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Carta Ittica del Fiume Po
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10. Tratto di bassa pianura
10.1 Ambiente
10.1.1 Caratteristiche generali
Figura 43 Il Fiume Po nel tratto di bassa pianura.
Fiume Po a Spessa Po, marzo 2008 Fiume Po a Piacenza, luglio 2008
Fiume Po a Luzzara (MN), settembre 2007 Fiume Po a Corbola (RO), luglio 2008
La confluenza del Ticino, pur apportando un contributo di superficie sottesa di soli 6.600 km2
(bacino idrografico alla Becca pari a 36.770 km2), comporta una trasformazione del regime del
corso d’acqua in senso decisamente fluviale, in ragione dell’apporto idrico regolato, con un notevole
contributo glaciale e trasporto solido assente, che alimenta gli stati di magra e di morbida; la
pendenza media si riduce bruscamente al 0,18‰, per poi decrescere regolarmente e gradualmente
verso valle fino a circa lo 0,14‰ all’altezza di Revere-Ostiglia (237 km a valle). L’alveo mantiene
caratteri di instabilità, condizionati dagli apporti degli affluenti alpini e appenninici, con andamento
estremamente tortuoso e mobile, nel campo della tipologia pluricursale, lasciando tracce nella
pianura circostante delle passate divagazioni. Le escursioni di livello superano i 10 m. Le arginature
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continue su entrambe le sponde descrivono un tracciato molto irregolare, risentendo della loro
origine frammentaria, con distanze che vanno da meno di 1.000 m a oltre 4.000 m. Proprio
l’elevata distanza delle arginature maestre delimita lungo l’asta una grande area di laminazione
della piena (invaso golenale), in parte aperta e in parte delimitata da argini secondari che vengono
tracimati solo in occasione delle piene maggiori. L’importanza di tale effetto è qualitativamente
intuibile tenendo conto che a fronte di progressivo aumento verso valle della superficie del bacino
idrografico sotteso (36.770 km2 a Becca; 67.900 km2 a Revere), la portata al colmo delle piene
maggiori è normalmente massima a Piacenza o a Cremona e si riduce progressivamente verso
valle, proprio in ragione dell’azione modulatrice esercitata dall’invaso nelle aree golenali.
Da valle di Revere-Ostiglia, e cioè oltre la foce del Mincio e del Secchia, all’incile del delta le
arginature si avvicinano all’alveo e incomincia il tronco inferiore del Po, caratterizzato da un alveo
canalizzato tra le arginature, in alcuni tratti a distanze inferiori ai 500 m, che non riceve più apporti,
a eccezione del Panaro, con una pianura circostante interessata da un reticolo idrografico minore di
bonifica prevalentemente a scolo meccanico.
10.2 Fauna Ittica
10.2.1 Comunità ittica potenziale
La comunità ittica potenziale si compone in questo tratto di 18 specie ordinarie e di 5 specie
straordinarie.
Tra queste compaiono 5 specie migratrici, oltre ad anguilla e storione cobice -presenti anche nella
comunità di riferimento per il macrotratto di monte-, anche cefalo calamita, cheppia e lampreda di
mare (per la quale si ricorda che non sono disponibili al momento conferme dirette della sua
presenza in Po negli ultimi anni).
Per il resto la comunità ittica potenziale si compone essenzialmente di specie limnofile ed euriecie.
Tabella 24 Comunità potenziale
Specie ordinaria / straordinaria
Specie (nome comune)
Specie (nome scientifico) Famiglia Origine
Specie ordinaria alborella Alburnus alburnus alborella Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria anguilla Anguilla anguilla Anguillidae autoctono
Specie ordinaria barbo comune Barbus plebejus Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria carpa Cyprinus carpio Cyprinidae
Para-autoctono
Specie ordinaria cavedano Leuciscus cephalus Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria cefalo calamita Liza ramada Mugilidae autoctono
Specie ordinaria cheppia o alosa Alosa fallax Clupeidae autoctono
Specie ordinaria cobite comune Cobitis taenia bilineata Cobitidae autoctono
Specie ordinaria ghiozzo padano Padogobius martensii Gobiidae autoctono
Specie ordinaria gobione Gobio gobio Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria lampreda di mare Petromyzon marinus Petromyzontidae autoctono
Specie ordinaria luccio Esox lucius Esocidae autoctono
Specie ordinaria pesce persico Perca fluviatilis Percidae autoctono
Specie ordinaria scardola Scardinius erythrophthalmus Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria / straordinaria
Specie (nome comune)
Specie (nome scientifico) Famiglia Origine
Specie ordinaria spinarello Gasterosteus aculeatus Gasterosteidae autoctono
Specie ordinaria storione cobice Acipenser naccarii Acipenseridae autoctono
Specie ordinaria tinca Tinca tinca Cyprinidae autoctono
Specie ordinaria triotto Rutilus erythrophthalmus Cyprinidae autoctono
Specie straordinaria cagnetta Salaria fluviatilis Blennidae autoctono
Specie straordinaria Lasca Chondrostoma genei Cyprinidae autoctono
Specie straordinaria pigo Rutilus pigus Cyprinidae autoctono
Specie straordinaria sanguinerola Phoxinus phoxinus Cyprinidae autoctono
Specie straordinaria savetta Chondrostoma soetta Cyprinidae autoctono
10.2.2 Comunità ittica attuale
10.2.2.1 Quadro conoscitivo sulla base dei censimenti ittici
In questo macrotratto, vista anche la sua particolare estensione, la comunità ittica è stata indagata
in 22 stazioni, disposte lungo il fiume in modo da favorire una copertura uniforme su tutto il tratto,
almeno per quanto concerne le possibili variazioni di condizioni ambientali riferibili a situazioni
particolari, come l’ingresso di grandi affluenti. Nel caso specifico un nucleo di 7 stazioni di
censimento ittico è stato disposto in modo tale da realizzare una sorta di “ingrandimento” sull’area
interessata dalla presenza della Diga di Isola Serafini, al fine di poter valutare in maniera puntuale
gli effetti di quello che costituisce di fatto l’unico impedimento alla libera percorribilità dal Fiume Po
da parte dei pesci (quantomeno per quelli in risalita) dal mare fino allo sbarramento di Casale
Monferrato. Questo approfondimento ha costituito il tema per uno studio monografico realizzato
parallelamente alla Carta Ittica e, visti i risultati emersi, essi sono illustrati sinteticamente in un
paragrafo dedicato, all’interno della sezione della Carta Ittica dedicata a “I Pesci del Po”, cui si
rimanda per un approfondimento.
