9settembre

68
also in english T ariffa R.O.C. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) - art. 1, comma 1, DCB Napoli - ANNO VII - N. 9 - Settembre 2011 - Costo singola copia € 2,50 Confitarma e Assoporti Assemblee 2011 POR TO & diporto IL MAGAZINE CHE APRE IL PORTO ALLA CITTÁ

description

magazine mensile shipping trasporto logistica

Transcript of 9settembre

Page 1: 9settembre

also in english

Tari

ffa

R.O

.C. P

oste

Ital

iane

SpA

- S

pedi

zion

e in

abb

onam

ento

pos

tale

- D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/2/

2004

n. 4

6) -

art.

1, c

omm

a 1

, DC

B N

apol

i - A

NN

O V

II - N

. 9 -

Sett

embr

e 20

11 -

Cos

to s

ingo

la c

opia

€ 2

,50

Confitarma e AssoportiAssemblee 2011

PORTO& diporto

I L M A G A Z I N E C H E A P R E I L P O R T O A L L A C I T T Á

Page 2: 9settembre

www.porto.napoli.it

80133 Napoli, Italy - Piazzale Pisacane - Tel. +39 081 22 83 257 - Fax + 39 081 20 68 88

Page 3: 9settembre
Page 4: 9settembre
Page 5: 9settembre

sommario / porto&diporto

ASSOPORTI4 - I porti italiani tra innovazione, sviluppo e strategieARMAMENTO6 - GF Group divorzia da Del Monte e lancia un proprio brand8 - Post Panamax ma non solo10 - Deiulemar, un armatore “Glocal” a Torre del Greco12 - Estate di lavoro per le shipping companies italianeLOGISTICA 16 - Quattro studi per il Piano Nazionale della Logistica18 - Carenze infrastrutturali ma anche culturali e amministrative19 - Controlli integrati sulle merci19 - Piattaforme logisticheCROCIERE20 - Costa Crociere, avanti tuttaINFRASTRUTTURE22 - Porto di terza generazione, l’obiettivo dell’AP di Taranto23 - Sun Sea a Salerno, festa per celebrare il porto24 - Prospettive di sviluppo delle Autostrade del Mare27 - Livorno, hub port per i forestati 28 - La priorità della risorsa mare REGISTRI30 - 150° - II Rina festeggia in CinaINNOVAZIONE 32 - Consilium: sicurezza in mare33 - Proposte di retrofittingTRASPORTO34 - Trasporto locale, le tariffe piu basse d’Europa

RICERCHE36 - Gli armatori trainano la nostra economiaFORMAZIONE40 - Investimento navale nel settore del dry-cargo42 - Log-In: la formazione nella logistica integrataNAUTICA44 - Partono i lavori di Marina di ViglienaAZIENDE47 - Le affinità aiutano a comunicare48 - Enel Energia leader nel segmento aziende50 - Industria: le eccellenze italiane nel mondo51 - Il sogno di Graziella52 - Il mercato dell’energia in Italia54 - Lo shopping? Si fa sulla naveTURISMO56 - Crisi o no la vacanza non si toccaCOMMEMORAZIONE58 - Vincent Capodanno, l’eroico MarinesEVENTI59 - Bacio(t) sotto le stelle60 - I Festival d’AutunnoENGLISH SUMMARY63 - GF GROUP BREAKS WITH DEL MONTE63 - BOTTIGLIERI NOT ONLY PANAMAX63 - DEIULEMAR A DIVERSIFIED CARING COMPANY64 - ITALIAN SHIP DELIVERIES, SALES AND BUILDS IN AUGUST64 - RINA CELEBRATES IN CINA64 - VINCENT CAPODANNO A US MARINE HERO

Anno VII - N°9 - Settembre 2011

Direttore responsabileAntonio De Cesare

Direttore editorialeMaurizio De Cesare

Hanno collaborato a questo numero:Tommaso Affinita - Giuseppe Balzano Eduardo Cagnazzi - Stefania Castaldo Francesca Cuomo - Giovanni De MariRiccardo Fuochi - Brunella Giugliano

Peppe Iannicelli - Luigi Maria Incarnato Piero Lazzeri - Patrizia Lupi

Matteo Martinuzzi - Andrea Moizo Salvatore Romano - Lidia Scarpelli Alessandro Talini - Annalisa Tirrito

Amministrazione e abbonamentiPaola Martino

[email protected]@portoediporto.it

Costo abbonamentoItalia € 30, estero € 90

esclusivamente con versamento suCCP n. 81627671 - AM editori srl

Via Ponte dei Francesi, 3580146 Napoli

Pubblicità e [email protected] e specifiche tecniche

www.portoediporto.itProgetto e realizzazione grafica

AM editori srl

StampaMorconia PrintMorcone (BN)

Il magazine Porto&diportoè proprietà di

AM editori srl - Tel 081 6581974Tel/Fax 081 5592332

[email protected]

Autorizzazione Tribunale di Napolin. 17 del 15 febbraio 2006Periodico associato all’USPIUnione Stampa Periodica Italiana

E’ vietata la riproduzione totale e/o parziale di testi, fotografie e di qualsiasi

altro contenuto o allegato. Tutti i diritti sono riservati.

Page 6: 9settembre

4 - settembre 2011

assoporti / porto&diporto

I Porti Italiani tra innovazionesviluppo e strategie

Il mare è una risorsa ambientale, economica, infrastrutturale, turisti-ca e culturale per il nostro Paese.

I porti sono infrastrutture strategiche per l’Italia e quindi devono avere una disciplina organizzativa e di gestione che assecondi le nuove esigenze della realtà produttiva.

Una nuova impostazione nell’ap-proccio ai temi divenuti ormai critici per le Autorità Portuali è urgente per la por-tualità.

Soprattutto in ragione del fatto che l’ultima Manovra Finanziaria ha attuato un aumento dell’aliquota IVA, è neces-sario iniziare a far partire l’autonomia finanziaria nei porti, attraverso il rico-noscimento di quel punto percentuale dell’Iva prodotta dalla movimentazione delle merci nell’ambito portuale.

Inoltre, l’Associazione dei Porti Italia-ni ha recentemente elaborato una serie di richieste al Governo, che non com-portano costi per il bilancio dello Stato.

Una forte innovazione normativa è necessaria per ciò che riguarda la semplificazione e velocizzazione delle procedure di pianificazione e di realiz-zazione delle opere portuali, così come per quanto riguarda l’applicazione del-

le regole in materia di ambiente con particolare riferimento al dragaggio dei fondali.

Altre urgenze per la portualità riguar-dano: la conferma e il rafforzamento del ruolo di governo, di amministrazione e di coordinamento delle Autorità Portua-li, la semplificazione della burocrazia, l’affidamento di poteri sanzionatori in materia di sicurezza ed igiene del lavo-ro, la chiara definizione dei compiti del Presidente, l’autonomia gestionale e funzionale delle Autorità Portuali e l’af-fidamento alle stesse dell’amministra-zione esclusiva dei compendi demania-li. In questa cornice di confronto con le forze di Governo, Assoporti quest’anno tiene la propria Assemblea Generale Annuale, le cui conclusioni sono affida-te al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Nel corso dell’Assemblea sarà pre-sentata la traduzione del Rapporto sul-la Governance nei porti europei, elabo-rata dall’Organizzazione Europea dei Porti Marittimi.

Sarà presente, al fine di fornire un quadro completo del lavoro svolto in sede ESPO, il Segretario Generale dell’Organizzazione, Patrick Verhoe-

ven. Il rapporto si sofferma sullo scenario

dei porti che è cambiato radicalmen-te nei poco più di trent’anni che sono passati da quando il primo rapporto del genere è stato realizzato. Si legge nelle premesse: “Ciò ha influenzato molto il ruolo delle Autorità Portuali. Negli anni recenti, sono emerse nuove prospetti-ve relativamente a questo ruolo. Diver-si studiosi hanno mostrato un interesse rinnovato nella tradizionale funzione di gestione, regolazione e operatività, au-spicando una “renaissance”, o riparten-za, delle Autorità Portuali, nella quale le stesse dovrebbero occuparsi di una serie di compiti di “facilitazione”.

Il confronto tra il rapporto sui porti europei e le necessità dei porti italiani darà lo spunto per l’insieme degli in-terventi dell’Assemblea che costituisce l’appuntamento annuale per tutti gli ad-detti al settore. In un contesto europeo e nazionale che risente gli effetti di un crisi senza precedenti, l’Assemblea vuole essere un momento di ampio confronto al fine di assicurare un futuro competitivo del settore che è vitale per l’economia dell’intero Paese.

REDMAR

Page 7: 9settembre

settembre 2011 - 5

Page 8: 9settembre

6 - settembre 2011

armamento / porto&diporto

La partnership ultratrentennale fra la multinazionale americana della frutta Del Monte e il suo

distributore per il Sud Europa Simba, società facente capo al GF Group della famiglia Orsero, giungerà al capolinea alla fine dell’anno.

A confermarlo è lo stesso Antonio Orsero, alla guida con la sorella Raf-faella del gruppo di Albenga (Savona): “Il contratto in essere dal 1976 con Del Monte in scadenza quest’anno non è stato rinnovato perché non abbiamo trovato l’accordo su molti punti”. Fra essi anche la durata del rinnovo (che Del Monte voleva annuale e GF Group ventennale) e la gestione dei noli marit-timi, finora affidata al gruppo ligure.

L’imprenditore ingauno non appare tuttavia particolarmente preoccupato dalla fine dell’ultradecennale matri-monio, anche perché nella manica ha un asso importante: “Da tempo ormai stiamo lavorando a un nuovo marchio di nostra proprietà, che stiamo per lan-ciare e che commercializzerà frutta di nostra produzione e beni di altri produt-tori costaricensi e colombiani con cui siamo in trattativa. Le 200.000 tonnel-late annue movimentate finora per Del Monte saranno rimpiazzate da questi prodotti, sicché per quanto riguarda il nostro Reefer terminal di Vado Ligure non cambierà nulla in termini di volu-mi. Senza contare che non è escluso che Del Monte, se deciderà di gestire in proprio la sua distribuzione nei paesi

precedentemente a noi affidati (Italia, Francia, Spagna e Portogallo), possa diventare un cliente dei nostri terminal”. Oltre al Reefer terminal di Vado Ligu-re, infatti, GF Group controlla strutture analoghe in Francia (a Sète) e Spagna (Tarragona, Algeciras e Marìn).

Per supportare il nuovo brand GF Group utilizzerà le navi di proprietà del-la controllata Cosiarma (le refrigerated cargo Cala Palma, Cala Pedra, Cala Pino e Cala Pula, costruite fra il 1999 e il 2000), che trasporteranno però an-che prodotti di terzi. Ma non è l’unica novità in ambito armatoriale: “Mentre non abbiamo mai considerato la pos-sibilità di acquisire l’intera compagnia, stiamo prendendo in considerazione l’eventualità di candidarci alla gestione delle navi di Agrexco, pensate ad hoc per il traffico fra Israele e il Sud Euro-pa”. Le due unità sono infatti ferme in Israele da settimane, a seguito della crisi finanziaria del colosso israeliano dell’esportazione di prodotti ortofrutti-coli, che potrebbe a breve concludersi con la liquidazione della compagnia, decisa dal tribunale fallimentare israe-liano dopo il fallimento dei tentativi di trovare un compratore. Peraltro lo stop di Agrexco non è certamente stata una buona notizia per GF Group, essendo la società israeliana cliente di Vado Ligure e Sète, ma Orsero è fiducioso: “I produttori israeliani continueranno ad aver l’esigenza di distribuire in Eu-ropa, non è pensabile che i traffici non

riprendano, ancorché sia qualcun altro a gestirli”.

Tornando a Del Monte, la multina-zionale non ha per il momento fornito delucidazioni sulla propria strategia e non è chiaro neppure se si affiderà ad un altro distributore o se cercherà di organizzarsi in proprio. È certo in ogni caso che il cliente, quale che sarà la scelta sulle modalità distributive, fa gola ai principali terminal frutta dell’alto Tirreno, dal Terminal Frutta di Genova – “con cui” riconosce Orsero “abbiamo iniziato un canale di collaborazione dopo l’acquisizione del gruppo Gavio” – al nuovo Livorno Reefer Terminal (Gruppo CPL), che sarà a breve inau-gurato nel porto labronico: nessuna notizia ufficiale dai due terminalisti, ma non mancano le voci di abboccamenti con la compagnia statunitense. Intan-to, pur non trattandosi di un traffico di frutta, il Reefer terminal di Vado Ligure ha messo a segno un altro colpo impor-tante. Nelle scorse settimane, infatti, la compagnia marittima genovese Gren-di, trasferitasi durante l’estate a Vado dopo esser rimasta senza terminal a seguito della conclusione della lunga vicenda dell’assegnazione del Multipur-pose genovese (andato al duo Gavio-Messina), ha deciso di stabilizzarsi nel-lo scalo savonese. Una linea ro-ro con la Sardegna (Cagliari), effettuata con le navi Esprit e Onda Blu, che vale come volumi circa 100.000 TEUs l’anno.

Andrea Moizo

GF Group divorzia da Del Monte

e lancia un proprio brand

Page 9: 9settembre

settembre 2011 - 7

To increase the profitability of your ships, you arelooking to minimize cost, cut outage to the boneand ensure lasting safety. Among our various spe-cialized services Veristar, a Bureau Veritas softwa-re, is used for classification and certification ofships and their equipment. The seaborne transportsector can count on our responsiveness and arange of key services to help make shipping more

reliable, safe and profitable. Bureau Veritas hasbeen putting its comprehensive business experien-ce to good use since 1828. Our current workfor-ce of 40.000 currently does business in more than140 countries throughout 850 offices, sharing andmanaging knowledge for the greater benefit of our300.000 customers supporting their own valuecreation goals

For information: MARINE DIVISION ITALY Edificio "Caffa" - Darsena di Genova - 4, Via Paolo Imperiale -16126 Genova - ITALYtel: +39 010 585439 - fax: +39 010 594067 - e-mail: [email protected] - website: www.veristar.com

Bureau Veritas is authorizedand entrusted for statutorycertificates on behalf of theItalian Administration.

Move Forward with Confidence

Page 10: 9settembre

8 - settembre 2011

armamento / porto&diporto

Basta guardare ai numeri della Giuseppe Bottiglieri Shipping Company Spa, con sede in

piazza Bovio a Napoli, per capire che la compagnia ha continuato a naviga-re…..nonostante l’andamento altale-nante dei mercati.

Da cinque anni la GBS investe in Cina per portare altre undici navi sulle rotte di tutto il mondo. Il piano di espan-sione è iniziato nel 2007 con l’obietti-vo di creare una moderna flotta dry cargo grazie alla costruzione di nuove portarinfuse del tipo Post Panamax da 93.500 dwt, commissionate al cantie-re cinese Jiangsu Yangzijiang, a Nord Ovest di Shanghai.

Le nuove dieci Post Panamax si aggiungono alle quattro petroliere, da 40.000 tonnellate di portata lorda, già di proprietà GBS, dedicate alle quat-tro donne della famiglia: la capostipite, Ghetty Cozzolino Bottiglieri, e le tre fi-glie Mariella, Alessandra e Manuela.

In totale la flotta di proprietà raggiun-ge le quindici unità navali di ultima ge-

Post Panamax ma non solo

Intervista alle sorelle Bottiglieri: “Cresciamo senza perdere mai di vista l’ambiente e la qualità”

nerazione. Mariella Bottiglieri, primogenita del

Comandante Giuseppe e di Ghetty Cozzolino, è responsabile del settore commerciale e negli anni ha lavorato con tenacia ed impegno, riuscendo non solo a seguire l’azienda di fami-glia ma anche a “mettere in cantiere” due splendidi bambini. Ne va fiera, con il marito Joe Green, Direttore di Clar-ksons London, e cerca di conciliare il ruolo di mamma con quello di manager tenendo i figli vicini, anche in ufficio.

Mariella fa parte del Consiglio Diretti-vo dei Giovani Armatori di Confitarma e del Consiglio Direttivo del Gruppo Gio-vani Imprenditori di Napoli. Lo scorso anno le è stato conferito il premio San Giorgio dal Collegio Nazionale Capitani di Lungo Corso e Macchina per “esser-si distinta nel 2010 come personalità che ha contribuito ad esaltare l’indu-stria marittima e navale con il proprio impegno e con la propria capacità pro-fessionale”.

Mariella, perché un investimento

così ingente nelle Post Panamax? Perché si tratta di navi con un design

innovativo con tutti i requisiti necessari al transito nel nuovo Canale di Pana-ma in fase di allargamento: un’opera realizzata a cura dell’azienda italiana Impregilo, che sarà completata nel di-cembre 2014. Le Post Panamax hanno inaugurato non solo la nuova genera-zione delle navi Panamax di grande ca-pacità, ma anche la settima generazio-ne della famiglia GBS; infatti tre unità sono intitolate ai nipotini Giulio, Sophie e Flavio.

Cosa vi ha spinto verso questa scelta?

La GBS, guardando con largo an-ticipo alle evoluzioni del mercato del trasporto, si è innovata pianificando le necessità future del settore marittimo mondiale con navi più competitive. Le nuove navi Post Panamax, lanciate per la prima volta sul mercato dello ship-ping internazionale con un sostanzioso ordine di ben dieci navi dalla GBS, pur potendo sfruttare la logistica e le port

Page 11: 9settembre

settembre 2011 - 9

facilities già esistenti per la movimen-tazione del carico, offrono una nuova maggiore capacità di stiva. Infatti, a parità di lunghezza e velocità sono in grado di stivare ben 19.000 tonnellate in più rispetto alle tradizionali Panamax da 74.500 dwt. Il vantaggio è concreto per i nostri noleggiatori: è come se ogni quattro viaggi effettuati da una Post Pa-namax, si trasportasse un carico gra-tuito rispetto ad una tradizionale Pana-max. E’ questa la chiave strategica su cui la nostra azienda punta per rendere più concorrenziale la propria flotta ed il vantaggio per i noleggiatori sarà anco-ra più evidente quando saranno termi-nati gli attuali lavori di allargamento e dragaggio del canale di Panama.

Alle Post Panamax si aggiunge una Capesize…..

Sì, alla serie Post Panamax si è ag-giunta un’unità del tipo Capesize da 176.000 dwt, ordinata nel 2008 al can-tiere cinese New Times Shipbuilding e varata nel gennaio 2011 ed intitolata a mio padre Giuseppe Bottiglieri, presi-dente della società.

E per il futuro? Il piano strategico internazionale

dell’azienda non termina qui: sono in fase di studio altri progetti.

Del settore finanziario ed assicurati-vo si occupa la secondogenita Alessan-dra Bottiglieri, anche lei Amministratore Delegato dell’azienda nonché mamma orgogliosa di due bambini in tenera età e moglie di Raffaele Borriello, respon-sabile del settore Dry Cargo Chartering della GBS.

Da Maggio 2011 Alessandra è mem-bro del Consiglio di Amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Napoli, unica giovane donna imprendi-trice in un consiglio tutto al maschile.

Alessandra, cosa significa in ter-mini di investimenti il vostro piano di espansione?

Oltre 500 milioni di dollari: ecco per-ché tale investimento è motivo di ul-teriore orgoglio ed entusiasmo per la nostra famiglia e per tutte le persone dello staff d’ufficio e di bordo che la-vorano con noi con sempre crescente soddisfazione. Un ringraziamento va anche giustamente al sistema crediti-zio italiano, e in particolare le banche Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Banco di Napoli, Intesa San Paolo e BNL –BNP Paribas che hanno con noi un rapporto di costante fiducia fornen-do un fondamentale supporto finanzia-rio alla società.

Una azienda all’insegna del made in Italy?

La nostra flotta si attesta fra le Top Five delle aziende armatoriali italiane con una capacità di portata in tonnella-te pari ad oltre il 10 per cento del volu-me di stiva nazionale: siamo orgogliosi

di portare il vessillo italiano sui mari del mondo.

Quali i numeri dell’azienda di fa-miglia?

Nel 2010, con un organico di 450 persone, abbiamo movimentato oltre 30 milioni di tonnellate di carichi sec-chi e 10 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi con le 15 navi della flotta di proprietà, fra tanker e dry cargo.

A breve diventerà mamma anche la terzogenita, Manuela Bottiglieri, Consi-gliere d’Amministrazione, laureata cum laude in legge alla Luiss, responsabile del settore legale e moglie di Giorgio Avino, a sua volta responsabile del set-tore Dry Cargo Chartering della società MBA. Manuela è tra i più giovani mem-bri dell’AIDIM, l’Associazione Italiana di Diritto Marittimo che svolge in ambito nazionale i compiti di unificazione del diritto marittimo, nonchè degli usi e del-le pratiche del settore, attribuiti al Co-mitè Marine International(CMI), di cui costituisce la sessione italiana.

Manuela, quale è la chiave di suc-cesso di un’azienda familiare?

Nella nostra azienda familiare, la famiglia è intesa in maniera vasta: la realizzazione dei nuovi obiettivi azien-dali è stata raggiunta grazie anche alla virtuosa sinergia sviluppatasi tra i dipendenti del cantiere cinese Jiang-su Yangzijiang, il dipartimento tecnico guidato dal Fleet Manager Emmanuele Marrone, e dal direttore tecnico Nata-

le Brancaleone, due professionisti che collaborano con la nostra famiglia da oltre 25 anni, nonché dall’intero valido team dell’ufficio di Piazza Bovio.

Con una particolare attenzione alla salvaguardia ambientale…..

Essere annoverati tra i leader mon-diali del trasporto marittimo rispettando in pieno l’ambiente che ci circonda, rap-presenta un onere ed un onore. Qualità del trasporto, innovazione tecnologica, sicurezza degli equipaggi e dei carichi, affidabilità dei vettori e soddisfazione del cliente, senza mai perdere di vista l’ambiente, sono le priorità quotidiane della GBS. La flotta è composta da pe-troliere di ultima generazione, tutte a doppio scafo e di tipo Imo II, certificate sia dal Rina che dall’Abs.

Un ulteriore step forward è stato fatto ottenendo nel 2011 le certificazioni ISO 9001 nonché ISO 14001 e siamo grati al Rina (Registro Italiano Navale) per il sostegno e la collaborazione che ci fornisce costantemente.

Manuela, anche lei a breve diven-terà mamma: come si concilia la vita lavorativa con quella aziendale?

Sicuramente con grandi sacrifici, ma anche con spirito pratico: noi alla GBS abbiamo creato, per le donne dell’azienda, una nursery aziendale do-tata di ogni comfort che ci consente di tenere i propri figli accanto anche nelle ore lavorative.

Patrizia Lupi

Alessandra, Mariella e Manuela Bottiglieri

Page 12: 9settembre

10 - settembre 2011

armamento / porto&diporto

Deiulemar è un’azienda “glo-cal”, come dicono oggi gli economisti, con una indiscus-

sa rilevanza internazionale ma con un forte attaccamento al territorio, quello campano, che non fa perdere mai di vista all’azienda le realtà, ed anche le difficoltà, locali, in difesa dell’economia del territorio e dell’occupazione, non solo nel settore dello shipping o alber-ghiero, ma anche in altri come la can-tieristica.

E’ di qualche mese fa la notizia che la Deiulemar si diceva pronta a dirot-tare nel sito di Castellammare la co-struzione di sei navi bulk-carrier, pro-grammata in Asia, garantendo, così, allo stabilimento Fincantieri almeno quattro anni di lavoro. In cambio De-iulemar chiedeva garanzie concrete: “L’immediata firma dei pre-accordi, la possibilità di lavorare con prezzi com-petitivi, il rispetto dei tempi di conse-gna da parte del cantiere e soprattutto

che i lavori venissero esclusivamente eseguiti a Castellammare e non in altri stabilimenti Fincantieri”. Il gruppo DE-IULEMAR è nato nel 1967 dall’unione delle tre famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo le quali, con l’acquisto della loro prima nave “White Pony” ed un grande spirito di abnegazione al lavoro, inizia-rono una serie di successi commerciali che hanno consentito il continuo svilup-po del gruppo, attestandosi tra i leader mondiali del settore.

