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and Integrated Medicine

HIMHOMEOPATHY

d

Organo ufficiale dellaSocietà Italiana di Omeopatiae Medicina Integrata

Anno 7 - Numero 2, Novembre 2016

In copertina: Saturno ripreso dalla sonda CassiniPer gentile conc. NASA (AURA/STScI).

Direttore Responsabile: Gino SantiniDirettore Scientifico: Simonetta BernardiniRegistrazione al Tribunale di Roma n. 61 del 24 febbraio 2010Periodicità: Semestrale

© 2010-2017 SIOMI - Tutti i diritti riservati. Nessuna partedi questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessain alcuna forma, senza il permesso scritto della SIOMI.Le copie arretrate possono essere richieste alla SIOMI.

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Finito di stampare nel mese di novembre 2016presso Grafica Di Marcotullio s.a.s.Via di Cervara, 139 - 00155 Roma

COMITATO SCIENTIFICOArea di omeopatia e medicina integrata

Simonetta Bernardini, Francesco Bottaccioli, Tiziana Di Giampietro,Carlo Di Stanislao, Rosaria Ferreri, Peter Fisher, Italo Grassi,Francesco Macrì, Ennio Masciello, Roberto Pulcri, Gino Santini,Paolo Roberti di Sarsina, Gabriele Saudelli

Area accademica e medicina convenzionaleIvan Cavicchi, Andrea Dei, Giuseppe Del Barone,Gian Gabriele Franchi, Luciano Fonzi, Antonio Panti,Paola Massarelli, Roberto RomiziMauro Serafini, Umberto Solimene

Editoriale2 Prove di integrazione nazionale al Senato

di Simonetta Bernardini

In primo piano4 Mc Donald’s e omeopatia

di Francesco Macrì

Contributi originali7 Operatori professionali e CAM in pediatria

Indagine presso l’ospedale “G. Salesi” di Anconadi Elena Donnici

10 Le costituzioni nella storia della medicinadi Rosario Napolitano

14 La cistite interstiziale - Le risorse della Medicina Integratadi Chiara Rivetto

18 Arnica montana, Ruta graveolens e Stodal®Uso di medicinali omeopatici in terapiadi Francesca Cioni

21 La medicina integrata nelle malattie atopiche - Una reviewdi Valentina Tono

26 Medicina Integrata e infertilità di coppiadi Patrizia Fontana

33 Individuo, evoluzione e salutedi Isabella Donzelli

38 Indagine conoscitiva sull’uso dell’omeopatiaIl caso di un gruppo di utenti in farmaciadi Margherita Arrighi

I grandi personaggi dell’omeopatia20 Paolo Bellavite

a cura di Rosaria Ferreri

Spotlight - La ricerca scientifica in Medicina Integrata37 a cura di Gino Santini

Omeopatia e febbre da fieno: conferme di efficacia - Omeopatia e differenziazione genetica, azione su cel-lule staminali embrionali - Medicine Complementari e chemioterapia nel carcinoma del seno - Negli USA au-menta l’utilizzo dell'omeopatia - Anax omeopatico migliora apprendimento e memoria nei topi - Complessoomeopatico inibisce lo sviluppo del melanoma nel topo - Medicine Complementari come supporto nelle pa-zienti oncologiche operate al seno

Quaderni di Medicina IntegrataLe MICI

42 Il contributo dell’omeopatiadi Tiziana Di Giampietro

44 Il contributo della Medicina Tradizionale Cinese (MTC)di Gabriele Saudelli

L’omeopatia raccontata30 Assassinio in montagna

di Italo Grassi

HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

SOMMARIO

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EDITORIALE

Il 29 settembre scorso si è svolto nel Senato della repub-blica un convegno dal titolo: “Le Medicine Tradizio-nali, Complementari e Non Convenzionali nel

Servizio Sanitario Nazionale, per l’uguaglianza dei dirittidi salute oltre le esperienze regionalistiche”. Perchè dedicareun editoriale a tale incontro? I motivi, in realtà, sono mol-teplici.L’importanza dell’evento è stata che per la prima voltabuona parte del mondo delle CAM nazionali si è riunitasotto una Istituzione. Questa è una buona cosa, peraltroda noi auspicata fin dalla fine degli anni ‘90. Ricordo cheabbiamo dedicato al tema dell’integrazione ogni nostroconvegno nazionale triennale e abbiamo invitato sia antro-posofi che shiatsuka, che osteopati ed altri operatori. Tuttiloro si sono riuniti nei nostri eventi. Del resto, la nostranaturale propensione per riunire medicine e discipline silegge anche molto chiaramente nel Manifesto per la Me-dicina Integrata: “La Medicina Integrata promuove l’alleanzatra risorse di cura armonizzate tra loro in modo non contrad-dittorio e maturate in discipline diverse appartenenti a piùepoche e substrati culturali e oggi definite come Biomedicinae CAM (Complementary and Alternative Medicines).”D’altra parte, anche in occasione della presentazione delManifesto alcune sigle, anche se non tutte, furono con noi.Come mai non tutti parteciparono alla presentazione delManifesto? Oggi la risposta a questa domanda è più sem-plice, ma non per questo meno inquietante. Ne parleremopiù avanti.Va detto che il Manifesto fu presentato nell’anno 2011 eda allora ad ora è maturata un altra novità: le CAM, infatti,non si chiamano più Alternative ma Integrative, quindiComplementary and Integrative Medicine e non Complemen-tary and Alternative Medicine. Non si tratta di una diffe-renza da poco, poiché a modificare il nome in tale direzioneè stato nel dicembre 2014 l’XI Dipartimento per la salutedegli USA. Qualcosa, dunque, si muove nella direzione danoi segnata nel lontano 1999. Eppure, la dizione giustanon è nemmeno Integrative. Infatti, “integrativo” si usa perdefinire un qualcosa che ambisce ad integrarsi. Si avvertein tutta la sua importanza, pertanto, la marginalizzazionedi un pensiero che, a differenza del concetto insito nellaparola “integrato”, tende piuttosto ad essere controllato dalmainstream dominante della medicina, ovvero l’ortodossia.Integrated, viceversa, si riferisce piuttosto ad un pensieroche si è già integrato, dunque che è già entrato a far partedel mainstream dominante. Difatti, negli USA, in lettera-tura, si legge spesso di Integrated quando si fa riferimentoa tecniche della medicina ortodossa che si integrano tra diloro, mentre si legge di integrative quando si fa riferimento

a tecniche delle medicine complementari che si integranocon la medicina ortodossa! Non ci sfugge pertanto che ladifferenza tra integrative e integrated sia nella sostanzamolto più che nella forma. Integrated è termine più accet-tato in Europa. Ad esempio il Royal London Hospital forIntegrated Medicine è il nuovo nome che ha preso alla finedel 2011 l’antico ospedale omeopatico di Londra (una di-rezione che ha seguito quella scelta dal Centro di MedicinaIntegrata dell’ospedale di Pitigliano inaugurato nel feb-braio 2011). Ma tale modifica del nome dell’antico ospe-dale omeopatico di Londra (così chiamato fin dal 1848)scatenò all’epoca il risentimento pubblico con grande sof-ferenza di buona parte della comunità omeopatica inter-nazionale, la quale vide, nel cambio del nome, piuttostoche una maggiore opportunità per tutte le medicine chelà si praticano (e non solo l’omeopatia), una minaccia pro-prio per l’omeopatia. Basterebbe vedere il modello toscanoper capire quanto sia importante ai fini della accettazioneda parte delle Istituzioni del concetto di complementarietàdi cura. Non è certo un caso se in Toscana la scelta di unlinguaggio appropriato, utilizzando gli aggettivi “comple-mentare” e “integrato”, abbiano portato le medicine com-plementari fin dentro i LEA regionali con innegabilibenefici per i cittadini più fragili. Si tratta di coloro chenemmeno sono stati contemplati dalle indagini ISTAT lequali parlano del fenomeno dell’utilizzo delle medicinecomplementari come essenzialmente caratterizzabile nel-l’ambito di una scelta di salute operata prevalentementeda una “signora di media età e di livello socio economicomedio alto”.

Ma torniamo al titolo dell’evento in Senato. Se questo èlo scenario, come mai fin nel titolo, e in ogni punto deldocumento emesso dopo quell’incontro, si riporta ad ognipiè sospinto la dizione “non convenzionali”? Si badi bene:non è un nome vetusto rimasto per caso; non è nemmenoche sia il nome più utilizzato a livello europeo. E non è ne-anche che esso sia caro ai “nostalgici” del vecchio mondo.E’ che, purtroppo, in Italia la più parte delle sigle delle Me-dicine Complementari(o Medicine non Convenzionali?)non ha ancora scelto di integrarsi! Vogliamo dire quale èla verità una buona volta?

Integrarsi vuol dire cedere parte del proprio potere in fa-vore di una idea nascente di una nuova medicina. Inte-grarsi vuol dire riconoscere che si è una sola parte di untutto e che non si è un tutto, rifuggendo quindi un con-cetto sistemico. Integrarsi vuol dire che, ogni medicina odisciplina per la salute svolge un ruolo all’interno di unpercorso di salute di un cittadino che in tale maniera nonrisulterà più diviso ma con-diviso tra tutti gli operatori

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Prove di integrazione nazionale al Senato

Simonetta BernardiniPresidente SIOMI, Società Italiana di Omeopatia e Medicina IntegrataE-mail: [email protected]

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EDITORIALE

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della sua salute. Integrarsi vuol dire che gli agopuntori ca-piscono che la loro medicina non è la migliore del mondo,e che gli omeopati capiscono lo stesso per la loro e vuoldire anche che nemmeno l’ortodossia è la migliore delmondo... Se così è, è inevitabile domandarsi come mai in-teressa così poco questo ambizioso nonché indispensabileprogetto proprio alle medicine complementari!Lasciatemi dire, che per me non è stato affatto facile par-tecipare a questo evento. Ma ritengo che nemmeno peraltri partecipanti sia stato facile sopportare me a questoevento. Di fatto, in nome della integrazione si è mossa perRoma solo la SIOMI che ha ribadito in più occasioni que-sto tanto straordinario quanto facile e semplicissimo con-cetto (come si evince chiaramente dal riascolto delle varieinterviste, nonché dalla visione dell’intero convegno che èfruibile su internet). Eppure le Istituzioni continuano aparlare di “complementarietà in medicina” e “integrazionedelle cure”. Come potrebbero, del resto, muoversi altri-menti nel momento in cui si mettono di traverso al pen-siero dominante in medicina che ci vorrebbe tutti quanti,noi medici almeno, radiati dai rispettivi Ordini di appar-tenenza? E sottolineo radiati, altro che “non convenzionali”mai accettati ma tollerati!Pensate che tra meno di tre anni, nel 2019, noi festegge-remo il ventennale della nostra Società. Questo vuol direche ben 17 anni fa avevamo scelto le parole giuste: omeo-patia e Medicina Integrata. Poichè le parole sono conteni-tori di idee, avevamo le idee chiare, più chiare che in USAdove per giungere a quell’integrative al posto di alternativeci sono voluti altri 15 anni (è del 1999, infatti la fondazionedell’XI Dipartimento per la Salute degli USA dedicato alleCAM, oggi diventate CIM). Di recente, nella prefazionead un libro, ho scritto che anche io un tempo ero “piccina”poichè, infatti, ai tempi della fon-dazione della SIOMI non ricono-scevo valore alla integrazione dellediscipline per la salute insieme alleMedicine Complementari.Per la verità spiego anche perchè:era già difficile alla fine degli anni‘90 far accettare l’omeopatia comeparte della medicina, figuriamocicome lo era far accettare un pac-chetto unico sul modello della defi-nizione delle CAM (medicine ediscipline) adottata dall’XI Diparti-mento. Spiego, tuttavia, che quelloche mi ha fatto di lì a breve cam-biare idea è stato il concetto di sa-

lute basato sulle nostre discipline, le quali prevedono, piùo meno tutte quante, che il paziente possa essere protago-nista della sua salute attraverso la riattivazione, comunqueessa sia raggiunta, del proprio potenziale di autoguarigione.Ebbene, se si vedono le cose da questo punto di vista, nonc’è alcuna differenza tra la preghiera, lo shiatsu, lo yoga,l’omeopatia, la agopuntura o l’antroposofia. Infatti, in tuttii casi si tratta di maniere differenti di intercettare il poten-ziale di autoguarigione di un organismo vivente, sia essouomo o animale e forse anche pianta. Ecco che tutto dun-que diventa Medicina. L’unica differenza è che la medicinasi compone di diagnosi e terapia e se la diagnosi non è cor-retta, la terapia può essere sbagliata e anche pericolosa. Perquesto fin dagli anni 2000 noi raccomandavamo agli ope-ratori delle discipline che volessero qualificarsi come disci-pline per la salute di lavorare insieme ai medici e diintervenire solo dopo una diagnosi medica. Ebbene, nonsiamo ancora arrivati a questo punto, ma è immaginabileche non vi possa essere altra via, poichè così vuole anchesemplicemente il buon senso.

Cosa non va bene dell’evento in Senato? Non va bene chesi parli ancora di “non convenzionale”. Non va bene che cifossero, tra i rappresentanti delle medicine complementari,degli osteopati, della chiropratica e degli shiatsuka, coloroche guardavano alla proposizione “integrazione delle cure”come ad una intrusione nel loro mondo. Dal mio puntodi vista, non giudico l’evento come una occasione perduta,piuttosto la considero la prima grande occasione di dialogo.Immagino che ce ne vorrà molto ancora di dialogo primadi far cadere, e definitivamente, quel termine “non” chevuole significare la negazione dell’ortodossia, piuttosto cheuno scambio culturale con essa. g

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IN PRIMO PIANO

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Tutti sappiamo cosa è Mc Donald’s. La McDonal-d’s Corporation è la più grande e diffusa catenadi ristoranti al mondo, la sua creazione risale al-

l’aprile del 1955 e avvenne a Des Planes, Illinois (USA).Tutti noi, chi prima chi dopo, abbiamo avuto modo dimangiare in uno dei suoi punti di ristorazione, a volteinsediati anche in luoghi storici, nonostante i forti con-trasti. Mangiando da McDonald’s si possono però cor-rere rischi (ricordate il documentario del 2004 dal titoloSuper Size Me?) e oggi le filosofia della McDonald’s Cor-poration, basata su efficienza-calcolabilità-controllo,sembra inaspettatamente affiorare anche in medicina.Timoty Garton Ash, scrittore e politologo, commentain questo modo i modelli economici vigenti: «Il fonda-mentalismo del mercato ha compiuto l’errore di credereche un modello razionale potesse comprendere, preve-dere e potenziare la complessità dinamica del compor-tamento collettivo umano». Quindi questo modellorazionale dominante in economia ha ignorato la com-plessità dell’essere umano e lo stesso modello si sta affer-mando in medicina. I termini sono anche diversi, qui siparla di evidenza scientifica e di appropriatezza comeprincipali parametri per stabilire quelli che vengonochiamati Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), dimen-ticando anche in questo caso come la complessità del-l’individuo-paziente dovrebbe portare ad adottare scelteche consentano anche modelli di revisione e di autocri-tica per poter affrontare in modo adeguato anche le sin-gole specifiche realtà cliniche. Si parlava di evidenzascientifica e di appropriatezza. La prima si collega natu-ralmente alla Evidence Based Medicine o Medicinadell’Evidenza (EBM) che ha sicuramente rappresentatouna grande conquista: quando nacque nel 1992 con lostorico articolo su Jama1 i medici basavano le loro deci-sioni su dati assodati soltanto nel 20% dei casi, mentreoggi, grazie all’EBM, siamo attestati intorno al 80%. Fi-glia della EBM è l’appropriatezza, attribuita ad un attomedico quando esso si basa sulla dimostrazione di effi-cacia e sulla corretta indicazione terapeutica.Evidenza scientifica e appropriatezza hanno però avutocome conseguenza la diffusione di comportamenti me-dici che devono necessariamente rispondere a precise in-dicazioni, con modalità, tempi e costi prefissati einderogabili, spesso a scapito del rispetto della indivi-dualità del paziente: lo stesso David Sacket, uno deipadri del EBM, aveva affermato: “La miglior soluzionead ogni problema clinico è raccogliere le prove di effica-cia più salde emerse dalla letteratura biomedica ed inter-pretarle alla luce dell’esperienza personale del medico, infunzione dell’assistenza mirata al singolo paziente.”

Per descrivere questa situazione il termine di “McDonal-dizzazione della medicina” sembra particolarmente ap-propriato perché si sarebbe di fatto imposta, in medicina,una prassi simile a quella dei fast food della famosa catenaamericana. Ecco il parere di Dorsey e Ritzer su LancetNeurology2 del gennaio 2016: «Senza misure per opporsialla McDonaldizzazione, i valori più caratterizzanti la me-dicina, compresa la cura dell’individuo e una significativarelazione medico-paziente sono a rischio di scomparire».In pratica è come se in Medicina si stesse affermando lalogica del Taylorismo, che prevede regole molto strette daadottare nel processo produttivo, ma in campo econo-mico e non, come sta pericolosamente accadendo, inquello sanitario, fino a preconizzare addirittura. l’avventodel “Toyotismo”, che assimila l’organizzazione degli ospe-dali e dei luoghi di cura in genere a quella della catena dimontaggio della famosa casa automobilistica. Non sfug-girà, ovviamente, come queste logiche prettamente dimercato, sono la conseguenza della crisi economica a li-vello mondiale. La crisi economica finisce per privilegiarechi offre risposte apparentemente sicure, e quindi tran-quillizzanti, anche sul piano economico, nel definire lescelte in ambito di sanità pubblica, ma preoccupano co-loro che applicano rigidi modelli di tipo economico aiservizi sanitari che dovrebbero invece strutturarsi secondomodalità addattabili alle diverse condizioni di sofferenzadei cittadini presi in carico. Potremmo anche affermareche l’inserimento delle Medicine Complementari in unsistema sanitario di tipo avveniristico, visto che attual-mente a livello nazionale abbiamo promettenti risultatisoltanto in esperienze isolate come nell'Ospedale di Piti-gliano, avrebbe la possibilità di attuare questa auspicabileplasticità terapeutica che delle Medicine Complementariè parte indispensabile, con addirittura delle ricadute fa-vorevoli sul piano economico, come dimostrato dai lavoridi Smallwood3 e di Elio Rossi4.Le regole economiche sono anche responsabili del feno-meno dei farmaci “fotocopia”, quelli del me-too, per in-tenderci, farmaci che vengono immessi sul mercato dalleaziende per cercare ad ogni costo di essere presenti inuna certa fascia di mercato e conservare posizioni di con-correnza, con molecole modificate in misura minima. Idati mostrano come soltanto il 6-8% dei farmaci messia disposizione negli ultimi anni mostarno un vantaggioreale per il paziente. C’è la possibilità che il fenomenodel medical reversal o “inversione medica”, termine co-niato dall’ematologo Vinay Prasad5 per descrivere comeesami diagnostici utilizzati anche su larga scala oppureterapie di vario tipo, si rivelano a distanza di tempo inef-ficaci, assuma nel prossimo futuro dimensioni rilevanti.

Mc Donald’s e omeopatia

Francesco macrìVicepresidente SIOMIE-mail: [email protected]

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IN PRIMO PIANO

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Così mentre in passato ci trovavamo con pochi farmaciper la stessa malattia, oggi abbiamo più farmaci (simili)per la stessa malattia, mentre l’obiettivo dovrebbe esserequello di avere più farmaci (diversi) per la stessa malattia,in modo da poter avere un farmaco adatto alle caratteri-stiche del singolo paziente.Eppure i tempi sarebbero maturi per un cambiamentodi tendenza, il paziente sta assumendo ruoli prima d’oraimpensabili, sia nella decisione di terapia (il sistemaGRADE, ad esempio, prevede tra i diversi parametri daconsiderare ai fini della scelta coerente di un trattamentoterapeutico anche l’orientamento del paziente), maanche nelle decisioni che riguardano la sua malattia ingenerale, attraverso un processo che va sotto il nome dipatient’s decision aid.6 E non può essere diversamente seconsideriamo che lo scopo della medicina non consistesemplicemente nel curare le malattie ma nel raggiungi-mento di un ottimale stato di salute da parte del pa-ziente. La valutazione approfondita delle caratteristichedell'individuo in generale e del paziente in particolare èresa oggi possibile dagli studi di genetica e dallo sviluppodelle cosiddette scienze “omiche” (proteomica, metabo-lomica, epigenomica, etc.), ma il “progetto genoma” hain parte fallito i propri scopi in considerazione del fattoche l’espressione fenotipica dei geni può in gran parteessere modificata da fattori ambientali (epigenetici) e lescienze omiche rischiano di frammentare l’interpreta-zione dei fenomeni biologici del singolo individuo, por-tando, sì, ad una caratterizzazione di tipo funzionale, maperdendo di vista l’individuo (il paziente) nella sua inte-rezza, fatta anche, a volte soprattutto, di aspetti legatialla realtà socioeconomica in cui vive e alla componenteemotiva e psicologica che gli è caratteristica. Ecco quindiche dal concetto di Medicina di Precisione basata ap-punto sulle nozioni di genetica e di omica che mostranodi non aver raggiunto l’obiettivo di ottenere “the preven-tion and treatment strategies that take individual varia-bility into account” ci si sposta su quello della MedicinaCentrata sulla Persona, che si propone di tenere ingrande considerazione il paziente nella sua totalità al finedi decidere la terapia più adatta nel singolo caso. Si trattadi un grande cambiamento di paradigma, che non dovràcessare di considerare le acquisizioni ottenute grazie allaricerca scientifica, ma anzi ancora di più valorizzarle nellalogica di poter ottenere il miglior effetto possibile.Come si pone l’omeopatia in questo ambito? Sicura-mente l’omeopatia non conosce il fenomeno dei farmacifotocopia, non conosce l’intercambiabilità di terapia,non considera la medical reversal. E se entriamo nell’am-bito della logica della “umanizzazione” l’omeopatia hagià effettuato questo percorso. Ha già affrontato e risoltoa suo modo le tematiche collegate alla genetica, allescienze omiche, all’appropriatezza, alla centralità del pa-ziente nel processo diagnostico e terapeutico. La geneticaaffiora continuamente nel setting omeopatico, lo studiodel paziente nei suoi aspetti morfofunzionali con riferi-mento ai foglietti embrionali, analizzata nel costituzio-nalismo, ne è una conferma: l’endoblasta, il mesoblastae l’ectoblasta sono le diverse espressioni di caratteristichegenetiche del soggetto, e il loro approfondimento portaad individuare le tendenze morbose7.

La stessa eugenetica, l’approccio che viene effettuato ingravidanza con lo scopo di eliminare i “miasmi” negativiper il nascituro8, non avrebbe nessun senso se non si am-mettesse un determinismo genetico-familiare già attivoin gravidanza e quando la medicina accademica parla deiprimi mille giorni concentra l’attenzione su come ciò cheavviene già a partire dal concepimento può in realtà con-dizionare in modo rilevante la vita del nascituro.E la sperimentazione patogenetica non ha in se le carat-teristiche delle scienze “omiche”? Quando andiamo a re-gistrare, in fase di sperimentazione patogenetica, isintomi che i soggetti sani manifestano assumendo indosi ponderali una data sostanza e di questi sintomi fac-ciamo una selezione registrando quelli più comuni e fre-quenti, effettuiamo in realtà una sorta di raccolta di“metaboliti” perché quei sintomi sono dovuti allo speci-fico “metabolismo” di quei soggetti, tanto da consentirnela loro caratterizzazione (metaboloma omeopatico).D’altronde non può neanche sfuggire come l’appropria-tezza sia intrinseca all’approccio omeopatico, nella mi-sura in cui esso si basa sulle due caratteristiche dell’ap-propriatezza, dimostrazione di efficacia e corretta indi-cazione terapeutica. La dimostrazione di efficacia la sideriva dagli studi clinici che vengono effettuati e che lamedicina accademica insiste nell’ignorare9, la corretta in-dicazione terapeutica scaturisce in modo chiaro e indi-scutibile dalla scelta del farmaco che l’omeopata fa,seguendo il modello di approccio che gli è più congenialetra lo studio dei modelli reattivi, del tipo sensibile, dellacostituzione individuale o la ricerca nel repertorio, conil risultato finale di individuare il farmaco più adatto aquel paziente, quindi con un livello di appropriatezzaelevatissimo.Non dobbiamo dimenticare che le variabili che costitui-scono il quadro clinico di una malattia, spesso ad anda-mento cronico, non rientrano in schemi pre-determinabili e quindi riproducibili all’interno di un al-goritmo che non tiene conto delle caratteristiche del pa-ziente che di quella malattia soffre nella loro interezza.Non si tratta di adottare criteri di “umanizzazione” dellamedicina, intesa come quella della “pacca sulla spalla”,ma di prendere atto che la personalizzazione in terminibiologici, clinici, psicosociali del bisogno deve essere col-locata strutturalmente all’interno del meccanismo deci-sionale. I principi di Mc Donald’s non sono penetrati inomeopatia e anche il toyotismo si è bloccato. Hartzband eGroopman sul New England Journal of Medicine del 14gennaio di quest’anno10 affermano che: «L’adeguamentointegrale al Taylorismo e al processo produttivo tipicodella Toyota non può essere adottato in molti aspetti vitalidella medicina. Se i pazienti fossero automobili sarebberoautomobili di modello e età diversa, con problemi diversie spesso multipli, molti dei quali precedentemente ripa-rati da vari meccanici. Inoltre, queste automobili parle-rebbero linguaggi diversi ed esprimerebbero preferenzeindividuali rispetto a come, dove e quando desiderereb-bero essere aggiustate. L’assoluta verità della medicina èche i pazienti sono geneticamente, fisiologicamente e cul-turalmente diversi. Inoltre non ci si può meravigliare cheesperti diversi esprimano opinioni diverse rispetto a comemeglio diagnosticare e trattare molte patologie».

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IN PRIMO PIANO

In omeopatia la Medicina di Precisione coincide conla Medicina Centrata sulla Persona, nella misura in cuici si pone lo scopo di effettuare una prescrizione rita-gliata per il problema clinico di quel paziente (preci-sione), ma basata anche sulla valutazione delle suecaratteristiche psicologiche e comportamentali, addi-rittura queste ultime, in certe applicazioni dell’omeo-patia (vedi l’unicismo degli autori sudamericani)finiscono per essere la chiave di accesso alla proceduraprescrittiva.Il passo che dovrebbe portare la medicina ad essere una“scienza della complessità” la cui efficacia dipende dallacapacità di considerare clinicamente tutti gli aspetti ingioco nel definire l’essenza del paziente che si ha difronte, in modo tale da adattare le risposte al verificarsidi situazioni diverse nella espressione clinica e nelmodo di aggregarsi, l’omeopatia l’ha in pratica già com-piuto. g

Bibliografia1. Guyatt G, Cairns J, Churchill D et al Evidence

Based Medicine. A new approach to teaching epractice of medicine, JAMA, 1992, 268: 2420-2425.

2. Dorsey E, Ritzer G e McDonaldization of Medi-cine Jama Neurol 2016; 73: 15-16.

3. Smallwood C e role of complementary and alter-native medicine in the NHS: www.freshminds.co.uk/pdf/ the20%report.pdf [accessed in June 2007].

4. Rossi E, Lara Crudeli L, Cristina Endrizzi C et alCost–benefit evaluation of homeopathic versus con-ventional therapy in respiratory diseases Homeopa-thy (2009) 98, 2–10.

5. Prasad VK Adam S. Cifu AS Ending Medical Rever-sal, Improving Outcomes, Saving Lives Johns Hop-kins University Press 2015.

6. O’Connor AM, Fiset V, Rostom A, et al Decisionaids for people facing health treatment or screeningdecisions. Cochrane Collaboration, Consumers andComunication Cochrane Review Group.

7. Omeopatia costituzionale, Autori vari, EdizioniLombardo, 2013.

8. Ortega PS Encycl Homeop, 1914.9. Mathie RT, Lloyd SM, Legg LA, et al. Randomised

placebo-controlled trials of individualised homeopa-thic Treatment: systematic review and metanalysis.Syst Rev 2014; 3:142.

10. Pamela Hartzband, M.D., and Jerome Groopman,M.D. Medical Taylorism N Engl J Med 2016; 374:106-108 january 14.

6 HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

Paola Matteassi - Mi spiegate tutto il meccanismo per il quale,prendendo un prodotto per bocca, si basifica il sangue; perché no-nostante si leggano tante cose, non mi è affatto chiara la reazionechimica che può avvenire nel sangue o nella vescica.

Gino Santini - Personalmente non credo sia facile basificare il sangue, con tutto quell'armamentario di sistemi tampone che si ritrova... Oltretuttorischieremmo grosso, no? :-)

Federico Mulazzani - Il pH del nostro sangue è circa 7,4 (il pH è la misura dell'acidità o basicità di una sostanza) e se si modifica questo valore sirischia la morte. infatti se si va verso l'acidità si parla di acidosi metabolica, se si va verso la basicità di alcalosi metabolica. Esistono vari meccanismidi difesa: bisogna ricordare che i succhi gastrici hanno pH 1 o 2, quindi la base che viene assimilata viene neutralizzata; inoltre il nostro corpo eliminale sostanze di scarto, riportanto il pH a valori normali con la respirazione e le urine. Pertanto se ci fosse un prodotto in grado di riuscire a basificarel'organismo nonostante succhi gastrici, reni e polmoni sarebbe un veleno.

Gabriele Saudelli - Non si parla di modificare il pH del sangue, che già con pochi centesimi di scarto, tra 7, 39 e 7, 41, per esempio (anche perchénon ricordo i limiti di pH nel sangue,  comunque davvero molto stretti) possono fare la differenza tra la vita e la morte, come già detto, giustamente.È il PRAL degli organi che conta. Che poi un ambiente basico prevenga il cancro, beh, mi sembra un pochino eccessivo. Così come tutte quelle affer-mazioni che indicano il Nobel per la Medicina,  negli anni '30, ad uno scienziato tedesco, di cui non ricordo il nome, cui fu, sì, conferito il premio, maper altri studi; tuttavia studiò anche il pH organico e le sue conseguenze. Io purtroppo non amo le teorie. A volte o, meglio, spessissimo non conoscoi meccanismi intimi di certi funzionamenti. Poi, li provo e se funzionano in almeno il 40% dei casi, credo che la cosa sia maneggiabile in certi casi.Perché?  Mah. Mi piacerebbe tanto saperlo. Nel caso del pH: mi è capitato di essere consultato telefonicamente il sabato, in merito a cistite acuta inpazienti già conosciuti. In quei pochi casi, la somministrazione di una notissima miscela a base di bicarbonato tagliato con altro, con dosaggi con-sistenti, ma nemmeno così tanto, in meno di ventiquattro ore dettero l'esito desiderato. Bicarbonato in miscela, notissimo. Due parti di bicarbonatodi sodio, una parte di acido citrico e, se occorre, zucchero qb. Citrosodina. Fondamentale che una base così forte come NaHCO2 sia controbilanciatada un acido debole, l'acido citrico. Tanto debole da sembrare un basico. Il bicarbonato da solo basifica talmente tanto, che provoca di rebound unapesante ondata acida, con aggravamento dello stato iniziale.

Simonetta Bernardini - Mi sembra una risposta assolutamente precisa. Vorrei aggiungere che una base è lo stesso bicarbonato di sodio che hail vantaggio di non costare nulla: lo fa la Solvay in Toscana...

Rosaria Ferreri - Cari tutti, anche se in condizioni un pochino precarie perchè sono ad assistere una parente, mi preme entrare in questa discussioneper chiarire qualche concetto e, come sempre, dire la mia...