L’elenco completo delle stazioni, delle località esatte di censimento, dei loro codici, del numero di
censimenti realizzati per ciascuna stazione e delle tecniche di campionamento adottate è riportato
nella tabella seguente.
Tabella 25 Elenco delle stazioni di campionamento indagate nel tratto di transizione tra alta e
bassa pianura.
Dist. sorgenti (km)
ID stazione
Comune (Prov) Località Altitudine
(m s.l.m.)
Tecnica di campionamento
Data N°
censimenti
278 169 Spessa Po (PV) monte ponte S.P. 199 61 elettropesca 18/03/2008 2
elettropesca 21/08/2007 2 333 122 Piacenza valle ponte TAV 47
reti 21/08/2007 1
elettropesca 22/08/2007 1 354 126 Caorso (PC) Caorso - Centrale 42
reti 22/08/2007 1
elettropesca 22/08/2007 1 355 91 Caorso (PC)
monte ponte S. Nazzaro
40 reti 22/08/2007 1
357 124 Monticelli d'Ongina (PC)
S. Nazzaro - Conca 40 elettropesca 22/08/2007 1
19/10/2007 1 357 149 Monticelli d'Ongina (PC)
valle diga Isola Serafini - ramo destro
40 elettropesca
26/06/2008 1
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Dist. sorgenti (km)
ID stazione
Comune (Prov) Località Altitudine
(m s.l.m.)
Tecnica di campionamento
Data N°
censimenti
19/10/2007 2 reti
26/06/2008 1
360 176 Monticelli d'Ongina (PC)
valle diga isola Serafini - ramo sinistro - monte confluenza Adda
40 elettropesca 16/05/2008 1
363 178 Crotta d'Adda (CR)
valle diga isola Serafini - ramo sinistro - valle confluenza Adda
40 elettropesca 16/05/2008 1
elettropesca 16/05/2008 1 369 175 Spinadesco (CR)
valle diga Isola Serafini - ramo sinistro - Cascina Gerre
40 elettropesca + reti 16/05/2008 1
elettropesca 26/06/2008 1 371 180
Castelvetro Piacentino (PC)
Babina 39 reti 26/06/2008 1
390 194 Polesine Parmense (PR)
Darsena Arni 36 elettropesca 20/08/2008 2
412 193 Sissa (PR) Torricella - Cava Sove 32 elettropesca 20/08/2008 1
452 127 Luzzara (RE) Borgo Po 22 elettropesca 11/09/2007 2
elettropesca 11/09/2007 1 456 128 Suzzara (MN) lanca di Suzzara 20
reti 11/09/2007 1
458 129 Suzzara (MN) valle lanca di Suzzara 20 elettropesca 11/09/2007 2
18 elettropesca 13/09/2007 2 491 133
Bagnolo San Vito (MN)
porto turistico - Correggio Micheli reti 13/09/2007 1
elettropesca 12/09/2007 2 520 130
Carbonara di Po (MN)
monte centrale 15 elettropesca + reti 12/09/2007 1
527 132 Sermide (MN) valle centrale 13 elettropesca 12/09/2007 1
582 183 Guarda Veneta (RO)
valle ponte S.P. 14 4 elettropesca 15/07/2008 1
588 182 Crespino (RO) Passodoppio 3 elettropesca + reti 15/07/2008 1
elettropesca 15/07/2008 1 608 184 Corbola (RO) Balotin 2
reti 15/07/2008 1
609 170 Papozze (RO) Attracco barche 1 elettropesca 21/04/2008 2
I dati raccolti sono fortemente preoccupanti e rivelano la situazione più drammatica registrabile per
la fauna ittica del Po dalle sue sorgenti. La comunità ittica attuale si trova in una condizione tale di
stravolgimento che la proporzione tra specie autoctone e specie esotiche volge addirittura a favore
di queste ultime. In tutto il tratto complessivamente sono state rinvenute 12 specie ittiche
autoctone (quasi la metà di quelle attese) e 16 specie esotiche. L’unica situazione inalterata
riguarda la dominanza assoluta della famiglia dei Ciprinidi; questi in realtà sono, però, per lo più
rappresentati da specie esotiche.
Tra le specie autoctone riscontrate, esclusivamente la carpa fa registrare una distribuzione piuttosto
continua ed uniforme in tutto il tratto, seppure non sempre sia possibile confermarne la presenza
stabile. Il cavedano, sempre presente da Spessa Po (PV) verso valle fino a Bagnolo San Vito, dai
dati raccolti risulta ridurre progressivamente la propria consistenza numerica, fino a risultare
sporadico nelle stazioni più di valle.
Figura 44 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni -specie ordinarie
34%
autoctoni -specie
straordinarie2%
esotici - specie esotiche
64%
Percidae9%
Siluridae8%
Cyprinidae62%
Anguillidae6%
Altre famiglie
11%
Mugilidae4%
Il cefalo calamita presenta una distribuzione uniforme, risalendo dal mare fino alla diga di Isola
Serafini, ma da qui verso monte esso sparisce. La gran parte delle specie native sono presenti con
una distribuzione estremamente frammentata e sono assolutamente sporadiche; tra queste,
cagnetta, lasca e savetta sono state ritrovate esclusivamente nel segmento fluviale a monte della
diga. Anche l’alborella è risultata presente in maniera quantomeno continua, seppure poco
consistente, nel tratto di monte, mentre a valle della diga la sua presenza in asta del Po è stata
riscontrata esclusivamente a Polesine Parmense (PR) e a Carbonara di Po (MN), con una
rappresentanza talmente esigua di soggetti che pare verosimile ritenere la specie estremamente
rarefatta in tutto questo secondo segmento fluviale. Anche la presenza del ghiozzo padano risulta
essere piuttosto sporadica in tutto il macro-tratto, specialmente nel suo segmento a valle di Isola
Serafini. Lo stesso quadro distributivo, anzi addirittura peggiore, è registrato per il gobione e per il
pesce persico.