La Deiulemar Shipping S.p.A., So-cietà Amatoriale del gruppo Deiulemar, nasce nell’anno 2005 per affermarsi rapidamente nel ristretto gruppo delle società armatoriali leader nel trasporto di carico secco alla rifusa. Attualmente la società opera in traffici internazionali di merci alla rinfusa con una flotta di 16 navi di proprietà di tipo Bulk Carrier di varia stazza fra le quali Panamax, Ca-pesize e Kamsarmax, alle quali se ne aggiungono altre 50 a noleggio. Di re-

cente acquisizione la “Filomena Lem-bo”, una nave fino ad oggi noleggiata. Si tratta di una bulk da 82.500 tonnella-te. E’ la prima nave ad essere finanzia-ta dalla Banca della Campania (Grup-po Bper): un risultato non da poco se si considerano i tempi di magra. Altre Capesize sono in costruzione in Cina: due unità del tipo Bulk Carrier con por-tata di 176.000 ton di carico ciascuna che andranno ad incrementare consi-derevolmente il tonnellaggio annuo. Un’altra Kamsarmax è stata costruita dai cantieri giapponesi Tsunehishi. Tut-te le navi sono state costruite in colla-borazione e sotto la sorveglianza dei primari Istituti di Classifica, nel rispetto dei regolamenti vigenti, meritandosi le migliori annotazioni di classe. L’ammi-raglia della flotta, la “ Giuseppe Lem-bo”, con le sue 173mila ton di portata rappresenta l’unità più grande della flotta italiana. Grazie al lavoro ed alla dedizione dell’ufficio noleggio la flot-

Deiulemar, un armatore “glocal” a Torre del GrecoLa società armatoriale è leader nel trasporto

di carico secco alla rinfusa, ma non solo

Page 13: 9settembre

settembre 2011 - 11

Evoluzione del mercato dryIl vorticoso sviluppo industriale dei Paesi emergenti riflette un notevole

aumento della richiesta di materie prime. In particolare si nota che la Cina ha prodotto nel 2010 il 65% dell’acciaio mondiale e quest’anno prevede di in-crementare ancor di più tale produzione. Questo comporta un aumento delle importazioni di iron ore nel prossimo quadrimestre rispetto alle stime previ-ste con una positiva inversione di tendenza nel mercato. Ciò, nonostante il continuo aumento di nuove unità. Inoltre e’ da notare che il mercato indiano sta incrementando le importazioni, in particolare di “steaming coal” dal Sud Africa ed Indonesia, settore quest’ultimo, dove la Deiulemar è presente con diverse unità. Bisogna puntualizzare, in questo scenario globale, l’influenza negativa della speculazione finanziaria che sta interessando il prezzo medio del fuel combustibile per le navi. In particolare occorre considerare chenegli ultimi mesi ad un prezzo medio del barile a circa 85 USD corrisponde un prezzo medio del bunker per le navi intorno ai 650 USD/tonn. Tale dato, confrontato con i valori di alcuni mesi fa (ottobre/dicembre 2010), quando ad un prezzo medio del barile di 83/84 USD corrispondeva un prezzo medio del bunker per le navi di circa 450 USD/tonn, è la dimostrazione evidente di grossi movimenti speculativi in atto. Le regole del mercatosono dettate dai protagonisti maggiori. In questo momento storico dai paesi emergenti quali Cina, India e Brasile. C’è da chiedersi quale ruolo debbano assumere i pae-si occidentali per non limitarsi solo a constatare questi grandi movimenti.

nonché la certificazione ambientale ISO 14001 ha conseguito come prima società armatoriale in Europa la regi-strazione EMAS. Sta lavorando ad un progetto di integrazione dei vari sistemi

di gestione in atto (qualità, sicurezza, ambiente, salute e 231) per rendere l’applicazione degli stessi semplice ed efficace sia negli uffici di terra che a bordo delle navi.

La strategia di DEIULEMAR Shipping S.p.A è orientata alla completa integra-zione dei sistemi volontari di gestione in quelli già obbligatori, costituendo un unico Sistema di Gestione applicato

dalla società, a garanzia dell’efficienza, della qualità e del rispetto ambientale della propria attività.

Patrizia Lupi

Da sinistra in piedi Angelo Della Gatta e Leonardo Lembo,seduti Pasquale Della Gatta, Giuseppe Lembo e Michele Iuliano

ta ha trasportato nell’ultimo anno ben 50 milioni di tonnellate di merce. Ma anche se ne rimane il core business il trasporto di carichi secchi non è l’unico settore di attività del Gruppo Deiule-mar.

La crescente domanda di energia nel mondo ha spinto la Deiulemar Ship-ping S.p.A. ad affacciarsi nel settore del trasporto di gas liquefatto mediante l’acquisto di due gasiere, con capaci-tà di 4000 mc ciascuna. Un acquisto strategico per monitorare il mercato dall’interno ed affinare, eventualmente, nuove strategie di espansione. Ma non solo.

Altro settore in cui il Gruppo Deiule-mar è attivo è il “Real Estate” che con acquisizioni di immobili prestigiosi, cen-tri sportivi ed hotels costituisce per la società una fonte di investimento stra-tegico e di pregio. Recente l’accordo con Accor Hospitality, grazie al quale l’albergo Sakura, acquistato alcuni anni fa dall’imprenditrice italo-giapponese Dorotea Liguori, cambia proprietario e nome. Non più “Sakura” ma “Mercure Napoli - Torre del Greco” a sancirne l’inserimento nella catena Mercure del gruppo Accor che in Italia conta 21 ho-tel mentre nel mondo sono 690 distri-buiti in 59 Paesi.

Un altro albergo di circa 18mila mq, sempre della catena Accor, è ubicato nel centro storico di Torre del Greco, sulle ceneri del complesso immobilia-re ex Molini Marzoli. Conta 9 piani, 70 camere e 30 mini appartamenti di lus-so, ristorante, centro benessere e sala congressi: un investimento di oltre 30 milioni di euro che ha prodotto 40 nuovi posti di lavoro.

Tornando allo shipping, la flotta è ge-stita principalmente con proprie risorse e professionalità: una scelta che negli anni ha permesso un’attenta gestione dei costi rendendo la Società compe-titiva nel suo mercato oltre a far cre-scere professionalmente il personale che oggi riesce a gestire tutte le navi in ottemperanza alle normative nazionali ed internazionali. Anche oggi, attenta al mondo del lavoro sta investendo in risorse umane nazionali per implemen-tare il personale italiano a bordo per tutte le categorie, in particolare la bas-sa forza, ma anche ufficiali italiani che andranno ad incrementare la marineria nazionale. Obiettivo? In tempi di grave crisi occupazionale, creare occasioni per i giovani. La Deiulemar non guarda solo al risultato economico, come sul fronte dell’occupazione è impegnata già da diversi anni nella sicurezza e in un’attenta gestione ambientale delle proprie attività. Con il percorso intra-preso dalla società per l’ottenimento della certificazione del proprio Sistema di Qualità secondo la norma ISO 9001,

Page 14: 9settembre

12 - settembre 2011

armamento / porto&diporto

A dispetto del pe-riodo festivo il mercato dello

shipping italiano non ha lesinato novità nelle ulti-me settimane.

Due compagnie arma-toriali genovesi hanno festeggiato l’estate con la consegna di altrettante nuove navi. Energy Ship-ping, società nata come costola armatoriale del trader di carbone Energy Coal, ma ormai titolare di una propria autonomia operativa (i carichi della consorella rappresentano il 40% dei volumi traspor-tati), ha ‘ritirato’ presso i cantieri cinesi China CYC Shipping Group e Zhejiang Aoli Shipbuilding le due bulk carrier Sunro-se E (13.000 tonnellate di portata lorda) e Sundaisy E (15.300 tpl), concludendo così il ciclo di espansione della flotta cominciato nel 2009 con Sunflower E.

“L’idea sarebbe quella di impiega-re le navi nel mercato spot sulle rotte intra-Med, ma non escludo che po-tremmo prendere in considerazione eventuali offerte di time charter a lungo termine (1 anno) nel caso siano parti-

colarmente interessanti come avvenu-to per la Sunflower un paio d’anni fa” hanno spiegato i vertici societari Er-nesto Ascheri e Pietro Repetto. Pur in presenza di un mercato non esaltante, la strategia di crescita di Energy Ship-ping mira ad accrescere ulteriormente la flotta di proprietà (composta dalle tre navi succitate e da un’unità in joint con

un altro operatore, cui si aggiunge una dozzina di rinfusiere prese in char-ter a lungo termine). “Gli azionisti (principalmen-te le famiglie Ascheri e Messina con una quota in mano anche a Repet-to, ndr) sono concordi nel voler aumentare an-cora la nostra presenza nello shipping, cogliendo eventuali opportunità che si dovessero presentare sul mercato” ha rivela-to Repetto, managing director della società, precisando che il focus è su navi (una o due) ap-pena costruite o di età non superiore a tre anni. “La nostra attenzione è rivolta soprattutto a unità da 42.000 tonnellate di

portata, non ci interessa-no né panamax né altre

rinfusiere di portata maggiore”. Nell’ul-timo esercizio Energy Shipping ha mo-vimentato 6,5 milioni di tonnellate di rinfuse, soprattutto petcoke, carbone e antracite, fatturando circa 100 milioni di euro e prevedendo di aumentare i volu-mi nell’esercizio in corso grazie a nuovi accordi firmati con alcune raffinerie per il trasferimento di petcoke.

Ernesto Ascheri - Pietro Repetto (Energy Shipping)

Estate di lavoroper le shipping companies italiane

Page 15: 9settembre

settembre 2011 - 13

Page 16: 9settembre

14 - settembre 2011

Negli stessi giorni Premuda, società quotata che fa capo alla famiglia Rosi-na, ha preso in consegna – “con oltre tre anni e mezzo di ritardo rispetto agli accordi contrattuali iniziali!” ha sotto-lineato una nota ufficiale – Four Dia-mond, la prima unità handy bulk carrier da 34.000 tpl costruita dai cantieri vie-tnamiti del Gruppo Vinashin, di questi tempi in grande affanno per la crisi fi-nanziaria che li affligge. “Ciò lascia ben sperare per la consegna della secon-da unità (auspicabilmente intorno alla metà del 2012), anche se permango-no le ben note difficoltà finanziarie del cantiere e le problematiche connesse all’estensione della validità della refund guarantees” ha aggiunto il comunicato.

La compagnia genovese – che ha in costruzione ancora 3 bulker da 34.000 dwt, 2 panamax da 76.500 dwt e 2 suezmax tanker da 158.000 dwt (in partecipazione paritetica con il Gruppo Messina) – ha anche reso noti i risultati del primo semestre 2011, in cui ha re-gistrato una perdita di 833.000 euro (a fronte del profitto di 6.798.000 euro re-alizzato dodici mesi prima), a dimostra-zione della fase congiunturale negativa del mercato, con noli in tendenziale ribasso (-35% rispetto al primo seme-stre 2010), cui si sono aggiunti fattori contingenti come la debolezza del dol-laro e i 4,2 milioni di euro perduti per l’interruzione di 20 giorni nell’attività della FPSO Four Rainbow a causa del ciclone Bianca. E le previsioni sono a dir poco caute: Premuda ha infatti in-dicato che per i carichi liquidi le rate di nolo spot hanno registrato valori medi sensibilmente inferiori rispetto a quelli dell’esercizio precedente, sempre con un elevato grado di volatilità, e che il trend è proseguito all’avvio del se-condo semestre. Per quanto riguarda i carichi secchi si segnala un pesante calo rispetto alle medie del 2010 ed il secondo semestre si è avviato su livelli prossimi ai valori medi del primo seme-stre. Dunque il risultato finale dell’eser-cizio 2011 non si dovrebbe discostare da un sostanziale pareggio.

Rimanendo sul fronte newbuildings e sui problemi della cantieristica vietna-mita, Synergas, joint venture fra i grup-pi Cafiero-Mattioli e Zacchello, ha can-cellato l’ordine di due etileniere al can-tiere Bach Dang Shipbuilding Industry. Si tratta delle due unità da 4.500 metri cubi Syn Meissa e Syn Mirphak, pre-viste in consegna entro la fine dell’an-no a Synergas, che, però, a causa del grave ritardo accumulato ha deciso di annullare la commessa.

Ricco anche il capitolo vendite. Co-minciamo da Augusta Offshore, altra società del gruppo partenopeo Ca-fiero-Mattioli, che per un importo non precisato ha venduto l’AHTS (anchor handling tug supply) Asso Ventidue alla canadese Irving Transportation Ser-vices, che ne ha già cambiato nome (Atlantic Raven) e bandiera (da italiana a canadese). L’unità, salita agli onori delle cronache per il recente sequestro subito in Libia e risoltosi positivamente, è stata costruita in Danimarca nel 1999 ed è stata ceduta nell’ambito del rinno-vamento della flotta di Augusta Offsho-re, che si arricchirà l’anno prossimo di un’unità in costruzione presso il cantie-

re ravennate Rosetti Marino.La compagnia di Torre del Greco

RBD - Rizzo Bottiglieri De Carlini Arma-tori, inoltre, ha ultimato la cessione della bulker da 75.000 tonn. Maria Bottiglieri (costruita nel 1995) alla cinese Tianjin Changming Shipping. L’operazione dovrebbe esser stata conclusa per 17 milioni di dollari, mentre la nave è stata ribattezzata Dong Jiang Ming e ha già cambiato bandiera (da italiana a cine-se). Sempre RBD ha ceduto la newbu-ilding kamsarmax da 82.100 tonnellate di portata lorda in costruzione presso il cantiere giapponese Tsuneishi di Fu-kuyama. La nave, prevista in consegna entro fine settembre, è stata acquistata dalla compagnia greca Quintana Ship-ping, che l’ha ribattezzata Q Arion e vi ha issato bandiera maltese. Non è an-cora chiaro invece chi sia il comprato-re della petroliera da 150.000 dwt Eco Europa della genovese Carboflotta, da tempo al centro di una trattativa di ven-dita che, secondo rumor di mercato, si sarebbe conclusa con la cessione della nave ad armatori mediorientali per 13,7 milioni di dollari.

Andrea Moizo

Page 17: 9settembre

settembre 2011 - 15

Page 18: 9settembre

16 - settembre 2011

registri / porto&diportologistica / porto&diporto

Quattro studiVa delineandosi il Piano Nazio-

nale della Logistica che si è arricchito di ben quattro studi

presentati dal Sottosegretario Bar-tolomeo Giachino che ha chiamato a raccolta esperti, università e istituti di ricerca. Autori dei quattro volumi il CIELI-Università di Genova, ISPI-Poli-tecnico Torino, D’appolonia SpA di Ge-nova con la collaborazione del Gruppo Clas e, infine, Ernst&Young che ha sintetizzato gli studi di CERTeT, ISTIEE e SVIMEZ. “Una analisi dettagliata e il confronto con tutti gli attori del settore – sostiene Giachino - sono la base per la condivisione e l’attuazione del Piano Nazionale della Logistica”

Fra gli obiettivi del Sottosegretario e della Consulta che sta lavorando al piano c’è quello di renderlo operativo e di passarlo al CIPE per la program-mazione delle infrastrutture necessarie a dare gambe al sistema dei trasporti

italiano, con un risparmio di oltre 40 mi-liardi di euro nell’arco di 10 anni ed un contributo annuo al PIL pari allo 0,5%.

Innanzi tutto gli studi individuano 7 ambiti territoriali, o meglio piattaforme logistiche: Nord-Est, Nord-Ovest, Cen-tro Nord, centrale, adriatica meridiona-le, tirrenica meridionale, mediterranea meridionale (Sicilia e Sardegna). La pianificazione nelle sette piattaforme definisce prioritari gli interventi che garantiscono un’efficiente ed efficace rete di collegamento fra i territori. Si in-dividuano altresì interventi per evitare colli di bottiglia, per il completamento del Corridoio V, del collegamento con il Corridoio 24 e con il Corridoio I e quello adriatico baltico. Si punta inoltre ad interventi sui valichi e su quelle che sono considerate le porte di accesso ai mercati. Infine si guarda agli interventi sui principali nodi ferroviari e portuali, considerati strategici per i territori di ri-

ferimento. In questo quadro il sistema portuale

italiano viene ad assumere rilevanza particolare. Dall’esame della situazione emerge che è determinante sviluppa-re un modello di governance portuale efficiente ed efficace sia in termini di regolazione dei servizi che di program-mazione delle opere. Ma l’innovazione deve riguardare anche i processi di go-vernance logistici. Come? Attivando as-setti istituzionali in cui il rapporto Stato, Regioni ed Enti Locali viene rafforzato da agenzie territoriali (le sette piattafor-me interregionali) per il coordinamento e la programmazione delle scelte. Da qui l’idea di creare le FTL: Filiere Terri-toriali Logistiche.

Ma quali sono le principali criticità del Sistema Italia? In primo luogo il nostro Paese non dispone di operatori in grado di consolidare una massa cri-tica di volumi di merce tale da rende-

Page 19: 9settembre

settembre 2011 - 17

per il Piano Nazionaledella Logistica

re competitivo il trasporto intermodale su ferrovia (carichi bilanciati A/R). In secondo luogo i trasporti intermoda-li transalpini che collegano l’Italia con l’Europa hanno origine e si fermano a Nord, lungo una linea a settentrione del Po, dove sono collocati gli interporti e i terminal a partire da quelli di Novara, Gallarate - Busto, Melzo, Rho, Verona, Padova... Al Sud si utilizza in maggior parte la gomma. E per quanto riguar-da i porti? Gli scali italiani continuano a soffrire della concorrenza di quelli del northern range, in particolare di Anver-sa e Rotterdam. Quali i motivi? Oltre alle carenze infrastrutturali dei porti declinate più volte, in particolare per i fondali e per i collegamenti con i corri-doi europei, sono da sottolineare quelle dei servizi intermodali internazionali dai nostri porti verso il Nord Europa. I van-taggi dei porti nordeuropei rispetto ai nostri, si conoscono: hanno retroterra

pianeggianti, canali navigabili, fondali adeguati, servizi 24h, ma anche affida-bili operatori logistici a ridosso dei porti. Non è possibile quindi emularli pen-sando di poter sviluppare attualmente in Italia traffici per milioni di teu. I nostri porti devono adeguare le loro strutture a espansioni di mercato “ragionevoli”: ad esempio i porti tirrenici dovrebbero guardare alla regione milanese, alla pianura Padana e all’Italia centrale fino alla Svizzera, Austria, Germania meri-dionale, Francia orientale. Ma la vera competizione è tra filiere e non tra por-ti. Non basta avere piazzali e fondali, o una elevata resa, occorre elevata capacità di rotazione, dwell time non superiori ai 5 giorni e quindi servizi di collegamento via camion o via ferro-via in grado di far entrare ed uscire dal porto grandi volumi di merce in 24 ore. Cioè disporre di servizi intermodali in grado di costare di meno e di avere la

stessa frequenza dei servizi attuali da Rotterdam e Anversa. Al cliente finale interessa poco se un porto ha fondali, piazzali, reti telematiche, quel che con-ta è quanto gli costa la merce a desti-no e fare un benchmark tra quello che passa per il Nord e quello che passa per il Sud.

I ritardi del nostro sistema dei tra-sporti dipendono tutti dalla carenza di infrastrutture? In parte, ma non basta come motivazione se si considera che le imprese straniere della logistica rie-scono ad offrire servizi migliori pur uti-lizzando la stessa rete infrastrutturale. Su cosa puntare allora? Sull’eccellen-za dei servizi e su imprese capitalizza-te in misura adeguata a fronteggiare gli investimenti in innovazione, tecnologie e reti commerciali necessari per regge-re la concorrenza sul mercato. Senza dimenticare la Riforma della L. 84/94.

Patrizia Lupi

Page 20: 9settembre

18 - settembre 2011

logistica / porto&diporto

Devo essere sincero: se il Pia-no Nazionale della Logistica pensa di porre le basi del fu-

turo del settore attraverso i risultati a cui sono giunti i recenti studi penso che faremo ben poca strada. Penso che sia necessario conoscere bene una materia prima di disquisirne e franca-mente da quello che ho letto, ma sarà mia cura approfondire con la speranza di ricredermi, ritengo sia stata fatta un po’ di confusione. Mi spiego meglio, quando vedo citare, tra le criticità del sistema logistico italiano, il fatto che gli operatori non sono in grado di con-solidare una massa critica di volumi di merce tale da rendere competitivo il sistema intermodale (quindi la teorica responsabilità sarebbe degli operatori), si individua di fatto un effetto e non la causa del problema che invece è un’al-tra. Il problema sta nel fatto che l’Italia non possiede un sistema ferroviario in grado di competere dal punto di vista economico, organizzativo e strutturale con nessun paese europeo. Il traspor-to ferroviario, non certo per colpa degli operatori, quale componente del tra-sporto intermodale, vive di deficienze strutturali ed organizzative che non lo rendono “commercially actractive”. La gomma è, e resterà, a condizioni immu-tate, il principale strumento di trasporto delle merci.

Quando poi leggo che i porti italiani continuano a soffrire la concorrenza dei porti del Northern Range (Anversa e Rotterdam) per i seguenti tre motivi: perché i noli marittimi praticati dai no-stri armatori (quali nostri armatori? le shipping lines toccano i porti di tutto il mondo) sono tanto alti da rendere più economico sbarcare a Rotterdam piuttosto che a Genova o a Venezia, si dice una vera e propria sciocchezza. Se prendiamo i noli attuali, sia in import che export, sono esageratamente de-pressi e bassi non solo in Italia ma in buona parte dell’emisfero. Pensiamo ad un dato: un contenitore 40 piedi che viaggia per 26 giorni dall’Italia alla Cina, paga 250 € di nolo, una famiglia che va in Sardegna con macchina al seguito, viaggiando otto ore di notte, ne paga più del doppio. Ed il conto non cambie-rebbe se prendessimo ad esempio le quotazione dei noli dal Northern Ran-ge. Certo al Nord i servizi intermodali

sono più efficienti ma solo perché le politiche econo-miche e di investimento di quei paesi da 40 anni punta-no sulla ferrovia. Mentre nel Nord Europa oltre il 70% del-la merce viaggia su ferrovia, e la restante su gomma ed aereo, il rapporto in Italia è esattamente inverso circa il 90% della merce viaggia su gomma ed il restante 10% tra ferrovia e aereo che, guarda caso, sono settori dove, da parte dello Stato, si è sempre investito molto poco. ‘Dulcis in fundo’, quan-do leggo che sono assenti i servizi intermodali dai Nostri Porti verso il Nord Europa e questo ci farebbe perdere appeal, sorrido di nuovo. Ma quali traffici si pensa possa-no passare dall’Italia per rag-giungere il Nord Europa, che non possono raggiungerlo, con maggiori economie, direttamente?

Apprezzo gli sforzi del Sottosegre-tario Giachino nel cercare di far capire l’importanza della logistica e la sua rile-vanza per l’economia nazionale, il suo lavoro è encomiabile, però attenzione perché se questo messaggio – fonda-mentale per la crescita del paese – vie-ne veicolato attraverso studi che por-tano a certe conclusioni il rischio è di sbagliare completamente il bersaglio. E’ mia convinzione che uno studio ana-litico del settore non possa prescindere da una reale conoscenza della materia, sotto gli aspetti pratici, operativi e com-merciali. Le conoscenze teoriche sono un primo passo ma devono essere ve-rificate accuratamente prima di essere vendute come oro colato, altrimenti il rischio è di fare brutte figure, anche a livello internazionale.

La grande carenza del nostro Pae-se per quanto riguarda la logistica non è solo di ordine infrastrutturale ma è anche di ordine amministrativo e cul-turale. La nostra amministrazione non è business oriented, come invece è in tutti gli altri Paesi Europei, da noi la burocrazia sta soffocando ogni tentati-vo di ripresa ed allontanando gli inve-stimenti. Migliorare i servizi logistici, renderli celeri ed economici attraverso

una politica di semplificazione ammini-strativa, vuol dire aumentare la capa-cità produttiva del settore e dunque il nostro appeal commerciale rispetto ai traffici internazionali. E’ qui che si deve giocare la partita del rilancio della lo-gistica in Italia. A tal riguardo cito un esempio. La prima compagnia armato-riale al mondo, la Maersk, ha lanciato la scorsa settimana una nuova inizia-tiva sul mercato che certamente deve far riflettere. Ebbene la proposta che Maersk avanza è, in parole povere, la seguente: un rimborso alla propria clientela di 300 usd per contenitore, in caso di ritardi superiori a tre giorni nel transit time dal Far East verso l’Europa, una svolta epocale che non mira a far ricadere i costi dei disservizi sui clienti ma anzi a rimborsarli in caso di ritardi.

Chi è pronto, ad accettare una sfida come questa, che veramente servireb-be a migliorare le performances logisti-che, se la stessa sfida fosse accetta-ta da tutto il comparto delle logistica, amministrazione pubblica compresa? La nostra categoria lo è, quale altro soggetto lo potrebbe essere, magari la nostra pubblica amministrazione?

Piero LazzeriPresidente FEDESPEDI

Carenze infrastrutturalima anche culturali e amministrative

Page 21: 9settembre

settembre 2011 - 19

L’Italia rischia pregiudicare ancora di più il ruolo di piat-taforma logistica soprattutto per i traffici provenien-ti dal Medio ed Estremo Oriente se a questo asset

naturale di cui gode il nostro Paese non si accompagnano anche servizi efficienti di trasferimento delle merci. Nell’at-tuale dinamica degli scambi internazionali infatti, una posizio-ne geografica favorevole non è più elemento sufficiente per attrarre flussi commerciali.

In ciò il sistema Italia deve ancora fare i conti con pesanti carenze infrastrutturali, una complessità normativa che carat-terizza il settore dei trasporti che altri Stati membri dell’Unio-ne Europea nostri diretti competitor non hanno, e con forti ritardi nello sviluppo dell’intermodalità.