Continua a pagina 41

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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IN PRIMO PIANO

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Operatori professionali e CAM in pediatriaIndagine presso l’ospedale “G. Salesi” di Ancona

elena donniciInfermiera, Oncoematologia Pediatrica Ospedali Riuniti, AnconaArticolo tratto dalla tesi del Master Universitario di I livello in "Terapie Complementari e Medicina Integrata" A.A. 2013/14 dell'Un. degli Studi di SienaE-mail: [email protected]

La “disumanizzazione” della medicina occidentalee la ricerca, da parte dell’individuo malato, diqualcuno che si occupi della sua persona in modo

“olistico”, tenendo conto della sua individualità e spiri-tualità, rappresenta uno dei principali motivi del cre-scente successo delle CAM nei paesi industrializzati.1

Sebbene le Medicine Complementari (MC) abbiano unatradizione centenaria e siano state utilizzate in manieraintensa negli ultimi dieci anni, in molti paesi tale utilizzonon ha prodotto un riconoscimento ufficiale. Solo negliultimi anni assistiamo ad un cambiamento2 dell’atteg-giamento della medicina ufficiale, motivato dalla cre-scente domanda dei cittadini e dalla consapevolezza dellainefficacia della medicina convenzionale nella gestionedelle malattie croniche.3

L’atteggiamento della medicina ufficiale non è stato sem-pre uguale e univoco di fronte alla crescente espansionedelle MC, passando da coloro che non hanno accettatoi cambiamenti in atto e che combattono attivamentel’espandersi delle MC, a coloro che sono favorevoli al-l’espandersi delle MC e hanno adottato precise strategiedi azione, come l’”incorporazione” delle CAM all’in-terno della medicina convenzionale, quindi non più al-ternative, ma complementari, insieme alla critica apertadella biomedicina sulla base di un ripensamento pro-fondo stimolato dall’incontro con le MC stesse.Il concetto di Medicina Integrata che una parte della co-munità medica propone è molto più ampio, ponendol’attenzione non sulla malattia e sulla terapia, ma bensìsulla salute e sulla guarigione, prendendo in considera-zione la persona intera con mente, spirito e corpo. Vienedata grande importanza al self-care come forma di assi-stenza primaria, in cui il ruolo del medico è quello di in-segnare al paziente a prendersi cura di se stesso,impostando la relazione sulla base della centralità del pa-ziente e del suo potenziale di auto guarigione, guidan-dolo nel processo terapeutico senza togliergli laresponsabilità di partecipare in prima persona a questopercorso. La Medicina Integrata usa tutti i mezzi offertidalla medicina convenzionale e non convenzionale sullabase dei bisogni individuali e della condizione del pa-ziente, integrando i successi di entrambi i mondi, sce-gliendo sempre l’approccio più sicuro, meno invasivo,con il miglior costo-efficacia.2

Nel 2011 la Società Italiana Omeopatia e Medicina In-tegrata (SIOMI) pubblica il “Un Manifesto per la Me-dicina Integrata” che di fatto è una proposta dicollaborazione tra la medicina convenzionale, ufficiale eaccademica e le cosiddette discipline complementari,

nella convinzione che questa integrazione possa favorirela crescita dell’arte di curare. Secondo la SIOMI, la me-dicina integrata rappresenta una fase di passaggio versola nascita di una “nuova medicina” frutto “di uno scambiodi paradigmi, di una fusione e ampliamento dei concettiportanti l’insieme delle conoscenze applicate alla complessitàdel tema della salute e del benessere psicofisico e ambientaledi ciascun individuo”.3

Le varie forme di integrazioni, nel mondo, hanno se-guito essenzialmente due modi: l’esistenza di servizi disola medicina complementare riconosciuti dai governisanitari nazionali, un modello più sviluppato in oriente,soprattutto Cina e India, e la compresenza di servizi diMC all’interno dei servizi pubblici, applicato in USA,Canada e in alcune strutture europee. Entrambi i mo-delli, di fatto, realizzano un processo di coabitazione piùche uno di integrazione, dove lo scambio culturale e ladiscussione interdisciplinare del percorso di cura, pre-messa della medicina integrata, non sono praticati. Nelprocesso di integrazione quello che è avvenuto, di fatto,“è uno smembramento di alcuni strumenti di cura e del loroingresso nella medicina occidentale che ha scelto di avva-lersene senza peraltro ridiscutere se stessa. Tali strumentiquindi vengono accolti secondo la visione tipica della me-dicina ortodossa, nulla più di ulteriori risorse di cura daporre a fianco della medicina, con il rischio di svilupparenient’altro che un ulteriore consumismo in sanità”.3 Il mo-dello della medicina integrata. viceversa, presuppone in-nanzitutto l’interesse alla conoscenza della cultura delleMC e il rispetto reciproco che favoriscono l’accettazionedei diversi punti di vista, presupposto essenziale per lacostruzione della interdisciplinarietà, punto essenziale diogni integrazione. Il primo passo da fare, quindi, è in-vestire in formazione e informazione per acquisire quellaconoscenza e competenza necessaria allo sviluppo di unlinguaggio e di una visione comune rispetto al concettodi malattia e di salute, e cioè la visione globale dell’indi-viduo, l’individualità dell’approccio terapeutico, la fidu-cia nei sistemi di auto guarigione dell’organismo, laricerca di una relazione umana tra medico e paziente e ilrispetto e la fiducia nella professionalità di ciascun ope-ratore.3

Tecniche e approcci complementari possono offrire aglioperatori sanitari la possibilità di ampliare il proprio ba-gaglio di competenze, sia per quanto riguarda il pianoassistenziale, sia per un più efficace intervento come adesempio la riduzione dei sintomi, valorizzando l’impor-tanza del rapporto tra operatore e assistito. Aprirsi alleterapie complementari e integrarle con il patrimonio diconoscenze e competenze proprie è, soprattutto per l’in-

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fermiere, una reale possibilità di crescita in un percorsodi consapevolezza su se stesso e sulle persone che assiste,ampliando gli strumenti a sua disposizione per garantireun più alto livello di assistenza finalizzato al manteni-mento di uno stato di benessere.4

L’indagine effettuata presso l’ospedale pediatrico G. Sa-lesi di Ancona aveva come obiettivo quello di indagaresulla diffusione delle terapie complementari ed integratein ambito pediatrico; in particolare si è cercato di verifi-care la presenza delle medicine complementari ed inte-grate (CAM) nell’ospedale pediatrico G. Salesi diAncona, assieme alla conoscenze e l’atteggiamento deglioperatori sanitari o all’eventuale richiesta di formazione.

Materiali e metodiLo studio è un’indagine descrittiva rivolta agli operatorisanitari delle strutture di degenza, ambulatori, Day-Ho-spital, e UO di Area Critica. Per la raccolta dati è statoelaborato un questionario, strutturato in 20 domande,a risposta chiusa e multipla, distribuito il 15 novembre2014 e ritirato il 15 dicembre 2014. I dati raccolti sonostati inseriti in un database Excel ed analizzati e inter-pretati mediante le funzionalità del programma stesso.

Questionario, analisi e discussioneI questionari distribuiti sono stati 231, il tasso di rispostaè stato il 47,6%, corrispondente a 110 questionari com-pilati. Gli operatori che hanno risposto ai questionari,sono prevalentemente di sesso femminile (73,2%) con-tro il 35,6% di sesso maschile. La fascia di età più rap-presentata è quella tra i 31-40 con il 35,6%, seguita daquella tra i 20-30 anni con il 28,7%, quindi una popo-lazione abbastanza giovane, con il 47% che ha un’anzia-nità di servizio totale inferiore ai 10 anni e il 61% in areapediatrica sempre inferiore ai 10 anni.Per quanto riguarda la percentuale di risposta al questio-nario, è possibile notare che hanno aderito maggior-mente all’indagine i reparti con pazienti con patologiecroniche, come la fibrosi cistica e la neuropsichiatria, epatologie con percorsi terapeutici complessi e molto an-siogeni, come l’oncoematologia, la chirurgia e le malattieinfettive. Si potrebbe ipotizzare che il maggior interessedimostrato sia da attribuire ad un bisogno maggiormentepercepito da parte del personale di ampliare la possibilitàdi risposte e di approccio a patologie complesse e ad altogrado di coinvolgimento emotivo, che presentano richie-ste a cui spesso la medicina occidentale non sa trovarerisposte. La professione maggiormente coinvolta è quelladegli infermieri con il 82,2%, di cui il 5% infermieri pe-diatrici. Il 7% è rappresentato dai medici e il 6% dai fi-sioterapisti. La formazione di base è la laurea di I livelloper il 43% seguita dal Diploma Abilitante alla profes-sione (24%) con il quasi 42,6% di formazione post base(soprattutto master e laurea specialistica).Riguardo alla formazione in terapie complementari solo11% dice di averne una, soprattutto shiatsu, riflessologiaplantare e fiori di Bach, contro 88% che non ha nessunaformazione; l’omeopatia, la fitoterapia e l’agopuntura,non sono rilevate perché sono discipline che in Italia pos-

sono essere esercitate solo dai medici, che in questa in-dagine sono rappresentati solo per il 7%.Confrontando i dati sull’età del campione e l’ anzianitàdi servizio, si può ipotizzare che la scarsa formazione inMedicina Complementare sia dovuta alla poca espe-rienza lavorativa e che quindi abbiano avuto minori pos-sibilità di sperimentare, durante la propria attivitàprofessionale, approcci di tipo complementare a con-ferma del dato che emerge da altri studi effettuati in Ita-lia e all’estero in cui la fascia di età maggiormentecoinvolta in percorsi di formazione in Medicine Com-plementari risulta essere quella tra i 31 e i 48 anni, ov-vero infermieri professionalmente attivi da più di 10anni.6 L’opinione degli operatori rispetto alla formazionein cure complementari è decisamente positiva, infatti alladomanda se le CAM dovessero far parte della formazionedi base, il 79% risponde di si, e in ogni caso il 75,5%sarebbe interessato a frequentare corsi di formazione spe-cifici, confermando i dati di analoghi studi. (5) Il 73,6%degli operatori conosce le CAM, il 35,4% attraversoquotidiani, riviste e programmi televisivi, il 26,3% dainternet e libri, il 21,8 % attraverso i pazienti in am-biente lavorativo, il 10,9% ne è venuto a conoscenza du-rante il percorso formativo, di cui il 5,5% durante laformazione di base (università), il 5,4% attraverso per-corsi personali (shiatsu e altro).Sull’uso personale delle terapie complementari il 45,5%dichiara di aver usufruito di queste terapie contro il 51%che non ne ha mai fatto uso. La terapia più utilizzata èl’Omeopatia (29%), che conferma i dati nazionali sullaprevalenza di questa terapia sulle altre,5 seguita dal-l’Osteopatia(18%). I professionisti che usano maggior-mente le terapie complementari sembrano essere gliinfermieri( 78%) e i fisioterapisti (10%).Per quanto riguarda l’utilità delle CAM nella pratica pro-fessionale il 69% degli operatori pensa che possono es-sere di aiuto, e il 22% dichiara di farne uso nella praticalavorativa, soprattutto tecniche di respirazione (13,6%),tecniche di rilassamento (9%) e massaggio (8,1%): seconfrontiamo questo dato con quello della formazionein terapie complementari, solo l’11% ne possiede una,si può ipotizzare che la metà di coloro che le usa ritieneche non necessitano di formazione specifica.Per quanto riguarda i benefici sulla qualità della praticaassistenziale e sulla qualità di vita dei pazienti, il 77%concorda sul fatto che migliorano sia la pratica assisten-ziale che la qualità della vita delle persone assistite perchépermettono un approccio globale alla persona e ridu-cono lo stress (42%), aumentano la consapevolezza ehanno minori effetti collaterali rispetto alle terapie con-venzionali (27%), aumentano la compliance e danno piùpossibilità terapeutiche (26%), danno un maggior con-trollo sulla malattie e migliorano la comunicazione(20%).Riguardo alla diffusione delle terapie complementari al-l’interno dell’ospedale, nella metà delle U. O. coinvoltesono presenti la clown terapia (40%), la musicoterapia(28%) e la pet-therapy (20%) confermando i dati nazio-nali e internazionali sulla diffusione di queste tecniche,soprattutto nei reparti pediatrici.

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Queste tecniche vengono erogate per il 35% soprattuttoda personale dedicato, dai fisioterapisti e, in minimaparte da infermieri. Da questo dato si può evincere chel’uso delle terapie complementari è delegato a figure“altre”, spesso esterne all’assistenza diretta, relegando allestesse uno spazio limitato, quindi, probabilmente, estra-neo ai piani terapeutici e assistenziali dei pazienti. L’unicafigura che sembra più legittimata all’uso di tecniche al-ternative, in ambito ospedaliero, è il fisioterapista (19%).Riguardo alla presenza delle CAM in ambito ospeda-liero, l’82% dichiara di essere favorevole al loro inseri-mento, per il 57,2% dovrebbero far parte dell’assistenza,e il 35% rileva un miglioramento del clima di lavoro; ilrestante 10% degli operatori pensa che potrebbero essereutili, ma non necessarie ( 5,4%) ; fanno perdere tempo(2,7%) e creano confusione (3,6%). Questo dato misembra interessante perché potrebbe essere la spia di undisagio, piuttosto che un atteggiamento negativo neiconfronti delle terapie complementari: infatti, conside-rando che per la maggior parte le CAM sono erogate dapersonale “esterno” all’assistenza diretta, molto spessosuccede che non si integrino con i tempi organizzativi eassistenziali del personale di cura, creando appunto con-fusione e perdita di tempo.Infine l’ultima domanda su chi siano i fruitori della me-dicina complementare ha evidenziato che quasi l’82%degli operatori ritiene siano i bambini e gli adulti malati,acuti e cronici. Il 52% pensa che potrebbero beneficiaredelle terapie complementari anche gli adulti e i bambinisani. Questo ultimo dato evidenzia la frammentarietà el’approccio settoriale alla persona a scapito di una visioneglobale o olistica, in una concezione della salute preva-lentemente come cura della malattia piuttosto che comeprevenzione e mantenimento di uno stato di equilibrio.

Limiti dell’indagineIl campione che ha risposto al questionario non si puòritenere rappresentativo per tutte le figure professionaliche operano all’interno della struttura ospedaliere per di-somogeneità del campione, rappresentato prevalente-mente da infermieri.

ConclusioniIn generale gli elementi che emergono da queste inda-gini, confermati anche dalla letteratura, sono:< un crescente interesse e una buona predisposizione

verso la medicina complementare e integrata;< la convinzione che devono far parte della pratica as-

sistenziale e rientrare nei piani terapeutici;< il bisogno di avere una formazione adeguata.Dall’analisi della letteratura risulta anche che la maggiorparte degli infermieri conosce e ha fatto uso personal-mente delle CAM7 che, durante la loro pratica assisten-ziale, hanno incontrato spesso pazienti che chiedevanoinformazioni sulle terapie complementari8 e la convin-zione che le due prassi, biomedica e olistica, possonocoesistere all’interno della cura e formare una base piùampia per una assistenza sanitaria ottimale.9 g

Bibliografia1. Giarelli G. Medicine non convenzionali e pluralismo

sanitario - Prospettive e ambivalenze della medicinaintegrata. Franco Angeli ed. 2005.

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3. Bernardini S. “Integrativa, Integrata o Nuova Medi-cina?” HIMed Novembre 2011 Vol. 2 Num. 2.

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8. Zanini A, Quattrin R, Frassinelli B, Panariti M, Car-panelli I, Brusaferro S.: School of Nursing, Italianoncology nurses’ knowledge of complementary andalternative therapies: national survey University ofUdine, 2008.

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CONTRIBUTI ORIGINALI

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Già più di quaranta anni fa il prof. Ugo Teodori,professore emerito presso l’Università di Fi-renze, nella sua Introduzione del Trattato di Pa-

tologia Medica, da lui scritto, richiamava la nostraattenzione sui contenuti olistici, diatesici, morfo-seme-iologici e psicosomatici della biomedicina, intesa nel suosviluppo storico.Per il Teodori la realtà clinica è costituita unicamente dapersone umane ammalate, ed è unicamente su di esseche bisogna richiamare la impostazione clinica. Egli scri-veva che: “Se la diagnosi deve essere individuale, la tera-pia lo deve essere ancor di più”.1 Come possiamo vederenon è altro che la sintesi metodologica dell’Organon, diC. S. Hahnemann,2 che si evince leggendo il terzo para-grafo, e caratterizza uno dei principi basilari dell’omeo-patia, cioè la individualità morbosa e medicamentosa.Pertanto, ogni essere umano ha il suo modo personaleper stare in salute o in malattia e la guarigione è solo unostato transitorio che va appunto dalla malattia alla salute,e deve procedere per vie naturali e seguire leggi univer-sali. Proprio Hahnemann, sul letto di morte, chiama lasua seconda moglie Melania e, tra le altre cose, le dice:“Quanto poi alla piccola dose, il suo impiego vieneanch’esso consigliato dalla natura. Basta poco per farciammalare e basta poco per guarirci... Io dunque non hoinventato nulla ma, scavando la Terra, ho semplicementemesso in luce una parte infinitesimale dell’oro che Dioha sparso fra noi con Verità”.3 Partiamo, ora, dal princi-pio che la struttura dell’organismo umano rispecchia lastruttura del pianeta in cui viviamo e dal quale si è ge-nerata la vita e che l’oro, che a noi interessa, è costituitoda quattro elementi chiave della tavola periodica, chesono: zolfo, fosforo, carbonio e fluoro. Influenzando far-macologicamente il metabolismo di questi quattro ele-menti chiave, potremo agire sulla salute dell’uomo,concetto che ritroveremo più avanti.L’idea di costituzione individuale non nasce con la nascitadell’omeopatia (1796), ma con la nascita stessa della Me-dicina, ed è vecchio di oltre 5000 anni, perché è correlatocon lo sviluppo delle capacità di osservazione e di sintesidell’uomo. Le medicine tradizionali antiche, da ricordarel’antichissima medicina Ayurvedica e la Medicina Tradi-zionale Cinese (MTC), hanno come cardini la indivi-dualizzazione costituzionale dell’uomo la cui fisiologia èregolata da alcuni “umori” fondamentali. La chiave divolta della medicina Ayurvedica è la costituzione fisicaindividuale (Deha Prakriti), questo inquadramento ponetre forze-umori (Dosha), frutto della azione combinatadi cinque elementi (terra, acqua, fuoco, etere, aria), a go-vernare l’organismo umano, e sono: Vata (vento), Pitta

(bile), Kapha (flemma).Anche per la MTC la costituzione individuale è l’aspettopiù profondo dell’essere, difficilmente variabile, e rac-chiude l’insieme delle caratteristiche autentiche, sia so-matiche che funzionali e psichiche, proprie di ognipersona; la costituzione individuale per la MTC si defi-nisce al concepimento, che è conosciuto come il passag-gio dal cielo anteriore al cielo posteriore, cioè dal caosalla vita. Nel momento in cui si uniscono l’ovulo lo yin,e lo spermatozoo lo yang, si crea un nuovo essere. Cosìl’unione di queste due energie rappresenta l’unione spi-rituale che consente l’incarnarsi di un’anima, lo sviluppodi una nuova individualità, grazie alle tre sostanze me-ravigliose che sono lo Shen (spirito), il jing (essenza) e ilQi (soffio-vitale, energia). Per la MTC l’individuo risultadalla costante cooperazione di questi tre “tesori”, egli puòessere un soggetto psicologicamente acqua (associato allapaura), o legno (associato alla collera) o fuoco (associatoalla gioia), o terra (associato alla preoccupazione), o me-tallo (associato alla tristezza).Dall’Oriente il sapere della medicina arriva in Grecia eil padre della medicina occidentale è considerato Ippo-crate di Coo (458-370 a.C.) che gettò le basi della “teoriaumorale”. Ma egli è debitore ad altre scuole come quellemedico-filosofiche nate in Magna Grecia un secoloprima. In particolare la Scuola di Crotone va ricordataper il suo esponente più noto, Pitagora, ma soprattuttoper la figura del suo discepolo Alcmeone che descrisse lostato di salute come la risultante dell’accordo tra le so-stanze che compongono il corpo (isonomia), la malattiacome il turbamento di questo accordo e la guarigionecome il ristabilimento delle giuste proporzioni tra le variesostanze. Oltre che al pensiero di Alcmeone, la teoriaumorale si ispirerà alle dottrine di Empedocle di Agri-gento, il quale alla ricerca dei principi primi, faceva risa-lire ogni cosa ai quattro elementi primordiali: terra,acqua, fuoco, aria. Ad ogni radice si accompagna unaqualità e rispettivamente il secco, l’umido, il caldo, e ilfreddo. Ippocrate affermava “è più importante sapere chetipo di persona abbia una malattia, che sapere che ma-lattia abbia quella persona” e raccogliendo quindi intui-zioni precedenti sviluppa la “Teoria degli Umori”.La dottrina umorale viene ripresa e portata a compi-mento da Galeno nato a Pergamo (138-201), ma ope-rante nella Roma dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio,che schematizzò tale teoria. La teoria Umorale stabilisceuna relazione tra l’eccesso di uno dei quattro umori e lapredisposizione a un tipo di costituzione fisica da un latoe a un certo temperamento o carattere dall’altro. La sem-

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Le costituzioni nella storia della medicina

rosario napolitanoPediatra, Neonatologo, Esperto in omeopatia - Mail: [email protected] tratto dalla tesi del Master Universitario di II livello in "Medicina Integrata" A.A. 2013/14 dell'Università degli Studi di Siena:"Pediatria: le costituzioni nella storia della medicina"

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plice prevalenza di uno di essi da origine ai tempera-menti anomali (sanguigno, flemmatico, collerico, me-lanconico) e predispone a precise patologie.Anche nelle altre discipline di scienza e cultura, c’è ilconcetto degli umori che fu accolto e conservato fino allafine del XVIII secolo, chiaramente sempre più perfezio-nato e, la descrizione dei quattro temperamenti semprepiù arricchita di dati e caratteristiche come ad esempiofa Alberto Dùrer (1471-1528) che in un suo dipintoesposto nella pinacoteca di Vienna ha raffigurato i quat-tro temperamenti classici in un quadro impersonandolinei quattro apostoli. Siamo ormai al punto di congiun-zione tra la fase umorale e la fase fisiognomica; con l’Il-luminismo, si comincia a misurare e si dà importanzasempre più alla struttura fisica dell’individuo.L’antropologia scientifica nasce alla fine dell’ottocento,grazie agli studi di fisiognomica sviluppati da CesareLombroso (1835-1909), la fisiognomica è una disciplinapseudoscientifica che pretende di dedurre i caratteri psi-cologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico,soprattutto dai lineamenti del volto. Ma non bastanosolo alcuni tratti fisici del volto e della volumetria delcapo per definire un temperamento, anche se essi pos-sono aiutare per lo studio globale della persona. Un de-cisivo e nuovo orientamento alla scienza dellaindividualità umana comincia in Italia ad opera diAchille De Giovanni (1838-1921) definito il padre delneo-costituzionalismo. De Giovanni fu il primo ad affer-mare il principio che l’esame di un segmento o di unaparte del corpo deve essere sempre correlata con quellodi altre parti e segmenti corporei, stabilendo che la co-stituzione individuale non è qualcosa di statico e che lostudio delle costituzioni individuali non è soltanto unostudio teoretico astratto, ma una scienza di grande im-portanza per la medicina clinica, e quindi per la praticamedica. L’opera di De Giovanni può immaginarsi in duedirezioni parallele: da una parte lo studio antropometricodelle costituzioni, e dall’altra lo studio per valutare dallacostituzione esterna lo sviluppo degli organi interni equindi la loro funzionalità e le loro disposizioni mor-bose.In Italia due clinici hanno continuato e perfezionato taliteorie: il suo allievo Giacinto Viola (1870-1943) per laparte che riguarda l’antropometria e Nicola Pende(1880-1970) per la parte che riguarda il determinismodelle varie costituzioni e i rapporti tra costituzione e ca-ratteristiche funzionali /disposizioni morbose. Il Violaha fondato la sua classificazione dei tipi morfologici es-senzialmente sul valore del tronco (misura dell’intensitàdella vita vegetativa) che ha quindi considerato come mi-sura basale, stabilendo che se il rapporto tronco/arti(unità della vita di relazione) è maggiore di 1 siamo difronte ad un individuo brachitipo (patologie da accu-mulo), se prevale il volume degli arti (quindi valore mi-nore di 1) siamo di fronte ad un soggetto longitipo(patologie da consumo).Da parte sua Il Pende sostenne l’importanza delle ghian-dole a secrezione interna nella determinazione delle co-stituzioni umane, quindi prese spicco un altro deiparametri utili per il loro studio, quello endocrinologico.

I suoi biotipi fondamentali sono quattro.< Il brevilineo ipostenico-ipotonico (flemmatico ippocra-

tico) che si presenta con un tono vagale predomi-nante, con deficit della attività ipofisaria ed unipotiroidismo secondario, iposurrenalismo e ipogo-nadismo che può essere clinico o subclinico; questosoggetto avrà una iperfunzione compensatoria delcorticosurrene e della pineale. Tale situazione endo-crina porta ad un “rallentamento generale” del meta-bolismo.

< Il brevilineo stenico-tonico (sanguigno ippocratico) dibase presenta una iperfunzione relativa del cortico-surrene ed ipofisaria, con iperfunzione timica che neinnalza le difese immunitarie.

< Il longilineo stenico-tonico (iroso ippocratico).< Il longilineo astenico-ipotonico (melanconico ippocra-

tico) avendo come base una iperfunzione della ante-ipofisi e un ipertiroidismo, può essere stenico oastenico a seconda della fase in cui si trova.

Negli anni 50-60 del secolo scorso prende largo un altrodei parametri per cercare di spiegare le costituzioni, peropera di Marcel Martiny (1897-1982) il quale affermavache le costituzioni originano dai tre foglietti primordialiembrionali: ectoderma, endoderma, mesoderma. Se-condo il prevalere di un foglietto, con normalità o addi-rittura deficienza degli altri due avremo tre tipifondamentali. Il biotipo endodermico-endoblastico in cuivi è prevalenza del foglietto endodermico da cui si svi-luppano le mucose dell’apparato digerente, il fegato, ci-stifellea, pancreas, le mucose dell’apparato respiratorio,le tonsille, i polmoni, il timo, la tiroide, e le paratiroidi.Avremo un soggetto in cui prevarrà il metabolismo assi-milativo. Il biotipo ectodermico-ectoblasta avrà una pre-valenza del medesimo foglietto da cui si sviluppa ilsistema nervoso centrale e periferico, e il sistema neurovegetativo, l’epidermide, le mammelle, l’epifisi, l’ipofisiposteriore, la parte midollare delle ghiandole surrenali,in lui può essere deficitaria la struttura assimilativa e lafunzione immunitaria, ma è molto dotato dal punto divista neurologico. Il biotipo mesodermico-mesoblasta incui prevale il foglietto mesodermico da cui origina la mu-scolatura liscia e striata, il sistema osteoarticolare, ilcuore, e tutti i vasi, il sangue, il reticolo endotelio, il me-senchima, il derma, i reni, la milza, la pleura ed il peri-toneo, la corticale surrenalica, le gonadi, l’ipofisianteriore, questo è un soggetto forte sia fisicamente cheper l’aspetto immunitario e con deficit ( sempre relativo)del sistema nervoso e assimilativo, con facilità alle intos-sicazioni. Il biotipo cordoblasta è l’equilibrio dei tre fo-glietti germinativi, la perfezione.4

L’omeopatia delle origini si mostra poco interessata agliinquadramenti tipologici. Infatti Hahnemann (1755-1843), anche se getta i semi di quello che sarà il vastocapitolo della tipologia sensibile, non dà importanza allecostituzioni; anzi nell’affrontare le malattie croniche, chesecondo le prospettive moderne, più chiaramente mani-festano i segni delle determinanti del terreno (genetiche,immunitarie, ambientali), Hahnemann esprime una ipo-tesi assolutamente esogena introducendo in un certoqual modo l’aspetto microbiologico-virale (teoria mia-

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smatica). Però Hahnemann rilancia parzialmente, nel-l’esplicitarsi delle malattie la costituzione individuale equindi: “Quando si tratta di effettuare una guarigione,il medico deve servirsi di tutti i possibili mezzi a sua di-sposizione e deve tener conto: della costituzione fisica...”(Organon § 5). Dopo 23 anni dalla sua morte, nel 1886,il suo allievo Eduard von Grauvogl ricominciò a parlaredi costituzioni nel suo trattato di omeopatia e descrissetre costituzioni dal punto di vista fisiologico, che sarebbemeglio definire stati biochimici in rapporto ai quali clas-sificò i rimedi omeopatici. Egli parla di costituzione idro-genoide-sulfurica, costituzione ossigenoide-fosforica, costi-tuzione carbo-nitrogena. L’omeopata svizzero AntoineNebel (1870-1954), influenzato da Grauvogl e soprat-tutto da Wilhelm Heinrich Schussler che accordò a do-dici sali minerali fondamentali l’economia dell’or-ganismo (i cosidetti sali di Schussler), descrisse all’iniziodel novecento tre costituzioni minerali di base correlateai sali di calcio dello scheletro: costituzione carbocalcica,fosfocalcica e fluorocalcica. Le caratteristiche delle tre co-stituzioni minerali di base sono correlate con le patoge-nesi dei tre sali di calcio dello scheletro: calcareacarbonica, calcarea fosforica e calcarea fluorica.5

Successivamente l’allievo francese di Antoine Nebel,Lèon Vannier (1880-1963) ha ripreso le sue costituzionisemplificandone la terminologia: in carbonica, fosforicae fluorica. Questa classificazione, che è ancora oggi inauge in Francia, ha forse il grave difetto di trascurare l’an-tropometria, così come l’errore di Nebel e Vannier fu diestendere le caratteristiche di tali tipi sensibili fino a tra-sformarli in costituzioni. Non ha senso parlare di brevi-lineo e di longilineo se non in rapporto ad un normo-lineo, in quanto ogni classificazione costituzionale che sirispetti deve postulare un tipo che rappresenti la normastatistica, rispetto al quale gli altri soggetti rappresentanoappunto deviazioni dalla norma.5 Vannier per di più sispinge oltre il concetto costituzionale e distingue ottoprototipi di base a cui associa ad altrettante divinitàgreco-romane.6 A tale difetto vi pose rimedio Henry Ber-nard (1912-1994), biochimico ed omeopata, che suggerìuna classificazione basata sulla correlazione tra sali mine-rali e biotipi. Egli fu l’ideatore delle costituzioni biochi-miche, sostenendo che ciascun biotipo individuato traele proprie caratteristiche funzionali e le proprie diatesipatologiche dalla difettosa utilizzazione dei quattro salie in particolare degli acidi costituenti questi sali.7 La li-nearità della classificazione di Bernard ha il duplice pre-gio di rispettare la realtà clinica e di essere confrontabileanche con le classificazioni costituzionali di scuola nonomeopatica. Inoltre Bernard stabilisce un rapportostretto e logico tra la costituzione e la Materia Medica,parlando per primo di rimedi costituzionali: “Quandoun individuo, la cui costituzione biologica è ben deter-minata, vede rompersi il suo equilibrio biologico, egli ag-giunge ai suoi caratteri costituzionali normali dei sintomimorbosi che formano degli insiemi patogenetici partico-lari e, di conseguenza evocano rimedi corrispondenti aquesta patogenesi” (Bernard, 1985). Henry Bernard in-troduce anche il discorso del “dinamismo” costituzionale,perchè nel corso della sua vita l’essere umano è attraver-sato da una successione di stati.

