Alvin Moore, Ut Unam Sint

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Significato e finalità della vocazione cristiana

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    .UT SINT UNAM'SIGNIFICATO E FINALITA'

    DELLA VOCAZIONE CRISTIANA

    Alvin Moore

    Colui che non in grado di sfuggire al punto di vista della succes-sione emJTorale e quindi di vedere ogni cosa nall ossolua simultaneit, incapace della pur minima concezione meafsica.

    Ren Gunon

    Beato colui che riuscilo a raggiungere il Cuore dell'Universo; egli al di I del bene e del male. Ma ci troppo dfficile da otenere perI'umanit media: una buona seconda scelta conoscere Ie divinit delluogo, vivere Ia vita del paese.

    Vireilio

    L'uomo che hota dolce il proprio paese soltanto un rozzo princi-piante: I'uonto per cui ogni paese come fosse il proprio gi Jrte;ma soltanto chi considerct I'intero mondo come un paese sraniero dawero perfetto.

    Uso di San Vittore

    Alcuni anni prima della sua morte, Marco Pallis sottolineava di rite-nere di poter praticare qualsiasi religione, ovviamente alludendo alleforme tradizionali ortodosse. D'una generazione piir giovani di Marcoa quell'epoca, e certamente inferiori per esperienza sulla Via, fummonspettosamene d'accordo con lui, aggiungendo soltanto la riservamentale "alla quale siamo chiamati" - senza dubbio una puntualizza-zione implicita, anche se non espressa verbalmente, nell'affermazlonedi Marco. Allora, egli viveva nell'area londinese di Knightsbridgc e ditanto in tanto partecipava alla Messa al vicino Oratorio di Brompton.Non che volesse diventare Cattolico, dal momento che era un prati-cante Buddhista di convinzione Vajrayana, ma in ossequio alle parole

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  • del Salmista: "Ho amato. o Signore, la bellezza della Tua casa e il luogoove dimora la Tua gloria" (Salmi,26:8). Quando Marco fece queiadichiarazione stava probabilmente manitstando in modo indiretto ciche considerava giustamente un corretto orientamento di lealt ner con-fronti delle forme tradizionali. Ora, dopo tre decenni, ancora praticantiCristiani, crediamo piu che mai che senza essere sleali alla nostra tradi_zione (che ci ha scelto, e non siamo stati noi a scegliere) potremmo dav-vero praticare qualsiasi religione alla quale fossimo chiarnati. Inoltre,crediamo che nel praicare una foma ofodossa di religione, per certiversi le stiamo praticando tutte. Infatti, in ultima istanza non v' cheuna religione che si manifesta in varie forme. Queste forme sono tanteupaya (particolari metodi o appropriati mezzi) provvidenzialmentedifferenziati da quell'aspetto, 'volto' o 'voce'della Parola che vienedireta verso un particolare settore dell'umanit, come anche per "de-terminazion qualitative di tempo e di spazio" che includono tutte lecircostanze del ricettacolo umano a cui indirizzata una particolare Ri-velazione. Una verilas in variis signis, variae resplendet ad majoremgloriam Dei - "una verit espressa in modi diversi, risplende in varieforme a maggior gloria di Dio", era solito dire Ananda Coomaraswamy.Inoltre, come Nicola Cusano, il Cardinale Vescovo di Brixen, osservavache ad esaltare la gloria divina non si vi sia niente di meglio che il corodei fedeli di ogni religione, secondo i loro rispettivi riti, in preghieradell'unico Dio.

    Il riconoscimento della variet delle forme implica la dicotomia del-I'esoterismo e dell'essoterismo che presente, in un modo o in altro,in tutte lc religioni, e che necessariamente compare nelle riflessioni cheandranno a seguire. Tuttavia 'l 'unit delle religioni'pu essere avvici-nata in due modi radicalmente diversi: in maniera umanista e parzialeche confonde le distinzioni essenziali e si focalizza sugli aspeti estemidelle cose; o attraverso un'intuizione rretafisica dell'Unit della NauraDivina, percepita attraverso le differenti forme in cui il Divino S' rire-lato. Di passaggio, possiamo far riferimento anche a un terzo punto divista che considera qualsiasi intuizione di Unit come 'indifferentismo'e apatia nei confronti della verita; tuttavia questa una posizione ideo'logica d'auto-difesa che chiude la portr a qualsiasi cornprensione piuapprolbndita dellc religioni, infatti gli aspetti propriamente spiritualidella religione sono proprio quelli che trascendono la forma.

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    E bene quindi iniziare il presente saggio con alcune osseryazioni cheriguardano I'unit metafisica delle religioni, poich la religione cn-stiana non altro che una delle tbrme tradizonali ortodosse che ci stata donata dal Cielo. Per quel che riguarda esplicitamente la dottrinametafisica, il Cristianesimo la piit debole di tutte, tuttavia si tratta quid'espressione e non d'intrinseco contenuto. Gli accidenti storici dellatradizione cristiana hanno favorito una prospettiva assai poco metafi-sica; tuttavia per definizione una religione ofte una particolare imma-gine del Divino e necessariamente fa riferimento a Ci di cui imma-gine. Dal momen che il Cristianesimo stato relativamente inattivonel suo orientamento metafisico, soprattutto dal Concilio di Trento inpoi, c' una certa carenza nella sua terminologia e nei concetti. Quindili prenderemo occasionalmente in prestito da altre tradizioni, ma sol-tanto per convenienza d'espressione e non - sia ben chiaro - per motividi sincretismo. Dal punto di vista tradizionale il sincretismo una dete-stabile parodia; inerentemente inefficace ed effimero poich tende adassimilare disparati elementi senza alcuna autorizzazione celeste, senzaalcuna considerazione dell'intrinseca affinit dei prestiti, e senza alcunaidea guida o una degna finalit.

