'otre, che è semplice galleggiante e chefu utilizzato per zattere , si inziò probabilmente atendere pelli (o corteccia) su una struttura di rami oossa legati tra loro in modo da formare uno schele-tro, giungendo così a costruzioni veramente impo-nenti; l'etnologo Tim Severin ha realizzato neglianni '70 un’imbarcazione di pelle lunga circa 10metri, seguendo le indicazioni di un testo attri-buito a S. Brendano, scritto nel VII secolo dellanostra era e, tentando di ricosturire l'itinerariodescritto, partendo dall' Islanda ha raggiunto in duetappe il Nord America.Avendo a disposizione tavole di legno con cui rico-prire lo scheletro in sostituzione delle pelli, è statopoi facile ottenere una vera barca.Qualunque sia stato il punto di partenza, in ognunodei casi citati, il risultato è una grossa e complessaimbarcazione di legno la cui forma varia geografica-mente e i cui elementi sono collegati in modi diffe-renti.Le cause che determinano l'uso dei mate-riali e i tipi di costruzione in una loca-lità e in un'epoca sono troppe perstabilire se effettivamente vi siastata e quale sia una chiara lineaevolutiva; attualmente è prema-turo tentare di inquadrare inschemi fissi una materia cheè molto più complessa diquanto non appaia.Indubbiamente le condi-zioni ambientali hanno per-messo molti fenomeni di conver-genza (ad esempio la pagaia e la veladevono essere state inventate da persone diversemigliaia di volte nel mondo) ma anche la navigazio-ne in se stessa ha portato fenomeni di diffusionismo;certo è che si è navigato molto prima cheArchimede enunciasse il suo principio!I natanti cui abbiamo brevemente accennato oltre aessere i più antichi sono anche quelli più deperibi-li, quindi, escludendo le piroghe monossili, dellequali ci sono esemplari ben conservati un po' ovun-

2Uno schiz-zo dellanave inlegno e pelliutilizzatada TimSeverin perripercorrereil viaggio diS.Brendano

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que, è estremamente improbabile poterne rinvenirequalcuno in stato di conservazione tale da permet-terne il riconoscimento; soffermiamoci quindi suquanto, più vicino a noi nel tempo, può essereoggetto di indagine archeologica nel Mediterraneo.Benchè l'archeologia navale sia una disciplina moltoantica, solo negli anni '60, dopo la nascita dell'ar-cheologia subacquea, che le è di irrinunciabile sup-porto, si è iniziato ad affrontare il problema dellevariazioni e dell'evoluzione delle tecniche di costru-zione degli scafi.La consuetudine dei costruttori di tramandarele proprie conoscenze solo oralmente ha fattosì che nelle antiche fonti scritte siano ben pochigli accenni alla materia e le ricche fonti iconogra-fiche non sono mai state abbastanza dettagliate dafar capire chiaramente le tecniche di costruzione.Nonostante si abbiano testimonianze di realizzazio-ni in serie, per cui sono necessari schemi, già nel IIIsec.a.C. (navi di Marsala), i primi piani pervenutici siriferiscono al XVI secolo, è quindi solo grazie all'ar-cheologia subacquea se si è potuto affrontare il pro-blema.I risultati degli studi sino a oggi compiuti possonoessere riassunti, molto semplicisticamente, con ladescrizione di quattro tecniche base.

1) Imbarcazioni a scafo portante: dopo la messain opera dei tre elementi base: chiglia, dritto di prorae dritto di poppa, si costruisce prima, almeno par-zialmente, l'involucro esterno che riveste maggiorimportanza dell'ossatura che viene inserita in unsecondo tempo. Le imbarcazioni a scafo portante sidistinguono per la tecnica di collegamento delletavole del fasciame esterno in barche cucite e bar-che a mortasa e tenone.

1a) Barche cucite: le tavole del fasciame del fondosono tenute insieme con pioli che le attraversanoparzialmente nello spessore o che alloggiano in foripraticati in denti risparmiati durante la preparazionedella tavola per impedire movimenti di scorrimentoche farebbero consumare rapidamente le legature.Le tavole sono inoltre collegate tra loro in modosolidale e stagno da cuciture di fibre vegetali o ani-mali passanti in fori fatti sui bordi delle stesse coninclinazioni diverse, ma sempre tendenti a minimiz-zare l'usura delle legature. Sopra i bordi appaiati delle tavole sono sempre

Un esempiodi barcacucita

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legni semitondi o imbottiture per limitare gli spigolivivi e assicurare così maggior durata alle legature. L'ossatura era cucita all'interno del guscio così pre-parato in un secondo tempo.E' questo indubbiamente uno dei più antichi modidi costruire grossi natanti (essendo già attestato nelIII millennio a.C. nella nave funeraria rinvenuta allabase della piramide di Cheope) e che ha convissutocon altre tecniche (la nave di Comacchio è cucitasino alla linea di galleggiamento e collegata a mor-tasa e tenone nell'opera morta) ed era in uso in areamediterranea sino al secolo scorso, mentre è tuttoraancora impiegata sia in Europa che in Oriente.

