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EDITORIALE di Mino Morandini 3 NICCOLO’ TARTAGLIA, GENIO BRESCIANO FERITO E MUTILA- TO DI GUERRA di Pietro Lorenzotti 5 VIAGGIO A GERUSALEMME di Stelio Gusmitta 9 ALBERGHINI. Storia e stemma di un’importante, ma poco nota famiglia patrizia bresciana di Enrico Stefani 15 NOTE SU ALCUNE RARE ED INEDITE VEDUTE DI BRESCIA di Giuseppe Nova 23 THE PLACE OF BINDINGS IN BOOK HISTORY AND BIBLIO- GRAPHY di Federico Macchi 31 SU ALCUNE PROBLEMATICHE RIGUARDANTI LA STAMPA DEI LIBRI IN ITALIA NEL XVII SECOLO di ... Luca Tosin 37 PEPITE QUERINIANE: UMANESIMO IN CAMPAGNA di Ennio Ferraglio 55 LE RIVISTE DEL BIBLIOFILI: NICCOLO’ BETTONI LIBRI E CARATTERI A STAMPA di Antonio De Gennaro 59 VISTI IN LIBRERIA: RUBRICA DI RECENSIONI LIBRARIE di Mino Morandini 67 MOSTRE DA VEDERE E RIVEDERE, DA GUARDARE E DA SFOGLIARE di Mino Morandini 81 DIARI BRESCIANI: SCRITTORI GRECI E LATINI di Mino Morandini 87 L’ANGOLO DELLE LEGATURE: IL “FROTTIS”, un appunto. di Federico Macchi 91 1 INDICE ANNO XIX NUMERO 39 DICEMBRE 2012 In copertina: Brescia romana. Da: OTTAVIO ROSSI (1570-1630), Le memorie bresciane. ISSN 2038-1735 www.misinta.it

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EDITORIALEdi Mino Morandini 3

NICCOLO’ TARTAGLIA, GENIO BRESCIANO FERITO E MUTILA-

TO DI GUERRAdi Pietro Lorenzotti 5

VIAGGIO A GERUSALEMMEdi Stelio Gusmitta 9

ALBERGHINI. Storia e stemma di un’importante, ma poco notafamiglia patrizia brescianadi Enrico Stefani 15

NOTE SU ALCUNE RARE ED INEDITE VEDUTE DI BRESCIAdi Giuseppe Nova 23

THE PLACE OF BINDINGS IN BOOK HISTORY AND BIBLIO-GRAPHYdi Federico Macchi 31

SU ALCUNE PROBLEMATICHE RIGUARDANTI LA STAMPA DEILIBRI IN ITALIA NEL XVII SECOLOdi ... Luca Tosin 37

PEPITE QUERINIANE: UMANESIMO IN CAMPAGNA di Ennio Ferraglio 55

LE RIVISTE DEL BIBLIOFILI: NICCOLO’ BETTONI LIBRI ECARATTERI A STAMPAdi Antonio De Gennaro 59

VISTI IN LIBRERIA: RUBRICA DI RECENSIONI LIBRARIEdi Mino Morandini 67

MOSTRE DA VEDERE E RIVEDERE, DA GUARDARE E DA SFOGLIAREdi Mino Morandini 81

DIARI BRESCIANI: SCRITTORI GRECI E LATINIdi Mino Morandini 87

L’ANGOLO DELLE LEGATURE: IL “FROTTIS”, un appunto.di Federico Macchi 91

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INDICEANNO XIX

NUMERO 39

DICEMBRE 2012

In copertina: Brescia romana. Da:OTTAVIO ROSSI (1570-1630), Lememorie bresciane.

ISSN 2038-1735

www.misinta. i t

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er poter raccontare levicende degliAlberghini, una delle

più antiche e nobili fami-glie del Bresciano, occorredistricarsi tra storia e leg-genda, in quanto le lororadici affondano in tempicosì lontani da attingerepiù alla tradizione che averi e propri documentistorici.