    Molti dei commenti che seguiranno sono applicabili a tutte le tradi-zioni, tuttavia sono indirizzati a quei Cristiani che desiderano rifletteresugli aspetti pir profondi della propria tradizione. "ll principale officiodi tutti gli uomini, i quali dalla natura superiore sono attirati ad amarela verit, pare che sia questo: che come essi sono arricchiti per la t-tica degli antichi, cos s'affatichino di dare delle medesime icchezzea quelli che dopo di loro verramo."58 Queste parole di Dante confer-mano la nostra motivazione.

    Dio Uno, per quanto facciamo distinzioni del tutto legittime tra PuroEssere, preminentemente il 'livello' dell'Unit Divina, come anche traDio-Persona ed Energie Divine. L Essenza Divina, tuttavia, al di l diogni distinzione e relazione, apofatica. Nel Cristianesimo I'Essenzaha ricevuto rclativamente poca attenzione tranne che da parte di pochiche generalmente non hanno suscitato particolari consensi dall'auto-lit religiosa essoterica (con l'eccezione di San Gregorio Palamas). Laluce offre un'analogia; dobbiamo logicamente pensare ad essa come

    f 58 Dante, prime righe del De Monarchia.

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  • {avente un origine, tuttavia una nella sua natura sebbene infinita-mente frammentata nella manifestazione. Allo stesso modo, le originiumane, la natura umana, e I'entelechia umana sono unitarie, pur nellaloro diversita che tende all'esclusivit. Originariamente c' stata unaTradizione Primordiale donata dal Cielo intrinseca all 'umanit (a cuifa riferimento in modo indiretto la Genesi), tuttavia la manifesazione,owero la creazione (in ultima istanza termini equivalenti), si allontananecessariamente dal suo Principio dal momento che le possibiit checostituiscono un dato mondo vengono fatte esistere. Senza distacco nonpu esservi manifestazione, non pu esservi sviluppo. La primordialeRivelazione del Cielo, coeva all'umanit, si muove verso I'estemo ri-spetto al suo punto d'origine, separandosi in differenti correnti che sidistinguono come i raggi di una ruota divergono tra il mozzo centrale eil bordo esterno. Piir si distanti dal centro, maggiori sono le diversit;di contro, spostandosi dal bordo verso il mozzo, tutti i raggi conver-gono verso il Centro, diventando sempre meno differenziati sino a chele loro differenze vengono completamente a scomparire nel 'vuoto',nel Nulla del mozzo. I rappresentanti di una data tradizione non di radosottolineano le ovvie differenz,e per convincere meglio i propri prose-liti, come anche se stessi. della superiorit della loro tradizione. Tuttoci comprensibile e, ad un certo grado, persino necessario; non si puseguire piir di una via allo stesso tempo, e bisogna credere nella verit enell'efficacia della propria tradizione prima di poter prendere sul seriole sue dichiarazioni e accetare le sue richieste. Tuttavia, ciascuna delledifferenti forme di religione opera del Cielo e nessuno ha il diritto didisprezzarle. Ancor meno si pu essere assolti dall'indifferenza verso lapropria tradizione, incluse quelle possibilit di accesso che, in un modoo in un altro, possono presentarsi al credente. La lealt nei confrontldella propria tradizione non pu significare che si debba essere passivinei confronti delle sue insufficienze o si debba negarla (per quanlo vipotranno sempre essere questioni di chiamata e d'opportunit). In tempidi decadenza come i nostri (a cui nessuno singolarmente o collettiva-mente pu sfuggire), si ha il diritto e il dovere di scegliere 'l'ipotestpir nobile'nella nrisura in cui tale scelte possano realmente emergere'Il Cielo offre infatti all'umanit molteplici Rivelazioni di S, sebbeneci non voglia significare che I'individuo sia libero di scegliere a suogadimento. Infatti, la tradizione che sceglie I'uomo, non I'uomo la

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    tradizione. A differenza di quel che appare. 'Non siete voi ad avermiscelto, ma sono Io che vi ho scelto" (Giovanni, l5: l6). I Cristiani sonotali perch sono stati scelti dalla tradizione cristiana; affare del Cieloe, come iservi dei cinque e dei due talent della parabola (Matteo,25: l5e seg.), nostra responsabilit fare il miglior uso possibile di ci cheabbiamo ricevuto.