“In quanto non è raro vederlo passare, nel corso della suaesistenza, per una successione di stati... Questo malato avrà,dunque, bisogno successivamente di tutta una serie di ri-medi che avranno dei sintomi comuni in rapporto alla co-stituzione. Essi si imparenteranno gli uni con gli altritramite lo stesso fondo costituzionale, che non cambia mai.Allorchè avremo analizzato i sintomi presentati in ciascunstato e avremo stabilito la corrispondenza farmacologica,saremo colpiti dal fatto che i rimedi così determinati sonoSali differenti di uno stesso acido. Saremo portati a conclu-dere che è l’elemento acido a fornire i sintomi costituzionalicomuni e che i differenti stati sono caratterizzati dagli ele-menti basici. Prendiamo l’esempio di un individuo che pre-senta la patogenesi del carbonato di calcio (Calcareacarbonica). Quando questo individuo vedrà accentuarsi isuoi disturbi, diverrà successivamente comparabile al car-bonato di magnesio (Magnesia carbonica), poi al carbonatodi potassio (Kalium carbonicum), quindi al carbonato disodio (Natrum carbonicum)... L’elemento costante rimanel’acido carbonico (elemento costituzionale), mentre l’ele-mento variabile ad ogni stato è la base. E’ per questo chedesigneremo questa costituzione col termine di carbonica.Sarà lo stesso per le altre costituzioni... In ogni costituzioneesistono, quindi, degli stati (calcico, magnesico, potassico,sodico, baritico, ammoniacale), che presentano, oltre aitratti essenziali della costituzione, dei caratteri peculiari aciascuna delle basi combinate con l’acido costituzionale...Lo stato calcico è quello che più si avvicina all’equilibriobiologico... di conseguenza i rimedi calcici sono indicatipiù spesso nel bambino, che sta edificando la sua strut-tura”, “non è la base che fa la costituzione, ma l’acido”(Ber-nard, 1985).5,8-9

Roland Zissu fece sua la classificazione di Bernard e lacompletò, aggiungendo la distinzione, all’interno di ogniBiotipo costituzionale di uno stato stenico (di difesa) edi uno stato astenico (di invasione-cedimento).10

A questo punto siamo in grado di definire, in manierachiara, moderna, e pratica il concetto di costituzioneomeopatica clinica occidentale, in base anche all’inqua-dramento PNEI: “La costituzione di un soggetto rappre-senta il complesso dei fattori ereditari che, mediante unprocesso di sviluppo legato dapprima alla gestazione e suc-cessivamente alla crescita, porta una cellula unica a diven-tare un organismo complesso (network), quale quelloumano. Il concetto di costituzione si riferisce ad un’osserva-zione di sintesi non analitica, che considera l’intero orga-nismo come un complesso inscindibile di fattori psicofisici,appunto caratteri fisici e psichici che un individuo possiedein un determinato momento esistenziale della sua vita.”Da questa definizione emerge che la costituzione coincidecon lo stato attuale dell’individuo; essa non è fissa, ma variapiù o meno nel corso della vita in rapporto all’età, stile divita, ambiente, alimentazione e che ogni soggetto ha pro-prio per sua costituzione alcuni organi più capaci e talunicon funzioni fisiologiche meno efficienti. Varia anche senoi non ci rendiamo conto, ma nel nostro corpo varia tuttoin ogni momento (un parametro biochimico, un pensiero,un bisogno corporale, etc.) siamo in continuo divenire,anche se ci vediamo sempre allo stesso modo nello specchiodi casa bassi, alti, brutti, belli, felici, tristi... anche un nostropensiero ci modifica11 Quindi la costituzione individuale

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si sviluppa sulla base del patrimonio genetico familiare diorigine sul quale si inseriscono le variabili intellettiva, mo-rale, dinamico-umorale (gruppo sanguigno, formula leu-cocitaria, formula endocrina, energia funzionale, statoneurovegetativo-neurotrasmettitori, stato immunitario-ci-tochine e bilancia 1/2) e morfologica. Alla fineavremo le tre costituzioni: la carbonica (il linfatico di Ip-pocrate, l’endoblasta del Martiny, il brevilineo astenico diPende, il carbonico di Vannier), la sulfurica (il sanguignodi Ippocrate, il mesoblasta di Martiny, il brevilineo stenicodi Pende, il sulfurico di Vannier), la fosforica (il melanco-nico di Ippocrate, l’ectoblasta di Martiny, il longilineo aste-nico di Pende, e il fosforico di Vannier). La fluorica è lanota di variabile impazzita che può inserirsi più o menoprofondamente in tutte e tre le costituzioni.9

Ecco l’oro che abbiamo nel nostro corpo, e proprio di que-sto che abbiamo un immenso bisogno sin dal momentodel nostro concepimento e cioè della calcarea carbonica,calcarea sulfurica, calcarea fosforica e (perché no?) dellaCalcarea fluorica, cioè dei nostri rimedi costituzionali, chevarieranno poi nel viaggio della vita. La costituzione è utilealla pratica clinica omeopatica-integrata in quanto ha va-lore sia predittivo che prescrittivo, e permette di poter sce-gliere i farmaci dal loro contenitore sia esso un rimediocostituzionale di base con i suoi intermedi, oltre poi a ri-medi di fondo e unitari, oltre che per la prescrizione diqualsiasi altra terapia specifica integrata in modo da poterconseguire “l’unica vera vocazione del medico... che è gua-rire in modo rapido, dolce e permanente”. g

Bibliografia1. Teodori, U.: Trattato di Patologia Medica, Vol. I, Ed

USES, Firenze, 1974.2. Hahnemann, S.: Organon - Dell’arte di guarire, Edi-

Lombardo, edizione italiana a cura di Angelo Mi-cozzi dall’originale tedesco della VI ed., Roma, 2004.

3. Larnaudie, R.: La Vita interiore di Samuel Hahne-mann, Salus Infirmorum, Padova, 2007.

4. Turinese, L.: Biotipologia. L’analisi del tipo nella pra-tica medica, Tecniche Nuove, Milano, 1997/2006.

5. Bianchi, I.-Pommier, L.: Grande Dizionario Enci-clopedico di omeopatia e bioterapia, Nuova Ipsa, Pa-lermo, 2007.

6. Vannier, L.: Tipologia omeopatica e sue applicazioniprototipi e metatipi. Red, Milano, 2004.

7. Ricottini, L: costituzioni omeopatiche in età pedia-trica: costruzione di un futuro metabolismo. La Me-dicina Biologica, ott-dic., 2006,69-78.

8. Turinese, L.: L’evoluzione dell’idea di tipo in omeo-patia, HIMed, Homeopathy and integrated medi-cine Nov, 2012, 8-10.

9. Bernard, H.: Traitè de Mèdicine Homèopatique,Vanden Broele, Bruges 1951/1985.

10. Zissu, R.: Matière mèdicale homèopatique constitu-tionelle, Boiron, Lyon 1960/1989.

11. Sito internet www.omeopatiasimoh.org/una rete digeni controllata dal pensiero, 6/10/2015. Control-lato in novembre 2015.

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La cistite interstiziale o sindrome del dolore vesci-cale (BPS/IC) è una condizione patologica cronicae complessa, caratterizzata da una sintomatologia

importante, numerose comorbilità e da eziologia e fisio-patologia ancora sconosciute. La sintomatologia, co-stante oppure ciclica, può arrivare ad essere moltoinvalidante; le tre manifestazioni tipiche ovvero il dolore,la frequenza e l’urgenza minzionale sono infatti affian-cate dai sintomi delle malattie correlate. Il dolore si pre-senta con entità e ciclicità variabile ed è spesso percepitocome una pressione sovra-pubica che aumenta duranteil riempimento vescicale, estendendosi dall’area vescicalea quella genitale, addominale o all’intero bacino. Lo stu-dio dell’insorgenza di tale sintomo e iniziato da appro-fondimenti sui meccanismi infettivi e infiammatori dellapatologia, ma - attraverso la ricerca clinica - si e invecescoperto che tali stimoli periferici possono sì avviare lasindrome dolorosa, ma la cronicizzazione avviene attra-verso una modulazione da parte del sistema nervoso cen-trale, indipendente da essi.L’eziologia, ancora sconosciuta, è certamente di tipomultifattoriale e si appoggia su numerose ipotesi; alcunesono orientate ad una patogenesi sistemica, conside-rando la forte correlazione con altre sindromi sistemichecroniche (fibromialgia, endometriosi, sindrome dell’in-testino irritabile, etc.), mentre altre prendono in consi-derazione la fisiopatologia vescicale, poiché, soprattuttonegli stadi più avanzati della patologia, risulta ben evi-dente la compromissione funzionale e strutturale dell’or-gano. La possibilità che la BPS/IC sia la manifestazioneneuro-urologica di una patologia autoimmune sistemicaspiegherebbe le caratteristiche cliniche e le numerose co-morbilità con patologie di questo tipo. Inoltre, in moltipazienti, si evidenzia una sensibilizzazione neuronale alivello sia del SNC che periferico, pertanto la presenzadella flogosi cronica si ipotizza derivi da un’infiamma-zione neurogenica. Per quanto riguarda invece la fisio-logia della vescica, la maggior parte dei pazienti hainsorgenza dei sintomi tipici della patologia a seguito dicistiti batteriche ricorrenti, di conseguenza si pensa chelo stimolo iniziale possa essere di tipo infettivo. Il riscon-tro in molti pazienti di un deficit di glicosaminoglicani(GAG), mucopolisaccaridi composti principalmente daacido ialuronico, che rivestendo l’urotelio lo rendonoimpermeabile a colonizzazioni batteriche e microtraumi,porta a pensare che il fenomeno infiammatorio sia inne-scato e mantenuto dall’infiltrazione dell’urina negli stratisottostanti permessa da tale deficit. L’ultima ipotesi, in-vece, riguarda l’iperattivazione mastocitaria, presa inconsiderazione a causa della presenza, nei pazienti ad

uno stadio elevato della malattia, di una conta dei ma-stociti nell’urotelio e nel detrusore dieci volte superioread un soggetto sano.La diagnosi della patologia, considerata l’assenza di mar-ker specifici, si basa esclusivamente su dati clinici, per-tanto risulta molto importante un’attenta anamnesiprossima e remota, una precoce classificazione della pa-tologia e la valutazione di dati clinici e strumentali al finedi evidenziare i segni e sintomi che configurano laBPS/IC e le numerose malattie confondenti o correlate.Valutando la complessità di tale processo - il quale at-tualmente determina un ritardo diagnostico anche didieci anni - il Gruppo Tecnico del Piemonte e Valled’Aosta per lo studio della patologia ha formulato recen-temente il primo esempio italiano di “sistema standar-dizzato di valutazione della BPS/IC”1, per la presa incarico globale del paziente attraverso l’integrazione di unconsiderevole gruppo di specialisti.

L’approccio terapeuticoSebbene la letteratura non sia sufficientemente ampia daproporre raccomandazioni basate sulle evidenze (evi-dence-based), attualmente le linee guida AUA (AmericanUrological Association)2, insieme all’associazione urolo-gica europea ed alle associazioni di pazienti, propongonoil seguente algoritmo terapeutico.

prima linea di trattamento - Educazione terapeutica.Modificazioni dello stile di vita. Dieta adeguata. Ge-stione dello stress. Esercizi di rilassamento del pavimentopelvico. Training vescicale. Supporto psicologico. Trat-tamento dei disturbi correlati.Seconda linea di trattamento - Terapia riabilitativa. Te-rapia farmacologica orale. Instillazioni intravescicali.terza linea di trattamento - Idrodistensione vescicale etrattamento delle ulcere di Hunner.Successive linee di trattamento - Infiltrazioni intrade-trusoriali di tossina botulinica di tipo A. Terapia oralecon ciclosporina di tipo A. Neuromodulazione sacrale.Terapia iperbarica. Chirurgia maggiore.

Per quanto riguarda la terapia farmacologia, sia orale cheintravescicale, si avvale di un integratore a base di prin-cipi attivi naturali (acido ialuronico, condroitinsolfato,quercitina, curcumina) e la prima linea di trattamento,in particolare, consiglia numerosi trattamenti comple-mentari; trattandosi, di fatto, di un esempio di medicina

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La cistite interstizialeLe risorse della Medicina Integratachiara rivettoInfermiera - E-mail: [email protected] dalla Tesi di Master Universitario di I livello in “Medicine Complementari e Terapie Integrate”, Anno Accademico 2014/2015,dal titolo “La Medicina Integrata nella BPS/IC”.

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integrata. A seguito del coinvolgimento emotivo che ilpaziente incontra nell’affrontare la malattia ed il com-plesso percorso di cura, il quale - purtroppo - non si av-vale ancora di trattamenti convalidati ed efficaci in tuttii casi, a causa delle scarse conoscenze fisiopatologiche,un approccio personalizzato risulta essere fondamentale.Pertanto si è ritenuto opportuno prendere in considera-zione l’apporto che potrebbero dare ulteriori terapiecomplementari.

L’omeopatiaIl fondatore dell’omeopatia Samuel Hahnemann, attra-verso numerosi studi, giunse alla conclusione che le ma-lattie croniche hanno una medesima origine infettiva;l’infezione primaria rappresenta solamente l’innesco diuna reazione a catena che rimarra latente nel soggetto eprovochera, a distanza di tempo, sintomatologie anchemolto diverse tra loro in base alla predisposizione indi-viduale. Tale processo distruttivo, nonostante l’infezionenon sia effettivamente piu presente, assicura, nel corsodel tempo, la risposta autoimmune e il continuo rilasciodi autoantigeni, con conseguenze che non coinvolgonopiu solamente l’organo di partenza, ma l’intero organi-smo. Il recente riconoscimento, grazie agli studi dellaPNEI, del ruolo che il meccanismo di permeabilità dellamucosa intestinale nei confronti dei patogeni esterni,non e molto distante dalle sue considerazioni empiriche.I rimedi omeopatici consigliati in caso di patologie cro-niche autoimmunitarie risultano essere Psorinum, Tu-bercolinum, Luesinum ed in particolare Medorrhinum,la cui azione si esercita sulla mucosa urogenitale. Inoltrel’omeopatia può risultare molto efficace nella cura dellecistiti batteriche che spesso compaiono nella fase di esor-dio della sintomatologia. Tuttavia, e assolutamente ne-cessario il coinvolgimento di un medico omeopataesperto, in grado di valutare la terapia individuale ade-guata ad ogni singolo caso.3

La medicina tradizionale cineseNel corso del tempo e stata dimostrata l’efficacia del-l’agopuntura e della moxibustione nella riduzione deldolore e nella regolazione del sistema immunitario (sti-molandolo ad una reazione adeguata), pertanto puo es-sere efficacemente utilizzata a sostegno di tale sistema,oltre che nei casi di patologie autoimmuni, anche nelcaso di malattie infettive croniche. In particolar modo,“nelle classificazioni della nosologia della tradizione ci-nese [... ], troviamo descritte con chiarezza, anche se clas-sificate in altro modo, le cistiti acute e croniche e leprostatiti acute e croniche.”4

Inoltre uno studio effettuato in Giappone nel 2013 hadimostrato che il trattamento con agopuntura e moxi-bustione ha portato risultati significativamente positivia tre delle otto donne trattate; le quali presentavanoBPS/IC refrattarie al trattamento farmacologico orale,alle instillazioni intravescicali e all’idrodistensione. Lepazienti, trattate una volta a settimana per venti minuticon moxibustione sui punti Ciliao (meridiano della ve-scica 3e) e Xialiao (meridiano della vescica 34) e con elet-troagopuntura a 3Hz sul punto Zhongxiao (meridiano

della vescica 33), hanno mostrato a distanza di due mesila riduzione della sintomatologia a lungo termine.5

La fitoterapia cinese potrebbe rappresentare un validoaiuto preventivo nell’ambito delle infezioni uro-genitali.La pianta maggiormente indicata in caso di cistite bat-terica classica risulta essere “Arctostaphylos uva ursi, fo-lium (Uva ursina): 3gr di droga in 150ml di acqua comeinfuso, fino a quattro volte al di”, oppure in caso di epi-sodi acuti di cistiti, prostatiti, uretriti, vulvovaginiti e consigliato il “Decotto di Gentiana scabra per ammor-bidire il fegato, Long Dan Xie Gan Tang” con azione an-tibiotica ed antivirale.6

L’osteopatiaLe moderne ricerche scientifiche ritengono che “la ma-nipolazione viscerale aumenti il metabolismo dei tessutiche stimola a sua volta il metabolismo generale permezzo della serotonina”7; inoltre, l’osteopatia viscerale sifonda sull’ipotesi che gli organi e i visceri in stato dibuona salute possiedono un movimento fisiologico in-terdipendente con le strutture collegate ad essi. Le ma-nipolazioni viscerali del perineo e della vescica sonoindicate in particolare per infezioni vescicali, dispareunialegata a problematiche della vescica, ptosi e fissazioni divescica e organi circostanti, purche non siano presentistenosi o problemi strutturali del tratto urinario. Anchela BPS/IC spesso presenta questo tipo di sintomatologiaed e frequentemente associata ad una contrazione mar-cata del pavimento pelvico. Il “miglioramento della mo-bilita della vescica avra effetti benefici sugli sfinterivescicali, sulla ghiandola prostatica e sull’utero”; inoltre,la manipolazione degli organi pelvici migliora la circo-lazione del bacino, che ha la tendenza a congestionarsi.7

Lo YogaLo Yoga rappresenta una complessa pratica fisica, men-tale e spirituale di origine indiana ed e tutt’ora studiataed applicata in tutto il mondo per le sue potenzialita nelmantenimento di un’unione psico-fisica dell’organismo,condizione che si trova alla base del benessere dell’uomo.La pratica delle asana rappresenta il fulcro centrale del-l’Hatha Yoga, la branca della disciplina che si occupa del-l’equilibrio mente-corpo. Le asana sono posizioni delcorpo che vanno mantenute in una condizione di como-dita e stabilita; questo permette di modulare l’attivita deisistemi biologici con lo scopo di avere un corpo in salutee, di conseguenza, una mente stabile. La sequenza diasana proposta è studiata appositamente per ridurre ilsintomo dolore e migliorare il benessere psicofisico e laresilienza nei soggetti affetti da dolore pelvico cronico:< SIDDHASANA o Posizione del loto< SHAVASANA o Posizione dell’uomo che dorme< BALASANA o Posizione del bambino< MALASANA o Posizione della ghirlanda< PAVANAMUKTASANA Sequenza del dondolo< PAVANAMUKTASANA-APASANA o Posizione pu-

rificatrice.

CONTRIBUTI ORIGINALI

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Servizio Informazioni Boiron numero verde 800-032203

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La PNEI e le discipline bio-naturaliLa psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e una di-sciplina, nata dalle ricerche sperimentali del patologoHans Seyle, che studia le reazioni bidirezionali tra la psi-che e i sistemi biologici. Egli dimostro che la reazione distress e indipendente alla natura dello stimolo, esso puo essere indotto da fattori fisici, infettivi, psichici e, in ognicaso, induce una risposta neuroendocrina e neurovege-tativa che libera neurotrasmettitori e ormoni attraversole ghiandole surrenali. Attualmente gli studi scientifici,a conferma di queste prime scoperte, sono numerosi. At-tualmente gli studi scientifici a conferma di queste primescoperte sono numerosi e dimostrano che il nostro equi-librio immunitario ed anche l’espressione genetica sonofortemente influenzati da “come ci alimentiamo, in cheambiente viviamo, come gestiamo lo stress del lavoro edella vita, se rispettiamo i ritmi biologici naturali, co-minciando dal sonno e dalla necessaria attivita fisica.”8

A tale proposito vengono riportati i risultati di uno studiorandomizzato controllato, effettuato ad un gruppo ditrenta donne con diagnosi di BPS/IC, suddivise con me-todo random in due sottogruppi. Nel gruppo, che avevaseguito un percorso di immaginazione guidata (con sup-porto informatico CD) della durata di 25 minuti, effet-tuato due volte al giorno per otto settimane, si e verificatoun miglioramento della sintomatologia nel 45% dei casi,misurato dall’utilizzo di diverse scale di valutazione.9 Tut-tavia questo risulta essere un esempio, ma è ben evidentecome l’integrazione di questi saperi e di tecniche innova-tive sarà in futuro la base di “un grande sforzo di cambia-mento e di riqualificazione delle competenze”8. Essodovrà interessare ogni singolo individuo ma, soprattutto,tutti i professionisti sanitari, con la consapevolezza che lasalute e la malattia necessitano di una medicina integrata,in grado di riconoscere il potente meccanismo di autore-golazione e auto-guarigione presente in ognuno di noi.Un cambiamento volto a riportare l’essere umano ad es-sere il fulcro dei processi di guarigione, mantenimentodella salute e benessere. Il lavoro svolto ha contribuito adesprimere tale necessita, evidenziando che i primi passidi questa rivoluzione sono gia stati mossi, con la speranzache continuino a procedere, nonostante gli ostacoli, versouna “Nuova Medicina”.10 g

Bibliografia1. Giammo A. (cur). (2014) Sindrome del Dolore Ve-

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CONTRIBUTI ORIGINALI

Michele Gardarelli - Avete esperienza con la Sindrome della Sensi-bilità Chimica Multipla? Prossimamente visitero una paziente, sembrauna patologia perfetta per l'omeopatia, non essendoci nulla di chimicooltre la 12CH, tra l'altro...

Marialucia Semizzi - Invece secondo la mia esperienza questi pazienti sono ultrasensibili anche alle diluizioni omeopatiche alte... Spesso iltimore di avere reazioni sembra provocarle. Sono pazienti molto difficili! Ne ho seguiti diversi, ma nei casi di vera SCM sempre con scarsirisultati, anche per una radicata diffidenza verso tutto quello che deve essere ingerito... Talvolta propongo l’agopuntura, che palesemente nonpuò “intossicare”... Naturalmente non tutti hanno sensibilità davvero “multiple” e, se ce ne sono poche, il discorso è diverso e sono più gestibili.Consiglio di dare pochi stimoli alla volta e procedere lentamente. Mi piacerebbe imparare da esperienze positive, se le condividete, grazie.

Francesco Macrì - La SCM è un'entità clinica nota da vari anni, prima denominata  "sindrome del palazzo malato" poi "sindrome della guerradel golfo", sicuramente difficile da inquadrare dal punto di vista diagnostico . Al S. Andrea di Roma c'è un gruppo che valuta alcuni parametrimetabolici ematici, ma essenzialmente la diagnosi è clinico-anamnestica.

Continua a pagina 35

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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oscillococcinum® per la prevenzione e il trattamento delle sindromi influenzali.

1. Julian O.A. - Matière Médicale Homéopathique. Maloine, Paris, 1962; 254-255. 2. oscillococcinum® Rassegna della letteratura internazionale – Servizio documentazione scientifica Laboratoires Boiron: a) Saruggia M. - Medicina Naturale, N. 6, novembre 1995. b) Saruggia M. - Medicina Naturale, N. 6, novembre 1994. c) Ferley J.P. et al. - British Journal of Clinical Pharmacology (BJCP), 27,1989; 329-335. d) Casanova P., Gerard R. - Proposta Omeopatica 3, anno IV, ottobre 1988. e) Masciello E., Felisi E. - 40° Congrès de la Ligue Médicale Homéopathique Internationale, Lyon, France, 26-30 mai 1985. f) Papp R. et al. - British Homeopathic Journal, Vol. 87, 1998; 69-76. 3. Camurri S. - Erre e Erre Adv, 2002. Medicina Naturale, N. 4, 2003; 81-85. 4. Selkova E.P., et al. - Le malattie infettive (trad. dal russo), 2005, 3, N. 4; 20-24. 5. Julian O.A. - Traité de Micro-immunothérapie dynamisée. Tome II, Librairie le François, Paris, 1977; 334, 341-342. 6. Boulet J.: Homéopathie - L’enfant. Marabout; 14 -16, 95. 7. Bernardini S., Di Leone G., Marinelli G.: Omeopatia - Masson, 2005; 27-28. 8. Dantas F., Rampes H. - Br Homeopath J., July 2000; 89 Suppl. 1:S35-8. 9. Stehlin I. - U.S. Food and Drug Administration Consumer magazine, 1996. www.fda.gov/fdac/features/096_home.html 10. Rocher C.: Homéopathie - La femme enceinte. Marabout; 14 -16. 11. Speciani A.: Gravidanza – Influenza. http://www.eurosalus.it 12. VIDAL 2011: http://www.eurekasante.fr/medicaments/vidal-famille/medicament-doscil01-OSCILLOCOCCINUM.html 13. Acanfora M.: OmeoLink - http://www.omeolink.it/pages/domande.htm#RTFToC7 14. Dati GERS France - Marché Etat Grippal - Ventes en unités, Février 2011.

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9. 1:S35-8.89 Suppl.2000;y ulJHomeopath J.,Br - H. 334, 1977;is,ar Pançois,rie le Fair Librome II,Tynamisée.ale,Natur Medicina 2002.,dvv,Ae e Erre - ErrS.

ongrès de la Ligue Médicale Homéopathique Internationale, - 40° Celisi E. F e) Masciello E.,e 1988. ottobr no 6, N.ale, - Medicina Naturia M.gug b) Sare 1995.

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L’omeopatia è una forma delicata, ma efficace ditrattamento che stimola la capacità naturaledell’organismo a guarire se stesso. L’utilizzo di

questa terapia è in forte aumento in Italia: ad oggi sonocirca ventimila i medici che prescrivono i medicinaliomeopatici, ai quali vanno aggiunti i farmacisti che liconsigliano al banco. Allo stesso tempo cresce nel pa-ziente il bisogno di una terapia individualizzata, chetenga in considerazione la totalità delle caratteristiche fi-siche e psichiche della persona, senza discriminare le di-verse tipologie di trattamento. Si cerca quindi di renderepermeabile il muro che separa l’omeopatia dalla medi-cina convenzionale, integrando le terapie per raggiungerepiù velocemente il benessere del paziente. Infatti, la me-dicina è unica e racchiude in sé la molteplicità e la di-versità di terapie da poter scegliere. Pertanto la scelta nondeve essere obbligata ad una sola strategia terapeutica,ma il medico o il farmacista devono aver a disposizionetutti i registri terapeutici possibili per poter prendere lamiglior decisione clinica.In questa tesi, dopo un approfondimento iniziale sulleorigini dell’omeopatia passando attraverso Hahnemanne il principio di similitudine, la diluizione, la dinamiz-zazione e la sperimentazione sull’uomo sano, si analiz-zano le caratteristiche principali e fondamentali delmedicinale omeopatico, dalla materia prima fino allepreparazioni di partenza e alle forme farmaceutiche fi-nali. L’attenzione si è poi focalizzata su tre medicinaliomeopatici: Arnica montana, Ruta graveolens e Stodal®.Per valutare i potenziali terapeutici di questi medicinaliè stata valutata la sicurezza di utilizzo, le proprietà bio-logiche e la letteratura scientifica quali gli studi preclinicie clinici attualmente disponibili nelle banche dati bio-medicali.

L’approccio terapeutico omeopaticoIl medicinale omeopatico deve essere quindi prescrittoconsiderando la somiglianza dei sintomi, sia fisici chepsicologici, che è capace di sviluppare nella persona sana,in relazione a quelli presenti nel paziente malato. Questadisciplina richiede la valutazione di diversi aspetti dellacondizione del paziente: sia l’identificazione dello squi-librio avvenuto nell’organismo a causa di una degenera-zione della funzionalità, sia la conoscenza della sferapsicologica. Ciò che nasce da questo concetto è l’ideache ogni paziente, nella sua diversità, necessiti di una te-rapia mirata non solo al tipo di malattia, ma anche allasua individualità, sul complesso di note proprie ed esclu-sive che lo caratterizzano e lo distinguono dagli altri. Il

processo di individualizzazione comporta la conoscenzadelle caratteristiche ereditarie, degli aspetti somatici, deicomportamenti, delle abitudini, dei sintomi psichici, deisentimenti, delle relazioni e del rapporto con l’ambientecircostante. L’approccio terapeutico alla base dell’Omeo-patia è quindi quello di non considerare la malattia, mail malato nella sua totalità, osservando quali peculiaritàlo contraddistinguono dagli altri soggetti affetti dallastessa sintomatologia.

La diffusione dell’omeopatiaL’omeopatia è molto utilizzata in Europa: dati diffusidall’European Coalition on Homeopathic and Anthro-posophic Medicinal Products (ECHAMP), associazioneno profit che rappresenta l’industria farmaceutica deimedicinali omeopatici e antroposofici in Europa, mo-strano che nel 2014 3 europei su 4 conoscono l’omeo-patia e più di 100.000 (29%) scelgono i medicinaliomeopatici e antroposofici per curarsi. All’interno del-l’Unione Europea sono circa 60.000 i medici che pre-scrivono i medicinali omeopatici nella loro praticaclinica.

Arnica montanaArnica è un genere di pianta che include 30 specie equella più utilizzata e studiata per l’uso medicinale è Ar-nica montana. Per le proprietà che la contraddistin-guono, tale medicinale omeopatico viene di solitoutilizzato e studiato in condizioni cliniche, sia acute checroniche, in cui l’infiammazione gioca un ruolo chiave.Uno studio preclinico su questo medicinale è stato effet-tuato utilizzando una linea cellulare macrofagica THP-1 umana modificata, testando diverse diluizionidell’estratto della pianta su pannelli genetici coinvoltinelle fasi di infiammazione e riparazione del tessuto,mentre studi clinici in doppio cieco, randomizzati e con-trollati con placebo, focalizzano l’attenzione sul ruolo diArnica in diversi setting clinici. A completare e riassu-mere la letteratura presente su Arnica (fitoterapica eomeopatica) e a dare un’overview su quelli che sono isuoi potenziali terapeutici, è stata recentemente effet-tuata una revisione sistematica. Gli autori, dopo aver esa-minato la letteratura, concludono che Arnica risultaessere più efficace del placebo in diverse condizioni cli-niche che si verificano nell’ambito post- traumatico epost-operatorio. Tali conclusioni, però, non devono pre-scindere dalla qualità della materia prima di partenza cheincide in maniera significativa sul risultato finale.

18 HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

Arnica montana, Ruta graveolens e Stodal®Uso di medicinali omeopatici in terapiaFrancesca cioniFarmacistaMail: [email protected]

CONTRIBUTI ORIGINALI

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19HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

Ruta graveolensRuta graveolens, della famiglia delle Rutacee, è nota findall’antichità come pianta medicinale in grado di aiutarenella guarigione di numerose malattie. Uno studio pre-clinico, effettuato su linee cellulari di glioblastoma umanee murine, ha testato se l’estratto acquoso della piantaavesse o meno un’attività inibitoria nel percorso di proli-ferazione delle cellule maligne. La valutazione della vita-lità cellulare è stata eseguita attraverso i saggi di riduzionedi MTT e il test di esclusione del Trypan blue. Da talestudio è emersa un’azione inibitoria nel percorso di pro-liferazione delle cellule maligne mentre è stata messa inevidenza un’innocuità sulle cellule precursori neurali sanedel topo. Su tale medicinale è stato condotto anche unostudio clinico pilota in ambito oncologico in pazienti contumore solido in uno stadio avanzato. Era prevista unasomministrazione di Ruta 9CH allo scopo di migliorareun parametro importate per tali pazienti: la qualità dellavita. Tale valutazione veniva effettuata attraverso un que-stionario, EORTC QLQ-C30, sviluppato dall’Organiz-zazione Europea per la ricerca e validato per la condizioneclinica in esame. 24 dei 31 pazienti arruolati erano inclusinell’analisi finale della qualità della vita (QoL) e per essii valori di EORTC QLQ-C30 erano disponibili dalgiorno 1 fino all’ottava settimana, con i dati per 16 setti-mane disponibili per 9 pazienti. Quando la QoL eracomparata tra il baseline e l’ottava settimana la differenzaera statisticamente significativa (p<0,001) a favore deltrattamento in esame. La durata media di un trattamentoera 3.3 mesi durante i quali Ruta graveolens 9CH è ri-sultata essere ben tollerata.

Stodal®Lo sciroppo omeopatico complesso Stodal® (Pulsatilla 6CH,Rumex crispus 6CH, Bryonia 3CH, Ipeca 3CH, Spongiatosta 3CH, Sticta pulmonaria 3CH, Antimonium tartari-cum 6CH, Myocarde 6CH, Coccus cacti 3CH, DroseraTM) vanta due studi clinici che hanno valutato entrambil’azione di questo medicinale nel trattamento della tosse in-dotta da un’infezione delle alte vie respiratorie (URTI) noncomplicata. Il primo studio era di tipo osservazionale pro-spettico e ha valutato in una popolazione pediatrica se l’ag-giunta dell’antibioticoterapia al trattamento sintomaticocon lo sciroppo omeopatico comportava o meno un mi-glioramento della tosse. Inoltre, veniva valutata anche la si-curezza dei due trattamenti in esame. Nello studio sono statiarruolati in totale 85 bambini dei quali 46 sono stati trattati

solo con lo sciroppo omeopatico (Stodal®) e 39 sono statitrattati con lo sciroppo omeopatico (Stodal®) in associazionead una terapia antibiotica che poteva comprendere Amoxi-cillina/ Acido clavulanico o Claritromicina o Eritromicina.Ciascun bambino incluso nello studio veniva osservato perun periodo complessivo di 28 giorni. Il secondo studio, indoppio cieco randomizzato e controllato con placebo, hacoinvolto adulti con tosse produttiva causata da infezionidel tratto respiratorio superiore (URTI) e bronchite acuta.È stata valutato l’eventuale miglioramento della gravità dellatosse, della sua durata e il cambiamento della viscosità dellesecrezioni dei pazienti inclusi. Un totale di 80 pazienti èstato arruolato nello studio, di cui 40 sono stati randomiz-zati nel gruppo trattato con il verum (Stodal®) e 40 nelgruppo trattato con placebo. In entrambi gli studi era stataeffettuata una valutazione della gravità della tosse tramiteun questionario validato per la tosse indotta da URTI, lascala verbale descrittiva, VCD. Gli studi hanno messo inevidenza nei pazienti trattati con Stodal un miglioramentosignificativo della gravità della tosse rispetto al baseline euna buona tollerabilità dello sciroppo omeopatico. Questoultimo aspetto è particolarmente importante se si pensa chespesso l’antibiotico in questa tipologia di condizioni cliniche(tosse indotta da URTI non complicata) viene prescrittopur non essendo raccomandato e può allo stesso tempocomportare la comparsa di effetti indesiderati noti, oltre chefavorire la comparsa di resistenze batteriche.