1b) Barche collegate a mortasa e tenone: è unmodo di costruire nato probabilmente in Egitto edereditato e perfezionato da Greci e Romani chegiunsero a realizzazioni veramente imponenti (lanave di Albenga del I sec. a.C. era lunga circa 50metri per almeno dieci di larghezza). E' la tecnica descritta da Omero nell'Odissea quan-do fa dare dalla ninfa Calipso consigli ad Ulisse sucome costruire una imbarcazione e non una zattera,come è normalmente detto.Il lavoro inizia con la posa in operadei principali elementi portanti, cioèchiglia, dritto di prora e dritto dipoppa, cui vengono unite le tavole delfasciame mediante tenoni di legnoduro che si immettono in appositiincastri, detti mortase, scavati nellospessore delle tavole; una volta inseri-ti i tenoni nella tavola, il tutto è attra-versato da spinotti prima esclusiva-mente di legno e poi rinforzati conchiodi di rame o ferro.La messa in opera dei primi ele-menti dello scheletro (madieri eordinate) è posteriore almeno alcollegamento dei primi corsi difasciame; ben di rado questi primielementi dell'ordinata erano uniti traloro e con la chiglia, ma lo erano solo con il fascia-me dovendo irrigidire più che irrobustire lo scafo.Le ordinate erano collegate al fasciame con spinot-ti di legno talvolta attraversati da sottili chiodi dirame ribattuti due volte; i madieri erano collegatialla chiglia (uno ogni tre o quattro nel I secoloa.C.) con grossi perni di bronzo a testa ribattuta,messi a caldo.

2Un esempiodi giunzionecon spinotti,mortasa etenone

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2) Costruzione mista: dal IV secolo d.C., comecostantemente attestato nei relitti sinora indagati,molto probabilmente per motivi di economia, i giun-ti a mortasa e tenone delle tavole di fasciame, primavicinissimi (meno di 10 centimetri) e rettangolari,iniziarono a rarefarsi e a divenire trapezoidali, conla conseguenza che i collegamenti tra guscio e ossa-tura dovettero essere più solidali. L’ossatura iniziò così ad assumere maggiore impor-tanza strutturale, anche in considerazione del fattoche contemporaneamente il fasciame si assottiglia(cinque-sei centimetri nel I sec. a.C.; tre centimetri emezzo-quattro nel IV sec. d.C.). Molti sono ormaigli esempi di imbarcazioni costruite a scafo

portante sino alla linea di galleggia-mento (opera viva) e a scheletro por-tante per la parte fuori d'acqua (operamorta); ricordiamo però che questa èuna estrema semplificazione del proble-ma ancora insoluto, essendovi testimo-nianze di tecnica mista prima del IVsecolo d.C. ed esempi di tecnica a scafoportante ai giorni nostri.In una recente, interessante nota, PatricePomey, uno dei più apprezzati esperti diarchitettura navale antica, introduce ilprincipio di costruzione e il metodo dicostruzione, affermando giustamenteche non sempre essi sono stati rispettatidurante la realizzazione, creando spessoquelle differenze che non devono esse-re considerate facenti parte di un pro-cesso evolutivo, ma strettamente dipen-denti da fattori esterni che possono aver

influenzato i carpentieri durante il lavoro.La vita di una nave da carico anticamente eramolto lunga, è quindi opportuno considerare chepiù spesso di quanto si pensi ci si può trovare inpresenza di grosse riparazioni allo scafo fatte in con-dizioni diverse da quelle originali, con il rischio diconfondere un rattoppo con una costruzione di tipomisto.

3) Costruzione a scheletro portante: è la tecnicaancor oggi in uso nel Mediterraneo, i cui primiesempi sicuri risalgono al X-XI secolo d.C.; consistenel mettere in opera prima tutta l'ossatura dell'im-barcazione. Vengono applicati alla chiglia i due drit-ti e poi tutte le ordinate le cui varie parti (madiere,ginocchi, scalmi) sono solidali tra loro in modo da