Per quanto riguarda le specie esotiche, il siluro è la specie che risulta più uniformemente distribuita
lungo tutto il macrotratto, e indifferentemente rispetto alla diga. Un’altrettanto ampia distribuzione,
risultano avere il Barbus spp. e l’aspio ed anche il lucioperca, che però fa registrare in tutti i casi la
presenza di nuclei esigui di individui. La specie per la quale sono stati rilevati i più grandi valori di
consistenza numerica ed è stata riscontrata una distribuzione uniforme su tutto il macrotratto è
l’abramide; nel suo caso è stata anche riscontrata una situazione limite nella stazione posta subito a
valle di Isola Serafini, nel ramo destro del Po. Qui è stata rilevata la presenza di un nucleo
numerosissimo di esemplari concentrati sotto la diga, evidentemente richiamati dall’istinto a risalire
il corso d’acqua. Anche la blicca, presente in maniera consistente a valle della diga, qui si ferma.
Altre specie esotiche si presentano abbondanti e ben distribuite nel tratto a monte della diga e sono
invece molto più sporadiche a valle. Esse sono: carassio, pseudorasbora, rodeo amaro, persico sole
e cobite di stagno orientale. Altre specie ancora sono rarefatte un po’ ovunque, come rutilo e
gambusia. Altre specie ancora sono esclusivamente presenti, ed in maniera sporadica, a valle della
diga, e sono: acerina, Leuciscus sp. (probabilmente cavedano europeo) e persico trota. Per i primi
due, queste sono le uniche testimonianze della loro presenza in Po.
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Dal confronto con i dati pregressi, che purtroppo però coprono solo gli ultimi 5 anni, si evince un
trend complessivo di peggioramento per il popolamento a specie native, con un decremento
demografico consistente anche delle specie che solo nel 2004 e 2005 risultavano numerose. Un
dato interessante riguarda la savetta e la sua presenza piuttosto consistente nel macrotratto, a
monte della diga di Isola Serafini, solo quattro anni fa, quando peraltro ne è stata riscontrata la
presenza anche nel tratto ferrarese a Berra, seppure non numerosa. I dati di questa Carta Ittica,
inoltre, segnalano per la prima volta la presenza del cavedano europeo e dell’acerina in Po, mentre
non confermano la presenza attuale dell’ido e della trota fario, rinvenute ciascuna in una sola
occasione: l’ido a Corbola (RO) nel 2004 (Carta Ittica di Rovigo, 2004) e la trota fario a valle della
confluenza del Lambro nel 2006 (Carta Ittica della Provincia di Lodi, 2006). Le evidenze emerse da
questi dati esprimono un quadro piuttosto chiaro sul ruolo di “barriera” alle migrazioni svolto dalla
diga e sull’influenza esercitata da questo sbarramento sullo stato delle specie native e sui loro
rapporti interspecifici con le specie esotiche (si veda il paragrafo su questo tema all’interno della
Sezione dedicata ai pesci).
Figura 45 Somma dei valori di abbondanza numerica stimata (indice di Moyle modificato) per
la comunità a specie autoctone e a specie esotiche, per ciascuna stazione
(campagna 2007).
autoctoni esotici
specie ordinarie specie stra-
ordinarie specie esotiche
Distanza dalle sorgenti (km)
ID Stazione
Comune (Prov)
alborella
anguilla
carpa
cavedano
cefalo calamita
ghiozzo padano
gobione
pesce persico
scardola
cagnetta
Lasca
savetta
abramide
acerina
Aspio
barbus spp.
blicca
carassio
cobite di stagno orientale
gambusia
Leuciscus sp.
lucioperca o sandra
persico sole
persico trota
pseudorasbora
rodeo amaro
rutilo o gardon
siluro
277,5 169 Spessa Po (PV) 2 3 2 3 3 2 1 1 2 1 2 3 3 2 3 4 4 3 4
333,1 122 Piacenza 2 2 2 1 2 2 2 2 2 2 2 2 2
354,2 126 Caorso (PC) 2 2 2 1 3 3 2 2 2 2 2 2
355,4 91 Caorso (PC) 1 2 2 2 2 3 2 2 2
356,8 124
Monticelli d'Ongina
(PC) 2 3 2 1 1 2 1 2 2 2 2 2 4 3 3 2
356,9 149
Monticelli d'Ongina
(PC) 3 2 2 2 1 2 5 2 3 4 2 2 1 1 4
360 176
Monticelli d'Ongina
(PC) 1 3 2 2 1 3 1 2 2 1 1
362,8 178
Crotta d'Adda (CR)
2 2 1 2 1 1 3
369 175 Spinadesco (CR) 2 2 2 3 4 2 2 1 2 2 2 1 2
371,3 180
Castelvetro
Piacentino (PC)
3 2 2 2 3 2 1 2 2
390 194
Polesine Parmense (PR)
1 3 1 2 2 1 1 4 3 1 1 2 3
412,5 193 Sissa (PR) 3 2 4 2 3 3 1 3
452,5 127 Luzzara
(RE) 2 1 2 1 1 2 3 3 1 2 1 1 3
456,2 128 Suzzara
(MN) 3 2 5 3 3 1 1 2 1 2
458,3 129 Suzzara
(MN) 2 2 1 2 1 2 2 4 2 1 2 1 2 2
490,7 133
Bagnolo San Vito
(MN) 3 1 1 1 1 1 1 4 1 3 2 2 1 2 3 3 2 2
519,8 130
Carbonara di Po (MN)
1 3 2 1 4 1 3 2 4 1 2 1 2 2
527,4 132 Sermide
(MN) 2 2 2 2 1 2 1 2
582 183
Guarda Veneta (RO)
2 2 3 2 2 2
588 182 Crespino
(RO) 2 2 3 1 1 1 2
608,2 184 Corbola
(RO) 2 3 2 1 3 3 1 2 3 2 2 1 1 2
609 170 Papozze
(RO) 1 4 4 2 2 4 3 2 2 1 2 2
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Tabella 26 Confronto dei dati dei censimenti ittici compiuti nel 2007, relativi alla consistenza
delle popolazioni (indice di abbondanza di Moyle modificato), con i dati pregressi
disponibili (rif. Paragrafo “Fonti dei Dati”). Un valore di abbondanza pari a 1,5 non
ha alcun significato quantitativo, ma rappresenta esclusivamente il dato di
“presenza” della specie riportato dalla Fonte.
