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Il Bestiario: scienza e letteratura in Leonardo da Vinci
Filomena Calabrese Department ofItalian Studies, McGill University, Montreal
August 2004
A thesis submitted to Mc Gill University in partial fulfillment of the requirements of the degree of Master of Arts.
© Filomena Calabrese, 2004
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Résumé
Le Bestiaire de Léonard de Vinci (datable aux alentours de 1493-1494) est une
œuvre qui s'inscrit dans le cadre de la complexe tradition littéraire-scientifique tout en
étant, de plusiers façons, differenciée par rapport au corpus à facettes des ouvrages de
Vinci. L'analyse des sources (le Fiore di virtù, l' Acerba de Cecco d'Ascoli, l'Histoire
naturelle de Pline, et d'autres textes inspirés au Physiologus grec) constitue la première
partie de l'étude, où grande place est donnée aux innovations de Léonard. Dans la
deuxième partie les aspects scientifiques et littéraires, qui sont présents simultanément
dans l'œuvre, viennent ainsi éxaminés minutieusement dans l'intention de démontrer que
le Bestiaire ne constitue pas simplement un emprunt aux sources, mais est plutôt une
contribution originale à la tradition dont elle fait partie et dont on ressent la touche
créative de Léonard et l'universalité de sa pensée.
Sommario
Il Bestiario di Leonardo da Vinci (databile attorno al 1493-94), opera che per
moiti versi si distingue all'interno deI frastagliato corpus vinciano, si iscrive in una
complessa tradizione letterario-scientifica. Il raffronto con le fonti (il Fiore di virtù,
l' Acerba di Cecco d'Ascoli, l'Historia naturale di Plinio ed aitri scritti ispirati al
Physiologus greco) costituisce la prima parte dello studio, in cui si mettono in evidenza le
innovazioni di Leonardo. Nella seconda parte si guarda con maggiore attenzione ai
caratteri di scientificità e letterarietà presenti, contemporaneamente, nello scritto
leonardesco, coll'intenzione di mostrare che il Bestiario non è un semplice prestito dalle
fonti, ma costituisce un contributo originale alla tradizione in cui s'iscrive, e che in esso si
risente la creatività deI tocco di Leonardo e vi si rispecchia l'universalità deI suo pensiero.
Summary
Leonardo da Vinci's Bestiario (datable circ a 1493-94), a writing which in many
ways distinguishes itselffrom the multi-faceted vincian corpus, is part ofa complex
literary-scientific tradition. The analysis of the sources (the Fiore di virtù, Cecco
d'Ascoli's Acerba, Pliny's Historia naturalis and other writings inspired by the Greek
Physiologus) in comparison and contrast to the Bestiario constitutes the first part of the
study, in which Leonardo's innovations are emphasized. In the second part, the scientific
and literary traits, present simultaneously in the Leonardian text, are scrutinized with the
intention of demonstrating that the Bestiario is not simply a borrowing of its sources, but
rather an original contribution to the tradition ofwhich it is part, and in which Leonardo's
creative touch is felt and the universality of his thought is reflected.
Ringrazio sinceramente la professoressa Elena Lombardi per la sua supervisione ed i suoi suggerimenti, entrambi indispensabili nel percorso deI mio lavoro.
L'indice
I. Introduzione ...................... , ...... , ..................................................... 1
1. Il Bestiario di Leonardo .................................................................... 3
II. Il Bestiario e le sue fonti
l. Le fonti riconosciute deI Bestiario ................................................... 7
1. Il Fiore di virtù ...................................................... 8 11. L' Acerba .............................................................. 11
111. L'Historia naturale .............................................. 15 IV. L'integrazione delle fonti nel Bestiario ............... 19
2. La tradizione deI Physiologus: tra scienza e allegoria ................... 19
3. Il Bestiario nella tradizione deI Physiologus .................................. 25
III. Scientificità e Ietterarietà deI Bestiario
1. La scientificità nel Bestiario .......................................................... .33
2. La letterarietà nel Bestiario
1. L'omo sanza le ttere ............................................... .4 7 11. Aspetti di letterarietà nel Bestiario ......................... 57
3. Conc1usione .................................................................................... 68
IV. Bibliografia ............................................................................................................ 70
1
Capitolo 1. Introduzione
Prima di incominciare la presente analisi sul Bestiario di Leonardo da Vinci
occorre accennare alla scarsità di studi che si occupino in maniera approfondita di questo
testo.! Nell' introduzione al suo Bestiario: Favole (1986), uno tra i pochi studi dedicati
esc1usivamente a questi due testi leonardeschi, Luigi Malerba segnala la scarsa attenzione
data al Bestiario:
La vicenda dei suoi manoscritti non ha soste da più di tre secoli: eredi
interessati e cartesiani militanti hanno inseguito lungo tragitti spesso
accidentati i vari codici leonardeschi, hanno studiato e decifrato le migliaia
di fogli custoditi nelle biblioteche e tentato di ricomporli in trattati e in
opere a sé stanti, ma hanno silenziosamente trascurato le Favo/e e il
Bestiario.2
Da lungo tempo un appassionato indagatore degli scritti leonardeschi, anche Augusto
Marinoni ci offre, nel suo libro Bestiario e Favole (1988), una discussione insolitamente
dettagliata deI Bestiario, soprattutto per quel che riguarda il rapporto deI testo colle sue
fonti. A parte i volumi di Malerba e di Marinoni, le note zoologiche nel manoscritto di
Leonardo non hanno attirato l'attenzione di moiti studio si leonardeschi. Marinoni a
ragione osserva che:
1 Nella maggior parte dei casi, il Bestiario è antologizzato con altri scritti di Leonardo e preceduto da una breve introduzione che non critica ma fa menzione solo della composizione deI testo e delle sue fonti. È raro trovare studi dedicati esclusivamente all'opera come insieme organico e significativo.
2 Nell'introduzione di Bestiario: Favole, di Leonardo da Vinci, a cura di Luigi Malerba (Roma: Edizioni dell'Elefante, 1986) 5-6.
2
Essi [gli appunti zoologici] occupano ventidue carte su quarantotto deI
quademetto H (5-27), di mm 120 x 76. Co si scarse e compatte fanno
pensare a un interesse momentaneo, se poste di fronte ad altri terni, che
occupano la mente di Leonardo per tutta la sua vita.3
Di grande importanza è il suggerimento di riflettere sulla posizione deI Bestiario rispetto
al "vasto paesaggio leonardesco".4 A questo proposito, io propongo di esaminarlo nel suo
complesso, come componente innovativo ed integrale nella tradizione letterario-
scientifica e nella totalità degli scritti di Leonardo.
Il Bestiario di Leonardo si pua inserire in una lunga tradizione di un genere
letterario - il Bestiario - che fin dall' antichità sta a cavallo fra letteratura e scienza. Le
fonti riconosciute deI testo leonardesco - il Fiore di virtù, l' Acerba di Cecco d'Ascoli, il
volgarizzamento dell'Historia naturale di Plinio ed altre opere ispirate al Physiologus
greco - sono tutti scritti che partecipano in diversa maniera sia alla letteratura che alla
tradizione scientifica. Questo studio si propone di rafforzare il val ore deI Bestiario in
questa tradizione principalmente attraverso l' esposizione di caratteristiche sia scientifiche
che letterarie in esso contenute - un'investigazione in cui si sveleranno al
tempo stesso strategie ed interessi intellettuali visibili in altri scritti di Leonardo. 5
3 Augusto Marinoni, introduzione al Bestiario e Favole, di Leonardo da Vinci (Milano: Editori Associati, 1988) 6.
4 Malerba 7.
5 La mia analisi è basata sui seguenti testi: Bestiario: Favole, a cura di Luigi Malerba; Bestiario e Favole, a cura di Augusto Marinoni; Giovanni Ponte, Leonardo prosatore (Genova: Tilgher, 1976); Edmondo Solmi, Scritti vinciani: Le fonti dei manoscritti di Leonardo da Vinci e altri studi, ristampa anastatica (Firenze: La nuova Italia, 1976); e Gerolamo Calvi, "Il Manoscritto H di Leonardo da Vinci: il 'Fiore di virtù' e l"Acerba' di Cecco d'Ascoli," Archivio storico lombardo 25 (1898): 73-117. Altre edizioni con commenti utili si trovano nelle antologie a cura di Jean Paul Richter, The Literary Works of Leonardo da Vinci, 3a ed., 2 voll. (New York: Phaidon, 1970); Augusto Marinoni, Tutti gli scritti: scritti letterari, di Leonardo da Vinci (Milano: Rizzoli, 1952) e, dallo stesso curatore, Scritti letterari, 3a ed. (Milano: RCS Libri, 2001);
3
1. Il Bestiario di Leonardo
Nonostante le svariate opinioni riguardo agli aspetti creativi deI Bestiario di
Leonardo, la maggioranza degli studio si si accorda sui fatti riguardanti la sua
realizzazione. Il Bestiario fu scritto nel periodo in cui Leonardo lavoro come un
ingegnere e un musicista nella corte milanese di Ludovico Sforza, quindi negli ultimi anni
deI Quattrocento.6 L'intero testo si trova fra le note deI Codice H, databile attomo al
1494, e di particolare interesse è il fatto che, tra i numerosi scritti leonardeschi, il
Bestiario sia l'unico che occupa ventidue pagine continue, colla descrizione delle
caratteristiche di un centinaio di animali veri e fittizi. Chiunque si sia dedicato a studiare
gli scritti di Leonardo, sa che i suoi manoscritti sono complessi da decifrare proprio per la
mancanza di una sistemazione coerente e logica. La coerenza testuale deI Bestiario è
dunque un fatto da non trascurare, perché suggerisce un tentativo che va al di là delle
improvvise e semplici annotazioni di un pensiero, delle rapide osservazioni 0 degli
aforismi filosofici che affollano tanti manoscritti di Leonardo.
