2016 VICENZA IN MISSIONE hiesa Viva · lettura e a riposizionarci. L’aureola d’oro non...

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GIUGNO 06 2016 VICENZA IN MISSIONE hiesa Viva Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza COMMERCIO EQUO E SOLIDALE una legge per disciplinare e promuovere ORDINAZIONI PRESBITERALI un dono per tutta la Chiesa EMMAUS INTERNAZIONALE per la prima volta un presidente africano

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COMMERCIO EQUO E SOLIDALEuna legge per disciplinare e promuovere

ORDINAZIONI PRESBITERALI un dono per tutta la Chiesa

EMMAUS INTERNAZIONALEper la prima volta un presidente africano

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EDITORIALE

2 | Chiesa Viva | giugno 2016

EDITORIALE

Quel Gesù che è nato per noi duemila anni fa è lo stesso che oggi è vivo per noi nell’eucaristia. Il Gesù dell’euca-

ristia non ‘raddoppia’ il Gesù della storia: è lo stesso Gesù dell’ultima Cena.Quella sera, l’ultima della sua vita terrena, l’at-mosfera del gruppo dei suoi amici era carica di emozioni e tutte gravitavano intorno a lui: le sue parole e i suoi gesti consolavano e rattristavano, rasserenavano e impaurivano, donavano pace e agitazione di cuore. Era lui al centro: lui guarda-vano, lui ascoltavano, per lui temevano, di lui che andava a morire avevano nostalgia.Oggi l’eucaristia ci porta in un rito ormai struttu-rato da secoli, dove la mensa è diventata un alta-re, la ‘camera alta’ una chiesa, le parole di Gesù una formula da ripetere, i dodici una folla spesso anonima. Non è facile attraversare questa barrie-ra per incontrare il volto stesso di Gesù e vibrare con i sentimenti che quella sera scuotevano il cuore dei discepoli. A dire il vero, non è nepure necessario ‘sentire’ emotivamente la presenza di Gesù: ma è assolutamente necessario incontrare nella fede, anche nuda fede, la sua persona viva.

Un rapporto personale con il Signore, intenso e coinvolgente, deve emergere dall’immobilità del nostro rito. Deve affiorare, nel chiaroscuro della fede, l’invocazione: Tu, Signore, qui, oggi, per me e per noi. Tu, ora, con me e con noi. Senza questo dialogo personale nella fede, parole e ge-sti dell’eucaristia non possono che sprofondare il più delle volte in pensieri generici, in senti-menti indistinti, in formule fredde. Se non recu-periamo l’intensità del rapporto personale con Gesù che i discepoli hanno vissuto quella sera (o forse hanno solo cominciato a intuire), dalle nostre eucaristie non può nascere nulla, tanto meno la missione. Infatti solo un cuore bruciato da questo incontro sarà irresistibilmente spinto ad andare verso tutti per vivere in mezzo agli uo-mini come lui è vissuto e per raccontare di lui.C’è un’unica strada per dare alle nostre messe il calore umano dell’ultima Cena: ritornare ai Vangeli, leggere e rileggere instancabilmente e nella fede i racconti della Cena e della Passione. Se non ci aggrappiamo a questi testi, che del re-sto la celebrazione stessa ogni volta riprende, le nostre eucaristie sprofondano inevitabilmente nella freddezza delle cerimonie. Se invece ci fa-miliarizziamo sempre più con i Vangeli e con la Bibbia, allora l’immobile rito riprenderà vita e ci lascerà vedere il profilo del volto del Signore, ci porterà progressivamente dentro al mistero del suo vivere, morire e risorgere per tutti gli uomini e ci darà forza per amarli, come lui ha amato noi. La forza per la missione.

Far emergere il Viventedi don Franco Marton*

L’intenzione del mese:Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino formatori che vivano la gioia del Vangelo e li preparino con saggezza alla loro missione

Redazione: Piazza Duomo, 2 - 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545

Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.it

E-mail: [email protected]

c.c.p. 001006251514 intestato a: “Diocesi di Vicenza - gestione missioni”

Direttore responsabile: Lucio Mozzo

In Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Andrea DaniPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Michele De Salvia

Anno LI

n. 0 6 / 2 0 1 6

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964 Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

In copertina:

I nuovi sacerdoti

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - Vicenza

Stampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

Rivista di informazione e animazione missionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro)

don Arrigo GrendeleDirettore

* don Franco Marton, sacerdote innamorato della missione ad gentes, ha guida-to per decenni il centro mis-sionario diocesano di Treviso. Impegnatissimo nell’anima-zione missionaria, è stato tra coloro che più di altri hanno promosso in Italia il dialogo interreligioso e la cooperazio-ne tra le Chiese. Si è spento all’età di 80 anni alla fine del mese di aprile. A lui il nostro grazie, nella consapevolezza che i suoi in-segnamenti rimangono come un segno della grande vitalità della Chiesa missionaria postconciliare

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ORDINAZIONI PRESBITERALI un dono per tutta la Chiesa

EMMAUS INTERNAZIONALEper la prima volta un presidente africano

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3 giugno 2016 | Chiesa Viva |

“Gesù è la “strada giusta” della vita cri-stiana. Eppure tra i cristiani ci sono tanti che non camminano, che non vanno avanti; non fanno del male, ma non

fanno neppure del bene. Non fanno fiorire le Beatitudini nella loro vita, non fanno le ope-re di misericordia”

(Francesco)

“Visitare” è verbo di movimento: indica un punto di partenza e uno di arrivo, indica

un intrecciarsi di interessi e di affetti, parla di un “tu” che si va ad incontrare, che forse ti aspetta o che rimarrà sorpreso del tuo arrivo.La parabola del Samaritano ci insegna che è l’al-tro nel bisogno a determinare le opere da com-piere. E occorre imparare ad andare verso l’altro senza invadere, senza possedere.Anni fa sono andato in visita ai Musei vaticani e, nella Pinacoteca, ho avuto una folgorazione davanti a sei tavolette che raffiguravano opere di misericordia. La folgorazione è nata dal vedere che chi aveva l’aureola d’oro erano l’affamato, l’assetato, l’ignudo, l’infermo, il carcerato, il fo-restiero, il morto da seppellire. Erano tavolette a

tempera e oro dipinte nel Quattrocento da Oli-vuccio da Ciccarello. Ho custodito questa imma-gine dentro di me per tanti anni, come una lettu-ra che andava al cuore della verità del Vangelo. E’ stato l’elemento che ha sostenuto i miei lunghi anni di condivisione con giovani dipendenti da droghe. Ora papa Francesco ci dà la chiave defi-nitiva, riproponendo gli “scartati” al centro della Buona Notizia. Ci costringe tutti a rifare questa lettura e a riposizionarci. L’aureola d’oro non ap-partiene a chi va a fare “l’opera di misericordia”, ma allo scartato di turno, al malato, al debole, al solo, all’escluso. Queste persone rappresentano il Signore Gesù in maniera speciale, e ci permet-tono un contatto reale con lui”. (Angelo Cupini, Visitare gli infermi, ed. EMI).

Visitare ed essere visitati

PENTECOSTE

Spirito Santo,

dono del Cristo morente,

fa’ che la Chiesa dimostri

di averti ereditato davvero.

Trattienila ai piedi

di tutte le croci,

quelle dei singoli

e quelle dei popoli.

Ispirale parole e silenzi,

perché sappia dare

significato

al dolore degli uomini.