    ln un brano aulobiografico al-Ghazalir5e racconta come, dopo una crlstspirituale, "il vetro della fede convenzionale era infranto." Non potevapi essere ricomposto, ed era necessario fonderlo e ricostituirlo in unaforgia pir nobile. Cos accade per cefe anime in questi tempi ultimi.Grazie all'awicinarsi dela fine del ciclo (la fine di questo mondo)quando tutto in confusione, in contrapposizione, e capovolgimento;grazie alla quantit di dati affidabili che riguardano il reale contenuto dialtre forme di religione; grazie alla diffusione dei viaggi e agli incontricon coloro che praticano queste differenti tradizioni; grazie all'opera diuomini di buona volont che ci hanno preceduto; grazie forse al fanoche ci siamo resi conto di essere in bilico sull'orlo di un precipizio e chenon possiamo piil permetterci il lusso dell'indecisione - grazie a tuttiquesti fattori, softa una nuova situazione. Tutti questi motivi, singolar-mente e in combinazione, presentano la Chiesa in una sorta di crisi, incui coloro che sono altrall, altraver.ro la tradizione cristiana, dalla cosapi elevata che sanno di avere dentro, trovano poco prcgnanti persinoi prmi apologeti cristiani (non sempre abbastanza adegtati). ll mitocristiano viene quindi a perdere il suo potere d'attrazione, il suo poteredi spinta verso la fede e di invito alla partecipazione. Il terlr'irle milo qvrusato potrebbe apparire oflnsivo, tuttavia siamo consapevoli che nonve ne sia alcuno piir adeguato per esprimere meglio lo stato delle coseattuali. Nella ZlAer dello Spirito,Nicolas Berdyaev scriveva: "Dietroil mito sono celate le grandi realt, i fenomeni originali della vita spi-rituale.... Il Cristianesimo interamente mitologico, come lo ognireligione." Questo il senso in cui usiamo tale termine, e caratterizzarela storia cristiana come mito non vuol dire che non si sia verificato sto-ricamente. ln realt proprio l'insistenza sulla storicit deila vicendacristiana ad essere un ingrediente, anche se non quello detenninante,

    159 Abu Hamid Muhammad al-Ghazali (450 - 505 A.E.). giurista persiano. eolo8o,fllosofo e maestro sufi. dalla notevole reDutazione, sia all'intemo dell'lslam che in tuttoil mondo.

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  • di un affabulazione del mto.Il significato che vogliamo esprimere pugessere compreso facendo riferimento a un'icona ortodossa che sia statarealizzata in modo appropriato; probabilmente, nessuno penserebbe chenella sua produzione si volesse intendere un realismo fotografico, vistoche lo scopo qualcosa di pi profondo e di pi distante da raggiungere.Comunque, il mito cristiano ha bisogno di un'adeguata ambientazioneconcetuale rispetto alle realt a cui fa riferimento. Ha bisogno d'uncontesto concettuale che dia spazio alle profondit della dottrina cri-stiana, pienamente implicite nella Buona Novella, in modo tale da po-terle esprimere nella maniera piir chiara possibile. Si potrebbe obienareche, essendo durata per due millenni, la tradizione cristiana non abbiabisogno di cambiare in cos tarda et. Non chiediamo alcun cambia-mento esteriore nell'insegnamento della Chiesa; quel che auspichiamo un'apertura interna verso Ie realt pi alte che possono essere concepiteall'interno di un ambiente cristiano, e una volont, da parte delle auto-ri essoteriche cristiane, di trascendere quei limiti, che per la maggiorparte sono stati il risultato di un'auo-imposizione. Mutatis mutandis,queste realt sono parte integrante di tutte le altre grandi tradizioni: ilGiudaismo con Ia sua Cabala, I' lslam e il suo Sufismo. I' lnduismo eil Vedanta, il Buddhismo che solo in maniera riluttante, e quindt mar-ginale, scende nell'ambito essoterico, e il Taoismo. Dal momento chela fine della dispensa cristiana si awicina rapidamente, crediamo chela comprensione piir profonda possibile della dottrina, debba di nuovotrovar voce per il bene della tradizione cristiana, per il bene delle anime.e per il bene della comunit cristiana, ed affinch le possibilit di realiz-zazione spirituale possano ancora trovare luogo proprio al suo intemo.Si noti, tuttavia, che dati i tempi, questa realizzazione spirituale potressere attuala soltanto post-mofem, bench in teoria i mezzi siano gia disposizione.

    Una crta simmetria provvidenziale richiede un risveglio dell'esote-rismo all' interno della tradizione cristiana. Aristotele. sebbene comu-nemente considerato come influenza portata a esteriorizzare. scrivevache "c' una vita che superiore alla misura dell'umanit. Gli uominila vivranno non in virtr) della loro umanit, ma in virt di qualcosa inloro che divina. Non dovremmo vivere seguendo chi ci consiglia ditenel passo ai pensieri dell'uomo, bens puntando alla cosa pi grandeche in noi; infatti per quanto possa apparire piccola, in forza e valore

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    supera ogni altra cosa."rtr Eckhart ci ricorda che "piir alto saliamo nellanostra comprensione pi siamo in Lui. Nell'etemit, il Padre parla pertutto il tempo a suo Figlio, ed elargisce ogni creatura in Lui. Tutti rice-vono una chiamata a tomare da dove sono venuti. Tuta la loro vita e laloro natura una vocazione, un volo di ritorno da dove erano venuti."16rQuesta, nel senso piu picno possibile, I'entelechia umana. Tuttavia, aparte certe affermazioni isolate nel tempo e nei luoghi, il Cristianesimoha offerto questa theoris, questa visione, ai fedeli soltanto in lbrmaoscura, mutilata, cosi da poter essere accettata nell'ambito della pro-spettiva essoterica. Il Cristianesimo bhaktico per natura, necessit, eintento provvidenziale; tuttavia, la prospettiva essoterica del fine ultimodell'uomo una visione parziale dal momento che, separata a metda un 'soffitto di vetro', limita fondamentalmente i concetti umani adun'estensione che si ferma a questa vita, considerata come nofrna efinalit. "Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave dellascienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare I'aveteimpedito" (Luca, I l:52). Queste parole di Cristo indicano chiaramenteche il 'sofltto di vetro'non , comunque, un limite imposo dalla naturadelle cose, ma piuttosto una norna collettiva de facto. Tra le molte-plici tradizioni esistenti che il Cielo ha dato agli uomini, impensabileche soltanto il Cristianesimo sia incompleto, che solo il Cristianesrmodebba offrire alla gente qualcosa di meno dell'eredit che spetta loro didiritto, in virhr del fatto di essere umani e figli di Dio.