Giuseppina Fumagalli, Leonardo: omo sanza lettere (Firenze: Sansoni, 1952); Anna Maria Brizio, Scritti scelti di Leonardo da Vinci, ristampa aggiomata (Torino: UTET, 1996). Sebbene le mie informazioni si limitino ai testi sopraccitati, suggerirei inoltre: G.B. De Toni, Le piante e gli animali in Leonardo da Vinci (Bologna: Zanichelli, 1921).
6 Per la vita e l'opera di Leonardo si vedano: Giorgio Vasari, "Leonardo da Vinci," trad. Gaston Du C. De Vere, Lives of the Most Eminent Painters, Sculptors and Architects, vol. 2 (New York: Harry N. Abrarns, 1979) 777-807; Augusto Marinoni, "Leonardo da Vinci," Letteratura italiana: 1 minori, vol. 1 (Milano: Marzorati, 1969) 715-749; qualsiasi testo in Biography and Early Art Criticism of Leonardo da Vinci, a cura di Claire Farago, Leonardo da Vinci: Selected Scholarship 1 (New York: Garland, 1999); Martin Kemp, Leonardo da Vinci: The Marvellous Works of Nature and Man (Londra: J.M. Dent, 1981); e Kenneth Clark, Leonardo da Vinci: An Account of His Development as an Artist, 3a ed. (Harmondsworth: Penguin, 1967). Si noti che quasi tutte le antologie degli scritti leonardeschi contengono una concisa biografia della vita di Leonardo: per esempio, quelle di Marinoni, Fumagalli e Brizio.
4
È noto che Leonardo si occupo di molte materie, soprattutto di scienza - per
esempio di ingegneria, anatomia, geometria e fisica. Per esercitarsi in que ste discipline,
annoto le sue osservazioni e talora le sue teorie sulle pagine dei suoi manoscritti; in una
maniera, tuttavia, la cui logica sfugge. Sullo stesso foglio di carta, ad esempio,
illustrazioni anatomiche si affiancano a spiegazioni scientifico-teoriche, oppure troviamo
schizzi idraulici di fianco annotazioni descrittive. Vero èche talvolta esiste una coerenza
all'intemo deI rapporto visivo e verbale, ma spesso gli scritti non hanno a che fare né con
le immagini a loro affiancate né con le parole sulla stessa pagina.7 Ad esempio, nel
Codice Leicester, il cui soggetto principale è la scienza delle acque ed i suoi moti, si
possono leggere nella stessa pagina unD che descrive metodi idraulici per controllare la
corrente delle acque ed unD scritto che si occupa di astronomia.
Allo stesso modo gli scritti letterari risentono di mancanza di coesione. Le Favole
di Leonardo, per esempio, sono disperse su tre manoscritti diversi, l'Atlantico, l'H ed il
Forster; le Facezie su tre, l'J, l'Atlantico ed il Forster. Per avere una maggiore
conoscenza dei pensiero di Leonardo, è dunque necessario selezionare queste note a
seconda deI tema che le accomuna. Grazie alle antologie a cura di Jean Paul Richter, The
Literary Works of Leonardo da Vinci (1883 in due volumi) e, più tardi, di Augusto
Marinoni, Tutti gli scritti: scritti letterari (1952), i frammenti letterari sono stati raccolti e
organizzati in diverse categorie: le facezie, le profezie, le favole, le leggende, le allegorie,
7 Nel capitolo "Leonardo da Vinci e l'inquietudine della forma," in Parola e immagine: sentieri della scrittura in Leonardo, Marino, Foscolo, Calvino (Firenze: Cadrno, 1996) 27-55, Eugenia Paulicelli offre un esame accurato deI rapporto tra parola e immagine nei manoscritti di Leonardo.
5
le epistole 0 gli aforismi.8 Riguardo al Bestiario, Marinoni sottolinea ulteriori ragioni per
cui 10 scritto sugli animali si pua distinguere dagli altri scritti letterari:
La difficoltà che illettore odiemo prova di fronte a una materia co si
favolosa non deve influire sulla valutazione dei pregi formali deI Bestiario.
Esso occupa una serie continua di pagine deI Codice H, dal f. 5 r. al 27 V.,
e l'esser redatto con ordinata continuità, in una scrittura accurata interrotta
da poche cancellature, ci conferma che si tratta di un testo molto vicino
alla forma definitiva. Anzi, fra i testi di Leonardo di una certa estensione,
è forse il più vicino all'ultima forma. 9
A confronto degli altri scritti letterari, il Bestiario è caratterizzato da una redazione
definita che di frequente manca nelle altre note di Leonardo. "L'ordinata continuità" e
"l'estensione" di cui fa menzione Marinoni suggeriscono una motivazione seria da parte
dell'autore e invitano ad una maggiore considerazione dell'importanza letteraria deI
Bestiario.
Nell'affrontare l'analisi deI Bestiario e delle sue fonti, è innanzitutto necessario
far luce sulle ragioni per cui Leonardo annoto queste note zoologiche. A riguardo sembra
prevalere l'opinione di Calvi, che sostiene che le numerose annotazioni servivano ai
disegni allegorici:
8 Si vedano anche: Leonardo da Vinci, Frammenti letterari e filosofici, a cura di Edmondo Solmi (Firenze: Barbèra, 1899); Leonardo prosatore, a cura di Giuseppina Fumagalli (Milano: Dante Alighieri, 1915) e, dalla stessa editrice, Leonardo: omo sanza lettere (Firenze: Sansoni, 1938); e Scritti scelti di Leonardo da Vinci, a cura di Anna Maria Brizio (Torino: UTET, 1952). Queste antologie, di cui sono state pubblicate osservazioni aggiomate, sono decisive nello studio degli scritti letterari leonardeschi, ed ancora fino ad oggi le loro raccolte sono tra le più autorevoli.
9 Marinoni, Scritti letterari 51.
6
Tra le ipotesi, che possono occorrere alla mente è questa, che Leonardo
volesse fare cogli e1ementi cosi raccolti (specialmente con quelli desunti
dal Fiore di virtù) delle imprese, che omassero targhe simili a quelle che
oggi vediamo sui capitelli sforzeschi di quel tempo. JO
Si veda l'esempio di una delle due descrizioni della gru, incluso nella raccolta di
Marinoni: "Le gru a cio che 'llor re non perisca per cattiva guardia, la notte li stanno
dintomo con pietre in piè. Amor, timor e reverenzia, questo scrivi in tre sassi de' gru. Al
traditore la morte evita, perché se usa lialtà, non gl'è creduta.,,11 Secondo Fumagalli, la
penultima frase è un'indicazione che "dice chiaro 10 scopo dell'appunto: servire a una
figurazione allegorica dipinta".12
Sebbene la maggioranza degli studio si appoggino l'ipotesi di Calvi, c'è chi, come
il De Toni, preferisce invece collegare le annotazioni zoologiche deI Codice H a fini
scientifici. 13 Le congetture attomo aIle intenzioni di Leonardo nel comporre il Bestiario
sono svariate quanta le opinioni sul carattere sia scientifico che letterario deI testo.
Nonostante cio, la compattezza e la complessità deI Bestiario,14 continuano ad attrarre
l'interesse degli studiosi.
10 Calvi 91.
II Citazione tratta da Marinoni, Bestiario e Favole 67.
12 Fumagalli, Omo sanza lettere 221.
13 Fumagalli, Omo sanza lettere 217: "(il De Toni) parve considerarle addirittura note zoologiche a cui il raccoglitore annettesse carattere scientifico".
14 Fumagalli, Omo sanza lettere 217: "Da tempo furono oggetto d'interesse e di ricerca, e ogni studioso che se ne occupo disse la sua, tutti dal più al meno maravigliati che il V. impiegasse il suo tempo a raccogliere favole dai Bestiari medioevali".