Fino a tutto il Trecento lenotizie che li riguardanosono piuttosto frammenta-rie, mentre a partire dalXV secolo gli Alberghinisono citati sia dall’Astezati,nelle sue “Adnotationes”(1438), sia nel “Registrodei Nobili Agresti” (redattotra il 1426 e il 1498), doveessi risultano proprietaridi immobili a Gavardo e aForno d’Ono. Dal 1517sono accettati nelConsiglio Patrizio diBrescia1 e, successiva-mente, risultano citati nel“Catastico Da Lezze2” rea-lizzato dal capitano venetotra il 1609 ed il 1610.

Si ritiene3 che il caposti-

ALBERGHINI

Storia e stemma di un’importante, ma poco nota

famiglia patrizia brescianadi Enrico StefaniAssociazione Storico-Archeologica della Riviera del Garda.

P

Figura 1. 1655 Alberghini Bartolomeo stemma su diploma di laurea aPadova. (Brescia. Carte rig. fam. diverse Busta 1 fasc. 2 carta 4 -1).

1 A.A. Monti Della Corte, Fonti Araldiche e Blasoniche Bresciane (in “Supplemento ai Commentari dell’Ateneodi Brescia”, Tip. Fratelli Geroldi, Brescia 1962).

2 Biblioteca Queriniana, MS.H.V 1, in cui troviamo citati vari componenti della famiglia, anche se con il cogno-me storpiato in “Albrighi”.

3 Biblioteca Queriniana, MS. D.V. 11. Manoscritto della fine del XVIII secolo, di autore anonimo, che contienecontributi anteriori di diversi autori, tra i quali le “Casate Bressane” di Pandolfo Nassino ed uno scritto di MarsilioPiccinelli databile attorno alla metà del XV secolo. Proprio alla cronaca del Piccinelli, rivalutandolo per attendibili-tà storica, attinse ampiamente Ugo Vaglia nella sua “Cronaca della Valle Sabbia” (in “Supplemento aiCommentari dell’Ateneo di Brescia”, II voll. Tip. Fratelli Geroldi, Brescia 1964), per sottolineare il ruolo fonda-mentale ricoperto dagli Alberghini nelle dinamiche economiche e sociali valsabbine.

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pite della casata sia statoun certo Nicolino* (oNicolò), nato agli inizi delXIII secolo. Di fede guelfa,questi si allontanò con lafamiglia da Brescia, postad’assedio da Federico II(1237), riparando aMarmentino, inValtrompia, dove edificò lasua nuova casa utilizzandole entrate annue dei suoipossedimenti di Gavardo,Nuvolera, Nuvolento e delBenaco, ma ciò non gliimpedì di partecipare alleferoci lotte tra guelfi e ghi-bellini che, all’epoca,insanguinavano il nostroterritorio. Nel 1294 trovia-mo il suo nome tra i com-ponenti del Consiglio diBrescia che decretò lasistemazione del NaviglioGrande da Gavardo aBrescia per consentire il

trasporto di merci e legna-me verso la città. NicolinoAlberghini morì presumi-bilmente nei primi annidel XIV secolo. Suo figlioLanfranco (o Lafranco) sischierò con i guelfi controArrigo VII e, durante l’as-sedio di Brescia del 1311,tentò, senza successo, diportare soccorso alla cittàcircondata dalle truppedell’imperatore. Nel 1315,in una valletta del fiumeFusio in Valsabbia, eglifece erigere alcune abita-zioni, due forni fusori, unasegheria ed un mulino,fondando, di fatto, il paesedi Fusio, ma nel 1329,essendo insufficiente laquantità d’acqua del tor-rente per far muovereconvenientemente le ruotedegli opifici, Lanfrancodecise di trasferirsi adOno di Valsabbia, doveintraprese la costruzionedi un nuovo forno fusorionel fondovalle, progetto

che però fu definitivamen-te portato a termine dalfiglio Bertolino nel 1335.In breve tempo attorno alforno fusorio si riversaro-no molte maestranze e,con la conseguentecostruzione di nuove abi-tazioni, nacque il paese diForno d’Ono.