Il Piano della Logistica rappresenta uno strumento che, si auspica, metterà in moto i suddetti cambiamenti, tracciando le linee strategiche e le azioni da perseguire nel breve e me-dio periodo per aumentare la competitività del nostro Paese a livello internazionale.

Tra queste azioni, lo sportello unico doganale assume si-curamente un ruolo di vitale importanza, però non bisogna caricare di eccessive aspettative questo strumento. Esso da solo infatti, non risolve i problemi oggi esistenti soprattutto nei porti italiani, tenuto conto anche del fatto che la sua messa in opera richiede tempi di attuazione abbastanza lunghi. Ciò che invece può essere realizzato subito è il cosiddetto “one-stop-shop” cioè l’esecuzione in forma integrata dei controlli sulle merci da parte dei vari enti a ciò deputati, dogane com-prese. In Italia infatti, a differenza di altri paesi dell’Unione, esistono ben 18 organismi controllori, che spesso si sovrap-pongono nell’esecuzione delle verifiche, dilatando i tempi di svincolo delle merci. Occorre fare in modo di assicurare il dialogo fra tali enti, in modo che agiscano in maniera coor-dinata e che lo sdoganamento delle merci venga assicurato in tempi brevi. Per far ciò è necessario attivare il cosiddetto “pre-clearing”, ossia l’anticipazione della trasmissione delle informazioni relative all’arrivo od alla partenza delle merci al fine di consentire analisi dei rischi anticipate.

Bisogna tra l’altro considerare che l’Italia fa parte di un contesto all’interno del quale operano 27 paesi, con un unico confine, ma che cela al proprio interno realtà socio-econo-mico profondamente diverse. Non è più concepibile quindi una concentrazione di controlli alla frontiera, i quali provo-cherebbero solo intralci all’entrata ed all’uscita delle merci nel nostro territorio, e ciò evidentemente a vantaggio di altri Stati membri. Occorre dislocare quindi spostare quanto più possibile i controlli sul territorio.

Giovanni De MariPresidente Consiglio Nazionale

Spedizionieri Doganali

Controlli integrati sulle merci

Desidero formulare alcune considerazioni inerenti il dibattito in corso sul Piano Nazionale della Logisti-ca: condivido innanzitutto l’importanza di suddivi-

dere il territorio in ambiti territoriali o piattaforme logistiche. La geografia del nostro territorio impone di avere strutture locali integrate, porti, piattaforme logistiche e snodi ferroviari o stradali. Per un veloce flusso dei traffici verso le piattafor-me logistiche interne è indispensabile un collegamento fer-roviario intermodale. A questo proposito non si vede alcun intervento per il miglioramento della rete ferroviaria merci. Per quanto riguarda il processo di governance si tende a creare ulteriori organismi che andrebbero a sovrapporsi ad enti e auto-rità già esistenti, le FTL. Potrebbe essere una proposta interes-sante a condizione che gli operatori logistici ne facessero parte. I volumi di traffico per la formazione dei treni Sud-Nord (e viceversa) ci sono, mancano i servizi ferroviari e soprat-tutto la volontà di Trenitalia di sviluppare il settore cargo. La concorrenza dei porti del Nord Europa deriva essen-zialmente da motivi di efficienza, di velocità, e di assen-za di burocrazia. Si continua a sbandierare il fantomati-co sportello unico delle Dogane, ma questo verrà (se) tra anni. In più si continuano ad emanare norme estrema-mente restrittive per i nostri operatori, quali ad esempio le ultime disposizioni in materia di utilizzo dei depositi fiscali. Far arrivare i contenitori dai Porti del Nord Europa è più co-stoso che utilizzare i porti italiani, ma i tempi di resa sono migliori. Le imprese italiane della logistica hanno livelli di assoluta efficienza in quanto riescono ad essere com-petitive nonostante le difficoltà strutturali, burocratiche e doganali che i concorrenti del Nord Europa non hanno. Non mi trova d’accordo l’affermazione che le grosse impre-se straniere riescono ad essere più efficienti di quelle ita-liane. L’efficienza non viene determinata dalle dimensioni dell’azienda e a parità di infrastrutture le Piccole e medie aziende possono fornire servizi più personalizzati e specializ-zati. E comunque dobbiamo ricordarci che la forza del nostro Paese è il patrimonio di imprenditorialità costituito dalle PMI. Occorre creare le condizioni (esempio reti di impresa) per far si che le PMI riescano a formare reti e sinergie poiché la ripresa economica può avvenire unicamen-te soltanto mediante un rafforzamento di queste ultime. In sintesi:-Riduzione delle formalità burocratiche-Servizi intermodali efficienti-Integrazione tra porti e retroterra - anche come “territori” do-ganali-Infrastrutture adeguate

Riccardo Fuochi Presidente Confapi Trasporti

Piattaforme logistiche

Page 22: 9settembre

20 - settembre 2011

crociere / porto&diporto

Dal 1997, anno in cui Costa Crociere è stata acquistata da Carnival Corporation, la

crescita della compagnia genovese è stata inarrestabile. Oggi Costa Crocie-re S.p.A., che controlla anche i marchi AIDA Cruises e Iberocruceros, è una società leader nel suo campo in Euro-pa e può contare su un fatturato con-solidato a fine bilancio 2010 di quasi tre miliardi di euro con 2,15 milioni di passeggeri trasportati.

Questi risultati erano davvero impen-sabili solo quindici anni fa, quando la sua flotta contava ancora poche navi e il boom delle crociere nel Mediterraneo non era ancora esploso. Oggi i risultati parlano da sé: se il mercato crocieristi-co in Europa nel 2010 è cresciuto del 10%, Costa ha ottenuto un incredibile +18% sul totale degli ospiti movimen-tanti rispetto al 2009.

Il nuovo millennio si era aperto con la

consegna di Costa Atlantica, realizzata da Kvaerner Masa Yards nel suo sta-bilimento di Helsinki, seguita poi dalla sorella Costa Mediterranea completata sempre in Finlandia nel 2003. Queste due splendide navi hanno inaugurato il piano di sviluppo previsto dalla casa madre Carnival Corporation, che ha portato in dote come architetto per tut-te le nuove costruzioni l’eclettico Joe Farcus, ideatore degli interni di tutte le nuove unità.

Il rinnovamento della flotta ha portato alla dismissione nel 2002 della vecchia Costa Riviera e alla creazione di una vera e propria partenship con Fincantie-ri per lo sviluppo di nuove navi. Quindi dopo la parentesi finlandese e ancora prima quella tedesca per la realizzazio-ne di Costa Victoria e Costa Olympia (poi non completata con i colori Costa), si rinsaldava il legame tra due marchi di eccellenza del “Made in Italy”. Questo

rapporto, interrotto all’inizio degli anni ’90 dopo la realizzazione di Costa Clas-sica e Costa Romantica, ripartiva dallo storico cantiere di Sestri Ponente e si concretizzava con la consegna a fine 2003 di Costa Fortuna. Questa nave, sviluppata sulla piattaforma “Destiny”, è stata subito un successo con i suoi interni dedicati alle navi passeggeri più celebri della storia della marineria ita-liana. Sempre a Sestri sono nate prima Costa Magica (2004), sorella di “For-tuna” e poi Costa Concordia (2006), Costa Serena (2007) e Costa Pacifica (2009): quest’ultime tre erano un al-lungamento delle due navi precedenti con delle nuove soluzioni per renderle adatte alla navigazione in Mediterra-neo anche d’inverno. Successivamen-te la realizzazione delle nuove navi Co-sta è stata trasferita nello stabilimento Fincantieri di Venezia-Marghera dove sono nate due unità che rappresentano

Costa Crociere

Page 23: 9settembre

settembre 2011 - 21

l’offerta di alta gamma del gruppo ge-novese: Costa Luminosa (2009) e Co-sta Deliziosa (2010). Queste due navi, sviluppate sulla piattaforma “Vista”, hanno avuto un successo straordinario grazie alle classe dei loro interni che le rendono oggi le navi più lussuose e prestigiose della flotta, anche se non le più grandi.

Ma ora veniamo al presente, a que-sto 2011 dove Costa Crociere è più che mai sulla cresta dell’onda. Sicuramente l’evento più importante è stata l’inaugu-razione di Costa Favolosa; realizzata sempre nel cantiere veneziano, è un upgrade della classe “Concordia” con un nuovo lido scoperto a poppa e una nuova area bambini. La prima presen-tazione al pubblico di questo nuovo gioiello è avvenuta in grande stile in occasione della Notte Rosa a Cattolica lo scorso primo luglio; “Favolosa” si è presentata in tarda serata sulla Riviera

Romagnola dov’è stata onorata da uno spettacolo pirotecnico accompagnato dalle note di “Amarcord” per ricreare per una notte il sogno felliniano del passaggio del Rex lungo le coste tanto care al celebre regista.

La notte successiva invece ha avuto luogo la cerimonia di battesimo a Trie-ste; mai un evento simile aveva avuto luogo nella città giuliana. La manife-stazione, facente parte del ciclo degli eventi dedicati ai 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato uno splendido omaggio a questo importante compleanno della nostra Patria e all’ingegno italiano che ha permesso la realizzazione di questo colosso.

Il mese di luglio si è poi concluso con il varo tecnico a Marghera di Costa Fa-scinosa, sistership di “Favolosa”, altro gioiello da circa 510 milioni di Euro che entrerà in servizio nel maggio del pros-simo anno.

E le sorprese di questa estate non sono ancora infatti finite, solo pochi giorni dopo un altro importante annun-cio veniva fatto congiuntamente da Co-sta e Fincantieri: le due società hanno raggiunto un accordo per costruire una nuova nave da crociera da 132.500 tsl. Quest’ultima, che sarà un’evolu-zione della classe “Dream” realizzata per Carnival, sarà la più grande nave battente bandiera italiana ed entrerà in servizio nell’ottobre del 2014. La nave disporrà di 1.854 cabine per un totale di 3.700 letti bassi (inclusi i letti extra potrà ospitare 4.928 passeggeri) e il costo unitario per “lower bed” sarà di circa 150.000 euro. Questa sarà la decima nave ordinata da Costa a Fin-cantieri dal 2000 per un investimento complessivo di oltre 5 miliardi di euro: soprattutto in questo periodo di crisi questa rappresenta una boccata d’os-sigeno per il colosso cantieristico trie-stino. Però il contemporaneo annuncio dell’assegnazione a Mitsubishi Heavy Industries della commessa di due navi da 125.000 tsl per la controllata AIDA ha lasciato l’amaro in bocca in molti a Trieste.

Infine per quel che riguarda le navi entrate in flotta all’inizio degli anni ’90 si è deciso un radicale refitting per “Classica” e “Romantica”. I lavori sulla prima avranno luogo alla fine del 2012, mentre quelli sulla seconda si svolge-ranno quest’autunno presso i cantieri San Giorgio del porto di Genova. Sa-ranno dei lavori radicali dal costo com-plessivo di 90 milioni di euro che alla fine permetteranno a Costa di rimettere sul mercato una nave quasi nuova che appunto verrà ribattezzata Costa neo-Romantica.

La raffinatezza dei nuovi interni concepiti da Tillberg Design e Syntax rappresenta una garanzia di succes-so: sarà un’occasione per raggiungere anche quei potenziali clienti che non si ritrovavano nello stile Farcus.

Per quel che riguarda invece le “pic-cole” della flotta, Costa Marina è stata venduta e lascerà i colori Costa il pros-simo novembre, mentre Costa Allegra è in attesa di compratori. Per le crocie-re nel Mar Rosso quindi verrà trasferita dalla controllata Iberocruceros la picco-la Grand Voyager. Ricordiamo che già altre navi girate da altre compagnie del gruppo Carnival hanno navigato per alcuni anni con i colori Costa: Costa Tropicale (2000-2005) e Costa Europa (2002-2010).

Sembra davvero che lo sviluppo della compagnia guidata da Pier Luigi Foschi non abbia più intenzione di arrestarsi; il futuro di Costa Crociere si preannuncia ricco di nuovi successi.

Matteo Martinuzzi

avanti tutta

Page 24: 9settembre

22 - settembre 2011

infrastrutture / porto&diporto

A pprovato il 30 agosto scorso, il nuovo Piano operativo trien-nale darà al porto di Taranto

un’impronta diversa, articolata su due direttrici a medio e breve termine, se-condo le indicazioni del neo presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete. Sen-za trascurare la vocazione industriale, e neppure tutte le possibilità di sviluppo in accordo con lo scalo di Brindisi, l’av-vocato Prete è pronto a scommettere anche sul settore commerciale. “Partia-mo implementando il settore industria-le – spiega il presidente dell’Authority – ma l’idea è quella dello sviluppo in-sieme ai terminalisti e con chi gestirà la piastra logisitica. Stiamo ridisegnando il futuro del porto: il nostro obiettivo è quello di diventare un gate europeo di importanza strategica”. Obiettivo ambi-zioso che Prete intendere raggiungere proprio grazie agli indirizzi con cui ha stilato il Pot. Il documento, previsto dalla legge 84 del 1994 che regola le Autorità portuali, è stato approvato con 19 voti favorevoli su 20. “Il piano, infatti, è stato strutturato inquadrando il con-testo geo-economico (internazionale, nazionale, mediterraneo e regionale) e lo scenario di riferimento dei traffi-ci marittimi in cui il porto di Taranto è chiamato ad operare”. Far diventare quello di Taranto un porto di terza ge-nerazione, cioè una infrastruttura che vada oltre le prestazione connesse allo sbarco/imbarco delle merci e che sia in grado di offrire il ciclo completo dei servizi nell’ambito della catena logisti-ca, sarà possibile solo con un insieme di attenzioni rivolte a tutti i settori. Que-sto, secondo l’Authority, consentirà di aumentare l’import/export a vantaggio

dell’economia regionale: Taranto in-somma, non si limiterà al transhipment ma è pronta ad aprirsi a nuove aree di affari. Senza trascurare limiti e proble-matiche dello scalo, il Pot pone obiettivi precisi: dare soluzione alle problemati-che connesse al coordinamento tra le pubbliche amministrazioni operanti in porto; individuare adeguate soluzioni e sistemazioni anche logistiche per colo-ro che operano in condizioni precarie; investire in iniziative eco sostenibili; investire in moderne tecnologie per abbattere tempi, costi ed accrescere le rese; amplificare la visibilità del por-to con la maggiore presenza dell’AP in contesti internazionali specializzati; supportare la formazione/istruzione in materia di shipping e logistica. In-vestire quindi sui giovani del territorio jonico affinchè Taranto diventi una città portuale e non più solo una città con il suo porto; migliorare il rapporto porto/città con iniziative socio-culturali che coinvolgano la collettività su tematiche afferenti la portualità; implementare i servizi offerti agli operatori; fare siste-ma con altre realtà (altri porti pugliesi, aeroporto Grottaglie, RFI); ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili (aree libere, banchine, ecc.); creare le con-dizioni affinchè gli operatori svolgano al meglio le proprie attività e possano impegnare fruttuosamente le proprie risorse. La progettualità a medio ter-mine si concentrerà sulla realizzazione di quelle infrastrutture funzionali allo sviluppo come l’ampliamento del quar-to sporgente o la piastra logistica che ha ottenuto i finanziamenti per essere finalmente realizzata. Poi sono stati in-dividuati i piccoli problemi che in breve

tempo dovranno essere risolti. Si trat-ta di un vero e proprio miglioramento dei servizi portuali. Per realizzarlo il presidente Prete avvierà a breve uno studio comparativo che, partendo dal-la conoscenza degli altri porti europei, possa offrire spunti ed idee per miglio-rare quello di Taranto. “Non possiamo certo limitarci a guardare i porti africani – precisa Prete – dobbiamo, al contra-rio, focalizzarci su chi è riuscito prima di noi a rendere efficienti i propri scali e studiarne le strategie. In questo modo potremo migliorare davvero”. Attenzio-ne massima sarà rivolta alla gestione integrata dei porti con Brindisi e Bari: insieme ai colleghi pugliesi, infatti, sarà presto avviata una serie di incontri per programmare in sinergia la promozione degli scali.

Francesca Cuomo

Porto di terza generazione l’obiettivo dell’AP di Taranto

Sergio Prete

Page 25: 9settembre

agosto 2011 - 23

infrastrutture / porto&diporto

Sun Sea a Salernofesta per celebrare il portoUn sistema portuale moderno,

competitivo, dinamico. La celebrazione del Sea Sun,

festa annuale del mare organizzata dall’Autorità Portuale di Salerno, è sta-ta un’ottima occasione per evidenziare lo stato di salute del Porto di Salerno. Una due giorni di incontri, spettacoli, eventi sportivi, enogastronomici con il porto che apre le porte alla città men-tre la città continua a scoprire ed ap-prezzare sempre di più una delle sue principali risorse. Il Porto di Salerno ha visto migliorare negli ultimi trimestri sia le percentuali di movimentazione mer-ci sia il transito di passeggeri. “Merito della centralità dello scalo – ha rimar-cato il presidente dell’Autorità Portuale Andrea Annunziata – e degli importanti interventi infrastrutturali che stiamo realizzando per potenziare le banchi-ne, aumentare la safety e la security, ottimizzare le procedure operative. Un lungo elenco di lavori in corso a partire dal consolidamento del Molo Trapezio levante e testata Molo Manfredi che saranno completati entro la prossima primavera”. In fase di avanzata pro-gettazione o di gara d’appalto sono invece: il prolungamento dello stesso

Molo Manfredi, l’escavo dei fondali e la modifica dell’imboccatura del porto, la realizzazione di un sistema di accosto ed ormeggio per l’attracco di navi ro-ro pax al molo di sottoflutto, il potenzia-mento dell’impianto idrico, antincendio e di pubblica illuminazione. Nei mesi scorsi sono stati completati gli interventi per la riconfigurazione e riallineamento della scogliera antistante la spiaggia di Santa Teresa, la pavimentazione della banchina Trapezio e del Molo Ponente. Sullo sfondo il rivoluzionario cantiere Salerno Porta Ovest che modificherà completamente i sistemi di accesso/uscita dall’area portuale dotandola finalmente anche di un retroporto at-trezzato. Questi lavori d’adeguamento e potenziamento stanno rendendo lo scalo sempre più interessante per le grandi compagnie di navigazione e di trasporto merci. Un dato evidenziato nell’intervento di numerosi addetti ai la-vori intervenuti nel corso della manife-stazione per rimarcare il recupero della risorsa mare che vede nella comunità portuale, in sinergia con le istituzioni, uno dei soggetti principali. Molto inte-ressante anche il dato sulla qualità e competenza professionale degli addetti

ai lavori. Sono sempre di più i laurea-ti salernitani d’eccellenza che trovano collocazione occupazionale nell’ambito del comparto portuale. “Lungo sette chilometri di costa – ha ricordato il Sin-daco di Salerno Vincenzo De Luca al-largando lo sguardo a tutto il litorale del capoluogo – abbiamo una concentra-zione di cantieri ed investimenti di valo-re internazionale. Salerno Porta Ovest, la Stazione Marittima di Zaha Hadid, la Piazza della Libertà, il lungomare e le Vele di Ricardo Bofill, il Polo Nautico di Pastena, il rinascimento del litorale ed i lavori di protezione idrogeologica della costa, il Marina d’Arechi Village che il gruppo Gallozzi ha affidato a Santiago Calatrava, il Parco Marino di Rui San-chez. Le opere ormai cominciano a prendere forma e sono davvero spet-tacolari. Nel giro di pochi anni divente-ranno da sole attrazioni internazionali mentre crescono i flussi dei viaggiatori che giungono e restano in città come è successo quest’anno per le crociere. I viaggiatori di MSC, Royal Carribean, Costa hanno superato quota centomila e moltissimi sono rimasti in città per le loro escursioni e lo shopping”.

Peppe Iannicelli

Page 26: 9settembre

24 - settembre 2011

infrastrutture / porto&diporto

Un’analisi della situazione dei traffici marittimi nel Mediterra-neo, ed in particolare di quel

rilevante segmento di mercato rap-presentato dai servizi RO-RO e dalle “Autostrade del mare”, deve necessa-riamente partire dallo scenario di riferi-mento che non è, per così dire, dei più tranquilli: perdura infatti la grave crisi di livello globale che ha scosso le princi-pali economie mondiali, dagli Stati Uniti all’Europa, innescando a macchia d’olio preoccupanti processi recessivi che, ovviamente, non possono non incidere sulle dinamiche del traffico marittimo; a questo quadro generale, si sono poi aggiunte le recenti ed estese turbolen-ze politiche nella sponda Sud del Me-

Prospettive di sviluppodelle Autostrade del Mare

diterraneo, dalla “primavera araba” che ha rovesciato regimi apparentemente inamovibili, come in Egitto e Tunisia, alla insurrezione e poi al conflitto inter-nazionale in Libia.

Il nostro Paese, a sua volta non po-teva certo rimanere immune di fronte a questi rivolgimenti; le sue persistenti fragilità strutturali, le imprevidenti poli-tiche di spesa pubblica che non sono solo di oggi ma vengono da lontano, un modello di sviluppo con evidenti di-storsioni (basti pensare, per rimanere nel nostro campo, al grave squilibrio modale dei trasporti che ha fortemente privilegiato la strada rispetto alla moda-lità marittima ed alla ferrovia) tutti que-sti elementi hanno alimentato in questi anni lo spaventoso “moloch” del debito pubblico; nelle scorse settimane, sia pure un po’ affannosamente, è stato messo in campo uno sforzo imponente, richiedendo al Paese pesanti sacrifici per avviare il risanamento delle finanze pubbliche e mettersi al riparo dalle in-

cursioni della speculazione finanziaria internazionale.

Sono ottimista di natura e quindi convinto che ce la faremo a turare le falle ed a rimettere la nave in linea di galleggiamento; ma poi, ecco il punto, occorrerà rimettere in moto le eliche, ri-prendere la navigazione, con una forte spinta propulsiva: si tratterà cioè, fuor di metafora, di uscire dalla stagnazio-ne, di innescare i meccanismi della

crescita economica, affrontando con nuova lena, come sistema – Italia, la competizione internazionale.

E allora il comparto dei trasporti, il cluster marittimo – portuale, la logistica saranno chiamati a dare un contributo essenziale; credo che sia importante avere questa consapevolezza proprio ora, cioè nel punto più basso della crisi, per mettersi al lavoro, per ribaltare po-sitivamente le difficoltà in occasioni ed opportunità di crescita e sviluppo.

In quest’ottica sono destinati ad au-mentare allora gli spazi di mercato per i servizi RO-RO, che del resto hanno già fronteggiato meglio l’attuale con-giuntura con una flessione più conte-nuta rispetto ai containers; il combinato strada – mare offre infatti una maggiore flessibilità ed una più rapida capacità di adattamento alle fluttuazioni della do-manda di merci.

Le prospettive di sviluppo a breve e medio periodo delle Adm, sono state evi-denziate dai due più importanti Progetti

comunitari conclusi di recente (“East Med MoS” al quale hanno partecipato Italia, Grecia, Malta, Cipro e Slovenia e “West Med Corridors” che ha visto come partners Italia, Spagna, Francia e Malta; tali Progetti hanno portato alla elaborazione di due master-plan delle “Autostrade del Mare”, rispettivamente per il quadrante orientale e per quello occidentale del Mediterraneo, nei quali

sono stati individuati 9 Corridoi di svi-luppo delle “Autostrade del Mare” per “East Med” soprattutto sulla direttrice adriatico-ionica e 4 Corridoi nel Proget-to “West Med” che si raccordano anche con i Corridoi terrestri e ferroviari della Rete TEN-T come il Corridoio n. 1 Ber-lino - Palermo ed il Corridoio dei due Mari Genova - Rotterdam.

Vorrei citare qualche dato significa-tivo contenuto nel progetto “West Med Corridors”.

- un’analisi dei dati storici nel perio-do 2001-2009 evidenzia che il traffico rotabile è cresciuto di circa il 40% e se consideriamo come riferimento il 2007 – cioè prima della crisi finanziaria mon-diale – l’incremento è di oltre il 57% ri-spetto al 2001;

- il volume di traffico rotabile, in en-trata e uscita, è passato da 2,4 milioni di veicoli pesanti nel 2001 a 3,6 milioni nel 2007, con un incremento di 1,2 mi-lioni di unità in 6 anni.

E’ stato anche delineato lo scenario

Page 27: 9settembre

settembre 2011 - 25

di sviluppo al 2020 per i Corridoi ed i clusters portuali del “West Med” con previsioni di crescita che si attestano in un range compreso tra il 4,2% annuo (scontando ancora gli effetti della cri-si) ed il 7,5% (collocandosi in un’ottica post-crisi).

In termini assoluti, la crescita stimata del carico rotabile per il decennio 2010-2020 va da un minimo di 1.100.000 veicoli trasportati (sia RO-RO che RO-PAX) ad una previsione più ottimistica di 2,3 milioni di veicoli per un valore complessivo, nei 4 Corridoi considerati dallo Studio 2West Med”, di 4,2 milioni di veicoli pesanti trasportati.

