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Educare.it PEDAGOGIA E PSICOLOGIA © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 17, n. 11 Novembre 2017 90 Adolescenza digitale, amore e sesso Tiziana Iaquinta Ricercatrice di Pedagogia generale e sociale e Professore aggregato presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Tra le sue opere: La scuola laboratorio. La teoria deweyana e l’interpretazione di Francesco De Bartolomeis (2005); Francesco De Bartolomeis. Un antipedagogista della pedagogia (2010);Tra le pieghe del silenzio (2011);Gioco, video- giochi, laboratorio (2012); I giochi restano (2012).Recentemente l’interesse di ricerca si è allargato alla pedagogia del do- lore, ambito ancora poco esplorato in Italia, cui si riferiscono i testi: Ciao Caterina. Lettera sulla soglia (2011; 2013;), La fragilità, il silenzio, la speranza. Una pedagogia del dolore per insegnare a costruire la felicità (2014). Ha recentemente pubblicato per il Mulino: Generazione TVb. Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso (2017). . Continuamente alle prese con il loro smartphone, fruitori quasi voraci di applicazioni di instant messaging, incapaci perfino di studiare senza essere connessi alla Rete, gli adolescenti di oggi colpiscono per la familiarità che intrattengono con le nuove tecnologie e per la centralità che nella loro vita hanno la comunicazione online e i social network. Chi sono i nostri adole- scenti? Come vivono le emozioni, i sentimenti e la sessualità, in un tempo che sembra privilegiare la comunicazione virtuale? E gli adulti cosa sanno di loro? L’articolo si addentra con taglio pedagogico in tali questioni cer- cando di offrire alcune risposte. Introduzione Fermare lo sguardo sull’adolescenza non rappresenta certamente una novità, tanti e differenti sono i contributi sul tema e molte- plici le chiavi di lettura sia per quel che ri- guarda gli studi fondativi considerati ora- mai dei classici, sia per quanto riguarda le ricerche e le riflessioni più recenti. C’è da di- re però che proprio in questi ultimi anni la letteratura sull’adolescenza, nelle diversità e molteplicità delle discipline che se ne occu- pano, ha subito un incremento di ampie proporzioni segno della rilevanza di un te- ma “caldo” che da sempre è attraversato da criticità e problematiche, da domande e dubbi interpretativi, legate a quello che vie- ne unanimemente riconosciuto come un momento delicato e complesso nella vita dell'essere umano, ovvero al passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Periodo carat- terizzato da tumulto, rabbia, insofferenza, aggressività, malinconia contraddittorietà, solo per citare alcuni degli stati d’animo che abitano gli adolescenti di ogni tempo, e che caratterizzano, pertanto, questa età della vi- ta. E se i tratti caratteristici dell’adolescenza hanno da sempre interrogato e continuano ad interrogare generazioni di adulti che con questa età si sono dovuti rapportare, pur

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Educare.it – PEDAGOGIA E PSICOLOGIA

© Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 17, n. 11 – Novembre 2017 90

Adolescenza digitale, amore e sesso

Tiziana Iaquinta

Ricercatrice di Pedagogia generale e sociale e Professore aggregato presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Tra le sue opere: La scuola laboratorio. La teoria deweyana e l’interpretazione di Francesco De Bartolomeis (2005); Francesco De Bartolomeis. Un antipedagogista della pedagogia (2010);Tra le pieghe del silenzio (2011);Gioco, video-giochi, laboratorio (2012); I giochi restano (2012).Recentemente l’interesse di ricerca si è allargato alla pedagogia del do-lore, ambito ancora poco esplorato in Italia, cui si riferiscono i testi: Ciao Caterina. Lettera sulla soglia (2011; 2013;), La fragilità, il silenzio, la speranza. Una pedagogia del dolore per insegnare a costruire la felicità (2014). Ha recentemente pubblicato per il Mulino: Generazione TVb. Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso (2017). .

Continuamente alle prese con il loro smartphone, fruitori quasi voraci di

applicazioni di instant messaging, incapaci perfino di studiare senza essere

connessi alla Rete, gli adolescenti di oggi colpiscono per la familiarità che

intrattengono con le nuove tecnologie e per la centralità che nella loro vita

hanno la comunicazione online e i social network. Chi sono i nostri adole-

scenti? Come vivono le emozioni, i sentimenti e la sessualità, in un tempo

che sembra privilegiare la comunicazione virtuale? E gli adulti cosa sanno

di loro? L’articolo si addentra con taglio pedagogico in tali questioni cer-

cando di offrire alcune risposte.