Lanfranco, ormai malato,lasciò il figlio ad Ono eritornò a Fusio, dove inbreve tempo morì.Bertolino condusse adOno la moglie ed il figlioNicolino, mentre lamamma volle rimanere aFusio per essere sepoltaaccanto al marito4.

Intanto a Forno d’Ono ilavori procedevano spedi-tamente, tanto cheBartolino fece arrivarenuovi operai daMarmentino e, per ospitar-li, finanziò la costruzionedi nuove case e di unachiesa (edificata nel1338). Questo grande fer-

Figura 4. Temma Alberghini (di

Gelmini, stemmi bresciani. ms.

queriniano, F.VIII.7).

Figura 5. Stemma Alberghini (di

P. Da Ponte, stemmi bresciani. ms.

queriniano, F.VIII.8).

Figura 3. Stemma Alberghini (di

Gelmini, stemmi bresciani. ms.

queriniano, F.VIII.9).

< Figura 2. 1588 Alberghini, alberogenealogico. (Brescia. Carte rig.fam. diverse Busta 1 fasc. 2 carta 3-1).

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mento e l’età non più gio-vane, non impedirono,comunque, all’Alberghinidi partecipare alla campa-gna militare di Montichiaricontro i ghibellini. Dopo lamorte del padre, fuNicolino a dedicarsi agliaffari di famiglia con i suoidue figli, Alberghino Idetto “Il Generoso” eMaddalena che andòsposa a GiacomoAvogadro5. Alberghino I,rimasto orfano in giovaneetà, fu affidato a Marsilia(ritenuta da alcune fontisua zia), sposa del conteParide Lodrone, al qualeportò in dote la maggiorparte dei beni familiari.

Per non entrare in conflittocon la potente famiglia deiLodrone, Alberghino Irinunciò a rivendicare ipropri beni e decise dinobilitarsi con azioni diguerra; fu così che conl’appoggio dei Lodrone,favorì la discesa in Italia,attraverso il passo delManiva, del re Roberto diGermania. Nonostante lasconfitta delle truppeimperiali presso Brescia,ad opera di Gian GaleazzoVisconti, Alberghino Iottenne, in segno di rico-noscenza (il 3 novembre1401), l’investitura feudalesulle terre delle Pertiche,del Savallese, di Agnosine,

Preseglie, Barghe, SabbioChiese, Caino,Lumezzane, Bione e suvasti territori della rivieragardesana.

Alberghino I ebbe quat-tro figli maschi (Arighino,Bonfadino, Giacomo eBertolino) e quattro fem-mine (di cui si conosconoi nomi di soltanto due:Maletina e Giovanna).Nel 1442 i fratelli deciserodi dividere i beni di fami-glia: a Bertolino eGiacomo, che preferironorestare uniti, andarono ipossedimenti inglobatinella Quadra di Gavardo,ad Arighino e Bonfadinotutto il resto.

4 Alla morte della madre, Bertolino volle lasciare alla popolazione di Fusio tutti i beni che la famiglia possede-va in loco.

5 Dopo la morte dell’Avogadro, Alberghino accolse la sorella Maddalena ed i suoi due figli, Pietro e Giovanni, infuga da Brescia nel palazzo che egli possedeva a Padova.

Figura 6. Blasonatura stemma AlberghiniFigura 7. Stemma Alberghini via Roma n° 43,

Forno d'Ono.

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Bonfadino si sposò conBersana, figlia di Galvanoda Nozza, famoso uomod’armi di parte guelfamolto attivo negli annidella signoria di PandolfoMalatesta. Bonfadino ed ilsuocero Galvano da Nozzaper aver condotto PietroAvogadro ed i suoi armatiin aiuto di Brescia asse-diata dalle milizie delPiccinino, ottennero il 24febbraio 1448 dallaRepubblica di Venezia ilprivilegio di riscuotere unarendita vitalizia a titolo diriconoscenza.