Porzione difiancata diun’imbar-cazioneromana ascafo por-tante

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formare un'unica costola. Lo scheletro così formatoè tenuto assieme da legni longitudinali detti serrettee correntii, in funzione delle dimensioni, all'internoo da striscie all'esterno e a questo punto vi vienecollegato il fasciame per semplice chiodagione dal-l'esterno.Le tavole del fasciame esterno vengono appaiatelasciando tra loro una fessura che è riempita di cala-fataggio, questo per impedire che gonfiando inacqua sputino i chiodi.Gli attuali risultati della ricerca indicano attor-no al X secolo o poco prima il definitivo pas-saggio da scafo portante a scheletro portantebenchè siano stati segnalato alcuni relitti su schele-tro, con pochissime mortase nel VIsecolo e si suppone anche che i primia realizzare la tecnica siano stati iMusulmani ma Olaf Hockmann, nelsuo libro (La navigazione nel mondoantico, Garzanti 1988) si pone il pro-blema di perchè nelle antiche fonti siparli spesso di "Stuppatores" (calafati)a proposito delle navi da guerra e maiper quelle da carico mentre è noto chele navi su guscio non necessitano delcalafataggio contrariamente a quellesu scheletro, avanzando l'ipotesi cheforse le navi da guerra eranocostruite con una tecnica diversada quelle da carico.L'idea è affascinante, specie se si con-sidera che è in attesa di indagine unrelitto con caratteristiche tali da poteraiutare a risolvere il problema. Una imbarcazione rostrata, lunga circa 17 m. e largacirca 3, e certamente propulsa a vela e remi, giace asoli due metri di profondità a Marsala ed è stata bre-vemente indagata nel 1988 ma non sono state fatteanalisi al C14 e, in base alle conoscenze del momen-to è stata datata dal X secolo in poi benchè alcuniparticolari la rendano molto simile alle riproduzioninei mosaici di Sousse (Tunisia) (L. Bash, Le museeimaginaire de la marine antique) datati al III- IVsecolo.In attesa di ulteriori indagini sul relitto non sipuò escludere la validità della teoria di Hockmann.Quindi, sintetizzando ancora, se vi sono cucitu-re o mortase il relitto è certamente di interessearcheologico, se invece è solo inchiodato puòessere più o meno antico ma è sempre meglio farela segnalazione.

2Costruzionemoderna diuno scafo aossaturaportante

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Cosa portare a casaCome avrai capito, trovandoti di fronte ad un’emer-genza archeologica, la cosa migliore da fare è nontoccare nulla e raccogliere il maggior numero di datida poter riferire agli archeologi. Questo non solo èconforme alla Legge ma ti permette di compiereun’azione utile alla scienza ed alla comunità mati mette anche su un piano diverso rispetto amolte persone che vedono in un reperto o inun sito solo l’occasione per accappararsi qual-cosa. È facile vedere un oggetto e raccoglierlo perportarlo via, mentre l’individuazione, il rilievo e lacapacità di ritornare sul punto richiedono un certoimpegno, buone capacità tecniche ed una validapreparazione come subacqueo.Durante le immersioni del corso il tuoIstruttore ti offrirà i suoi consigli su come rac-cogliere i dati che serviranno agli archeologi percapire di che cosa si tratta e come intervenire senecessario.Da ogni rinvenimento non portare a casa il sempli-ce pezzo sminuendone il valore ma lascialo cosìcome si trova, e raccogli invece il maggior numerodi informazioni. Vediamo insieme quali!La profondità a cui si trova l’oggetto o le pro-fondità minima e massima dell’area interessata, sonoutili per capire il contesto e aiutano nella fase in cuidovrai ritornare sul punto. Quindi appena scopriqualcosa, poggia il profondimetro sul fondo vicinoall’oggetto e scrivi sulla lavagnetta la profondità rile-vata. Se scopri un area interessata da molti reperti,cerca di delimitarla mentalmente e misura la pro-fondità del punto più profondo (senza oltrepassarei limiti del tuo brevetto e dell’attività subacquearicreativa) e del punto meno fondo.Le dimensioni dell’oggetto o dell’area possonolo stesso essere molto importanti per gli addetti ailavori. Per le dimensioni dell’area puoi usare unmetro da geometri o (se non è disponibile) puoi sti-mare le distanze percorrendo i diversi lati, nuotandoa ritmo costante e contando le pinneggiate (come siimpara nei corsi ESA Advanced Diver ed ESAOrienteering Diver). Se disponi di un mulinello, puoi prendere ledistanze sulla sagola e misurarla quando ritornia riva. Se si tratta di un oggetto puoi usare un metroo fare un paragone con la tua mano (ceramica) o iltuo corpo (ancora). Se effettui delle riprese o dellefoto, è una buona idea mettere vicino al “reperto”

Minitest1) Le prime imbarcazioniEgizie erano costruitecon fasci di:a. papirob. ginestrac. giunco

2) Nelle imbarcazioni ascheletro portante ilfasciame è: a. cucito b. inchiodato c. ammortasato

3) Le ordinate sonoapplicate: a. alla chiglia b. alla coperta c. alle costole

4) Vero o Falso. Le tecni-che di “cucitura” e “mor-tase e tenone” eranocontemporanee.