Introduzione

Fermare lo sguardo sull’adolescenza non

rappresenta certamente una novità, tanti e

differenti sono i contributi sul tema e molte-

plici le chiavi di lettura sia per quel che ri-

guarda gli studi fondativi considerati ora-

mai dei “classici”, sia per quanto riguarda le

ricerche e le riflessioni più recenti. C’è da di-

re però che proprio in questi ultimi anni la

letteratura sull’adolescenza, nelle diversità e

molteplicità delle discipline che se ne occu-

pano, ha subito un incremento di ampie

proporzioni segno della rilevanza di un te-

ma “caldo” che da sempre è attraversato da

criticità e problematiche, da domande e

dubbi interpretativi, legate a quello che vie-

ne unanimemente riconosciuto come un

momento delicato e complesso nella vita

dell'essere umano, ovvero al passaggio

dall’infanzia all’adolescenza. Periodo carat-

terizzato da tumulto, rabbia, insofferenza,

aggressività, malinconia contraddittorietà,

solo per citare alcuni degli stati d’animo che

abitano gli adolescenti di ogni tempo, e che

caratterizzano, pertanto, questa età della vi-

ta. E se i tratti caratteristici dell’adolescenza

hanno da sempre interrogato e continuano

ad interrogare generazioni di adulti che con

questa età si sono dovuti rapportare, pur

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nella diversità dei modi relativi alle differen-

ti epoche storiche in cui essa si svolge, in

questo nostro tempo iperteconologico e

complesso l’adolescenza pur conservando

tratti comuni, quelli relativi al naturale ma

non facile passaggio da una fase di vita ad

una successiva, presenta alcune interessanti

particolarità rispetto a quella dei coetanei

delle generazioni precedenti, che sono pro-

prie di questo tempo. Quella in corso è

l’adolescenza dei nativi digitali.

E’ opportuno ricordare in modo prelimi-

nare che i passaggi e i tumulti che toccano

ogni adolescente in questa fase di vita non

riguardano soltanto i mutamenti visibili,

ovvero quelli che più immediatamente gli

adulti colgono osservandoli in casa, per

strada, nelle classi o negli altri luoghi di ag-

gregazioni in cui vivono e agiscono e che ci

rimandano l’idea dei cambiamenti di cui so-

no protagonisti, ma riguardano anche

l’assetto psichico. Varie sono infatti le sta-

zioni incrociate nel passaggio che porta

dall’infanzia verso la vita adulta, la perdita

della condizione infantile, la trasformazione

della relazione con i genitori, l’idealità che

connota o dovrebbe connotare

l’adolescenza, l’inserimento nel gruppo dei

pari, il conflitto con la generazione degli a-

dulti. Ciascuna di queste stazioni rappresen-

ta un momento delicato, a volte addirittura

critico, del processo di crescita

dell’adolescente e di messa in crisi degli a-

dulti di riferimento. Immaginare pertanto

una adolescenza priva di questi elementi ca-

ratterizzanti e quindi priva di difficoltà è

impossibile sebbene, come detto in prece-

denza, gli adolescenti del nostro tempo, i co-

siddetti nativi digitali, mostrano in appa-

renza una maggiore serenità di condizione e

miglior adattamento al cambiamento in cor-

so nella loro vita. Essi si mostrano più sicuri,

più disinibiti, più pacificati con il mondo

adulto, Ma sarà vero? Davvero il mondo

adolescenziale si è così trasformato tanto da

non lasciare intravvedere, se non in minima

parte, tumulti, rabbia, insofferenza e aggres-

sività? E sul fronte dei sentimenti e della

sessualità, la disinibizione nei comporta-

menti e la maggiore padronanza nelle que-

stioni affettive è segno reale di un mutamen-

to nei modi di sentirsi e agire rispetto agli

adolescenti di una generazione precedente,

o è invece questo loro modo di comportarci

nasconde altro mentre tenta di convincerci e

di rassicurarci? E gli adulti vogliono davve-

ro focalizzare e conoscere gli adolescenti, e

in particolare l’adolescente con cui sono in

relazione, o preferiscono questa sorta di ap-

pannamento soporifero con cui li guardano

così tanto rassicurante?