ConclusioneIn conclusione nella mia tesi di laurea ho cercato di chia-rire, riportando alcuni dati concreti, l’efficacia e il po-tenziale terapeutico del medicinale omeopatico. Durantela mia esperienza di tirocinio avvenuta in una farmacia,fornita di un ampio reparto dedicato all’omeopatia, hopotuto constatare come questo tipo di trattamento portidei risultati evidenti: molti pazienti hanno riferito di averottenuto miglioramenti con questi medicinali e di esseresollevati dal fatto che essi non presentino effetti collate-rali, se usati correttamente. Ritengo che sia importantepromuovere la conoscenza degli sviluppi che avvengonoin tutti i campi della medicina e le figure professionalidi riferimento, medici e farmacisti, devono poter sfrut-tare tutte le opzioni terapeutiche disponibili per raggiun-gere la salute del paziente. gPer leggere la tesi e consultare la bibliografia:https://drive.google.com/open?id=BzLsm6rP9PFqOUR-wRFFieEF3ZjQ

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21HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

La patologia atopica include asma, rinite allergicae dermatite atopica, condizioni a patogenesi co-mune, e spesso coesistenti. Le manifestazioni ato-

piche iniziano precocemente nell’infanzia e interessanocon andamento cronico-recidivante tutte le età. Sono lecondizioni croniche più comuni nel bambino (Lancet,2006), ne condizionano la qualità di vita ed implicanoimportanti costi sociali ed economici. I pazienti affettihanno la tendenza a sviluppare l’eruzione cutanea primadi asma o di allergie respiratorie o alimentari più tardinella vita: questa evoluzione è definita “marcia allergica”(J Allergy Clin Immunol, 2003).Il trattamento convenzionale comprende l’impiego diimmunosoppressione locale (steroidi topici/inalatori/na-sali), farmaci antistaminici orali e farmaci immunosop-pressori sistemici. Questi sono utili nel trattamento dellostato acuto ma sintomatici e gravati da importanti effetticollaterali a lungo termine. Le medicine complementari-alternative (CAM) sono ampiamente utilizzate nel trat-tamento delle malattie atopiche.Alcuni studi hanno dimostrato che la metà dei pazienticon condizioni atopiche intraprendono trattamenti dimedicina complementare (P. Jensen, 1990). Tra questel’omeopatia è la più diffusa: in uno studio condotto inToscana nel 2009 un quarto dei pazienti pediatrici (0-14 anni) ha fatto ricorso alle medicine complementari,nel 90% dei casi all’omeopatia, e le malattie più osservatesono state quelle dello spettro atopico (M. Da Frè,2010). I pazienti sono interessati perché insoddisfatti dairisultati della medicina convenzionale e dalla scarsa con-siderazione del paziente e del rapporto tra questo e l’ope-ratore, sia perché le CAM sono considerate efficaci,economiche e sicure in quanto meno gravate da effetticollaterali. (N Engl J Med, 1993) Pur essendo diffuse,gli studi effettuati con metodica rigorosa, evidence-based, scientificamente accettati, sono scarsi; esistonostudi di buon livello che dimostrano i benefici del-l’omeopatia, ma altri che dimostrano una sostanzialeinattività (J Allergy Clin Immunol, 2006). Nella derma-tite atopica, lo studio osservazionale prospettico a lungotermine di Keil e coll. (2008) ha confrontato la terapiaomeopatica e convenzionale nell’eczema nei bambini in12 mesi, rilevando una sostanziale equivalenza in terminidi miglioramento dei sintomi di eczema e della qualitàdella vita (QoL) correlata alla malattia.1 Anche lo studiodi Witt e coll. (Dermatology, 2009) non ha evidenziatosuperiorità dell’omeopatia sulla medicina convenzionale,considerando sovrapponibili i trattamenti sulla dermatitelieve-moderata. Siebenwirth e coll. (Forsch Komplemen-tarmed, 2009) hanno pubblicato uno studio controllato

contro placebo, fortemente limitato a causa del ridottonumero di pazienti (10 verum, 14 placebo) e l’alta per-centuale di pazienti non ammissibili, che non ha eviden-ziato superiorità del rimedio omeopatico rispetto alplacebo nella dermatite atopica. La review di Ernst (Br JDermatol, 2012) ha valutato come metodologicamenteadeguati questi tre studi tra 62 studi pertinenti, seppurdeboli, e secondo l’autore nessuno ha dimostrato l’effi-cacia dell’omeopatia. In realtà lo studio randomizzato èfortemente limitato, mentre gli altri studi controllati nondimostrano l’inefficacia dell’omeopatia in quanto la de-finiscono paragonabile ai risultati della terapia conven-zionale di riferimento.Uno studio osservazionale a lungo termine (PLoS One,2013) sulla dermatite atopica ha evidenziato un equiva-lenza degli effetti del trattamento omeopatico al tratta-mento convenzionale. Un altro (2012) ha evidenziatouna risposta positiva al trattamento omeopaticodell’82%, simile al tasso di risposta dei corticosteroidinegli RCT (80%) e molto meglio dei controlli con pla-cebo (38%). I partecipanti allo studio hanno avuto unmiglioramento significativo della percentuale di zona dipelle interessata dal eruzioni cutanee (in media dal21,1% al 5,5%) e nei sintomi analizzati.2 Lo studio os-servazionale di Rossi e coll. (2012) ha confermato un ef-fetto terapeutico dell’omeopatia nei bambini coneczema. Inoltre, rispetto ai dati dei pazienti pediatrici inletteratura, i bambini trattati con l’omeopatia hannomostrato una ridotta tendenza a mantenere la sintoma-tologia ed alla marcia allergica. 3 Ci sono diversi studicontrollati per l’omeopatia nelle riniti allergiche, per lopiù con il limite di considerare un solo rimedio nella te-rapia o un’isoterapia, cioè una terapia desensibilizzantebasata sulla somministrazione di un rimedio ottenutodall’allergene. Alcuni ricercatori hanno pubblicato studiin acuto per valutare l’efficacia di un preparato di Gal-phimia glauca; un primo studio randomizzato e control-lato (Arzneimittelforschung, 1985) contro placeboconfrontando due preparazioni, una effettuata in modoclassico con diluizione e dinamizzazione, una delle due-diluita senza la procedura di succussione, ha evidenziatoefficacia della prima e sostanziale equivalenza della se-conda e del placebo.Una successiva RCT multicentrica (R Lüdtke, 1997),definita di alta qualità (BMJ 1991, Lancet 2005), haconfermato l’efficacia contro placebo (p <0,01), con unsuccesso terapeutico del rimedio nell’83% dei pazienti,rispetto al 47% del gruppo controllo. Una revisione si-stematica della letteratura su questo rimedio (E. Ernst,2011) ha evidenziato efficacia in tre studi dei quattro in-

CONTRIBUTI ORIGINALI

La medicina integrata nelle malattie atopicheUna review

Valentina tonoPediatra - E-mail: [email protected] tratto dalla tesi del Master Universitario di II livello in "Medicina Integrata" A.A. 2013/14 dell'Università degli Studi di Siena:"Medicina Integrata nelle malattie atopiche in pediatria: analisi della letteratura e valutazione dei risultati a lungo termine del trattamento omeopatico"

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clusi; tale lavoro è limitato in quanto analizza un solo ri-medio e non usa misure validate di outcome né analisistatistiche di significatività. Reilly e coll. (Lancet, 1986)hanno effettuato il primo studio in doppio cieco controplacebo (DBPC) sulla rinite allergica stagionale, testandouna preparazione omeopatizzata di pollini (isoterapia)contro placebo, tramite valutazione dei sintomi e dellanecessità di antistaminici, e ha trovato una differenza sta-tisticamente significativa a favore dell’omeopatia per en-trambi i parametri.Un altro studio DBPC di Weiser e coll. (Forsch Kom-plementarmed, 1999) ha confrontato l’instillazione in-tranasale di sodio cromoglicato rispetto a un rimedioomeopatico (Luffa compositum Heel) e ha dimostratouna significativa risposta ad entrambi i trattamenti consostanziale equivalenza. Lo studio di Kim e coll. (2005)ha valutato gli effetti di un isoterapico preparato da al-lergeni comuni, evidenziando potenziali benefici dell’in-tervento omeopatico nel ridurre i sintomi e migliorarela QoL nei pazienti con rinite allergica stagionale.4 Taylore coll. (2000) hanno condotto uno studio DBPC in 50pazienti con rinite allergica perenne e ha dimostrato unsignificativo miglioramento del flusso d’aria nasale, ri-spetto al placebo, in assenza di miglioramento sintoma-tico. Una meta-analisi dei quattro studi inclusinell’articolo concluso a favore dell’omeopatia rispetto alplacebo.5

Un editoriale del BMJ (2000) ha osservato, sulla base diquesta serie di trial, che “Potrebbe essere il momento diconfrontarsi con il fatto che l’omeopatia e placebo diffe-riscono. Questo potrebbe essere più plausibile della con-clusione che gli hanno prodotto serie di risultati falsipositivi”, mentre Passalacqua e colleghi (J Allergy ClinImmunol, 2006) hanno concluso che l’evidenza di uneffetto specifico dell’omeopatia è debole. Goossens e coll.(2009) hanno effettuato uno studio prospettico di valu-tazione della QoL sui sintomi della rinite allergica, evi-denziando un miglioramento.6

Tra gli studi controllati di buona qualità metodologicasu omeopatia ed asma, secondo Passalaqua e coll. i solitre studi ritenuti di buona metodologia non hanno mo-strato nessun effetto o effetti marginali (White, Reilly,Lewith). Di questi, lo studio di White e coll. (orax,2003) sulla terapia omeopatica individualizzata com-prendeva un’alta percentuale di bambini con asma lievee non ha rilevato cambiamenti rilevanti o statisticamentesignificativi nel punteggio di QoL. Altri parametri, inparticolare quelli di misura della gravità, hanno eviden-ziato miglioramenti relativi di piccola entità. Lo studiosopracitato è stato fortemente criticato da Fisher e coll.(orax, 2003) che hanno fatto emergere le importanticarenze del lavoro, principalmente che è impossibile tro-vare cambiamenti nella QoL, dato che i punteggi basalierano normali.Lo studio di Lewith e coll. (BMJ 2002) con un rimedioderivato dall’acaro della polvere non ha dimostrato diffe-renza contro placebo nelle misurazioni spirometriche,nei sintomi, nella necessità di broncodilatatori e nel pun-teggio dell’asma in pazienti con asma e prick test positiviper acari della polvere in un periodo di 16 settimane.

Questo studio ha suscitato una notevole discussione sullastessa rivista, ed alcuni degli autori hanno ridiscusso iloro dati, che hanno un andamento oscillatorio e richie-dono un tempo ed un metodo di prova diverso da quelloimpiegato (Homeopathy, 2002).Lo studio di Reilly e coll. (1994) DBPC di trattamentocon una dinamizzazione 30CH di allergeni verso placeboha rilevato un miglioramento significativo della perce-zione soggettiva, in assenza di dati oggettivi.7

La revisione Cochrane (2004) sull’omeopatia nell’asmastabile ha concluso che “non ci sono prove sufficienti pervalutare in modo affidabile il possibile ruolo dell’omeo-patia”. I dati osservazionali, come quelli del Bristol Ho-meopathic Hospital sulle patologie croniche (Journal ofAlternative and Complementary Medicine, 2005), in-vece suggeriscono un chiaro beneficio clinico nei bam-bini con asma.Castellsagu (Br Homeopath J, 1992), ha valutato inmodo retrospettivo una serie di bambini affetti da asmaallergica, trattati con un singolo rimedio, evidenziandouna guarigione completa nel 58% dei casi, il migliora-mento del 23% dopo tre anni.Nello studio di Riveron-Garrote e coll. (Bol Mex Hom,1998) sulla terapia omeopatica individualizzata c’è statauna riduzione degli attacchi di asma dopo quattro mesidi terapia, con una differenza significativa in favore del-l’omeopatia.Lo studio retrospettivo di Frenkel e coll. (2002) mostrauna modesta ma significativa riduzione nell’uso di far-maci comunemente usati per trattare le condizioni aller-giche e le loro complicanze nel 87% dei pazienti chehanno utilizzato il trattamento omeopatico, oltre a unariduzione della spesa del 60%.8

Lo studio di Colin (Homeopathy, 2006) su 147 casi pro-gressivi di patologia respiratoria mostra un migliora-mento nel 87% dei casi. Launso e coll. (2006) riportanoin uno studio retrospettivo in due gruppi omogenei dipazienti atopici seguiti da omeopata in confronto a me-dico generico, un miglioramento del 56,6% e del 23,5%rispettivamente, un peggioramento nel 5,7% e 2,9%, in-variati il 37,6% e 73,5%.9

Lo studio osservazionale prospettico multicentrico diGrundling e coll. (2012), che ha valutato l’efficacia deltrattamento omeopatico classico e la possibilità di ridurreil dosaggio farmaci convenzionali nei pazienti con ato-pia, ha evidenziato un miglioramento sostanziale e signi-ficativo (p<0,001) di tutti i sintomi clinici, coninterruzione (62%) o riduzione della dose (38%) di al-meno un farmaco, in assenza effetti collaterali. Il limitedello studio è che non permette di trarre conclusionicirca l’efficacia del trattamento omeopatico per sé.10

Lo studio di Nichol, omson e Shaw, (2013) riportacome la complessità dell’asma e la sua gestione possonofar emergere diverse priorità e prospettive tra coloro chericevono e danno assistenza ai bambini con asma grave.Da questo studio emerge che è necessario trovare modiper valorizzare, durante il processo di ricerca, l’uso di mi-sure di outcome che riflettono aspetti importanti dellacura olistica, come il benessere e la qualità della vita.11

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Uno studio con buona numerosità e lunga osservazione(almeno cinque anni), attualmente in fase di pubblica-zione, di Rossi e coll. ha dimostrato un risultato signifi-cativo della terapia omeopatica nelle patologie atopicheed una riduzione della marcia atopica nei pazienti trat-tati.La terapia omeopatica prevede la prescrizione di un “ri-medio costituzionale”, scelto in base alla costellazione disintomi fisici e psicologici ed alle caratteristiche di espres-sione della malattia nella persona, non solo in base ai sin-tomi di allergia. Questa individualizzazione rende inparte fuorvianti gli studi di popolazione con un solo ri-medio. Da una prospettiva omeopatica, la difficoltà aconfigurare gli interventi nelle allergie nasce dal presup-posto che l’allergene non sia “il problema”, ma solo l’in-nesco: è la diatesi allergica di una persona la “pistolacarica”. Anziché trattare e sopprimere i sintomi si cercail rimedio omeopatico che rafforza l’individuo nell’inte-razione con il sistema. Negli studi clinici pertanto an-drebbe considerata l’omeopatia come sistema di cura, equanto essa possa aiutare a ridurre i sintomi, migliorarela qualità della vita e sostituire altre, spesso più tossiche,forme di terapia. Invece, gli studi clinici a disposizionevalutano per lo più l’uso di farmaci omeopatici per iltrattamento dei sintomi acuti dell’allergia, in brevetempo. Questi rimedi sintomatici o l’utilizzo dell’isote-rapia sono comunque utili, ma i veri risultati si vedonoaffiancando una terapia di fondo del soggetto.Gli studi in cieco sono stati così ampiamente impiegatinella ricerca su farmaci convenzionali che vi è la ten-denza a considerarli come il gold standard per qualsiasiricerca clinica. Tuttavia, gli studi clinici randomizzatihanno limiti importanti. Trovare il simillimum omeopa-tico dipende da un’approfondita anamnesi, l’esame dellatotalità dei sintomi del paziente, e dall’interazione tra ilmedico e la persona che ha davanti. Per discriminare cor-rettamente tra le risposte complesse a un trattamentoomeopatico è importante conoscere le caratteristichedella sostanza data al paziente e le modalità di questa.Di conseguenza negli studi in doppio cieco sono attesipiù falsi negativi nei trial omeopatici che in quelli allo-patici. (Evid Based Complement Alternat Med, 2006)Questo è un settore della ricerca importante, perché lecondizioni atopiche sono così diffuse e molte personesono alla ricerca di trattamenti sicuri ed efficaci. La ri-cerca futura dovrà includere studi randomizzati e con-trollati che confrontano l’omeopatia al placebo e/o altrattamento convenzionale, ma bisogna considerare i li-miti di questi approcci rispetto a quelli basati sul pa-ziente. Non si possono infatti alterare i presupposti diuna corretta cura omeopatica senza ottenere risultati par-ziali e alterni. Sarà necessario adattare le metodologie diricerca per rispettare la complessità della procedura dia-gnostica dell’omeopatia, ma è altrettanto necessario ga-rantire che i protocolli includono misure oggettive diparametri clinici e di laboratorio, nonché adeguatigruppi di controllo di soggetti non trattati o soggettitrattati con le terapie convenzionali. g

Bibliografia1. Keil T., Witt C. M., Roll S., et al. Homoeopathic

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CONTRIBUTI ORIGINALI

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I GRANDI PERSONAGGI DELL’OMEOPATIA

La nostra intervista vede protagonista Paolo Bellavite, me-dico chirurgo, specialista in Ematologia Clinica e di Labo-ratorio, professore di Patologia Generale presso il Dipar-timento di Medicina dell’Università di Verona. Lo abbiamoincontrato per discutere con lui di ricerca in omeopatia, un“campo minato” ma certamente non per il nostro Professore.

< caro professore, come è iniziata la sua attività diricercatore in omeopatia?

Dal punto di vista culturale è iniziata quando ho comin-ciato a pormi delle domande “vere” sulla Patologia Ge-nerale, vale a dire sulle cause e i meccanismi di queidisordini che chiamiamo malattie. Cercavo un approccioche mi desse delle spiegazioni più convincenti sul signi-ficato dell’infiammazione. Da giovane medico poi “percaso” lessi un libretto di omeopatia cercando una curaper me stesso, che non implicasse prendere farmaci chemi davano sonnolenza e intontimento. Dopo anni, giàprofessore universitario, conobbi un medico specializ-zando, che era anche omeopata, il quale intuì da comeinsegnavo la Patologia che avevo una concezione com-patibile con quella omeopatica e quindi mi suggerì diprovare a fare qualche ricerca. Ma soprattutto mi regalòl’Organon dell’arte del guarire in cui trovai, in mezzo alfango e nonostante i miasmi, la perla che cercavo. Al-l’inizio non fu facile avere spazio e risorse, e neppuredopo...

< Le moderne tecnologie di laboratorio hanno age-volato la conoscenza del meccanismo di azione delmedicinale omeopatico?

Certamente, perché dimostrando una base biologica, cel-lulare e molecolare, dell’azione del medicinale ci hannoofferto qualche altro tassello del mosaico. Il problemaprincipale, comunque, sta nel fatto che più avanzano glistudi di laboratorio e più si capisce che non esiste unmeccanismo, ma ne esistono tanti quanti sono i medici-nali. Anzi, i meccanismi sono ancor più del numero deimedicinali, perché si tratta di molte componenti (anchegli “unitari”) con vari bersagli. Se uno si addentrasse astudiare anche un solo medicinale, passerebbe una vita.D’altra parte questo è il bello della ricerca, e non valesolo in omeopatia.

< Qual è, a suo avviso, il problema della ricerca cli-nica in campo omeopatico? e’ una questione di“metodo”?

Non c’è problema di metodo, perché sono disponibilitanti metodi validi di ricerca clinica, che funzionanoanche in omeopatia. Ovviamente sono il primo a soste-nere che nelle malattie croniche e complesse non bastail tradizionale RCT (Randomized Clinical Trial). Il veroproblema della ricerca in campo omeopatico è che se nefa poca, per la scarsa volontà degli omeopati. Purtroppogli omeopati non hanno la “cultura” della ricerca, forseanche perché non hanno incentivi né obblighi. Per eser-citare la professione di omeopata non serve aver fatto ri-cerca, e neppure per diventare “docenti” di omeopatiaserve avere curriculum scientifico, basta un po’ di “espe-rienza”, saper parlare bene o essere amico di tizio e caio.Gli omeopati si cullano nella loro beata credenza di poterandare avanti a curare i pazienti senza controlli e senzamigliorare gli strumenti della loro stessa professione. Inpratica vivono sulle spalle dei loro predecessori del secoloXIX, che invece di ricerca ne hanno fatta molta, e in con-dizioni economiche e culturali molto peggiori delle at-tuali! Se il mondo omeopatico non si dà una mossa, leragioni di Garattini, Piero Angela e soci sono destinatead aumentare. Forse qualcuno ha notato che in Inghil-terra, Brexit o non Brexit, l’omeopatia è stata espulsa dalsistema sanitario pubblico? Forse qualcuno ha notato chela rivista Homeopathy ha perso l’impact factor (cosa gra-vissima) per causa di autoreferenzialità? Ad una dichia-rata guerra bisogna rispondere con armi efficienti el’unica arma efficiente e convincente in medicina è la ri-cerca seria e meticolosa.

< nel suo articolo sul “razionale del simile” (cam2007; 4(2) 149–163), appare evidente che questoantico concetto hanemanniano viene rivisitato allaluce delle più avanzate acquisizioni scientifiche; cipuò brevemente illustrare quale è la “modernità”dell’omeopatia?

Si tratta di un approccio moderno perché si propone diusare piccole dosi di medicinali (quindi diminuendo ilrischio di effetti avversi e di nuove resistenze) per attivarele risposte endogene alla malattia in modo coerente conle necessità dell’organismo in un determinato momento.Durante la malattia c’è un “disordine” che spesso portail sistema fuori dall’equilibrio e in queste condizioni imeccanismi di difesa e guarigione possono sbagliarsi efare troppo, troppo poco o male. Qui c’è bisogno di un“aiuto informativo” che orienti i sistemi complessi versodelle scelte che siano teleonomiche e non schizoidi ocontroproducenti. I farmaci convenzionali (non soloquelli “allopatici”, anche quelli biologici) sono disegnati

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Paolo Bellavite

a cura di rosaria FerreriMedico esperto in omeopatia, Centro Ospedaliero di Medicina Integrata, Ospedale di Pitigliano - Consigliere Nazionale SIOMIMail: [email protected]

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I GRANDI PERSONAGGI DELL’OMEOPATIA

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per affrontare uno o pochi problemi di questa fase criticae funzionano solo se il meccanismo del disordine èchiaro e ben delimitato, sia esso una iperattività della ci-cloossigenasi o del TNF. Ma ciò non è sempre suffi-ciente, perché quel che conosciamo della patologia è soloun frammento. È proprio lo squilibrio globale dei sistemidi regolazione che viene affrontato in modo logico colmedicinale “simile”, sfruttando le sensibilità specificheal farmaco generate dalla malattia. È un approccio mo-derno perché complesso, ecologico e olistico. Ovvia-mente non è miracoloso né automatico, richiedeapplicazione e capacità di critica, fare una buona omeo-patia è difficile. Sarebbe interesse dei malati e (quindi?)del sistema sanitario pubblico nel suo complesso soste-nere maggiormente la ricerca in questo campo. Conti-nuo anche a stupirmi nel considerare quanta faticafacciano gli accademici a rendersi conto del tesoro di sco-perte scientifiche che c’è da scoprire in questo filone.

< Lo studio sull’arnica e sulle modificazioni diespressione genica è uno dei suoi più recenti lavori(Homeopathy, 2016, 105, 131e147), può illustrarebrevemente ai nostri lettori il “mind” di questa ri-cerca?

Già con le ricerche con il Gelsemium sui neuroni ave-vamo compreso che studiare l’espressione genica è piùconveniente rispetto alle proteine o alle funzioni, sia perragioni tecniche (a livello di screening si possono otte-nere molte più informazioni a costo inferiore), sia perchéle cellule sono molto sensibili a questo livello basico diregolazione. Anche gli studi del gruppo di KhudaBuckhsh in India, della Betti a Bologna e di Dolara a Fi-renze hanno evidenziato tali estreme sensibilità in varitipi di callule. Per l’Arnica abbiamo voluto inizialmenteindagare i meccanismi dell’infiammazione e abbiamoscoperto che i macrofagi, soprattutto se differenziati neltipo “wound healing” in presenza di Arnica modificanouna serie di geni proprio in questo campo così impor-tante. Adesso abbiamo concluso una seconda fase dellaricerca, che speriamo sia accettata presto per la pubbli-cazione, in cui abbiamo studiato tutto il genoma e ab-biamo scoperto cose ancora più interessanti. Oltre amodulare i meccanismi dell’infiammazione, Arnica sti-mola geni responsabili della produzione di proteine es-senziali nella guarigione e ricostruzione del tessutoconnettivo.

< Il suo contributo di ricercatore è indispensabile inquesto campo scientifico per spegnere le critichenei confronti della medicina omeopatica; cosapensa della battaglia scientifica (ed anche media-tica) contro l’omeopatia?

Una storia che non fa onore agli scienziati, ma per for-tuna quelli che si dedicano alla battaglia “scientifica” con-tro l’omeopatia sono pochi. Quel che è peggio, come faLei cenno, è la squallida attività di certi circoli di bloggercacciatori di streghe, cui danno credito certi giornalistiche scrivono tanto per farsi leggere e vari personaggi delleistituzioni che, trovandosi nei posti di vertice, devonofare i cani da guardia del sistema costituito. I politici,che in teoria potrebbero interessarsi del bene comune equindi potrebbero avviare iniziative a sostegno della ri-cerca e delle applicazioni pratiche in modo serio e con-trollato (un po’ come si sta facendo in Toscana), hannoevidentemente altro cui pensare. Fatte salve eccezioni checonfermano la regola.

< conosce il centro di medicina Integrata del-l’ospedale di pitigliano? ritiene che la medicinaIntegrata possa meglio rispondere alle esigenze delmalato cronico nella sua complessità?

Si, si tratta di un’esperienza-pilota molto importante,speriamo che si espanda. In generale ho sentore che lamedicina “integrata” sia una bella idea ma difficile darealizzare. Dieci-quindici anni fa ero molto più ottimistasulle possibilità di integrazione tra diversi sistemi medici,perché sembrava logico e ne parlavano in tanti. Poi misono un po’ disilluso perché mi pare di aver capito chein medicina ciascuno è portato a coltivare il proprio or-ticello e pure gli operatori “alternativi”. La medicina in-tegrata interesserebbe enormemente il malato, soprat-tutto quando non sa che pesci pigliare e viene sballottatoda uno specialista all’altro e poi finisce nelle mani diqualche praticone, ma tutto il sistema non è fatto permettere al centro la persona. Per questo il Centro di Pi-tigliano è così prezioso, anche se sembra piccolo.

< per concludere, un messaggio per i nostri colleghiche si avvicinano alle medicine complementari...con lo spirito del ricercatore!

Per aspera ad astra. Non abbiate paura! g

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Uno dei problemi che attualmente affligge la so-cietà ma che poco viene evidenziato per ragionispesso di senso del pudore o di un vissuto di

inadeguatezza è quello dell’infertilità di coppia, conside-rata dall’OMS una patologia. L’incidenza del fenomenoha subito negli ultimi venti anni un incremento, a causaanche dell’influenza di fattori ambientali e sociali qualiagenti chimici, inquinamento ambientale ed alimentare,fumo e uso di droghe, abitudini alimentari errate e abusodi alcool.Altri aspetti importanti sono la nuova posizione delladonna nel contesto della vita lavorativa e culturale, conun generale orientamento di programmazioni riprodut-tive più tardive rispetto alle passate generazioni, oltre afattori quali lo stress, fattori psico-emozionali e abitudinisessuali. In particolare lo stress ossidativo con l’aumentodei radicali liberi è fortemente correlato alla diminuzionedella fertilità.1 Le cause sia fisiche che psicologiche pos-sono essere molteplici e riguardare sia la donna chel’uomo. Il fenomeno, secondo l’OMS, colpisce nei paesiindustrializzati il 15-20% delle coppie, nel 10-15% deicasi si parla di infertilità idiopatica o sine causa.2 Perl’Istituto Superiore di Sanità in Italia ne soffre il 15%delle coppie.3

La medicina convenzionale si avvale di tecniche di Pro-creazione Medicalmente Assistita molto avanzate, ma aldi là di protocolli e di tecniche estremamente invasive,ci può essere molto altro per accompagnare le personenella ricerca di un figlio. L’approccio alla coppia con pro-blemi d’infertilità può essere ampio e integrato, non li-mitato alla ricerca della causa e al semplice indirizzoverso la tecnica di riproduzione assistita più adatta, madeve comprendere l’attenta analisi di tutti i fattori cheinfluenzano la fertilità e deve includere un percorso diassociazione tra le diverse possibilità offerte dalle terapiecomplementari. Lo stile di vita che ogni persona man-tiene è un aspetto incisivo sul benessere della coppia esulla sua capacità riproduttiva. Di fronte ad un problemad’infertilità è indispensabile quindi indagare le abitudini,prendere in considerazione i principali fattori che pos-sono incidere sulla fertilità, correggere un’alimentazionescorretta, sovrappeso, abitudini a fumo, alcol e droghe.La Medicina Tradizionale Cinese si inserisce completa-mente sia nella prevenzione che nel trattamento dell’in-fertilità, un ruolo centrale lo riveste l’agopunturasoprattutto per gli effetti positivi nell’integrazione conle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita. Unvalido aiuto può essere dato anche dall’omeopatia e mol-teplici possibilità offerte dalle discipline bionaturali

(osteopatia, riflessologia del piede, shiatsu, floriterapia,meditazione). Il lavoro di seguito riportato è nato dallavolontà di indagare la diffusione di conoscenza dell’ar-gomento tra le coppie che soffrono di questa problema-tica ed in particolar modo di studiare tale fenomenonella regione Trentino Alto Adige.

Obiettivi dell’indagineMisurare il livello di conoscenza e utilizzo della MedicinaComplementare e Integrata (CAM) da parte di coppiecon diagnosi d’infertilità. L’approfondimento ha riguar-dato principalmente i seguenti aspetti:< conoscenza dell’esistenza delle CAM da parte delle

coppie;< diffusione di proposta di utilizzo delle CAM nel per-

corso terapeutico;< utilizzo delle CAM da parte delle coppie nell’ambito

dell’infertilità.

Materiali e metodidisegno dello studio - Indagine descrittivapopolazione in studio - Coppie con diagnosi d’inferti-lità.Scheda di raccolta dati - Questionario in lingua italianae tedesca, strutturato in due parti, la prima relativa a datianagrafici e descrittivi della condizione d’infertilità e laseconda sull’indagine di studio composta da 11 do-mande a risposta chiusa e multipla, creato con la super-visione della relatrice di tesi dott.ssa Simonetta Ber-nardini. I questionari sono stati accompagnati da unalettera di presentazione e distribuiti dal 9 dicembre 2015al 9 febbraio 2016, presso il Centro di Medicina dellaRiproduzione Umana e Crioconservazione Gameti del-l’ospedale di Brunico (BZ) direttamente dal personalesanitario e sul territorio di Trento tramite il canale di co-noscenza tra coppie che hanno condiviso percorsi di te-rapia per l’infertilità.modalità di analisi dei dati - I dati sono stati raccoltiin un database Excel ed in seguito analizzati e interpretaticon metodo statistico.

Risultati e discussioneI questionari raccolti sono stati 121 dei quali 102presso il Centro di medicina della riproduzione umanae i restanti 19 nel territorio di Trento.