Capitolo II. Il Bestiario e le sue fonti
1. Le fonti riconosciute deI Bestiario
Nel suo studio, Scritti vinciani: Le fonti dei manoscritti di Leonardo da Vinci e
altri studi, apparso nel 1908, Edmondo Solmi pone in luce le fonti e le ispirazioni
letterarie di quasi tutta l'opera scritta di Leonardo, compreso il Bestiario. Privo di
qualsiasi osservazione critica, illavoro di Solmi mette in evidenza, su due colonne
parallele, i punti di contatto deI testo leonardesco con le fonti e, di conseguenza, molti
studio si si affidano al sua lavoro. 15 Secondo Solmi, Leonardo si ispiro a tre fonti
principali per la creazione deI Bestiario: il Fiore di virtù scritto da un anonimo
fiorentino,16 pubblicato nel 1488 a Venezia; 17 il poema didascalico l' Acerba di Cecco
d'Ascoli, edito a Milano nel 1484; e l'Historia naturale di Plinio, nell' edizione
volgarizzata da Cristoforo Landino a Venezia nel 1474. Altre descrizioni di animali,
quali quella di bruco, ragno, tarantola, dugo e civetta, e ramarro, derivano da fonti sparse
oppure ne restano senza una precisa. Illavoro fatto da Solmi consente allo studioso non
soltanto di comprendere meglio le fonti di ispirazione deI Bestiario ma anche di
apprezzare le elaborazioni, spesso innovative, introdotte da Leonardo.
15 Le conc1usioni di Solmi sono state accolte all'unanimità dalla maggior parte degli studiosi di Leonardo: Richter, Fumagalli, Marinoni e Brizio accettano il Fiore di virtù, l' Acerba di Cecco d'Ascoli e l'Historia naturale di Plinio come fonti principali deI Bestiario.
16 Nell'introduzione della sua antologia, Bestiario e Favole, Marinoni ci dice che "[i]! Fiore è un testo attribuito al frate bolognese Tommaso Gozzadini morto nei primi deI sec. XIII" 7.
7
17 Mi affido alla data precisata da Solmi dato che riproduco i passi delle fonti dal suo studio, Scritti vinciani: Le fonti dei manoscritti di Leonardo da Vinci e a!tri studio Ne! suo saggio, Calvi raffronta le note zoologiche di Leonardo all'edizione deI 1474 de! Fiore.
8
i. Il Fiore di virtù
Il Fiore di virtù è composto da quarantun capitoli. l primi sei trattano il tema
dell' Amore, visto in termini cristiani, ed il settimo parla delle Donne, delle loro buone
qualità e di quelle cattive. l capitoli finali presentano le virtù e i vizi a loro
corrispondenti. Questi capitoli sono divisi in tre parti: definizione della virtù 0 deI vizio
accompagnata da citazioni dalla Bibbia 0 da filosofi autorevoli; 18 evocazione di virtù e
vizio nelle abitudini di un animale; racconto che mostra l'atto della virtù 0 deI vizio. Da
questo quadro riassuntivo è evidente che il Fiore di virtù fu compilato con 10 scopo di
infondere le virtù fondamentali cristiane, intenzione esplicita fin dal principio:
Comencia una opera chiamata fior de virtù: la quale tracta de tucti li vitii
humani: li quali debono fugire li homini che desiderano vivere secundo
Dio. Et insegna come se debia acquistar le virtù: et li costumi morali:
provandolo per auctorità desacri theologi et de moIti philosophi
doctissimi. 19
Come dimostrano le ricerche di Solmi, l'influenza deI Fiore di virtù si estende
anche ad aItre opere di Leonardo; ma il rapporta col Bestiario è particolarmente
stretto.20 Le prime trentacinque descrizioni animalesche nel testo di Leonardo
18 Riguardo aIle citazioni bibliche e filosofiche nel Fiore di virtù, Nicholas Fersin, nell'introduzione della sua traduzione inglese, The Florentine Fior di Virtu of 1491 (Philadelphia: E. Stem, 1953) osserva: "The text of the Fior is, in a very real sense, a compendium gathered from many sources. There are quotations from the philosophers, the Holy Fathers, the Bible, the Gesta Romanorum and others. One cannot give too much credence to the source of the se quotations. At the time the Fior was compiled the standards of bibliography were not as rigorous as those demanded today. In addition, the compiler may have wished to add prestige to sorne ofhis own thoughts by ascribing them to one ofhis ancient and leamed predecessors," introduzione, v.
19 La citazione è ripresa da Solmi, Scritti vinciani 155-156.
20 Prima di quello di Solmi, un confronto tra il Bestiario ed il Fiore di virtù fu già fatto in italiano da Gerolamo Calvi, "Il Manoscritto H di Leonardo da Vinci, Il 'Fiore di virtù' e L"Acerba' di Cecco d'Ascoli," Archivio Storico lombardo.
9
corrispondono a quelle deI Fiore e la presentazione di virtù e vizio corrispondenti agli
animali segue per 10 più un ordine analogo.21
È innanzitutto da notare la differenza di lunghezza delle descrizioni: quelle deI
Fiore di virtù sono notevolmente più lunghe di quelle composte da Leonardo. Cio risulta
evidente, quando si pensi alla diversità di composizione delle due opere: il Fiore è un
libro composto di capitoli e formalmente narrato; il Bestiario è più simile ad una serie di
annotazioni. Si veda, per esempio, il brano sull'ermellino, simbolo della moderazione, in
Leonardo: "L'ermellino per la sua moderantia non mangia se n(on) una sola volta il di, e
prima si lasscia pigliare a' cacciatori, che volere fuggire nella infangata tana - per non
maculare la sua gientileza," e nella sua fonte:
E puosi apropriare 0 vero asemiar la virtù de la moderanza al' armelino,
ch'è une animale più moderato e cortese e zentile, che sia al mondo: si che
per sua gran moderanza e natural zentileza non manza mai, se non una
volta al di: e mai no manzarave de niuna cosa soza; e quando piove non
ese mai de la sua tana: per non impegarsi de fango, e questo fa per sua
zentileza, e mai non habita in loco humido, ma sempre in loco sciuto: e
quando li cazadori 10 voiono piare: eli circonda(no) tuta la sua tana de
fango, e quando l'armelino ese fora, eli sara(no) la boca de la tana: perchè
la non posi retomare in la sua tana. E quando el vede i cazadori: el fuze, e
21 Le descrizioni dal Fiore di virtù individuate da Solnù sono: calendrino, nibbio, gallo, corvo, castoro, orso, upupa, basilisco, aquila, rospo, lupo, sirena, fOrllÙca, bue selvatico, ape, gru, volpe, pemice, talpa, lepre, falcone (entrambe le descrizioni), pavone, fenice, rondine, cammello, unicomo, agnello, asino selvatico, avvoltoio, tortora, pipistrello ed ermellino. Più tardi, altri critici, come Richter, hanno aggiunto colombo, uno dei passi sulleone ed un altro sul gallo.
10
quando zonze al fango si lasa avanti piar, che volersi impegar, tanto è
zentile.22
Eliminando alcune informazioni e conservandone altre, Leonardo dimostra di vagliare
accuratamente il testo della sua fonte, di privilegiare, in questo esempio come in tutta
l'opera, la brevità.23
L'influenza deI Fiore di virtù sul Bestiario appare evidente ad una prima lettura.
Prendiamo, per esempio, il falcone, simbolo della magnanimità: "Il falcone non preda
mai, se non l'uccelli grossi, e prima si lascierebbe morire, che si cibassi de' piccioli, e che
mangiasse came fetida," e quelle nel Fiore di virtù: "Et puose apropriare et asemiare la
virtù de la magnanimità al falcone, che ello se lasseraue inanzi morire di fame, che
manzasse d'una came marcia.,,24
Si consideri anche la descrizione dellupo, il che rappresenta la correzione.
Secondo il Bestiario: "Quando illupo va assentito a quaI che stallo di bestiame, e che, per
caso, esso ponga il piede in fallo, in modo facci strepito, egli si morde il pie', per
correggere tale errore." Nel Fiore si legge:
Et puosi apropriare e assimiare la virtù de la correptione allupo, che
quando sia presso ad alcuna habitatione, se per casa pone il piede in fallo
22 Citazioni tratte da Solmi, Scritti vinciani 167. A parte alcune eccezioni, per le note zoologiche nel Manoscritto He gli scritti delle fonti mi servo deI testo in questo studio di Solmi.
23 In realtà non sono solo i passi su anirnali che risentono di questa brevità ma anche l'insieme dell'approccio compilatorio di Leonardo. L'autore deI Fiore pone i seguenti titoli ad alcuni suoi capitoli: "De la invidia," "De la pace," "De la ira," "De la mesericordia" 0 "De la crudelità". Leonardo li abbrevia: "Invidia," "Pace," "Ira," "Gratitudine" e "Crudeltà". A seguire i titoli deI Fiore ci sono le frasi iniziali che ripetono l'informazione indicata nei titoli: ad esempio, il testo "De la invidia" inizia: "Et puosi apropriare et assimigliare il vitio de la invidia al pio overo nibio, ch'è uno occello tanto invidioso " e cosi via. Nel Bestiario sono pochi gli esempi in cui Leonardo ridice la virtù 0 il vizio aIl 'inizio della descrizione, indicando una rinuncia al superfluo.
24 Solmi 163.
11
si che scapuciasse, per modo che fesse more, che potesse esser sentito: se
pia 10 piede con li denti e si 10 strenge e morde per castigarlo, accio che
ello se guardi unaltra volta.25
Pur mantenendo le idee essenziali della sua fonte, Leonardo omette qualunque dettaglio
gli sembri ripetitivo 0 digressivo, come "si che scapuciasse, per modo che fesse more, che
potesse esser sentito," e "accio che ello se guardi unaltra volta."