Così che ogni povero

comprenda

che non è vano il suo pianto

e possa ripetere con il salmo:

“Le mie lacrime, Signore,

nell’otre tuo raccogli”.

Rendila protagonista

infaticabile

di deposizioni dalle croci,

perché i sofferenti trovino

pace

sulle sue ginocchia di madre.

In quei momenti

poni sulle sue labbra

canzoni di speranza.

E donale di non arrossire mai

della Croce,

ma di guardare ad essa

come all’antenna

della sua nave,

le cui vele tu gonfi di brezza

e spingi con fiducia lontano.

(don Tonino Bello).

Opere di misericordia / 6

“Visitare gli infermi”particolarmente sensibile all’affetto, al colloquio, al rapporto personale. C’è qui un grande spazio per l’esercizio della mise-ricordia, soprattutto per i malati che non hanno nessuno e che, per la lon-tananza dalla propria re-sidenza, più difficilmente vedono parenti e amici. Dovunque ci sono malati, lì il Signore dà appunta-mento ai cristiani.

I l “buon samaritano” del Vangelo offre al

cristiano una traccia di comportamento carita-tivo esemplare. Appresta all’infortunato le cure immediate, lo trasporta al pronto soccorso, paga di proprio per le cure più appropriate, si impegna a ritornare per vedere il malato. In sintesi dà allo sconosciuto sostegno sa-nitario e calore umano. Il

primo atto di misericordia verso il malato è di impe-gnarci perché abbia una cura efficace, nell’ambi-to di una reale protezio-ne sanitaria, accessibile a tutti, eventualmente integrando finanziaria-mente medicine e cure non previste. Il malato però, oltre alle medicine e al ricovero in ospedale, ha bisogno di umanità. La sua condizione lo rende

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4 | Chiesa Viva | giugno 2016

P er tutti era “Lele” il missionario combo-niano padovano ucciso il 24 luglio 1985

in un’imboscata a Cacoal in Rondonia (Brasi-le) dove prestava il suo servizio. “Un martire della carità” lo definì Giovanni Paolo II pochi giorni dopo l’uccisione. Ora, a trent’anni di distanza, è stata avviata la causa di beatifica-zione. A muovere il primo passo dell’indagine, lo scorso aprile, è stato il vescovo di Ji Paranà, dom Bruno Pedron, anch’egli di origini pado-vane. Di padre Lele si riconosce la morte in nome della propria fede, per la giustizia e per la pace, per aver preso a cuore la problematica indigena della ripartizione delle terre. E’ stato ucciso mentre rientrava da una missione pa-cificatrice ad Arpuana, nel Mato Grosso, dove si era recato per convincere i contadini a non armarsi contro i latifondisti. Sette sicari e cin-quanta colpi di arma da fuoco. Le sue ultime parole: “Vi perdono”. Anche Padova ha aper-to in aprile il processo diocesano.

E mmaus Internazionale, il Movimento mon-diale per la lotta alla miseria fondato a Parigi

nel 1949 dall’Abbé Pierre, ha eletto il suo primo presidente africano. Patrick Atohoun è stato eletto da una larga maggioranza dei 350 rappresentanti di altrettanti gruppi Emmaus sparsi un po’ in tutto il mondo, durante la recente Assemblea mondia-le del Movimento riunita al Villaggio Marzotto di Jesolo nel recente mese di aprile. Originario del Benin, da una ventina d’anni è responsabile del gruppo Emmaus di Cotonou, ed è il primo leader non europeo del Movimento. Nel suo discorso il nuovo presidente si è detto soddisfatto perché la scelta aiuterà a guardare i problemi con gli occhi di chi vive quotidianamente la “periferia” e darà più voce all’Africa, da un lato emarginata e dall’altro preda di troppi appetiti poco onesti. Al centro del documento finale, insieme con la volontà di conti-nuare a stare dalla parte degli ultimi, non “per” ma “con”, l’impegno per la difesa dei beni comuni, in particolare dell’acqua e della salute di tutti..

L’Africano Athohounnuovo presidente di Emmaus Internazionale

Padre Ezechiele Ramin beatoPadova apre la causa

I l commercio equo e solidale è senza dubbio una delle “gambe” più impor-

tanti e forse più conosciute che muovono il mondo del “senza scopo di lucro”. E’ un’attività che genera vendite al consu-mo per quasi 6 miliardi di euro a livello mondiale, e coinvolge oltre un milione e mezzo di piccoli produttori, soprattutto in Asia, America Latina e Africa. Nel nostro Paese il valore aggregato della produzione dei soci di Equo Garantito (84 organiz-zazioni, 256 punti vendita “botteghe del mondo”, quasi 33 mila soci e oltre 5 mila volontari) si aggira intorno agli 80 milioni di euro. Una realtà affermata, insomma. Però ancora di nicchia, se è vero che la spe-

sa per prodotti equo e solidali degli italiani è ancora di pochi euro all’anno, mentre in Paesi come la Svizzera raggiunge anche i 50 euro all’anno. E soprattutto un settore che dopo oltre una decina di leggi regionali non ha ancora avuto finora un quadro di riferimento nazionale che ne riducano i potenziali abusi (non mancano gli “equo furbi” che cercano di approfittare del mer-cato senza rispettarne i princìpi fonda-mentali) o più semplicemente confusioni e incertezze. Ben venga quindi la nuova legge in via di approvazione dal parte del Parlamento, ricca di innovazioni molto importanti, tali da porre l’Italia nelle con-dizioni di segnare una strada nel settore a livello mondiale. La legge infatti non solo

disciplina ma soprattutto promuove, rico-noscendone la funzione rilevante nella costruzione di un’economia partecipata, fondata sulla giustizia sociale, sul rispet-to dei diritti, sulla tutela degli ecosistemi. Vengono anche istituiti sia l’Elenco na-zionale del commercio equo e solidale sia la Giornata nazionale del commer-cio equo, da celebrarsi annualmente. Un grande riconoscimento non solo del la-voro fatto in questi anni dal movimento del commercio equo e solidale, ma anche delle sue potenzialità in termini valoriali e di educazione ai consumi.

Commercio equo e solidaleL’Italia in prima fila per legge

”Fondi, promozione e tutele per far decollare questo importante settore del mercato”

Gesù rappresentato come un senzatetto, adagiato su una panchina, avvolto da una coperta. È la statua a grandezza naturale che all’inizio della settimana santa del Giubileo della Misericordia è stata

collocata davanti all’ingresso dell’Elemosineria apo-stolica vaticana. A colpire particolarmente sono i piedi scoperti del “Gesù senzatetto”, segnati dai chiodi della crocifissione.

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5 giugno 2016 | Chiesa Viva |

Pellegrinaggio di fine anno in Alta Val Seriana, Bergamo Omaggio a don Sandro Dordi, ucciso in Perù da Sendero Luminoso nel 1991 e beatificato il 5 dicembre 2015, primo fidei donum italiano elevato agli onori degli altari

Ordinazione presbiterale di 8 nuovi sa-cerdotiChiesa Cattedrale, ore 16.00

Adorazione eucaristicaper le missioni e i missionariVilla S. Carlo, Costabissara, ore 15.00 - 18.00

Veglia di “invio” dei giovani che parto-no per un’esperienza missionaria Parrocchia di Brendola, ore 20.30

4 giugno

11 giugno

Fiori di BontàMISSIONARI VICENTINIDUEVILLE: ZAUPA MARIA GRAZIA 100,00 – MADONNA della PACE in VICENZA: GRUPPO MISSIONARIO 600,00 - MOLINA di MALO: GRUPPO MISSIONARIO 1.000,00 – MONTECCHIO MAGGIORE: MAZZAIA MARIA PIA 20,00 - POVOLARO: ZATTON FRANCESCA 1.000,00 – S. FRANCESCO in VICENZA: in mem. di mons. ANTONIO DOVIGO 200,00 – S. MARIA in MAROSTICA: NN 130,00 - VICENZA: MG 50,00.