    Quindi sforziamoci, Deo juvante, a vedere nella dottrina cristiana leprofondit e le pienezze che le competono; nessuno ha il diritto di cir-coscrivere la Parola di Dio. Ci di cui abbiamo bisogno non estraneoalla tradizione cristiana, semplicemente I'affermazione esplicita dici pienamente implicito. Che la questione sia giunta a tal punto dinecessit dovuto alle abitudini della mentalit dei Crisiani e a unasmodata autorit essoterica che si concentra pi sul contenitore che sulcontenuto. Tuttavia non vogliamo condannare nessuno; [a deroga dellagnosi e dell'esotcrismo nel Cristianesimo deriva da molti fattori, inprimo luogo la missione primariamente essoterica della Chiesa stessa,il tutto rafforzato da circostanze che conducono sino alla fine del pre-

    160 Aristotele. ,tca Nicomachea X-'1.16l Questa, come le altre citazioni da Eckhart, sono tratte dal Meis ter Eckhart di FtutlzPfeiffer, tranne la citazione latina, la cui fonte non stata identificata.

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  • )sente ciclo, e tutto ci ha contribuito a tale stuazione di fatto. Tuttaviai fatti generano intenzioni e le infenzioni comportano delle responsa_bilit. Ci sono rischi per coloro che ignorano la lezione della paraboladei vignaioli perfidi (Marco, l2:l e seg. e Lwa,20:9 e seg.). Le au-torit cristiane hanno la responsabilit di prornuovere il piir elevaro eil migliore nelle loro cariche come peraltro in se stesse. Non dicramoche I'occultamento della rnetafisica crstiana e dell'esoterismo rappre-senti una cospirazione, per quanto nel 'margine umano'della Chiesale cospirazioni non sono ceramente mancate. Ed facile trasporre nelcontesto cristiano questo passaggio del Corano: "Loro cospirarono, edAllah ha cospirato, edAllah il piir grande dei cospiratori.'

    necessario cono.""r" lu p.ou"nL-a e la natura dell'uomo per nce-vere il messaggio cristiano nella sua pienezza, per conoscere il signi-ficato della vocazione cristiana. Conoscere a provenienza dell'uomosignifica conoscere la Processione dell'uomo dal suo Primo Principio.Conoscere la natura dell'uomo significa conoscere la necessit del Ri-tomo. Questi due movimenti: Processione e Ritomo. sono fondamentalinel cosmo e partcolamlente per quel che riguarda l'uomo. Se siamoconsapevoli della nostra attuale situazione, conosciamo ipso facto chela Processione dietro di noi e che il Ritomo deve essere Ia maggiorepreoccupazione della nostra vita. La Chiesa, tuttavia, nella poslzronedi Nicodemo, il Fariseo nei cui confronti Ges espresse il suo stuporechiedendo: "Tu sei dottore in Israele e non conosci queste cose?" (Gio-vanni, 3:l e seg.). La Chiesa non insegna pi un'antropologia sacra,affidandosi invece alla sua inveterata esperienza nel tratare le anime,un'esperienza certamente non priva di valore, ma che comunque uncomune denominatore minimo. Quando si viene a trovare di fronte a ne-cessitr pir teoretiche, troppo spesso si rvolge alle teorie psicologiche esociologiche che, con pochissime eccezioni, sono tutto fuorch tradizio-nali. D'altra parte, il Cristiano riflessivo ha bisogno d'una concezionepiir che adeguata alla natura umana. che quantomeno stia ad indicare lagiusta direzione ed apra a concezioni pi ampie come punto di paenzaper un qualsiasi serio percorso spiritualc. Come esempio al riguardo'possiamo notare che sia la comprensione dottrinale che gli sforzi direttiverso una seria preghiera da parte di quei fedeli sofisticati (che anche

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    meritano la salvezza al pari di coloro che sono pi improwisati) bene-ficeranno ovviamente di un'adeguata teoria e di fondamenti d'auto-co-noscenza. Uuomo ha bisogno di conoscere che cosa , di scoprire chi; e d questa domanda in due parti, "chi sono io?" la piit importante,infatti ogni cosa gira attomo alla questione dell'identi personale.

    Non pu esserci alcuna discussione delle concezioni cristiane dellapersonalil senza un breve ferimento alla dottrina della resurrezlonedei morti che giustamente cos preminente nella presentazione delCristianesimo ai fedeli. Da San Paolo, che parl della "resurrezione deimorti," a San Tommaso d'Aquino, che ha parlato della "resurrezionedel corpo," qtesio identico corpo, si pu notare un sensibile sposta-mento di accento- Nel Medio Evo, I'immortalit em concepita in modopopolare come vita rstaurata del proprio corpo presente. Per chi erasaggio, come San Tommaso, diffcile non pensare che questo fossefondamentalmente un artifizio pedagogico, un upaya; infatti vi sareb-bero notevoli dilficolta a spiegare alla gente che il corpo risorto lostesso, ma al contempo mutato, che it primo stadio della resunezione il ritiro nel regno animico, e che tale ritiro sta a significare un potenzla-mento dell'identita personale piuttosto che una diminuzione. Tuttaviala concezione della resurrezione di questo paficolare corpo implica unanozione psicosomatica dell'identit personale dell'uomo,r('r e questa una semplificazione. La vera identit personale dell'uomo superiorealla dissoluzione del corpo e la sorpassa. "Nella casa del Padre Mio visono molti posti" (Giovanni, I l:2), ovvero molti gradi. Secondo RenGuenon, vi sono elementi della psiche umana che hanno il solo scopo disostenere la vita del corpo. Quando il corpo si disgrega questi elementlpsichici tendono a disperdersi nel regno intermedio, e il fine dei riti fu-nebri e proprio quello di favorire tale dispersione par altri versi ancheper la pace dell'anima di coloro che ancora vivono.rr Gli elementidell'individuo umano, sia grossolani che sottili, sono perennemente incambiamento. La continuit dell'individuo viene necessariamente dal-I'alto, al di sopra di ogni cambiamento. Guenon scrisse che:

    .... I diversi oqSetti delld manifestazione, inclusi quelli della mani-

    162 Una valida ricerca slonca sull'argomcnto fomira da Ie Rer urrcction of the Bodyii

    -wi' i-- lrii a,rit'..)il- t ia, dT caroline r,ry'alker Bvnum (columbia university

    Press).163 L'enore dello spirirismo, di Ren Gunon (Rusconi - 1988)

    , , ;

    :

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  • festazione individuale, estern come interni, non vengono distrutti, 4ssussistono in modalit principiale, essendo unifcati proprio dal fattoche non sono pi concepiti nell'aspeto secondario o coningente didistinzione: necessariamente si trovano lra Ie possibilit del S, e que-st'ulimo rimane conscio di Se sesso in tutte quesle possibilit in moao'indistinto', osservao dalla Conoscenza inegrale, proprio per il fattodi essere conscio della propria permanenza nell"eterno presente . questo che permete Ia trasposizione in senso metafsico della dottrinateologica della 'reswvezione dei mori', come anche del concettu del'corpo glorioso'; quesl'ultimo, peralro, non un corpo nel senso pro-

    prio della parola ma la sua 'trasformazione', il che significa la trasfor-mazione della sua.forma esteriore e di altre condizioni di esistenza indi-viduale, in altre parole Ia 'realizzazione delle possibilit petmanentee immutabile di cui il corpo non che un'espressione passeggera, inm o dal i m an de s I ata. I a

    Per San Tommaso d'Aquino, la natura della persona, "chi sono io?", chiaramente qualcosa che si trova all'interno dell'ordine formale. Eglicitala carattenzzazione della persona di Boeziors come "una sostanzaindividuale di natura razionale," e tale denominazione divenne la defi-nizione standard della Scolastica, utile alla prospettiva essoterica di SanTommaso. Tuttavia, ne La Consolazione della Filosofra, Boezio parladi tali questioni con alcuni importanti cambiamenti, aprendo la stradaa concezioni enormemente pir) ampie. La Consolazione in realt unsoliloquio in forma di dialogo in cui I'interlocutore di Boezio la per-sonificazione di Signora Filosofia. Boezio in prigione in attesa del-I'esecuzione capitale; owiamente depresso, e cerca di indagare sullanatura della felicit e sulla sua serenit perduta. Filosofia chiede: "Ti ri-cordi che sei un uomo?" "Come potrei dimenticarlo?" risponde Boeziocon una certa acidit, come per ricollcgarsi alla definizione che avevafatto in passato. "Non sai nient'altro riguardo ci che sei?" chiede Fi-losofia. "No, nulla" risponde lui. "Ora conosco un'altra causa della tuamalattia", dice Filosofia, "Ed la maggiore'. hai dimenticalo chi sei"

    Come Boezio anche noi, abbiamo dimenticato la nostra vera natura eidentit, quel che siamo e chi siamo. Nella Genesi, 2:7 leggiamo: "Al-

    164 L'uomo e il suo divenire secondo il ledanfa, di Ren Gunon (Adelphi - 1992.165 Summa Teologica lll,2.2 e 4.2, citazione di Boezio

    lora il Signore Dio plasm I'uomo con polvere del suolo e soffi nellesue narici un alito di vita; e I'uomo divenne un essere vivente." Ci sonoquindi quattro elementi che entrano nella composizione dell'uomo;corpo, anima e Spirito, corrispondono ai tradizionali 'tre mondi'oweroalle tre fondamentali categorie della manifestazione: la grossolana, lasottile, e quella priva di forma (infatti I'uomo microcosmo). E poi c'll quarto,I'atto creativo di Dio,cheon altro che Dio stesso. Quel cheDio fce col primo uomoAdamo, lo fa etemamente con ogni uomo, dalmomento che ci entra nella definizione propria dell'uomo (per quantopossa essere possibile definire). La Presenza Divina, la Parola, ovvero ilLogos Divino, necessariamente ed incredibilmente immediata ". ..pe-netra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito" (Ebrei,4:12),"dawero piir me Stesso di quel che sono io stesso." La Presenza es-senziale della Parola, ovvero del Logos portava Philip Sherrard a scri-vere:'6 "Secondo Eraclito, sebbene possediamo un Logos comune - unprincipio comune di saggezza divina e creativa - tuttavia la maggiorparte delle persone vive come se avesse una comprensione privata dellecose. . .. (cio) una conoscenza o saggezza che sopraindividuale, chetutte le persone possiedono nel loro equilibrio mentale; e c' anche unanozione semplicemente individuale delle cose secondo cui vivono lepersone quando non sono nel loro equilibrio mentale." Inoltre in unaltro suo saggior6T Sherrard dice che "non pu esservi un essere umanoindividuale del quale il Logos non sia il soggetto ultimo, per quantonon attivato Egli potr essere in qualsiasi caso particolare." La realtacausale dell'uomo, il suo esemplare ir? divrrr's, sorpassa in modo indefi-nito la sua realt manifestata e creata. Si dice che alcuni dei primi Padrigreci insegnavano che l'entelechia finale dell'uomo fosse di conoscerese stesso cos com' nel suo archetipo divino. E persino oggi monagiesicasti meglio informati, parlano della loro reabzzazione come di unpassaggio al di l della forma, sebbene non al di l della personalit. Lanostra realizzazione, quindi, significa reintegrazione nel logos ("fusi,ma non confusi" nelle parole di Eckhart), il locum possibilis owero"luogo di ogni possibilit di manifestazione. Un immagine allo spec-chio non ha alcuna realt, se non dall'Oggetto di cui immagine; "fattoad immagine di Dio" significa identit essenziale (ma non sostanziale)166 Nelfa suo saggio Signfcalo e hecessit di una Tradizione Sacra.16'7 Cristanesitno ed altle Tradizioni Secre.