Nonostante Leonardo ritenga la lezione morale deI Fiore di virtù, le descrizioni
animalesche deI Bestiario rivelano motivi talvolta diversi dalla fonte, come confermato
dal fatto che Leonardo lascia fuori le parti più strettamente religioso-moraleggianti della
fonte, concentrandosi invece sulle parti pertinenti agli animali. Gli animali, che nel Fiore
di virtù sono in funzione della virtù e deI vizio, assumono un molo molto più importante
nel Bestiario, come abbiamo visto negli esempi dellupo e deI falcone.
ii. L' Acerba
L' Acerba, il capolavoro poetico di Cecco d'Ascoli, è diviso in cinque libri di
terzine e scritto in lingua ascolana. Sebbene anche l'opera di Cecco abbia 10 scopo di
traITe insegnamenti morali attraverso la trattazione di virtù e vizi umani simbolicamente
presenti nelle proprietà di animali, il poema di Cecco si distingue dal Fiore di virtù,
perché inquadra argomenti di natura filosofica e scientifica, anziché cristiana.26
25 Solmi 160.
26 Solmi 115: "Sono già note per merito di Salomone Morpurgo, deUo Springer, deI Goldstaub e deI Wendriner, le coincidenze fra gli scritti di Leonardo e l'Acerba di Cecco d'Ascoli edita in Milano nel 1484".
12
L'aspetto allegorico è ben presente nell'opera di Cecco d'Ascoli, ma in maniera
leggermente moderata in confronto al Fiore di virtù: l' organizzazione formale dell' Acerba
non pone in primo posto la virtù 0 il vizio, né sviluppa un tema religioso. Per questo le
descrizioni animalesche deI Bestiario riproducono più strettamente l' essenza deI poema
medioevale. Mentre il Fiore ha uno scopo ben preciso sviluppato in una struttura definita;
l' Acerba, daU'altro canto, si propone di "ordinare ed esporre le idee e i sentimenti
concementi argomenti di interesse generale, mescolati ad altri argomenti particolarmente
adatti alla mente di pochi".27 Il tema degli animali, che nel Fiore ha una funzione
determinata per tutta l'opera, è ristretto al terzo libro dell' Acerba.
Come è noto, Cecco e le sue opere furono condannate al rogo nel1327 per eresia.
A riguardo, Alessandrini scrive che: "Il suo nome doveva scomparire dalla faccia della
terra: la sua memoria cancellata per sempre. E deU' Acerba nessun ricordo doveva
rimanere nella mente degli uomini."28 Tuttavia alcuni codici deU'opera continuarono a
circolare suscitando l'interesse di scienziati e poeti, attraverso i quali gli studio si furono
capaci di ricostruire il testo deI grande poema medioevale. La fama deU' Acerba continuo
nell'Umanesimo e nel Rinascimento.29 Il Codice Atlantico di Leonardo inc1ude
annotazioni tratte daU' Acerba e inoltre "[f]ra queUa quarantina di libri che costituivano la
27 Anna Maria Partini e Vincenzo Nestler, Cecco d'Ascoli: un poeta occultista medievale (Roma: Edizioni Mediterranee, 1979) 8.
28 Mario Alessandrini, Cecco d'Ascoli (Roma: G. Casini, 1955) 109.
29 Alessandrini 147: "Lo scomunicato poema, dopo l'invenzione della stampa, non era più una rarità. Ben die ci edizioni, fra Brescia, Venezia, Milano e Bologna, risultano impresse prima della fine deI Quattrocento. Non era più un privilegio dei letterati possedeme un esemplare. E l'omo sanza lettere non aveva mancato di procurarsene uno. E con quanta attenzione deve averla letta! Più di un filo di simpatia doveva legarlo a Cecco d'Ascoli."
13
non ricca suppellettile libraria di Leonardo da Vinci - dei suoi libri si è rinvenuto
l'elenco, in matita rossa, in uno dei fogli dei Codice Atlantico - figura l'Acerba.,,3o
Solmi individua una ventina di esposizioni animalesche31 nel Bestiario ispirate al
terzo libro dell' Acerba.32 La differenza di stile delle due opere è evidente: l' Acerba,
composto interamente di terzine, è un testo decisamente più formale ed e1aborato di
quello leonardesco, che è composto di brani in prosa semplice e concisa. Il risultato è un
testo di natura riassuntiva rispetto alla fonte. Anche in questo caso, le descrizioni
leonardesche posseggono la stessa brevità vista nel gruppo di scritti provenienti dal Fiore
di virtù.
La scelta di Leonardo è seIettiva e focalizzata: talora Leonardo si concentra su
un'intera terzina; altre volte estrae versi da varie terzine. Si veda il casa della cicogna,
descritta in una sola frase: "Questa bevendo la salsa acqua cacia da sè il male, se truova la
compagnia in fallo l' abandona e quando è vecchia i sua figlioli la covano, e pascano in fin
che more.,,33 Il capitolo undicesimo deI terzo libro dell' Acerba è composto di otto
terzine, da cui Leonardo trae la prima, seconda ed i versi 13-15 della quinta:
Cichognia quando ha male il ben cognosce
che beve a forza dell' acqua marina
30 Alessandrini 147.
31 Le esposizioni individuate da Solmi sono: aquila, lumerpa, pellicano, salamandra, camaleonte, alep (alepade, mollusco oppure aleposauro pesce senza squame), struzzo, cigno, cicogna, cicala, pipistrello, pernice, rondine, ostrica, basilisco, aspide, drago, vipera, coccodrillo, scorpione e botta (rospo). Calvi, Richter e De Toni aggiungono una delle descrizioni sulleone.
32 Gli argomenti deI terzo libro sono animali, piante e pietre: "Incipit liber tercius, in quo tractatur de virtute amoris et animalibus et lapidibus preciosis," di Cecco d'Ascoli, L' Acerba, a cura di Pasquale Rosario (Lanciano: R. Carabba, 1926) 80. A seguire è la traduzione italiana: "De la virtù de l'amore e de animali e de pietre pretiose; V: Comincia il terzo libro nei quaie tratta de la virtù dell'amore delli animali e delle priete pretiose," da L'Acerba [Acerba etasl, a cura di Marco Albertazzi (Lavis: La Finestra, 2002, n.d.).
33 Solmi 117-18.
14
co si da(l)ley fa fugir l' angosce
Se may in fallo truova sua conpagna
disdegna e may con ley non s'avicina
sola pascendo va per la campagna ...
Poy che invechia da li suoy fioly
riceve notrimento e gran dolceza
si che in pace posa li suoy voly. (1-6, 13_15)34
Invece di introdurre l'animale nel testo, Leonardo precisa cicogna nel titolo, e poi
riassume i primi tre versi di Cecco in un'unica frase: "Questo bevendo la salsa acqua
cacia da sè il male". La frase seguente, "se truova la compagnia in fallo l'abandona,"
viene dai versi 4 e 5, e "quando è vecchia i sua figlioli la covano, e pascano in fin che
more" riassumono i versi finali. È chiaro dunque il fatto che Leonardo seleziona e
condensa le varie parti della sua fonte, anziché trascriverle. Si noti inoltre che le parole
angosce e gran dolceza non vengono incluse nel Bestiario, il che suggerisce la preferenza
a non attribuire dei forti sentimenti umani agli animali perché potrebbe apparire
"contronaturalità," un termine utilizzato da Annamaria Carrega nella sua introduzione al
Bestiario moralizzato di Gubbio.35
Un procedimento simile si vede nel casa deI basilisco: "Questi è fugito da tutti i
serpenti, la donola per 10 mezo della ruta combatte con lui e 'ssi l'uccide.,,36 Al
trentesimo capitolo dell' Acerba si legge:
34 Solmi 117-18.
35 Annamaria Carrega, introduzione, "Bestiario moralizzato di Gubbio," Le proprietà degli animali, a cura di Giorgio Celli (Genova: Costa e Nolan, 1983) 15.
36 Solmi 119.
15
Signore el basilischo de' serpenti
e ciaschun il fuge sol per non morire ...
La donola trovando de la ruta
combatte con chostuy e(s)si l'ucide. (1-2, 7_8)37
Gli autori deI Bestiario e dell' Acerba sono accomunati dall'interesse nel
descrivere le attività naturali della zoologia: "Soli tari entrambi ed entrambi innamorati
della natura e della ricerca scientifica".38
iii. L'Historia naturale
Ci resta da investigare la terza fonte deI Bestiario di Leonardo, e cioè 1 'Historia
naturale di Plinio.39 L'opera dello scienziato latino è di notevole ampiezza: essa
comprende trentasette libri che costituiscono una vasta raccolta di informazioni relative
alla civiltà antica. I1libro ottavo, che tratta soprattutto di animali terrestri, ha fornito
l'ispirazione al Bestiario. La sostanza dellibro ottavo dell'Historia naturale si concentra
sui particolari naturali, offrendo dunque un documento più vi cino alla zoologia. Le
descrizioni animalesche che Leonardo deriva da Plini040 suggeriscono una maggiore
37 Solmi 119.
38 Alessandrini 147.
39 Riguardo all'opera di Plinio, Solmi 235: "Leonardo non solo possedeva fra i suoi libri, come 10 provano il Codice Atlantico e il Codice Trivulziano, l'Historia naturale di C. Plinio Secondo tradocta di lingua farina in jiorentina per Christophoro Landino, jiorentino, al Serenissimo Ferdinando Re di Napoli, ma ne trascriveva qualche parte nei suoi appunti, e l'aveva letta e riletta tanto da poterla frequentemente citare, e talora combattere."