LEBBROSIRONCA’ 50,00 – TERROSSA 60,00.

BORSE di STUDIO al CLERO INDIGENOBARBARANO VICENTINO: NN 200,00 - MONTEBELLO: VALENTE MARIA ROSA 50,00 – MONTECCHIA di CROSARA: GONZATO AN-TONIETTA 220,00 – PIEVEBELVICINO: DDM 40,00; GM 40,00; ME 20,00; MS 20,00; PMR 40,00; TE 60,00 - S. ANTONIO in MAROSTICA: NN in mem. defunti 100,00 - S. BERTILLA in VICENZA: GRUPPO MIS-SIONARIO 200,00 - SCHIO: NN 200,00.

OFFERTE A TUTTO APRILE 2016

AGENDA E APPUNTI

GIORNATE NAZIONALI DI FORMAZIONE E SPIRITUALITÀ MISSIONARIA

ASSISI, 25 – 28 AGOSTO 2016

Torna per la 14° volta questo ap-puntamento ormai tradizionale e prezioso di “formazione missionaria permanente”, che quest’anno desi-dera riprendere e dare concretezza

a quanto papa Francesco ha detto a Firenze a tutta la Chiesa italiana: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina ai dimenticati e agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”. Il tema delle Giornate sarà: “Nel nome della misericordia … per la riforma della Chiesa”.

Le iscrizioni devono essere fatte entro e non oltre l’8 luglio 2016-04-30Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi all’Ufficio Missionario (0444 – 226 546 / 7)

Antonio M. Roveggio“ABUMA ANTUN“

“Io ebbi di lui l’impressione di un uomo santo, di un vero apostolo. E tutti hanno sempre parlato con am-mirazione e venerazione di questo pioniere delle missioni africane, ca-duto ancora giovane sul campo del suo apostolato”. Così Elia Dalla Co-sta, arcivescovo di Firenze, ricordava il suo incontro da seminarista ado-lescente con il missionario Antonio M. Roveggio, “instancabile erede di Comboni”. Originario di Cologna Ve-neta, terzo di cinque figli di famiglia contadina, alunno del seminario diocesano di Vicenza ai tempi della riforma promossa dal vescovo Giovanni Antonio Farina e da lui stes-so ordinato sacerdote nel 1884. Entrato tra i Comboniani di Verona e partito per l’Africa nel 1887, fu guida spirituale della congregazione e protagonista della rinascita missionaria in Sudan, dopo la soppres-sione causata dalla guerra dei fondamentalisti islamici della Mahdìa. Sempre dalla parte degli africani. Da tempo è avviata la causa di beatificazione.

Alla sua affascinante figura di missionario d’Africa è dedicato il re-cente volume del prof. Giancarlo Volpato, frutto di un lungo e meti-coloso lavoro d’archivio.

Giugno 2016

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6 | Chiesa Viva | giugno 2016

“L a gioia dell’amore…” (Amoris Laetitia) è il titolo e l’inizio della Esortazione Apostolica sull’amore nella famiglia che Papa Francesco ha consegnato quest’anno alla Chiesa come segno pasquale. Mi piace pensare che i nuovi presbiteri della Diocesi di Vicenza comunicheranno

con gioia che “l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia”, così come scrive il Papa. Sì, con la loro gioia, sia con quella bella e visibile che il momento presente sta colorando i loro volti e tutto quello che fanno e dicono, sia con quella gioia meno appariscente, che provano dentro. Essa costituirà certamente una preziosa riserva per muovere i primi passi nel ministero. Questi giovani preti, però, non saranno soltanto dei “distributori” di gioia, ma faranno esperienza che la buona notizia (il vangelo) abita nelle comunità dove il Vescovo li invierà. Perció spetta a tutti, presbiteri e laici, indicare loro dove nelle nostre parrocchie si trovano le “colonnine" per la ricarica di gioia. Penso anzitutto alla canonica come “colonnina” per la ricarica della gioia della fraternità; così immagino l’Eucarestia, quelle semplici e spopolate di tutti i giorni come quelle festose e affollate, come “colonnina” per la ricarica della gioia di Cristo che risplende nel volto di una comunità che

prega. C’è poi la “colonnina” della varietà dei volti e degli eventi, lieti e tristi, dei singoli come delle famiglie, per ricaricare le batterie di quella gioia vera che poggia i piedi su questa terra, dentro alle case e alle più impensabili esistenze. Queste “colonnine” hanno una particolarità che le rendono uniche: ricaricheranno le batterie della gioia di questi sacerdoti in cambio del loro donarsi, del farsi strumento della grazia che viene da Dio, col perdono, la consolazione, l’incoraggiamento, lo stare accanto impotenti alla vita che si spegne o alla vita che si affaccia in piccoli occhi e grandi promesse. Un augurio a tutti voi cari giovani presbiteri: non confondete la stanchezza – frutto del vostro donarvi – con le batterie scariche! E per dirla con Papa Francesco, quando serve ritrovare la “gioia del vangelo”, non cercatela in “colonnine” lontane e strane, ma tornate sempre a Colui che vi ha chiamati e che è fedele.

don Carlo Guidolin Rettore del Seminario

“I prossimi preti novelli”

Per ricaricare la gioia...

«Siamo gli amici dello Sposo, questa è la nostra gioia. Se Gesù sta pascendo il gregge in mezzo a noi non possiamo essere pastori con la faccia acida, lamentosi, né, ciò che è peggio, pastori annoiati. Odore di pecore e sorriso di padri… Sì, molto stanchi, ma con la gioia di chi ascolta il suo Signore che dice: «Venite, benedetti del Padre mio».

Papa Francesco

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7giugno 2016 | Chiesa Viva |

Signore noi speriamo in te, al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio (Is 26,8)

Don Christian, don Alessandro,

don Fabio e don Lucio.

C om’è difficile, Christian, raccontarti in così poche righe: se da una parte vorremmo scrivere della tua

simpatia, della tua energia, del tuo amore per la chitarra e della tua voglia di vivere in mezzo alla gente, dall’altra sappiamo quanto non ti piace essere ammirato perché alle parole preferisci le azioni concrete. Le tue più grandi qualità restano però la semplicità e la spontaneità con chiunque incroci, proprio come è successo con noi. Ci tornano in mente i tanti bei momen-ti passati assieme, dai più lontani ai più recenti: l’infanzia condivisa, il gruppo in parrocchia divenuto poi la compagnia di amici, l’entusiasmo della nostra adolescenza, le prime esperienze di animazione, la maturi-tà, la gioia della tua chiamata, il tuo accompagnarci come coppia di fidan-zati anche in un cammino di fede. Ma abbiamo vissuto anche tante oc-casioni di puro svago e divertimento: le super partite di calcetto a Poleo, la

trasferta a S. Siro, le serate a chiacchiere in birreria, i kebab in canonica a Trissino.Caro don Christian siamo orgogliosi di essere presenti nella tua vita, e siamo certi che grazie al tuo entusiasmo ed alla tua umiltà sarai sempre scintilla viva dell’Amore di Dio ovunque andrai. Ti vogliamo Bene, Cate & Dany

don Christian Corradindella parrocchia di San Giorgio di Poleo,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Castelgomberto-Trissino

Daniele, don Chri-stian e Caterina.