Per continuare a seguirele vicende della famigliaAlberghini, cognome che èl’evidente trasformazionedel nome proprio“Alberghino”, ci viene inaiuto un albero genealogi-co della casata (v. pagina16) che venne compilatonel 1588 e che oggi è

conservato pressol’Archivio di Stato diBrescia6. In capo al pre-zioso documento campeg-gia lo stemma famigliare el’effige di quel Bertolino anoi già noto che qui èricordato come “da Fusio”.Questi ebbe, oltreNicolino, altri due figli,Areghino e Antonia7,sposa di Dezio Avogadrodi Zanano. Il documentoprosegue con Alberghino Iche, come visto, ebbequattro figli (Arighino,Bonfadino, Giacomo eBertolino), Giacomo, a suavolta ebbe due figli:Antonio e Alberghino II,dal primo nacqueBernardino che ebbeBertolino e Giacomo. Asua volta Bertolino ebbequattro figli: AlberghinoIII, Giovan Pietro,Antonio e Aurelio. DaGiovan Pietro discesero

Giovan Maria, GiovanBattista e Deffendus.Giovan Maria ebbeBartolomeo, Pietro eAurelio II. Da Bartolomeodiscesero Mario e Fabio,mentre dal fratello Pietrodiscesero Giovan Maria IIe Aurelio III. Infine Marioebbe Bartolomeo II e,quest’ultimo, Mario II.

La presenza degliAlberghini è documentatain diverse zone delBresciano, mano a manoche i loro interessi si spo-starono dall’originale pro-duzione e commercio deimetalli verso l’eserciziodelle professioni liberali.Oltre che a Forno d’Ono,dove avevano vaste pro-prietà, essi lasciaronoimportanti tracce a Salò,luogo in cui, sul finir delCinquecento, un certoFrancino risulta iscrittonell’estimo quale “prima-

6 Archivio di Stato di Brescia, Carte riguardanti famiglie diverse (Busta 1, fascicolo 2, carta 3).7 Tale Antonia risulterebbe citata in un atto notarile rogato a Forno d’Ono il 2 maggio 1366, a differenza di

quanto riportato da Marsilio Piccinelli, forse per vantare una sua discendenza familiare da parte di madre dagliAlberghini, non troviamo qui citata quella Marsilia che abbiamo visto sposata con Paride Lodrone. Incontriamo,invece, come fratello di Nicolino, Areghino, di cui il Piccinelli non riporta notizia.

Figura 8. Stemma Alberghini su strappo Forno d'Ono.

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rio mercante di ferrarez-ze”. Lo stesso Francino vaannoverato tra i fondatoridella Pia Congregazionedella Carità Laicale, volutadal conte SebastianoParide Lodrone. Suo figlioAlberghino fu protagoni-sta delle torbide vicendeche lo videro contrappostoad alcune famiglie di Salòe che culminarono con lasua condanna e con ilbando dai territori vene-ziani8.

Importanti tracce vi sonoanche a Gavardo, ove esi-ste ancora un loro quat-trocentesco palazzo situa-to in via Capoborgo.Bernardino Alberghini9,tra la fine del XVI e l’iniziodel XVII secolo, ricoprì lacarica di Vicario della

Quadra. Ad Iseo, dove gliAlberghini avevano un lorosepolcro (andato distruttonel 1628) situato all’ester-no della parrocchiale. ABrescia, dove furono iscrit-ti al patriziato, ricordiamoBartolomeo che, nel1654, fu ammesso nelNobile Collegio dei Giudicidi Brescia. Di questoBartolomeo resta il diplo-ma di laurea in diritto,oggi conservato presol’Archivio di Stato diBrescia10, sul quale èdisegnato lo stemmafamigliare (v. pagina 15).Stesso onore toccò nel1689 a Mario Alberghini11

che, membro dell’Accade-mia degli Erranti, fuappassionato di storia elettere. Troviamo, infine,

tracce della famiglia aPadova, dove nel XV seco-lo, come già accennato,possedevano un palazzo.