Risposte: 1a – 2b - 3a – 4 Vero

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un oggetto di dimensioni note (mano, pinna, coltel-lo, lampada, ecc.) o un soggetto umano per cose didimensioni maggiori o per aiutare la stima di un’a-rea.Il disegno dell’oggetto può, in alcuni casi, permet-tere all’archeologo di determinare con una certa pre-cisione di che cosa si tratta e addirittura la datazionedel reperto. Per questo dovrai cercare di avere sem-pre con te una lavagnetta subacquea, oltre che percomunicare con il compagno d’immersione (comehai imparato nel corso ESA OWD) può servire perprendere appunti sulla profondità, sull’orientamentodell’oggetto, per descrivere l’ambiente del ritrova-mento, e per tracciare il profilo dell’oggetto o dise-gnare una visione d’insieme dell’area interessata. Se le dimensioni dell’oggetto lo consentono,puoi tentare di disegnarlo rispettando le misu-re reali (puoi prendere dei riferimenti con la mati-ta), la cosa importante è disegnare con la massimacura i particolari come orli, anse, eventuali illustra-zioni o bolli, insomma di tutti quegli elementi chepossono aiutare per capire di che cosa si tratta. Il rilievo dell’area può servire per prendereimportanti decisioni in merito alla necessità omeno di intervenire urgentemente e per capirele modalità di distribuzione, per esempio se si trattadella perdita di parte di un carico o di un affonda-mento vero e proprio. Durante una delle immersio-ni il tuo istruttore ti farà provare le tecniche di rilie-vo che ti permetteranno di collocare con precisionegli oggetti che si trovano all’interno di una determi-nata area. La tecnica più rapida e a portata di mano, èquella chiamata della “trilaterazione”, tutto quel-lo che serve è costituito da 3 picchetti infissi sulfondo ad una certa distanza, in modo da essere col-locati ai vertici di un ipotetico triangolo, da una“rotella metrica” di dimensioni appropriate.Rilevando la distanza tra un punto cospicuo dell’og-getto ed i diversi picchetti ti permetterà di riprodur-re su carta la posizione corretta, devi avere cura nelriportare con precisione le diverse misure sulla lava-gnetta in modo da non creare confusione.Le fotografie del sito o del reperto, così come levideoriprese, possono costituire una vera“prova” del tuo ritrovamento oltre che di grandeaiuto per gli archeologi. Se vuoi fotografare un’arearicoperta di cocci, oltre alla visione d’insieme èimportante se riprendi anche un campionario deiframmenti o degli oggetti che possono essere rico-

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Quantoprima idati delrilievo sub-acqueosono ripor-tati incarta, tantoprima èpossibile laloro vericiaper evitareerrori

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noscibili o importanti per l’identificazione. Abbiamogià visto che è opportuno avvicinare all’oggetto oall’area qualcosa che aiuti ad interpretare le dimen-sioni. Oltre alle foto “artistiche” (che ti convienesempre “portare a casa”), ricorda che per gliarcheologi spesso sono importanti le riprese“piatte” effettuate dall’alto che mettono in risal-to la forma e le caratteristiche dell’oggetto (peresempio: questo è molto utile nel caso delle anco-re). Se ti trova su un’area ricoperta di reperti, puoitentare di eseguire una specie di “fotomosaico” scat-tando una serie di foto, una a fianco all’altra, aven-do cura di mantenere sempre la stessa distanza dalfondo e di far sovprapporre leggermente le diverseinquadrature. Usando le moderne fotocamere digi-tali, è possibile anche elaborare le foto riproducen-do un’attendibile mappa del sito.

Come ritornare sul puntoPuoi ritrovare con facilità il punto preciso se ti alle-ni nelle tecniche di rilevamento della posizione.Esistono 4 modi principali per ritrovare un puntod’immersione: memoria fotografica, mire a terra,rilevamento bussola e rilevamento con GPS(Global Positioning System). Durante il corso parte-ciperai ad un laboratorio formativo su come pren-dere le mire, ma il tuo istruttore potrà decidere difarti vedere anche l’uso della bussola e del GPS (sedisponibili). In ogni caso è importante per ogni buon subac-queo saper ritornare su un punto con una certaprecisione, sarà addirittura fondamentale per chidecide di proseguire nella carriera e diventare“guida subacquea”, basti pensare che l’argomento èampiamente trattato durante il corsi ESA Diveleadered ESA Orienteering Diver.Il segreto consiste nel non avere fretta e nel-l’osservare con cura tutti i particolari della zonain cui ti trovi. Nella maggior parte dei casi, i su-bacquei non sono in grado di ritrovare il punto sem-plicemente perché non si fermano e non si chiedo-no: “come faccio a ritrovare questo posto?” Un ruolo fondamentale è dato dal pedagno, dalsegnalatore di superficie o dalla boa segnasub,insomma un galleggiante attaccato ad una cimalegata ad un oggetto pesante sul fondo, messo vici-no al reperto da ritrovare. Questo offre un ottimopunto cospicuo e ti dà l’opportunità di prendere ituoi riferimenti con calma dopo essere riemerso.Considera che in mare ci può essere corrente per cui