C ari lettori di Chiesa Viva, ciao! Sono don Christian Corradin, dalla parrocchia di Poleo in tirocinio pastorale della U.P. Castelgomberto-Trissino. Con l’ordinazione presbiterale si chiude un capitolo davvero ricco e significativo per la mia vita, ed è per questo che desidero “raccontarmi” prendendo a pre-

stito le parole di chi in questi anni mi ha camminato a fianco con stima ed affetto. Inoltre colgo l’occasione per salutare tutte quelle persone che ogni giorno “fanno il tifo” per me nelle loro preghiere: grazie, grazie davvero! Vi porto nel cuore…

Arrivammo praticamente insieme a cominciare la grande avventura nella nuova popolosa Unità pa-

storale di Castelgomberto e Trissino. A ottobre 2013 don Alessandro Pegoraro e io eravamo appena stati inviati ad affiancare don Fabio Tambara - prezioso “traghettatore” - quando il Seminario, attraverso il di-scernimento del rettore don Carlo Guidolin (che del nostro territorio se ne intendeva), ci fece il regalo di mandarci in esperienza pastorale un giovane di belle speranze del quarto anno di Teologia. In questo tempo abbiamo sempre ringraziato in cuor nostro il Signore per la presenza e la testimonianza di Christian. Innan-zitutto come piccola comunità di preti, alla quale egli porta convinzione ed entusiasmo creativi. Poi a nome delle nostre parrocchie che hanno subito apprezzato in Christian la generosa disponibilità a “buttarsi den-tro” gli impegni pastorali gradualmente assunti, privi-legiando il dialogo schietto specialmente con i giova-ni, usando il loro stesso linguaggio e cercando in mille

modi di suscitare il desiderio di un accompagnamento spirituale. Se il giorno bello si vede dal mattino, siamo certi che don Christian sarà strumento appassionato ed efficace nel dare voce e cuore all’amore fedele di Dio. Ed è questo anche il nostro affettuoso augurio e il motivo della nostra preghiera.

don Lucio Mozzo

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8 | Chiesa Viva | giugno 2016

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24)

don Enrico Destrinidella parrocchia dei Ss. Ap. Pietro e Paolo di Almisano,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Cresole-Rettorgole

Il versetto del Vangelo di Giovanni che ho scelto, mi ha accompagnato lungo tutto il cammino in Seminario, fin dal Mandorlo. In quel chicco che deve morire per poter portare frutto, vedo tutta la mia

vita, essere entrato a 27 anni in Seminario ha significato proprio questo. Piano piano, in sette anni sono lentamente morto per poi rinascere e spero di essere pronto per portare frutto. Lascio ora la parola a chi mi conosce da sempre e poi a chi mi ha conosciuto negli ultimi tre anni durante l’esperienza pastorale trascorsa nell’UP Cresole-Rettorgole.

Sono passati sette anni da quando Enrico ha parlato con noi genitori comunicandoci l’intenzione di entrare in Seminario. In un primo momento ci siamo fatti prendere da mille cose da risolvere, compreso il chiudere l’attività di giardinaggio che gestiva. Oppure pensavamo se gli serviva una macchina o quanto potesse costare il seminario. Anno dopo anno, ci siamo accorti che le cose pratiche e economiche passavano in secondo piano lasciando spazio a sentimenti nuovi come la serenità e la luce che vedevamo nei suoi occhi passaggio dopo passaggio. Qualcosa di diverso lo abbiamo colto quando ha fatto il diaconato, l’emozione era grande in lui, in noi e in tutti quelli che hanno partecipato alla festa.Il 4 giugno, Enrico, giungerà alla tappa finale e forse l’inizio di qualcosa di grande, indescrivibile a parole. Per questa nuova avventura auguriamo a Enrico e a tutti i suoi compagni di strada di non abbandonare mai la forza che li ha accompagnati in questi anni, andare contro corrente non è facile ma con Gesù Cristo vicino si può farlo!!!

Gabriella e Francesco, genitori di Enrico

Don Enrico con la sua famiglia.

1?…2?…no, 3!!! Siamo qui a contare il tempo che ci separa dal tuo arrivo nella nostra comu-

nità. Sembrava ieri… e invece sono già passati tre anni! Sei giunto in punta di piedi (per così dire) in una giornata di ottobre come tutte le altre. For-se all’inizio non ti avevamo notato, nonostante la tua “sinuosa”corporatura da orso Baloo, perché a primo impatto potresti sembrare un timidone. Ma le tue doti nascoste si sono ben presto rivelate e sei diventato il boss della squadra animatori! Sei stato sempre una presenza preziosa e insostituibile, pron-to a dispensare buoni consigli, per non parlare dei deliziosi manicaretti con cui hai allietato i nostri Spiriti affamati d’Amore. Quando ti incontriamo è sempre una festa: giocherellone e con l’occhio fur-betto, regali affetto e allegria a chi ti sta intorno.

Hai sempre una parola, un’attenzione per ognu-no…e se la te vien en dialeto, mejo ancora! Come tutti i bravi studenti modello, quando giunge il tempo dei sudati esami, ti dilegui lasciandoci privi della tua agognata presenza. Ma tornato il sole della buona stagione esci finalmente dal le-targo, sfoggiando maglioncini dai deliziosi co-lori pastello. Non possiamo dimenticare le tue doti di buona “pettegola”, con cui dispensi quo-tidianamente perle di saggezza popolare. Ma tra allegria e risate, ci hai dimostrato anche il tuo grande cuore: affidabile e sempre disponibile, ci hai sostenuto e incoraggiato in questi anni, ac-compagnandoci e dando sempre il meglio di te.

Elena e Francesca animatrici di AC dell’U.P. Cresole Rettorgole

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9giugno 2016 | Chiesa Viva |

L’Amicizia con la ‘A’ maiuscola

I o e te, Marco, ci siamo conosciuti in Seminario dove, nella comunità del Triennio delle superiori, abbia-

mo vissuto assieme quasi due anni – molto intensi – di vita comunitaria. Eri molto paziente, perché per aiutare qualcuno come me in matematica, sopportare critiche o reagire in modo pacato ai tanti scherzi che ti abbiamo fatto, di pazienza ce ne voleva tanta! Bastava guardarti poi durante un momento di preghiera o mentre entravi in chiesa per capire quanto innamorato eri di quel Gesù che ora ti spinge a donare tutta la tua vita al servizio dei fratelli che incontrerai. Sicuramente nel tuo cammino in Teologia, non sono mancati dubbi o momenti difficili, ma l’umiltà di lasciarti aiutare e la tua grande fede nell’amore del Signore ti hanno spinto in avanti con cuore e sguardo rinnovato! Grazie per avermi fatto

conoscere il Sermig, grazie per aver condiviso la storia che ti lega alla beata Maria Bolognesi, grazie per i tanti confronti chiari su Chiesa e temi etici, grazie per la tua capacità di ascoltare le persone guardandole negli occhi, grazie per continuare a condividere la nostra vita e la no-stra fede a cuore aperto, grazie per i consigli preziosi che mi dai…grazie per la tua amicizia! Sii sempre testimone autentico e gioioso del Suo Vangelo e ti auguro che il tuo ministero possa essere segno tangibile dell’amore che il Signore ha per ognuno di noi. Grazie Marco!