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Medicina Integrata e infertilità di coppia

patrizia FontanaInfermiereE-mail: [email protected] dalla Tesi di Master Universitario di I livello in “Medicine Complementari e Terapie Integrate”, Anno Accademico 2014/2015

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età delle coppie - Più di metà del campione si trovanella fascia di età compresa fra i 36 e i 42 anni. Il datonon presenta particolari sorprese in quanto la società at-tuale vede le coppie cercare di avere una gravidanza tar-divamente e in modo naturale prima di ricorrere aqualsiasi tipo di trattamento sanitario, a conferma ulte-riore del fatto che la ricerca di una gravidanza viene ri-tardata presumibilmente per la nuova posizione delladonna nella società per motivi legati ad impegni lavora-tivi e sociali. La seconda percentuale pari a metà dellaprima, riguarda la fascia dai 31 ai 35 anni di età, segnoche una coppia su 4 non attende di essere troppo avanticon l’età utile, ma si muove in anticipo per poter effet-tuare le terapie, avendo a disposizione un buon periododi tempo. Le coppie in cui la donna ha un’età maggioredi 42 anni rappresentano solamente il 9%, dato che puòanche essere determinato dal fatto che gli oneri a caricodel Servizio Sanitario Provinciale sono garantiti a coppiein cui l’età della donna non superi i 43 anni per la Pro-vincia Autonoma di Trento e i 41 anni + 364 giorni perla Provincia Autonoma di Bolzano.4, 5

titolo di studio - Il campione considerato dimostra diavere un buon livello di scolarizzazione, meno del 10%dei soggetti ha concluso gli studi con le medie inferiori;sommando i dati relativi a medie superiori e lauree otte-niamo la percentuale del 68%, con un livello più altoper le donne rispetto ai maschi (91 donne e 73 uomini).professione - Il 65% del campione svolge lavoro dipen-dente di operaio/impiegato, in egual misura nei due sessi(78 donne, 80 uomini); analoga divisione anche per lapresenza di ruolo di dirigente/imprenditore (11 donnee 16 uomini); maggior presenza di uomini come liberiprofessionisti (5 donne e 21 uomini). Si evidenzia chenel 9% delle coppie almeno uno dei partner svolge unaprofessione sanitaria con prevalenza femminile (20donne e 3 uomini).provincia di residenza - Le maggiori percentuali sonorappresentate da residenti in provincia di Bolzano (58%)e in provincia di Trento (25%), dato peraltro atteso vistala zona di somministrazione del questionario. Il resto delcampione è suddiviso tra le provincie del nord est.periodo di ricerca di una gravidanza - La percentualepiù alta riguarda coloro che stanno cercando una gravi-danza da 2 a 5 anni (60%), con l’età anagrafica delladonna per la metà dei casi maggiore di 36 anni e per il35% compresa fra 31 e 35 anni; coloro che la stanno cer-cando da 1 a 2 anni sono il 28% del totale con età mediadella donna intorno ai 36 anni.Utilizzo di terapie convenzionali per l’infertilità -L’83% delle coppie ha fatto terapie convenzionali, risul-tato prevedibile in quanto l’84% del campione è statoraggiunto presso un Centro di medicina della riprodu-zione umana. Di queste l’88% sono coppie che stannocercando una gravidanza da 1 a 5 anni, di cui il 23% lacercano da 1 a 2 anni, segno che le coppie affrontanoprecocemente la problematica con terapie.terapie convenzionali utilizzate - A farla da padronetroviamo la coppia IUI (Inseminazione Intrauterina) 55su 100 e FIVET/ICSI (Fertilizzazione in vitro con Em-briotransfer) 70 su 100; i dati sono sovrapponibili, infatti

28 coppie hanno fatto entrambe. La maggior diffusionedi queste due tecniche rispecchia il fatto che i dati sonostati raccolti preso un Centro di medicina della riprodu-zione umana dove ci si reca per fare tali terapie. Si ri-scontra che solo il 34% di chi ha effettuato terapie, hautilizzato la farmacologia (29 su 100) o ecografie conrapporti mirati (23 su 100), indice che la maggior partedelle coppie inizia subito con tecniche avanzate e inva-sive.esito delle terapie convenzionali utilizzate - Il 66%delle coppie che si sono sottoposte a terapie convenzio-nali non ha ottenuto una gravidanza, il 27% ha ottenutouna gravidanza con terapie e il 7% in modo naturale. Ildato lascia poco spazio all’interpretazione: meno di 1/3delle coppie che ha fatto terapie convenzionali è andatoa buon fine, il restante non ha avuto esito positivo o selo ha avuto non è stato per le terapie.

Le domande del questionario“avete mai sentito parlare di medicine complementario terapie integrate?” - Il 64% del campione analizzatosostiene di aver sentito parlare di medicine complemen-tari e terapie integrate, il restante 36% ha risposto in ma-niera negativa.“Se si, come siete venuti a conoscenza delle medicinecomplementari?” - Il 38% delle coppie che conosconol’esistenza dell’argomento ne ha sentito parlare da fami-gliari o amici, per il 28% la conoscenza è derivante dainternet e programmi televisivi, mentre il 26% ne è ve-nuto a conoscenza tramite il personale sanitario, paripercentuale è quella relativa alla consultazione di gior-nali/riviste e libri, altre fonti ricoprono il 3%. Anche inquesto caso i dati sono sovrapponibili in quanto le fontidi conoscenza sono più di una. Spicca il dato che coloroche ne sono venuti a conoscenza tramite il personale sa-nitario normalmente non lo hanno saputo da altre fonti,diverso per le altre risposte che si sovrappongono in mi-sura maggiore. In sintesi emerge che 1 coppia su 4 ne èvenuta a conoscenza tramite personale sanitario mentre1 su 2 tramite familiari o amici.“avete mai utilizzato tecniche di medicine comple-mentari o terapie integrate?” - La risposta a questa do-manda stupisce in maniera positiva, il 40% ha rispostosi, considerando che in Italia nel 2009 la percentuale dirisposte affermative era del 18,3%.6 Approfondendo indettaglio vediamo che il 62% di chi ha utilizzato le tec-niche sopra citate risiede in provincia di Bolzano, po-nendola quindi all’avanguardia sulla diffusione diconoscenza e di applicazione in questo ambito fra le pro-vincie italiane, confermando quanto già evidenziato daidati ISTAT del 20077 ed allineandola con i dati cheemergono dal resto d’Europa.8

“Se si, quali?” - Abbastanza diffuse l’omeopatia con il52% e l’agopuntura con il 48%, seguono a media di-stanza l’osteopatia con il 35% e la riflessologia plantarecon il 29%; dal 23% al 14% troviamo in ordine decre-scente lo stile alimentare, i fiori di Bach, lo shiatsu, la fi-toterapia e altre tecniche raggruppate (pranoterapia,chiropratica, reiki). Il trattamento craniosacrale rappre-senta il 6%, nessuna risposta per il tuinà. Emerge dalle

CONTRIBUTI ORIGINALI

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percentuali che alcune persone hanno utilizzato più tec-niche.“nel vostro percorso riguardante l'infertilità qual-cuno vi ha mai parlato di medicine complementari oterapie integrate?” - Durante tutto il percorso, a partiredai primi approcci alla problematica, solamente al 17%è stato menzionato l’argomento in questione, dato cherappresenta una tendenza a non veicolare al pazientel’esistenza e la possibilità di utilizzare le medicine com-plementari e le terapie integrate. Il campione ha rispostonegativamente per il 75% e non mi ricordo per il 7%,quest’ultimo dato possiamo aggregarlo ai no per i se-guenti motivi: in primis veniva chiesto solamente di ri-cordare se ne avessero sentito parlare e non di ricordarealtri dettagli, inoltre le coppie che hanno risposto nonmi ricordo stanno cercando di avere una gravidanza daun periodo mediamente basso (fra i 2 e i 5 anni) e quindila risposta dovrebbe essere facilitata.“Se si, chi?” - Il 52% delle coppie che hanno rispostopositivamente ne hanno sentito parlare da altre coppiecon la stessa problematica, il 19% dal ginecologo di fi-ducia e un altro 19% da personale non medico di unCentro di fecondazione assistita. Da evidenziare che tro-viamo percentuali molto basse di informazione da partedel medico di medicina generale (9%) e dal personalemedico appartenente ad un Centro di fecondazione as-sistita (5%).

“Se si, quali vi sono state proposte?” - La tecnica mag-giormente suggerita è l’agopuntura che ha interessato il66% delle risposte, l’omeopatia e lo stile alimentare siposizionano entrambi al 24%, fiori di Bach al 14%,shiatsu, riflessologia plantare e altre tecniche al 10%,l’osteopatia al 5%. I trattamenti fitoterapici, craniosacralie tuinà non sono stati proposti.“nel vostro percorso riguardante l’infertilità avetemai utilizzato le medicine complementari o terapieintegrate?” - Solo il 20% delle coppie hanno utilizzatomedicine complementari o terapie integrate durante ilpercorso per l’infertilità, valore che si dimezza rispettoalla percentuale ottenuta alla domanda se avessero nellaloro vita utilizzato terapie complementari.“Se si, quali avete utilizzato?” - Nel percorso dell’in-fertilità le terapie complementari più utilizzate sonol’agopuntura (50%), l’omeopatia (42%) a cui fa seguitol’osteopatia (17%) e lo stile alimentare (13%). Le altretecniche ricoprono percentuali molto basse.“Se si, pensate che siano state utili per voi?” - Tra chile ha utilizzate il 23% ritiene siano state utili, il 18% harisposto negativamente e il 59% non ha un’opinione inmerito. Si nota che 3 coppie su 4 di quest’ultima per-centuale non è riuscito ad ottenere una gravidanza, pos-sibile motivo dei dubbi sull’efficacia delle tecniche.Nonostante ciò chi ritiene le tecniche utili esprime que-sta opinione pur non avendo ottenuto una gravidanzain metà dei casi.“Le consigliereste ad altre persone?” - Questa do-manda è stata rivolta a tutti, indipendentemente da chine avesse fatto utilizzo o meno. Il 79% risponde che nonsa se le consiglierebbe, derivante probabilmente dal fattoche solo nel 20% dei casi sono state sperimentate diret-tamente. Il 17% risponde che le consiglierebbe nono-stante tra questi non tutti le abbiano sperimentate o nontutti abbiano ottenuto una gravidanza.

SintesiDallo studio emerge che le coppie raggiunte sono gio-vani da un punto di vista meramente anagrafico ma “an-ziane” per ciò che concerne la fertilità. Scolasticamentesi riscontra un livello medio alto che si riflette in unbuon grado culturale e conseguentemente a una situa-zione lavorativa con buona retribuzione. Queste carat-teristiche favoriscono potenzialmente la possibilità dicomprendere in maniera più approfondita eventuali per-corsi integrati e la possibilità economica di averne ac-cesso.Le coppie attendono di utilizzare tecniche di procrea-zione medicalmente assistita nel momento in cui iltempo a disposizione per ottenere una gravidanza co-mincia ad esaurirsi. Questo può essere sintomo di alcuniaspetti quali la scarsa conoscenza delle possibilità tera-peutiche, argomento che viene considerato solo comecura di un male e non come un sistema di prevenzione/accompagnamento per una maggior probabilità di suc-cesso nella procreazione; inoltre essendo un argomentoper certi versi ancora tabù, non ci sono problemi a rivol-gersi ad esperti per traumi, malattie o patologie di altro

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CONTRIBUTI ORIGINALI

Tipo di MedicineComplementari eterapie integrate

utilizzate.

Fonte dell’informazionesulle Medicine

Complementari eterapie integrate.

Fonte di conoscenzadelle medicine

complementari.

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tipo ma la sfera riguardante la fertilità rischia di diventaremotivo di conflitto o inadeguatezza all’interno e al-l’esterno della coppia. Di tutte le coppie che hanno fattoterapie convenzionali, principalmente IUI e FIVET,meno di 1/3 è andato a buon fine. Per quanto riguardala conoscenza di medicine complementari e terapie in-tegrate ben il 64% del campione analizzato sostiene diaverne sentito parlare, in particolar modo da famigliario amici, mettendo in luce che il canale preferenziale ditali informazioni è rappresentato dalle esperienze vissutedai pazienti piuttosto che l’informazione erogata dal si-stema sanitario. Il 40% delle persone raggiunte sostienedi aver utilizzato terapie complementari durante la suavita, emerge però che solo la metà le ha utilizzate per l’in-fertilità. Questo sta ad indicare che la conoscenza ma so-prattutto l’utilizzo di queste terapie hanno riguardatoproblematiche estranee all’argomento trattato. Ulterioreconferma del fatto che in generale la materia è poco vei-colata nel percorso per l’infertilità si evince dall’alta per-centuale di persone che sostengono di non averne maisentito parlare durante il periodo in cui si sono sottopostia trattamenti.

ConclusioniDall’analisi della letteratura e degli studi effettuatiemerge quanto la medicina complementare possa essereuna valida alleata nell’accompagnare le coppie con pro-blemi di fertilità nella ricerca di una gravidanza. Nontutte le coppie intraprendono un percorso di Procrea-zione Medicalmente Assistita per svariati motivi, può es-sere percepito come incerto, costoso e stressante, letecniche proposte sono per altro molto invasive e la-sciano poco spazio alla naturalezza dell’evento. A coloroche lo intraprendono spesso viene proposto come unicotrattamento possibile. Questo fa comprendere come visia la necessità di integrazione delle cure, in grado di fon-dare un costruttivo dialogo interdisciplinare. Molti deidisturbi legati all’infertilità possono essere affrontati conun approccio naturale tramite la terapia complementare,a volte come unica terapia, a volte in associazione o inalternanza con tecniche tradizionali. L’elevato numerodi fattori che concorrono a rappresentare il potenziale difertilità delle coppie esprime la necessità di un approccioche tenga in considerazione tutte le cause, attuando in-terventi che facciano leva principalmente sui fattori dirischio modificabili. Dall’analisi dell’indagine effettuataemerge la necessità di avere a tutti i livelli, personale cheincontra le coppie con problemi d’infertilità, medico dimedicina generale, ginecologo, personale dei Centri diprocreazione medicalmente assistita, in grado di fornireinformazioni rispetto alle varie possibilità terapeutiche adisposizione, non fermandosi solo alla proposta di tec-niche tradizionali ma integrandole con le molteplici pos-sibilità fornite dalle terapie complementari. Non èindispensabile che tutto il personale sanitario abbia una

preparazione specifica, ma essendo un punto di riferi-mento per i pazienti, deve conoscerne i principi fonda-mentali ed essere in grado di fornire consigli in merito.E’ inoltre auspicabile in futuro avere dei centri che si oc-cupino di tale problematica dove si faccia una medicinaintegrata, dove le diverse medicine possano lavorare as-sieme per un obiettivo comune, aiutare la coppia nellaricerca di una gravidanza. g

Bibliografia e sitografia1 Cracolici F., Riviello C. (2014) Infertilità di coppia

e procreazione assistita. Tecniche di agopuntura emedicina cinese. Casa Editrice Ambrosiana, Milano.

2 www.who.int 24 gennaio 2016.3 http://www.iss.it/rpma/index.php?lang=1&id=

131&tipo=17 24 gennaio 2016.4 Delibera nr. 370 del 1 marzo 2013. Provincia Auto-

noma di Trento.5 Delibera nr. 1113 del 16 luglio 2012. Provincia Au-

tonoma di Bolzano.6 Eurispes (2010) Rapporto Italia 2009.7 ISTAT (2007) Le terapie non convenzionali in Ita-

lia.8 Ernst E. (2000) e role of complementary and al-

ternative medicine. British Medical Journal.321:1133-5.

CONTRIBUTI ORIGINALI

MedicineComplementari eterapie integrateproposte durante ilpercorso riguardantel’infertilità.

MedicineComplementari eterapie integrateutilizzate durante ilpercorso riguardantel’infertilità.

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Il cadavere giaceva bocconi nella neve accanto ai pi-loni di ferro della seggiovia. Il sole, su in alto accantoal picco aguzzo della montagna, appariva legger-

mente velato da una piccola nuvola che, deformata dalvento, assumeva i contorni di un volto corrucciato.Il dottor Tarcisio Giretti, medico omeopata, si chinò peresaminare meglio il corpo esanime. L’aria del mattino,ancora frizzante, soffiava sul suo collo e, insinuandosi trail cappotto e il berretto di lana, scorreva giù lungo la suaschiena provocando fastidiosi brividi. Sembrava impos-sibile che il senatore Pericle Zelanti, l’uomo politico piùpotente e più corrotto della regione, fosse morto. Uccisodurante la notte da qualcuno che prima lo aveva storditocon un colpo alla nuca poi soffocato infilando la sua testain un sacchetto di plastica.Dagli impianti di risalita un flusso ininterrotto di sciatorisi stava riversando sulle piste innevate. Uomini e donneondeggiavano sugli sci, inguainati in aderenti tute vario-pinte e con luccicanti caschi sulla testa. I più curiosi cer-cavano di fermarsi per gettare un’occhiata al cadavere ei pochi militari presenti faticavano a tenerli lontani.Ortensia Pecca, il magistrato incaricato di condurre leindagini, andò su tutte le furie.: - Bè, c’è bualcuno bi-sponibile a birmi quello che è accaduto?- Che lingua stai parlando? - domandò il dottor Giretti.- Sono rabbreddata per colpa di quel boglione che, ierisera, mi aveva promesso di bassarmi a brendere alle18,30 sulle piste. L’ho aspettato ber un’ora al breddo eal belo ma lui non è benuto!- Ho avuto un contrattempo. - si scusò Giretti. - Ho pro-vato ad avvisarti ma il telefonino squillava a vuoto.- Be lo bono dimenticato in bamera. Etciù! Etcì!Il magistrato iniziò a starnutire. Tirò fuori dalla borsa unfazzoletto, grande quanto un lenzuolo e si soffiò il naso,facendo un rumore molto somigliante al barrito di unelefante. Gli rispose un bambino che, sfrecciando suglisci, emise un rutto in puro stile coca cola.- Baleducato! - commentò il magistrato. - I bambinid’oggi sono billani e bafoni. - barrì dentro al lenzuolo esi guardò attorno. - Chi dirige qua? Non botevate imbe-dire a butta questa bente di benire quassù? C’è in borsoun’ indagine per bomicidio.Arrivarono due carabinieri che Giretti aveva ribattezzato“i ballerini” perché non stavano fermi un momento, esi-bendosi in una sorta di danza ritmata, con movimentirotatori del bacino e le mani premute sul ventre.

- Non abbiamo potuto impedirlo. - disse uno dei due, ilmaresciallo Oreste Piazza, pallido e tremante. - Siamo inalta stagione e bloccare l’accesso delle piste agli sciatorisignifica arrecare un danno economico incalcolabile atutto il paese.Appena terminata la frase, il militare si portò le mani da-vanti alla bocca e fuggì lungo i gradini che conducevanoal bar. Scomparve oltre la porta d’ingresso, inseguitodallo sguardo sgomento di Ortensia Pecca: - Berché èscappato?- In caserma siamo stati colpiti da una violenta gastro-enterite di origine virale. - rispose l’altro ballerino, il bri-gadiere Felice Vitale, dimenandosi come una bisciaferita. - Da allora non facciamo altro che entrare e usciredai gabinetti. Anche io devo correre in bagno. Vi spie-gherà l’accaduto l’appuntato Girolamo Fiore.- Per servirvi. - Alle loro spalle apparve l’appuntato Fiore,un militare anziano, dal fisico magro e l’espressione tristedi chi è afflitto da una grossa pena.- Colpito anche lei da gastroenterite acuta? - domandòGiretti.- No. Io sto bene. - rispose con funebre entusiasmo l’ap-puntato.- Problemi cardiaci? Renali? Una forte cefalea? - insistetteGiretti.- Sono in perfetta salute. - rispose l’appuntato con lastessa allegria di chi, in un incidente stradale, ha persol’intera famiglia.Giretti, credendo di avere capito: - Il senatore assassinatoera un suo parente?- No.-Un amico?-Neppure.Giretti lo squadrò da capo a piedi: - Lei è felice?- Mi ritengo una persona soddisfatta.Intervenne il magistrato Pecca, spazientita: - Fate purecon bomodo, voi due, tanto qua non c’è nulla da bare,solo esaminare un cadavere, tenere lontano la folla di cu-riosi e, magari, ma lo dico solo per pura formalità, tro-vare l’omicida. Etcì! Etciù!- Altro che vacanza in montagna. - commentò Giretti.- Tra turbe gastrointestinali, raffreddori e facce da mori-bondi, mi sembra di essere finito in un lazzaretto.Diede a Ortensia un tubulo omeopatico: - Metti cinquegranuli di Allium cepa sotto la lingua. Adesso posso sa-pere perchè mi avete chiamato?

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Assassinio in montagna

Italo grassiSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva, Medico esperto in omeopatia, Consigliere SIOMIE-mail: [email protected]

L’OMEOPATIA RACCONTATA

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31HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

L’appuntato Fiore, con la stesso timbro di voce di chi haappena saputo di avere un tumore inoperabile, spiegò: -Ieri pomeriggio, il senatore si trovava in paese, al risto-rante, in compagnia di tre suoi compagni di partito. Gliavventori li hanno sentiti litigare in modo violento, fin-ché il senatore se n’è andato, minacciando che preten-deva l’aiuto del partito, altrimenti lui avrebbe trascinatonell’inchiesta uno dei tre presenti.- Quale inchiesta? - domandò Giretti.Ortensia Pecca, finalmente con le narici libere, spiegò: -Il senatore Pericle Zelanti è indagato dalla nostra Procuracon l’accusa di avere falsificato firme per la presentazionedella sua lista durante le passate elezioni politiche. Unfatto che, se confermato, lo costringerà alle dimissionidal senato. Nel frattempo, il suo partito si è dichiaratoestraneo ai fatti.- Dopo la lite - continuò il carabiniere, mimando ciò cheraccontava con la stessa energia di un cadavere - il sena-tore se n’è andato via dal ristorante, ha preso la seggioviaed è salito fino a qua, dove, cento metri dietro al bar,possiede una baita. L’assassino, durante la notte, lo haraggiunto e ucciso nel punto dove inizia la seggiovia poiha trascinato il corpo sotto questi piloni, esattamentedove adesso si trova il cadavere.- Giretti domandò: - Problemi in famiglia?- Il militare: - non si conosce bene la situazione fami-gliare del senatore. Aveva una moglie e un figlio con cui,pare, andasse perfettamente d’accordo.Giretti: - Alludevo alla sua famiglia, appuntato Fiore. Oforse lei vive da solo perché dopo la morte dei genitorinon si è mai sposato?- I miei genitori sono molto anziani ma stanno bene. Iovivo con mia moglie e ho due figlie.Intervenne Ortensia Pecca e domandò: - Come è arrivatoquassù l’assassino, dal momento che dopo le 20 la seg-giovia chiude e l’unica strada è bloccata da una grossafrana?- Verso mezzanotte il senatore ha telefonato al proprie-tario degli impianti di risalita, Beppe Pollastri, chieden-dogli di riavviare la seggiovia poiché c’era qualcuno che,con molta urgenza, doveva parlare con lui. Il senatoreaggiunse che la seggiovia doveva restare in funzione permezz’ora, il tempo necessario all’individuo di salire, par-lare con lui e tornare in paese. Pollastri, uomo molto de-voto al potente senatore, ha obbedito senza fareobiezioni.Ortensia Pecca: - Da quello che ci ha riferito poco fa ilmedico legale, la morte del senatore risalirebbe proprioalle 24, quando il misterioso individuo è arrivato con laseggiovia.Giretti: - Perché misterioso?L’appuntato: - C’era buio e, dalla cabina di guida, BeppePollastri riferisce di avere visto una figura maschile saliresulla seggiovia. Nient’altro che un’ombra. Non ha potutovederlo in faccia, ricorda solo che l’uomo portava unozaino nero con sopra un adesivo raffigurante lo stemmadel partito a cui appartiene il senatore. L’individuo è sa-lito sulla seggiovia, è stato quassù per alcuni minuti poi

è ridisceso ed è scomparso nell’oscurità.Ortensia: - I più sospettati, ovviamente, sono i collabo-ratori del senatore. A questo proposito sappiamo che co-storo possiedono uno zaino nero con lo stemma delpartito, ma tutti e tre negano di essere venuti quassù alle24. Sta a noi capire chi dei tre non dice la verità.- Io non sono un esperto di zaini. - protestò Giretti.Ortensia Pecca gli mostrò tre rimedi omeopatici. - Inognuno dei tre zaini abbiamo trovato un rimedio omeo-patico: nel primo zaino c’era Nux vomica, nel secondoCoffea tosta e nel terzo Borax. Giretti ci pensò un mo-mento poi il suo sguardo s’illuminò. Prese uno dei tre ri-medi e spiegò: - Questo appartiene all’assassino. Ilproprietario di questo rimedio ha ucciso il senatore.Ortensia: - Ne sei sicuro?- Sicurissimo. Lui stesso lo confesserà quando tu lo in-terrogherai.- Perché pensi che sarà così facile?- Lo sarà se farai come ti dico io.Giretti indicò l’altalena davanti al bar. - Tu farai salire,uno dopo l’altro, i tre indiziati su quell’altalena per in-terrogarli.- Un interrogatorio... su un’altalena? Mi prenderannoper scema.- Vedrai che due saliranno senza problemi, mentre ilterzo si rifiuterà. A quel punto tu gli dirai che lo vuoi in-terrogare nella caserma dei carabinieri. Scenderai con luie l’appuntato Fiore in seggiovia e, intanto, continuerai afargli domande sul delitto. A quel punto l’assassino con-fesserà.- Continuo a non capire.- Non importa. Fai come ti dico. Quattro ore dopo la caserma dei carabinieri era un luogoin piena frenesia. Colpi di porte sbattute e rumori disciacquoni tirati si alternavano a gemiti di sofferenza.L’influenza gastrointestinale continuava a infliggere tor-menti ai militari. In una stanza appartata, Ortensia Peccaosservava con rammarico gli strappi sulla sua tuta da sciappena comprata.Entrò Tarcisio Giretti. Il medico era felice e trionfante.- Buon giorno a tutti. Ho appena consegnato al mare-sciallo alcuni tubuli di Arsenicum album per curare lagastroenterite virale che affligge questa caserma. Entrodomani staranno tutti molto meglio.Notando scarso entusiasmo da parte degli altri due,disse: - Dal momento che mezzogiorno è già passato,posso invitarvi a pranzare con me?Nessuno degli altri mostrò entusiasmo alla sua proposta.Un po’ a disagio, il medico si avvicinò al carabiniere edomandò: - Perché lei, caro appuntato, mangia, ognitanto, vero?- Mangio tre volte al giorno: colazione pranzo e cena. -rispose l’appuntato con la solita zombica verve. g

Prova a dare una tua soluzionee poi confrontala con quella che si trova a pagina 48

L’OMEOPATIA RACCONTATA

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32 HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

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33HomeopatHy and Integrated medIcIne | novembre 2016 | vol. 7 | n. 2

Parlando di salute intesa come armonia e benessere,dovremmo interrogarci sulla qualità dei rapportiumani in questa società perché il malessere e la di-

sarmonia nascono proprio dal senso di separazione. Lelogiche dell’evoluzione hanno disposto il contributo diciascuna persona all’evoluzione collettiva, rispettandoquanto più possibile l’individualità e la tendenza adamare di cui ciascuno è portatore. L’essere umano inse-rito nel contesto sociale è molto più di un frammentodella somma delle sue parti. Nel regno vegetale troviamoil progetto della pianta già nel seme. Così nel bambinoc’è già l’uomo con il suo progetto esistenziale. E come ilseme necessita di un terreno fertile in cui ci siano le giu-ste condizioni per schiudersi, germogliare e fortificarsi,così anche l’essere umano necessita delle giuste condi-zioni per divenire individuo adulto ben integrato.Ed è proprio nel rapporto con la madre, che diventa capacesubito dopo il parto di sentire il bambino nel senso più pro-fondo e completo, che si ripropone ontologicamente quel mo-dello di relazione e di cura fatto di presenza accettazione eamore incondizionato che favorisce lo sviluppo dell’identitàpsichica e permette di organizzare un sistema di riferimentointerno, attraverso cui dare senso a sé e al mondo, che ten-derà a rimanere coerente e consistente nel tempo. La mappa.Forse oggi dovremmo tutti fermarci a riflettere sul sensodell’ascolto nelle relazioni sociali e familiari e nel pro-cesso di crescita ed evoluzione della persona, perché è nelrapporto umano autentico che si attivano le risposte diauto guarigione. Il rapporto empatico e amorevolemadre/figlio è la prima relazione d’aiuto che sperimen-tiamo nella vita. Fuori da qualunque intento critico, iocredo che oggi più che mai l’empatia sia uno strumentopreliminare necessario per qualunque tipo di approccioterapeutico e che tutti dovremmo domandarci in terminiumanistici quanto bisogno c’è oggi di disponibilità em-patica. La medicina convenzionale, spesso schiacciatanelle logiche burocratiche e dalle meccaniche della pro-cedura istituzionale, si è forse un po’ distratta dalla suafunziona fondamentale di contatto profondo con l’es-sere. Quello dell’empatia non è solo un ornamento chepuò essere lasciato nella disponibilità del singolo medicoo terapeuta, ma un carattere essenziale della relazioneumana.Ricordo che l’etimo di amore è a-mors, senza morte, cioèimmortale. A volte mi chiedo se non sia proprio il nomedel progetto evolutivo. Questa disposizione d’animo otendenza ad amare che abbiamo preferito chiamare af-fetto, ci dà affezione, cioè genera vincoli, contatti, legami,è il modo in cui entriamo in relazione con gli altri. Af-

fetti e legami si rinnovano nella relazione con gli altri esono il modo in cui costruiamo la realtà. L’ambiente af-fettivo è la rete delle relazioni umane!La prospettiva affettiva è un magnifico processo di com-pensazione e regolazione psichica che ci consente di rior-ganizzare la nostra esistenza con mete rinnovate carichedi forza emozionale. Tutti gli affetti riproducono espe-rienze pregresse e colorano il modo in cui interpretiamoil mondo, il nostro punto di vista. Le emozioni sono lapresenza del passato nella nostra vita e il punto di par-tenza del cambiamento. Il presente il passato e il futuroassumono valori diversi a seconda dello stato emozio-nale.Gli affetti non sono né buoni né cattivi, esistono per esseresentiti. Si presentano sempre in coppie opposte tra lorocome ad es. Amore/Paura, Allegria/Tristezza, sotto formadi polarità complementare, il TAO.Gli affetti si differenziano dagli atti efficaci. L’azione effi-cace dirige la propria attività verso il mondo esterno nellasoddisfazione del bisogno, mentre l’emozione realizza lasua finalità all’interno del mondo psichico e ci segnalacontinuamente cose che dobbiamo modificare, lezionida imparare per conquistare un maggiore equilibrio, unacrescente armonia e una salute più completa. E’ il nostromaestro interiore!Gli affetti non espressi e nei quali rimaniamo intrappolatisi trasformano in sintomi. “Il visibile origina nell’invisi-bile”.Le nostre emozioni sono informazioni che vibrano e si tra-smettono per risonanza. La risonanza è una comunica-zione che possiamo definire simultanea, cioè chetrascende in un certo senso il tempo e lo spazio, ed è unostrumento prezioso ed efficace utilizzato dal corpo pertrasferire emozioni e ricordi. E’ per risonanza che si ac-quisiscono informazioni e condizionamenti se non appli-chiamo un discernimento cosciente. Non esiste altro criteriopossibile nella coscienza delle persone, in rapporto alle emo-zioni, che viverle. Sono le emozioni che ci permettono dipenetrare l’autentico sentire della nostra anima. Ogni af-fetto che soffochiamo provoca una mutilazione di unaparte della nostra vita, genera una disarmonia e ci impe-disce di entrare in contatto con il mondo del proprio vis-suto. La disarmonia produce una diminuzione del poterepersonale che, a sua volta, ci rende vulnerabili alle ma-lattie. La causa dei nostri sintomi ha radici nelle emo-zioni provate nel passato e che sono presenti anche oggi,dato che ciò che lasciamo in sospeso finisce sempre pertornare. Ciò che ci fa soffrire non è passato.

CONTRIBUTI ORIGINALI

Individuo, evoluzione e salute

Isabella donzelliCouncelorMail: [email protected]

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Come nel caso di Ilaria (nome di fantasia), un caso cli-nico che ho seguito l’anno scorso in reparto. Mentre af-fiancavo i medici nel mio lavoro di ricerca come counselorbio-integrato. Ilaria è una giovane madre di un bimbo ditre anni, con una psoriasi diffusa di grave entità che si èrivolta al medico agopuntore per trovare soluzione al suoproblema. Il medico dopo averla accolta e visitata ha ri-tenuto importante integrare il suo trattamento con la re-lazione d’aiuto. Rimango con Ilaria il tempo necessarioa favorire la sua catarsi. Mi comunica che da anni nonriusciva a piangere è un fiume in piena e sta vivendo unmomento molto difficile, il suo ex compagno e padre delbambino è un malato terminale e lei sta combattendocon se stessa per non lasciar trasparire le emozioni da-vanti al piccolo. Emozioni bloccate legate ad un passatoche l’ha fatta tanto soffrire, la sua psoriasi esprime unforte risentimento: ora non può non rivedere que-st’uomo perché in questa situazione critica non può ne-gargli di vedere il bambino.La settimana seguente rivedo Ilaria durante la secondaseduta di agopuntura, mi comunica i benefici dell’incon-tro precedente ma mi accorgo che la sua psoriasi si è ag-gravata, per cui rimango con lei per approfondire se cisono degli elementi che propongono situazioni simili aquelle vissute nel passato, rinforzandone gli effetti.Emerge la ripetizione, con il suo attuale compagno, diun modello relazionale disfunzionale in tutti i suoi ele-menti amplificati e lei stessa decide di cambiare situa-zione. La settimana successiva, durante la terza seduta diagopuntura, Ilaria si presenta raggiante, mi comunica diaver stravolto la sua vita e con l’agopuntore ci rendiamoconto che la sua psoriasi sta guarendo in tempi inaspet-tati. Nella quarta ed ultima seduta Ilaria è felice di co-municarci la sua avvenuta guarigione.