autoctoni esotici
specie ordinarie specie stra- ordinarie
specie traslo- cate
specie esotiche
anno
alborella
anguilla
barbo comune
carpa
cavedano
cefalo calamita
Ghiozzo padano
gobione
luccio
pesce persico
scardola
triotto
cagnetta
Lasca
sanguinerola
savetta
trota fario
abramide
acerina
Aspio
barbus spp.
blicca
carassio
cobite di stagno orientale
gambusia
ido
Leuciscus sp.
lucioperca o sandra
persico sole
persico trota
pseudorasbora
rodeo amaro
rutilo o gardon
siluro
2008 2 2 2 2 2 2 2 1 1 2 1 3 2 2 2 2 2 2 2 1 2 3 2 2
2007 2 2 3 2 2 1 1 1 1 1 2 1 2 4 1 2 2 3 2 1 2 1 2 2 2 2 1 2 2006 2 3 2 2 2 2 1 2 3 3 3 2 2 3 3 3 2 1 3 2005 3 4 3 3 3 2 1 2 1 3 3 1 2 2 2 3 1 2 2 3 3 2 3
2004 4 2 3 3 3 2 2 2 1 2 3 2 2 3 2 2 2 2 2 2 4 3 2 2
2003 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
10.2.2.2 Segnalazioni dal mondo della pesca
Dal mondo della pesca giunge la segnalazione riguardante la presenza attuale (stagionale) della
cheppia nel tratto di bassa pianura a valle della diga di Isola Serafini.
10.3 Affluenti
10.3.1 Tratto terminale del Fiume Ticino
Figura 46 Fiume Ticino a Torre d’Isola, giugno 2007.
Il bacino idrografico del Fiume Ticino sotteso dall’incile del Lago Maggiore a Sesto Calende è pari a
6599 km2, in parte compresi in territorio svizzero (3369,5 km2) ed in parte in quello italiano
(3229,5 km2). Uscito dal lago a Sesto Calende, a quota 205 m s.l.m., esso percorre la Pianura
Padana per circa 110 km confluendo nel Fiume Po a Linarolo (PV) a quota 56 m s.l.m., con una
larghezza media del bacino idrografico di 7 km; tale bacino, con poche eccezioni, è circoscritto alle
sole aree golenali ed ai territori agricoli le cui colature giungono, più o meno direttamente, al fiume
(Amm. Prov, di Pavia, 1989). Il Ticino sublacuale scorre in una valle a fondo quasi piatto, incisa
nella superficie fondamentale della pianura cui è raccordata da un terrazzo principale e da altri
minori: il fiume decorre dapprima con un alveo semplice, quindi amplia progressivamente il suo
letto divagando e formando isole e meandri. Tra Oleggio e Bereguardo è composto in generale da
uno o due rami principali, separati da grosse isole solcate da rami minori. A valle di Vigevano la
struttura dell’alveo raggiunge la sua massima complessità, con diversi rami che presentano
ciascuno propri meandri, e con la continua ripresa ed il continuo abbandono di vecchi rami e l’attiva
formazione e distruzione, all’interno dei canali principali, di isolotti che in qualche caso hanno
durata sufficiente a permettere l’instaurarsi di popolamenti arborei pionieri a dominanza del genere
Salix. A valle di Bereguardo il Ticino assume chiare caratteristiche di fiume a meandri, anche se la
loro evoluzione è da tempo artificialmente impedita dalle opere di difesa spondale. Il regime
idrologico del fiume è la risultante di diversi fattori, naturali ed artificiali: i deflussi dal Lago
Maggiore, determinati dall’alimentazione del bacino prelacuale, dalla laminazione effettuata dal lago
stesso e dagli altri serbatoi naturali ed artificiali e dalle operazioni di regolazione dello sbarramento
della Miorina; le numerose derivazioni e restituzioni; le risorgive, le colature e gli scarichi presenti
lungo l’asta. L’utilizzazione dell’acqua del Ticino, derivata attraverso opere anche di notevoli
dimensioni, è in atto da parecchi secoli. La rete irrigua che attualmente fa capo al fiume sottende
una superficie di circa 154.000 ha, nelle province di Novara, Milano, Pavia; numerose sono anche le
centrali idroelettriche alimentate dal corso sublacuale, con l’aggiunta della centrale termoelettrica di
Turbigo che utilizza, per il raffreddamento, le acque del Naviglio Grande. Per l’idrologia del Ticino, in
rapporto al riequilibrio dei prelievi operati dalle derivazioni, un elemento di rilievo è costituito dalle
risorgenze che determinano, in assenza di affluenti superficiali notevoli, un significativo aumento
delle portate da monte verso valle; questo è dovuto al drenaggio della falda freatica effettuato
dall’alveo del fiume, alle colature dei terreni agricoli e agli scarichi civili e industriali; i valori di
risorgenza aumentano sino a Bereguardo, per poi diminuire sensibilmente e riprendere nuovamente
consistenza nella zona urbana di Pavia (Amm. Prov, di Pavia, 1989; Parco del Ticino, 1986).
Il tratto interessato dai campionamenti nell’ambito della presente Carta Ittica è quello cha va da
Torre d’Isola alla confluenza in Po, In questo tratto il Ticino riassume un andamento prettamente
monocursale, mantenendo un profilo meandriforme, con corrente lenta-moderata. Il substrato di
fondo è prevalentemente ghiaioso, sabbioso e limoso, l’alveo si allarga e la profondità media
dell’acqua aumenta. L’unità idraulico-morfologica dominante è il run a lento decorso. Anche qui è
importante il contributo delle risorgenze in alveo.
In prossimità della confluenza con il Po il fiume assume in pieno l’aspetto tipico del grande fiume di
pianura, con acque profonde, substrato sabbioso e rive vegetate, coperte da idrofite emergenti.