Il trasporto marittimo a medio/corto raggio è destinato dunque a crescere notevolmente soprattutto nel contesto infra - mediterraneo ed in particolare nell’interscambio sulla direttrice Nord-Sud, cioè nel collegamento tra i mercati dell’Europa comunitaria ed i Paesi del-

la sponda Sud del Mediterraneo impe-gnati peraltro in massicci investimenti infrastrutturali proprio nelle piattaforme portuali e logistiche.

E’ importante allora che, nell’ambito del processo, ormai avviato, di revisio-ne delle Reti TEN-T, si dia priorità alla proiezione esterna delle stesse Reti TEN e quindi alla loro connessione con le infrastrutture di trasporto dei Paesi extra UE, in particolare nell’area medi-terranea.

Se questo è il più generale quadro di riferimento, il sistema logistico italia-no, ed in particolare il cluster marittimo – portuale, è chiamato ad una sfida importante; per non perderla occorre mettere mano con urgenza a tre nodi cruciali: un efficace quadro di program-mazione, l’adeguamento degli assetti istituzionali ed operativi in particolare delle Autorità portuali, l’attivazione di idonei meccanismi di finanziamento in modo da superare le persistenti caren-ze infrastrutturali. Penso, in particolare,

alle forti criticità del cosiddetto “ultimo miglio”, cioè dell’interconnessione tra i nodi portuali e le reti terrestri e fer-roviarie; si tratta infatti di un fattore di debolezza del sistema che condiziona pesantemente l’accessibilità dei porti e dunque la fluidità dei flussi di traffico, condizionando in definitiva la stessa appetibilità della scelta marittima da parte degli operatori dell’autotrasporto.

Sono interventi che richiedono una mole rilevante di investimenti per i quali è indispensabile – come dicevo - l’atti-vazione di adeguati meccanismi finan-ziari, con un approccio innovativo che superi vecchie impostazioni incentrate sul solo investimento pubblico per le grandi opere infrastrutturali; i persi-stenti vincoli di bilancio e le difficoltà di finanziamento delle Autorità portuali fanno si che l’unica via percorribile sia ormai quella del partenariato pubblico

– privato.La mano pubblica dovrà definire le

scelte strategiche, il contesto normati-vo ed amministrativo in grado di assicu-rare procedure trasparenti e certe nella tempistica mentre l’iniziativa privata – avvalendosi anche del supporto delle grandi istituzioni finanziarie internazio-nali e del sistema bancario – dovrà ap-prestare i capitali occorrenti, trovando le sue convenienze ed il ritorno degli investimenti nella gestione delle infra-strutture e dei sistemi logistici.

La questione del reperimento di un adeguato volume di risorse per far cre-scere il posizionamento competitivo dei nostri porti rimane dunque decisiva; ma accanto ad essa vi è la necessità di ca-ratterizzare diversamente il ruolo e le funzioni delle A.P. facendone sempre più veri e propri players del ciclo logisti-co globale, cioè soggetti attivi ben oltre la cinta doganale dei porti, in grado di coordinare e mettere a fattor comune le iniziative, gli investimenti, le diverse

presenze operative nella più comples-siva catena multi – modale.

C’è da domandarsi se la riforma del-la legge 84, che si trascina da anni al Senato, sia ancora in grado di dare risposte adeguate a queste esigen-ze; si tratta di un “cantiere” legislativo da troppo tempo aperto, ingenerando così incertezze tra gli operatori circa lo

stesso futuro delle A.P. E’ auspicabile dunque che si giunga presto a chiuder-lo questo cantiere, ed a mio personale giudizio – oltre a risolvere il punto cru-ciale dell’autonomia finanziaria delle A.P. - occorrerà individuare soluzioni nuove e più avanzate circa gli assetti istituzionali ed operativi riguardanti la “governance” dei nostri porti.

Accanto agli aspetti finanziari e nor-mativi, il terzo, decisivo passaggio è poi quello di disporre finalmente di un efficace quadro di programmazione nel quale collocare le diverse azioni a so-stegno del sistema dei trasporti e della logistica; dopo i diversi infruttuosi ten-tativi del passato, abbiamo ora definito – grazie all’appassionato impegno del Sottosegretario Giachino – un Piano nazionale della logistica che ha deline-ato una efficace diagnosi delle criticità esistenti e delle linee d’azione da intra-prendere; ora bisognerà passare alla fase attuativa sottoponendo il Piano al CIPE, come è stato preannunciato, in

Tommaso Affinita

Page 28: 9settembre

26 - settembre 2011

modo da apprestare le necessarie co-perture finanziarie, fermo restando – lo si è detto in precedenza – l’indispen-sabile coinvolgimento di risorse private per i grandi investimenti da mettere in campo.

Infine, a sostegno delle Adm, sarà importante la leva degli incentivi in gra-do di orientare e sostenere le scelte del mercato e degli operatori. Da questo punto di vista, mi preme ricordare an-cora una volta come sia stata positiva l’esperienza italiana dell’Ecobonus, un incentivo che ha sollecitato gli opera-tori a privilegiare l’utilizzo della moda-lità marittima; l’Ecobonus è gestito da RAM Spa per conto del Ministero delle Infrastrutture, attraverso una strumen-tazione particolarmente agile dal punto di vista operativo che ha consentito di mettere a disposizione dell’auto-tra-sporto, ed indirettamente degli armato-ri che hanno creduto nelle “Autostrade del Mare”, un significativo volume di risorse (circa 170 milioni di Euro per il triennio 2007-2009, cui si aggiungono i 30 milioni stanziati per il 2010 in modo da dare continuità a questo incentivo).

Vorrei richiamare solo qualche dato più significativo circa l’esperienza at-tuativa dell’Ecobonus; a cominciare proprio dalla sua natura di “bonus” am-bientale, concepito per attenuare l’im-patto del trasporto su gomma offrendo una valida alternativa marittima: ebbe-ne, nel recente Rapporto che RAM ha

predisposto per il Ministero, risulta con molta chiarezza che, nel triennio di ap-plicazione dell’incentivo, l’utilizzo delle Adm in luogo del trasporto terrestre ha consentito una rilevante riduzione dei costi sociali ed ambientali (in termini di minor congestione della rete stradale, di contenimento dei consumi energe-tici, di più ridotta incidentalità) con un rapporto da 3 ad 1; in altri termini, i costi ambientali e sociali complessiva-mente sostenuti utilizzando le vie del mare sono risultati di 0,137 x Km contro 0,379 x Km se gli stessi viaggi fossero avvenuti via terra: in valori assoluti, 535 mln il costo su gomma contro 124 mln attraverso le Adm.

Vorrei infine sottolineare che – no-nostante la crisi – il numero dei viaggi sulle rotte nazionali e comunitarie che usufruiscono dell’Ecobonus è cresciu-to nel 2008 rispetto al 2007 (489.000 contro 461.000) e per il 2009, è rimasto sostanzialmente invariato (479.000); i primi dati che stiamo elaborando circa le istanze per il 2010 confermano que-sto trend.

Dunque l’Ecobonus ha rappresentato uno strumento importante per aiutare il mondo dell’autotrasporto, e quindi an-che l’armamento, a meglio fronteggiare l’impatto di una congiuntura straordina-riamente difficile.

Sarebbe auspicabile uno sforzo per rifinanziare anche l’annualità 2011, in attesa di pervenire poi ad un Ecobonus

comunitario; sappiamo che gli Uffici e le Agenzie della Commissione Europea stanno guardando con grande interes-se a questa esperienza italiana, per cui RAM parteciperà alla CALL comunitaria in scadenza in questi giorni proponen-do uno studio di fattibilità circa l’intro-duzione di tale incentivo a livello comu-nitario. Sarà così possibile valorizzare il know-how gestionale e l’esperienza maturata da RAM che potrà proporsi, perché no, come futuro gestore, per conto dell’Unione Europea, di un Eco-bonus anche inizialmente circoscritto all’area mediterranea; sarebbe già questo un grande traguardo.

In conclusione, vorrei sottolineare che l’intero sistema logistico è chiama-to ad una sfida difficile ed impegnati-va, dovendosi misurare con agguerriti “competitors” sui mercati internazionali: occorrerà dunque un grande sforzo in termini di programmazione, di innova-zione negli assetti istituzionali ed ope-rativi, di investimenti mirati, operando anche la scelta, coraggiosa e certo impopolare, di concentrare le energie e le risorse su poche e grandi piastre o piattaforme intermodali; ma è una sfi-da che, a mio giudizio, merita di essere affrontata perché è in gioco la crescita del nostro Paese.

Tommaso AffinitaAD di Rete Autostrade

Mediterranee Spa

Page 29: 9settembre

settembre 2011 - 27

infrastrutture / porto&diporto

La Compagnia Portuale di Li-vorno non si lascia sopraffare dalla crisi che ha attanagliato

le banchine livornesi con una sensibile riduzione di alcuni traffici “storici”. Anzi, riparte investendo in quei settori che sono stati il core business dell’azienda che ancora oggi conta circa cinque-cento soci: un numero che raddoppia considerando gli addetti delle diverse società del gruppo.

La prima sfida riguarda il nuovo magazzino dei prodotti forestali. Sette milioni, metà dei quali per l’impianto fotovoltaico, sono stati investiti per co-struire la struttura per i rotoli di carta fluff, nella zona M/K del porto, un’area in concessione alla Compagnia Impre-sa Lavoratori Portuali.

“I forestali – spiega Enzo Raugei, Presidente del Gruppo CPL - richie-dono grande qualità del servizio, delle strutture di ricovero e dei mezzi per la movimentazione. Oggi CILP lavora con due colossi: la Grieg Star Shipping e Westfal-Larsen che trattano, su mer-cati mondiali diversi, cellulosa in units, rotoli di vario tipo e qualità, e legname. Il nuovo magazzino - spiega Raugei – è stato realizzato per rispondere alle esigenze di questi due clienti storici, che chiedevano in sede di rinnovo dei contratti, il rispetto degli impegni presi

dall’Autorità portuale per investimenti sulla concessione”.

L’obiettivo della Compagnia è quello di diventare hub port dei forestali pun-tando a movimentare 1.200.000 ton-nellate di prodotto/anno.

Il magazzino coprirà una superficie di circa 11.000 mq e avrà una capacità di stoccaggio pari a 18.000 units/36.000 tonnellate di cellulosa. Realizzato con le più moderne tecnologie per la co-struzione di magazzini prefabbricati ca-ratterizzati da un alto livello qualitativo ed estetico è dotata di una copertura costruita in acciaio inox per garantire il massimo di tenuta agli agenti atmosfe-rici. Il magazzino di nuova concezione è completamente aperto da un lato per favorire le operazioni di stoccaggio, sfruttando al massimo i volumi a dispo-sizione. L’impianto di illuminazione ad alta efficienza garantirà lo svolgimento del lavoro a pieno ritmo anche nelle ore notturne. “Il nostro è un progetto am-pio – spiega ancora il Presidente del Gruppo CPL Enzo Rugei - che prevede la costruzione di un secondo identico magazzino lato terra, di fronte a quello esistente, collegato al primo da una tet-toia per la movimentazione della merce al riparo dagli agenti atmosferici”.

La Compagnia nella realizzazione della struttura ha previsto che sulla co-

pertura dell’intera superficie del tetto sia collocato un impianto fotovoltaico integrato con una potenza di 806 Kwp per una produzione annua nell’ordine di 1 milione di kWh, tale da soddisfare l’intero fabbisogno energetico dell’im-presa. Con i ricavi derivati dalla vendita dell’energia prodotta si abbatteranno notevolmente i costi dell’impianto. Oltre a produrre energia pulita, diminuiranno in modo considerevole le emissioni di anidride carbonica, con una riduzione annuale pari a 776 tonnellate di CO2. “Un investimento – evidenzia Raugei - realizzato su aree demaniali che per-metterà alla Compagnia di risparmiare sui trasferimenti delle merci verso i ma-gazzini di Paduletta, e di consolidare il numero di giornate lavorate in questo settore: oltre 12.500 /anno per un fattu-rato di 10 milioni di euro”.

La seconda sfida si gioca nel setto-re agroalimentare. Sarà inaugurato a breve il terminal CFT che oltre ad ac-cogliere i traffici della Dole pari a circa 100.000 ton punta a nuovi traffici con-tainerizzati per circa 40.000 ton. Molti i clienti che hanno manifestato interesse a trasferire a Livorno circa 60.000 ton di merci, appena il terminal aprirà i bat-tenti.

Patrizia Lupi

Livorno, hub port per i forestali

Page 30: 9settembre

28 - settembre 2011

infrastrutture / porto&diporto

La priorità della risorsa mare“Per la Provincia di Napoli la

valorizzazione e la tutela della risorsa mare è una

priorità e tutte le iniziative che vanno in questa direzione troveranno sem-pre grande spazio.” Parola di Marco Di Stefano, assessore della Provincia di Napoli con delega alla Risorsa Mare. “Questa è la linea di indirizzo del Pre-sidente Luigi Cesaro, condivisa dall’in-tera Giunta, che ha voluto riservare alla risorsa mare ed al porto di Napoli una grande attenzione sin dal suo insedia-mento alla guida dell’Ente di Piazza Matteotti”.

Assessore, Lei è considerato un tecnico puro, forse il più esperto della realtà portuale di Napoli sia per aver progettato e diretto un grande numero di interventi in area portua-le, sia per l’approfondita conoscen-za che ha del settore e di quasi tutti gli operatori portuali. Come nasce questa collaborazione con la Provin-cia?

E’ la conferma della volontà dell’Ente di ricercare risposte specifi-che e qualificate in un settore ritenuto di grande importanza per l’economia del nostro territorio. Non a caso la Pro-vincia di Napoli è l’unico Ente pubblico che dalla data di insediamento del Pre-

sidente Cesaro non ha mai fatto man-care il supporto al mondo portuale ed all’Autorità Portuale di Napoli, anche con una costante presenza in Comitato Portuale.

Il porto di Napoli è stato definito, in più occasioni, il porto delle neb-bie, una realtà che stenta sempre a decollare. Quali sono le maggiori criticità?

Recentemente ho messo a punto un documento dal titolo: il Porto di Napoli tra imperativi economici ed aspirazioni di sviluppo. Rappresenta il contributo di conoscenza della Provincia sull’as-setto portuale e sulle criticità che oggi si registrano. Dal mio punto di vista abbiamo due ordini di criticità: il primo è sostanzialmente legato ad un deficit di pianificazione ed il secondo ad una carenza di controlli e verifiche puntuali sulle attività degli operatori portuali.

La carenza di pianificazione ha com-portato un rallentamento eccessivo per l’aggiornamento delle infrastrutture portuali e la mancanza di prospettive di ampio respiro ha determinato l’avvio di iniziative che addirittura corrono il ri-schio di inibire lo sviluppo del porto di Napoli. Un porto che presenta una geo-metria ottocentesca, con moli a pettine non più adeguanti alle dimensioni delle

navi di nuova generazione, confinato per l’intero perimetro dal centro storico e dal centro antico della città, quest’ulti-mo riconosciuto dall’UNESCO patrimo-nio dell’umanità, senza spazi retro por-tuali, vincolato a ponente dal molo San Vincenzo ed a levante dal costruendo porto turistico di Vigliena. Un porto così, se non vuole perdere chance nel panorama internazionale e rinunciare alle legittime aspirazioni che derivano dalla fortunata posizione geografica, deve seriamente e coscientemente ri-pensare il proprio futuro. Anche la fram-mentazione delle attività di cantieristica navale non aiutano per uno sviluppo sostenibile ed, ancor meno, la presen-za di un terminal petroli che spezza in due il porto e ne costituisce un grave pregiudizio per la sicurezza.

Di chi è la colpa?Certamente alcun addebito può es-

sere rivolto agli operatori portuali che, nonostante le carenze infrastruttura-li, sono stati artefici di una costante crescita, nei vari segmenti, dell’intero comparto. E questo anche in presen-za di una gravissima crisi finanziaria di portata mondiale. Neanche l’Auto-rità Portuale però merita un processo. Sono le istituzioni pubbliche, invece, che non hanno mai collaborato siste-

Page 31: 9settembre

settembre 2011 - 29

maticamente e che invece, a mio avvi-so, hanno l’obbligo di lavorare insieme, in maniera coesa al fine di approfondire le tematiche in questione e traguardare nuovi orizzonti per creare le condizioni di sviluppo. La mancanza di una piani-ficazione sostenibile è una gravissima deficienza. Basti pensare che il Piano Regolatore Portuale, adottato per la prima volta oltre 10 anni fa, è anco-ra carente delle approvazioni definitive e, comunque, rappresenta sostanzial-mente un piano di ricognizione e non di sviluppo.

Cosa si è fatto?Nell’ultimo anno di lavoro si è fatto

veramente tanto. A fine luglio del 2011 il comitato portuale ha approvato le linee di indirizzo per uno sviluppo sostenibi-le del porto di Napoli, approvate con la piena convergenza di tutti gli Enti pubblici (Comune, Provincia, Regione ed Autorità Portuale), dalla Camera di Commercio e da tutte le rappresentan-ze sindacali. La Regione Campania, che ha attivato un tavolo tecnico ad hoc, ha già inserito il porto nel grande progetto, proponendo finanziamenti per 335 milioni di euro. Ma non è tutto: le linee di indirizzo impegnano l’Autorità Portuale ad assumere specifiche rego-lamentazioni in materia di rilascio delle concessioni demaniali e di controllo della produttività dei concessionari, in una logica di efficientamento dei siste-mi integrati e di maggiore trasparenza.

In termini pratici, quali sono gli in-terventi infrastrutturali più urgenti? Bisogna potenziare il trasporto su fer-ro, un’esigenza tanto più sentita pro-prio ora che è in fase di avvio la tanto attesa costruzione del nuovo Terminal di Levante che dovrebbe portare, in prospettiva, alla movimentazione di oltre un milione di contenitori all’anno. Occorre avviare al più presto, insieme al Comune di Napoli, una strategia a sostegno di una nuova politica ambien-tale che incentivi l’aumento dei traffici, fino a superare il 50 per cento delle mo-vimentazioni complessive in uscita ed in entrata dal porto.

In mancanza di tali iniziative cosa potrebbe succedere?

Se il porto dovesse rinunciare al rac-cordo con la rete ferroviaria nazionale sarebbe, di fatto, declassato e si avvie-rebbe ad un irrecuperabile declino.

Quali sono le altre priorità? Come ho riferito, il porto è spezzato in due dalla darsena petroli, collocata a poca distanza da edifici che ospitano civili abitazioni. A mio avviso non può esserci uno sviluppo sostenibile di Na-poli Est senza un ambizioso piano di delocalizzazione del terminal petroli e dei depositi costieri che sono un’auten-tica bomba ecologica e rappresentano, nell’insieme, un permanente rischio per la pubblica incolumità. Alla calata Pollena, in prossimità del Molo Bausan che ospita il più grande terminal del porto, la Conateco, il porto è attraver-sato dallo scolmatore di levante, dal collettore di via delle Brecce, dallo sca-rico di emergenza dell’impianto di de-purazione di Napoli Est e dal collettore Gianturco. Il bacino che è attraversato da questi canali è quello di Napoli Est, connotato dalla massiccia presenza di industrie ad alto rischio di incidente ri-levante che, di fatto, impediscono ogni forma di sviluppo di quest’area.

Quindi?Occorre con urgenza che le Istitu-

zioni diano vita ad un tavolo tecnico per riesaminare le scelte pianificatorie già assunte (Variante al Prgc e Piano Regolatore Portuale), verificando ogni possibile soluzione per allontanare i de-positi petroliferi da Napoli est. Anche gli investimenti programmati per la mes-sa in sicurezza dell’area di Napoli Est e per la formazione del terminal di le-vante saranno assolutamente inefficaci se continueranno a verificarsi episodi di immissioni dirette in mare di agenti altamente inquinanti e tossici. E’ quindi necessario investigare ed approfondire le cause che hanno determinato que-sto gravissimo danno ambientale.

Andiamo oltre il porto. Cosa pen-sa della politica di gestione dei tra-sporti marittimi?

Occorre modificare radicalmente la politica di gestione dei trasporti marit-timi locali recuperando - in primis - un rapporto di sinergia e collaborazione con gli amministratori locali e con tut-ti gli addetti ai lavori del settore, dagli armatori agli operatori turistici. E’ il punto di partenza di un più ampio di-segno che porterà a valorizzare, in un unico ambizioso programma strategi-co, la rete dei porti presenti sulle coste della nostra regione, la risorsa mare e generando le condizioni per importanti favorevoli ricadute nel settore del turi-smo, dell’economia e dell’occupazione per una vasta area del nostro territorio costiero.

Per la portualità turistica?Resta un tema sempre interessante

in considerazione del rapporto sbilan-ciato tra domanda ed offerta ed, ancor più, dal potenziale che la costa della nostra provincia offre in ragione della grande attrattività del patrimonio cul-turale, delle bellezze naturali e della presenza delle isole di Capri, Ischia e Procida. Senza stravolgere la linea di costa potrebbero essere avviati molti piccoli interventi per migliorare e qua-lificare l’offerta diportistica.

A cosa pensa? Penso all’ampliamento del Molosi-

glio, al potenziamento dell’approdo del circolo Posillipo, alla razionalizzazione del Borgo Marinari, alla rivisitazione ed all’adeguamento funzionale di Mergel-lina. Ma penso anche agli approdi che potrebbero essere realizzati a Bagnoli.

Occorre lavorare a prescindere da-gli eventi, per non correre il rischio di essere esclusi anche in prossime occa-sioni da eventi internazionali.

Molti trattano il tema della portua-lità turistica come la soluzione a tut-ti i problemi occupazionali. Cosa ne pensa?

Non ritengo che con i porti turistici si risolvano i nostri problemi occupazio-nali. E’ anche vero che lo sviluppo del diportismo nautico produce occasioni occupazionali da non trascurare. Biso-gna invece pensare che la nostra bellis-sima costa è – di fatto – un patrimonio culturale, e come tale va trattato.

Cosa intende dire?Che alla stregua dei patrimoni cultu-

rali, la nostra costa ha bisogno del mo-mento della conoscenza, del momento della salvaguardia, del momento della valorizzazione ed, infine (ma non per ultimo) del momento della fruizione. E per godere del privilegio di godere la costa lo strumento è la barca. Ne con-segue che negare adeguate infrastrut-ture per il diportismo equivale a negare la possibilità di fruire di una importante parte delle bellezze del nostro territo-rio.

Brunella Giugliano

Marco Di Stefano

Page 32: 9settembre

30 - settembre 2011

registri / porto&diporto

Il Gruppo RINA festeggerà anche in Cina il proprio 150° anniversa-rio, che coincide quest’anno, con

quello dell’Unità di Italia.Fondato a Genova nel 1861 per ser-

vire le esigenze del mondo marittimo, il Gruppo ha progressivamente ampliato i suoi campi di attività, diventando così una realtà multinazionale che opera con sempre maggiore successo anche in Cina e nei territori circostanti.

Il 16 settembre a Shanghai, il Grup-po RINA promuoverà, insieme al Con-solato Generale d’Italia in Cina e con la collaborazione di Confitarma, un mo-mento di confronto tra alcuni imprendi-tori italiani del mondo dello shipping e player istituzionali e industriali prove-nienti da diverse province cinesi.

L’incontro rappresenterà un’occa-sione importante per valutare nuove e sempre più proficue forme di collabo-razione tra gli attori economici dei due paesi. Protagonisti del pomeriggio di lavori saranno non solo gli armatori e gli imprenditori di entrambi i paesi, ma anche esponenti del mondo finanzia-rio che potranno illustrare le modalità per promuovere scambi e investimenti internazionali. Ad accogliere la delega-zione di armatori italiani, Ugo Salerno, Amministratore Delegato del Gruppo RINA, Vicenzo De Luca, Console Ge-

150° - Il RINA festeggia in Cinanerale Italiano a Shanghai e Paolo D’Amico, Presidente di Confitarma, che guideranno la sessione dei lavori e che terminerà poi con la cena di gala.

Ugo Salerno ha dichiarato: “Siamo felici di festeggiare anche in Cina sia il rafforzamento della patnership con i nostri clienti cinesi sia i nostri 150 anni di storia. Oggi più che mai siamo in sin-tonia con i nostri partner, di cui condi-vidiamo obiettivi e modalità di azione, lavorando uniti nel rispetto della comu-nità, delle persone e dell’ambiente. Il nostro ruolo infatti, è quello di mettere a disposizione la nostra esperienza e competenza per sostenere l’industria e la società a svilupparsi e migliorarsi”.

“Siamo attivi in ogni ambito dell’indu-stria, dei trasporti e dell’ambiente e ci dedichiamo ad aiutare le imprese che operano globalmente, molte delle quali sono basate in Cina. Il nostro impegno si traduce nel facilitare i nuovi player del mercato globale nel colmare il de-ficit di competenze, incrementando la loro capacità competitiva” – ha conclu-so Salerno.