Adolescenti nativi digitali: una foto di gruppo

Fare un identikit, o meglio fornire una fo-

to di gruppo, degli adolescenti nativi digitali

e delle loro principali caratteristiche è

un’operazione solo in apparenza facile, poi-

ché il gruppo, che pur giustifica una minore

attenzione a particolari, comporta il rischio

di conformare e di appiattire le caratteristi-

che uniche e irripetibili di ogni soggetto che,

come sappiamo bene, rendono singolari gli

esseri umani di ogni età e condizione. E

questo tanto più in adolescenza allorquando

lo stato di transitorietà verso l’età adulta, e

cioè verso un’età con caratteristiche fisico-

psichico-sociali già abbastanza nitide, è in

pieno corso. Fornire uno sguardo di insieme

ritengo sia però un’operazione utile per evi-

denziare alcune delle caratteristiche più co-

muni degli adolescenti nativi digitali ovvero

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i nostri ragazzi e le nostre ragazze ad alta

tecnologicità.

Mi corre l’obbligo di precisare che per

nativi digitali intendo gli appartenenti alla

Generazione Z (conosciuta anche come iGen,

post-Millennials, Centellians, o Plurians) e in

cui si identificano i nati tra il 1995 e il 2010

ma, nello specifico di questa riflessione,

l’attenzione è posta su coloro che oggi si

trovano a vivere la fase adolescenziale.

Sebbene anche il fenomeno della precociz-

zazione dell’adolescenza sia sotto gli occhi

di tutti, l’adolescenza è una fase di vita che

sembra aver anticipato molto il suo arrivo,

11-12 anni, procrastinando la sua fine oltre il

suo tempo naturale, tanto che non pochi so-

no gli studi sull’adultescenza 1 , ovvero sui

comportamenti adolescenziali di molti adul-

ti, la foto di gruppo ritrarrà solo soggetti

classicamente definiti adolescenti.

Il primo tratto distintivo è il rapporto pa-

cificato che questi adolescenti vivono con i

genitori. E’ noto che uno dei compiti obbli-

gati del processo adolescenziale dovrebbe

essere quello di veder divampare uno scon-

tro tra generazioni da risolvere in un tempo

successivo. Come spiega Anna Salvo

se dal punto di vista dello sviluppo psichico il

conflitto fra un adolescente e il mondo adulto è

necessario per la definizione e il

consolidamento identitario del ragazzo stesso,

dal punto di vista delle scienze sociali si può

dire che il conflitto non è affatto una forma di

malattia della società, ma rappresenta un segno

della sua vitalità e della sua salute2.

D’altra parte la dimensione del conflitto,

necessario e inevitabile, accompagna da

sempre il convivere e l’avvicendarsi delle

generazioni. Già Aristotele nella Retorica si

sofferma su questo aspetto, ovvero sulla

contrapposizione del modo dei giovani con

quello degli adulti, affermando che

essi sono entusiasti, intimi e compagni dei loro

amici più di quanto lo siano gli uomini più

anziani perché apprezzano passare le loro

giornate in compagnia degli altri. Tutti i loro

errori stanno nel fare le cose con eccesso e con

veemenza.

Ciò a cui si assiste oggi invece è una paci-

ficazione del rapporto adolescente – adulto,

e quindi figlio – genitore ma anche docente-

discente, a tutto vantaggio, ma gli psicanali-

sti non sembrano essere d’accordo, delle e-

sigenze e delle necessità, anche quelle più

stravaganti e bizzarre, dell’adolescente.

Sembra quasi che i genitori fatichino ad in-

dicare, e poi far seguire, una linea educativa,

anche se ritenuta adeguata e corretta, di

fronte alle richieste insistenti o ai visi acci-

gliati degli adolescenti con cui sono in rela-

zione. Gli studi psicanalitici sottolineano in-

vece come per qualunque individuo la so-

glia della maturità non sia raggiungibile se

non attraverso una fase di contrapposizione

e di scontro con la generazione precedente3.

Perché questo desiderio di pacificazione

ad ogni costo da parte degli adulti? Diversi

sono ovviamente le possibili letture, tra tutte

mi sembra doveroso richiamare quanto det-

to circa il fenomeno dell’adultescenza, che

pone l’adolescente al cospetto, e quindi in

relazione, non con la figura genitoriale ma-

dre o padre ma con un suo pari, e da cui de-

riva l’impossibilità di educare, nel significa-

to di guidare, accompagnare, stabilire rego-

le, ecc., proprio per la natura del rapporto

che da educativo è diventato amicale. Non

bisogna trascurare inoltre la centralità che i

figli hanno acquisito in seno alla famiglia.