Un esempiodi pedagnocostruitoautonoma-mente

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assicurati che il galleggiante non possa essere tra-scinato lontano altrimenti prenderesti i riferimenti diun punto diverso. Alcuni subacquei credono che siasufficiente riemergere sulla verticale dell’oggetto equindi prendere le mire una volta in superficie, que-sta tecnica può essere utile se non hai a disposizio-ne una boa, ma solo se la profondità e la visibilità ticonsentono di riaffiorare senza perdere di vista l’og-getto. Inoltre la risalita senza una cima ed ungalleggiante di supporto risulta più difficile emeno sicura.

Complimenti!

Troverai molto utili le informazioni chehai letto in questo capitolo in ogni tuaprossima immersio-ne, in particola-re ti ritroveraiad osservarecon occhidiversi ognioggetto che ti capiterà diincontrare sott’acqua. Seavrai la fortuna di parteci-pare ad una campagna diricerca ti troverai avvan-taggiato nel comprendereil ruolo da ricoprire e leinformazioni che riceveraidagli addetti ai lavori. Puoi descrivere diverse tipologie diancore e la loro evoluzione neltempo, spiegare cosa sono le anfore e comevenivano utilizzate, illustrare cos’è una ceramica ecome veniva prodotta oltre che distinguere diversitipi di costruzioni navali.Hai ricevuto anche utili consigli su come comportartiin caso di ritrovamento e come migliorare le possibili-tà di ritornare con precisione sul punto da segnalare.

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Cosa hai imparato?Lo scopo di questo esercizio è quello di ripassare le infor-mazioni più importanti della relativa Unità Teorica,innanzitutto per migliorare la tua formazione, maanche per arrivare più preparato al prossimo appunta-mento con il tuo Istruttore. Rispondi alle domande sce-gliendo la risposta esatta tra quelle indicate, specifican-do se l’informazione è vera o falsa oppure scrivendo larisposta nell’apposito spazio. Consegna al tuo Istruttorequesta scheda e se troverà delle imprecisioni, ti darà lespiegazioni necessarie. Buon lavoro!

1) Vero o falso. Fin dal terzo millennio, sono docu-mentate con frequenza offerte votive di ancorenuove ed usate.

2) Le marre delle ancore possono essere descrittecome:

a. asole in cui fissare la cimab. uncini che agganciano il fondo c. cime per assemblare vari componenti

3) Le ancore a forma di “grappino” appaiono:a. contestualmente alla nascita delle Repubbliche Marinareb. durante il periodo romanoc. a) e b) sono esatte

4) Vero o falso. Gli archeologi hanno iniziato ainquadrare tipologicamente e cronologicamente leanfore a partire dall’inizio del 1700.

5) Vero o falso. H.Dressel fu il primo studioso ainteressarsi, già nell'ultimo quarto del XIX secolo,della tipologia delle anfore.6) La tipologia delle anfore pubblicata da H. Dresselfu riveduta, ordinata e ampliata:

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a. dallo studioso Leon Battista Albertib. da Gerhard Kapitanc. da Nino Lamboglia

7) Vero o falso. La piroga monossile deriva da untronco scavato all'interno e sagomato all'esterno,spesso con l'aiuto del fuoco.

8) La tecnica di costruzione navale ancor oggi inuso nel Mediterraneo è definita:

a. a scafo portanteb. a scheletro portantec. a mortase e tenoni

9) Per impedire che, gonfiandosi per l’umidità, letavole di fasciame sputino i chiodi esse sono:

a. fissate alle ordinate con chiodi passanti ribattutib. appaiate lasciando tra loro una fessura riempita di calafataggio c. appaiate in modo da non lasciare la benchéminima fessura

10) Nell’occasione di un rinvenimento non portare acasa il semplice pezzo sminuendone il valore ma,lascialo così come si trova, e:

a. prendi dei riferimenti e la profondità esattab. disegna o fotografa il reperto o l’areac. a) e b) sono esatte

Dichiaro di aver rivisto tutte le risposte conl’Istruttore ESA e di aver compreso la spiegazione diquelle da me sbagliate.