40 1 seguenti sono i brani tratti dall'Historia naturale: elefante, dragone, serpente (entrambe le descrizioni), boa, macli (alce), bonaso (bisonte), leonessa, leone, pantera (entrambe le descrizioni), tigre, cammello, catoblepa (specie di antilope), basilisco, donnola, ceraste (serpente velenoso con piccoli comi), anfisbena (serpente favoloso), iaculo (serpente detto saettone), aspide, icneumone (mangusta), coccodrillo, delfino,
attenzione alla sostanza dell'Historia naturale rispetto a quelle tratte dal Fiore di virtù e
dall' Acerba. Il confronto fatto da Solmi mette in rilievo due aspetti assenti dalle fonti
precedenti: la mancanza dell'allegoria e l'attenzione alla morfologia e fisiologia
dell' animale. Plinio introduce quindi un approccio diverso nel testo di Leonardo. Come
afferma Calvi:
Possiamo ravvisare in esse due diverse tendenze. Una parte di esse
considerano gli animali specialmente nei simboli morali, ch'essi
presentano, e nelle loro qualità favolose e magiche. Un'altra parte di
quelle note pongono in maggior luce la morfologia degli animali, la loro
distribuzione geografica e contemplano di preferenza le curiosità, ch'essi
offrono sotto l'aspetto storico e naturale. Si puo riconoscere che le due
tendenze rispondono ai diversi fonti, ai quali Leonardo ha attinto. La
prima è propria delle note desunte dal Fiore di virtù e dall'Acerba, la
seconda di quelle derivate da Plinio.41
Vediamo i casi deI bonaso (bisonte), pantera e tigre pressochè identici nei due
testi. Il bonaso: "Questo nasce in Peonia, ha collo con crini simile al cavallo, in tutte
l'altre parte è simile al toro, salvo che le sue coma sono in modo piegate in dentro," è
abbastanza vicino a quello di Plinio: "Dichono che in Peonia nascie una bestia chiamata
bonaso con crini di cavallo, et in tutte l'altre chose simile al toro. Ma ha le coma co si
ripiegate luna inverso laltra". Nella descrizione della pantera Leonardo aggiunge a1cuni
ippopotamo, ibis, cervo, lucertola, rondine, bellola (donnola), cinghiale, camaleonte e corvo. Richter aggiunge un'altra descrizione intitolata "Leoni, pardi, pantere, tigri" come derivazione da Plinio.
41 Calvi 75.
16
17
particolari: "Questa ha forma di leonessa, ma è più alta di gambe, e più sottile e lunga e
tutta bianca e punteggiata di macchie nere, a modo di rosette," ma l'idea di base è uguale:
"E lioni solamente in Syria sono neri, le Panthere nel biancho sono indenaiate di nero".
Anche 10 scritto sulla tigre rivela un'aggiunta di Leonardo: "Questa nasce in Ircania, la
quale è simile alquanto alla pantera per le diverse macchie della sua pelle, ed è animale di
spaventevole velocità," mentre quello di Plinio non fa nessun riferimento alla forma
dell'animale: "El Tigre nasce in Hircania et in India, animale di spaventevole velocità et
maximamente provata, quando si pigla."42
La maggiore ampiezza della fonte a cui si appoggia concede a Leonardo più
spazio per le proprie osservazioni. In alcune descrizioni dei Bestiario, le parti tratte da
Plinio vengono sistemate diversamente da quelle nello scritto originale. Altre volte,
Leonardo amplia l'interpretazione dell'animale con la sua comprensione scientifica
aggiungendo informazioni non presenti nella sua edizione dell'Historia naturale, come
rivelano più chiaramente gli esempi deI boa e della cerasta. Si consideri l'esempio deI
boa:
Questa è gran biscia, la quale con sè medesima s' aggrappa alle gambe
della vacca, in modo non si mova; poi la tetta, in modo che quasi la
dissecca. Di questa spezie, a tempo di Claudio imperadore, sul monte
Vaticano, ne fu morta una, che aveva un putto intero in corpo, il quale
avea tranghiottito.43
42 Tutte le citazioni sono tratte da Solmi 239-40.
43 Solmi 238-39.
18
Questo è il passo corrispondente dell'Historia naturale: "Boie, le quali diventano tanto
grandi che al tempo di Claudio imperadore ne fu morta una nel monte Vaticano, nel
ventre della quale fu trovato un fanciullino intero Queste da principio si nutriscono di
lacte di vaccha.,,44 Si noti l'aggiunta di Leonardo: il particolare deI serpente che si
avviticchia alle gambe immobilizzando la vacca e che le succhia tutto il latte. Più ovvia è
l'innovazione di Leonardo quando descrive le corna della cerasta (serpente velenoso). La
descrizione di Plinio è piuttosto riassuntiva ("Le Ceraste hanno quattro cornicina mobili,
onde spesso nascondendo el resto deI corpo, con quelle invitano gluccelli."), mentre
quella di Leonardo introduce ulteriori informazioni (il rapporto causa ed effetto,
l'approfondimento deI dramma, l'emozione):
Queste hanno quattro piccioli co mi mobili, onde, quando si vogliono
cibare, nascondono sotto le foglie tutta la persona, salvo esse cornicina; le
quali movendo, pare agli uccelli quelli essere piccoli vermini, che
scherzino, onde subito si calano per beccarli, e questa subito s' avviluppa
loro in cerchio, e si li divora.45
Questi pochi esempi sono serviti a mostrare che i testi tratti daU 'Historia naturale
posseggono un' aria leggermente divers a da quelli ispirati all' Acerba e al Fiore di virtù.
La mancanza dellegame tra una virtù 0 un vizio contribuisce a questa distinzione,
spogliando le note finali deI Bestiario delle allusioni allegoriche e morali e rendendole
invece "più ragionevoli e fondate".46 Le parti tratte da Plinio hanno inoltre un andamento
44 Solmi 238.
45 Solmi 242.
46 Calvi 91.
19
- un aspetto che sarà utile nel discutere la scientificità dell'opera. Infine, è da notare che i
brani deI Bestiario derivati dagli scritti di Plinio sono notevolmente più lunghi degli
altri.47
iv. L'integrazione delle fonti nel Bestiario
Le fonti deI Bestiario stanno a cavallo tra letteratura e scienza, distinzione in sé
labile nel Medioevo e nel Rinascimento. Il Fiore di virtù el' Acerba di Cecco possono
considerarsi testi letterario-encic1opedici, mentre l'Historia naturale di Plinio è un' opera
decisamente scientifica. L'integrazione delle tre fonti nell'opera di Leonardo conferma
dunque la partecipazione deI Bestiario a quel rapporto tra letteratura e scienza, che ha una
lunga tradizione nella storia letteraria. L'ispirazione all'Historia naturale indubbiamente
costituisce un ponte verso le fonti più scientifiche di cui si faranno menzione nel prossimo
capitolo, mentre il contenuto deI Fiore di virtù e dell' Acerba, diviso fra argomenti di
natura letteraria e scientifica, permette a Leonardo di collocarsi in una tradizione più
letteraria.
2. La tradizione deI Physiologus: tra scienza e allegoria
Nello svolgere un'analisi attomo al Bestiario di Leonardo, non si puo non fare
riferimento al Physiologus greco, testo fondamentale per la tradizione deI genere nella
47 Soltanto quattordici su trentatré descrizioni animalesche sono della stessa brevità che si è visto negli scritti ispirati al Fiore di virtù e aH' Acerba.
20
cultura europea occidentale. La pertinenza deI Physiologus nella mia analisi è legata al
fatto che esso costituisce 10 snodo tra Plinio, opera di ispirazione scientifico-razionalista,
e le fonti medievali, in cui prevale l'allegorismo ed il tema religioso. La storia completa
delle fonti deI Physiologus è affascinante; tuttavia, per il mio studio è necessario
sottolineare il fatto che il testo appartiene non soltanto ad una tradizione letteraria ma
anche ad una scientifica.48
Il Physiologus greco fu influenzato da una vasta tradizione c1assica : si pensi, ad
esempio, ad a1cuni testi esemplari dell'età antica: l'Historia animalium (350 a.C.) di
Aristotele; l'Historia naturale di Plinio (circ a 77 d.C.) e il De natura animalium (220 d.C.)
di Eliano. A differenza del Physiologus, gli scritti degli antichi si concentrarono
sull'osservazione dei fenomeni naturali, e sono considerati pertanto i primi esempi della
storia della scienza naturale. Infatti, il termine physiologus, originariamente in greco
antico, fu utilizzato per la prima volta da Aristotele per riferirsi al filosofo naturale, e
cioè, a chiunque fondasse la sua filosofia sull' osservazione della natura ed avesse una
buona padronanza di essa.49 Anche l'autore deI Physiologus dimostro un interesse per il
mondo della natura, pero la sua innovazione consiste nell'infondervi uno spirito religioso-
morale. Francesco Sbordone, uno degli studio si più noti deI Physiologus greco, introduce
il testo cosi:
48 Per un'analisi approfondita deI Physiologus e delle sue fonti, si vedano: Francesco Sbordone, Ricerche sulle fonti e sulla composizione deI Physiologus greco (Napoli: G. Torella, 1936); Friedrich Lauchert, Geschichte des Physiologus (Strassburg: Verlag Karl J. Trübner, 1889); e Max Wellmarill, "Der Physiologus, Eine Religionsgeschichtlich-Naturwissenschaftliche U ntersuchung," Philologus, Supplementband 22, 1 (1930): 1-116.