La guarigione è un cammino verso il se’Possiamo dire che l’individuo e il suo campo fenomenicosono “due ma non due” ogni perturbazione dell’indivi-duo si riflette nel suo ambiente e viceversa.Cos’è quindi la salute? La salute è la rappresentazionedella capacità di adattamento nel progressivo evolversidella persona, integrata nel suo ambiente affettivo (bio-psico-sociale), lungo fasi sempre più avanzate e com-plesse; è la capacità di misurarsi con il cambiamento efare scelte evolutive armoniose. L’adattabilità è la formacompiuta di salute. Preciso tuttavia, perché non ci sianodubbi, che l’adattabilità non è un concetto passivo, le-gato alla rinuncia. Bensì l’espressione della responsabilitàdi affrontare la vita e il mondo. La salute dunque non èun concetto statico ma un processo dinamico, armonicoe inarrestabile, che coincide con la vita stessa. La resi-stenza al cambiamento genera disarmonia. La disarmo-nia produce una diminuzione del potere personale che asua volta ci rende vulnerabili alle malattie. La guarigionesi raggiunge prendendo coscienza di quelli che sono i si-gnificati distorti o deformanti o le emozioni bloccate checi impediscono una relazione equilibrata tra noi e il no-stro ambiente sociale. Comprendere è sufficiente!La figura del counselor accompagna la persona a ricono-scere i suoi impedimenti o blocchi emozionali, solleci-

tando un superamento e un riadattamento armonico. Ilriconoscimento è un passaggio fondamentale per la per-sona: solo attraverso un processo consapevole si può ar-rivare a una ricollocazione in equilibrio stabile. Ilcounseling è rivolto a quei soggetti in crisi che chiedonodi essere assistiti per operare un adattamento personale:è una relazione d’aiuto centrata sulla persona in cui sicreano le condizioni sufficienti e necessarie per ritrovareil proprio equilibrio emozionale è un rapporto biunivocotra pari, tra simili, in cui il counselor, per così dire,scende di livello per dare enfasi alla situazione del sog-getto che ha bisogno di comprendersi. In questa parità,si celebra il valore della persona che non si sente mai giu-dicata o analizzata dall’alto. Nel setting non si attingequindi a modelli esterni predefiniti ma ci si orienta versoil soggetto nella sua specificità senza interpretare o svol-gere alcuna funzione taumaturgica. Il soggetto in diffi-coltà è considerato la persona che conosce meglio dichiunque altro il problema perché è il solo a sentire ilproblema in tutta la sua gravità e profondità esistenziale.Questa tipologia d’aiuto valorizza il diritto alla propria li-bertà e responsabilità nell’individuo che si riconosce e scegliecome far fronte al suo problema. In questo senso, nella rela-zione d’aiuto, il counselor è un facilitatore di attivazionedi risorse umane.Le parole chiave del counseling sono: empatia, ascoltoattivo, accettazione incondizionata e congruenza. L’em-patia è la capacità di comprendere l’altro pur conser-vando l’obiettività. L’empatia e l’autenticità sono lapremessa necessaria per accompagnare la persona a con-tattare le sue emozioni, sentirle riconoscerle ed espri-merle. Essere, dicevano i latini, è essere percepiti.L’ascolto attivo è un ascolto profondo in cui c’è una par-tecipazione attiva del counselor che aiuta il soggetto aportare fuori i suoi problemi e a riconoscersi. Sappiamoche è più facile parlare, volersi imporre e voler imporreil nostro punto di vista sull’altro piuttosto che ascoltaredavvero. L’accettazione incondizionata, senza giudizio,del soggetto con quelli che sono i suoi punti di riferi-mento intesi anche come codici sociali, aspetti linguisticied espressivi è l’essenza della relazione d’aiuto e il suomaggior contributo agli strumenti terapeutici. Quandoil soggetto, non si sente giudicato, ha l’opportunità diraggiungere il livello più profondo di autenticità. Sentirsiaccettato così com’è, favorisce nel soggetto il riconosci-mento e la trasformazione dei condizionamenti acquisitiche generano un distacco interno fra l’Io e l’esperienza.La congruenza è la condicio si ne qua non del counselor,l’autenticità, il suo saper “essere” ed è essa stessa terapia.

Caso clinicoAccompagnato dalla moglie nella sua prima visita dal-l’omeopata, Pietro, un uomo di 68 anni, ha un aspettotriste e angosciato. Lamenta un problema d’incontinenzae disfunzione erettile in seguito ad un intervento allaprostata che ha subito otto anni fa, per rimuovere un tu-more. Le domande che il medico gli pone per conoscereprofondamente il caso fanno emergere un vissuto di ottoanni di angoscia condiviso intimamente con la moglieche, visibilmente emozionata, interviene, dicendo che

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CONTRIBUTI ORIGINALI

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anche se l’intervento ha avuto esito positivo, Pietro nonsi è più ripreso. Lui è rassegnato e apatico e a causa delsuo problema d’incontinenza non esce volentieri di casase non per recarsi nei luoghi vicini e conosciuti; Pietrosottolinea: “Dove so di non correre il pericolo di farebrutte figure”.Il medico continua a leggere i referti delle analisi clinicheche Pietro ha portato e, dopo aver raccolto tutti i datiche concernono lo stato psico-fisico e relazionale dellapersona, imposta la sua terapia consigliando molto deli-catamente che sarebbe opportuno affiancare alla terapiaomeopatica un sostegno psicologico che gli consenta disuperare lo shock causato dalla malattia che ha dovutoaffrontare.A questo punto il medico chiede il mio contributo ed iorimando la sensazione che durante la visita ho percepitoin empatia con Pietro ovvero che il suo grande problemaera la sensazione di perdita della dignità di marito euomo attivo che un intervento di questo tipo gli ha la-sciato. Pietro e sua moglie hanno dedicato la loro vita alprogetto famigliare e lui vive questa esperienza come untradimento dei doveri coniugali.Dopo essersi consultato con la moglie, Pietro mi ha con-tattato per iniziare il suo percorso di counseling, comu-nicandomi di non essersi mai sentito compresointimamente come in quell’istante. Abbiamo concordatoun massimo di dieci sedute da un’ora. Nel secondo in-contro è emersa la volontà di abbandonare il senso delsacrificio e proiettarsi verso nuovi obbiettivi. Nel terzoincontro abbiamo affrontato la tristezza e il pessimismoche ha caratterizzato i suoi ultimi otto anni e si è rico-nosciuta la dipendenza affettiva dalla moglie e proprioquest’ultima presa di coscienza gli ha permesso di sentire“la paura di perdere il territorio”, la causa della sua in-continenza che da quel momento ha cominciato a regre-dire.Nel quarto incontro mi comunica di “aver portato” lamoglie in gita a Siena. Nel quinto incontro mi raccontache si è sfidato come cuoco nel Festival dell’Unità e misegnala che proprio in quell’occasione ha potuto verifi-care che la sua incontinenza era migliorata tantissimo.Nel sesto incontro Pietro mi comunica nella dispera-zione che il giorno prima ha perso la sua mamma, temouna ricaduta, quindi gli suggerisco una preparazione flo-riterapica per aiutarlo ad affrontare il lutto.Nel settimo incontro mi accorgo che sta affrontandoquesto momento con una determinazione da leone, unadeterminazione insita nella sua natura originale che staemergendo malgrado l’evento che sta affrontando. Loaccompagno nella sua presa di coscienza di sé. Nell’ot-tavo e ultimo incontro Pietro mi comunica che si senteun altro, forte e fiero come un tempo!In terapia ha compreso il messaggio della sua malattia esi è dato il permesso di cambiare il suo stile di vita, haattivato l’auto guarigione, accettando pienamente i sug-gerimenti alimentari e la terapia omeopatica.Dopo otto sedute di relazione d’aiuto ha ritrovato la suadignità! Pietro è naturalmente un nome di fantasia. g

CONTRIBUTI ORIGINALI

Francesco Macrì - Mancando una definizione diagnosticacodificata, la terapia non può essere di tipo etiopatogenerico,ma fondamentalmente di tipo sintomatico e con correzionidello stile di vita (alimentazione, attività fisica, eliminazionedi fonti di inquinamento, etc.). L'omeopatia può trovare unsuo ruolo in quanto sganciabile, nelle sue prescrizioni, daconsiderazioni sui meccanismi patogenetici, ma sicuramentesi ha a che fare con pazienti molto difficili.

Luigi Turinese - Vi sembra banale se vi dico che si trattaquasi sempre di personalità con tratti psichiatrici?

Luciano D’Auria - Per niente banale, anzi è interessante efa riflettere. Mi è capitato un solo paziente con questa pro-blematica: dopo un'ora di visita, gli prescrissi Natrum muria-ticum alla 15CH, con frequenza molto spaziata. Ovviamentela terapia non portò a nessun miglioramento, ma l'impres-sione che mi è rimasta - oltre ad una sensazione personaledi "stanchezza" dopo la visita - è quella di una sorta di "sfida"nei confronti del medico (in quel frangente il sottoscritto)che non riuscirà a guarire la patologia: "...Per me non hai nes-suna cura...". E' una dinamica che mi ha ricordato  i pazientiaffetti da patomimie (dermatiti artefatte-autoprovocate),dermatosi che, per l'appunto, sottendono un disturbo psi-chiatrico. In particolare, ricordo tanto anni fa una pazientecon dermatite autoprovocata in corrispondenza delle caviglieche nel momento in cui con uno stratagemma le feci delica-tamente (spero) capire che avevo capito il suo problema, midisse: "Caro dottore, non si può vincere sempre..." E poi maipiù vista nè sentita. Per la mia esperienza, è praticamente impos-sibile che queste persone riescano ad  accettare la parola psiche(psichiatra, psicoterapeuta, etc.). E, continuando a riflettere, anchealcuni pazienti con psoriasi chiedono-affermano: "...Tanto, nonavete trovato ancora niente per curare la psoriasi, vero?" Ecto-derma? Chissà...

Luca Biasci - In effetti certe forme di ipersensibilità non spiega-bili, con effetti paradossali non verificabili tramite materia medica,devono essere inserite in ambito nevrotico-dissociativo e non sonocurabili, almeno in prima battuta, con l’omeopatia. Un categoriadi pazienti simili sono quelli che leggono i rimedi su Internet equindi inquinano i risultati. Io chiedo sempre di non andare a leg-gere e se capisco che il paziente lo fa, ne devo tenere di conto con-siderandone gli aspetti psicologici. Un omeopata di chiara famacome Vithoulkas sostiene che questi pazienti non vanno trattati,perché di per se praticamente incurabili con l’omeopatia. Tuttaun’altra cosa è se i sintomi che il paziente sperimenta si trovanonella materia medica analitica, allora vale la pena tentare la di-luizione in acqua. Su questo il noto omeopata dei Paesi Bassi, na-turalizzato americano, Luc De Schepper, ha scritto pagineilluminanti riprendendo una tradizione sperimentale che derivada un omeopata non proprio sconosciuto, cioè Hahnemann: si co-mincia con una bassa diluizione, ma la si diluisce in un certo quan-titativo d’acqua (un bicchiere minimo) e se ne assume solo unsorso alla volta, o un cucchiaio alla volta, non agitando in questocaso, per non aumentare la potenza attraverso le ulteriori succus-sioni. Va ricordato che anche la 1LM, se assunta a secco, è tutt’altroche una potenza delicata, sicuramente superiore alla 30CH. Nellamia pratica io ormai uso solo rimedi in gocce e sempre, salvo emer-genze, diluiti. g

Dalle pagine di O

meopatiaO

nline...

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Medicine Complementari e chemioterapianel carcinoma del senoHeather Greenlee, Alfred I. Neugut, Laura Falci, Grace Clarke Hillyer,Donna Buono, Jeanne S. Mandelblatt, Janise M. Roh Isaac J. Ergas, Ma-rilyn L. Kwan, Marion Lee, Wei Yann Tsai, Zaixing Shi, Lois Lamerato, La-wrence H. Kushi, Dawn L. Hershman - Association BetweenComplementary and Alternative Medicine Use and Breast Can-cer Chemotherapy Initiation - The Breast Cancer Quality of Care(BQUAL) Study - JAMA Oncol, 2016.

Dawn L. Hershman ha coordinato il Breast Can-cer Quality of Care Study (BQUAL), uno stu-dio prospettico di coorte che esamina predittori

biomedici demografici, comportamentali, psicosociali edi iniziazione e aderenza alla terapia adiuvante del cancroal seno nella fase precoce delle pazienti. Lo studio haconsiderato una coorte di 685 donne di età inferiore a70 anni con carcinoma mammario invasivo non meta-statico e seguite per 12 mesi per esaminare i predittoriall’avvio del trattamento oncologico. La chemioterapiaindicata era per 272 donne (89%) mentre per 135(36%) era discrezionale. Non c’era alcuna associazionetra l’uso di Medicine Complementari (MC) all’avviodella chemioterapia tra le donne per le quali la chemioera discrezionale, mentre l’uso di MC era alta tra le pa-zienti con K mammario in stadio precoce come integra-tori alimentari e altre metodiche, ma non le pratichemente-corpo, specie all’inizio della chemioterapia clini-camente indicata. Ne consegue che gli oncologi dovreb-bero prendere in considerazione di discutere delle MCcon le loro pazienti durante l’iter della chemioterapia de-cisionale, poiché nonostante i benefici di sopravvivenzaassociati con un trattamento adiuvante per il cancro alseno, non tutte le donne iniziano il trattamento: la diffu-sione delle MC tra le pazienti con il cancro al seno è au-mentata nel corso degli ultimi 20 anni, ma pochi studihanno valutato come l’uso delle MC influenza le deci-sioni relative alla chemioterapia.

Negli USA aumental’utilizzo dell’omeopatiaMichelle L. Dossett, Roger B. Davis, Ted J. Kaptchuk and Gloria Y. Yeh -Homeopathy Use by US Adults: Results of a National Survey -Am J Public Health, 2016, 106 (4), 743-745.

In una recente indagine svolta negli USA da partedell’Università Harvard di Boston si osserva un in-cremento dell’uso di omeopatia da parte dei cittadini

degli USA pari al 15% rispetto ad analoghe indaginisvolte negli anni 2002 e 2007, nelle quali l’omeopatia

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SPOTLIGHT

Omeopatia e febbre da fieno:conferme di efficaciaVinita Pandey - Hay fever & homeopathy: a case series evaluation- Homeopathy, 2016, 105 (2), 202-208.

Nella Health Clinic di Wimbledon di Londranell’arco di due anni (2012 e 2013) è stato ef-fettuato uno studio osservazionale su otto pa-

zienti con sintomi di “febbre da fieno” utilizzando ilMYMOP, un questionario di autovalutazione sommini-strato a tempo zero, dopo due e dopo quattro settimanedi terapia omeopatica. I punteggi del MYMOP sonostati rilevati durante il periodo di trattamento con rimediomeopatici in granuli, scelti secondo la totalità dei sin-tomi di ogni paziente: se tutti i sintomi erano coperti daun singolo rimedio, veniva prescritto un unico rimedio,altrimenti due o più rimedi per coprire la totalità dei sin-tomi. I rimedi più utilizzati sono stati Silicea, Euphrasia,Psorinum, Allium cepa, Sulphur, Tubercolinum, Saba-dilla, Gelsemium, Natrum muriaticum, Kali phospho-ricum e Carcinosinum. La maggior parte dei pazienti alcontrollo dopo 14 giorni o al massimo entro un mesedall’inizio del trattamento omeopatico già avvertivanoun sensibile miglioramento generale dei sintomi.

Omeopatia e differenziazione genetica,azione su cellule staminali embrionaliSaras Jyoti, Simran Tandon - Impact of homeopathic remedies onthe expression of lineage differentiation genes: an in vitro ap-proach using embryonic stem cells - Homeopathy, 2016, 105 (2),148-159.

Saras Jyoti e Simran Tandon hanno utilizzato cellulestaminali embrionali esposte ad una dinamizza-zione 30CH di due farmaci omeopatici prescritti

per disturbi correlati alla gravidanza: Nux Vomica (nau-sea e costipazione) e Sepia (disturbi mattutini, emicrania,e costipazione). Sono stati analizzati particolari geni chepotrebbero servire come biomarcatori per definire tremodalità di valutazione della sicurezza dei rimedi omeo-patici in gravidanza, utilizzando sia la PRC Real time esia l’immunocitochimica. Alla fine della sperimentazionesi è dimostrato che la citotossicità delle cellule ES esposteai medicinali omeopatici non era diversa dal solvente.Resta il fatto che la prova di potenziali effetti nocivi deifarmaci omeopatici è oggi ancora limitata ed i dati di-sponibili sono in conflitto. Questo è particolarmentepreoccupante nel periodo della gestazione, in cui è diestrema importanza conoscere i potenziali effetti letalidelle interazioni farmacologiche sullo sviluppo del feto.

SpotlightLa ricerca scientifica in Medicina Integrata

a cura di gino SantiniSegretario Nazionale SIOMIDirettore ISMO, Istituto di Studi di Medicina Omeopatica, RomaE-mail: [email protected]

In collaborazione con:

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era stata utilizzata rispettivamente dall’1,7% e l’1,8%degli adulti americani. Pertanto, attualmente, a utilizzarel’omeopatia è il 2,1% della popolazione, anche se il con-sumo di medicinali omeopatici in questa area geograficarimane molto al di sotto della media europea (8% in Ita-lia e quasi 15% in Germania). Le patologie per le qualiè più comunemente utilizzata tale medicina sono le in-fezioni respiratorie e le patologie dolorose malattie mu-scolo-scheletriche. L’indagine ha analizzato i dati del2012 del USA National Health Interview Survey per laprevalenza e modelli di utilizzo di medicinali omeopaticitra gli statunitensi adulti in relazione ad altri interventidi Medicina Complementare e Integrativa (CIM). Nellospecifico, due terzi dei cittadini che si curano conl’omeopatia l’hanno classificata come una delle loro treprime scelte terapeutiche dichiarando che il ricorso adun medico omeopata ha rappresentato per loro unagrande opportunità poichè tale medicina ha consentitoloro di mantenere la salute e il benessere. gli autori sot-tolineano la differenza drammatica nella percezione delbeneficio tra coloro che si affidano alla terapia di un me-dico omeopata rispetto a coloro che fanno uso dei me-dicinali omeopatici da autoprescrizione.

Anax omeopatico miglioraapprendimento e memoria nei topiOguz Mutlu, Guner Ulak, Sibel Kokturk, Ipek Komsuoglu Celikyurt, PelinTanyeri, Furuzan Akar, Faruk Erden - Effects of a dragonfly (Anax i.)homeopathic remedy on learning, memory and cell morpho-logy in mice - Homeopathy, 2016, 105 (1), 96-101.

Lo scopo di uno studio del gruppo di Oguz Mutluè stato quello di indagare gli effetti di un medici-nale omeopatico derivante da una libellula (Anax

imperator) sull’apprendimento e la memoria nei topi in-digeni che utilizzano la prova Morris water maze(MWM): il rimedio omeopatico è quindi stato propostoper essere utilizzato nel deficit di attenzione e disturboda iperattività (ADHD). Topi maschi BALB-C sono statitrattati con Anax imperator alla 30CH e 200CH, op-pure con MK-801 (0,2 mg/kg) da solo o in concomi-tanza, ambedue somministrati sub-cronicamente per seigiorni per via intraperitoneale 60 min e 30 min, rispet-tivamente, prima della performance giornaliera del testMWM. La generale morfologia cellulare è stata distur-bata nel gruppo trattato con MK-801, mentre quellotrattato con Anax 30CH e 200CH sembrava migliorareil danno cellulare nel gruppo MK-801. Questi risultatisuggeriscono che l’Anax imperator in dosaggio omeopa-tico va attentamente valutato se proporlo come terapiaacuta o cronica, poiché può mettere in pericolo appren-dimento e memoria di riferimento, mentre ha effetti be-nefici sulla morfologia cellulare disturbata.

Complesso omeopatico inibiscelo sviluppo del melanoma nel topoLucas Ferrari de Andrade, Brian Mozeleski, Aline Raquell Leck, GustavoRossi, Cleber Rafael Vieira da Costa, Fernando de Souza Fonseca Gui-marães, Rafael Zotzemail, Katia Fialho do Nascimento, Carolina Camargode Oliveira, Dorly de Freitas Buchi, Edvaldo da Silva Trindade - Inhala-tion therapy with M1 inhibits experimental melanoma deve-

lopment and metastases in mice - Homeopathy, 2016, 105 (1), 109-118.

Il rimedio omeopatico M1 è formato da vari rimediunitari uniti secondo le regole della farmacopea bra-siliana ed è utilizzato solitamente come terapia com-

plementare nei pazienti con melanoma metastatico. Inuno studio del gruppo di Lucas Ferrari de Andrade èstata valutata l’efficacia di M1 in topi nei quali eranostate inoculate via sottocute o via endovenosa una quan-tità predeterminata di cellule di melanoma (celluleB16F10). A distanza di 24 ore alcuni topi venivano trat-tati mediante somministrazione di M1 per 14 giorni. Inquesti topi, rispetto ai controlli, si è assistito istologica-mente ad una minore proliferazione cellulare e ad unconcomitante incremento della necrosi cellulare neopla-stica, come documentato dalle indagini di immunofluo-rescenza. Anche a livello polmonare nei topi trattati conM1 rispetto ai controlli veniva riscontrata una minoreangiogenesi nel contesto delle lesioni metastatiche.

Medicine Complementari come supportonelle pazienti oncologiche operate al seno Duck-Hee Kang, Traci McArdle and Yeonok Suh - Changes in Comple-mentary and Alternative Medicine Use Across Cancer Treatmentand Relationship to Stress, Mood, and Quality of Life - JACM,2014, 20 (11), 853-859.

In un articolo pubblicato sul Journal of Alernativeand Complementary Medicines sono state incluse77 donne con carcinoma mammario primario di età

compresa tra 42 e 65 anni, in trattamento specifico an-titumorale in corso; il 70,2% di esse aveva un diplomasuperiore o una laurea, il 48,1% lavorava a tempo pienodurante la chemioterapia. Lo studio ha riguardato la pre-valenza, la frequenza e le tipologie di MC (tra le 16 te-rapie indicate dal NIHCCAM); le variazioni di utilizzonel corso del percorso diagnostico-terapeutico; l’associa-zione tra il numero delle MC utilizzate e i cambiamentirelativi al grado di stress, umore e qualità di vita (QoL).La valutazione funzionale è stata effettuata a due e seimesi dopo l’inizio della terapia adiuvante. Il 97% dellepazienti ha utilizzato le MC durante il periodo di terapiacontro il cancro; il tipo più comune è stato la preghiera(89,6% dei partecipanti, anche se va detto che questostudio è stato condotto in una zona geografica per lo piùevangelica) seguito dall’uso di multivitaminici (60,6%)e massaggi (40,8%), assunzione di vitamina E e C, mu-sicoterapia, meditazione, the verde, cure chiropratiche evitamina A. La motivazione per l’uso di MC è stata,nell’ordine, per avere una sensazione di controllo sullavita, per migliorare il sistema immunitario e infine percontrollare il dolore. Lo stress, i disturbi dell’umore sonodiminuiti e il QoL è migliorato nei sei mesi di osserva-zione, senza che ciò fosse in relazione con il tipo di MCusata. Nelle pazienti con lunga sopravvivenza al tumore,l’86% di esse risultava ancora adoperare una o più MC.Gli Autori concludono che, nonostante le limitazionidello studio, è comunque stato possibile dimostrare chele donne con tumore al seno scelgono una tecnica di Me-dicina Complementare per integrare la terapia oncolo-gica classica. g

SPOTLIGHT

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Le Medicine Complementari (CAM) sembrano es-sere alquanto diffuse in Europa, ma la situazionereale è piuttosto difficile da analizzare a causa della

grande diversità di leggi e regolamentazioni dei paesi eu-ropei, la formazione di coloro che praticano le MedicineIntegrate (MI) risulta essere ancora estremamente etero-genea. Un progetto dell’Unione Europea ha lavorato pereliminare le incertezze, l’obiettivo del progetto Cam-brella (“A pan-European research network for Comple-mentary and Alternative Medicine”) [1], era proprioquello di fare luce sullo stato dell’utilizzo delle CAM,ma soltanto alcuni paesi dispongono di dati realmenteaffidabili, la maggior parte dei paesi non ha nessun dato.L’ Europa ha, in realtà, una lunga strada da percorrereprima che questi servizi possano essere discussi in terminicomuni. Esistono ancora pochi studi scientificamentevalidi e provenienti da una ridotta quantità di paesi Eu-ropei. Nonostante tutto emerge chiaramente che i citta-dini Europei accettano con favore le CAM e che il loroutilizzo è aumentato esponenzialmente negli ultimi de-cenni, con sempre maggior desiderio di avere un piùsemplice accesso all’uso della Medicina Complementaree soprattutto la sua introduzione o potenziamento all’in-terno dei vari Sistemi Sanitari Nazionali. Questo perchéil costo della Medicina Complementare (MC) rimaneancora un grosso ostacolo per molti cittadini. Emergeinoltre il desiderio di avere a disposizione personale sa-nitario più preparato, un ostacolo molto grande rimaneinfatti l’insufficiente formazione del personale biome-dico.

Diffusione della medicina omeopatica in ItaliaL’Istituto Nazionale di Statistica ha analizzato un cam-pione di ben 60 mila famiglie nel 2005, dal quale èemerso che le ‘Terapie Non Convenzionali’ in Italia neitre anni precedenti all’intervista, sono state utilizzate da7 milioni e 900 mila persone. L’omeopatia è risultata es-sere la più utilizzata, per ben il 7% della popolazione [2].Rispetto però al 2000 sembra che ci sia comunque statauna riduzione di circa un milione di persone tra gli uti-lizzatori di Medicine Complementari, in particolare tragli uomini con una fascia di età compresa tra i 25 ed i54 anni, gli anziani ed gli abitanti delle isole. L’utilizzo èrisultato invece stabile tra bambini e ragazzi sotto i 14anni, l’omeopatia viene utilizzata dall’8,8% delle donneed il 5,1% degli uomini, l’età dell’utilizzatore è compresatra i 25 ed i 64 anni, gli utilizzatori più numerosi hannouna età compresa tra i 35 ed i 44 anni, l’omeopatia vienescelta soprattutto da donne tra i 25 ed i 54 anni.

La propensione all’utilizzo dei metodi di cura comple-mentari, ed in particolare proprio dei rimedi omeopaticirispetto al totale degli utilizzatori di MC, aumenta conl’elevarsi del titolo di studio. Il 10,3% degli utilizzatoridi almeno un rimedio omeopatico nei tre anni prece-denti l’intervista ha una laurea, il 6,5% ha una licenzamedia, il 4% ha la licenza elementare o nessun titolo distudio, sono soprattutto dirigenti, imprenditori, liberiprofessionisti (11,3%) ed impiegati (12,9 %) ad utiliz-zare la medicina omeopatica; la Sicilia è la regione chedimostra i maggiori decrementi per tutte le terapie nonconvenzionali analizzate dallo studio statistico, al primoposto troviamo in assoluto la provincia autonoma di Bol-zano (il 23% delle persone intervistate ha fatto uso diomeopatia nei tre anni precedenti al 2005), la Toscanariporta un 7,5%. Alla base di tutta l’indagine rimanesempre un alto grado di soddisfazione tra chi utilizza unadelle CAM (60%). Ancora più elevata la quota di coloroche hanno utilizzato specificatamente l’omeopatia:71,3%. Sicuramente la tendenza è quella di integrare: il73,5% delle persone ha utilizzato l’omeopatia assieme afarmaci “tradizionali”.Nel 2011 uno studio condotto dalla Health MonitorCompuGroup Medical, in collaborazione con il Sole24ore Sanità, parla di ben 11 milioni di italiani come uti-lizzatori della medicina omeopatica anche se i medici diMedicina Generale la propongono ben poco ai pazienti,sembra soltanto nel 15,5% dei casi, perché il medico nonla ritiene scientifica nel 54% dei casi, oppure perché, nel41,3% dei casi, il medico non la conosce [3]. Il sondag-gio, realizzato a mezzo elettronico, ha interessato ben1256 medici di Medicina Generale e pediatri italiani tramarzo e aprile 2011. L’omeopatia viene utilizzata inprimo luogo per affrontare problemi di allergia, infiam-mazioni intestinale ed urinarie, disturbi del sonno. Si-curamente c’è grande necessità di formazione, visto cheil 64% degli intervistati vorrebbe che fossero fissati deicriteri per la formazione scientifica del medico. Una delleindagini più recenti è comunque quella commissionatanel 2012 da Omeoimprese e condotta da Doxapharma,nella quale si cerca di ricostruire un quadro generale perquanto riguarda la richiesta di omeopatia in Italia [4].In particolare sono state realizzate 1102 interviste su uncampione rappresentativo della popolazione italianaadulta ed un conseguente studio sugli utilizzatori di me-dicinali omeopatici, cioè 309 persone che avevano uti-lizzato almeno tre medicinali omeopatici sugli ultimidieci medicinali assunti (sovracampione identificatonell’indagine come user).

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Indagine conoscitiva sull’uso dell’omeopatiaIl caso di un gruppo di utenti in farmacia

margherita arrighiFarmacista esperta in omeopatia - Mail: [email protected] tratto dalla tesi del Master Universitario di II livello in "Medicina Integrata" A.A. 2013/14 dell'Università degli Studi di Siena

CONTRIBUTI ORIGINALI

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Le interviste sono state tutte condotte tra febbraio emarzo 2012. L’82% degli intervistati ha sentito parlaredei medicinali omeopatici, si registra quindi una elevataawareness di base, soprattutto tra donne, età compresatra i 25 ed i 64 anni, con titolo di studio superiore, abi-tanti nel centro Italia, il 56% di loro ne ha sentito parlareda amici e parenti. Soltanto il 12,8% è stato indirizzatodal farmacista ed il 9,8% dal medico, molti hanno sen-tito parlare di omeopatia dalla televisione, ben il 35,7%,dalle riviste di salute, 16,9% e da Internet, 10,8%,emerge un 8,5% di intervistati che dicono di essere en-tusiasti dell’uso dei medicinali omeopatici, ritenendo chesiano superiori ad i tradizionali in quanto possono risol-vere molti problemi di salute, il campione proviene so-prattutto dall’ Italia centrale ed ha una età compresa trai 25 ed i 44 anni. Le persone però vorrebbero avere piùinformazioni riguardo alla loro efficacia ed anche mag-giori indicazioni su come e per cosa utilizzarli soprattuttoda parte del medico di base (61,3% di loro) ed anche dalfarmacista (26% di loro).Parlando poi degli user è risultato che hanno sentito par-lare di omeopatia per la prima volta dal Farmacista nel25,7% dei casi. Le informazioni più richieste dal cam-pione riguardano sempre indicazioni sull’uso del rimedioproposto e vorrebbero trovare davanti a sé un medico dibase preparato nel 59% dei casi ma anche un farmacistaadeguatamente formato, per il 29% dei casi trattati. Laprescrizione o consiglio del medicinale omeopatico as-sunto dal paziente per la prima volta è stata fatta nel 31%dei casi da uno specialista in materia omeopatica (omeo-pata, pediatra, allergologo, etc.), per il 22% dal medicodi base e per il 16% dal farmacista. Alla popolazione pia-cerebbe trovare più informazione sul rimedio assunto oda assumere nel 34,5% dei casi in Farmacia, dove ven-gono acquistati regolarmente dall’86,7% delle persone;le fonti di informazione da implementare risultano so-prattutto il farmacista, nel 27,7% dei casi ed il medicoper il 25,9% degli utilizzatori abituali intervistati.