Esaurito questo breveexcursus storico-genealo-gico e prima di analizzarelo stemma araldico dellafamiglia Alberghini, con-sentitemi una doverosaprecisazione riguardante ilmio metodo di lavoro.Essenzialmente la miaattività di ricerca verte sul-l’individuazione di stemmituttora esistenti sul territo-rio, vuoi su edifici storiciin forma di affresco, dipin-to o marmo scolpito, vuoinegli archivi e nelle biblio-teche su documenti anti-chi, miniature, sigilli asecco e timbri. Soltantodopo averli fotografati e

8 Per ulteriori notizie sulle vicende di questo ramo degli Alberghini si veda C. Povolo, Liturgie di violenza lungoil lago (Tip. Vobarnese, 2010).

9 Con Caterina, sua figlia, la famiglia si estinse a Gavardo (Quaderni della Quadra di Gavardo, vol. IV, 2002).10 Archivio di Stato di Brescia, Carte riguardanti famiglie diverse (Busta 1, fascicolo 2, carta 4).

Figura 9. Stemma Alberghini, Gavardo, via Capoborgo 49.

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catalogati, passo a consul-tare i vari blasonari ostemmari editi negli annidai vari studiosi del setto-re per raffrontarli e giun-gere ad una blasonaturache rispetti in manierarigorosa i canoni dellascienza araldica12.

A partire da queste pre-messe ritengo di poter

affermare che lo stemmadella famiglia Alberghini,così come proposto neivari stemmari giunti sino anoi, non sia stato riprodot-to e blasonato nellamaniera corretta. Esso,infatti, viene descritto edipinto come “d’argento aquattro fasce ondate dirosso” (Figura 313, Figura

414, Figura 515) ma la giu-sta blasonatura è “fasciatocontroinnestato d’argentoe di rosso di 8 pezzi”(Figura 6), anche se vaprecisato che il numerodelle fasce può variare da6 a 8. L’errore penso siadovuto alla blasonaturafatta da Giulio Cesare deBeatiano nel 1684. Nelsuo libro intitolato “La for-tezza illustrata16”, eglidescrive la storia diBrescia, del suo territorioe delle principali famiglie,con le loro origini e blaso-na il loro stemma. Perquanto riguarda lo stem-ma degli Alberghini, egliscrive che “porta d’argen-to, con quattro fasceondate di rosso”, confon-dendo l’ondato con il con-troinnestato. Questo erro-re viene riportato succes-sivamente negli stemmarirealizzati dal Gelmini17,dal Da Ponte18, dal MontiDella Corte19 e dal DiCrollalanza20.

Più recentemente ancheil Vaglia21 descrive conapprossimazione l’armadegli Alberghini come“fasciato e innestato di

11 A.A. Monti Della Corte, Le famiglie del patriziato bresciano (Tip. Fratelli Geroldi, Brescia 1960).12 Per meglio comprendere quanto si va ad affermare occorre citare alcune fondamentali nozioni di araldica.

Stemma: insieme di figure, emblemi e colori che servono per individuare una persona, una famiglia o un ente(si possono usare indifferentemente anche i sinonimi blasone o arma); Campo:

colore di fondo dello scudo; Blasonatura: descrizione dello stemma secondo le leggi araldiche; Fascia: pezzaonorevole costituita da una striscia orrizontale larga un terzo dell’altezza dello scudo; Fasciato: scudo coperto dasei fasce, di due smalti alternati (se di numero diverso da sei occorre indicarlo, cioè riportare, per es. la diciturafasciato di 4 pezzi, oppure fasciato di 8 pezzi, ecc.); Ondato: partizione o pezza delimitata da linee di contornoserpeggianti a forma di onde marine, Innestato: partizione o pezza formata da linee di contorno curvate e ricur-vate a forma di onde marine molto alte (ad un pieno corrisponde nella parte opposta un pieno, ad un vuoto cor-risponde nella parte opposta un vuoto); Controinnestato: pezza araldica con linee di contorno innestate dalledue parti, nella quale ad un pieno corrisponde nella parte opposta in vuoto e viceversa.

13 Fig. 3 stemma Alberghini (in G. Gelmini, Stemmi Bresciani, manoscritto Biblioteca Queriniana, F.VIII.9).14 Fig. 4 stemma Alberghini (in G. Gelmini, Stemmi Bresciani, manoscritto Biblioteca Queriniana, F.VIII.7). 15 Fig. 5 stemma Alberghini (in P. Da Ponte, Stemmi Bresciani, manoscritto Biblioteca Queriniana, F.VIII.8).