49 Michael Curley, in Physiologus (Austin: U of Texas P, 1979), spiega il significato della parola physiologus in greco antico: "The Greek word [ ... ] has a special meaning distinct from our English cognate 'physiology.' [ ... ] In general, therefore, the word [ ... ] as first used by Aristotle was applied to philosophers whose theories about natural phenomena were grounded in observation of the sensible world and, in particular, of animallife," introduzione, x-xi.
21
Rare volte, nella storia, il mondo della natura è apparso sotto una luce
cosi vivamente soffusa di spiritualità come ai tempi in cui nacque e trovo
successo il Physiologus.
Sin dai primordî deI genere umano l'applicazione religioso-morale dei
regno zoologico si paleso nelle forme più varie e negli ambienti più
diversi. Tutti i popoli più remoti ebbero il culto dei "totem", e
simboleggiarono in una singola specie animale le prerogative della propria
razza, l'emblema della loro religione. (i corsivi sono miei)50
Sbordone osserva che il testo, pur fondandosi sui fenomeni naturali, fu composto per
promuovere le credenze spirituali della cultura dominante in quel periodo storicO.51 A
seguito dell'introduzione dell'aspetto allegorico nella descrizione degli animali, il
Physiologus yenne ad occupare un posto significativo nel simbolismo cristiano.
Numerose ricerche sostengono che il Physiologus fu scritto in greco da un monaco
di origine greco-cristiana. Illuogo d'origine e la datazione deI testo sono incerti; tuttavia,
si suppone che il testo sia stato scritto ad Alessandria d'Egitto tra il secondo ed il quarto
secolo dopo Cristo. Il testo consiste di quarantannove brevi capitoli di descrizioni
allegoriche principalmente di animali, e talvolta anche di piante e di pietre preziose. Ogni
capitolo comprende inoltre dei brevi racconti e dei riferimenti biblici.
Grazie alla sua semplicità nel raccontare delle storie deI regno zoologico e nel
pigarle a lezioni didattico-morali, il Physiologus greco godette, in poco tempo, di
larghissima diffusione. Nel quinto secolo il testo fu tradotto per la prima volta in
50 Sbordone 7.
51 Curley conferma che il Physiologus "more often aims at making manifest the nature ofGod hirnselfby unveiling the vestiges of the Creator in creation," introduzione, xv.
22
numerose lingue, tra cui, armeno, etiopico e siriaco, e nell' ottavo apparvero i primi
manoscritti di traduzioni in latino. Colle traduzioni latine, il Physiologus fu sempre più
frequentemente consultato dagli educatori per estrarre degli utili precetti morali. Al
secolo seguente appartengono i più antichi manoscritti conservati dei Physiologus
latino.52 Importante da notare è il fatto che le traduzioni latine risultarono in
modificazioni ed elaborazioni deI testo originario. La sua popolarità ispiro nuove
versioni che introdussero animali non trattati nel Physiologus greco. Questa tendenza
innovativa vide nascere un nuovo genere letterario, quello che oggigiomo chiamiamo il
Bestiario, nell'Europa occidentale deI secolo dodicesimo. In Italia, specialmente nella
regione toscana, i primi bestiari scritti in volgare apparvero nel tredicesimo secolo. Tra le
più note opere da considerare trasmissioni indirette deI Physiologus sono il Tesoro di
Brunetto Latini, e, più tardi, il Bestiario moralizzato di Gubbio ed il Fiore di virtù, di cui
dodici su trentacinque descrizioni derivano dal Physiologus.53
Coll'avvento della modemità, la fortuna deI Physiologus come libro scientifico
inizià a tramontare. T. W. White osserva che all'inizio deI Settecento si incomincio:
[ ... ] to raise the subject ofbiology to a scientific level, for the first time
since Aristotle.
52 Di grande utilità è illibro di Florence McCulloch, Medieval Latin and French Bestiaries (Chapel Hill: U of North Carolina P, 1962), un succinto contributo alla storia delle versioni latine e volgari ispirate al Physiologus greco.
53 Curley, introduzione xxxii: "The Fiori di virtù dates perhaps from the beginning of the fourteenth century and contains a dozen chapters, out of a total ofthirty-five, from Physiologus."
23
This meant the end of the Physiologus as a serious authority, and
memories of him declined as the factual approach of the eighteenth
century gained in popularity.54
Nonostante cio, rimase intatta la reputazione deI Physiologus e dei Bestiari come
letterature fondate sulla scienza naturale 0 lavori scientifici predisposti ad interpretazioni
simbolico-morali.55 Physiologus e Bestiari continuarono quindi ad essere considerati,
nelle parole di T.R. White, "a serious work ofnatural history, and [ ... ] one of the bases
upon which our own knowledge ofbiology is founded".56 Curley afferma che questi
esempi di letteratura sono ''par excellence [ ... ] the allegorical method of interpreting
natural history.,,57 L'aspetto scientifico inerente agli antenati deI Physiologus greco viene
dunque reinterpretato attraverso strumenti ed intenti letterari dal compilatore deI
Physiologus greco e dagli autori dei Bestiari futuri. L'intenzione di questa analisi è di
provare che Leonardo, nel comporre il suo Bestiario, è partecipe di questa tradizione.
Gli studio si degli scritti leonardeschi concordano sul fatto che il Bestiario di
Leonardo sia un tentativo letterario. Sebbene le note zoologiche nel Codice H non
abbiano un titolo, la maggior parte degli studiosi dà loro il titolo postumo Bestiario.
54 Appendice, The Bestiary: A Book of Beasts, curato e tradotto da T.H. White (New York: Putnam, 1960) 236.
55 La maggioranza dei critici preferisce porre enfasi sull'aspetto letterario-allegorico deI Physiologus e dei testi ispirati ad esso, mentre trascura regolarmente l'elemento scientifico. In History of Magic and Experimental Science, sa ed., vol. 1 (New York: Columbia UP, 1958), Lynn Thorndike ritiene che sia necessario tenere in considerazione la natura scientifica deI Physiologus: "Thus the symbolic significance of the literature that has been grouped under the title Physiologus has been exaggerated, while the respect for and interest in natural science to which it testifies have too often been lost sight of' 503.
56 White 231.
57 Curley, introduzione x.
24
Nella sua antologia, Jean Paul Richter persino affianca il titolo deI testo greco a quello di
Leonardo: Bestiario: Physiologus. Facendo questo, Richter non soltanto identifica un
rapporto tra il Physiologus greco ed il Bestiario ma riconosce anche la partecipazione di
due testi differenti ad una simile tradizione - e ritengo che questo suggerimento sia da
prendere in considerazione. Mentre nel suo studio Solmi lascia da parte dei brani per cui
non esistono fonti precise, il riconoscimento di Richter dellegame tra il Bestiario ed il
Physiologus consente di individuare con più precisione alcuni passi leonardeschi.58
Nonostante i suoi tentativi ad impararlo, Leonardo non seppe leggere il greco, e
quindi è chiaro che egli non ebbe accesso diretto al Physiologus originario. Tuttavia, nel
Rinascimento erano in circolazione i bestiari in lingua latina 0 volgare ispirati al testo
greco, a cui Leonardo poté facilmente riferirsi. Richter afferma che: "[t]he sources of
Leonardo's observations on animaIs were Pliny's H.N. and books which go by the name
ofPhysiologus (i.e. one well versed in Physiology)."59 Si pua supporre che i libri a cui
Richter fa riferimento fossero estensioni deI Physiologus scritte in volgare, la lingua in
cui Leonardo più si trova a suo agio, ed estensioni deI Physiologus. Se Leonardo
realmente si procura anche dei libri ispirati al Physiologus, quali sono a1cune somiglianze
e differenze tra il suo scritto di animali ed il nostro testo greco? Richter, Brizio e
Marinoni richiamano l'attenzione su alcuni testi della tradizione deI Physiologus come
probabili influenze deI Bestiario.
58 Si vedano inoltre Brizio, che scrive che Leonardo trae delle idee "dal Fior di Virtù, da l'Acerba di Cecco d'Ascoli, da Plinio e da qua1che altra fonte sparsa" 16; e Marinoni, in Bestiario e Favole, che esplicita l'appartenenza deI Bestiario alla tradizione deI Physiologus traITÙte le sue fonti: "A laro volta le fonti di Leonardo erano state alimentate da un vasto materiale circolante da antica data e con grande fortuna. Si suol indicare come capostipite il Fisiologus" 3.