In Cina il RINA lavora oggi con alcu-ne aziende ed enti pubblici lungimiranti tra cui, ad esempio, il Gruppo Baoste-el, i cantieri del China State Shipbuil-ding Corporation (CSSC) e del China Shipbuilding Industry Corporation

(CSIC) e ancora, Hollysys, Jimei Hua Shipping, New Yanzijiang Shipbuil-ding, New Time, STX Dalian, Shanghai Waigaoqiao Shipbuilding, Tofu Ocean Shipping e MSC Hong Kong. Il Gruppo funziona in modo multidisci-plinare, fornendo servizi a operatori di diversi settori. Il RINA infatti è un or-ganismo di certificazione noto in Cina dove ha certificato più di 300 aziende in conformità con sistemi di certifica-zione internazionali quali ISO 9001, ISO 14001, OH SAS 18001, SA 8000, ISO 27001 e secondo gli standard del codice di comportamento. Con un fatturato di 205 milioni di Euro e 1.438 risorse qualificate ap-partenenti a 46 nazionalità diverse e per oltre il 60% laureate il Grup-po si presenta oggi quanto più in-ternazionale. Gli uffici RINA sono 120 e sono distribuiti in 42 paesi. Il primo ufficio in Cina fu aperto nel 1997 e oggi sono 120 i dipendenti del Grup-po impiegati nell’ufficio di Shanghai, secondo per grandezza solo al quartier generale di Genova e un’altra decina quelli in forza sul resto del territorio. In Cina il Gruppo RINA ha un centro per l’approvazione disegni e dieci stazioni per le attività di sorveglianza in luoghi strategici.

Maurizio De Cesare

Per l’anniversario il Registro promuove un incontro tra lo shipping italiano e quello cinese

Page 33: 9settembre

settembre 2011 - 31

Page 34: 9settembre

La versatilità delle soluzioni offerte è stata dimostrata di recente anche nell’altro settore di tradizionale interes-se di Consilium con la recente introdu-zione sul mercato dell’Oil Spill Detec-tion Radar, ovvero un radar capace di rilevare lo sversamento di idrocarburi in mare. Questo prodotto, salutato come una delle più interessanti innovazioni dell’industria, si inserisce fra le attività dell’European Maritime Safety Agency (EMSA).

Quest’organizzazione ha creato alcu-ni anni fa una rete di mezzi navali pronti ad un rapido intervento in risposta alla presenza di idrocarburi in mare, per supportare i dispositivi di protezione contro l’inquinamento degli stati membri dell’UE, in maniera efficiente dal punto di vista dei costi. La rete copre cinque regioni: Mar Baltico, Mare del Nord, Costa Atlantica e Canale della Manica, Mediterraneo e Mar Nero. Caratteri-stica principale dell’Oil Spill Detection Radar è la sua capacità di integrare la funzione di rilevamento di macchie di idrocarburi in un radar convenzionale di navigazione. Dopo una serie di pro-ve in condizioni reali di funzionamen-to, effettuate in collaborazione con la Norwegian Coastal Administration e la Norwegian Clean Seas Association for Operative Companies (NOFO), il radar è stato installato sul rompi-ghiaccio “Kontio” che sorveglia l’area

del Mar Baltico. È interessante notare che l’intero sviluppo di questo radar è stato eseguito presso lo stabilimento di Consilium in Italia, ubicato presso Montagnana Val di Pesa, nelle vicinan-ze di Firenze. L’altra area d’interesse di Consilium è quella della protezione e sostenibilità dell’ambiente. Le soluzio-ni proposte comprendono una gamma completa di sistemi di monitoraggio e controllo delle emissioni nell’ambiente, come pure di eventuali tracce di perdite di sostanze potenzialmente dannose (ad es. fumi olio nell’ambiente). Essen-do le attività radicate nel settore della sicurezza, è evidente come l’interesse di Consilium sia quello di promuovere i principi della sicurezza in mare, so-prattutto considerati i continui progres-si della tecnologia. Negli ultimi 15 anni si è assistito ad un rapido sviluppo dei sistemi di sicurezza per le navi, tuttavia non accompagnato dall’adozione di re-quisiti specifici che regolino il collaudo funzionale e la manutenzione. Spesso, gli equipaggi non hanno il tempo, la conoscenza o l’esperienza per man-tenere l’efficienza di questi sistemi tecnologicamente avanzati, cosicché spesso accade che venga riscontra-ta una condizione di deterioramento. Consilium è attualmente impegnata in sede IMO affinché venga implementata come standard regolamentare la verifi-ca annuale delle prestazioni (Annual Performance Test) dei sistemi di sicu-rezza nave, come oggi già accade per

gli apparati radio, per il “Voya-ge Data Recorder”, e per i

sistemi di identificazione automatica.

S.C.

Consilium: sicurezza in mareinnovazione / porto&diporto

32 - settembre 2011

Dagli inizi degli anni ’60 il Grup-po Consilium (www.consilium.se) ha concentrato il proprio

interesse sul tema della sicurezza in mare, raggiungendo negli anni succes-sivi la leadership mondiale nel mercato navale per il settore della rivelazione incendio ed affermandosi anche qua-le uno dei principali fornitori di sistemi di navigazione e di monitoraggio delle emissioni ambientali. Il principio ispi-ratore e la filosofia predominante che caratterizzano le attività di Consilium sono quelli di proteggere e salvaguar-dare le persone, l’ambiente ed i beni. Nel settore della rivelazione incendio, Consilium detiene una posizione do-minante nel segmento delle navi da crociera, con una quota di mercato di circa il 75%.

Di caratteristiche particolarmente innovative è l’integrazione del sistema di rivelazione incendio, di quello per gli arresti di sicurezza nel sistema di controllo e la gestione della sicurezza. Questa soluzione realizza, oltre ad una rappresentazione grafica complessiva dello stato di tutti i sistemi di sicurezza della nave, anche la funzione di sup-porto decisionale all’operatore, all’in-sorgere di una particolare situazione di pericolo. Inoltre, la soluzione così concepita è una delle prime progetta-te in accordo alla recentissima rego-lamentazione di “Safe Return To Port” introdotta dall’IMO per le navi da cro-ciera. L’esperienza maturata ha permesso di sviluppare soluzio-ni analoghe per altre applica-zioni, destinate ad unità offshore, militari, compresi prestigio-si megayachts.

Page 35: 9settembre

settembre 2011 - 33

Pur es-sendo que l lo

marittimo il sistema di trasporto che comparativamente vanta la maggiore efficienza - in termini di emissioni per unità di prodotto trasportato – il suo contributo alle emissioni globali di CO2 è pari circa al 3% e il suo impatto per-centuale è in costante aumento. D’al-tra, dopo lo shock della crisi del 2008, i costi operativi delle navi hanno assunto un’importanza crescente e la loro ridu-zione un fattore centrale di competiti-vità. Fra essi Il costo del combustibile rappresenta l’elemento di primaria im-portanza. Ulteriori impulsi al migliora-mento dell’efficienza provengono dalle prossime misure Internazionali, che po-tranno essere di natura ‘market base’ (spinta indiretta alla riduzione dei con-sumi mediante l’aumento del costo del combustibile) o di tipo premiale (misure di incentivazione all’uso di soluzioni atte a migliorare la competizione fra gli operatori nell’efficienza energetica della nave). Per quanto riguarda il set-tore del trasporto marittimo la riduzione delle emissioni di CO2 può sostanzial-mente ottenersi mediante: l’incremento dell’efficienza energetica dei sistemi di bordo; la conversione delle fonti di alimentazione (da combustibili fossili a combustibili alternativi); mediante lo sfruttamento di fonti di energia rinnova-bili. L’intrappolamento della CO2, stu-diata e applicata in campo terrestre, è considerata ad es. una soluzione non applicabile al settore marittimo. Quello che ci interessa analizzare in questa sede è il panorama delle soluzioni di

innovazione / porto&diporto

Proposte di retrofittingCome migliorare le prestazioni propulsive e

l’efficienza idrodinamica della nave

retro-fitting (per pos-sibili per l’incremento dell’efficien-

za propulsiva e dell’efficienza idro-

dinamica generale. Si tratta di soluzioni tecnologiche per le quali la soglia di convenienza, data dal rappor-to fra il costo di investimento e i tempi di ammortamento si sta rapidamente spostando. Assumendo ad esempio una proiezione del costo del combusti-bile tale che nel 2020 esso raggiunga il valore di 550 USD/T, si stima che, limi-tatamente alle misure che interessano la carena, l’efficienza può raggiungere importi di 155 USD/T. Ovviamente il potenziale di miglioramento delle pre-stazioni di carena, e l’abbattimento dei costi corrispondenti, varia notevolmen-te da nave a nave, a seconda delle dimensioni, delle velocità di esercizio, del profilo operativo, dei margini di peso e di stabilità. Sotto il profilo tecni-co, la ripartizione dell’energia comples-siva disponibile alla fonte si distribuisce qualitativamente in diversi filoni.

Possibili soluzioni di retrofit per il miglioramento

dell’efficienzaElica coassiale contro-rotante: mi-

glioramenti misurati possono variare nel range 6-20%. Misurazioni in reale hanno riportato valori del 15-16 % - Problemi e difficoltà possono essere legati alla installazione dei necessari dispositivi meccanici (es. riduttori ed ingranaggi).

Elica Grim (a rotazione libera): Un’elica a rotazione libera di diametro maggiore rispetto all’elica esistente. Si riferiscono miglioramento di efficienza propulsiva nell’ordine del 10%

Elica intubata: Soluzione nota che consiste nell’inviluppare l’elica esi-

stente in un mantello

tubolare profilato. Si rife-risce di miglioramento dell’ordine del 10-12%

Deviatori di flusso pre-elica e post-elica: Si tratta dell’installazione di appendici in carena atte a deviare il flusso incidente e/o la scia idrodina-mica. Rientrano in questa famiglia la dissimmetria della zona poppiera di carena, appendici al timone, modifiche idrodinamiche al cappuccio poppiero dell’elica, ecc. Miglioramenti dell’effi-cienza variano fra il 4 e il 9 %.

Unità integrate elica/timone:si ri-portano svariate soluzioni, fra le quali due brevettate. Il margine di migliora-mento misurato in prove al vero corri-sponde al 5% in termini di riduzione dei consumi.

Altre possibili soluzioni sono: dispo-sitivi pre-elica (maggiori benefici per bulk e tankers il cui beneficio decre-sce con il diminuire del coefficiente di finezza) – Mantello equalizzatore di flusso.

Naturalmente vanno considerati gli enormi sviluppi attualmente in corso in tema di: pitture anti frizione; lubrifi-cazione con aria; insufflazione di aria; Pinne post-elica.

Ovviamente la totalità di questi di-spositivi/soluzioni sono già estesamen-te adottate nelle nuove costruzioni. Intanto l’interesse degli operatori verso il miglioramento energetico rappresen-ta un forte stimolo al comparto per lo sviluppo tecnologico e rappresenta un ottimo segnale di vivacità imprendito-riale e di sensibilità ambientale degli operatori marittimi.

Ing. Giuseppe Balzano/ Cons.a.r.

Page 36: 9settembre

Secondo gli ultimi dati del mi-nistero dei Trasporti, il traffico interno passeggeri su ferrovia

ha movimentato nel 2010 circa 35 mi-liardi (5,8%) di viaggiatori/chilometro. La percentuale, di gran lunga inferiore a quella che ha registrato il trasporto su gomma, pari ad oltre 880 miliardi (92%), è dovuta al fatto che negli ultimi anni il trasporto ferroviario è stata la modalità di spostamento che ha perso la quota più inconsistente di traffico. Per ridare ai cittadini servizi ferroviari adeguati, in linea con gli standard europei, occorro-no risorse economiche certe e un qua-dro normativo più snello e stabile.

Due condizioni che in Italia sono ve-nute a mancare negli ultimi anni, cre-ando un sistema a due velocità. Quello che serve, invece, è un impegno poli-tico responsabile che coinvolga tutti i protagonisti del settore e i livelli di go-verno della mobilità. E’ questo l’appello lanciato durante il Forum “Regole, rete e servizi per i cittadini: un’utopia”, orga-nizzato da Federmobilità, l’associazio-ne dei maggiori assessorati ai Traspor-ti, con il contributo della Facoltà di In-gegneria dell’Università La Sapienza di Roma. Secondo il presidente di Feder-mobilità, nonché assessore ai Trasporti dell’Emilia Romagna, Alfredo Peri, “nel trasporto pubblico locale non si posso-no continuare a inseguire i miracoli o le logiche di sopravvivenza: serve una regia e una programmazione degli in-terventi, altrimenti il futuro sarà sempre più buio”. E sulla situazione attuale del settore, il presidente dell’organismo ha commentato amaro: “Gli amministratori dei trasporti stanno pedalando in salita, raddoppiando gli sforzi per garantire i servizi ai cittadini. Gli ostacoli che sor-gono ogni giorno sono così tanti, che è forte la sensazione che qualcuno, invece di passarti la borraccia e aiutar-ti nella salita, ti dà piuttosto una botta alle ginocchia e non ti chiede neanche scusa”. Per il numero uno di Federmo-bilità, “i tagli hanno colpito in maniera

trasporto / porto&diporto

Trasporto localele tariffe più basse d’Europa

indiscriminata, ponendo alcune regioni in difficoltà, mentre per la distribuzione dei fondi non si è riusciti ad inserire un meccanismo di premialità che tenesse conto dei risultati produttivi, del rappor-to servizi-utenti, del valore economico del trasporto in rapporto a dimensioni e caratteristiche di sviluppo del territo-rio”. Tutte questioni, ha rilevato Peri, che andrebbero affrontate in un tavolo di regia istituzionale, di cui Federmobi-lità sta lamentando da tempo la man-canza, assieme a quella di interlocutori che si assumano la responsabilità di scelte qualificanti. Soprattutto perché il trasporto pubblico locale è un settore complesso dove “non si può procedere con politiche approssimative: è indi-spensabile, invece, avere un orizzonte di programmazione perlomeno trienna-le, non solo perché i treni e gli autobus non si inventano dalla sera e mattina, ma per il fatto che anche l’introduzio-ne di innovazioni normative, di nuove strategie e servizi comporta un lungo lavoro e tempi adeguati”. Negli ultimi anni, dunque, il trasporto ferroviario è stata la modalità che ha perso la quota più consistente di traffico. Secondo il dossier curato da Annita Serio, Sergio De Lazzari e Marcello Martinez, diffuso durante il Forum, dal 2000 al 2007 la ferrovia ha perso 1,2 miliardi di viaggia-tori/km, circa lo 0,3% all’anno, a fron-te dello 0,1% del trasporto stradale (9 mld di passeggeri), mentre il trasporto aereo ha proseguito a crescere ad un ritmo sostenuto (3,9% annuo).

E la quota del trasporto passeggeri su rotaia in Italia risulta tra le più basse in Europa: si attesta intorno al 5,7%, minore della media Ue che è di 7,1% e di paesi come Francia (9,8%), Germa-nia (8,1%) o Gran Bretagna (6,6%).

Anche in termini di infrastruttu-re l’Italia fa registrare una dotazione pro- capite inferiore rispetto a Francia e Germania sia per la rete ferroviaria (283 km per milione di abitanti, contro, rispettivamente, 481 e 412) che per

quella autostradale (110 km per milio-ne di abitanti, contro, rispettivamente, 176 e 153). Lo stesso può dirsi per l’Al-ta velocità: 30 chilometri per milione di abitanti in Francia, 16 in Germania ma, soprattutto, 35 in Spagna. L’Italia, con 13 km per milione di abitanti, sta tutta-via accorciando il gap grazie al comple-tamento delle ultime tratte.

L’insieme dei trasferimenti a tutto il trasporto ferroviario regionale valeva poco più di 2 miliardi di euro nel 2001 e ora si attestano a poco più di 2,5 miliar-di, una crescita media annua del 2,3% che è leggermente superiore all’infla-zione (2%). Nel frattempo l’offerta è salita da 206 a 231 milioni di treni/km (dati 2008) con una crescita media an-nua dell’1,6%, a fronte di una inflazione media annua tra il 2001 e il 2008 del 2,2,%. In sostanza, la spesa pubblica per unità di offerta ferroviaria regionale è scesa in media di circa un punto per-centuale all’anno in termini reali.

La domanda è statica nonostante un basso livello delle tariffe: analizzando i dati delle sole Ferrovie dello Stato emerge che biglietti e abbonamenti contribuiscono al finanziamento del servizio per circa il 30% (3,6 centesimi a viaggiatore/km), mentre i trasferimen-ti pubblici coprono il restante 70% (8,4 centesimi). Gli stessi numeri in Germa-nia (DB) e Francia (SNCF) sono ben diversi: l’apporto dei biglietti sul totale dei ricavi è superiore di 10 punti al dato italiano (intorno al 40%) ma, soprattut-to, il livello assoluto è molto più elevato: circa 7 centesimi per ogni viaggiatore/km in Germania e 11 in Francia. Un di-vario evidente anche in termini assolu-ti: in Italia un abbonamento mensile ad un sistema di trasporto metropolitano costa in media circa 50 euro (40 euro a Napoli, quasi 70 a Milano), a Parigi co-sta 123 euro, a Madrid 111 euro, a Bar-cellona 140 euro, a Berlino 144 euro, a Londra circa 200 euro.

Eduardo Cagnazzi

34 - settembre 2011

Page 37: 9settembre

settembre 2011 - 35

Page 38: 9settembre

36 - settembre 2011

ricerche/ porto&diporto

L’Italia è al primo posto in Euro-pa per traffico passeggeri, al secondo posto per traffico mer-

ci. Con quasi 1 miliardo di euro l’Italia è risultata il primo Paese europeo per investimenti in nuove navi ed oggi la nostra nazione vanta una delle flotte più giovani del mondo. Il 64% del navi-glio ha età inferiore a 10 anni ed il 35% ha meno di 5 anni. Il “nostro” shipping è uno dei settori che meglio ha resisti-to alla crisi economica se confrontato con altri paesi europei. Sono questi al-cuni dei numeri e degli spunti emersi presso la sede del Banco di Napoli in occasione di uno degli appuntamenti del ciclo “I Martedì in terrazza”, ciclo di incontri organizzati dallo stesso Banco per discutere sui temi riguardanti lo svi-luppo e la competitività delle imprese del territorio; l’ultimo step del meeting è stato dedicato alle prospettive di svilup-po del settore del trasporto marittimo. Presenti ai lavori Giuseppe Castagna - Direttore Generale del Banco di Napoli, Paolo D’Amico- Presidente Confitarma e Massimo Deandreis – Direttore Ge-

Banco di Napoli, Confitarma e SRM discutono insieme dello sviluppo dello shipping

Gli armatoritrainano la nostra economia

nerale di SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, che ha discusso una relazione dal titolo “Shipping: prospet-tive e sviluppo di un settore chiave per l’economia italiana” davanti ad una pla-tea composta da armatori ed imprese marittime di primario standing.

La presentazione di Deandreis ha avuto l’obiettivo di evidenziare il “peso” dello Shipping sull’economia del no-stro Paese; un settore che coinvolge in modo più o meno diretto numerosi com-parti tra cui la logistica, la cantieristica, il trasporto delle merci ed il turismo; lo shipping è un settore che secondo gli ultimi dati disponibili ha movimentato circa 470 milioni di tonnellate di merci: 309 in navigazione internazionale e 161 in cabotaggio; e che ha visto in transito nei porti italiani oltre 92 milioni di pas-seggeri; oltre a 9,7 milioni di crocieri-sti. In questo servizio di Porto&diporto ci focalizziamo sul traffico delle merci dando rilievo alla parte della relazio-ne di SRM (disponibile su www.sr-m.it) che ha approfondito le connessioni tra Shipping ed export, un indicatore

economico rivolto a misurare lo stato di salute delle nostra competitività.

Le merci che viaggiano in uscita dall’Italia via mare rivestono un peso sul PIL che nel 2010 è stato pari al 7,5%,

Massimo Deandreis

Page 39: 9settembre

settembre 2011 - 37

in crescita dopo la flessione legata alla crisi del 2009 (anno in cui questa per-centuale è stata del 6,7%). E’ proprio il mare a ricoprire insieme alla strada un ruolo di primo piano tra le diverse modalità di trasporto utilizzate per l’ex-port delle merci. Ma è da evidenziare che tra il 2007 ed il 2010 si è assistito ad una diminuzione nell’utilizzo della strada (- 4,1%), mentre è salita la per-centuale relativa al trasporto marittimo (+13,2%), in particolare solo nell’ultimo biennio l’utilizzo del trasporto stradale è passato dal 54% al 49%, mentre il peso delle merci trasportate via mare è salito dal 34% al 37% (grafico 1). Esportiamo merci via mare per oltre 90 miliardi di euro (2010).

Ma dove sono dirette le merci in usci-ta dal nostro Paese? Le principali Aree di destinazione sono nel continente americano e in quello asiatico (che pe-sano per il 50%), mentre Africa, Medio

Oriente ed Europa pesano per la re-stante metà circa. Tra il 2007 ed il 2010 è aumentato il peso dei paesi asiatici, che nel 2010 costituiscono la destina-zione per il 22% del totale delle merci esportate contro il 18% del 2007, e di quelli africani, che nel 2010 costituisco-no la destinazione per il 19% del totale delle merci esportate contro il 15% del 2007. Risultano, invece, in diminuzione i flussi verso i Paesi dell’Unione Euro-pea; mentre nel 2007 il 16% del com-plesso delle merci in uscita era diretto verso quest’area, nel 2010 il valore è sceso all’11% (grafico 2).

Cosa prevalentemente viaggia via mare? Le prime 5 categorie merceolo-giche, che pesano per circa l’80% sul totale del valore delle merci trasportate via mare, sono macchine ed apparec-chi meccanici, coke e prodotti petroliferi

raffinati, metalli e manufatti in metallo, prodotti chimici e fibre sintetiche, e infi-ne mezzi di trasporto. Tra queste cate-gorie prevale quella dei “macchinari e apparecchiature” che da sola pesa per oltre il 40% sul totale delle 5 categorie.

Focalizzando l’attenzione esclusi-vamente sui Paesi che si affacciano sull’area del Mediterraneo (grafico 3), viene in evidenza un dato: le esporta-zioni marittime italiane verso quest’area hanno rappresentato nel 2010 il 25% dell’export marittimo totale e si concen-trano soprattutto (per il 55% nel 2010) nei Paesi del Mediterraneo Meridionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egit-to). I flussi di merci verso questi Paesi sono cresciuti nel 2010 di oltre il 16% dopo la flessione dell’anno preceden-te, superando anche i livelli del 2008. I principali Paesi obiettivo delle nostre esportazioni sono Algeria e Tunisia, che insieme sono stati destinatari di

Grafico 1 - Esportazioni commerciali dell’Italia verso il resto del mondo per modo di trasporto

Grafico 2 - Esportazioni marittime dell’Italia per Area di destinazione

Grafico 3 - Un focus dell’export sui Paesi dell’Area Mediterranea

Page 40: 9settembre

38 - settembre 2011

circa la metà del valore complessivo dell’export verso quest’area.

Nel tempo è cresciuto anche il peso dell’export verso i Paesi del Mediterra-neo Orientale (Israele, Libano, Siria, Turchia), con un incremento superio-re al 23% tra il 2007 ed il 2010. Tra i Paesi di quest’area è prevalentemente la Turchia a fare da traino allo svilup-po del traffico; verso questo Paese si è mosso il 60% circa del valore com-plessivo delle merci esportate nell’area nel 2010. L’export verso la Turchia è cresciuto di oltre il 24% nel quadriennio preso in esame. Obiettivi commerciali di livello marginale restano i Paesi del Mediterraneo Adriatico (Albania, Bo-snia-Erzegovina, Montenegro, Croa-

 

SRM “IN WEB”  SRM si rinnova e promuove, anche attraverso lo sviluppo della propria immagine, nuovi obiettivi strategici orientati ad estendere le attività di ricerca collocando la dimensione economica del Mezzogiorno all’interno del grande contesto Europeo e Mediterraneo. SRM, però, non  limita  il cambiamento alla sola scelta di un nuovo brand:  dà  vita  ad  un dinamico  portale  internet dedicato  al Mezzogiorno  e  al Mediterraneo. Una piattaforma di studio e ricerca che rappresenta uno dei canali privilegiati per la diffusione al mondo esterno dei nostri lavori: rapporti periodici, ricerche monografiche, occasional papers e riviste economiche.  www.sr‐m.it fornisce  sempre  informazioni aggiornate  sull’economia  del  territorio meridionale,  segnalazioni  sui nostri eventi, ma è anche  un  ponte  per  raggiungere  il  secondo  sito della piattaforma on  line di SRM.  Il Mezzogiorno riveste  infatti  un  ruolo  naturale  di  ponte economico e politico tra l’Europa Continentale e il Mediterraneo. 

 Da questo assunto nasce il progetto di un Osservatorio Permanente  per  approfondire  le  dinamiche  delle relazioni  economiche  tra  Italia/Mezzogiorno  e  Paesi Mediterranei.  Cliccando  su  Mediterraneo: Osservatorio Permanente, è  infatti possibile accedere ad  un  sito  web  in  lingua  inglese  dedicato  al  nostro nuovo  filone  di  ricerca.  www.srm‐med.com rappresenta  quindi  una  sfida  per  SRM,  un  progetto work  in progress,  sul quale puntiamo per allargare  la nostra area geografica di analisi e  i nostri orizzonti di ricerca.  