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  • con la Parola.Tuttavia, non si deve pensare che I'uomo diventi la Persona Divina,

    il Figlio. "E nell'eterna processione del Figlio che le cose nella loro in-terezza furono emanate dal Padre, e non per conto loro," disse Eckhart.Deriviamo dal Padre, nell'etema nascita del Figlio, ma "il servo nmaneservo e il Signore rimane Signore."r68 Figlio di Dio e creatura sono eter-namnte distinti. anche se la realt essenziale della creatura nel Logos,il Figlio. L'immagine deve ritornare al suo archetipo divino, tomandoindietro per la strada da dove era venuto. Il nostro essere essenziae inCristo; siamo completamente dipendenti da Lui che I'Alfa e I'Omega.Inizio e Fine di tutte le cose. In Lui I'inizio e la fine, e tutto il resto,sono idenici; tuttavia c' un abisso che separa la creatura dal Creatore,e tale abisso in principio, dall' inizio. Nella Chiesa, il Corpo Misticodi Cristo, una volta che cerchiamo di vedere al di sotto della super-ficie, piir che chiaro - nelle Scritture, nella Liturgia, nei Sacramenti- che dal momento che assimiliamo Cristo. dobbiamo altrettanto essereassimilati da Cristo. Infatti, come dicono solitamente gli Ortodossi,

  • Dio quale Soggetto Infinito. Soltanto Dio in grado di conoscere Dio.L'uomo, quale individuo, pu conoscere Dio, soltanto attraverso I'epi-fania, ovvero la teofania, dietro un velo. Tuttavia tutta la conoscenza,tutta la consapevolezza nell'Universo, sino ad arrivare ai tropismi deimicrorganismi, partecipazione nell"'lnfinita Conoscenza dell'UnoIntelligente in tutta I'intelligenza, il Consapevole in tutta la consapevo-lezza" nel linguaggio delle Upanishad. E ancora Eckhaf: "Dio in tuttele cose come intelligenza o mente ed piir istinto nelle cose di quel chesono in se stesse, e pi naturale." La vita etema la definitiva entelechiadell'umanit. Essendo giunti direttamente dal Divino, dobbiamo ritor-nare ad Esso. Ci implica la conoscenza di Ges Cristo, come ci diceSan Giovanni. Tuttavia questo significa ben pi della conoscenza sto-rica di un predicatore itinerante del primo secolo in Palestina. L'interoUniverso manifestato il corpo di Cristo, ed cos che la conoscenzadi Gesir Cristo implica la necessaria portata universale del conoscitore.L'anima tutto quel che conosce. Nelle parole di Eckhart: "Solo dopoche l'anima ha conosciuto ogni cosa che c' da conoscere, pu avvici-narsi al Bene Sconosciuto." La conoscenza di Dio al di l della teofania I'Auto-conoscenza di Dio in noi. conoscenza che rende universali edeifica. La gnosi divina implica un passaggio al di l della forma al dil dell'ordine creato. Comporta l'ulteriore auto-negazione dell'uomoche garanzia d'identit con Lui che la Vla, la Verit, la Vita. Questaulteriore rinuncia, oltretutto, la forza del genuino esicasta. Ego sumosium-.., "Io sono la Porta", dice Cristo (Giovanni, l0:7).

    In un notevole studio, 'Il Servo e I'Unione',r7 FrithjofSchuon scrisseche I'uomo pu (o meglio deve) avere una relazione con Dio comePersona ma non si pu trasformare in Lui. D'altro canto, l'uomo nonpu avere una relazione con il Fondamento Divino (il S, owero l'Es-senza) ma pu realizzare Esso - sempre con I'aiuto di Dio. L'Essenza'il S, il Fondamento Divino il Soggetto Ultimo, il S, la Persona al dil della personalit, I'identit definitiva, ma non partecipabile, di tutele creature (il che non implica alcuna forma di panteismo). Le Upa-nishad chiedono in maniera retorica: con quale conoscenza conosce-remo I'Estremo Conoscitore?" Non pu essere accentuato in manieratroppo forte il fatto che come individui non potremo per venire alla

    f7l Questo saggio apparve ncl la traduzione inglese comc capitolo J di Dinensions of,f-s/drn, I c70, e me pitolo 4 tn L,'gi, anJ TrJscendenct. 1915.