59 Richter 259.
25
3. Il Besdarro nella tradhlone dei i>hyslologus
Numerose tracce indicano la presenza deI Physiologus nel testo di Leonardo. In
effetti, il Bestiario contiene una ventina di esposizioni animalesche che ci rimandano a
quelle nel testo greco, che comprende quarantadue scritti su animali. È da tenere
presente, pero, il complesso intreccio di relazioni che unisce il Bestiario al Physiologus:
entrambi si ispirano direttamente all'Historia naturale di Plinio, e, d'altra parte, le altre
fonti dirette deI Bestiario, il Fiore di virtù e l' Acerba sono considerate trasmissioni
indirette deI testo greco. La dicotomia tra letteratura e scienza nella tradizione deI
Bestiario si costituisce attraverso una lenta ed intricata fusione di materiale. A questa
tradizione, Leonardo contribuisce introducendo alcuni aspetti originali: egli senza dubbio
ci diede un suo libro, la sua versione di un libro sul regno zoologico.
Vediamo ora alcuni esempi deI rapporto tra il Bestiario, le sue fonti dirette, ed il
Physiologus. Nell'esempio deI castoro emerge l'aspetto omogeneo della tradizione: il
castoro fu sempre descritto in maniera simile sia nei testi che precedettero il Physiologus
greco60 che in quelli che 10 seguirono come il Fiore di virtù. Cosi si presenta il castoro
nella traduzione italiana deI Physiologus a cura di Francesco Zambon:61
Esiste un animale detto castoro, assai docile e mansueto, e i suoi organi
sessuali sono utili come medicinale. Quando è inseguito dai cacciatori e si
rende conto di esser preso, si tronca gli organi sessuali e li getta al
cacciatore; se poi s'imbatte in un altro cacciatore e ne viene inseguito, il
60 Per esempio, il castoro deI Physiologus si avvicina molto alla favola di Esopo e alla descrizione nell'Historia naturale di Plinio.
61 Il Fisiologo, curato e tradotto da Francesco Zambon, sa ed. (Milano: Adelphi, 2002). La traduzione di Zambon si fonda sull'edizione critica di Francesco Sbordone, Ricerche sulle fonti e sulla composizione deI Physiologus greco.
26
castoro si getta a terra supino e gli si mostra, e in tal modo il cacciatore,
rendendosi conto che è privo degli organi sessuali, se ne allontana.62
Non diversa è la descrizione deI castoro nel Bestiario di Leonardo:
Del castoro si legge che, quando è perseguitato, conoscendo essere per la
virtù de' sua medicinali testiculi, esso, non potendo più fuggire, si ferma,
e, per avere pace coi cacciatori, coi sua taglienti denti si spicca i testiculi, e
li lascia a sua nimici.63
Molto simile è la descrizione deI castoro nel Fiore di virtù:
E puosi apropriare la pace al castorio, che è uno animale che sa per natura:
perche li cazadori 10 van perseguendo, cio e per li suoi coglioni; perche
sono medicinali a certe infirmitade: si che quando 10 e perseguito, e vede
che non puo scampare: 10 se piglia li coioni con li denti, e taiaseli via, acio
che li cazadori li habia.64
L'intreccio è identico, ma alcune divergenze mettono in rilievo la libertà e la sicurezza
con cui Leonardo si esprime nei confini della tradizione.
Esaminiamo ora il caso, più complesso, dell'unicomo:
Il Fisiologo ha detto dell'unicomo che ha questa natura: è un piccolo
animale, simile al capretto, ma ferocissimo. Non puo avvicinarglisi il
cacciatore a causa della sua forza straordinaria; ha un solo coma in mezzo
alla testa. E allora come gli si dà la caccia? Espongono davanti ad esso
62 Citazione tratta da Zambon 61. Si noti che le citazioni dal Physiologus non sono complete, perché spogliate delle parti religiose.
63 Solmi 158.
64 Solmi 158.
27
una vergine immacolata, e l'animale balza nel sene della vergine, ed essa
10 allatta, e 10 conduce al palazzo dei re.65
Simile è la descrizione deI Bestiario:
L'alicorno overo unicorno, per la sua intemperanza a non sapersi vincere,
per 10 diletto che ha delle donzelle, dimentica la sua ferocità e
salvatichezza; ponendo da canto ogni sospetto va alla sedente donzella, e
se le addormenta in grembo; e i cacciatori in tal modo 10 pigliano.66
Anche qui sono evidenti le prove che avvicinano il testo di Leonardo al Physiologus.
Come osserva Sbordone riguardo al Physiologus: "In taluni capito1i [ ... ] l'animale è
inseguito dal cacciatore, e talvolta riesce a salvarsi, tal altra soccombe; cotesto schema
doveva riuscir comodo agli allegoristi,,,67 trama che Leonardo mantiene. Un ulteriore
dettaglio su cui i due testi corrispondono è il riconoscimento della natura feroce
dell 'unicorno - un aspetto assente dalla descrizione deI Fiore di virtù:
Et po si apropriare overo assimiare el vitio de la intemperantia a 10
lioncorno 0 vero alicorno, che è una bestia, che ha tanta deIectatione di star
con donzella vergine, che come ello ne vede alcuna, ello si va da lei, et si
seli indormenza in braccio, et co si vengono li cacciadori, et pianlo.68
Tuttavia, solo il Bestiario ed il Fiore menzionano la debolezza dell'unicomo per le
vergini, di cui il cacciatore fa uso per catturare l'animale e rendono esplicita la ragione
per cui l'unicorno soccombe al suo predatore. Inc1udendo entrambe le particolarità,
65 Zambon 60-61.
66 Solmi 165.
67 Sbordone 52.
68 Solmi 165.
Leonardo si distingue sia dai compilatori deI Physiologus che dal Fiore di virtù.
La leggenda deI pellicano è di interesse particolare, poiché non esiste un testo
precedente alla compilazione deI Physiologus greco che tratti il pellicano in maniera
simile. Riguardo ad esso, Sbordone scrive:
28
Quale fu l'origine d'una favola co si singolare e suggestiva come quella deI
pellicano che si ferisce al petto per richiamare in vita i piccoli col proprio
sangue? Nessuno dei tanti scrittori naturalistici greci 0 latini che
precederono il nostro testo attribuisce al pellicano siffatta proprietà
sentimentale. Fu dunque 10 stesso autore deI Physiologus che creo ex
novo questa favola, modellandola in conformità deI sostrato allegorico cui
doveva adibirsi. 69
Nella traduzione di Zambon deI Physiologus si legge dei pellicano:
Il Fisiologo ha detto deI pellicano che ama moltissimo i figli: quando ha
generato i piccoli, questi, non appena sono un po' cresciuti, colpiscono il
volto dei genitori; i genitori allora li picchiano e li uccidono. In seguito
pero ne provano compassione, e per tre giorni piangono i figli che hanno
ucciso. Il terzo giorno, la madre si percuote il fianco e il suo sangue
effondendosi sui corpi morti dei piccoli li risuscita.70
Lo scritto sul pellicano nel Bestiario mantiene l'idea principale della madre che riporta in
vita i figli, ma vi apporta modifiche e concisione: "Questo porta grande amore a sua nati,
e trovando quelli nel nido morti dal serpente, si pungie a riscontro al core e col suo
69 Sbordone 75-76.
70 Zambon 43.
29
piovente sangue bagniandoli li toma in vita.,,71 È evidente il rapporto coll' Acerba di
Cecco:
El Pellicano col patemo amore
tomando al nido faticando l'ale
tenendo li suo naty sempre al core
Vedeli huccisy dalla impia serpe
e tanto per amor di lor li chale
che '1 suo lato fino al cor discerpe
Piovendo '1 sangue sopra li suo naty
dal cor che sente la gravosa pena
da morte ne la vita son tomaty. (1-9)72
Infine, si esamini il caso della vipera:
71 Solmi 116.
72 Solmi 116.
Il Fisiologo ha detto della vipera che il maschio ha un volto d'uomo, e la
femmina un volto di donna: si no all'ombelico hanno forma umana, la coda
invece è di coccodrillo. La femmina non ha vagina nel ventre, ma soltanto
una sorta di cruna d'ago. Quando dunque il maschio copre la femmina,
eiacula nella bocca della femmina, e quando essa ha inghiottito il seme,
tronca gli organi genitali deI maschio, e quest'ultimo muore
istantaneamente. Quando crescono, i figli divorano il ventre della madre, e
in tal modo vengono alla luce: le vipere sono quindi parricide e
matricide.73
30
Come negli esempi precedenti, Leonardo elimina moiti dettagli, concentrandosi sull'idea
principale: "Questa nel suo coito apre bocha, e nel fine stringnie' denti, e amaza il marito
poi i figlioli in corpo cresciuti straccianvi '1 ventre e occidano la madre.,,74 Solmi
raffronta il testo di Leonardo con la vipera nell' Acerba:
Ingravydata ucide il suo marito
e coli denti 10 capo li scorza
Ciaschun figliuolo squarcia 10 suc lato
e viene a luce come vuol natura
ch'a tutte creature ordine à dato. (4-5, 7_9)75
Il testo dell' Acerba differisce dal Physiologus per l' esclusione della prima parte e
dei particolari esplicativi che portano all'uccisione deI mas chio dalla femmina.