SRM – GLI ORGANI SOCIALI  Presidente Paolo Scudieri Direttore Generale Massimo Deandreis Consiglio Direttivo Giuseppe  Castagna,  Mario  Ciaccia, FrancescoSaverio  Coppola,  Gregorio  De  Felice, Adriano Giannola, Marco Morganti, Antonio Nucci 

SRM – I SOCI  INTESA SANPAOLO BANCO DI NAPOLI BANCA  INFRASTRUTTURE  INNOVAZIONE  E SVILUPPO IMI INVESTIMENTI BANCA DI CREDITO SARDO ISTITUTO BANCO DI NAPOLI FONDAZIONE 

      

tia), tra i quali prevale il ruolo di Albania e Croatia come destinazioni della quasi totalità dell’export verso l’area. Dopo la crisi del 2009, i flussi di merci verso la zona Adriatica sono in ripresa, con un incremento di oltre il 13% nel 2010 ri-spetto all’anno precedente.

Guardando agli Stati dell’Area Med nel loro complesso, a parte la Turchia, i principali Paesi “obiettivo” dell’export marittimo si trovano nell’Area Med Me-ridionale (Tunisia, Algeria, Egitto e Li-bia). Tutti segnano tassi di crescita nei flussi commerciali originatisi dall’Italia tra il 2009 ed il 2010; si va dal + 10% dell’Algeria, al + 11% della Libia, al + 14% dell’Egitto, al + 36% della Tunisia, ma è sempre la Turchia a distinguersi

con un incremento del 53%.Occorre insistere con forza, quindi,

sul settore che rappresenta una delle eccellenze dell’economia italiana, per SRM vi sono alcuni imperativi su cui insistere: rilancio dei porti anche in termini di autonomia finanziaria, prov-vedimenti normativi e di incentivazione (es. ecobonus) strutturali che permet-tano alle imprese di poter pianificare gli investimenti, strategie incisive rivolte a sostenere le autostrade del mare, migliore e più rapido utilizzo dei fondi comunitari rivolti allo sviluppo delle in-frastrutture marittime. Su questi punti sono attese le risposte.

MDC

SRM“IN WEB”

Page 41: 9settembre

telecomunicazioni / porto&diporto

Page 42: 9settembre

40 - settembre 2011

formazione / porto&diporto

Il Project Work assegnatoci in con-clusione del “Master in Shipping: Finanza, Logistica e Strategia

d’impresa” ha come scopo la scelta di uno o più investimenti, da far intrapren-dere ad un’ipotetica società di priva-te equity in concerto con una società armatoriale scelta tra le principali del settore interessato. Detto progetto si è quindi sviluppato nell’ottica di un inve-stitore finanziario specializzato con una dotazione disponibile di $ 80.000.000 e con un vincolo di concentrazione mas-simo del 25% per ognuno degli investi-menti che si decide di intraprendere. Le scelte possibili sono tutte comprese all’interno di un basket composto da sei unità bulk, di diversa stazzatura e tutte acquistate di seconda mano. Si è quindi resa necessaria l’attuazione di uno studio di fattibilità economico-finanziaria nel settore del dry-cargo, in particolar modo focalizzando l’attenzio-ne sui segmenti Panamax, Capesize ed Handysize e sulle relative merceo-logie interessate. La totalità delle scelte fatte durante tale studio sono state for-mulate sulla base di dati statistici e su proiezioni ottenuti da elaborazioni dei dati Clarkson. Questi, infatti, sono stati attentamente analizzati ed elaborati in

Investimento navale nel settore del dry-cargo

modo tale da dare un quadro plausibi-le dei prossimi cinque anni, sul quale basare la valutazione del ritorno eco-nomico di ogni investimento compreso nel basket. Nel far ciò si è quindi tenuto in considerazione una serie di dati sto-rici che hanno permesso di quantificare l’eventuale danno o beneficio compor-tato dagli eventi (sia interni che ester-ni), di natura ciclica e di natura straordi-naria, verificatisi negli ultimi vent’anni e che hanno avuto una forte influenza nel campo dei trasporti marittimi ed in par-ticolar modo nel settore del dry-cargo. È stata quindi data notevole importan-za al rischio legato ai vari investimenti, accettando tra questi unicamente quelli che permettessero, almeno in via teori-ca, una remunerazione commisurata a tale rischio. Di conseguenza, nelle fasi finali dello studio, sono stati scartati an-che investimenti che in prima battuta erano caratterizzati da un tasso interno di rendimento adeguato, se confrontato col costo medio ponderato del capitale investito. Detto ciò, non è da escludere che rischi di natura catastrofica nei ri-guardi dell’investimento non siano stati considerati o che i loro effetti siano stati notevolmente mitigati da un’esigua pro-babilità del verificarsi dell’evento dan-

noso. Ad ogni modo, di detta conside-razione, non se n’è tenuto conto, data la scelta strategica di optare per una pianificazione dell’investimento tale da trasferire i rischi trascurati e gli annessi ritorni economici (siano essi positivi o negativi) a terzi mediante la stipulazio-ne di polizze assicurative e l’acquisto di derivati ad hoc. In base a quanto espo-sto e per meglio comprendere il lavoro svolto, riveste un’importanza fonda-mentale inquadrare lo scenario socio-economico in cui si sarebbero dovuti collocare gli investimenti.

Descrizione qualitativa e strategi-ca della decisione d’investimento

Lo studio è stato condotto durante tutto il mese di marzo del 2011, arco di tempo in cui il quadro degli eventi ha subito notevoli mutamenti soprattutto a causa di ciò che si è verificato nel Far-East. Vista infatti la tipologia delle uni-tà navali in cui scegliere se investire, le merciologie di principale interesse erano quelle relative al mercato delle commodities, mercato che ha partico-larmente subito le incertezze legate a calamità naturali come la carestia cine-se, i cicloni abbatutisi sull’Australia ed il terremoto verificatosi a largo delle co-ste giapponesi, oltre che a fattori politici come l’introduzione di una nuova tassa sull’export dell’iron-ore del governo in-diano e la decisione del governo cinese di dotarsi di una propria flotta di dodici Cinamax, da impiegare principalmen-te sulle rotte di approvvigionamento Brasile-Cina. Questi ed altri eventi, ca-ratterizzati da un’influenza minore sullo studio condotto o da caratteristiche tut-to sommato cicliche, dovevano neces-sariamente essere presi in considera-zione nello stabilire su quali delle unità a disposizione conveniva approfondire l’analisi. In conseguenza del primo screening effettuato si è evinto che il segmento interessato dalle Capesize fosse il più penalizzato, in quanto carat-terizzato da un oversupply accentuato fino al 2012. Effettivamente però anche i restanti segmenti analizzati presenta-vano un certo oversupply, sebbene il segmento Handysize sembrasse quel-lo meno affetto da tale fattore. Lo studio condotto non teneva conto però di al-cuni fattori destinati a limitare la dimen-sione dell’over-supply. Bisognava tene-

Page 43: 9settembre

settembre 2011 - 41

re infatti conto dell’acquisizione delle potenziali fette di mercato strappabili dal segmento Panamax soprattutto nei confronti delle più grandi Capesize. In tal senso, tale fenomeno poteva esse-re favorito dall’entrata nel mercato di nove delle dodici Chinamax già citate, per un totale di 400 milioni di DWT, re-legando le navi minori ad un mercato domestico e favorendo così quelle atte a fronteggiare un door-to-door spinto. Infatti si può notare che nell’ambito dell’ingresso delle Chinamax esse, presumibilmente, puntando su servizi di collegamento tra porti Hub, consen-tissero alle Panamax ed alle Handy di essere impiegate in trasporti feeder tra i già citati porti e quelli minori a servizio dell’area asiatica. Quindi era preferibi-le guardare ai segmenti Panamax ed Handy che, almeno fino al 2014, erano caratterizzati dal minore over-supply tra i tre segmenti studiati. Era inoltre da sottolineare l’elevata età media della flotta Handy, assestata a 17,8 anni, ed il promettente sviluppo della siderur-gia, dei prodotti forestali e dei prodotti carboniferi, e cioè tutte merciologie tra-sportate prevalentemente su navi bulk di piccola stazzatura.

Analisi quantitativa - comparativa e rischio remunerato

Al fine di determinare il cash-flow delle navi assegnate, è stato necessa-rio effettuare un primo studio sui noli giornalieri e sui prezzi di vendita delle second hand che hanno interessato detto segmento. Visto l’andamento dell’over-supply era lecito pensare che i noli medi rimanessero su cifre simili a quelle previste dal mercato degli FFA per il Dry nel periodo in cui si è svolto il progetto. Nello studiare i casi base sono quindi stati adottati i time-charter a tre anni relativi ad ognuno dei seg-menti considerati. Per quanto riguar-da le entrate del quarto e del quinto anno e per i costi di competenza del noleggiatore da sostenere durante l’in-tero quinquennio, si è scelto di far ri-ferimento ai valori stabiliti per il primo anno dell’investimento, apprezzandoli di volta in volta in funzione dell’inflazio-ne annua, determinata in base ai dati

forniti dalla World Bank. Per quanto riguarda i prezzi di acquisto si è fatto largo uso di regressioni tra i noli gior-nalieri ed il prezzo di vendita delle unità navali della stessa tipologia con un’età di 5, 10 e 15 anni. In base ai parametri citati e su altri di natura finanziaria, le-gati sostanzialmente alla componente di debito del capitale investito, è stato possibile calcolare il tasso interno di rendimento di ogni investimento. A tal punto si è quindi proceduto con la pri-ma cernita degli investimenti scartando quelli che, in funzione dei parametri at-tesi dagli studi di natura statistica dei dati storici, avevano un tasso interno di rendimento inadeguato, se commi-surato al costo medio ponderato del capitale investito. Con i restanti quat-tro investimenti, appartenenti al settore delle Panamax e delle Handy, si è quin-di proceduto ad effettuare un’analisi di sensitività tra i parametri più influenti nella determinazione del tasso interno di rendimento. Facendo quindi variare la rata giornaliera del nolo ed il prezzo di vendita al quinto anno, in modo tale da coprire perlomeno il 95% del cam-pione, è stato quindi possibile deter-minare la probabilità condizionata ed il tasso interno di rendimento scaturiti da un dato valore del nolo congiuntamen-te ad un determinato valore del prezzo di vendita dell’unità. Una volta ottenuti tali parametri è stato quindi possibile determinare la probabilità di fallimento ed il relativo tasso interno di rendimen-to per ogni singola unità. Quest’ultimo è stato ottenuto come media ponderata di tutti i tassi interni di rendimento del-le varie intersezioni di eventi che po-teva interessare la vita economica di ognuna delle unità restanti del basket. Da questi due valori è stato possibile estrapolare il rischio remunerato che, confrontato con quello corso, permet-teva di quantificare la convenienza o meno dell’operazione di investimento.

Strutturazione dell’operazioneDelle quattro unità bulk sottoposte

all’analisi comparativa tra il rischio corso ed il rendimento atteso le due Panamax hanno dimostrato d’avere una remunerazione superiore a quella

minima stimata. In base a quanto detto si è quindi pensato di acquisire il 75% di ognuna delle due Special Purpose Vehicle istituite in joint venture con una società armatoriale con le già citate caratteristiche. A quest’ultima andrà poi affidata la gestione tecnica e com-merciale a fronte di un ovvio ritorno economico al di fuori delle eventuali entrate per i dividendi scaturiti dall’at-tività economica della newco. Oltre che per le già esplicitate qualità econo-miche, la scelta su entrambe le unità Panamax è stata ulteriormente validata dalle qualità tecniche di quest’ultime. Esse infatti sono caratterizzate da una buona versatilità, potendo toccare più della metà dei principali porti in cui vengono commerciati Iron Ore e Coal, viste le loro dimensioni massime ed in particolar modo il pescaggio. Citando Voltaire: “Ciò che chiamiamo caso non è e non può essere altro che la causa ignorata d’un effetto noto”. Il principa-le driver che ci ha quindi orientato du-rante quest’esperienza è stato quello di lasciare le nostre decisioni il meno possibile in balia dell’incertezza che, più che in ogni altro, caratterizza que-sto settore. Incertezza legata alla mol-teplicità dei fattori che lo influenzano ed all’imprevedibilità di alcuni di essi. È quindi dall’inizio di questo progetto che si sono rivelate di fondamentale importanza una conoscenza che ab-bracciasse il maggior numero possibile degli aspetti che contribuiscono siner-gicamente al funzionamento del setto-re navale ed in particolar modo, visto l’argomento trattato, di quello relativo al carico secco. È per questo motivo che non si è potuto far a meno di basare le conoscenze specifiche assimilate nell’ambito del master su una solida base pratica. Base costruita durante i numerosi incontri con prestigiosi espo-nenti aziendali, organizzati sempre nell’ambito del master, ma soprattutto attingendo ampiemente all’esperienza ed alla disponibilità di Fabrizio Vettosi della Venice shipping and logistics.

Luigi Maria IncarnatoSalvatore Romano

Page 44: 9settembre

42 - settembre 2011

formazione / porto&diporto

Se è vero che gli addetti del settore logistico sono introva-bili e che la domanda è ben

superiore all’offerta con cinquantamila assunzioni ogni anno - una cifra rile-vantissima per un mercato del lavoro in crisi, soprattutto quello giovanile – si comprende l’importanza di quelle iniziative che aprono alle professioni dei trasporti, in particolare nel settore marittimo e portuale. Molti profili sono “introvabili” anche se sono richieste specializzazioni di prestigio come quel-la dei doganalisti, degli agenti marittimi o degli spedizionieri. Per non parlare delle competenze necessarie nelle Au-torità Portuali per i diversi settori di at-tività: da quello tecnico a quello legale, dall’amministrazione alla gestione de-maniale, dalle politiche ambientali alla sicurezza.

Alcuni Atenei ed alcune Scuole su-periori si stanno attrezzando per pro-muovere corsi che formino addetti per la logistica. Sono tredici i corsi univer-sitari e 8 i master promossi da diverse facoltà: Ingegneria, Giurisprudenza, Economia e commercio in grado di coprire solo una parte delle necessità: circa 1700 posti. E quando gli Istituti Superiori decidono di aprire un indiriz-

Log-In: la formazionenella logistica integrata

zo logistico scarseggiano gli insegnanti ed i programmi spesso non sono ben delineati.

La formazione si continua quindi a fare sul campo, e non è cosa da poco in un luogo come ad esempio un por-to, costantemente in evoluzione per l’introduzione di nuove tecnologie, di differenti modalità di movimentazione, dove la sicurezza deve andar di pari passo con l’efficienza e la celerità delle operazioni.

Sono richieste in particolare cono-scenze tecniche e gestionali, compe-tenze in contabilità e informatica, abili-tà nelle lingue, ma anche doti “umane” per fare squadra e favorire una gestio-ne non più verticistica dei processi.

I trasporti e la logistica, si sa, hanno ormai assunto un ruolo fondamentale nel supportare le strategie competitive delle aziende e i porti, in questo pa-norama, sono un anello fondamentale della catena del trasporto, cerniere fra mare e terra, “fabbriche” del mare dove ogni ingranaggio è indispensabile al funzionamento dell’intero sistema.

Da questa consapevolezza prende le mosse l’iniziativa di tre Autorità Portuali italiane, Civitavecchia, Napoli e Saler-no, che punta a sostenere la qualifica-

zione e la riqualificazione del persona-le delle imprese portuali attraverso la promozione delle attività del progetto LOGIN, nonché attraverso l’attivazio-ne di nuove iniziative progettuali che puntano a rafforzare la collaborazione tra le Autorità Portuali anche in chiave formativa.

Rispondendo al terzo avviso del 2010 di Fondimpresa l’ATS S.T.A.M.P.A. Consulenza e Formazione - Erfap La-zio hanno articolato un programma di interventi formativi che è stato accolto e finanziato e che avrà inizio in ottobre.

Il percorso si caratterizza per una forte strutturazione didattica formata da docenti e da numerosi esperti/con-sulenti esterni qualificati nel campo dei trasporti e della logistica, in grado da un lato di fornire agli allievi il necessa-rio bagaglio culturale e la necessaria strumentazione metodologica e, dall’al-tro lato, di “portare in aula” l’eccellen-za delle esperienze del settore. 87 le aziende aderenti, delle quali 4 della GI e 83 della PMI, e beneficiarie dell’in-tervento che svolgono principalmente le seguenti attività: movimentazione di merci e gestione siti di stoccaggio (containers) con particolare riferimento alle aree portuali; trasporto di merci su

Page 45: 9settembre

settembre 2011 - 43

strada; trasporto maritti-mo di merci; trasporto di persone.

Sono destinatari del Piano formativo esclu-sivamente i lavoratori, occupati in imprese per le quali esista l’obbligo del versamento del con-tributo integrativo di cui all’art. 25 della legge n. 845/1978, che hanno aderito al progetto e che comunque risultino iscrit-te a Fondimpresa prima dell’avvio dell’azione formativa alla quale par-tecipano.

Il piano formativo ha carattere settoriale e multiregionale. L’ambito di intervento, oltre che definito in relazione al settore economico di riferimento (logistica e trasporti), viene circo-scritto anche in relazio-ne al territorio di riferi-mento: infatti, le aziende partecipanti hanno sede legale e/o operativa nei territori della Regione Campania, Lazio e Um-bria. Saranno 3.400 le

ore da erogare, 100 le azioni formative e 700 gli addetti che seguiranno i cor-si.

Le Aree Tematiche ritenute priorita-rie da parte delle aziende partecipanti a seguito dell’analisi del fabbisogno formativo sono: Ambiente, sicurezza e innovazione organizzativa azioni for-mative rivolte alle innovazioni organiz-zative finalizzate all’incremento della sicurezza sui luoghi di lavoro e/o alla salvaguardia dell’ambiente; Sviluppo organizzativo azioni formative legate alla crescita professionale e allo svi-luppo organizzativo; Innovazione tec-nologica azioni formative atte a favorire l’attivazione di processi di implementa-zione di innovazioni tecnologiche nell’ impresa; Competenze tecnico-profes-sionali azioni atte a favorire lo sviluppo delle competenze tecnico professionali finalizzate al rafforzamento del po-tenziale dell’individuo e dell’impresa; Competenze gestionali e di processo: azioni indirizzate allo sviluppo delle competenze di carattere gestionale e di processo.

“I corsi, oltre alla Formazione in aula centrata principalmente su momenti teorici – dichiara Gabriele Fasano, Di-rettore Generale di STAMPA Consul-ting - prevedono il training on the job, ovvero una fase applicativa, calata nel reale contesto di riferimento, funzio-

nale al raggiungimento degli obiettivi e alcune action learning attraverso la programmazione di specifiche sessioni di apprendimento centrate sui processi di lavoro.

Le azioni formative sono indirizzate al rafforzamento delle competenze di base e professionali per favorire pro-cessi di qualificazione e riqualificazione del personale, sia neoassunto che ad elevata anzianità di servizio”.

“Abbiamo svolto alcune attività pre-paratorie e di accompagnamento – aggiunge Paolo Palumbo, Direttore Amministrativo di STAMPA Consulting – a partire dall’analisi della domanda di formazione presso le aziende e dal-la rilevazione dei bisogni formativi dei dipendenti definendo le competenze critiche o emergenti. Alcune azioni for-mative saranno dedicate alle categorie “prioritarie” individuate dall’avviso: le donne lavoratrici, lavoratori con età su-periore ai 45 anni e i lavoratori stranie-ri. Un’attività importante non solo ai fini dell’apprendimento, ma anche per la creazione di quel senso di “comunità” portuale che migliora la comunicazio-ne e gli scambi di informazioni anche in termini di buone pratiche ai fini della salute e della sicurezza negli ambiti di lavoro”.

Alessandro Talini

Page 46: 9settembre

44 - settembre 2011

nautica / porto&diporto

La città di Napoli avrà un nuovo porto turistico. Dopo lungaggini vecchie di undici anni, c’è la posa della prima pietra che ha segna-to l’avvio dei lavori per la realiz-zazione del “Marina di Vigliena”, nell’area est del capoluogo cam-pano. La location è San Giovanni

a Teduccio, negli spazi dell’ex opificio Corradini (proprietà

di Comune e Autorità por-tuale), zona coinvolta nel

progetto di riqualificazio-ne della società Porto

Fiorito Spa all’interno del più ampio pro-

gramma di recupe-

Partono i lavori di Marina di Vigliena

ro di tutta l’area orientale della città. Diventa finalmente realtà, quindi, il sogno iniziato tempo addietro con i lavori di bonifica dei fondali e degli edifici e comincia a prendere corpo quel progetto che vede impegnati in prima fila un gruppo di impren-ditori napoletani che fanno capo all’Acen, l’associazione dei costrut-tori edili napoletani e che, senza il supporto di risorse pubbliche, sono pronti a realizzare una struttura por-tuale che farà da volano all’econo-mia locale, riqualificando un’area sin ora fortemente degradata. Oltre alle bonifiche a terra, che hanno interessato un’area di circa 40.000 mq e quelle a mare per uno specchio d’acqua di oltre 300.000 mq, verrà costruita la scogliera di protezione.

Page 47: 9settembre

settembre 2011 - 45

Organismonotificatoper la nauticada diporto.

Quality & Security s.r.l.Ente CertificatoreOrganismo riconosciutoAi sensi della direttiva2003/44/CE ex 94/25/CEDecreto del 17/12/2002 G.U.n. 302 del 27/12/2002notificato C.E. n. 1262

Direzione Generale3 via Benedetto Croce94 via Porto84121 SalernoTel + 39 089 [email protected]

AD

V A

M E

DIT

OR

I

Filiale operativa: Via A. De Gasperi, 55 - 80133 NAPOLITel. 081 5529455 (operativo) Tel. 081 5520856 (amministrazione) Fax 081 5424135 (operativo) Fax 081 7901279 (amministrazione)

e-mail: [email protected] - [email protected] - www.pbspedizioni.comSede legale: Viale Monza n. 7 - 20125 Milano - Tel. 02 2883501/502 Fax 02 28835510

Filiale di Caserta: Via Appia Antica, 43a – 81020 S. Nicola La Strada (CE) - 5000 mq di magazzinoTel. 0823 494709 - Fax 0823 259027 - [email protected] - www.pdlogistica.com

Spedizioni Internazionali – Nazionali – LogisticaServizi di allestimento e montaggio di arredi e complementi di arredo per ufficio e comunità

Page 48: 9settembre

46 - settembre 2011

I primi interventi riguarderanno, in particolare, la realizzazione delle opere foranee, degli edifici ricettivi, il restauro degli immobili storici e della rete di via-bilità interna. Il costo dell’intervento è di 120 milioni di euro e, in base al crono-programma, nel giro di 4 anni e 6 mesi la realizzazione del porto consentirà il rilancio della costa orientale di Napoli. Ma secondo le previsioni, già nel 2013 vi sarà la messa in esercizio parziale di una parte dello scalo, che offrirà i primi trecento posti barca, uno yachting club e un’area adibita a rimessaggio delle imbarcazioni.

“Il Marina di Vigliena sopperisce alla mancanza della vera Porta della Città sul Mare a disposizione del diportismo - afferma il Presidente di Porto Fiorito Spa, Claudio Fogliano - I lavori proce-deranno senza soluzione di continuità, sino al completamento del progetto globale. Oggi è in corso la bonifica da amianto a carico degli esistenti edifici ex Corradini e delle aree prospicienti. Le aree, inoltre, una volta recuperate, andranno in gestione alla società Porto Fiorito ma rimarranno di proprietà degli Enti concedenti che, al termine della concessione, pari a 50 anni per le ope-re a mare e a 90 per quelle a terra, ne rientreranno in possesso. La risposta del mercato internazionale ha confer-mato che la strada intrapresa è quella

giusta: società di charter internazionale ci hanno già contattato per acquistare posti barca.

Anche le prevendite interne sono state assolutamente lusinghiere.” Il progetto generale, in particolare, che prevede anche strutture cantieristiche, artigiane, uffici e volumi ricettivi di ec-cellente livello, interessa oltre il 70% delle aree in concessione e si articola su macro aree quali: bacino portuale, area di accoglienza, servizi e zona can-tieri. Il bacino portuale, che si svilup-pa su una fascia costiera di circa 800 metri, ospiterà circa 850 imbarcazioni con caratteristiche variabili, dalle pic-cole e medie dimensioni fino ai grandi yacht. La zona di accoglienza prevede il recupero degli edifici dell’ex opificio Corradini destinati prevalentemente ad aree commerciali quali saloni espositivi e uffici di servizio, servizi di cambusa, artigianato a servizio delle imbarca-zioni, negozi specializzati, uffici dire-zionali, una banca, strutture ricettive e residence con ampi parcheggi ed aree a verde.

Lungo la banchina sono previsti impianti e servizi di elevato standard che comprendono acqua, luce, elettri-cità, impianto antincendio, impianto di prelievo acque usate, box auto lungo le banchine, aree di sosta all’aperto, servizi, punti di ristoro all’aperto. Il tutto

verrà armonizzato con aree a verde e viabilità pedonale improntata all’antico stampo vesuviano e partenopeo.