Ultimissimi dati ISTAT, anno 2013Il ricorso alle terapie non convenzionali risulta dimezzatorispetto al 2000 [5];. l’uso dei rimedi omeopatici scendedal 7,4% al 4,1% tra il 2005 ed il 2013. Questi dati sonosconcertanti, la terapia comunque più diffusa tra le non-convenzionali rimane sempre essere l’omeopatia, chesembra fermarsi al 4,1%, in calo anche il suo utilizzo neiminori di 14 anni, sono sempre marcate le differenze trauomini e donne. Le regioni del Mezzogiorno vivono unasituazione che si attesta al di sotto dell’1% riguardo al-l’utilizzo della medicina omeopatica. Un caso particola-rissimo, perché unico al mondo, è rappresentatodall’Ospedale di Pitigliano, in provincia di Grosseto. Lecure omeopatiche sono praticate in modo integrato conla medicina ortodossa, da medici esperti in MC che la-vorano assieme al personale dell’ospedale per portareavanti un progetto di integrazione tra la medicina con-venzionale, l’omeopatia e l’agopuntura.Da un recentissimo studio effettuato, fino ad ora è risul-tato che ben il 99% delle persone che sono state curatenel Centro di Riabilitazione di Manciano e nell’Ospe-

dale di Pitigliano ha accettato immediatamente di avva-lersi di trattamenti complementari, anche se la loro etàmedia superava nel 30% dei casi i 65 anni [6]. I risultatihanno rilevato che tra i 485 pazienti che hanno rispostoad un questionario a loro proposto dal personale sanita-rio, il 93% ha ricevuto miglioramenti a livello fisico(93%), psicologico (16%) e sia fisico che psicologico,nell’84% dei casi. Le persone invece curate esclusiva-mente nell’ambulatorio di Pitigliano hanno dichiaratodi essere state indirizzate soprattutto da parenti ed amici,soltanto l’8% di loro era stato consigliato dal medico difamiglia. Il fatto che le MC siano state dispensate dalServizio Sanitario Nazionale ha completamente cam-biato il quadro degli utilizzatori finali, che hanno dimo-strato piena fiducia nell’integrazione.

Obiettivo della RicercaIl principale obiettivo della ricerca consiste nel definirel’utilizzo della medicina omeopatica ed il grado di cono-scenza e gradimento dell’omeopatia da parte di un cam-pione di persone che afferiscono alla farmacia dovesvolgo la mia professione quotidianamente da più didieci anni, con particolare approfondimento riguardo alconsiglio e alla formazione del personale laureato in far-macia. L’esigenza di indagare nasce da una curiosità dibase alimentata dall’esiguità di dati in letteratura suquanto la gente comune sia soddisfatta dall’uso di questaMC.MetodologiaLa ricerca è stata effettuata attraverso l’autocompilazionedi un questionario di dieci domande chiuse, precedutodalla richiesta, per motivi statistici, dei dati anagrafici edal grado di istruzione di ciascun partecipante all’inda-gine. I questionari sono stati volontariamente consegnatiai soli fruitori di rimedi omeopatici, acquirenti occasio-nali e non. La rappresentatività del campione è stataquindi valutata in termini di acquisti effettuati su pre-scrizione di medici omeopati, pediatri, medici di Medi-cina Generale e consiglio del farmacista. I questionarisono stati compilati nell’arco di tempo che va dai primidi gennaio a settembre 2015, nove mesi in totale.Risultati ottenutiIl campione è composto da 52 questionari restituiti com-pilati dei 55 che sono stati consegnati ai pazienti (responserate pari al 94,5%), 37 donne (71%) e 15 uomini, il ri-manente 29% del campione preso in esame. Dieci per-sone hanno come titolo di studio un diploma di scuolamedia inferiore (19%), ventotto hanno un diploma discuola media superiore (54%) e quattordici sono laureate(27%).L’età dei partecipanti varia dai 14 ai 77 anni, solo cinquepersone, il 9,5% del campione, sono sopra i 60 anni, 12persone, il 23%, sotto i 30 anni. Diciannove persone, il36,5%, sono tra i 30 ed i 40 anni, sedici persone, il 31%,tra i 40 ed i 60 anni. Nove intervistati hanno dichiaratodi non essere utilizzatori abituali di medicinali omeopa-tici ma di farne uso per la prima volta (17%), il restante83% è risultato essere un consumatore abituale.

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Da chi sono stati indirizzati verso l’uso della medicinaomeopatica? Per il 44% di loro, 23 persone, il primo av-vicinamento è stato promosso dal medico, il 19%, diecipersone, ha deciso da solo di affidarsi a questa MC, seipersone sono state consigliate da un amico (12%), ilcampione restante di 13 persone (25%) ha accettato esperimentato i consigli del farmacista.Emerge anche che il consiglio del farmacista è impor-tantissimo per 9 intervistati e molto importante per 24persone del mio campione. Per 17 partecipanti il nostroconsiglio è stato abbastanza importante ma per due diloro lo è stato poco. Le idee sulla formazione specificadel dottore in farmacia riguardo alla medicina omeopa-tica sono piuttosto confuse. La maggior parte delle per-sone partecipanti al sondaggio, ben 38 di loro (73%)sono convinte che il farmacista sia obbligato ad avere unapreparazione specifica riguardo i rimedi correntementevenduti in farmacia.Il 63% delle persone intervistate, acquista un solo me-dicinale per volta. Con mia grande sorpresa ho appresoche ben 19 persone ammettono di utilizzare l’omeopatiaper curare patologie sia nell’acuto che nel cronico, di-chiarando di utilizzare rimedi anche per affrontare ma-lattie importanti. Il restante 63% è un utilizzatoresoltanto in caso di problemi acuti, dove peraltro il far-macista può meglio o quasi esclusivamente intervenire.Sono rimasta colpita dai quindici intervistati, il 29%,che dicono di curarsi esclusivamente con l’omeopatia,quando possibile, senza l’associazione con altri farmacidi sintesi. La parte più consistente dei partecipanti al-l’indagine utilizza farmaci omeopatici affiancati ed inte-grati da farmaci di sintesi. Come era credo prevedibile,ben 46 persone vorrebbero trovare un foglietto illustra-tivo all’interno del rimedio acquistato (88% del totale).Un solo intervistato si è detto poco soddisfatto dall’usodella medicina omeopatica, 18 persone sono rimaste ab-bastanza soddisfatte, ben 33 hanno dichiarato di aver ri-cevuto chiari benefici dall’assunzione del medicinaleomeopatico proposto, quindi ben il 63% del campione.Soltanto tre persone non sanno se utilizzeranno di nuovoun rimedio omeopatico, queste erano state tutte consi-gliate da un medico competente in omeopatia, le altre49, pari al 94%, è propenso ad utilizzare ancora l’omeo-patia.I dati commerciali: nell’anno 2013 i pezzi di vendita cheriguardavano esclusivamente la voce ‘prodotti omeopa-tici’ erano 2523, nell’anno 2014 sono stati 2574, pres-soché invariati, leggermente incrementati. Al momento,per il 2015, posso valutare soltanto una statistica men-sile, rapportando le vendite dei primi nove mesi del-l’anno. Erano 1815 pezzi nei primi nove mesi del 2014,sono 2327 nei primi nove mesi del 2015, con un incre-mento del 28%. Nell’anno 2013 i prodotti omeopaticivenduti sul totale, considerate tutte le specialità medici-nali con prescrizione medica e non, gli integratori ali-mentari ed i prodotti erboristici, risultavano coprirel’1,87% dei pezzi totali venduti. Nell’anno 2014 eranosempre intorno all’1,9%. Nei primi nove mesi dell’annoin corso 2,67%.

DiscussioneGli utilizzatori dell’omeopatia tra gli utenti della farma-cia presa in esame risultano essere tutt’ora un numeromolto basso rispetto ai dati riportati a livello nazionaleda me presi in considerazione in questo lavoro. Si osservainfatti un utilizzo decisamente incrementato negli ultimimesi trascorsi, ma ancora basso in percentuale rispettoall’uso dei medicinali allopatici. Considerando in primoluogo le vendite di specialità medicinali con prescrizionemedica e non, gli integratori ed i prodotti erboristici,l’omeopatia rimane ferma ad un utilizzo medio del2,67%, ancora lontano dal 4,1% di utilizzatori riportatodagli ultimi dati ISTAT 2013, lontanissimo dal datoISTAT 2007 che riporta un utilizzo dell’omeopatiadell’7% da parte della popolazione Italiana.Vorrei però sottolineare i dati più confortanti: partendodal grado di soddisfazione dei pazienti possiamo osser-vare che gli utenti della farmacia hanno riportato bene-fici in seguito all’utilizzo di questa Medicina Integrata,nel 63% dei casi si sono detti molto soddisfatti, nel 35%dei casi abbastanza soddisfatti.Possiamo dire che l’identikit dell’utilizzatore delle MCè sempre molto simile, fatta eccezione per quei casi incui l’omeopatia viene dispensata dal Servizio SanitarioRegionale nell’unico ospedale presente a Manciano (GR)e per le visite ambulatoriali che si svolgono a Pitigliano,tramite pagamento del solo ticket sanitario. Per tutti glialtri pazienti che si procurano il trattamento alternativoa pagamento, l’utente è giovane o al massimo di mezzaetà, donna, con un grado di istruzione medio-alto.Vediamo ora il ruolo più specifico del farmacista: ana-lizzando i dati relativi al consiglio ed alla prescrizione deirimedio omeopatici, il questionario da me propostoparla di un 25% di persone indirizzate verso questa te-rapia proprio dal dottore in farmacia, per ben il 63,5%degli utenti il consiglio del farmacista è stato molto im-portante. Molti pensano ancora che il farmacista sia ob-bligato ad avere una formazione specifica in medicinaomeopatica.ConclusioniIl lavoro svolto, sebbene riferito ad un piccolo campione,ha evidenziato l’importanza di avere una buona cono-scenza della materia omeopatica da parte del farmacista,il quale può consigliare e vendere molti rimedi soprat-tutto o, direi, quasi esclusivamente, per la cura di malat-tie acute.Una migliore formazione del dottore in farmacia puòportare benefici nello stato di salute di molti utenti eduna maggiore predisposizione dell’utente al confrontocon il personale a cui si rivolge in caso di necessità. Lepersone che hanno trovato risposte e consigli in materiadi omeopatia sono infatti risultate molto più interessatein questa terapia complementare, molte hanno conti-nuato e continuano a chiedere informazioni e delucida-zioni sull’argomento.Molti pazienti hanno incontrato per la prima voltal’omeopatia e ne sono rimasti soddisfatti, molti hannoscoperto che il farmacista deve formarsi a spese proprie,con impegni e sacrifici al di fuori del normale orario di

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lavoro. E’ chiaramente emerso da questa indagine preli-minare che il lavoro da fare risulta essere ancora decisa-mente in salita, i risultati ottenuti hanno messo in luceche nell’unità di vendita in cui opero ci sono ancoramolti passi da fare, per il momento però abbiamo pian-tato un seme che spero di coltivare bene ed a lungo. Gliutenti sono ancora poco informati e quasi meravigliatidalle mie proposte di usare un medicinale omeopaticoin modo complementare a quello prescritto, per avere ri-sultati più duraturi ed anche per poter ricorrere conmeno frequenza all’utilizzo di medicinali allopatici.Il lavoro da me svolto ha anche incuriosito gli altri col-leghi, mi sono trovata a collaborare con altri farmacistiche fino a poco tempo fa non conoscevano assoluta-mente niente delle MC ed anche con colleghi che io hoda sempre definito ‘omeo-scettici’. Ci vorrà comunqueancora molto impegno e studio per poter essere aggior-nati e preparati in materia. g

Bibliografia1. Nissen N., Weidenhammer W., Schunder-Tatzber

S., Johannessen H. ; 2013; Public health ethics forcomplementary and alternative medicine; EuropeanJournal of Integrative Medicine; 5: 62-67.

2. Istituto Superiore di Statistica; 2007; Le terapie nonconvenzionali in Italia.

3. Gob B. ; 2011; L’Omeopatia piace al MMG; HealthMonitor CompuGroup Medical-Il Sole 24 Ore Sa-nità; Edizione 12-18 Aprile 2011.

4. Doxapharma; 2012; Italiani ed Omeopatia: statodell’arte, propensioni e modelli comportamentali;Notizie Omeoimprese, 30 maggio 2012.

5. Istituto Nazionale di Statistica; 2014; Tutela della sa-lute ed accesso alle cure, Anno 2013.

6. Bernardini S.et al ; 2015; Journal of Traditional andComplementary Medicine; 1-7 (article in press).

CONTRIBUTI ORIGINALI

Rosaria Ferreri - Le normali funzioni dell’organismo ed il meta-bolismo generano una grande quantità di acidi che devono essereneutralizzati e/o eliminati per mantenere l’equilibrio del pH san-guigno. La maggior parte degli acidi è costituita dall’acido carbos-silico, costituito dall’unione di anidride carbonica (CO2) e acqua. Sono inoltre prodotti in minor quantità acido lattico, chetoacidi e altriacidi organici. Qualsiasi condizione o patologia che colpisce i polmoni, i reni, il metabolismo o il respirare potenzialmente può causareacidosi o alcalosi. Concetti importanti: a) il pH del sangue è normalmente compreso tra 7.35 e 7.45 ( quindi il gap è strettissimo!); b)l’obiettivo dell’organismo è di mantenere un equilibrio costante tra introduzione/produzione ed eliminazione di acidi e basi; c) lo sbilan-ciamento porta all’acidosi o all’alcalosi; d) l’equilibrio può essere ripristinato con l’aumentata eliminazione e/o con il diminuito apporto.Non è l’acidità in quanto tale il problema, ma la variazione di pH: pertanto anche una condizione alcalina potrebbe benissimo risultarenociva In caso di un’eccessiva alcalinizzazione invece? Vi sarebbe ugualmente un buon funzionamento del metabolismo cellulare? Nonesistono sistemi di controllo per un pH che si alza troppo invece? L’acidosi così come l’alcalosi sono condizioni di squilibrio che richiedonodi essere risolte per non incorrere in complicazioni. Lo sanno bene gli sportivi che con tutto il loro carico di attività sono COSTANTEMENTEa rischio di acidosi (lattica, in primis), ma anche di alcalosi per perdita di potassio ( i crampi...); ma a quanti viene suggerito di assumereun poco di bicarbonato di sodio + acido citrico per bilanciare ( poco eh!) dopo l’attività sportiva? Anche l’alcalosi è un pericolo: condizionemeno frequente dell’acidosi che viene invece collegata a patologie in primis polmonari e renali e ad uso cronico di farmaci come aspirinae diuretici, ma spesso anche sottovalutata in corso di vomito prolungato o appunto continuo consumo di sostanze basificanti o in carenzadi potassio. Una normale alimentazione raramente conduce a situazioni di acidosi o alcalosi... Lo sono tutti gli eccessi, alcol in primoluogo,  per cui evitateli! Quanto all’uso della “Santa Citrosodina”, essendo una soluzione abbastanza tamponata a Pitigliano la suggeriamo( anche “home made” ) per i pazienti in terapie o in condizioni acidificanti, previo controllo dei parametri clinici e laboratoristici e per breviperiodi, ma anche senza l’assillo della cartina al tornasole sulle urine, anche per il fatto che non c’è nulla di più variabile di un pH urinarioe il vero valore del pH  andrebbe verificato sul sangue.

Gabriele Saudelli - Credo proprio che Rosaria abbia, più che brillantemente, spiegato la situazione, che ben si configura nella medicinaintegrata, visto che i punti di vista convenzionale/integrata sono pressoché identici e a parità di linguaggio. Esattamente: come dicevobicarbonato di Na, mai da solo per via del rimbalzo iperacido, ma con aggiunta di acido citrico in rapporto 2:1. L'idea non è mia: mi venneriferito da una mia vecchia amica, in un corso sulla microscopia in campo oscuro. Usavo già l'alcalinizzazione dell'urina per attivare laacteina di uva ursina. Uva ursi, traduzione latina del greco arcto (orso) staphylos (uva), ma spesso ripetuta (Arctostaphylos uvaursi) inTM, ma anche in droga per infusione, ha il principio attivo più importante che si chiama arbutina (idrochinone beta glucoside). Si diceche solo l'ambiente alcalino, fortemente tale, da 7 a 8 di pH, consenta la liberazione di idrochinone che ha notevole azione antibacterica,come, appunto, nelle cistiti. Una quindicina di anni fa si enfatizzò il passaggio transmucosale di Escherichia coli verso vescica, attribuendolecausa di infezioni acute delle ultime vie urinarie. Era questo (Escherichia) che favoriva la liberazione di idrochinone da arbutina, ancheperché la presenza di Escherichia risultava molto aumentata nelle infezioni della vescica. Fu anche per questo motivo che si propose l'usodi Macrocarpon, cioè  il mirtillo rosa canadese, per combattere le cistiti. In realtà Macrocarpon impedisce l'adesione di Escherichia colialla mucosa vescicale, ma non di altri agenti infettivi. Nella clinica ho visto che il mirtillo rosa canadese è ottimo come bevanda, comefarmaco è altrettanto ottimo come placebo, a meno che la cistite sia sostenuta SOLO da Escherichia. Ho ricomiciato ad alcalinizzare leurine prescrivendo uva ursina e funziona, confermando questo uso delle due sostanze (alcalinizzante più arbutina) contemporaneamente.Arbutina al 5% in crema è antagonista di melanina (cloasma/melasma , pigmentazione senile, a chiazze, della cute). Comunque ho vistoche talvolta la sola alcalinizzazione delle urine può essere efficace, ma non so perchè. g

Dalle pagine di OmeopatiaOnline...

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

L’acronimo MICI definisce un gruppo di malattiecroniche dell’intestino, caratterizzate da un pro-cesso infiammatorio la cui origine costituisce

ancor oggi il fattore etiologico il più delle volte indeter-minato ma determinante, se non rimosso, per la evolu-zione della malattia. L’ipotesi immunologica è avallatadalla risposta alla terapia corticosteroidea, immunosop-pressiva o con anticorpi anti-TNF, ma, nonostante i pro-gressi nello studio della istologia delle lesioni, la causache avvia il processo non privilegia una ipotesi in parti-colare.Il morbo di Crohn (MC) e la rettocolite ulcerosa (RCU)sono le forme cliniche più importanti, distinte fra loroper la localizzazione e per l’aspetto delle lesioni. Nellarettocolite ulcerosa l’interessamento della mucosa è con-tinuo e lo spessore della parete è normale o assottigliato;ci sono diffuse ulcerazioni superficiali emorragiche epseudopolipi col tipico aspetto di “acciottolato”, una at-tiva infiammazione della mucosa e possibili ascessi dellecripte.Il decorso clinico evolve con esacerbazioni e remissioniche condizionano il malassorbimento (vit B12 soprat-tutto) con possibili complicazioni locali (fistole, diverti-colite, aderenze e occlusione, e aumento del rischio dicancro) e localizzazioni extraintestinali (poliartrite,uveite, spondilite anchilosante, eritema nodoso, etc.).La RCU colpisce principalmente il colon e il retto conlesioni continue della mucosa che solo negli stadi avan-zati possono estendersi agli strati più profondi della pa-rete erodendoli. Interessa solo l’intestino crasso, nascenel retto e progredisce in senso prossimale verso il colondiscendente, trasverso, ascendente, potendo interessareindirettamente gli ultimi 2-3 cm dell’ileo terminale(back-wash ileitis) Il morbo di Crohn può interessare in-vece qualsiasi porzione del tratto gastrointestinale, dallabocca all’ano con lesioni transmurali e interessamentofocale o multifocale ma la localizzazione più frequente èl’ileo terminale nel 50% dei casi, con un interessamentosegmentario (“ileite segmentaria”) della mucosa che pre-senta ulcere lineari (aftoidi) e aspetto ad acciottolato.Le lesioni dovute alla reazione infiammatoria prendonola forma del granuloma epitelioide con evoluzione in fi-brosi e stenosi. La parete è marcatamente ispessita. Lefeci sono diarroiche e all’inizio non sanguinolente; soloraramente c’è stipsi. Le lesioni perianali, ascessi, fistole,ulcere, sono stranamente poco dolorose. Lo stato gene-rale è alterato e il malato è dimagrito, affaticato e ano-ressico. I dolori predominano nella fossa iliaca destrasimulando un attacco appendicolare.

I sintomi comuni delle MICI sono crampi addominali,meteorismo, gonfiori, tenesmo, perdita di feci (dische-zia), febbre, perdita di peso, sviluppo di fistole. Se la te-rapia convenzionale identifica la guarigione con l’assenzadi una sintomatologia e la scelta farmacologica ha comeobiettivo la soppressione della infiammazione che pro-voca la lesione con farmaci antiflogistici non steroidi e/osteroidei, immunosoppressori, anti-TNF alpha, al con-trario l’omeopatia considera il sintomo e la lesione comel’espressione clinica con cui il malato comunica un disa-gio psico-fisico indotto da una noxa ambientale, usandouna modalità sintomatologica che risente dell’imprintinggenetico ed ereditario dei suoi avi. Ma nello stesso tempoquel sintomo è espressione del tentativo di attivazionedi un processo immunitario di autodifesa (vis medicatrixnaturae) che cerca di ripristinare un nuovo equilibrio nel-l’organismo offeso.Per la cura delle MICI, patologie lesionali e di complessaevoluzione locale e sistemica, occorre un corretto pianoterapeutico, nutrizionale e consigli sullo stile di vita (larimozione di quella che Hahnemann chiamava “causalitàaccidentale”, che genera e mantiene l’infiammazione).In questo progetto di cura non possono essere ignoratele medicine complementari e in modo particolarel’omeopatia che non deve rinunciare ad intervenire nellemalattie gravi, integrandosi al trattamento classico, coni suoi rimedi di azione locale, generale e di terreno dia-tesico e costituzionale.Con i progressi della terapia classica l’omeopatia, lungidall’essere desueta, ha accresciuto il suo campo d’azionepoiché può ritardarne l’escalation posologica e combat-tere gli effetti collaterali dei farmaci convenzionali.La differenza sintomatologica delle due malattie, RCUe MC, è più teorica che pratica e i medicinali omeopaticidelle crisi acute possono essere mantenuti nei periodi in-tercritici, data l’assenza di effetti collaterali, al fine di al-lontanare le recrudescenze o ridurne l’intensità, meglioancora se associati al farmaco di fondo di “quel malatocronico con quella malattia”, per rafforzare l’energia re-attiva. Dal punto di vista diatesico la RCU sembra asso-ciata inizialmente alla Psora e successivamente alla Sicosi,con un confine indefinito e dipendente dallo stile di vitae dalla reattività del terreno.Il morbo di Crohn in genere predilige i soggetti tuber-colinici e si sviluppa soprattutto tra il secondo e terzodecennio di vita e il miglioramento prodotto dalla pre-scrizione dei medicinali Silicea e Calcarea phosphoricane conferma l’orientamento diatesico. Nei casi gravi e arischio è da preferire il T. Aviaire mentre nelle retrazioni

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Il contributo dell’omeopatia

tiziana di giampietroPediatra, esperta in omeopatia, Consigliere Nazionale SiomiMail: [email protected]

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

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infiammatorie stenotiche e fibrose è da preferire il T. Re-siduum in associazione con Causticum. L’importanzadello stress e delle contrarietà della vita nell’aggravareuna sintomatologia infiammatoria esistente o conse-guente in coloro che scelgono l’intestino come mezzo diprotesta, fornisce l’indicazione al trattamento con Sta-physagria, Ignatia amara, Gelsemium sempervirens oaltri medicinali di reazione emotiva.I segni generali importanti, che caratterizzano una tipo-logia sensibile del malato, spesso contengono segni localidi specifici rimedi. E’, ad esempio, il caso di Ipeca, ri-medio locale di sanguinamento rosso con muco, nauseee tenesmo ma lingua pulita, in un soggetto pallido, cheva a completare l’azione di Phosphorus (quando il qua-dro emorragico è predominante), rimedio costituzionaleal quale si affiancano bene China rubra, quando ai segnidi iperestesia addominale si associno segni di anemia oNitricum acidum, ottimo rimedio nei casi di vecchiadata e con stato generale scaduto che soffrono di secre-zioni irritanti e corrosive e hanno strie di sangue nellefeci.Colchicum autumnalis è indicato in presenza di emor-ragie, diarrea gelatinosa, tenesmo, nausee al solo odoredegli alimenti, sensazione di freddo all’intestino o algi-dità obiettiva in un malato con i sintomi generali e men-tali di Arsenico album, con stato obiettivo mediocre erecrudescenze periodiche, al quale si potrà sostituire Sul-phur nei momenti in cui si alternano alla rettocoliteanche le manifestazioni reumatiche, cutanee o in altrelocalizzazioni oppure Ferrum metallicum con i sintomisimili a China rubra, ma con bouffées congestive alvolto.Altri rimedi locali di rettocolite emorragica saranno, se-condo le modalità sintomatologiche:< Hepar sulphur, qualora i dolori e la suppurazione ten-

dono a recidivare in ascessi;< Capsicum annuum, se l’emorragia intestinale si asso-

cia a bruciore anale, tenesmo, muco frammisto a feciin un malato sovrappeso, freddoloso, pletorico confaccia iperemica;

< Croton tiglium, se l’emorragia e il tenesmo si asso-ciano a diarrea a getto, rectite e prurito locale;

< Kalium bichromicum, quando le ulcerazioni dellamucosa secernono mucosità giallastre, spesse e com-patte;

< Mercurius corrosivus, se la tendenza al prolasso rettalefa seguito a feci sanguinolente e gelatinose con in-tenso tenesmo e segni generali di traspirazione, afteboccali e aggravamento notturno;

< Pyrogenium in dose unica all’inizio di un aggrava-mento;

< Magnesia carbonica, indicata quando i dolori addo-minali crampoidi migliorano col calore locale e pie-gandosi in due.

I medicinali di dolore addominale trovano tutti indica-zione quando le modalità del malato li richiedano: Co-locynthis, Bryonia alba, Chamomilla vulgaris.

Altri rimedi utili da ricordare sono:< nelle forme di RCU cronicizzate, con parete rigida e

atona, Silicea è il farmaco indicato per la tendenzaalla suppurazione, la magrezza, la sudorazione fredda;

< Causticum per le difficoltà d’espulsione, per il cattivocontrollo degli sfinteri, per la rigidità colica;

< Alumina per la difficoltà d’evacuare feci seppur lubri-ficate, per le pareti assottigliate, con rischio massimodi perforazione;

< uja occidentalis per feci molli e dilatazione addo-minale bruciante, presenza di neoformazioni mucosepolipoidi la cui trasformazione cancerosa, nella RCU,non è rara.

Nel Morbo di Crohn la Silicea è un trattamento d’azionegenerale e locale qualora si riscontrino mucopus nellefeci, episodi di costipazione, fissazioni e/o fistole, dima-gramento, affaticamento, soggetti freddolosi con sudo-razioni fredde.La Calcarea phosphorica è per i biotipi longilinei in cuile turbe intestinali si alternano con quelle respiratorie, siformano fissurazioni e fistole anali e il malassorbimentoda ripercussioni sulla crescita ossea. In Natrum sulfuri-cum la diarrea è abbondante e acquosa con livelli idra-terei ed emissione di gas. C’è dolore in fossa iliaca destra,aggravamento con alimenti ricchi d’acqua, frutta e le-gumi, aggravamento dei sintomi col tempo umido.Un altro medicinale d’azione generale ma anche locale èLycopodium, che manifesta intolleranze multiple, ano-ressia e selettività alimentari, colorito giallastro, borbo-rigmi, meteorismo e aggravamento dei sintomi verso le17, magrezza della metà superiore del corpo, escoriazionianali che possono fistolizzarsi, nel qual caso Silicea saràil giusto complementare.Quando la costipazione è predominante nel quadro cli-nico del MC, Graphites sarà il farmaco più indicato. Lefeci potranno essere abbondanti e pastose, la regione pe-rianale escoriata e fissurata su pelle secca e pruriginosa,spesso in assenza di dolore addominale.Causticum nel Crohn ha le stesse indicazioni che nellaRCU ma con maggior tendenza all’occlusione, il che ri-chiede spesso un intervento chirurgico. Causticum eser-citerà allora un’azione preventiva per recidive post-operatorie. Nella forma con diarrea, scariche a getto, pro-lasso anale, dolori in fossa iliaca destra migliorati cori-candosi sull’addome, lingua giallastra e interessamentoileo-cecale esteso alla regione anale, l’indicazione a Po-dophyllum peltatum è obbligata.Se la diarrea è caratterizzata da insicurezza sfinteriale, stil-licidio mucoso procidenza emorroidali e necessità d’eva-cuare dopo ogni pasto Aloe socotrina trova la suaindicazione.Tra i molti medicinali che i sintomi e le mo-dalità della MICI potranno ispirare nella scelta del far-maco simile, le tre Magnesia evocheranno forme clinichedi dolori addominali spasmodici, migliorate piegandosiin due e con il calore locale: Magnesia muriatica saràperò costipata e coinciderà un disturbo ginecologico, inMagnesia phosphorica si associano parestesie delle estre-mità che evocano spasmofilia, Magnesia carbonica tro-verà indicazione nelle forme diarroiche. g

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

Attualmente le MICI, conosciute anche con l’acro-nimo IBD (Infiammatory Bowel Desease, da nonconfondere con IBS, Irritable Bowel Syndrome,

sindrome dell’intestino irritabile) in medicina convenzio-nale non riconosce una etiologia precisa, anzi, viene defi-nita come sconosciuta la causa. Sono ipotizzate diversecause, ma quella virale (segnatamente morbillo) sembre-rebbe la più invocata. Le MICI fondamentalmente si pos-sono inquadrare in due entità cliniche note: colite ulcerosae morbo di Crohn. Queste due patologie spesso colpisconoparti diverse dell’apparato digerente e si manifestano consintomi leggermente diversi.

Etiopatogenesi della rettocolite ulcerosasecondo la Medicina Tradizionale CineseIl quadro clinico della Rettocolite Ulcerosa richiama ad uninteressamento globale di tutto l’organismo giustificatodalla presenza di sintomi riguardanti ciascuno dei CinqueMovimenti.< movimento Fuoco - Sindrome ansiosa; turbe psichi-

che; cardiopalmo; tachicardia; insonnia.< movimento acqua - Astenia; lombalgia; sindrome po-

liarticolare; turbe sfinteriali; fobie; diarrea acquosa.< movimento terra - Diarrea con feci molli miste a san-

gue e muco; meteorismo; dolori distensivi all’addome;vomito; anoressia; astenia; calo ponderale; anemia; statodi allarme (preoccupazioni).

< movimento Legno - Dolori colici violenti; tenesmorettale; febbre e brividi; problemi epatici.

< movimento metallo - Dolori periombelicali; localiz-zazione al Colon delle lesioni; manifestazioni cutanee;sindrome depressiva.

Già da questa sintetica rassegna vediamo che la MedicinaCinese attribuisce molta importanza all’intero corteo sin-tomatologico che d’altra parte in alcuni aspetti coincidecon l’esperienza clinica del medico occidentale. Questi ele-menti clinici su cui anche la medicina occidentale si sof-ferma vengono però rigorosamente classificati secondo unadelle fondamentali teorie della Medicina Tradizionale Ci-nese, la Legge dei Cinque Movimenti; ciò permette unaraccolta ed una classificazione più attenta e minuziosa deidati con interessanti risvolti sul piano dell’approccio pato-genetico e terapeutico. Seguendo sempre la Legge dei Cin-que Movimenti, si può affermare che l’eccessiva azione delFuoco spiegherebbe la frequente incidenza di fattori psico-emotivi nel determinismo della malattia, fattori la cui im-portanza non è smentita dalle ricerche occidentali. Secondola Medicina Tradizionale Cinese. su questo «terreno» co-

stituzionalmente predisposto, agirebbero le cause alimen-tari e cosmiche. Sulle prime non vale la pena soffermarci,anche perché una dietetica corretta viene invocata anchedalla medicina occidentale come importante principio diterapia, sulle Cause Cosmiche di malattia vale la pena sof-fermarci brevemente. In realtà il termine cinese correttoche definisce queste situazioni è «Xiè Qi», la cui traduzioneè «energie nocive». Tra le energie nocive vengono classifi-cate non solo le cause cosmiche propriamente dette (Ca-lore, Freddo, Vento, Umidità), ma anche le «energie nocivecuriose» (ove il termine curioso sta ad indicare «eccezio-nale») che annoverano tutte quelle possibili cause esternedi malattia non classificabili come fattori climatici cioè imicroorganismi, gli allergeni, i parassiti (questi ultimi notianche agli antichi medici cinesi). Ecco quindi che in questaprospettiva possono venire comprese anche le recenti teoriesulla genesi infettiva della malattia.Varietà clinicheLa presenza di una patogenesi così complessa implica il ri-conoscimento di diverse forme cliniche.< calore Umidità - Dolore addominale con tenesmo,

diarrea con sangue e pus, bruciore anale, lingua rossacon induito giallo, polso pieno, teso, ampio.