Il Ticino è stato campionato in due punti, uno sito a Torre d’Isola (PV), in località La Turbina (ID
stazione 174 - a 71 m s.l.m.) a monte della città di Pavia, l’altro a Travacò Siccomario, in località
Boschi (ID stazione 173 - a 70 m s.l.m.), a circa 4 km dalla confluenza in Po.
Carta Ittica del Fiume Po
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Nel primo tratto il Ticino percorre con andamento a meandri un territorio agricolo, da cui è separato
da una fascia perifluviale forestata, non sempre profonda. In alveo sono frequenti i rilevati arginali
a scogliera in massi disposti alla rinfusa, cui si alternano tratti di sponda erosi dal fiume. Nel
secondo tratto il fiume assume un percorso piuttosto irregolare, sono più consistenti le arginature,
ed il fiume giunge a confluire nel Po come un lungo run lento e profondo.
Complessivamente nel tratto pavese del Ticino sono state censite 19 specie ittiche, di cui 11
autoctone e 8 esotiche.
La comunità ittica è profondamente alterata e squilibrata, con la presenza stabile e consistente di
numerose specie esotiche e la rarità generale delle specie autoctone. Non si rileva la presenza di
specie di particolare interesse faunistico, tranne il vairone (perché inserito tra le specie di interesse
comunitario), sebbene questa sia una tra le specie più comuni in Ticino.
Nel tratto più di monte le specie più numerose sono risultate essere il siluro, il cavedano e il barbo.
I dati pregressi per il Ticino in questo tratto confermano questo trend preoccupante di forte declino
delle specie autoctone, in continuità, purtroppo, con quanto accaduto in Po. In Ticino, però, la
situazione migliora sensibilmente più sopra, già a partire dal tratto pavese ma soprattutto in quello
di pertinenza della Provincia di Milano, dove la naturalità del corso d’acqua ed il suo collegamento
con una rete idrica complessa, ricca di ambienti di notevolissimo pregio naturalistico, nonché il suo
inserimento nella vasta Area Protetta del Parco del Ticino Lombardo raggiunge il massimo
dell’efficienza nell’assicurare ancora una buona naturalità all’ambiente acquatico (GRAIA srl, 2006).
Figura 47 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni 57%
esotici 43%
Percidae6%
Siluridae7%
Cyprinidae60%
Anguillidae7%
Altre famiglie
20%
Figura 48 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
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albore
lla
angu
illa
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sbora
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mar
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silu
ro
autoctoni esotici
Abbondan
za s
tim
ata
(1-5
)
10.3.2 Tratto terminale del Fiume Trebbia
Figura 49 Fiume Trebbia a Piacenza, agosto 2007.
Il Trebbia nasce in Liguria dalle pendici del Monte Prelà (1406 m s.l.m.). Affluente di destra del Po,
vi confluisce dopo 115 km di percorso nei comuni di Piacenza e Calendasco. La portata media del
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Fiume Trebbia è nel tratto medio-basso di circa 40 m3/s, il che ne fa il fiume con la più alta portata
presso lo sbocco vallivo di tutta l'Emilia-Romagna. Tuttavia il fiume risente di un regime
estremamente torrentizio con piene imponenti e rovinose che modificano spesso la conformazione
dell’alveo. Per contro in estate le magre (e la permeabilità del letto di scorrimento) sono talmente
accentuate da lasciare il fiume completamente in secca a partire da Rivergaro, sino alla confluenza
nel Po.
Il Trebbia è stato censito a circa 4 km dalla confluenza con il Po, nel comune di Piacenza. Nel suo
tratto terminale esso scorre con andamento irregolare in un ampio alveo di morbida con un
substrato prevalentemente ghiaioso. Nel periodo di campionamento il corso d’acqua si presentava
in una condizione idrologica di magra spinta, tanto che la stazione in oggetto è riconducibile ad una
serie di pool profonde al massimo 1.5 metri, tra loro isolate.
Il censimento ittico è stato compiuto in una di queste pool isolate lunga 150 metri e larga 14, con
una profondità massima di 1,5 metri. in questa sola pool sono state riscontrate 16 specie di cui la
metà esotiche.
È stato raccolto un campione particolarmente numeroso di cobite comune e, tra gli autoctoni,
l’unica altra specie consistente è risultata essere il gobione. È interessante sottolineare la presenza
nel campione della savetta, di cui sono stati campionati 4 esemplari, e del panzarolo (1 esemplare),
entrambe specie risultate rare in Po, in particolare il panzarolo, conosciuto come specie molto
selettiva.
Figura 50 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
Siluridae6%
Cyprinidae75%
Altre famiglie
19%
autoctoni 56%
esotici 44%
Figura 51 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
4
5
albore
lla
carp
a
cave
dan
o
cobite c
om
une
ghio
zzo p
adan
o
gobio
ne
pan
zaro
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bar
bus sp
p.
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cara
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pse
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sbora
rodeo a
mar
o
silu
ro
autoctoni esotici
Abbondan
za s
tim
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(1-5
)
10.3.3 Tratto terminale del Fiume Adda
Figura 52 Fiume Adda a Castelnuovo Bocca d’Adda (CR), giugno 2008.
L’Adda sottolacuale, oltre a ricevere il Brembo e il Serio, è alimentato da un bacino di pianura di
incerta definizione, in relazione alla fitta rete di canali e corsi d’acqua minori fittamente sviluppati
che determinano interscambi con i bacini limitrofi. Il tronco finale del fiume, prossimo alla
confluenza con il Po, ha un andamento a meandri con curvatura accentuata su cui sono inserite
opere spondali e presenta fenomeni di instabilità evidenziati dalle locali tendenze all’erosione di
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sponda. L’Adda è caratterizzato da un regime pluviometrico di tipo continentale, con massimi estivi
e minimi invernali.
La stazione sull’Adda, posta in comune di Castelnuovo Bocca d’Adda (CR), proprio nel suo tratto
terminale, è lunga circa 500 m ed è delimitata a monte da una briglia valicabile dalla fauna ittica
solo in condizioni di morbida. Il territorio circostante è esclusivamente agricolo ed i coltivi si
spingono fino a ridosso dell’argine.