“Fino a poco fa da Napoli si scappa-va - commenta il neo sindaco, Luigi De Magistris - adesso, invece, assistiamo a una immigrazione di imprenditori che vogliono venire qui per investire per-ché hanno interesse a farlo. Si tratta di lavori importanti in un’area strategica della città che va valorizzata. Abbiamo motivo di ritenere che, nei tempi pre-stabiliti, si riusciranno a realizzare le opere. L’area è stata finalmente con-segnata dopo la bonifica, finalmente si parla di mare e i napoletani potranno riappropriarsi di un approdo per trop-po tempo negato. Possiamo finalmen-te disegnare la città che vogliamo”. Per l’assessore all’Urbanistica della Regione Campania, Marcello Taglia-latela ‘’L’apertura del cantiere di Porto Fiorito è un’iniziativa imprenditoriale molto importante perché realizzata in-teramente con finanze private. L’am-ministrazione regionale è pienamente consapevole della necessità di aiutare gli imprenditori nei processi di trasfor-mazione urbana. Ovviamente, il porto di Vigliena da solo non basta per il re-cupero di un’area degradata della città come quella di San Giovanni”.

Brunella Giugliano

Page 49: 9settembre

settembre 2011 - 47

aziende / porto&diporto

La volta scorsa abbiamo introdot-to gli elementi che determinano i comportamenti. Questi ultimi

ruotano attorno a tre pilastri fondamen-tali: credenze, criteri e valori di vita. Il loro rispetto e la loro condivisione per-mette di creare empatia o al contrario instaurare relazioni “pericolose”. È ri-schioso, ad esempio, esprimere giudizi negativi sul denaro con chi ha posto in cima alla propria scala di valori i soldi. In circostanze simili, e nel migliore dei casi, è probabile che si svilupperà una “cordiale” antipatia. Attenzione dunque a dosare bene gli ingredienti. La ricetta della comunicazione efficace non am-mette errori. Un pizzico di diplomazia è indispensabile alla sua buona riuscita.

La spontaneità dunque è un lusso per pochi? Per fugare qualsiasi malin-teso, va subito chiarito che l’impulsivi-tà è cosa ben diversa dalla sincerità.

L’uso delle arti comunicative presuppone l’impiego accorto del linguaggio e il trattamento giudizioso dei preconcetti e delle pre-ferenze delle altre persone. Le critiche di manipolare il prossimo con abili tec-niche di persuasione, per quanto non del tutto infondate, si scontrano con la complessità del processo comunicativo

Le affinitàaiutano a comunicare

durante il quale l’inconscio prevale per il 90%. Il restante 10% è gestito dalla parte logica, dalla parola. Se dunque è importante cosa comunichiamo, altret-tanto fondamentale è il modo in cui lo facciamo. Il tono della voce, la gestua-lità, la postura o uno sguardo sono elo-quenti quanto le parole e devono perciò essere utilizzati in modo congruente ai contenuti. La minima dissonanza tra ciò che facciamo e ciò che diciamo vie-ne subito percepita come inaffidabilità. Vigile come una sentinella il “sesto sen-so” è pronto a stanare qualsiasi artificio rielaborando quei dati che abbiamo im-magazzinato in modo inconsapevole. L’intuito, ossia la capacità di interpre-tare al volo la realtà, ci aiuta a decodi-ficare i dati che provengono dal mondo esterno e ci informa sul valore di un rapporto. È q u e s t a p a r t e emotiva

c h e ci spinge

a provare simpatia o antipatia nei confronti di qualcuno ed è sempre lei a interpretare la parte non verbale del-la comunicazione. Questi “messaggi silenziosi” sfuggono al nostro controllo e per questo rivelano la parte più pro-fonda di noi. Il fascino, dunque, “nasce solo quando ciò che la persona dice o

fa corrisponde al suo intero essere, alla sua verità”. “Piacere non può essere il frutto di finzione o recita” ha recen-temente chiarito Francesco Alberoni sul Corriere della Sera. Ecco perché il frutto della comunicazione emotiva non matura quando da un lato si dà per scontato che la propria visione del mondo sia uguale a quella del nostro interlocutore e dall’altro non si mostra un genuino interesse nei suoi confronti. A chi non è mai capitato di dire “Andia-mo d’accordo. La pensiamo esatta-mente allo stesso modo!”. Tutti più o meno consapevolmente sappiamo che l’affinità è la chiave di volta per costrui-re senza sforzo relazioni vincenti.

Le affinità, e non le differenze, por-tano ad una spontanea cooperazione. Incontrare persone che sinceramente

rispecchiano il nostro modo di pensare ci fa sentire subito a no-stro agio. Si crea ma-gicamente un clima di comprensione e fiducia reciproca. Al contrario i sintomi di una comunicazione non efficace sono disagio, disinteres-se, e mancanza di ascolto.

Svelato dunque il segreto per an-dare d’accordo con chiunque, quali sono

gli strumenti per ca-pire preferenze altrui?

Semplicemente facendo le domande giuste, osser-

vando e ascoltando con at-tenzione l’interlocutore ognu-

no sarà in grado di individuare attitudini, propensioni, leve motivazio-nali e schemi di comportamento. Com-prendere la personalità della persona con cui si interagisce ci permette di fare l’unica cosa in nostro potere quando ci rendiamo conto che la comunicazione risulta inefficace: modificare il nostro atteggiamento.

Stefania Castaldo

Page 50: 9settembre

48 - settembre 2011

aziende / porto&diporto

Nei primi mesi del 2011, oltre la metà di chi ha scelto un prodotto del mercato libero

dell’energia, lo ha fatto con Enel Ener-gia: 3,9 milioni clienti di cui 1,2 busi-ness e 2,7 residenziali, quasi 1 milione clienti gas. Numeri eccellenti, se si tie-ne conto che il mercato elettrico in Ita-lia è composto da 36,5 milioni di clienti, dei quali circa 7 milioni si trovano sul mercato libero: circa 4,2 milioni di fa-miglie e 2,7 milioni di aziende. Ne par-liamo con Luca Solfaroli, responsabile Customer Service di Enel Energia.

“Oggi Enel Energia è certamente le-ader del mercato, visto che le proprie offerte sono scelte da una famiglia su dieci. E quasi un milione di famiglie ha scelto la comodità di un unico fornito-re, Enel Energia, sia per l’energia elet-trica che il gas, segno di fiducia nella nostra azienda e nei nostri prodotti”. Questo per il segmento famiglie. E per le imprese?

Enel Energia è l’operatore di riferi-mento di una gamma di prodotti e ser-vizi integrati per la fornitura di energia elettrica e gas naturale alle imprese, come contratti a prezzo fisso, indiciz-zato o con la protezione di un tetto massimo al costo, e servizi di audit energetico.

Altri servizi? Enel Energia è all’avanguardia an-

che nel campo del teleselling con circa 1.500 operatori telefonici formati con le più innovative tecniche di vendita. E sempre per fidelizzare il cliente, ha lanciato, prima in Europa, il primo lo-yalty program del settore energetico, Enelpremia, che oggi conta quasi 2,8 milioni di iscritti, il numero più alto mai registrato a livello europeo nel settore energetico. Con Enelpremia, accen-dendo la luce e usando il gas, si pos-sono accumulare Punti Energia da uti-lizzare per sconti in bolletta o premi da scegliere all’interno di un catalogo che si rinnova ogni anno. L’azienda sente la responsabilità anche di fare qualco-sa in più in un contesto di crisi econo-mica come quello che stiamo vivendo. In questa direzione è stata pensata Enelmia, la carta vantaggi dedicata ai clienti che scelgono Enel Energia per la casa: con meno di 2 euro al mese si può risparmiare fino a 400 euro in un

Enel Energialeader nel segmento aziende

anno, grazie a sconti fino al 30% nei punti vendita di numerosi supermercati della grande distribuzione.

Quali canali di contatto hanno a disposizione i clienti di Enel Ener-gia?

Innanzitutto il contact center telefoni-co, raggiungibile al numero verde gra-tuito 800.900.860. Poi, il sito web ene-lenergia.it attraverso il quale cittadini e aziende sono costantemente aggiorna-ti sulle offerte per il mercato libero. E’ inoltre operativo il contatto face to face, gestito sia in maniera diretta che da al-tri partner.

Passiamo agli investimenti. Dall’apertura del mercato ad oggi

sono stati fatti significativi investimenti finalizzati a garantire livelli di eccellen-za nella qualità del servizio erogato, con particolare riferimento al migliora-mento dei sistemi informativi, alla for-mazione degli addetti e al miglioramen-to della rete.

E in Campania?Enel concentra nel territorio meridio-

nale un terzo delle sue risorse interne addette al front office. In Campania, in particolare, garantiamo i servizi a circa 3 milioni tra clienti del mercato di mag-gior tutela e clienti che hanno scelto la convenienza delle offerte Enel Energia del mercato libero, sia elettrico sia gas. Complessivamente, nel 2010, ammon-tano a circa 70mila le acquisizioni di Enel Energia nel territorio campano.

Eduardo Cagnazzi

Page 51: 9settembre

innovazione / porto&diporto

Page 52: 9settembre

50 - settembre 2011

aziende / porto&diporto

L’ha sviluppata Mochi Craft, uno dei brand del gruppo forlivese Ferretti, la prima barca di oltre

20 metri che viaggia ad emissioni zero, nel silenzio più assoluto e senza fumo. E porta la firma di Starlike Defender la prima malta con funzione antibatteri-ca certificata per sigillare le fughe tra le piastrelle di ceramica, un prodotto sviluppato in sinergia con Casalgrande Padana, produttrice di rivestimenti con il gres porcellanato. E, ancora l’Emilia Romagna inaugura l’era delle matto-nelle fotovoltaiche: sono in grado di produrre energia e vengono utilizzate per ricoprire le facciate degli edifici.

Sono soltanto alcuni dei settori, top ten nella speciale classifica dell’ex-port, dove eccelle il made in Italy, un risultato ottenuto nonostante la crisi che attanaglia l’industria e il Prodotto interno lordo che continua a crescere meno rispetto agli altri paesi. Secondo uno studio elaborato dalla fondazio-ne Edison, che pubblica l’indice delle eccellenze competitive, il Bel Paese è primo al mondo in 249 prodotti per un valore di 71 miliardi di dollari: nella rubinetteria e valvole (5.439,1 milioni di dollari), trasporti marittimi (2.570,8 mln), piastrelle e ceramiche (2.416,9 mln), barche da diporto (2.217,1 mln), calzature (2.160,2 mln), macchine per imballaggio (1.973,6 mln), completa-

menti d’arredo (1.863,4 mln), paste alimentari (1.811,3 mln), cuoio (1.787,8 mln), borsette (1.612,3 mln di dollari). Occupa il secondo posto nel mondo per 347 prodotti per un valore di 56 miliardi di dollari (ai primi posti di questa gra-duatoria vino, mobili di legno, ingranag-gi per macchine e lavastoviglie), il terzo per 387 prodotti (48 miliardi di dollari, dai prodotti per turbine a gas ai lavori in ferro, calzature di gomma e tratto-ri), il quarto e il quinto rispettivamente per 317 e 293 prodotti (49 e 29 mld di dollari). Complessivamente, secondo l’indagine della Fondazione Edison, si tratta di 1593 prodotti per un valore di 253 miliardi di dollari. Un’eccellente performance di un sistema industriale specializzato, che riesce a creare gran-di innovazioni su piccola scala pure in presenza di venti contrari. E’ il caso di Giacomini, azienda piemontese creata sessant’anni fa come piccola realtà ar-tigianale per la produzione di valvole in ottone per il comparto idrotermosanita-rio. Oggi non solo è leader nel settore con tre stabilimenti in Italia, un export pari all’80% della produzione, quanto è in grado di fornire al mercato una “casa ad emissioni zero” e una caldaia basata su un processo di combustione che, attraverso la reazione di idrogeno e ossigeno in un generatore termico, produce calore a bassa temperatura,

un brevetto ottenuto con la collabora-zione scientifica dell’Environment Park di Torino. Non sono meno importanti le aziende, tutte di dimensioni piccole e medie, che fanno parte del distretto conciario del pellame e del cuoio di Santa Croce sull’Arno, l’unico cluster la cui specializzazione abbraccia l’intera filiera produttiva della pelle, dalla con-cia al prodotto finito. Qui si produce il 98% della produzione di cuoio da suola (il 70% di quello dei paesi dell’Unione europea) e il 35% della produzione na-zionale di pelli per calzature, pellette-ria e abbigliamento per un fatturato di 1 miliardo e 100 milioni di euro, di cui l’export incide per circa il 60%. E conti-nua ad andare a gonfie vele l’industria delle paste alimentari, a dimostrazione che ancora oggi, la pastasciutta è l’ali-mento imbattuto sotto il profilo qualità/costo, capace di rappresentare il modo giusto e sano di mangiare nel mondo. Negli ultimi anni le aziende del setto-re hanno incrementato il volume delle esportazioni di circa l’1,40%, pari al 52% del totale nazionale. Un piatto su dieci di pastasciutta mangiato nel mon-do (e 3 su 4 in Europa) è fatto con pasta italiana, che si propone come l’alimen-to principale del terzo Millennio. Parola del catalano Ferran Adrià, numero uno al mondo tra gli chef stellati.

Eduardo Cagnazzi

Industria: le eccellenze italiane nel mondo

Page 53: 9settembre

L’ispirazione nasce a San Va-lentino Torio, nel Salernitano, sessantadue anni fa. Quando

Pasquale Saviano, fornitore di pomo-dori di numerose aziende campane, decide di aprire un suo stabilimento per occuparsi dell’intero processo di trasformazione e distribuzione del pro-dotto. Nasce così, all’inizio degli anni ’50, l’azienda Graziella. Per Pasquale non è solo un nome per identificare un prodotto. E’ un atto d’amore verso sua madre. E anche un romantico ri-ferimento al leggendario personaggio femminile di Procida, che non riuscì a coronare il suo sogno d’amore con un conte. Il sogno lo corona Pasquale, che comincia ad esportare il prodotto fuori della Campania, prima nel Lazio, successivamente verso le altre regioni. E lo continua il figlio minore, Marcello che introduce innovazione tecnologica, ricerca, marketing e, soprattutto, un co-dice di responsabilità etico sociale nei processi aziendali a garanzia del clien-te- consumatore. Quattro ingredienti che ritiene indispensabili per meglio competere in un mercato sempre più agguerrito. “Correttezza, trasparenza e lealtà verso i consumatori sono i nostri valori -afferma Angelica Sarno, ammi-nistratore delegato della società - Offri-re prodotti di qualità eccellente nel pieno rispetto del-la tradizione e con una forte apertura all’innovazione è la nostra mission”. Oggi Graziella, di proprietà al 100% della famiglia Savia-no, è un sogno realiz-zato. E’ tra le prime azien-de conserviere del Bel Paese, con circa 20mila tonnellate di pomo-doro prodotto all’anno, il core busi-ness aziendale che sviluppa un

aziende / porto&diporto

giro d’affari di circa 12 milioni di euro, cui si aggiungono altri prodotti, dai le-gumi ai peperoni, tutti rigorosamente di origine italiana, coltivati nelle loro aree di eccellenza: le falde del Vesuvio, Pu-glia e Basilicata. Mercato di riferimento è la grande distribuzione del Centro Nord, dal Lazio in su. Solo poco più del 10% della produzione va all’estero: in Venezuela, Cile, Gran Bretagna, Hong Kong, Emirati Arabi, Francia, Russia e Germania. “E’ una precisa scelta azien-dale -sottolinea Angelica Sarno - detta-ta dal fatto che produciamo un prodot-to legato alla qualità e il consumatore estero difficilmente riesce a percepirla, abituato a prodotti quasi sempre non al top dell’eccellenza del Made in Italy”. E proprio nell’ottica della percezione diretta della qualità, per la prima volta quest’anno, da metà agosto a metà settembre, nel periodo di attività più in-tenso per la produzione e trasformazio-ne dell’Oro rosso, Graziella ha accolto i consumatori nel proprio stabilimento di San Valentino Torio. Una scelta di marketing per mostrare l’intera filiera del suo prodotto di eccellenza, il po-modoro pelato, e per favorire la cultura

del consumo consapevole basato sulla conoscenza diretta del prodotto e della sua lavorazione. Dalla prima accurata selezione del pomodoro appena rac-colto nelle campagne alla sua pulitura, dalla pelatura manuale (“Un’operazione legata alle antiche consuetudini conta-dine che solo Graziella impiega in Ita-lia”, precisa l’amministratore delegato) fino all’inscatolamento del prodotto con il sistema ecocompatibile multipack. L’attività dell’azienda salernitana non si ferma qui. Oltre a promuovere il premio “Gustosi percorsi”, un riconoscimento assegnato ai ristoranti che si distin-guono per qualità e particolarità e nu-merosi workshop di cucina casalinga, Graziella è impegnata fortemente nel sociale con iniziative benefiche, ultime delle quali la donazione di un’incuba-trice e di una lampada per fototerapia neonatale all’ospedale di Sarno e la destinazione di 5 centesimi del ricavato della vendita dei singoli pelati all’Unicef per la costruzione di scuole in Angola. Progetti ideati e voluti per contribuire concretamente ad iniziative umanitarie nell’ottica dell’impegno di responsabili-tà e dei valori d’identità aziendale. Che da sempre rappresentano la mission di Graziella. Noi che c’eravamo, ci credia-

mo.Eduardo Cagnazzi

settembre 2011 - 51

Il sogno di Graziella

Page 54: 9settembre

aziende / porto&diporto

52 - settembre 2011

Il mercato dell’energiain Italia

Il sistema energetico è a un cro-cevia. Le attuali tendenze nell’of-ferta e nei consumi di energia

non sono più sostenibili sia in termini economici, che sociali ed ambientali. Il suo futuro dipenderà pertanto da quan-to efficacemente i governi europei riu-sciranno ad affrontare le due principali sfide del cambiamento energetico: da un lato dovranno assicurare un’offerta di energia adeguata ed accessibile da un punto di vista economico; dall’altro, passare rapidamente ad un sistema di produzione dell’energia a basso utiliz-zo di carbone, efficiente e rispettoso dell’ambiente. L’Italia?

Deve eliminare le molte criticità esistenti, in modo da consentire sia un miglioramento della competitività, sia un ridimensionamento dell’impat-to sull’ambiente. Il Bel Paese importa carbone per l’energia dall’Indonesia (35%) e dal Sud Africa (20%), petrolio dalla Libia (30%), Russia (15%) e Azer-bajan (13%), ma la sua dipendenza è superiore alla media dei paesi europei, con consumi nell’industria (47,4%), nel terziario (29,4%), nell’uso domestico (21,4%) e nell’agricoltura (1,8%). La maggiore produzione di energia è con-centrata al Nord con il 52%, segue il Sud con il 36%, il Centro appena il 12%. Per quanto riguarda le rinnovabili, Puglia e Sicilia svettano con il 98% nell’eolico e il 33% nel solare. L’energia da biomas-se è invece sviluppata in Campania e Calabria dove se ne produce il 60%. Secondo uno studio di Srm, Associa-zione studi e ricerche per il Mezzogior-no, emergono grandi potenzialità in ter-mini di sviluppo per le fonti rinnovabili. Soprattutto per il Mezzogiorno, sempre più teatro di significativi investimen-ti imprenditoriali e strutturali; un’area che, per le caratteristiche morfologiche, strutturali, orografiche e climatiche, di-spone di risorse ambientali in grado di poter offrire un’opportunità alla cresci-ta economica futura. E che possono rappresentare un’arma vincente per il suo sviluppo. In tale senso, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia fanno da apripista anche rispetto al CentroNord. Non va però trascurato che gli opera-tori, osservano i ricercatori di Srm, si trovano a dover affrontare non poche difficoltà per la realizzazione degli im-

pianti a fonti alternative.

Uno su tutti, i tempi di attesa ed i lunghi iter autorizzativi per ottenere le connessio-ni alla rete; ma anche la caren-za di infrastruttu-re materiali e im-materiali, nonché la mancanza di aree per insediamenti produttivi. Proprio all’espansione in-frastrutturale del Sud sono rivolti i maggiori sforzi di Terna che, nell’ultimo piano strategico per il quadriennio 2010-2014, destina al Mez-zogiorno una fetta importante delle somme stanziate per gli investimenti totali di sviluppo, 3,3 miliardi di euro, di cui oltre il 70% concentrati al CentroSud.

E, ancora, degli oltre 4 miliardi previsti per l’energia nell’ambito del Quadro strategico nazio-nale 2007-2013, oltre il 70% è indirizzato alle regioni dell’area Convergenza. Anche il decisore pubblico si pone l’obiettivo di sviluppare la competitività del settore nel Mezzogiorno, data l’esi-stenza di ingenti risorse europee, statali e regionali da mettere in siner-gia con gli investimenti privati. Il Mez-zogiorno, evidenzia lo studio, dispone inoltre di realtà imprenditoriali ed asso-ciative pronte a cogliere le sfide prove-nienti dall’evoluzione di questo settore: numerose aziende di rilievo interna-zionale, tra produttori, distributori di energia e costruttori di strumentazioni energetiche, puntano sul Sud, contri-buendo con la loro presenza ed i loro investimenti allo sviluppo del tessuto socio-economico di questo territorio.

Considerato il ruolo del fattore ener-gia come vero e proprio asset strategico per la crescita e lo sviluppo dei sistemi economici territoriali, anche le banche e il mondo della finanza in generale co-minciano a mostrare un vivo interesse verso questo comparto. Diversi istituti

di credito di livello

internazionale presenti sul mercato

italiano sono attivi nel finanziamento in campo energetico. Ne sono un esempio la Bei e Intesa San-paolo che hanno finanziato importanti opere infrastrutturali ed imprese. Per-ché il Mezzogiorno possa fare tesoro di queste positive presenze occorre puntare a migliorare le condizioni del contesto di riferimento, investendo sul-la sicurezza come sulle reti, riducendo i rischi di black out ed i gap energetici. Solo così si aiuterebbero le eccellenze, che pure ci sono, ad emergere meglio, contribuendo in maniera più efficace all’evoluzione del tessuto socio-eco-nomico meridionale. Partendo da que-sta finalità, la ricerca giunge a cinque proposte che possono contribuire ad

Page 55: 9settembre

maggio 2011 - 53

accrescere la competitività del settore, sollecitando il passaggio ad un nuovo modello di sviluppo energetico.

1. Una più incisiva definizione di una strategia energetica di me-

dio-lungo termine che renda in maniera più coordinata

le strategie delle am-ministrazioni centrali

con quelle regionali e che chiarisca le

priorità infra-

strutturali su cui occorre indirizzare gli investimenti;

2. una migliore razionalizzazione del-le competenze pubbliche, assegnando le competenze in maniera da efficienta-re il sistema decisionale;

3. la semplificazione delle procedure amministrative e la certezza dei tempi;

4. l’efficientamento delle risorse co-munitarie, affinché non si riscontrino ancora le criticità incontrate nella pre-cedente programmazione. Un migliore utilizzo di tali fondi potrebbe rendere più appetibile il settore ai privati;

5. una maggiore sensibilizzazione dei consumatori all’efficienza ed al ri-sparmio energetico, attraverso mecca-nismi incentivanti per famiglie e impre-se consumatrici.

Questo è lo stato dell’arte dell’energia elettrica in Italia, con i suoi punti di for-za e di debolezza. Un settore strategico per il Paese, considerato che coinvolge interessi pubblici e privati, infrastrutture e imprese. E che ha anche risvolti im-portanti di carattere socio-economico e finanziario a livello internazionale, oltre che nazionale.

Eduardo Cagnazzi

Page 56: 9settembre

54 - settembre 2011

aziende / porto&diporto

Proprio così, su una vera e propria nave lunga 120 me-tri, ormeggiata tre-quattro

giorni nei porti turistici alla moda del Mediterraneo. Da quelli italiani agli spagnoli, fino ai porti delle isole greche. Ancora poco più di un anno e via, la nave prenderà il largo con le migliori griffe in vetrina. L’idea è di Daniela Fargion, già creatrice di tra-smissioni di moda e sul cinema, por-tata avanti in tandem con l’italo-belga Ubaldo De Vincentiis, presidente del-la società Europ Invest, società nata nel 1980 con l’obiettivo di sviluppare e promuovere progetti immobilia-ri, commerciali e di intrattenimento, come retail park e outlet. Sarà la crisi economica che spinge le famiglie a risparmiare, sarà il desiderio di di-menticare il total look degli anni ’90 e di crearsi uno stile personalizzato.