Adorati quasi come degli dei, mai messi in

discussione o ostacolati nelle loro richieste,

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vivono il loro tempo, definito tempo dei figli,

da protagonisti assoluti con tutto ciò che

questo modo di intendere la genitorialità

comporta.

Sempre connessi

Altro tratto che distingue gli adolescenti

digitali da quelli delle generazioni prece-

denti è la grande familiarità con le tecnolo-

gie e le nuove modalità di comunicazione

che queste consentono e attraverso le quali

gli adolescenti vivono i rapporti sentimenta-

li e di amicizia e, pertanto, la quasi ossessiva

frequentazione dei social network. E’ attra-

verso essi, Facebook, Instagram, Snapchat, ma

anche WhatsApp e altre servizi di messagge-

ria istantanea, che è possibile instaurare un

contatto continuo con amici reali e virtuali, e

questo un tratto che caratterizza gli adole-

scenti sul piano dei comportamenti pone i

maggiori interrogativi circa l’uso e il legame

che essi hanno con i nuovi strumenti della

comunicazione.

Essere perennemente connessi con un “al-

trove” è la caratteristica di questi ragazzi

che sebbene in presenza di amici (pizzeria,

piazza, bar o in altro luogo reale) sembrano

non poter fare a meno di comunicare con

persone in modalità on line. La realtà e la

virtualità sembrano costituire un unicum per

cui si sta insieme con il gruppo dei pari nella

dimensione reale e in quella virtuale, così

come si intrecciano e si sovrappongono si-

tuazioni vissute in pima persona e altre me-

diate dalla Rete.

Perfino le dinamiche sentimentali ap-

paiono condizionate dai modi della comuni-

cazione on line tanto che le nuove regole di

corteggiamento, o di approccio per usare un

linguaggio più aderente ai tempi e all’età

degli adolescenti, sono dettate dai social. Su

Instagram, solo per fare un esempio, il segno

del nascente interesse di un ragazzo o di

una ragazza verso un coetaneo o una coeta-

nea è rappresentato dai like che mette alle

sue foto. Di solito dopo tre o quattro like

scatta il contatto tramite messaggio, da cui

poi inizia la conversazione a due e spesso la

relazione. E’ grande l’interesse del corteg-

giatore/trice se i like sono apposti a foto mol-

to datate nel tempo, segno inconfutabile del

interesse e dell’impegno profuso a “visitare”

il profilo social del/lla prescelto/a.

Terzo elemento caratterizzante gli adole-

scenti nativi digitali, ma molti altri ve ne so-

no, è la familiarità che hanno, sin dalla pre-

adolescenza, con il materiale pornografico

accessibile tramite siti web ma anche attra-

verso lo scambio di foto personali, si pensi al

fenomeno del sexting, tramite le diverse

messaggerie istantanee. Di certo, gli anni

dell’adolescenza assegnano alla “cosa sessu-

ale”, così la chiama Freud, un rilievo di-

vampante e una posizione di primo piano,

che non può essere né elusa né ridimensio-

nata.

La sessualità esce dalle fantasie e dai fantasmi

dei primi anni dell’infanzia e diventa azione,

fatto relazionale, desiderio che prende corpo. Il

corpo-bambino si trasforma e lascia il posto a

un assetto corporeo in grado di accogliere ed

esprimere in maniera diretta e prepotente la

forza e l’intensità della pulsione sessuale4.

L’adolescenza è dunque un periodo di

trasformazioni comportamentali e identita-

rie che ha il fondamento nel corpo. Corpo

che oggi è posto, per tante ragioni, in primo

piano e di cui la pratica dei selfie è prova in-

confutabile. Gli adolescenti, ma anche gli

adulti, sembrano ipnotizzati dell’obiettivo

fotografico del proprio smarthphone, sedotti

dalla possibilità di auto immortalarsi in pose

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e atteggiamenti sempre più ammalianti. Veri

e propri servizi fotografici campeggiano sui

profili social e in essi le foto in abiti succinti

o in pose evocatrici non mancano. Cosa suc-

cede ai nostri adolescenti? Come mai ci si af-

fida prevalentemente al corpo come stru-

mento di comunicazione? E che tipo di mes-

saggio si vuole comunicare? Sarà anche per

questo che tra i più giovani l’utilizzo di In-

stagram ha soppiantato quello di Facebook?