Firma__________________________data_________

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Capitolo TreAcque Libere 1 e 2

“Segnalazione di un reperto”

Briefing

Localizzazione e verifica del sito d’immersioneIn navigazione o da terra, localizzare con l’aiu-to dell’Istruttore i riferimenti necessari allalocalizzazione del sito d’immersione sceltoQuesta fase sarà molto interessante in quanto tipermetterà di seguire l’Istruttore durante alcune fasiimportanti del suo lavoro, che sicuramente ti servi-ranno per le tue escursioni subacquee. Potrai impa-rare: la navigazione e la rotta da seguire per rag-giungere il sito scelto e il tipo di riferimenti naturalio strumentali che si possono usare per ritrovare unpunto d’immersione.

Preparazione, vestizione e controllo dell’attrezzatura

IngressoEntrare in acqua con la tecnica adeguataL’Istruttore e lo Staff ti forniranno le indicazioni utiliper un corretto ingresso in acqua in base alle carat-teristiche del luogo e dell’imbarcazione. Potrestientrare in acqua usando il rovesciamento all’indietroo il tuffo a forbice o entrare da riva; in ogni casoaspetta l’invito e i segnali dello Staff per l’ingresso.Una volta in superficie aspetta insieme al tuo com-pagno le indicazioni dello Staff sulla discesa.e sullosvolgimento degli esercizi.

Verifica della pesata Controllare di avere la quantità di zavorra cor-retta prima di iniziare la discesaLa frequentazione di un sito archeologico o le tec-niche di ricerca richiedono una buona concentra-zione, che sott’acqua risulta ottimizzata da un buonassetto, quindi dalla giusta pesata. Abituati a consi-derare bene quest’aspetto, per prevenire qualsiasiproblema legato ad una pesata scorretta.

ImmersioneScendere con l’ausilio di una cima di riferimen-

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to o del fondo degradante fino alla profonditàpianificata dall’IstruttoreQuesta fase è molto importante per raccogliere ilmaggior numero di dati da memorizzare sul paesag-gio che andrai ad esplorare. In particolare ricorda discendere lentamente osservando riferimenti caratte-ristici, il computer o il profondimetro e rimanendovicino al compagno.

Hover checkTrovare l’assetto neutro e fluttuare a mezz’ac-qua senza muovere le pinne o le mani fino alsegnale dell’istruttoreI siti archeologici e, come già sai l’ambiente in gene-re, richiedono una particolare cura nell’evitare con-tatti accidentali, sollevamento dei sedimenti, sposta-mento dei reperti o dei cartellini messi sul sito dagli“addetti ai lavori”. Allenati e migliora costantementele tecniche di controllo dell’assetto: saranno il tuoprincipale biglietto da visita quando parteciperai adattività di archelogia subacquea o semplicemente avisite guidate dei siti.

Individuazione del reperto da segnalareRiconoscere ed individuare il reperto, secondole indicazioni dell’istruttoreQuando farai le tue immersioni sarà molto impor-tante che tu riesca a capire quando ti trovi su un sitoo di fronte ad un reperto. Durante il corso, per que-stioni logistiche il sito o il reperto possono esserecostituiti da oggetti moderni appositamente predi-sposti o già presenti sul luogo. Ascolta attentamenteil briefing dell’Istruttore e raccogli tutti gli indizi cheti possono aiutare nell’individuazione del tuo obiet-tivo.

Raccolta dei dati per la segnalazioneUsando lavagnetta e matita, raccogliere i datinecessari per segnalare adeguatamente il ritro-vamento, comprendenti almeno: profondità,orientamento, dimensioni e disegno del reper-to; controllare frequentemente il tempo d’im-mersione e la disponibilità d’ariaAppena individui il reperto che ti era stato descritto,rileva con cura la profondità a cui si trova e dise-gnalo, come meglio puoi ma avendo cura di nonmuoverlo; rileva il suo orientamento con la bussola,riportandolo sul disegno e prendi nota delle caratte-ristiche più importanti del fondale.

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Uso del pedagno o del segnalatore di superficieSegnalare correttamente il reperto con unpedagno o con un segnalatore di superficieSpesso i subacquei trovano cose interessanti sott’ac-qua e altrettanto spesso si trovano in difficoltà nelritrovare il punto preciso della scoperta. “pedagna-re” il punto può essere molto utile per prendere deibuoni riferimenti dopo essere riemersi. Ascoltando isuggerimenti del tuo Istruttore fai risalire il pedagnoavendo cura di sistemarlo vicino al reperto in modoche eventuali correnti non lo spostino.

Escursione subacquea di piacereSotto la supervisione dello Staff esplorare l’areacircostanteSpesso capita che un oggetto sia stato perso assiemead altri reperti, per questo, dopo aver pedagnato ilreperto, è utile compiere un’esplorazione dell’areacircostante in modo da controllare la presenza dialtri “indizi” interessanti.