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    conoscenza di Dio.'Nessun uomohamai visto Dio: I'unico Figlio ge-nerato che nel seno del Padre, Lo ha rivelato... Nessun aozo ascesoal Cielo, fuorch il Figlio dell'uomo che disceso dal Cielo, (Giovanni,l:18, 3:13). La parola Padre non deve essere qui presa soltanto nel-I'abituale senso a cui allude la Prima Persona della Trinit; pu esserecompreso altrettanto come connotazione del Fondamento Divino, ov-vero I'Essenza Divina. Nulla impedisce alla stessa parola di avere pidi un significato o grado di significato, come spesso accade nei testisacri. Schuon aggiunge che I'individuo ha tutte le ragioni di cercare ilParadiso; fitlava quale individuo, il Fondamento, owero I'Essenza,non pu riguardarlo. Ci sono, per cos dire, due soggettivit nell'uomo(sebbene non siano ugualmente in atto in tutti gli uomini); una I'animaindividuale che ha tutte le ragioni di desiderare di ricercare attivamentela beatitudine del Paradiso. L'altra un soffio piir o meno diretto delDivino. Come diceva Eckhart: aliquid est n anima quod increqtus elincreabile et hoc est intellecns; "c' un qualcosa nell'anima chc in-creata ed increabile. ed l'Intelletto" - l'Intelletto Divino. E in virn del'desiderio' dell'lntelletto di tomare alla propria Essenza, che l'uomopu concepire una realizzazione che passi al di l del livello di Unit,del Puro Essere, ma non un qualcosa che riguardi I'uomo come indi-viduo.r72

    Uno shaik musulmano, Abu Bakr Siraj al-Din,r73 ci ha ricordato che"colui che ha Cristo ha TUTTO." "Io e Mio Padre siamo Uno" (Gio-vanni, 10:30); uno nell'Essenza. Se riusciamo ad identificarci conCristo, condivideremo l'essenzialit di Cristo col Padre. Questa realiz-zazione del Tutto implicita nel coronamento del viaggio iniziatico diDante, e lo citiamo a dimostrazione del carattere esso-esoterico dellatradizione cristiana. Proprio alla fine della grande Commedia scrive:

    ma non eran da ci le proprie penne:se non che la mia mente fu percossada un fulgore in che sua voglia venne.A I'alta fantasia qui manc possa;ma gi volgeva il mio disio e 'l velle,s come rota ch'igualmne mossa,l'amor che move il sole I'altre stelle.

    172 lbidem. pag. 53.173 Si tratta di Martin Lings (N. d. T.)

  • Che I'apertura del Tutto nella Suprema ldentit fosse coronata inDante non esplicitamente affermato, tuttavia implicito, non di menonelle riverberazioni della sua vita: I'aver fondato a utti gli effeti unalingua e quindi un popolo, e la creazione della Divina Commedia, ver-tice della letteratura occidentale.

    Gunon, Schuon e Coomaraswamf erano tutti d'accordo che unaregola fondamentale per una qualsiasi valida via Spiriluale fbsse unaradicale negazione dell'ego. Una metanoia concettuale implicita benpir delle grandi imprese dell'ascetismo, sebbene non ci possa esserealcun carnmino spirituale che nn comporti un cero giudizioso asce-tismo. Denegat seipsum, che neglri se stesso o meglio che rinunci ase stesso. "Tutte le scritture esortano ad alta voce alla libert dal s,"diceva Eckhart. Nell'uomo ci sono due aspetti duo surtt in homine'. lacame (il termine carne include qui implicitamente sia corpo che anima)e Spirito lo Spirito di Dio che anche lo spirito dell'uomo. E nostrapalese responsabilit vivere secondo I'aspetto superiore che in not.Per il Cristiano la Persona e la Vita di Cristo esemplificano ci in ma-niera suprema, specialmente nelle virtir e non di meno nella negazionedell'ego. Cristo capo del Corpo Mistico e dobbiamo seguire il nostroCapo nei modi che ci sono appropriati.

    Sulla Croce, le penultime Parole di Cristo furono Eli, Eli lamma sa-bacthani?. Mio Dio, Mio Dio, perch mi hai abbandonato? - le stesseparole che aprono il Salnro 22. Parlando umanamente questo un gridodi desolazione, che esprime la misura del sacrificio di Cristo. E ancheil punto di riferimento per la nostra personale rinuncia all'ego e allanostra auto-trascendenza. La morte di Cristo in Croce non soltantola morte dell'uomo Gesir di Nazaret, anche la sua morte all 'Universomanifestato e la rinascita della sua umanit nel Divino, dove I'umanit un'etema idea nell' lntelletto Divino. E quindi garanzia di reintegra-zione dell'Universo nel suo Princpio Divino. Tuttavia queste ultimeparole oflrono una visione ancora pi profonda in questa Rappresen-tazione Drammatica a cui ciascun Cristiano deve partecipare oiascunonella plopria misura. Ci stato eloquentemente spiegato da un ano-nimo monaco Cistercens in un libricino. Doclrine de la Non Dualit

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    et Chrstianisme.tTa In esso Un Monaco Occidentale (suo pseudonimo)scrive: "... 'Quando il sole della [Suprema] Conoscenza sale nel para-diso del cuore,'allora I'anima appare come 'il lusoria', come allo stessotempo Dio che I'h a prodotta (lshwara ovvero Brahm fcio il Dio Crea-tore]). Quindi ogni dualit giunge al termine (e persino ogni unit nellamisura in cui questa co-estensiva al Puro Essere, principio di tutta lamanifestazione e di tutta la molteplicit) e rimane soltanto I'immensa eincomprensibile Realt del Non-Essere (Parabrahma) che sono semprestato...10 sono Brahma. Ecco perch il 'ritirarsi di Dio'viene const-derato in India come una (possibile) indicazione di liberazione, e nroltiinterpretano in tal modo il lamma sabacthqrl di Cristo sulla Croce.