Alcune riflessioni

La foto di gruppo che si sta sviluppando

sotto i nostri occhi, e che naturalmente pre-

senta zoomature solo su alcuni particolari

perché maggiori sono gli elementi da foca-

lizzare e quindi molto più ampio il discorso,

mostra alcune delle caratteristiche degli

adolescenti nativi digitali che, a mio parere,

sono utili a rappresentare la questione che

costituisce lo scopo di questa riflessione.

Come sono vissuti l’amore e il esso dai no-

stri adolescenti nel tempo della comunica-

zione on line? Che spazio hanno i sentimenti

nel loro percorso di costruzione identitaria?

La sessualità è vissuta davvero in modo così

disinibito per come vogliono convincersi e

convincerci? Il senso di colpa, come scrive

Gustavo Pietropolli Charmet, è stato davve-

ro soppiantato dal senso di vergogna?5 E gli

adulti, genitori, docenti, educatori, si inter-

rogano, e attraverso quali modi, su questi

aspetti della vita dei più giovani o vivono

nella tranquillità di essere stati sollevati da

un’educazione sentimentale e sessuale che

per fortuna non tocca più a loro impartire

ma sembra essere delegata al Web? D’altra

parte di occasioni per vivere esperienze ses-

suali, virtuali ma anche reali, e per reperire

informazioni sul tema la Rete non difetta.

Tutt’altro.

Circola fra genitori, docenti, educatori,

una rappresentazione diffusa circa il modo

in cui questa generazione di adolescenti vive

la sessualità. Una rappresentazione che li

vede “sereni” protagonisti di una vita ses-

suale finalmente liberata da tabù, proibizio-

ni e impedimenti giudicanti. Certamente, i

tempi che viviamo dimostrano ampiamente

di accettare che la sessualità prenda corpo in

questa età della vita, eppure qualche “zona

d’ombra” in quella “serenità” che sembra

confortare gli adulti di fronte alla baldanza

con cui i ragazzi e le ragazze parlano della

sessualità, mi sembra di intravvederla. C’è

da domandarsi, inoltre, se e in che modo i

nativi digitali intreccino e scindano gli affetti

dalla sessualità. Certamente la questione

degli affetti e della sessualità è cosa delicata

e complessa che non può avere trattazioni

sintetiche e soluzioni pronto uso ma lo sco-

po di questa breve riflessione è quella di ac-

cendere una luce, di attirare l’attenzione de-

gli adulti su una questione che sembra per

molti aspetti, e soprattutto per la spregiudi-

catezza dei tempi che viviamo, superata e

priva di insidie ma che invece rimane cen-

trale e priva di educazione nella vita degli

adolescenti che cercano di approvvigionarsi

in qualunque modo, oggi quasi sempre at-

traverso il Web, delle informazioni, cosa di-

versa dalla conoscenza, che gli necessitano.

Né d’altra parte vita sessuale precoce, sem-

pre più precoce, significa, maturità sessuale.

Più frequentemente di quanto da adulti

immaginiamo, i rapporti sessuali iniziano

intorno ai tredici/quattordici anni, periodo

fino a qualche tempo fa inquadrato come

ancora appartenente alla fase preadolescen-

ziale, e viene vissuto come una scarica di

tensione interna piuttosto come la possibili-

tà di incontro con un’altra persona. La ses-

sualità, insomma, sembra essere vissuta da-

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gli adolescenti attraverso forme sempre più

adulte ma non per questo mature, la maturi-

tà lo sappiamo bene è un processo lento e

complesso, e con modi disancorati da ogni

relazionalità e, spesso, da ogni emotività o

sentimento. Giovanissimi formati su pro-

grammi televisivi e visualizzazioni in strea-

ming ad alto coefficiente di sesso, basti ri-

cordare tra tutti il successo di Geordie Show,

reality molto seguito dagli adolescenti nono-

stante avesse per protagonisti giovani di età

superiore ai 14-17 anni e da cui i produttori,

visto il successo, hanno tratto due spin off, o

più genericamente l’ipersessualizzazione del

materiale visivo che ci li circonda e ci cir-

conda.