Risalita controllata lungo un riferimento e sosta disicurezzaRisalire lentamente (non più veloce di 10 metrial minuto) lungo un riferimento e fermarsi a 5metri per una sosta di sicurezza di 3 minutiE’ importante risalire lentamente e fermarsi per unatappa di sicurezza in tutte le immersioni, quindianche in un’immersione di ricerca. In questo modoaumenterai la tua sicurezza riducendo ulteriormentele possibilità di incorrere nella MDD. L’Istruttore o lostaff ti forniranno le indicazioni necessarie per ese-guire la sosta di sicurezza.

Rilevare il puntoPrendere i riferimenti necessari per poter ritor-nare con precisione sul punto da segnalareDopo essere riemerso, avvicinati in superficie al gal-leggiante del pedagno e, controllando che esso siaperpendicolare all’oggetto da segnalare, prendi iriferimenti per poterlo ritrovare in futuro. Trascrivi iriferimenti sulla lavagnetta.

UscitaUscire dall’acqua applicando le tecniche sugge-rite dall’Istruttore

Disassemblaggio e cura dell’attrezzatura

Descrizione del “ritrovamento”

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Descrivere all’Istruttore o a un membro delloStaff la “scoperta” effettuata, simulando lasegnalazione alle Autorità competentiSimulare che l’Istruttore (o la persona da lui propo-sta) rappresenti l’autorità a cui fare la segnalazionee descrivere le caratteristiche del sito, del reperto edell’ambiente in cui si trova. Fornire le informazionisu come ritornare sul punto. È auspicabile l’uso deidati riportati sulla lavagnetta durante l’esercitazione.

Debriefing e convalida dell’immersione

Acqua Libera Tre

“Seganalazione di un sito con più reperti”

Briefing

Localizzazione e verifica del sito d’immersione

Preparazione, vestizione e controllo dell’attrezzatura

Ingresso

Verifica della pesata

ImmersioneScendere con l’ausilio di una cima di riferimen-to o del fondo degradante fino alla profonditàpianificata dall’IstruttoreQuesta fase è molto importante per raccogliere ilmaggior numero di dati da memorizzare sul paesag-gio che andrai ad esplorare. In particolare ricorda discendere lentamente osservando riferimenti caratte-ristici, il computer o il profondimetro e rimanendovicino al compagno.

Individuazione dell’area da segnalareRiconoscere ed individuare il sito, secondo leindicazioni dell’istruttore Quando farai le tue immersioni sarà molto impor-tante che tu riesca a capire quando ti trovi su un sitocon la presenza di più reperti. Durante il corso, perquestioni logistiche i reperti possono essere costitui-ti da oggetti moderni appositamente predisposti ogià presenti sul luogo. Ascolta attentamente il brie-

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fing dell’Istruttore e raccogli tutti gli indizi che ti pos-sono aiutare nell’individuazione del tuo obiettivo.

Delimitazione dell’area da segnalareDelimitare l’area da segnalareUsando 4 piccoli pedagni (o 4 picchetti se le carat-teristiche ambientali lo consentono), delimita i quat-tro angoli di un ipotetico quadrilatero che racchiudal’area da rilevare.

Raccolta dei dati per la segnalazioneUsando lavagnetta e matita, raccogliere i datinecessari per segnalare adeguatamente il ritro-vamento, comprendenti almeno: profondità,orientamento, dimensioni e disegno del sito;eseguire almeno 2 controlli del tempo d’im-mersione e della disponibilità d’aria.Appena individui il sito che ti era stato descritto,rileva con cura la profondità a cui si trova e dise-gnalo, come meglio puoi ma avendo cura di nonmuoverlo; rileva il suo orientamento con la bussola,riportandolo sul disegno e prendi nota delle caratte-ristiche più importanti del fondale.

Rilievo dei repertiRilevare e posizionare correttamente nel dise-gno 3 oggetti di forme diverse che si trovanonell’area da segnalare.Questo lavoro non è indispensabile ai fini dellasegnalazione, ma è un addestramento che troveraimolto utile e divertente, che aumenterà le tue capa-cità tecniche subacquee, inoltre se parteciperai adeventuali campagne di studio, sarai già utile aglioperatori ed agli archeologi subacquei fin dalleprime immersioni. Portare agli archeologi un dise-gno che illustri la collocazione degli oggetti sulfondo, permetterà loro di farsi un’idea più completasulle caratteristiche del tuo ritrovamento, di dartimigliori informazioni in merito e di apprezzare il tuolivello di preparazione. L’Istruttore ti spiegheràcome rilevare gli oggetti usando il metodo della “tri-laterazione”.

Uso del pedagno o del segnalatore di superficieSegnalare correttamente il sito con un pedagnoo con un segnalatore di superficieSpesso i subacquei trovano cose interessanti sott’ac-qua e altrettanto spesso si trovano in difficoltà nelritrovare il punto preciso della scoperta.“Pedagnare” il punto può essere molto utile per

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prendere dei buoni riferimenti dopo essere riemer-si. Ascoltando i suggerimenti del tuo Istruttore fairisalire il pedagno avendo cura di sistemarlo inmodo che eventuali correnti non lo spostino.