In sponda sinistra è presente una riva aggradata in sabbia e poi una massicciata lunga circa 200
metri a sostegno della briglia. In questo tratto il corso d’acqua scorre con flusso laminare e con una
velocità di corrente abbastanza sostenuta ed il substrato è esclusivamente sabbioso.
I rifugi sono complessivamente scarsi, riconducibili sostanzialmente alla massicciata e all’acqua che
cade turbolenta subito sotto la briglia.
Complessivamente sono state campionate 12 specie, 7 delle quali esotiche. Tutte le specie
osservate sono presenti con un numero esiguo di individui e nessuna presenta una popolazione ben
strutturata. Non vi si ritrova nessun endemismo e nemmeno nessuna specie autoctona di interesse
comunitario, così come nessuna specie altamente selettive.
Il quadro generale della comunità ittica in questo tratto è dunque quello di una comunità
completamente alterata e povera, sia dal punto di vista della sua diversità sia da quello puramente
numerico.
Figura 53 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni 57%
esotici 43%
Percidae9%
Siluridae8%
Cyprinidae59%
Anguillidae8%
Altre famiglie
8%Mugilidae
8%
Figura 54 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
4
5
angu
illa
carp
a
cave
dan
o
cefa
lo c
alam
ita
pes
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rodeo
am
aro
silu
ro
autoctoni esotici
Abbo
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(1-5
)
10.3.4 Tratto terminale del Fiume Taro
Figura 55 Fiume Taro a Sissa (PR), giugno 2008.
Il bacino del Taro ha una superficie complessiva di circa 2.030 km2, il 77% dei quali in ambito
montano, corrispondente al 2,9% della superficie complessiva del bacino del Po in territorio italiano.
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Il Fiume Taro nasce dal Monte Penna (1.735 m s.m.) e rappresenta l’affluente principale del Po in
provincia di Parma, nel quale confluisce presso Gramignazzo tra i comuni di Roccabianca e Sissa.
Il corso del Fiume Taro, fatte salve alcune deviazioni nella parte alta del bacino, imputabili anche a
fenomeni di cattura fluviale, si sviluppa in direzione sud-ovest — nord-est sino allo sbocco in
pianura dove confluisce in Po, dopo aver compiuto, a partire dalle sorgenti, un percorso di circa 150
km.
La stazione di campionamento ittico sul Taro è posta nel comune di Sissa (PR), a circa 200 metri
dalla confluenza con il Po (ID stazione = 192 – a 32 m s.l.m.).
Largo mediamente 60 metri e profondo 2 metri, il corso d’acqua presenta flusso laminare con una
velocità di corrente estremamente ridotta. Nel suo tratto terminale il Taro presenta un andamento
rettilineo, con entrambe le sponde ricoperte da una fitta vegetazione arborea e arbustiva, costituita
prevalentemente da salice e dominata nello strato arbustivo a Amorpha fruticosa. La riva è per
buona parte scoscesa ed il substrato è limoso.
I rifugi per la fauna ittica sono rappresentati soprattutto da ceppaie e piante in acqua.
Con il censimento ittico, compiuto presso la sponda destra percorrendo circa 680 metri, sono state
campionate 9 specie: un numero assai esiguo, ancor più preoccupante se si considera che 7 di
queste erano specie esotiche.
Uniche autoctone presenti, peraltro con pochi, sparuti, individui, sono: alborella e carpa.
La comunità risulta pesantemente dominata dal siluro. Tra gli esemplari campionati merita
certamente sottolineare la cattura di un soggetto di 2,4 m di lunghezza per 60 kg di peso. A onor
del vero, occorre comunque anche segnalare che in questo caso la scarsa visibilità determinata
dalla torbidità dell’acqua ha sicuramente limitato l’efficienza di campionamento.
Figura 56 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni 22%
esotici 78%
Percidae11%
Siluridae11%
Cyprinidae78%
Figura 57 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
4
5
albore
lla
carp
a
abra
mid
e
Asp
io
cara
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luci
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autoctoni esotici
Abbondan
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(1-5
)
10.3.5 Tratto terminale del Fiume Mincio
Figura 58 Fiume Mincio a Roncoferraro (MN), settembre 2007.
Il Mincio presenta un regime idraulico fortemente condizionato dalle capacità di laminazione del
Lago di Garda, di cui è emissario, determinate dalla considerevole superficie liquida rispetto agli
afflussi del bacino proprio. Giunto in prossimità di Mantova, il Mincio risente dell’effetto di rigurgito
prodotto dai laghi che cingono a nord-est la città, dividendosi in più rami e formando la fascia
palustre denominata “Vallazza” di notevole interesse ambientale.
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I laghi di Mantova si estendono tra gli abitati di Curtatone e Formigosa e sono denominati
rispettivamente, procedendo da monte verso valle, lago “Superiore”, “Di Mezzo” ed “Inferiore”.
Segue la già citata zona lacustre di “Vallazza”. I laghi sono formati dalla presenza di tre dighe che
operano la regolazione dei livelli tra monte e valle. Il lago “Superiore” e quello “Di Mezzo” sono
separati dalla diga dei Molini. La diga di S. Giorgio e la diga Masetti, separano rispettivamente il
lago Di Mezzo dall’Inferiore e l’Inferiore dalla Vallazza. Dopo un percorso di circa 70 km, il Mincio
confluisce in Po a Governolo (MN).
La stazione di campionamento sul Mincio è posta negli ultimi 500 m di fiume prima dell’ingresso in
Po, nel comune di Roncoferraro (MN) (ID stazione = 134 – a 18 m s.l.m.). Il territorio circostante è
esclusivamente agricolo ed i coltivi si spingono fino a ridosso dell’argine. La vegetazione riparia,
formata soprattutto da salici e indaco bastardo (Amorpha fruticosa), è ridotta ad una ristretta fascia
che si estende in maniera continua per tutta la stazione. In questo tratto il corso d’acqua scorre con
flusso laminare e con una velocità di corrente estremamente ridotta. I rifugi sono
complessivamente scarsi, riconducibili alla massicciata posta in sponda destra, fatta oggetto del
campionamento, e alle zone di run più profondo di questo tratto.
Il campionamento è stato condotto tramite elettrostorditore manovrato da barca. La scarsa visibilità
dovuta alla torbidità dell’acqua ha sicuramente limitato l’efficienza di campionamento anche in
questo caso, come nel caso del Taro.