Luca, compagno di Seminario alle Superiori

don Marco Ferraridella parrocchia di San Zenone a Colzè,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Asigliano-Poiana

Cari lettori, affido la mia presentazione a Luca – un caro amico, compagno di cammino in questi anni – e a due ragazze, Beatrice e Maria, anche loro care amiche con le quali condividiamo la gioia e la fatica di educare e testimoniare il

Vangelo con i Giovanissimi e nei campiscuola parrocchiali.

Maria e Beatrice con don Marco, in un’uscita dei Giovanissimi di II tappa a Cologna Veneta nell’aprile del 2015

”R agazze,vi va di scrivere qualcosa sulla mia permanenza nell’Unità Pastorale? Niente di che, qualche riga!”. Così

Marco ci ha incastrato a riassumere ciò che è stata e continua ad essere per noi e per le nostre Parrocchie la sua presenza. Era il feb-braio 2013 quando, a 22 anni, coraggioso e determinato, pignolo e precisino, il giovane ragazzo è sceso da Colzè a prestare servizio nel profondo sud del Vicentino. Pochi giorni e la voce subito si è sparsa: don Guido e don Adriano hanno uno stagista! “Ma chi è?” “Cosa fa?” Nessuno sapeva cosa aspettarsi dalla sua timida presenza… Riga in parte, occhiali sul naso, mani in preghiera: il tirocinante dei nostri don è stato fin da subito argomento di pettegolezzo tra le signore più mature della comunità; la sua calma e il suo fare angelico hanno risvegliato gli animi delle credenti più ferventi. Tra Messe e attivi-tà, testimonianze e celebrazioni, pranzi e riunioni, di certo non si poteva annoiare nei weekend a Pojana. Arrivato luglio, è stato ade-scato per i camposcuola parrocchiali: pallone in una mano e Bibbia nell’altra, è diventato così un mito per tutti i bambini. Di lì in poi è stato un vulcano di proposte e disponibilità. Da presenza estranea, è diventato un punto di riferimento, una persona su cui poter contare. Breve è stato il passo da collaboratore a responsabile, insieme ad altri, del gruppo animatori di Azione Cattolica. E come poter fare a meno dei suoi spunti nelle attività e nella formazione?! Inoltre, non può di certo passare inosservato che è stato promotore entusiasta della ripresa dell’ACR. Ad oggi gli dobbiamo il nostro “grazie”, tra le tante altre cose, anche per l’organizzazione dei numerosi chierichetti che, con il sorriso stampato e la voglia di fare, la domenica prestano

il loro servizio con impegno e allegria. Ed è proprio durante queste ultime celebrazioni che Marco ha vinto la sua timidezza riuscendo a scendere dal pulpito durante l’omelia, avvicinandosi alle persone, soprattutto a ragazzi e bambini. Per l’Unità Pastorale è stata una ven-tata di aria fresca! Con noi è cresciuto e grazie alle sue doti di umiltà e simpatia ha saputo seminare sorrisi, offrendoci il buon esempio di un giovane al servizio della Comunità. Ma più di tutto vogliamo ringraziarlo per l’Amicizia con la “A” maiuscola e, in particolare, per l’opportunità di conoscere la sua scelta e avvicinarci al “mondo del Sacerdozio” attraverso la testimonianza di un coetaneo. Un augurio affettuoso perché possa vivere senza paura la Fede, la Speranza e la Carità, annunciando il Vangelo soprattutto con la vita, come ha sa-puto fare con noi in questi anni.

Beatrice e Maria, animatrici dell’U.P. Asigliano-Poiana

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”(Gv 15,13)

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10 | Chiesa Viva | giugno 2016

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”

(Gv 15,12)

don Michele Giuriatodella parrocchia dei Ss. Vito, Modesto e Crescenzia a Gambugliano,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Isola Vicentina

“La nostra speranza è un pane spezzato, la nostra certezza l’amore di Dio”

Don Michele con il cugino Alessio.

Don Michele con gli animatori ACR di Isola Vicentina.

iniziativa, creatività e passione, portando il suo contributo pre-zioso in ogni occasione e attivi-tà. Michele, infatti, ci ha aiutato a consolidare il nostro gruppo di animazione, facendoci risco-prire la ricchezza dell’incontro e della condivisione. Con la sua particolare sensibilità verso la cura dell’aspetto formativo e

spirituale, ci ha accompagnato nell’esplorazione più profonda del significato della nostra missione edu-cativa. Don Michele, ti ringraziamo per questi anni passati insieme e ti auguriamo di vivere il dono della tua vocazione con la pienezza e la gioia che ti hanno sempre contraddistinto e che ci hai trasmesso ogni giorno con il tuo esempio.

Gli animatori ACR di Isola Vicentina

Risale ormai a quattro anni fa il primo incontro tra noi animatori ACR e Michele. Un ragazzo timido,

o perlomeno riservato, ci aspettava, giustamente un po’ intimorito per questa nuova esperienza, alla porta del centro ricreativo. Tuttavia, non appena si è lasciato coinvolgere dalla nostra realtà parrocchiale, si è subi-to messo in gioco con grande entusiasmo, spirito di

Cosa dire di te? Bella domanda. Oltre ad essere mio cugino, sei stato un compagno di Seminario e tra qualche settimana ti ritrovo a fianco come presbitero. Che gioia! I ricordi della nostra amicizia sono molto intensi. Io e te assieme, nella parrocchia dell’Unità Pastorale di Gambugliano e Monte San Lorenzo, abbiamo organizzato e rallegrato varie attività. Molte sono le avventure che in questi anni abbiamo affrontato insieme a tutto il gruppo, e tra queste la partecipazione al palio delle contrade è stata sicuramente tra le più entusiasmanti! Notevoli sono stati anche il tuo servizio e la tua dedizione nell’accompagnare il coro. La cosa più bella è che ti ho sempre visto con il sorriso stampato sulle labbra, pronto e attivo nell’offrire il tuo contributo con grande umiltà. Sì, umiltà è proprio la parola che più di tutte ti caratterizza: ti sei sempre dimostrato una persona che ha ancora molto da imparare, con il rispetto di chi è solo un ospite, e, soprattutto, con un cuore che è stato capace di arrivare ai bambini, ai giovani, agli adulti e agli anziani. Per me è stata molto importante la strada fatta insieme nei nostri lunedì mattina quando insieme, con la mitica “uno rossa”, ci immettevamo nella strada per dirigerci verso il Seminario e quel tragitto diventava l’occasione per raccontarci la nostra settimana, i nostri progressi nello studio (progressi … una parola grande … ), per ridere e, a volte, anche per fare simpaticamente gli sciocchi. La strada che devi percorrere è ancora lunga e io ti auguro di affrontarla con saggezza, consapevole dell’importanza che essa ha nel raggiungimento della meta, sicuro della vicinanza delle molte persone che ti vogliono bene. Michele, per me sei un esempio, un giovane carico di emozioni, di idee, di intelligenza e soprattutto innamorato di Gesù. Buona strada, Michele! Il cugino Alessio

C arissimi, condivido con voi la gioia e la trepidazione per il dono grande che il Signore e la Chiesa affidano a me e ai miei compagni di strada. Scoprire di essere amati e perdonati da Dio senza misura, pur nelle proprie debolezze e fragilità,

è davvero straordinario. La certezza di essere figli di un Dio che è Padre e che in Gesù si è donato totalmente a noi senza riserve e per amore spinge a fare della propria vita un dono. Ringrazio il Signore per le tante persone che nella vita mi hanno testimoniato la gioia, la fatica e la bellezza di vivere il Vangelo e che mi accompagnano ogni giorno con la presenza e la preghiera. Un grazie di cuore a voi lettori di Chiesa Viva per il ricordo e la preghiera che vi chiedo di estendere anche alla mia e alle nostre famiglie. Restiamo, in Cristo, uniti e in comunione.