Rilevare il puntoPrendere i riferimenti necessari per poter ritor-nare con precisione sul punto da segnalareDopo essere riemerso, avvicinati in superficie al gal-leggiante del pedagno e, controllando che esso siaperpendicolare all’oggetto da segnalare, prendi iriferimenti per poterlo ritrovare in futuro. Trascrivi iriferimenti sulla lavagnetta.

Ripetizioni ed esperienza

Risalita controllata lungo un riferimento e sosta disicurezzaRisalire lentamente (non più veloce di 10 metrial minuto) lungo un riferimento e fermarsi a 5metri per una sosta di sicurezza di 3 minuti

Uscita

Disassemblaggio e cura dell’attrezzatura

Descrizione del “ritrovamento”Descrivere all’Istruttore o a un membro delloStaff la “scoperta” effettuata, simulando lasegnalazione alle Autorità competentiSimulare che l’Istruttore (o la persona da lui pro-posta) rappresenti l’autorità a cui fare la segna-lazione e descrivere le caratteristiche del sito,del reperto e dell’ambiente in cui si trova.Fornire le informazioni su come ritornare sulpunto. È auspicabile l’uso dei dati riportatisulla lavagnetta durante l’esercitazione.

Debriefing e convalida dell’immersione

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AppendiceESAESA è una agenzia didattica internazionale, ilsuo obiettivo è quello di formare i subacquei dallivello iniziale fino al raggiungimento dei livelli pro-fessionali come Diveleader e Istruttore. Per fare que-sto l’ESA si prefigge di applicare i più evoluti stan-dard operativi congiuntamente ad un elevatissimogrado di sicurezza e di promuovere l’attività subac-quea nelle sue varie forme.I percorsi formativi dell’ESA prevedono l’integrazio-ne delle informazioni divulgate dall’Istruttore, con imateriali di supporto che accompagnano i vari livel-li di brevetto. La formazione pratica iniziale avviene con lo svilup-po delle capacità subacquee in piscina o bacinodelimitato, successivamente applicate e migliorate inacque libere.Per ogni programma o corso ESA è prevista una veri-fica dell’apprendimento da parte dell’Istruttore chedovrà conservare una prova dell’avvenuta valutazione.Attraverso il Sistema formativo ESA, dopo la forma-zione iniziale, i subacquei possono progredire versolivelli più alti di brevetto, e specializzarsi in diversearee legate all’attività subacquea come la biologiamarina, la fotografia, la gestione dell’assetto, ecc.Raggiunte le adeguate credenziali, i subacquei posso-no partecipare ai programmi per la formazione ditipo professionale nell’ambito dell’attività subacquea.L’ESA stabilisce elevati standard per la forma-zione dei propri affiliati: essi sono professioni-sti subacquei in possesso di un brevetto ESADiveleader o di grado più alto.Gli istruttori ESA sono formati dagli ESA IC Director,persone adeguatamente preparate e qualificate pertrasmettere le tecniche di insegnamento ai futuriistruttori.La formazione dell’Istruttore è completa e prevedel’acquisizione di informazioni sulla teoria dell’immer-sione, sulle procedure ESA, nozioni di psicologia e dimarketing, lo sviluppo delle capacità di gestione deisubacquei singoli o in gruppo, di gestione dei pro-blemi, di salvaguardia dell’ambiente e altro.Le convalide dei brevetti ESA sono emesse dalla sede

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centrale e dagli uffici ESA ufficialmente autorizzati.Il dipartimento ESA che si occupa della formazioneinforma gli affiliati ESA sulle variazioni delle proce-dure esistenti e sull’introduzione di nuove procedure.Possono affiliarsi all’ESA anche strutture qualificate cheoperano nel campo dell’attività subacquea ricreativa.Centri immersione, club subacquei e negozi subac-quei possono, infatti, acquisire la qualifica di ESAPoint. Le strutture denominate ESA IC Point posso-no promuovere, organizzare e condurre i corsi diformazione per gli Istruttori ESA. L’ESA intende caratterizzarsi anche attraversoun particolare impegno volto alla divulgazionedelle conoscenze sull’ambiente, per migliorarela qualità delle immersioni e creare nei subac-quei una maggiore consapevolezza verso lo spa-zio sommerso. I professionisti ESA, infatti, effet-tuano il loro percorso formativo ricevendo una soli-da preparazione anche sulle conoscenze relativeall’ambiente. Tutta l’attività formativa dell’ESA è salda-mente collegata a obiettivi di salvaguardia degliambienti acquatici.

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