Figura 10. Stemma Alberghini casa Andreis Limone di Gavardo.

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rosso e d’oro di 9 pezzi”. La blasonatura che repu-

to corretta appare eviden-ziata dallo studio deglistemmi della famigliaAlberghini giunti sino anoi. Due li troviamo aForno d’Ono: il primo sullafacciata di una casa in viaRoma, 43 (Figura 5), ilsecondo riportato su unostrappo di un affresco pro-veniente dalla stessa casa,ora conservato presso ilComune (Figura 6).

Altri li troviamo, rispetti-vamente, a Gavardo, in viaCapoborgo, 4922, sullafacciata di un’abitazione aloro appartenuta (Figura7), a Limone di Gavardo,dipinto su una tavolettalignea all’interno di CasaAndreis (Figura 8) e, infi-ne, all’interno di Palazzodel Bò a Padova. Qui, tragli emblemi degli studenti

del prestigioso Ateneo,troviamo l’arma diBartolomeo Alberghini,probabilmente lo stessoche, come detto, feceparte del Nobile Collegiodei Giudici di Brescia.

Come possiamo notarein nessuna fotografia lostemma risulta ondato,ma al contrario risultasempre controinnestato.Considerando inoltre che iblasoni sono stati realizza-ti in luoghi diversi ed inun arco temporale di circadue secoli e mezzo23, èindubbio che questostemma non sia mutatonel tempo e che, quindi,le mie considerazioni ariguardo siano ulterior-mente avvalorate dairiscontri “sul campo”.

Un’ultima considerazionemerita il motto araldicoche, secondo Marsilio

Piccinelli, accompagnavalo stemma della famigliaAlberghini: “Humiliat Deuset exaltat”. Si potrebbeinterpretare nel senso che,nel corso della pluriseco-lare vicenda famigliaredella casata bresciana, aldi sopra delle ricchezzeaccumulate e del prestigiosociale ottenuto, nonvenne mai meno la consa-pevolezza che, al tramon-to di ogni singola esisten-za, la salvezza non è diret-tamente proporzionalealle gesta compiute, maessa dipende dal giudiziofinale di Dio che può“esaltare” od “umiliare”,indipendentemente daimeriti acquisiti in vita.

16 G.C De Beatiano, La fortezza illustrata (Domenico Gromi, Brescia 1684).17 G. Gelmini, Stemmi Bresciani, manoscritto Biblioteca Queriniana, F.VIII.7.18 P. Da Ponte, Stemmi Bresciani, manoscritto Biblioteca Queriniana, F.VIII.8. 19 A.A. Monti Della Corte, Le famiglie del patriziato bresciano (Tip. Fratelli Geroldi, Brescia 1960).20 G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti

(vol. III, Pisa, presso la direzione del Giornale araldico, 1890).21 U. Vaglia, Stemmario Valsabbino (in “Commentari dell’Ateneo di Brescia”, 1952).22 AA.VV., Scritti in onore di Gaetano Panazza (in “Commentari dell’Ateneo di Brescia”, 1994); P. Simoni, La

casa ex-Alberghini a Gavardo: esempio notevole di architettura civile del secolo XV” (in “Commentari dell’Ateneodi Brescia”, 1994); In proposito si veda anche F. Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia voll. 7(Edizioni di storia bresciana, Brescia 1973-1979).

23 Gli stemmi trovati a Forno d’Ono, per la forma dello scudo e per alcune scritte, sono databili tra la fine delXIV e l’inizio del XV secolo. Per quanto riguarda quelli di Gavardo l’attribuzione è riferibile al XV secolo, mentreper quello di Limone di Gavardo, essendo dipindo su tavoletta lignea, la datazione può spaziare tra i primidecenni del XV ed i primi decenni del XVI secolo. Lo stemma, infine, di Palazzo del Bò di Padova è da ricondurrealla prima metà del Seicento.

* Per meglio evidenziare i componenti della famiglia Alberghini si è usato il grassetto.