Ciò che mi preoccupa, pur non assumen-

do un atteggiamento censorio o giudicante,

è che la sessualità rappresenta per

l’adolescente sempre meno il punto di arri-

vo di un percorso di crescita e di maturazio-

ne, l’aspetto naturale di una relazione che

vede impegnati i sentimenti quanto piutto-

sto il punto di avvio nella conoscenza

dell’altro, una forma di relazionalità che

spesso si esaurisce già in questa fase. Nel so-

lo consumo sessuale. Psichiatri e psicanalisti

esprimono preoccupazione per il fatto che il

sesso, deprivato dall’intreccio con

l’affettività e con i sentimenti, si sia trasfor-

mato in oggetto di consumo, in esibizione

mediatica e anche in diffusione in Rete di

performance centrate su capacità e tecnici-

smi.

E che posto hanno i sentimenti nel per-

corso di crescita e di maturazione degli ado-

lescenti nativi digitali? Perché sentimento

non è solo l’amore, che loro credono di pro-

vare e di conoscere, ma l’amicizia, la nostal-

gia, la rabbia, il dolore, la solidarietà, il per-

dono, la tenerezza e molto altro ancora. Pos-

sono le emoticon, ovvero le faccine con cui si

trasmettono sintetizzate le emozioni e gli

stati d’animo nei social, esprimere piena-

mente il mondo interiore. Questa riduzione

ad icone non rischia di impoverire la gamma

dei sentimenti indirizzando verso

un’educazione sentimentale al contrario,

ovvero verso la declassazione e la diminutio

dell’emotivo e dei sentimenti, a vantaggio di

una sessualità che diviene sempre più evi-

dente, prorompente ed esplicita? Che adulti

saranno, dal punto di vista emotivo e affet-

tivo, questi adolescenti? Chi si occupa e si

preoccupa oggi della loro educazione senti-

mentale?

Alcune risposte

Ritengo opportuno chiarire che educare

ai sentimenti non significa insegnare ad a-

mare, quasi come se l’amore fosse l’unico

sentimento possibile all’uomo e per di più

acquisibile tramite modi e tecniche da ma-

nuale, quanto insegnare a sentire i sentimen-

ti, a distinguerli, a dare loro un nome, a libe-

rarli da un’azione di continuo controllo, a

non stravolgerli, a non sciuparli. Perché ciò

che mi sembra urgente in questo nostro

tempo complesso e contraddittorio è pro-

prio un’educazione del soggetto che com-

prenda, e privilegi, il mondo delle emozioni,

dei sentimenti e quindi anche la sessualità.

Il sesso, va spiegato agli adolescenti, non

è solo fisicità ma anche emotività, sentimen-

to, senso del corpo, comportamenti, soddi-

sfazione, frustrazione. So bene che per giun-

gere a questo modo di vivere la sessualità

l’adolescente ha bisogno di percorrere un

lungo cammino perché l’affacciarsi della

pratica sessuale non è connotata da queste

caratteristiche. E tuttavia oggi più che mai si

impone la necessità di evidenziare, per mez-

zo dell’educazione, come attraverso la ses-

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sualità sia possibile scoprire particolari bel-

lezze dell’esistenza, modalità insostituibili

di rapporti, i sentimenti.

Per questo da pedagogista sono più che

convinta che bisogna mettere in evidenza gli

orizzonti dell’affettività e della sessualità

nell’educazione delle giovani generazioni in

modo da aiutarli nella costruzione armonio-

sa e organica della personalità e a costruirsi

come persone capci di dare senso e significa-

to alle loro azioni e ai comportamenti. An-

che quelli da social. E chissà che questo non

possa servire ad arginare tanti pericoli che

abitano oggi il Web, rendendoli più consa-

pevoli e maturi.

Note 1 Ladame, F.(2003). Gli eterni adolescenti, Salani, Firenze.

2 Iaquinta T. & Salvo A. (2017). Generazione TVB. Gli adolescenti digitali, l’amore e il sesso, Bologna, il Mulino, p.36.

3 Hilman J. (1990). Senex e Puer, Venezia, Marsilio.

4Iaquinta T. & Salvo A.(2017). Generazione Tvb, cit. p.110.

5 Pietropolli Charmet, G. (2010). Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Roma-Bari, Editori Laterza.

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