< Iperattività del Fegato con debolezza della terra -Dolori e distensione addominali, diarrea alternata astipsi, astenia, bocca amara, acidità, lingua con bordipurpurei, polso teso.

< deficit della terra - Astenia grave, meteorismo, vomitoe diarrea, pallore, lingua molle e pallida, polso debole.

< deficit del rene (yang) - Astenia grave, estremitàfredde, lombalgia, impotenza, edemi, lingua scura, pal-lida, atonica, polso debole e profondo.

Interpretazione e commento: si nota innanzitutto comeper la stessa malattia si individuano diverse forme a secondadelle anche minime variazioni della sintomatologia presen-tata; questo a motivo della notevole attenzione che la Me-dicina Cinese riserva alla presenza di alcuni sintomi chespesso la medicina occidentale non considera importanti.Questa varietà di forme cliniche può essere interpretatacome naturale evoluzione della gravità della malattia anchein uno stesso paziente. Infine tale differenziazione deter-mina scelte terapeutiche diversificate (caso per caso e pa-ziente per paziente). In definitiva si nota subito, anche nonconoscendo la Medicina Cinese, che le possibilità interpre-tative sono molto più numerose che non per la medicinaoccidentale; di conseguenza saranno possibili strategie te-rapeutiche molto varie.

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Il contributo della MTC

gabriele SaudelliMedico esperto in Agopuntura, MTC e Fitoterapia, Consigliere Nazionale SIOMIMail: [email protected]

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Etiopatogenesi del M. di Crohnin Medicina Tradizionale CinesePraticamente la patogenesi è analoga a quella della retto-colite ulcerosa. Certamente anche per la Medicina Tradi-zionale Cinese la rettocolite ulcerosa ed il m. di Crohn sonoforme difficili da trattare; tuttavia mi sembra di poter direche l’approccio clinico e terapeutico è vantaggioso inquanto malattie definite ad etiologia sconosciuta vengonoinvece ampiamente spiegate in tutti i loro risvolti patoge-netici dalla Tradizione Cinese e meticolosamente differen-ziate su un piano clinico.

TrattamentoDi tutti i pazienti le cui forme cliniche si presentano al me-dico, forse la più frequente, anche per via del contesto so-ciale ed economico attuale, è la Iperattività del Fegato condebolezza della Terra, che si presenta spesso con sintomialtalenanti legati ai livelli particolari; Shao Yang e Jue Yin,ambedue di mezzo ai livelli Yang, Vescica Biliare Dan e ailivelli Yin, l’altro, Fegato. Il livello Shao Yang oscilla tra TaiYang, all’esterno, e Yang Ming, all’interno; il livello Jue Yin,a sua volta, oscilla tra Tai Yin, confinante con il livello YangMing e Shao Yin, all’imo, al cuore (in tutti i sensi) dell’or-ganismo. Proprio questa posizione mediana fa sì che i sin-tomi si appalesino alternandosi con i sintomi dei livelliconfinanti. Rivediamo i sintomi: dolori e distensione ad-dominali, diarrea alternata a stipsi, astenia, bocca amara,acidità gastrica, lingua con bordi purpurei, polso teso.Spesso è l’Acqua, il Rene, in deficit congenito, che nonnutre a sufficienza il figlio Legno, che apparentemente si“agita”, specie se il suo ruolo di serbatoio di Xué, il Sangue,è insufficiente. L’iperattività di Legno affonda le radici delLegno nella Terra, sgretolandola ed inibendola; inibendola nipote Terra va in deficit di Qì. Il Metallo non riesce piùad inibire il Legno e ne è sottomesso, contro-inibito dallostesso figlio. In realtà la “agitazione” del Legno è, in realtàla sua malnutrizione da parte del Rene. Questa agitazioneblocca e disarmonizza il regolare flusso e la diffusione delQì di Fegato, configurandosi in uno stato statico, nonavendo la forza di uscire da questo stallo energetico. La stasidel Qì di Fegato può configurarsi, in medicina moderna,come colestasi.Da un punto di vista fitoterapico, a parte la eventuale to-nificazione del Rene, si procede nello sblocco biliare. La ri-cetta di base, tra le 18 classiche Categorie, nella categoria4.0, cioè “Ricette che Armonizzano”, si trova nella sotto-categoria 4.2 “Ricette che regolano e armonizzano Fegatoe Milza”, è Si ni San, “Polvere per le Estremità Fredde”,letteralmente “polvere per i quattro (arti) freddi”, ma Ca-lore all’interno. È ciò che ho scritto precedentemente, aproposito dei livelli, con le oscillazioni tra livelli esterni edinterni. Da noi si direbbe “mani fredde, cuore caldo”, che,come si evince, non è un detto popolare.La ricetta si compone di quattro droghe contuse, sottoforma farmaceutica di polvere (San), non di decotto(Tang). Attenzione! Infatti esiste un’altra ricetta quasi omo-nima che si chiama Si ni tang, Decotto dei quattro (arti)freddi, altra composizione del tutto diversa, comprendenteAconito, che si usa nelle urgenze, come il collasso delloYang; il decotto rinforza e consolida lo Yang, senza com-

promettere lo Yin; si utilizza in caso di collasso cardiova-scolare, infarto del miocardio, coronaropatia in fase acutao subacuta. Tornando a Si Ni San, oggi meno usata, è com-posta da: Radix Bupleuri (chai hu) 9-12g; Fructus Imma-turus Citri Aurantii (zhi shi) 9-12g; Radix PaeoniaeLactiflorae (bai shao) 12-24g; Radix Glycyrrhizae Uralensissaltata con miele (zhi gan cao) 6-9g. Quanto alla prepara-zione, il testo originale suggerisce di macinare le droghe inquantità uguali, quindi di assumerne dosi da 6-9 g. Aigiorni nostri, di solito, si prepara sotto forma di decotto,con i dosaggi di cui sopra. In Cina è disponibile in formapronta.Azione: fa sfogare le energie perverse, risolve il ristagno, facircolare il qi del Fegato e regola la Milza. Indicazioni: ditadelle mani e dei piedi freddi (benché il corpo sia caldo),talvolta con sensazione di irritabilità e pienezza nel toracee nell’epigastrio, lingua rossa con induito giallo, polso a fildi ferro (xian). Talvolta dolori addominali e/o diarrea grave.La presenza di epinefrina al 4%, in media, in Zhi Shi, Fruc-tus Immaturus Citri Aurantii, fa sì che il suo uso debba es-sere cauto in presenza di patologie cardio-vascolari comecoronaropatie, ipertensione, etc.Da questa ricetta deriva una ricetta molto, molto prescrittaai giorni nostri, anche per via del suo ruolo contro lo stresse le frustrazioni dei sentimenti in genere. Anche il nomecinese indica l’unità somato-psichica: Xiao yao San, LaPolvere del Viandante. Viene anche tradotta come polveredel vagabondo; credo che la translitterazione più idoneapossa essere “La polvere del libero viandante” con ciò de-scrivendo il saggio, libero dalle cose mondane che, serena-mente, percorre le vie del mondo con distacco. Della serie:“Non me ne può fregare di meno” o, anche: “Le vostre os-servazioni ed i vostri pensieri transitano sui binari della miaindifferenza, senza suscitare il benché minimo sussulto”,come si pronunciò, alla interrogazione di Filosofia, PietroAndrea Rossetti, mio compagno di banco, tale fin dallaprima media inferiore, durante il terzo anno del liceo clas-sico da noi frequentato; era il 1972. Non venne rimandato.Staccare la spina, dormire sogni tranquilli, fregarsene bel-lamente al fine di ricaricare le batterie ed essere calmi peril prossimo scontro. È pur sempre Fegato. Quante volte loabbiamo desiderato... Composizione (in tutto sono 8 erbe;8 è l’infinito, il Ba, l’armonia di tutte le cose): Radix Bu-pleuri (chai hu) 30g (9g); Radix Angelicae Sinensis (danggui) 30g (9g); Radix Paeoniae Lactiflorae (bai shao) 30g(9g); Rhizoma Atractylodis Macrocephalae (bai zhu) 30g(9g); Sclerotium Poriae Cocos (fu ling) 30g (9g); RadixGlycyrrhizae Uralensis saltata con miele (zhi gan cao) 15g(6g). Per la preparazione, polverizzare i componenti ed as-sumerne 6-9g in sospensione, con 6g di Rhizoma Zingi-beris Officinalis Recens tostato (wei jiang) e 3g di HerbaMenthae Haplocalycis (bo he). Può anche essere preparatacome decotto, adottando i dosaggi indicati tra parentesi edponendo la Mentha dopo la decozione. Disponibile informa pronta, sia come estratto secco solubile, sia comecompresse.Azioni: fa circolare il Qì di Fegato, rinforza la Milza e nutreil sangue. Indicazioni: dolore agli ipocondri, vertigini,bocca amara, bocca e gola asciutte, spossatezza, inappe-tenza, a volte bulimia, lingua di color rosso pallido, più ac-

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QUADERNI DI MEDICINA INTEGRATA

ceso ai lati, polso a fil di ferro (xian) e vuoto (xu); dolenziaal cuoio capelluto, specie al vertice, in Du Mai 20, il puntodi emergenza cefalea di tipo emicranico, cervicalgia al mu-scolo trapezio sovraspinale, occhi irritati, senso di granellodi sabbia, senso di bolo o corpo estraneo in faringe (Qì MeiHe), mastodinia specie premestruale, così come alternanzadell’umore da melancolia a irritabilità, crampi, specie aipolpacci o, meglio, al polpaccio destro, al momento di co-ricarsi; risvegli notturni tra le 1 e le 3, con difficoltà a riad-dormentarsi, blefarospasmo ed intolleranza al vento, speciese in forma di spifferi. Ovviamente le coliti: da IBS aMICI/IBD.Si tratta di una compressione del qi di Fegato con deficitdi sangue. Come abbiamo già visto in precedenza, il rap-porto tra il Fegato e la Milza è molto stretto. Quando vi èuna compressione del qi di Fegato, il suo controllo eserci-tato sulla Milza diventa eccessivo, instaurandosi così un de-ficit di Milza. Si parla di iperdominazione trasversale delqi di Fegato che viola la Milza. Spesso il deficit di Milza, lacui funzione è quella di trasformare il nutrimento in sangueed in qi, causa un vuoto di sangue. Per contro, un vuotodi sangue (qualunque sia la sua origine) può indurre unastasi del qi di Fegato. Il Fegato, organo yin che accumulasangue, dipende dallo yang per esercitare la sua funzionedi diffusione. Tuttavia, se l’apporto di sangue al Fegato èinsufficiente, può verificarsi una pienezza relativa di qi, cheè conosciuta come compressione del qi di Fegato.La compressione del qi di Fegato si caratterizza per il dolorelungo il meridiano di Fegato, specialmente agli ipocondri.Nelle femmine fertili si può manifestare con seni tesi egonfi. In alcuni pazienti, la stasi di Fegato può influire sulsuo meridiano accoppiato, la Vescica Biliare, causandosegni e sintomi a livello shao yang come, ad esempio, feb-bre e brividi alternati e bocca amara. La stasi di qi di Fegatoed il vuoto di sangue causano cefalee, vertigini e bocca egola secche. Spossatezza ed inappetenza sono sintomi in-vece dovuti ad un deficit della Milza. La lingua ed il polsoriflettono la compressione del qi di Fegato ed il vuoto disangue.In agopuntura sia nell’uso accompagnatorio con Si Ni San,sia con Xiao Yao San, si utilizzano: GĀN SHŪ (punto delfegato) BL 18, punto SHŪ del dorso di Fegato, infisso intonificazione, no moxa. DĀN SHŪ (punto della vescicabiliare) BL 19 se epigastralgia e gastrite. NÈI GUĀN (bar-riera dell’interno) PC 6, punto “chiave” di YĪN WÉI MÀI,favorisce il fluire del Qì di fegato, calma lo SHÉN, regola-rizza JUÉ YĪN, regolarizza l’utero. YÁNG LÍNG QUÁN(fontana della collina Yang) GB 34, punto HUÌ dei mu-scoli e dei tendini. Favorisce il fluire del Qì di fegato, facircolare il Xuè, purifica il Calore/Umidità, rimuove leostruzioni dal meridiano, sottomette il Qì Nì di stomaco,rilascia le articolazioni, benefica i tendini. QIŪ XŪ (rovinesulla collina) GB 40, rimuove le ostruzioni dal meridiano,favorisce il fluire del Qì di fegato, purifica il calore/umiditàin fegato e vescica biliare. Questo agopunto è soprattuttousato quando vi è stasi del QÌ di Fegato. Possiede ancheazione psichica, per quanto concerne l’aspetto mentale diVescica Biliare: fortifica il carattere quando il paziente nonsa prendere decisioni difficili. È nella Vescica Biliare la forzadel prendere le decisioni (“ha fegato”, o “mi mangio il fe-gato”; nel primo caso è l’eroismo della decisione a caldo,

pur di sbloccare una situazione; nel secondo è la stasi delpensiero). LÍN QÌ (ZÚ) (lacrime che cadono, del piede)GB 41, rimuove le ostruzioni dal meridiano, favorisce ilfluire del Qì di fegato, purifica il Calore/Umidità, purificail Calore nel JIĀO inferiore, regolarizza DÀI MÀI. TÀICHŌNG (assalto supremo) LV 3, favorisce il fluire del Qìdi fegato, sottomette lo YÁNG di fegato, estingue il NÈIFĒNG (Vento Interno), purifica il fuoco di fegato, beneficala vista, calma le contratture, fa circolare il Qì, fa circolareil XUÈ, calma lo SHÉN, rischiara la mente. ZHĀNGMÉN (porta del sigillo) LV 13, punto MÙ di Milza, puntoHUÌ degli ZÀNG, stasi del Qì di fegato, disarmonia fe-gato/milza, disarmonia fegato/stomaco, stasi del Qì in in-testino tenue. Applicazioni in medicina occidentale:distensione addominale, vomito, diarrea, borborigmi, do-lore ipocondriaco, masse addominali, ittero.Infine, la ricetta più indicata nelle MICI: tong Xie yaoFang, Ricetta Importante per la Diarrea Dolorosa. La com-posizione: Rhizoma Atractylodis Macrocephalae abbrusto-lita (chao bai zhu) 90g (9-12g); Radix Paeoniae Lactifloraeabbrustolita (chao bai shao) 60g (6-24g); Pericarpium CitriReticulatae abbrustolita (chao chen pi) 45g (4.5-9g); RadixLedebouriellae Divaricatae (fang feng) 30-60g (3-6g); Pre-parazione: polverizzare i componenti ed assumere sottoforma di polvere o pillole (impastandole con farina e cara-mello). Può anche essere preparata come decotto, usandoil dosaggio indicato tra parentesi. Azioni: fa circolare il Qìdi Fegato e tonifica la Milza. Indicazioni: borborigmi ri-correnti, dolori addominali, diarrea con dolore (che iniziacon lo stimolo a defecare e termina dopo l’evacuazione),induito linguale sottile e bianco, polso a filo di ferro (xian)oppure a filo di ferro (xian) e fine (xi).Si tratta di una diarrea dolorosa da vuoto di Milza, conun’iperdominazione da parte del Fegato. Per via del rap-porto reciproco esistente tra il Fegato e la Milza, sia unvuoto di Milza che un Fegato in eccesso può determinareun’iperdominazione del legno sulla terra, con effetto di po-tenziamento. Se non viene correttamente trattato, questocircolo vizioso può facilmente diventare ricorrente. La diar-rea, che indica un collasso del qi di Milza, è causata dal-l’incapacità della Milza di innalzare il qi puro deglialimenti; per tale motivo il torbido che ne risulta scende.Il dolore è causato dall’attacco trasversale del qi di Fegato.La combinazione tra la discesa del torbido e l’attacco tra-sversale del qi di Fegato provoca borborigmi (visti comeuna forma di vento nell’addome). Il dolore che precede ladefecazione e che si allevia dopo l’evacuazione indica unapienezza. Il polso a filo di ferro (xian), e fine (xi), riflette lacompressione del Fegato ed il vuoto della Milza. L’induitolinguale non è rilevante, dal momento che l’umidità gene-rata internamente è diretta verso il basso e quindi non è ingrado di influire sulla lingua. Questo tipo di lingua per-mette di escludere una pienezza di umidità e di impuritàstagnanti negli Intestini quali cause della diarrea dolorosa.Spesso, come spesso accade nelle compressioni/stasi del Qìdi Fegato, si alternano i momenti di diarrea dolorosa a mo-menti di stipsi, apparentemente incoercibile; la defecazionesuccessivamente possibile avviene in due fasi: la prima partecon l’emissione di un cilindro fecale compatto e solido (se-condo la classificazione Bristol stool charta: 2), seguito dauna seconda parte, con feci molto molli (Bristol 6).

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Vediamo in agopuntura. TIĀN SHŪ (perno celeste) ST25, punto MÙ di Grosso Intestino. Azioni: favorisce lafunzione degli intestini, purifica il Calore, purifica il Calorenello Stomaco, purifica il Calore nel Grosso Intestino, tra-sforma l’Umidità, purifica i TÁN/Fuoco, tonifica la Milza,regolarizza il Qì, regolarizza il Qì di Grosso Intestino, fermala diarrea, disperde il ristagno dei cibi, tonifica il mare delnutrimento. Indicazioni in MTC: Sindrome di YÁNGMÍNG, Sindrome di QÌ FÈN, Calore nel Grosso Inte-stino, TÁN/Fuoco nello Stomaco, Vuoto-Freddo in Inte-stino Tenue, QÌ dell’Intestino Tenue “annodato”, Caloreostruisce il Grosso Intestino, Freddo invade il Grosso In-testino, Collasso del Grosso Intestino. Molto usato nellesindromi da Pienezza con dolori addominali; è particolar-mente indicato per fermare la diarrea con dolori. Purificail Calore nello Stomaco e negli Intestini: pirosi, sete, diarreao stipsi, lingua con induito giallo. Come punto MÙ è in-dicato nelle sindromi da Pienezza non solo nel Grosso In-testino ma anche nello Stomaco. Se usato in moxa tonificae riscalda la Milza e gli Intestini, ed è punto maestro per ladiarrea cronica da deficit dello YÁNG di Milza: lo si deveassociare a: QÌ HĂI (CV 6) e SHANG JIU XU (ST 37)per diarrea da deficit di Milza. ZHŌNG WĂN (CV 12),HÉ GŬ (LI 4) e ZÚ SĀN LĬ (ST 36) per dolori addomi-nali e diarrea.ZÚ SĀN LĬ (tre distanze del basso) ST 36, punto WÛSHŪ, punto HÉ = Terra, punto BĔN, punto “Mare delNutrimento”. Azioni: benefica lo stomaco e la milza, toni-fica il Qì e il XUÈ, disperde il freddo, fortifica il corpo,espelle il vento e l’umidità, regolarizza gli intestini, regola-rizza YÍNG Qì e Wèi Qì, benefica la vista, riduce gli edemi,rimuove le ostruzioni dai JĪNG LUÒ, solleva lo YÁNG,tonifica il mare del nutrimento. È sicuramente l’agopuntoprincipale per tonificare il QÌ e il XUÈ nelle sindromi dadeficit e per tonificare il Cielo Posteriore. Sebbene situatosul meridiano di Stomaco, tonifica anche il QÌ di Milza.Si usa in tutti i casi di deficit di Milza e Stomaco. Fortificail corpo e lo SHÉN nelle persone debilitate e nelle malattie“consuntive”. Poiché favorisce la risalita del QÌ, fortifica laresistenza agli attacchi degli XIÉ, soprattutto se usato inmoxa.Associazioni: con ZHŌNG WĂN (CV 12), NÈI GUĀN(PC 6), TIĀN SHŪ (ST 25) e GŌNG SŪN (SP 4) nellapatologia gastro-enterica; con ZHŌNG FĒNG (LV 4),QIŪ XŪ (GB 40), QĪ MÉN (LV 14) e RÌ YUÈ (GB 24)nelle epato-colecistopatie; con SHÀNG JÙ XŪ (grandevuoto dell’alto) ST 37, punto HÉ “specifico” del GrossoIntestino, punto “Mare del XUÈ”. Azioni: regolarizza lefunzioni dello stomaco e degli intestini, purifica ilcalore/umidità, disperde il ristagno dei cibi, calma la di-spnea, apre il petto, benefica la milza, rimuove le ostruzionidai JĪNG LUÒ.Indicazioni in MTC: Calore nel Grosso Intestino, Calorenel meridiano di Stomaco, Sindrome di YÁNG MÍNG,Sindrome WĔI dell’arto inferiore, Sindrome BÌ dell’artoinferiore, Calore nel Polmone, Ristagno di cibo nello Sto-maco, Calore/Umidità nel Grosso Intestino, Freddo invadeil Grosso Intestino, Secchezza nel Grosso Intestino, Col-lasso del Grosso Intestino. Come punto HÉ “specifico” diGrosso Intestino, possiede azioni sul Grosso Intestino pa-ragonabili a quelle che ZÚ SĀN LĬ (ST 36) ha per lo Sto-

maco; è particolarmente indicato per la diarrea e per il Ca-lore/Umidità nel Grosso Intestino. Apre il petto e può es-sere usato per sedare l’asma e la dispnea.GŌNG SŪN (nonno e nipote) (Controllo dei piccoliLUÒ = SŪN LUÒ) SP 4 punto LUÒ, punto “chiave” diCHŌNG MÀI. Azioni: tonifica la milza, armonizza lo sto-maco, trasforma l’umidità, fa circolare il Qì, regolarizzaCHŌNG MÀI, regolarizza il mestruo, ferma le emorragie,disperde la pienezza, rimuove le ostruzioni dal meridiano.Indicazioni: Deficit del QÌ di Milza, Patologia diCHŌNG MÀI, Malattie da Pienezza nello Stomaco, QÌNÌ di Stomaco, Ristagno di cibo nello Stomaco, Freddoinvade lo Stomaco.PÍ SHŪ (punto della milza) BL 20, punto SHŪ del dorsodi Milza. Azioni: tonifica la Milza, tonifica lo Stomaco, ri-solve l’Umidità, nutre il XUÈ. Indicazioni: Deficit del QÌdi Milza, Collasso del QÌ del JĪAO Medio, Milza non con-trolla il XUÈ, Deficit del XUÈ di Cuore, TÁN/Fuoco mo-lestano il Cuore, TÁN ostruiscono gli orifizi del Cuore,Deficit del XUÈ di Fegato, Vento e Acqua invadono il Pol-mone, TÁN/Umidità ostruiscono il Polmone, Calore-Umidità invade la Milza, Deficit dello YÁNG di Milza,Deficit dello YÁNG di Rene, l’Acqua inonda il Cuore, De-ficit dello YÁNG di Rene, l’Acqua inonda il Polmone,Vuoto/Freddo nello Stomaco, Vuoto/Freddo in IntestinoTenue, Collasso del Grosso Intestino. È l’agopunto più im-portante per tonificare la Milza e lo Stomaco, e per fortifi-care le funzioni di trasporto e trasformazione della Milza.È usato in qualsiasi sindrome da deficit di Milza e anchenel crollo del QÌ del JIĀO Medio che genera i prolassi. Inunione con WÈI SHŪ (BL 21) tonifica potentemente ilJĪNG QÌ “acquisito”; questa associazione è anche usata pertonificare il QÌ e il XUÈ nelle persone debilitate psico-fi-sicamente. Tonificando il QÌ di Milza è capace di risolverel’Umidità e di trasformare i TÁN: si usa per qualsiasi situa-zione cronica con Umidità e TÁN. Fortificando il QÌ diMilza (e la Milza è l’origine del XUÈ) è capace di nutrireil XUÈ; pungere in associazione a SHÈN SHŪ (BL 23).ASSOCIAZIONI: con TÀI BÁI (SP 3) per tonificare il QÌdi Milza; GÉ SHŪ (BL 17) e SHÈN SHŪ (BL 23) pertonificare il XUÈ.DÀ CHÁNG SHŪ (punto del grosso intestino) BL 25,punto SHŪ del dorso di Grosso Intestino. Azioni: favoriscele funzioni di grosso intestino, fortifica i lombi, rimuovele ostruzioni dal meridiano, rimuove le ostruzioni dalgrosso intestino, rimuove le ostruzioni dai FŬ, rilascia itendini, diminuisce i gonfiori e le tumefazioni. Indicazioni:Calore nel Grosso Intestino, Freddo in Grosso Intestino,Calore/Umidità nel Grosso Intestino. Questo agopunto fa-vorisce la funzione di escrezione del Grosso Intestino; inassociazione con PÍ SHŪ (BL 20) tratta sia la stipsi che ladiarrea, soprattutto nelle forme croniche. Associazioni: conXÍNG JIĀN (LV 2) nelle sindromi occlusive intestinali.QÌ HĂI (mare del Qì) CV 6. Azioni: tonifica il Qì, rego-larizza il Qì, tonifica lo YÁNG, tonifica YUÁN QÌ, toni-fica la milza, risolve l’umidità, riscalda il JIĀO inferiore.Indicazioni: Deficit del Qì di Cuore, Deficit dello YÁNGdi Cuore, Collasso dello YÁNG di Cuore, Disarmonia Fe-gato/Milza, Stasi del Xuè di Fegato, Deficit del Qì di Pol-mone, Collasso del Qì di Milza, Reni non afferrano il Qì,

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Deficit dello YÁNG di Rene, Deficit del Qì di Stomaco,Vuoto/Freddo nello Stomaco, Stasi del Qì in IntestinoTenue, Qì dell’Intestino Tenue “annodato”, Vuoto/Freddoin Intestino Tenue, Collasso del Grosso Intestino. Questoagopunto possiede una grande azione tonica sul QÌ e sulloYÁNG, specie se stimolato con moxa: è indicato in tuttigli stati di deficit sia psichici che fisici. Regolarizza il QÌ elo smuove; in associazione con YÁNG LÍNG QUÁN (GB34) lo smuove soprattutto nel basso addome. TonificaYUÁN QÌ e il Rene YÁNG (specie se usato in moxa): gravistati di esaurimento, specie quando “qualsiasi cosa è unosforzo”. Tonificando il QÌ nel JIĀO Inferiore favorisce latrasformazione dell’Umidità: disuria, ritenzione, leucorrea,diarrea o feci molli.SHÉN QUÈ (torre dello Shén) CV 8, Centro dell’ombe-lico; non si punge mai, ma si tratta solo in moxa, previoriempimento di sale, per una diffusione migliore del calore.Azioni: restaura lo YÁNG, tonifica YUÁN QÌ, fortifica lamilza, restaura la coscienza, armonizza lo stomaco. Indica-zioni: Collasso dello YÁNG di Cuore, Deficit dello YÁNGdi Milza, Deficit dello YÁNG di Rene, Collasso del Qì diMilza. Questo agopunto possiede azioni molto intense perquanto concerne la possibilità di restaurare lo YÁNG e ditonificare YUÁN QÌ. Deve essere stimolato esclusivamentecon moxa. XIÀ WĂN (basso dell’epigastrio) CV 10, puntodel Meridiano Curioso CHŌNG MÀI, punto di riunionecon meridiano principale di Milza, punto di riunione conmeridiano LUÒ longitudinale di Milza. Riunione con ilcanale di Fegato. Azioni: favorisce la discesa del QÌ di sto-maco, disperde il ristagno dei cibi, tonifica la milza, rego-larizza lo stomaco. Indicazioni: DisarmoniaFegato/Stomaco, QÌ NÌ di Stomaco, Ristagno di cibo nelloStomaco, Stasi del Xuè di Stomaco.ZHŌNG WĂN (mezzo dell’epigastrio) CV 12, puntoMÙ di Stomaco. Azioni: tonifica lo stomaco, regolarizzail QÌ di stomaco, sottomette il QÌ NÌ di stomaco, tonificala milza, risolve l’umidità. Indicazioni: TÁN/Fuoco mole-stano il Cuore, TÁN ostruiscono gli orifizi del Cuore, Sec-chezza nel Polmone, TÁN/YÎN ostruiscono il Polmone,Vento e Acqua invadono il Polmone, TÁN/Umidità ostrui-scono il Polmone, TÁN/Calore ostruiscono il Polmone,Deficit del Qì di Milza, Freddo/Umidità invade la Milza,Deficit dello YÁNG di Milza, Deficit del Qì di Stomaco,TÁN/Fuoco nello Stomaco, Vuoto/Freddo nello Stomaco,Deficit dello YĪN di Stomaco, Calore nel Grosso Intestino,Calore/Umidità nel Grosso Intestino. È l’agopunto più im-portante per qualsiasi problema di Stomaco, però funzionameglio nelle sindromi da deficit, mentre JIÀN LĬ (CV 11)e SHÀNG WĂN (CV 13) funzionano meglio in quelle dapienezza. Tonifica il QÌ di Milza e Stomaco specie se asso-ciato a ZÚ SĀN LĬ (ST 36); ha però un’azione blanda. In-dicato per anoressia, stanchezza, epigastrio rigonfio, dolorimigliorati dall’ingestione del cibo. Stimolato in moxa èl’agopunto migliore per il Vuoto/Freddo in Milza e Sto-maco. Risolve l’Umidità e combatte i TÁN in qualsiasiparte del corpo, perché tonifica la Milza. Sottomette il QÌNÌ di Stomaco, ma in maniera meno energica di SHÀNGWĂN (CV 13). g

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LA SOLUzIOne

Assassinio in montagnaOrtensia fissò Tarcisio con odio. - Sei un bastardo!Il medico ostentò una falsa sorpresa. - Perché mi of-fendi? Cosa ti ho fatto? Il colpevole ha confessato e tul’hai arrestato. Cosa vuoi di più?- L’assassino ha confessato. - confermò Ortensia. - Eralui che, assieme al senatore, aveva falsificato le firme.Per non subire un processo e dovere dimettersi dallecariche che aveva nel partito, ha ucciso il senatore Ze-lanti. Ha dato appuntamento al senatore a mezzanotteaccanto all’impianto di seggiovia, una zona che, datal’ora tarda, era deserta. Poi l’ha ucciso.Giretti: - Ho capito chi era l’assassino appena ho sa-puto che uno dei tre sospettati teneva il rimedio Boraxnello zaino. Nux vomica e Coffea tosta, i rimedi cheavevano gli altri due indiziati, non risolvono l’ansia le-gata al movimento, come invece fa Borax, rimedio checura chi soffre di panico durante i rapidi movimentidi inclinazione verso il basso, come quelli provocatidall’altalena o dalla stessa seggiovia. L’assassino, dopoaver ucciso il senatore, è riuscito a scendere con la seg-giovia senza temere attacchi di panico grazie all’aiutodi Borax. Per questo motivo vi ho fatto scendere conlui in seggiovia, dopo avergli sottratto il rimedio. Erosicuro che, perdendo la testa per la paura, l’assassinoavrebbe confessato più facilmente. Così come è real-mente accaduto.Ortensia Pecca: - Ha confessato, ma io mi sono trovatasulla seggiovia, sola, con un uomo sconvolto dal ter-rore, un pazzo che urlava di volersi buttare nel vuoto.Mi ha persino morsicato sulla mano, quando ho cer-cato di calmarlo.- Io ti avevo suggerito di farti accompagnare dall’ap-puntato. - si difese Giretti.- Ho lasciato l’appuntato a fare gli ultimi rilevamentiintorno al cadavere. Tu, però sapendo che l’assassinoavrebbe avuto una crisi molto forte, avresti dovuto av-visarmi e lasciarmi il rimedio.- C’era il pericolo che tu glielo dessi troppo presto elui non confessasse.- In questo modo hai messo la mia vita in pericolo. Seiun bastardo! - urlò il magistrato Pecca. Tarcisio preferìuscire in fretta dalla stanza. Lo accompagnò l’appun-tato Fiore. Giretti schioccò le dita: - Finalmente ho ca-pito: lei, appuntato, ha perso soldi in un investimentosbagliato!-Non faccio investimenti.- Ha subito una grossa perdita di denaro al gioco?- Non gioco nemmeno a briscola.- Ha scoperto che sua moglie ha un amante?- Mia moglie è una santa donna: casa, chiesa e fami-glia.- Va bene, ci rinuncio...

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