Complessivamente sono state censite 11 specie, 7 delle quali esotiche. Tra le specie autoctone è da
segnalare la presenza della tinca, per quanto occasionale, e comunque praticamente introvabile in
Po.
In generale si sottolinea anche l’esiguità anche numerica del campione raccolto, nel quale si segnala
anche la presenza dell’acerina, come secondo ed ultimo punto di accertamento della presenza di
questa specie nella rete idrica esplorata.
Figura 59 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni36%
esotici 64%
Percidae18%
Siluridae9%
Cyprinidae55%
Anguillidae9%
Altre famiglie
9%
Figura 60 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
4
5
angu
illa
carp
a
cave
dano
tinca
acer
ina
Asp
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cara
ssio
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silu
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autoctoni esotici
Abb
onda
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(1-5
)
10.3.6 Fiume Secchia
Figura 61 Fiume Secchia a San Benedetto Po (MN),
Il bacino del Secchia ha una superficie complessiva alla confluenza di circa 2.090 km2 (3% della
superficie dell’intero bacino del Po), di cui il 57% in ambito montano. Il Fiume Secchia nasce
dall’Alpe di Succiso, a quota 2.017 m s.l.m., ai confini tra le province di Reggio Emilia e Massa
Carrara, e confluisce in Po dopo un percorso di 172 km. Il corso d’acqua scende dai contrafforti
dell’Appennino con un alveo molto ampio, successivamente si incassa in una profonda gola e, dopo
successivi allargamenti e restringimenti, il corso d’acqua entra nella “Stretta del Pescale”, a valle
della quale è realizzata una traversa di derivazione, in località Castellarano, che alimenta la rete di
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canali irrigui in provincia di Modena e Reggio Emilia. A Sassuolo il Secchia sbocca in pianura dopo
aver ricevuto in destra il Torrente Fossa di Spezzano e in sinistra il Torrente Tresinaro;
l’andamento del corso d’acqua diventa meandrizzato con alveo pensile fino alla confluenza in Po, in
prossimità di Mirasole.
La stazione è posta nel comune di San Benedetto Po (MN) negli ultimi 500 m di fiume prima
dell’ingresso in Po. Il territorio circostante è esclusivamente agricolo ed i coltivi si spingono fino a
ridosso dell’argine. Nel suo tratto terminale il Secchia presenta un andamento rettilineo, con
entrambi gli argini ricoperti da una fitta distesa monospecifica di Amorpha fruticosa e solo radi
salici. In questo tratto il corso d’acqua presenta una larghezza media di 25 metri con una profondità
di circa 2,5 metri. La velocità di corrente è quasi nulla, il substrato è limoso e la trasparenza è
ridotta a pochi centimetri. Numerose ceppaie si offrono come rifugi per la fauna ittica.
Il campionamento ittico è stato compiuto tramite elettropesca manovrando da barca. La scarsa
visibilità dovuta alla torbidità dell’acqua ha probabilmente inciso anche in questo caso sugli esiti del
censimento. Complessivamente sono state censite 6 sole specie, tutte esotiche ad “esclusione” della
carpa, e tutte con un numero veramente esiguo di esemplari.
Figura 62 Frequenza di comparsa relativa (%) delle specie, in relazione alla loro origine
(grafico a torta a sinistra) ed in relazione alla famiglia di appartenenza (campagna
2007).
autoctoni 17%
esotici 83%
Percidae17%
Cyprinidae83%
Figura 63 Composizione specifica della comunità ittica e abbondanza stimata di ciascuna
specie (Indice di Moyle modificato).
0
1
2
3
4
5
carpa abramide Aspio carassio lucioperca o
sandra
pseudorasbora
autoctoni esotici
Abbondan
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ata
(1-5
)
10.4 Pressioni e impatti sulla fauna ittica
Frammentazione longitudinale. In questo tratto è presente la Diga di Isola Serafini che costituisce
una vera e propria barriera al passaggio dei pesci, soprattutto quelli in risalita ed ha svolto e svolge
tuttora un’influenza notevole sulla comunità ittica del Fiume Po. Su questo argomento non ci si
dilunga però ulteriormente, visto che è stato realizzato uno specifico elaborato e che nel capitolo di
sintesi dei risultati gli sarà dedicato un intero paragrafo.
Arginature e difesa spondale. Sino alla fine del secolo scorso il sistema arginale a partire da Becca
non era completamente chiuso e il Po, e più ancora i suoi affluenti, occupavano liberamente con le
acque di piena la vasta pianura circostante; il tratto terminale funzionava in sostanza più come
scaricatore di un lago che non come un corso d’acqua naturale. La situazione attuale, con il sistema
arginale di Po completato e con l’estensione dello stesso ai numerosi affluenti, costituisce,
nonostante i numerosi interventi attuati, una condizione molto più critica e di delicata gestione. In
questo tratto gli interventi di regimazione, insieme alle attività agricole, condizionano fortemente
l’assetto del territorio che, solo localmente e in strette fasce ripariali, mantiene una buona
naturalità. Lungo il fiume sono presenti agglomerati urbani di non trascurabile dimensione, con
sviluppate attività industriali. Approssimandosi al Delta, la regione fluviale presenta zone umide in
parte ancora in buone condizioni di naturalità, in parte compromesse dall’attività antropica e/o dalle
opere di sistemazione idraulica.
Particolarmente nel tratto di pertinenza mantovana, è possibile rilevare chiaramente gli effetti della
risagomatura del Po. Il percorso naturalmente meandriforme e sinuoso del Po è fiancheggiato in
questo tratto da frequenti barre di meandro intagliate da lanche, attualmente in progressiva
diminuzione ed isolamento. Il canale principale del Fiume Po è, infatti, caratterizzato da frequenti
opere di difesa spondale, realizzate allo scopo di stabilizzare il tracciato planimetrico, svolgendo una
funzione di contenimento della divagazione trasversale dell’alveo e di difesa delle arginature
soprattutto in corrispondenza delle curve. Tali interventi hanno stabilizzato l’alveo di magra,
assicurando tra l’altro dei tiranti idrici tali da consentire la navigazione fluviale in tutto il tratto
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medio-basso dell’asta del Po, ma hanno innescato intensi fenomeni erosivi che hanno accentuato il
fenomeno di approfondimento dell'alveo inciso avviato dalle attività di estrazione di inerti in alveo e
dall’arresto del trasporto solido da monte determinato dalla traversa di Isola Serafini.