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11 giugno 2016 | Chiesa Viva |

“Voi siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non

su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani” (2 Cor 3,3).

Clan del San Pietro in Gu 1 in route sul monte Baldo

È cosa buona…

M anuel… il suo arrivo in parrocchia è stato per noi scout... provvidenziale! Possiamo dire

la persona giusta al momento giusto? Qualche ri-unione di Comunità Capi per conoscerci un po’ e tentare di farti capire il linguaggio degli scout e poi un bel tuffo con i ragazzi … Tu sei stato al gioco, con generosa incoscienza (!), curiosità e spirito d’avventura. Così hai scoperto lo scautismo come strada interessante per vivere il Vangelo. Hai deci-so di fare la Promessa scout. Che bel regalo per il nostro gruppo! Campi, uscite, alzabandiera, cucina sul fornelletto, giochi, veglie, fuo-chi, cieli pieni di stelle, silenzi... vita insieme. Intensa. In questi anni hai fatto strada con noi, tan-ta. Ci siamo aiutati a interrogarci, a leggere nelle nostre esperienze quello che va “oltre” e trasfigura la vita, a pregare un po’ meglio, ad ascoltare e capire i ragazzi per essere i loro fratelli maggiori. Una sera ci hai detto quanto è stato importante per te “stare con” gli esploratori e le guide per tutto il tempo del campo, nelle varie at-tività, presente nella quotidianità

don Manuel Lorenidella parrocchia di Santa Maria a Fimon,in tirocinio pastorale nella parrocchia di San Lorenzo a San Pietro in Gu

È bello essere com-pagni di cammino, passo dopo passo entrare nelle vite gli uni degli altri.

Un semplice grazie...

A rrivato a San Piell’ottobre 2013, Manuel fin da subito, si è inserito nella nostra comunità con en-

tusiasmo e voglia di mettersi in gioco: è diventato un punto di riferimento nella vita parrocchiale del paese, cercando, non solo di unire e far crescere le varie realtà già presenti, ma di crearne anche di nuove mettendo in piedi, ad esempio, un “coretto” di bambini.Ha sempre messo le sue qualità al servizio degli altri; il suo talento per la musica, per il ballo e per il teatro gli hanno dato modo di esibirsi in prestigiosi palcoscenici come “I taenti del Guado” (il talent show del paese), e di dare sfoggia – nei campeggi – del suo lato più comico.

Oltre a tutto questo, è stato una figura essenziale nel percorso di fede del gruppo, aiutandoci a far nostro il messaggio di Gesù e a trasmetterlo ai ragazzi di cui ci prendiamo cura. Infine, ci ha fatto crescere sia come animatori, insegnandoci un nuovo modo di lavorare e gettando le basi per farci camminare da soli, sia come persone, trasmettendoci la sua energia, la sua dedizione e la sua passione. In lui non abbiamo trovato solo una guida spirituale, ma anche un amico speciale.Vorremmo, quindi, ringraziare Manuel per tutte le espe-rienze che abbiamo vissuto insieme in questo triennio, nella certezza che le porterà sempre nel cuore.

Alessandra, Andrea, Francesco e Lucia,

Quando, ormai sei anni fa, scelsi di entrare nella comunità vocazionale del Mandorlo, credevo che, diventando prete, avrei potuto fare cose grandiose, addirittura donare la mia vita agli altri e alla Chiesa, non sapendo bene che cosa volesse dire. Ora, grazie alle persone

che hanno camminato con me e che ho accanto, posso dire non solo che è possibile, ma anche che è bello e ne vale la pena. Nella mia esperienza, sto cominciando a capire che non si tratta tanto di quello che io riesco a fare per gli altri, quanto piuttosto di riconoscere, in chi condivide con te le stesse gioie e preoccupazioni, la lettera di Cristo, che piano piano si scrive sulle tavole dei nostri cuori. Per questo motivo, lascio la parola a chi – ultimamente – ha fatto strada con me, perché diano voce a che cosa è stato camminare insieme in questo tempo.

della giornata, facendo quello che fan tutti: - Si ca-piscono più cose in due settimane così che in un anno di riunioni!- Ecco, questo è il punto e su que-sto siamo d’accordo con te: la vita condivisa, anche nelle difficoltà. È bello essere compagni di cam-mino, passo dopo passo entrare nelle vite gli uni degli altri, ricordarci a vicenda di alzare lo sguardo per vedere la meta, incoraggiarci con semplicità e limpidezza a cercare e riconoscere Gesù. Grazie Ma-nuel per il servizio e la vita con noi. È cosa buona.

Anna e Luisa, Capoclan e Capogruppo del San Pietro in Gu 1

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12 | Chiesa Viva | giugno 2016

“Beati i miti, perché avranno in eredità la terra” (Mt 5,5)

don Enrico Posenatodella parrocchia di San Nicola a Villabalzana,in tirocinio pastorale nella parrocchia di San Giovanni Battista a Caldogno

Figlio, compi le tue opere con mitezza,e sarai amato più di un uomo gene-roso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,e troverai grazia davanti al Signore.Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. (Sir 3,17-20)

Don Enrico assieme alla sorella Laura e alla mam-ma Annamaria.

C aro Enrico, tre anni sono volati e ci sembra ieri se pensia-

mo a quando, timido e discreto, ti sei presentato alla nostra comunità di Caldogno. Gli anni di ser-vizio che hai trascorso in mezzo a noi ci hanno la-sciato di te un ricordo dalle mille tinte e riportarle tutte in queste poche righe sarà davvero impresa difficile, ma tenteremo, per regalare anche a chi

leggerà un piccolo pezzetto di te.Sempre gentile, di quella gentilezza vera e mai ovattata, ti sei fatto strada tra di noi in punta di piedi, con umiltà e un grande cuore pronto ad ascoltare. Abbiamo imparato a conoscerti pian piano attraverso le tue testimonianze, cariche di sincerità ed entusiasmo, con cui sei riuscito a toc-care ognuno di noi e con cui ti sei messo a servizio di giovani ed adulti in tantissime occasioni.Ci hai sostenuto con quei piccoli gesti (uno sguar-do o una parola) che sfiorano, ma guariscono, ca-pace con poco di fare tanto, mai invadente o inop-portuno. Giorno dopo giorno ci siamo affezionati sempre di più a te, nonostante – ormai possiamo dirtelo – ci avessi già conquistato al primo canto! Eh sì, perché hai portato anche questa novità nel-la nostra parrocchia: salmi cantati con passione e competenza, che hanno fatto di te il nostro “semi-narista cantante” preferito. Ti auguriamo di dona-re ognuna di queste peculiarità a tutte le persone che d’ora in poi incontrerai lungo il tuo cammino, cosicché possano assaporare, come abbiamo potu-to fare noi, la presenza di un Dio che cammina al nostro fianco e che commisura i suoi passi con i nostri, con umiltà e amore.Grazie di cuore e buon cammino!.