    Io e mo Padre siamo Uno (Giovanni, l0:33). La realizzazione dellaSuprema Identit non un rsultato di una "conseguenza non preesi-stente," per prendere in prestio un'espressione di Shankara. O comediceva Plotino: "Non una visione compresa, ma una Unit appresa".Nel Corpo Mistico, quel che ha fatto il nostro Capo I'esempio checiascun membro dovrebbe seguire. ln verit mctrs janua vitae.Nell'ele-vata preghiera sacerdotale di Cristo, pronunciata poco prima della suapassione, Gesu chiede: "Padre, che possano essi essere Una cosa solain noi, come Tu sei in Me ed Io in Te." Ut unum sint (Giovanni, l7:lle seg.).

    inevitabile in questi ultimi tempi che certe struture calcificate deb-bano andare in frantumi. Tuttavia, abbiamo la promessa divina che "leporte dell'Infemo non prevarranno" sulla Chiesa, sebbene non ci sianopromesse in relazione alla sua grandezza, ai numeri, o alla strutturaformale, con I'awicinarsi della fine della sua dispensa. La Chiesa staa ben caralenzzata come "il primo dei Sacramenti"; grazie adessa che siamo edotti su Cristo, vero Dio, vero uomoJ e Uomo Univer-sale. E grazie alla Chiesa che possiamo fruire di tutti i Sacramenti o deiMisteri. Grazie ad essa abbiamo le Scritture, I'afe sacra, e il sanghacristiano. Nella forme piir ortodosse della Chiesa, quantomeno, la swlintegrit formale assicura la possibilit di rinnovamento del suo carat-tere integmle; altre tradizioni ortodosse, per certi versi meno debilitate,

    174 Doclrine de la Non Dualit er Chistianrsme di Un Monaco Occidentale (Dervi-Livres, Parigi 1982), pagg. 58-59.

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  • potrebbero servire come punto di riferimento in tale sforzo. Ci si po-trebbe chiedere come mai si debba far ricorso a tradizioni non cristiane,tuttavia ovvio che se il Cristianesimo modemo offrisse tutto ci di cuiI'uomo ha bisogno intellettualmente e spiritualmente, non vi sarebbemotivo di cercare da altre pafi. Che le autorit non siano cos rapide nelgiudicare impossibilifah possibilit, poich Spiritus ubi vult spirat.Uncrescente interesse per gli aspetti metafisici, cosmologici, e contempla-tivi delle principali tradizioni non cristiane un dato di fatto di questiultimi tempi che le autorit della Chiesa dovrebbero saper soppesare.Intrinsecamente, questo interesse spesso legato ad un superficialegusto dilettantistico per ci che insolito. Tuttavia, vi sono personedotate, uomini e donne di buona volont, che dedicano la propria vitaal cammino spirituale offerto da altre tradizioni e che in circostanzepi favorevoli sarebbero stati Cristiani .- e che rappresentano una per-dita per la comunit cristiana. La Chiesa non sempre stata cieca nelconfronti della propria dimensione esoterica. Le autorit ecclesiasticheripresero Meister Eckhart per aver "parlato alla gente dei sacri misteri,"e persino a quei tempi la Chiesa senza dubbio cercava di controllareI'accesso all'esoterismo; tuttavia non lo negava in modo vero e proprio,come accade invece oggi.

    C' anche il fauo che la Chiesa continua a trascinarsi il problemadelle vocazioni religiose. Inoltre, le autorit ecclesiastiche dovrebberotenere in considerazione che i requisiti d'accesso all 'ordine religiososono troppo spcsso ridotti al sentimentalismo; e gli uomini non possonomantenere una mentalit sentimentale in maniera indefinita, quanto-meno senza una base intellettuale che possa sostenerli. L dove c' unforte elemento intellettuale e la presenza di una sfida di tipo spirituale/intellettuale, la perseveranza assume tutta un'altra dimensione.

    Ci auspichiamo rispettosamente che queste considerazioni meritinoI'attenzione delle autorit cristiane. Cefamente non crediamo che quelche stato detto possa essere definitivo per tutte le questioni trattate,ma siamo convinti che le nostre autorit non assolvono il loro dovere secontinueranno ad ignorarle (cf. Luca, 1l:5).

    INDICEANALITICO

    Abb Bertaud 72Abramo 38, 106Abu Bakr Siraj al-Din 169Adamo 18, 46, 57, 58, 67, 68, ll2, ll3, l14, ll5, ll7,118,122,165Aelred 125Afroditc 127al-Ghazali 159al Allaj 132, 133, 134Alcuino 125.Apocalkse 39,109Arisrotele 16,35, 143, l0, l6lAn 86, 105Attanasio 38Avatar 39,60,97, 104

    123, 125,

    BBasilio 64 'Berdyaev 159Bergson 25Bernardo 16Bibbia 80,91,92,96,106, 135, 136, 137, 141Blacker 49Boezio 164Bonel la 66,75,7Buber 146 (\'Buddha 42, 41, 5 l , 52, 5Budtihismo 43,49,52,54, 56, 160Bulgakov 8

    CCabala 160Cartesio l9Cassiano 126Chen-jcn 4Chenique 63, 70, 75, 76

    , '

    172 173