Figura 64 Lanche osservate in provincia di Mantova.
Localizzazione
Lanca Tabellano (fonte: Google Earth) Panoramica
Lanca di Scorzarolo (MN) (fonte: Google Earth) Panoramica
Lanca di Borgoforte (fonte: Google Earth) Panoramica
Lanca di Boccadiganda (fonte: Google Earth)
Lanca di San Niccolò (fonte: Google Earth)
Tali modifiche dell’assetto dell’alveo causano l’occlusione e l’interrimento delle lanche stesse, la
disattivazione dei rami secondari e la diffusa presenza di isole stabili, che stanno progressivamente
collegandosi all’area golenale in conseguenza dell’interrimento di uno dei due rami. Il tracciato sta
assumendo, dunque, caratteristiche sempre più marcatamente unicursali, anziché pluricursali, e la
disattivazione idraulica di tali elementi ha pressoché annullato la capacità di laminazione e di
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autodepurazione delle acque che attraversano il territorio, caratterizzato spesso da intensive
pratiche agricole nelle aree golenali (Autorità di Bacino del Fiume Po, 2006).
Inquinamento delle acque. In questo tratto il Fiume Po risente fortemente dell’apporto inquinante
da parte dei suoi affluenti, tra cui alcuni particolarmente impattati (per esempio l’intero bacino
Lambro-Seveso-Olona e il Mincio). È evidente che sull’inquinamento del Po incidono fortemente
anche tutti i vari fattori di alterazione dell’habitat perifluviale e acquatico che interessano il fiume:
le derivazioni, le opere di arginatura e difesa spondale, l’escavazione di inerti, il contenimento del
trasporto solido da monte, l’antropizzazione del territorio. Tutto ciò, comportando la perdita di
adeguate fasce tampone perifluviali, la perdita di aree umide, l’accorciamento del tracciato percorso
dall’acqua, riduce fortemente il potere auto depurativo del fiume che giunge così inquinato fino al
mare.
Attività estrattive. Anche questo tratto riveste un grande interesse per le attività estrattive ed
anche in questo caso sono ancora numerose le cave ancora attive (come è possibile constatare
consultando i Piani Cave provinciali) ma sono anche sempre più numerosi gli esempi di
riqualificazione ambientale di questi ambienti.
Navigazione interna. Attorno al corso del Po, nel tratto medio inferiore (dalla confluenza del Ticino
al mare, circa 400 km), che è l'asse storico della navigazione idroviaria padana, si è sviluppata nel
tempo la rete idroviaria secondo le direttrici di penetrazione interna, soprattutto il polo di Milano, e
di sbocco nel Mare Adriatico. Oggi la navigazione commerciale sul Po è limitata a Cremona, salvo i
periodi di acque alte. La conca dello sbarramento idroelettrico di Isola Serafini non è più
funzionante in condizioni di magra in ragione dei consistenti abbassamenti di fondo alveo che si
sono verificati.
Il traffico complessivo è modesto ed interessa principalmente: prodotti petroliferi, caolino e argille,
granaglie e farine, gas di petrolio liquido, legnami, prodotti chimici, carichi eccezionali, merci varie.
10.4.1 Alterazioni faunistiche
Le zone umide della provincia sono interessate nel periodo autunno-inverno da una consistente
presenza di uccelli ittiofagi svernanti, in grado di esercitare una forte pressione sui popolamenti
ittici.
Secondo i dati del Parco del Mincio, il Cormorano ha iniziato a svernare regolarmente all’interno del
parco, con un numero significativo di individui, dall'inverno 1991-1992. I censimenti effettuati nei
due principali roosts (dormitori) invernali del Parco (nella Riserva Naturale "Vallazza" e nella Riserva
Naturale "Valli del Mincio") mostrano un trend crescente delle presenze serali, assestatesi già dal
93-94 oltre il migliaio di individui. Gli individui presenti di sera nei due roost utilizzano solo
parzialmente le risorse alimentari delle zone umide circostanti il dormitorio. Di giorno si spargono
lungo il corso del Mincio ma effettuano movimenti molto ampi, raggiungendo zone trofiche anche
lontane1.
1 www.parcodelmincio.it
10.5 Indicazioni gestionali
Di nuovo, anche per questo tratto le indicazioni di gestione vertono sulla riqualificazione fluviale del
fiume. Per esso valgono le considerazioni fatte già per tutti gli altri macrotratti, in merito alle
diverse forme di alterazione.
Sono particolarmente auspicabili:
• il risanamento delle acque, attraverso una migliore infrastrutturazione del sistema di
collettamento e depurazione dei reflui civili, industriali e zootecnici, a scala di bacino;
• la deframmentazione longitudinale del Fiume Po ma anche dei tratti terminali dei suoi
affluenti. In particolare per il Fiume Po, in questo tratto, si ribadisce la necessità di costruire
un passaggio artificiale per pesci in corrispondenza dello sbarramento di Isola Serafini;
• la riattivazione delle lanche al fine di evitarne l’interrimento a breve termine;
• l’applicazione dei principi della più moderna riqualificazione fluviale nelle operazioni di
manutenzione ordinaria e straordinaria della morfologia dell’alveo, in favore del ripristino
della libera divagazione del fiume, della rivegetazione spontanea delle sponde, della naturale
attività erosiva del fiume e di tutti i processi geodinamici e idro-morfologici naturali che
riassegnerebbero al fiume una maggiore stabilità di quella odierna, ricercata con secoli di
infrastrutturazione e rimaneggiamenti dell’habitat fluviale.
Riguardo alle alterazioni faunistiche, vista la vastità dell’ambiente fluviale e la gravità del problema
della diffusione degli esotici, è consigliabile attivare programmi di contrasto periodico delle specie
esotiche invasive in primo luogo in ambienti particolarmente critici per la diversità della fauna ittica
del tratto e/o inseriti all’interno di Aree Protette (quali parchi e/o siti di importanza comunitaria).