Gli educatori ACR della parrocchia di Caldogno

Iniziare un’avventura profonda ed impegnativa come quella sperimentata in questi 6 anni in Seminario – per chi proviene da un’esperienza di lavoro o (come nel mio caso) di studio – non è mai un passaggio così

semplice ed immediato, poiché ti chiede di mettere da parte le tue piccole “sicurezze” per essere nuovamente messo in discussione; in tutto questo scopri che la pazienza, l’umiltà e la costanza diventano tue preziose compagne di viaggio... Tuttavia, quella che a prima vista può sembrare una fatica, si è poco per volta trasformata nella consapevolezza che in questo “viaggio di vita” il cammino non è mai in solitaria, ma vede accanto a te tanti volti e tante storie che si affiancano, con il loro passo, alla tua. Di questi volti voglio rendere grazie: penso ai miei compagni; alle tante persone incontrate in questi anni di servizio pastorale presso la comunità cristiana di Caldogno, come quelle conosciute in molte altre occasioni diverse; alle amicizie nuove con famiglie e coppie di sposi e a quelle condivise con alcuni preti, ormai ‘confratelli’, alla riscoperta della comune vocazione all’amore che trova il suo appoggio saldo nel nostro Battesimo e nella fede in Dio. Ma penso anche alle radici nell’UP Valli Beriche in cui sono cresciuto; e alla storia della mia famiglia, sostegno che in questi anni è stato sempre presente (anche se a volte “sofferto”), e che ora continua tra chi mi accompagna da qui e chi veglia su di me da lassù…In questo cammino di fede e di vita, accanto ai miei passi si sono affiancati (con la discrezione e l’umiltà che li contraddistinguono) anche quelli del Signore e del Maestro, il quale ancora non si stanca di sfiorare le nostre esistenze e di rivolgere con sguardo carico d’amore e di misericordia il suo “semplice” invito: «Seguimi!». Per me l’avventura ora riparte, accompagnato dalla sua Parola, e mi chiama ad essere un prete e un uomo a servizio di una Chiesa e delle comunità dove sarò mandato, alle quali chiedo una preghiera fraterna per aiutarmi ad essere – in umiltà – un testimone autentico e credibile del Vangelo di Cristo.

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13 giugno 2016 | Chiesa Viva |

“Invece un Samaritano…” (Lc 10, 33)

Don Carlo con i parenti

al compleanno di nonna

Angela

don Carlo Sandonàdella parrocchia di San Lorenzo a San Pietro in Gu,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Rosà-Cusinati

“Orgogliosi abbiamo visto il piccolo ger-moglio crescere piano piano, sprofondare le tenere radici nel ter-reno della vita e nu-trirsi delle esperienze che questa offriva. Finalmente per il nostro germoglio è arrivata la primave-ra, i suoi rami ricchi di foglie pronti per accogliere, donare e proteggere come te-nere braccia chi ama senza condizioni” (Silvana)

L a fotografia più nitida di Carlo risale ad un po-meriggio di maggio di sette anni fa. Antonio ed

io stavamo passeggiando lungo le strade della nostra campagna e, nel nostro fitto conversare, incontrammo Carlo, che invece percorreva quelle stesse strade solita-rio, in bicicletta, con una lentezza che suggeriva l’idea di uno che cercasse in quel paesaggio a lui così caro il ristoro ad un’inquietudine interiore. Proiettati com’e-ravamo allora verso il nostro imminente matrimonio, attribuimmo quell’impressione alla “mancanza di una morosa”. Solo sul finire di quell’estate, quando sapemmo che Carlo avrebbe iniziato il percorso del ”Mandorlo”, intuimmo l’autentica direzione di quella ricerca, il senso di quel discernere e l’ingenua ottusità di chi ritiene la vita coniugale l’unica vocazione possi-bile. Fatica che nei primi anni ha accompagnato anche molta parte della famiglia, che seguiva lo sviluppo del cammino con titubanza. Perfino Nonna Angela, di so-lito così schietta, si limitava a commenti prudenti e si accontentava di sapere che Carlo stesse bene. E che Carlo stesse bene è stato via via sempre più evidente e chiaro per tutti. Lo era nel suo raccontare appassionato ciò che stava vivendo, nella convinzione garbata ma

ferrea sulla scelta fatta, nell’impegno scolastico profu-so, nella distanza matura e mai nostalgica rispetto al passato, la sua formazione e la sua professione, nella pazienza di lasciare agli altri il tempo giusto per acco-gliere questa sua scelta e, cosa che rasserenava Non-na Angela, anche nell’aspetto fisico: “mah … forse un po’ troppo magro….ma i te dà da magnare vero??”. E così l’inquietudine, non solo di Carlo, ha lasciato pian pia-no il posto alla contagiosa serenità di chi ha trovato dove ancorare il proprio cuore e alla certezza che la sua realizzazione dovesse passare da ciò che divide a ciò che unisce, dal contendere al riconciliare, dallo scri-vere memorie difensive sull’ennesimo contenzioso, da bravo avvocato qual era, al diventare colui che celebra il memoriale della Salvezza. La scorsa estate, in occa-sione dei 98 anni di Nonna Angela, Carlo, con tutta la famiglia, ha voluto celebrare, proprio lì “in corte”, una liturgia della Parola, con l’unanime gratitudine dei presenti per il dono che questa vocazione è per la nostra famiglia. A partire da qui, la certezza che l’or-dinazione di Carlo sarà una benedizione per tutta la comunità cristiana. Giusy e Antonio

Con lo sguardo pensieroso ma sereno di chi è in cammino - un cammino in cui l’agire provvidenziale di Dio si è fatto sin qui strada per vie impensate, comprese ovviamente quelle della fatica -, questo è ciò che auspico per

il futuro che mi attende: come il Samaritano, incontrare ancora e sempre lungo il percorso persone desiderose di umanità, che mi “costringano” a fermarmi, che mi distolgano dalla sufficienza del “già visto e già sperimentato” e ogni volta mi ridestino allo stupore grato della prima volta, per poter così ripartire di nuovo… Quello del Samaritano è anche il brano del Vangelo che sette anni fa, poco prima del mio ingresso al Mandorlo, segnò il matrimonio di Giusy e Antonio. A loro il compito di dire una parola veritiera su questi sette anni….