Fatto sta che l’unico segmento che non conosce crisi sono gli outlet, le cittadelle dei sogni in vendita, dello shopping griffato di qualche anno ad-dietro dove un abito si paga fino al 70% in meno rispetto alla boutique alla moda. Gli outlet si stanno mol-tiplicando un po’ in tutta Italia con vendite scontate 365 giorni all’anno. E con enormi vantaggi sia per il pro-duttore che il consumatore. Il primo, può recuperare liquidità mettendo in vendita le rimanenze messe sul mer-

cato principale a prezzi scontati, nel rispetto dell’immagine di marca che resta intatta. Il consumatore può a sua volta acquistare a buon prezzo un capo alla moda, accedendo sul mercato secondario (branch market) a un brand che altrimenti non avreb-be potuto permettersi di acquistare nei negozi del lusso, ubicati quasi sempre nei centri cittadini. Se c’è un posto dove l’economia non conosce i venti della crisi è, dunque, l’outlet.

Fashion District, il grande network italiano di outlet, ne ha tre: a Man-tova, a Molfetta e a Valmontone, per 12 milioni di visitatori all’anno, di cui 6 milioni solo nel distretto ciociaro; Neinver, società pioniera nell’introdu-zione del concetto di outlet in Spa-gna e Polonia con il marchio Factory, è presente a Castel Guelfo, ad una ventina di minuti da Bologna. Ed an-cora, Value Retail che nel 2010 nel proprio centro di Fidenza è cresciuto del 15%, con una spesa media del visitatore in crescita del 12%. E’ in-vece del tutto innovativa la formula adottata da Fashion District per l’out-let di Melilli, nel Siracusano: il gruppo ha infatti ceduto alla bresciana Pro-mos, cui fa capo Palmanova Village, la gestione e la commercializzazione della struttura. Questa formula di li-censing consente alla società sici-liana Tecnall, proprietaria del centro

di Melilli, di sfruttare da un lato la notorietà del nome Fashion District, dall’altro, di arricchire la presenza di quest’ultimo lungo lo Stivale. In forte crescita anche i Designer Outlet del gruppo McArthurGlen, sparsi lungo la penisola, da Barberino di Firenze a Castel Romano, da Noventa di Pia-ve a Serravalle, fino a Marcianise, in provincia di Caserta, l’ultimo nato nel febbraio 2010, il primo centro com-merciale del lusso in Campania. Un fatturato nel 2010 pari a 649 milioni di euro (+5% rispetto al 2009, +16% se si comprende La Reggia, a circa un chilometro dalla reggia vanvitel-liana di Caserta), McArthurGlen re-gistra una quota di mercato del 17% del segmento outlet, ottenuta con la valorizzazione culturale e artistica delle zone dove sono localizzati i centri e il fare della qualità totale un vero punto di forza e un importante valore economico per lo sviluppo del territorio. Questi parchi commerciali del buon affare, comunque, si susse-guono lungo la penisola, a conferma che c’è propensione nei consumatori di rivolgersi sempre più verso questi enormi distretti dove è possibile af-fiancare agli acquisti anche momenti di relax e di svago. E tra meno di due anni, lo shopping si trasferirà anche in mezzo al mare.

Eduardo Cagnazzi

Lo shopping? Si fa sulla nave

Page 57: 9settembre
Page 58: 9settembre

turismo / porto&diporto

Negli anni Ottanta Giuly Russo cantava “Un’estate al mare” raccontando in note le abitudini estive del Bel Paese. Trent’anni dopo le cose non sono cambiate e nonostante

la crisi economica e il maltempo abbiano fatto di tutto per compro-mettere la bella stagione, gli italiani alle vacanze proprio non ci rinun-ciano. Puntuale l’esodo estivo scatta nel periodo tradizionalmente più caldo anche se, nella classifica dei mesi più gettonati, giugno e settembre guadagnano punti. È quanto emerge dall’indagine annua-le condotta da Federalberghi secondo cui il 55% della popolazione ha fatto le valigie. L’estate 2011, dunque, sembra destinata a conclu-dersi con un risultato positivo per circa 33 milioni di persone che alla congiuntura sfavorevole e alle tiepide temperature di luglio hanno ri-sposto anticipando o rimandando il meritato riposo. Giugno e settem-bre registrano di fatto un incremento di vacanzieri. La meta preferita? Il 78% ha scelto la nostra penisola rispetto al 70% dello scorso anno. E solo il 21%, contro il 27% del 2010, è andato all’estero.

Tra mare e montagna il primo continua a farla da padrone conside-rati i 5.017 km di costa balneabile a disposizione in Italia. E se le lo-calità marine si aggiudicano il favore degli italiani, e la spiaggia resta la meta preferita per il 70,4% dei villeggianti, la montagna e le città d’arte si aggiudicano rispettivamente il 15,7% e il 3,6% delle prefe-renze. Stabili le località dei laghi mentre anche quest’anno le località termali e del benessere registrano un live incremento. Tra le regioni italiane la Sicilia si aggiudica il titolo di reginetta dell’estate 2011 con il 13% della domanda nazionale. Nell’antica Trinacria le località della costa ionica come Taormina e Giardini Naxos continuano a registra-re il tutto esaurito. Seguono Sardegna, nonostante il caro traghetti, Calabria e Puglia. E la riviera romagnola con la sua impareggiabile organizzazione? Ad agosto l’Emilia Romagna è stata preferita alle altre località dello Stivale ma a conti fatti la regione della piadina mette a segno solo un 6,6% delle preferenze. Se in Italia la vacanza estiva premia le isole maggiori, all’estero le grandi capitali europee raccolgono il 51,9% della domanda aggiudicandosi un più 7% rispet-to alla scorsa estate. Secondo il sito viaggi.it Londra, Barcellona - da cui raggiungere le spiagge della Spagna - l’intramontabile Ibiza, Bucarest, Romania e Parigi sono in vetta alle classifiche. Crollano mari tropicali e località esotiche. Restano stabili i trend di montagna, grandi capitali extra europee e crociere, queste ultime ferme al 6%.

Stabilita la località, dove hanno dormito gli italiani? Tra le tipologie di soggiorno l’albergo rimane il leader incontrastato. Seguono nell’or-dine la casa di parenti e amici, l’appartamento in affitto, la casa di proprietà. In crescita il villaggio turistico, mentre la formula residence e B&B riprendono quota. Campeggio e agriturismo registrano un live ribasso. Non resta che fare qualche conto per vedere quanto ha inci-so sul budget degli italiani l’estate 2011. La spesa media complessi-va (viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) è di circa 776 euro contro gli 853 del 2010. Ed è su questi dati che la crisi rivendica la sua presen-za considerato che gli italiani hanno tagliato di un giorno il periodo di vacanza, passando dalle 12 notti del 2010 alle 11 di quest’anno. Per la vacanza oltreconfine, invece, la spesa media pro-capite si aggira sui 1.052 euro.

Questi i dati delle vacanze degli italiani mentre sul fronte del turi-smo incoming l’Italia, con le sue città d’arte, si conferma una delle mete più amate dal turista straniero. I dati vedono in crescita il turi-smo statunitense, russo, indiano, coreano e australiano.

Stefania Castaldo

Crisi o nola vacanza non si tocca

56 - settembre 2011

Page 59: 9settembre

settembre 2011 - 57

Page 60: 9settembre

58 - settembre 2011

commemorazione / porto&diporto

Si è svolta il 3 settembre scorso a Gaeta, in provin-cia di Latina, la cerimonia

di commemorazione, nell’anniver-sario della morte, di Vincent Capo-danno tenente cappellano del corpo dei Marines.

Nella piazza della cittadina, terra d’origine della famiglia Capodan-no, già intitolata alla sua memoria è stata scoperta una scultura mo-derna dedicata alla figura eroica del cappellano.

Erano presenti alla cerimonia: l’Ammiraglio in Capo della VI Flotta USA, Harry B. Harris Jr; l’emissario del Presidente Obama, Miguel Diaz Ambasciatore a Roma presso la Santa Sede; il Presidente dell’Asso-ciazione USA Vincent Capodanno, Judy Mccloskey; delegati dell’As-sociazione Cavalieri di Colombo; il Vescovo ed il Sindaco di Gaeta;

Vincent Capodanno, l’eroico Marinesin rappresentanza della famiglia del Tenente Cappellano, Alessandro e Claudio Capodanno.

Il corpo dei marines è particolar-mente affezionato alla figura di Vin-cent Capodanno. Già insignito della più alta decorazione militare statu-nitense, la “Medal of Honor”, gli è stato dedicato un tributo permanente nel National Museum of the Marine Corps e a maggio del 2006 è stata aperta la causa di beatificazione e canonizzazione dall’arcidiocesi per i servizi militari statunitensi.

Nel 1973 una unità della US Navy è stata intitolata al nome di Padre Vincent Capodanno. Questa unità, la fregata USS CAPO-DANNO FF-1093, è stata posta in riserva nel 1993 e successivamente venduta alla Turchia.

E’ divenuta la prima nave della flot-ta degli Stati Uniti a ricevere la be-

Le cronache della guerra in Vietnam ci ricordano che alle 4,30 del 4 settembre 1967, durante l’Operazione “Swift” a Thang Binh nel distretto della valle di Que San, gli uo-mini del 1° Battaglione del 5° Marines, nei pressi del vil-laggio di Dong Son, si scontrarono con una grande unità nord-vietnamita forte di circa 2500 uomini. Ben presto, per inferiorità numerica, la Compagnia D si trovò in difficoltà. Alle 9,15, ventisei uomini erano già caduti, mentre un’altra Compagnia veniva impegnata nel combattimento.

Alle 9,25, il comandante chiese rinforzi. Padre Capodanno andò subito tra i feriti somministrando l’estrema unzione ai mo-ribondi ed a prendersi cura dei suoi ragazzi.

Nonostante fosse stato gravemente colpito al volto e con una mano quasi mozzata, andò ad aiutare un infermiere ferito. Purtroppo, preso di mira da una mitragliatrice nemica, rimase ucciso.

nedizione papale, quando fu benedetta dal Papa Giovanni Paolo II a Napoli il 4 luglio 1981.

Maurizio De Cesare

Page 61: 9settembre

Settembre 2011 - 59 settembre 2011 - 59

Tre chef famosi e la birra artigia-nale sono i protagonisti della serata “Bacio(t) sotto le stelle” il

26 settembre sulla Terrazza delle Muse del Grand Hotel Parker’s. Michele De Leo Chef dell’Accanto, il ristorante del Grand Hotel Angiolieri di Seiano e Sal De Riso, il famoso pasticcere di Mino-ri, festeggiano l’ingresso di Vincenzo Bacioterracino in arte Baciot, chef del George’s ristorante del Parker’s in Campania Gold, il prestigioso proget-to di valorizzazione del territorio della Regione Campania nei settori turistico ed enogastronomico. La musica jazz, e il concerto di Annita Vigilante 4et, sulle note delle melodie più accattivanti, in-terpretate dai virtuosi musicisti, sarà il sottofondo musicale della serata, ma la novità è senza dubbio il connubio originale che gli ospiti gusteranno sot-to le stelle, performance culinarie dei tre chef, abbinate alla Birra Artigiana-le Saint John’s Bier. Così Aumenta la squadra degli Chef di Campania Gold che sale a quota 18, per una serata che si preannuncia magica, per atmosfera e una location unica, come lo storico albergo Parker’s, che per l’occasione accoglie gli ospiti sulla terrazza più panoramica di Napoli, per godere del golfo, del mare e del Vesuvio. Vincen-zo Bacioterracino, lo chef del George’s si forma a Napoli lavorando presso i più importanti ristoranti della città e dal 1990 dirige al Grand Hotel Parker’s una brigata di grandi professionisti con cui ha saputo realizzare una cucina ap-

eventi / porto&diporto

Bacio(t) sotto le stelle

commerciale di promozione, e valoriz-zazione dei territori della regione oltre a perseguire l’affermazione dell’identità culturale, storica, ambientale, econo-mica e sociale delle aree di riferimento. In quest’ottica lo chef del Parker’s è ac-colto in Campania Gold, collaborando all’ideale di valorizzazione attraverso la promozione di strutture turistico alber-ghiere, l’affermazione dell’arte culinaria e il piacere per il gusto del cibo e del vino.

Lidia Scarpelli

petitosa, capace di esaudire i desideri dei palati più esigenti, ricca di profumi e sapori anti-chi e al contempo leggera e delicata. Con Michele De Leo, Chef dell’Accanto, di Seiano, e Sal De Riso, famoso per le sue creazioni dolciarie note ol-tre i confini regionali, propone il menu: Frutta in bollicine; Dal mare: Ostrica, gelatina di birra e frutto della passione, tegoli-no al cioccolato amaro; Coda di gambero scottato con petali di barbabietola in salsa agro-dolce al miele di acacia; Can-nellone di pane con baccalà mantecato e marmellata di po-modorini con granella di olive; Riso e Pasta: Risotto trippa di baccalà, fichi secchi, basilico e polvere di pistacchi di Bronte; Pasta fagioli e cozze; Tartare di bufala calda con insalatina di pesca gialla e fagiolini, la sua ricotta e olio alla cenere; Pre dessert: Cantalupo in sorbetto al pepe rosa; Dolci riflessioni: Trilogia della Costa, da Sapri a Sorrento; Birra: La Birra ar-tigianale Saint John’s Bier/ “la” Kolsch bionda “, la” Marzen ambrata, “la” Tripel bronzo- oro, “la” Dark Ale bruna; Vini: Dubl Aglianico Feudi di San Gregorio; Falerno, Massico Bianco 2009 Villa Matilde; Eleusi 2008 Villa Matilde; ed Acqua: Lete. Ma tutto il progetto nasce da Campania Gold che mette insieme i migliori chef della Campania per un fine

Page 62: 9settembre

60 - settembre 2011

eventi / porto&diporto

La forte tradizione musicale si rinnova nei mesi di settembre e ottobre, ricchi di appuntamenti e programmi di concerti e festival, che spesso approfit-tano ancora del bel tempo e propongono musica all’aperto, per conciliare

arte e natura. Non c’è paese d’Europa dove non sia nato un grande musicista, e non si ascoltino le sinfonie dei grandi della musica di tutti i tempi. E non solo Sa-lisburgo, con Mozart, o Vienna, con il famoso concerto di Capodanno, ma anche Linz, città che ha dato i natali ad Anton Bruckner, uno dei maggiori composito-ri austriaci, famoso soprattutto per le sue nove sinfonie. Qui ha già preso il via l’autunno musicale con gli appuntamenti della Brucknerfest fino al 7 ottobre. Una rassegna di musica classica, di altissimo spessore, inaugurata nel 1977, è tra i fe-stival più prestigiosi di tutta l’Austria insieme al Salzbuger Festispiele e alle Wiener Festwochen. Il programma esce dagli schemi e propone una visione della musica moderna, intraprendente, divertente, multimediale. Classicamente diversa, come recita lo slogan del festival, e intimamente legata alla città perché Linz è musica ma anche elettronica. L’Ars Electronica Center, il più antico museo di arte elettro-nica del mondo, 6500 metri quadrati di esposizione in continuo rinnovamento che abbracciano tecnologia, arte e società, ha avviato nel 1979, in collaborazione con la Brucknerfest, il progetto Klangwolke. Sono nuvole di musica, che viaggiano sul Donaupark, il parco che unisce la sala da concerti Brucknerhaus al Danubio. In pratica una Klangwolke è uno spettacolo multimediale, all’aperto e gratuito, che abbina alla musica gli effetti speciali studiati dai maghi dell’Ars Electronica Cen-ter, per ampliare i suoni, farsi abbracciare dalla luce, lasciarsi sedurre dai colori. Una grande festa della musica, con migliaia di spettatori nel Donaupark, davan-ti al maxischermo, e centinaia di fortunati immersi nella splendida acustica della Brucknerhaus per godersi, dal vivo, i musicisti della Filarmonica della Scala diretti da Daniel Harding. Tra i grandi appuntamenti, la Gewandhausorchester di Lipsia diretta da Riccardo Chailly, il 17 settembre, che proporrà musiche di Beethoven, i divertenti Ohad Talmor Mass Transformation che suoneranno la sinfonia numero 8 di Brukner, il Don Giovanni di Mozart, il 23 e 25 settembre, le improvvisazioni all’organo ispirate a Bruckner di Tomasz Adam Nowak, sempre il 23 settembre, il pianista inglese Jools Holland con la Rhythm & Blues Orchestra, il 24 settembre, e ancora, il 28, il concerto del virtuoso del violoncello Heinrich Schiff, il 29 la Filar-monica Slovacca, la Giovane Filarmonica Nazionale della Turchia, il 3 ottobre, e in chiusura, il 7 ottobre, la mezzosoprano Cecilia Bartoli, diretta da Giovanni Antonini, che interpreterà le eroine di Händel. Ma l’aspettativa è grande anche in Italia, per il Festival Virtuosismi, al Palazzetto Bru Zane di Venezia, con i concerti dal 7 al 19 novembre. Dove i virtuosismi per pianoforte si presentano nelle loro svariate decli-nazioni come “Parafrasi diaboliche” con David Violi il 9 ottobre, “L’arte della trascri-zione” con Philippe Graffin (violino) e Pascal Devoyon (pianoforte) il 12 ottobre e “Fulgori pianistici” con Natalia Morozova il 13 novembre. Mentre gli “Studi romanti-ci” di Liszt, Alkan e Saint-Saëns risuoneranno dalle mani di Geoffroy Couteau il 19 novembre, a chiusura del festival. Si rinnovano così gli obiettivi del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, dopo i successi della stagione appena trascorsa, con una densa attività concertistica che si accompagna alla ri-cerca musicologica, ai convegni e alle pubblicazioni, intensificando anche i risultati delle iniziative musicologiche condotte in collaborazione con i partner universitari o privati. Occasione anche di celebrare il ricordo di quattro grandi nomi del roman-ticismo francese – Liszt, Gautier, Massenet e Debussy – ai quali il Palazzetto Bru Zane rende onore nell’arco dei suoi Festival. La prova di bravura, la “pirotecnia” e la smisuratezza sonora sono le caratteristiche evidenti del virtuosismo, vessillo dell’Ottocento che riconosce alla prodezza un sincero valore emotivo. Nell’espres-sione vocale il “canto di forza” esige dagli interpreti un considerevole dispiego di mezzi, nella musica strumentale lo studio, firmato Czerny o Chopin, Liszt o Thal-berg, emblema della sperimentazione didattica, diventa un pezzo da concerto, mentre il concerto con orchestra simboleggia l’incontro titanico del solista con la compagine orchestrale. Protagonisti saranno dunque il concerto e la sua epopea romantica; un pianoforte sempre più tecnicamente raffinato che aggiunge al suo già vasto repertorio le trascrizioni; gli strumenti a fiato che, finalmente emancipati, contribuiscono all’espressione drammatica; il rinnovamento dell’estetica vocale, tra “fortes chanteuses” e “chanteuses à roulades”.

Annalisa Tirrito

I Festival d’Autunno

Page 63: 9settembre

settembre 2011 - 61

Page 64: 9settembre
Page 65: 9settembre

English summary

BOTTIGLIERI NOT ONLY PANAMAXPorto&diporto interviewed Mariella, Alessandra and Manuela Bottiglieri senior executives and daugh-ters of the Bottiglieri Shipping founder and president Giuseppe. They underlined that the company’s growth will never ignore environment and quality. In the last 5 years the company has built 11 vessels in China creat-ing a modern 93,500 ton Panamax dry cargo fleet. The fleet also includes four 40,000 ton petrol tankers. Mariella explained that Post Panamax vessels were chosen to take advantage of the enlarged Panama ca-nal and their additional 19,000 tons capacity still uses existing logistics and port facilities. They have also built a 176,000 Capesize.Alessandra informed us that 500 million US$ had been invested in vessels and that the fleet is in the top 5 of Italian fleets. The company employed 450 people in 2010 and handled 30 million tons of dry bulk and 10 million tons of petroleum products.Manuela told us family in family business is defined in the widest sense and that their success owes much to close col-laboration with the Jiangsu Yangzijiang yard in China. Manuela explained that as a world leader they care for the environ-ment and pay much attention to quality, innovation, crew and cargo safety. Petrol tankers have double hulls ISO II and are certified by RINA and Abs. The company is also certified ISO 9001 and 14001.

DEIULEMAR A DIVERSIFIED CARING COMPANYDeiulemar an international company with strong roots in Campania mainly in shipping but also in hotels and construction is interested in switching orders for 6 bulk carriers from Asia to the Fincantiere Castel-lamare yard to guarantee four years of employment. Deiulemar which started up in 1967 and Deiulmar Shipping Spa in 2005 is today a world leader in dry bulk with 16 bulk Panamax, Capesize and Kamsarmax carriers plus a further 50 vessels chartered in. An 82,500 ton bulk carrier Filomena Lembo was recently purchased with finance from Banca della Campania.Two Capesize 176,000 ton bulk carriers are under construction in China and another Kamsarmax has been built in Japan. Last year the fleet carried 50 million tons of freight. The Group has expanded into a new market with the purchase of two 4,000 ton gas carriers. The Group is also active in real estate with property, sports centres and hotels. A re-

cent acquisition is the Mercure Napoli-Torre del Greco hotel part of the Accor group.Deiulemar Shipping Spa is certified ISO 9001, ISO14001 and is the first European shipping company to be on the EMAS register.

GF GROUP BREAKS WITH DEL MONTEGF Group of Albenga and Del Monte will not renew their 1976 contract which expires on December 31 because of disagreement on the duration of a renewal and the management of shipping charters. GF is not concerned because it has been developing its own brand for some time and the 200,000 tons of Del Monte product handled will be replaced by that brand. If Del Monte takes on its own distribution in Italy, France, Spain and Portugal they may use GF’s refer terminal at Vado Ligure as well as GF’s terminals in France and Spain. GF will use the refrigerated vessels of its subsidiary Cosiarma and is considering taking on the management of Agrexco’s two vessels used from Israel to Southern

Europe, a company with financial difficulties.Del Monte’s future strategy is not yet known but it remains an important customer for the main fruit terminals in the northern Tyrrhenian Sea.

Page 66: 9settembre

64 - settembre 2011

English summary

RINA CELEBRATES IN CINARINA founded in 1861 in Genoa is now a multina-tional operating with success in China. On Septem-ber 16 RINA and Vincenzo di Luca the Italian Con-sol General brought together in Shanghai repre-sentatives of Confitarma, Italian shipping operators and Chinese institutions and businessmen together with financial experts to explore the opportunities for investment and trade. RINA ceo Ugo Salerno explained that RINA is dedicated to using its experience and expertise to help business develop and improve its com-petitiveness. RINA is active in industry, trans-port and environment. In China RINA works with Chinese business and institutional bodies and businesses such as Baosteel, China State Ship-building Corporation, China Shipbuilding Industry Corporation, Hollysys, Jimei Hua Shipping, New Yanzijiang Shipbuild-ing, New Time, STX Dalian, Shanghai Waigaoqiao Shipbuilding, Tofu Ocean Shipping and MSC Hong Kong. RINA is a multidiscipline Group and has certified more than 300 Chinese companies with ISO 9001, ISO 14001, OH SAS 18001, SA 8000 and ISO 27001. RINA employs 1,438 experts from 46 countries with 120 offices in 42 countries and turns over 205 million euros per year.RINA first opened in China in 1997 and now has 120 employees in its Shanghai office.

ITALIAN SHIP DELIVERIES, SALES AND BUILDS

IN AUGUSTEnergy Shipping took delivery of two bulk carriers from Chinese yards. The vessels are intended for the Mediterranean spot market and bring the fleet to 3 owned, 1 jointly owned and 11 chartered in. Premuda took delivery of a 34,000 ton handy bulk carrier from Vietnam. A second vessel is expected in 2012 although the Vietnam yard is delaying due to financial difficulties. Permuda is also building three 34,000 ton bulk carriers, two 76,000 ton Pan-amax plus two 158,000 ton Suezmax with Messina Group.

Synergas has cancelled orders for 2 ethylene carriers from Vietnam because of the yard’s financial difficulties.Augusta Offshore sold the tug Asso Ventdue to Irving Transportation Services.RBD has sold the 75.000 ton bulk carrier Maria Bottiglieri to Tianjin Changming Shipping for 17 million US$ and has sold an uncompleted 82,100 ton Kamsarmax to Quintana Shipping.Carboflotta has sold its 150,000 ton petrol tanker to an unknown Middle East owner for 13,7 million US$.

VINCENT CAPODANNO A US MARINE HEROThe anniversary of the death of Chaplain Lieutenant Vincent Capodanno was held in his town of origin Gaeta in September with the unveiling of a statute of him in the town square named after him. Among those present at the ceremony were admiral Harry B. Harris commander of the VI fleet, Miguel Diaz the US ambassador to the Holy See representing president Obama, Judy Mccloskey president of the Association Vincent Capodanno USA, the bishop and mayor of Gaeta and Alessandro and Claudio Capodanno representing the family.The US Marine Corp is particularly fond of Vincent Capodanno who was awarded the Medal of Honor and has a permanent tribute dedicated to him in the National Museum of the Marines Corp. In May 2006 the diocese of the US military services began the process for his beatification and canonisation.In 1973 a frigate was named USS Capodanno FF-1093 and became the first USS Ship to be blessed by a Pope at a ceremony in Naples on July 4, 1981 by Pope John Paul II. In 1973 the frigate went into reserve and was later sold to the Turkish navy.

Page 67: 9settembre
Page 68: 9settembre