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14 | Chiesa Viva | giugno 2016

“Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40, 31)

Un compagno fedele ed un “picchio” che batte…

don Roberto Viero Per la Diocesi di Huari (Perù)della parrocchia di San Carlo Borromeo in Vicenza,in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Riviera, appartenente

all’Operazione Mato Grosso

P ensare a Roberto è pensare ad un amico caro con il quale abbiamo condiviso vari anni nel cammino dell’Operazione Mato Grosso: trovarsi nel tempo libero a lavorare per i poveri ci ha portati a

confrontarci su idee, sogni e modi di fare, concretamente ci ha aiutati a chiederci come spendere il tempo e i soldi. Sicuramente lui è sempre stato uno profondo sul senso della vita, un ragazzo che s’interrogava molto e si metteva in discussione; uno “battagliero”, nel senso che non aveva paura di niente ed andava avanti con la testa alta, sempre sorridente e ottimista. Roberto è una persona socievole, spontanea, schietta, impulsiva e generosa. Il suo percorso come animatore prima e nell’Operazione Mato Grosso poi, anche grazie all’aver vissuto in mezzo ai poveri in Perù, lo ha portato a riconoscere la propria vocazione e a scegliere di offrire tutto per il Signore. Le sue doti potranno essere messe a frutto in una vita tutta regalata agli altri, senza mezze misure. In lui è stato posto il seme di un Desiderio immenso che deve farsi spazio e crescere e germogliare in un uomo con le sue insicurezze, la sua caparbietà, la capacità di chiedere scusa e la testardaggine, l’impazienza e la capacità di ascoltare e consigliare, l’entusiasmo nello stare con i ragazzi e la fragilità di fronte a vite tanto preziose da scoprire e accompagnare, … Il Signore si serve di esseri umani per manifestare la Sua grandezza, realizza i Suoi desideri usando la nostra piccolezza. Così caro Roberto desideriamo continuare ad esserti vicini aiutandoti a vivere la tua vita da sacerdote, ricordandoci che la scommessa sarà quella di lasciarci usare nel poco che siamo.

Nadia, Marta e Anna

I capi reparto del Vicenza 5

E ra un sabato pomeriggio il giorno in cui Roberto si presentò al nostro reparto, stavamo piantan-

do degli alberi davanti alla canonica e don Diego ce lo affidò (o affidò noi a lui). In breve avremmo imparato a conoscerlo bene: ci mostrò la sua intra-

prendenza nel modo in cui affrontò la prima uscita buttandosi subito nella recitazione dell’animazione che avevamo preparato, oppure al campo inverna-le, arrivando in treno da solo fino a Trieste e poi a piedi fino alla casa che ci ospitava. Poi al campo estivo Robi tirò fuori la sua formazione OMG de-cespugliando buona parte della giungla di rovi che infestava l’isola che ci ospitava (sul fiume Adige a Legnago) e non tirandosi mai indietro di fronte ai lavori da fare. Fu a quel campo che pronunciò la sua Promessa scout e il giorno prima dovette quin-di affrontare il suo hike di preparazione. Lo man-dammo da Legnago a Verona con pochissimi euro e pochissimo cibo, avrebbe dovuto trovare il modo di raggiungere la città e qualcuno che lo ospitasse. Tornò il giorno dopo restituendo tutto quello che gli avevamo dato, era riuscito a trovare chi lo accom-pagnasse, ospitasse e nutrisse (ce lo dimostrò con lo scontrino di un gelato scontato al 100%), uno degli hike migliori che abbiamo mai visto. Siamo molto grati a Roberto per averci accompagnato in questi anni, è stato per noi un compagno fedele e come un picchio ha sempre battuto forte alcuni messaggi ri-cordandoci sempre l’importanza di farci accompa-gnare dal Signore nel nostro servizio.

I capi reparto del Vicenza 5

É proprio la speranza nel Signore che mi dà la forza di prendere il volo verso il Perù, verso la Diocesi di Huari, f ra le Ande, per essere testimone di questa speranza, camminando fra la gente povera, stando a f ianco nelle gioie e nelle sof ferenze, per lasciar-

mi cambiare dalla loro vita naturale e dalla loro fede semplice. Ho chiesto ad alcuni amici cari di raccontare un po’ di me. Lascio loro la parola…

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15 giugno 2016 | Chiesa Viva |

In continuo cammino sulla strada da percorrere

Fra’ Tullio nel suo servizio

diaconale

Fra’ Tullio durante una celebrazione con i confratelli

I l 15 settembre 2014 fra’ Tullio Bonollo giunge a Trieste nella Parrocchia Madonna del Mare

per completare un periodo di preparazione che lo condurrà a divenire diacono e successivamente sacerdote. I parrocchiani abituati ad una esigua co-munità di frati di età media piuttosto elevata sono piacevolmente sorpresi. A poco a poco fra’ Tullio si inserisce nella realtà tergestina abbastanza restia nei confronti delle novità. Il suo trascorso vissu-to di lavoro e di volontariato gli ha consentito di sviluppare disponibilità verso “l’altro” non solo in ambito ecclesiale ma anche nelle strade del quar-tiere dove non fa mancare un gesto di saluto, una parola gentile per iniziare con gioia la giornata. Il suo ministero diaconale ha in-dotto maggior consapevolezza della necessità di uno spirito di servizio, di umiltà, di ascol-to dando un bel impulso alle pratiche liturgiche e rendendo

il convento un luogo aperto al prossimo, in partico-lare ai giovani. L’accoglienza si nota nella cura del chiostro del convento e del piccolo orto adiacente all’oliveto che consente il lavoro manuale e la rifles-sione sull’Amore di Dio che ci ha donato la natura. Innovativo il suo rapporto con il gruppo giovani sviluppatosi con svariate uscite per incontrare altre realtà giovanili e approfondimenti spirituali an-che in vista di un discernimento vocazionale. Gli auguriamo di vivere con pienezza il suo ministero rimanendo aperto e gioioso come vero figlio di san Francesco al servizio della comunità.

Il Consiglio Pastorale della parrocchia Madonna del Mare (Trieste)

fra’ Tullio Bonollo Per l’Ordine dei Frati Minoridella parrocchia di San Bartolomeo a Fara Vicentino,in tirocinio pastorale nella parrocchia di Madonna del Mare a Trieste

“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la bene-dizione lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli oc-chi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista” (Lc 24,30-31)

Fr. Tullio, aveva sempre coltivato il desiderio di una vita alla sequela del Signore e l’aver incontrato i

frati, lo motivò nel dare ascolto alle domande più pro-fonde del suo cuore. Ben presto, scelse di dare al Si-gnore la sua vita, entrando a far parte di una fraternità laica francescana, inserita nell’Ordine dei Frati Minori assieme ad alcuni compagni all’interno di una Comu-nità terapeutica. Furono anni di servizio e di generosa dedizione ai fratelli più disagiati ed in seguito manife-stò il desiderio di entrare a far parte dell’Ordine, diven-tando anche lui un frate minore, prima in accoglienza vocazionale a S. Pancrazio, poi nel Postulato di Arco

di Trento al termine del quale vestì il Saio Francescano ed infine il Noviziato presso il Convento di Baccanello (BG). Terminato il Noviziato, fece la Prima Professio-ne e fù trasferito nella Comunità di S. Bernardino a Verona, per gli studi teologici. A Verona, fr. Tullio ebbe la possibilità di donarsi in servizi come: la carità, il ser-vizio agli ammalati, la questua a favore del convento e della mensa poveri in un clima di grande disponibilità che hanno sempre caratterizzato la sua vita. Giunto alla bella tappa della Professione Solenne accettò l’ob-bedienza che lo chiamava a trasferirsi a Trieste, per in-serirsi come economo nella fraternità della Parrocchia “Madonna del Mare”. Ora che si avvicina la bella tappa dell’Ordinazione Presbiterale, ci stringiamo attorno a lui per esprimere il nostro affetto e la nostra stima, chiedendo al Signore di benedire sempre il cammino del nostro fr. Tullio. I confratelli di San Bernardino (Verona)

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