Chiaramente i testi di Leonardo e Cecco si concentrano su particolari simili nella
descrizione della vipera, ma c' è un dettaglio nel Bestiario che indica uno spostamento
dalla fonte principale per accostarsi al Physiologus: la "bocha" nella descrizione di
Leonardo rammenta infatti il coito della vipera descritto nel testo greco. Nel Manoscritto
H si legge "suo coprebocha," testo variamente interpretato dagli editori. Cosi 10 emenda
Calvi: "questa nel suo copre [coito copre] bocha e nel fine stringnie denti e amaza il
marito"; 76 Richter: "Questa nel suc accoppiare apre la bocca, e nel fine stringnie denti e
73 Zambon 48.
74 Solmi 119-20.
75 Solmi 119-20.
76 Calvi 112.
31
amazza il marito,,;77 e Marinoni: "Questa nel suo co[ito a]pre la bocca e nel fine strigne
[i] denti e ammazza il marito".78 Nonostante l'incertezza testuale, il particolare della
bocca sembra fare riferimento al coito e non al morso, ed avvicina pertanto la descrizione
deI Bestiario a quella deI Physiologus, mentre nell' Acerba non si allude affatto a questo
particolare.79
Gli esempi sopraccitati mostrano l'importanza dell'influenza della tradizione deI
Physiologus nel Bestiario, sia in forma indiretta, attraverso le fonti quali il Fiore di virtù,
l' Acerba e l'Historia naturale, sia in maniera più diretta attraverso le traduzioni italiane
che Leonardo potè consultare.
Una delle maggiori differenze tra il Physiologus greco ed il Bestiario è la
mancanza dell'aspetto religioso-morale nel testo di Leonardo. Nel Bestiario, l'autorità
dei comportamenti degli animali è attribuita alla natura e non alla parola di Dio, che nel
Physiologus spiega e chiude ogni leggenda animalesca. 8o Gli animali di Leonardo hanno
la funzione di rappresentare fenomeni della natura, mentre quelli deI Physiologus di
rendere visibile agli esseri umani l'invisibilità divin a diffusa nella natura. Con moIta
probabilità Leonardo si discosta di proposito dall'elemento religioso perché, nello
scrivere le sue descrizioni animalesche, egli pone maggiore attenzione sugli aspetti
naturali e concreti della realtà. Questa preferenza è costante nellavoro e nel pensiero di
Leonardo, come egli spiega nel Codice E:
77 Richter 268.
78 Marinoni, Tutti gli scritti 102.
79 In nessuna parte dell'intero scritto sulla vipera nell' Acerba si trova questo particolare.
80 Di nuovo, i passi deI Physiologus qui citati non sono completi, perché non si sono riportati i riferimenti biblici. In questo senso, la differenza tra il Physiologus ed il Bestiario è anche la più notevole di quella tra il Fiore di virtù ed il testo di Leonardo.
32
Ma prim? f?rÇ> ?lç~l1? ~~p~rienzia avanti ch'io più oltre procedal perché
mia intenzione è allegare prima l' esperienza e poi colla ragione dimostrare
perchè tale esperienzia è costretta in tal modo ad operare. E questa è la
vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno a procedere, e
ancora che la natura cominci dalla ragione e termini nella sperienzia, a noi
bisogna seguitare in contrario, cioè cominciando - come di sopra dissi -
dalla sperienzia, e con quella investigare la ragione.81
L'esperienza diretta e l'evocazione della verità tangibile sono per Leonardo più
affascinanti della "ragione" astratta, come 10 è anche 10 scoprire disposizioni naturali nel
mondo in generale. Il suo rapporto colle fonti (Physiologus, Fiore di virtù, Acerba e
Historia naturale) è quindi dettato da una forma di razionalismo e di attenzione a qualsiasi
fenomeno della natura che potesse divenire oggetto di esperimento ed "esperienza".
Tuttavia, il Bestiario non pua essere c1assificato come opera deI tutto scientifica, dato che
vi persiste l'elemento allegorico. Come si è già detto, le opinioni dei critici sono svariate
a riguardo: alcuni si soffermano sulla validità deI Bestiario nel suo complesso,
analizzando sia la letterarietà che la scientificità nel testo, mentre altri appoggiano una
possibilità soltanto. Lo scopo della mia ricerca è quello di mettere in evidenza sia la
letterarietà che la scientificità nel Bestiario di Leonardo, attraverso una attenta analisi deI
rapporto tra il testo e le sue fonti.
81 Citato da Fumagalli, Omo sanza lettere 44.
33
Capitolo III. Scientificità e letterarietà deI Bestiario
1. La scientificità nel Bestiario
In questa sezione mettero a luce gli aspetti di scientificità deI Bestiario rispetto
alle sue fonti. Un tale procedimento si puo facilmente osservare nel caso della tortora,
che viene cosi presentata nel Physiologus:
Nel Cantico dei Cantici Salomone rende testimonianza dicendo: "La voce
della tortora è stata udita nella nostra terra" [Cant., 2.12]. Il Fisiologo ha
detto della tortora che è monogama e solitaria, e dimora nei luoghi deserti:
non ama stare in mezzo alla foUa.
Cosi anche il Salvatore nostro vegliava sul monte degli ulivi, dopo aver
preso con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e sono apparsi a loro Mosè ed
Elia, e una voce dai cieli che diceva: "Questo è il mio figlio diletto, nel
quale mi sono compiaciuto" [Matt., 17.5; Marco, 9.7; Luca, 9.35]. La
tortora ama ritirarsi nella solitudine: co si anche ai nobilissimi portatori di
Cristo piaccia ritirarsi nella solitudine. Infatti "come la tortora co si io
gridero, e come la colomba cosi io gemero" [Is., 38.14]. "La tortora e la
rondine deI campo e i passeri conoscono il tempo deI Ioro ritomo"
[Ger., 8.7].82
Si consideri le seguenti descrizioni deI Fiore di virtù:
82 Zambon 65.
We may compare the virtue of chastity to the dove who never becomes
untrue to her mate. If one of them dies, the other observes perpetuaI
chastity & never seeks another mate and remains al one all its life and
34
drinks no clear water and roosts not among trees. St. Jerome says that
chastity is easily lost by him who does not control his heart, his tongue and
his eyes. In the "Summa" of Vices we read that whosoever wants to be
perfectly chaste should beware six things. First, not to eat and drink
excessively, for in the lives of the Roly Fathers we read thatjust as it is
impossible to stop fire when it catches straw, so is it impossible to curb the
flaming pleasure of lu st when the stomach is full. Second, to beware of
idleness. Ovid says: "Avoid idleness and lu st will perish." Third, beware
of conversations between men and women. St. Bernard says: "For a man
and a woman to converse together without sinning is a greater task than to
resurrect the dead." Fourth, to mistrust procuresses and aIl those who
dwell in lust. St. Gregory says: "There is no vice that corrupts the flesh as
treacherouslyas lust. For lu st is a natural vice and therefore we should
guard against it more than against other vices." Fifth, do not speak or tarry
where lust is discussed or practiced. St. Sylvester says: "The vice of lu st is
like an ape. It wants to do what it sees done by others." Sixth, avoid
singing, playing and dancing. Pythagoras says: "Green grass is born near
water, the vice of lust is born in dance, music and song.,,83
e deI Bestiario: "La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e, se l'uno more, l'altro
osserva perpetua castità, e non si posa mai su ramo verde, e non bee mai acqua chiara. ,,84
Lo scritto leonardesco descrive le stesse qualità dell' animale, ma si libera risolutamente
degli accenni estranei al regno zoologico. Malerba giustamente osserva che Leonardo
83 Da Nicholas Fersin 101-03.
84 Solmi 166.
35
non ricorre "ai fumi mistici 0 al ricatto pedagogico dei favolisti tradizionali" ma piuttosto
alla natura come mezzo essenziale per decifrare il mondo.85 Martin Kemp spiega con
precisione la differenza tra tutti e tre i testi da poco paragonati:
Where Leonardo differed from the conventional allegorist is that he
prefered not to be constricted by the traditional, recognizable range of
symbolic reference. He sought what we might call a form of natural
allegory, based upon his study of the essence or natures of particular
objects and forces in nature. 86
Mi sembra che il "natural allegory" di cui parla Kemp evochi precisamente l'essenza deI
Bestiario.87 Il testo di Leonardo si concentra sull'animale e solo secondariamente si
interessa alla virtù 0 al vizio: pertanto elimina i riferimenti religiosi non necessari allo
scopo principale. Leonardo mantiene senza dubbio una componente allegorica, pero la
ricava dalla sua comprensione scientifica dei fenomeni naturali. Il caso della tortora non
è un'eccezione - un simile paragone si potrebbe effettuare con ciascun animale dei
Bestiario che è nel testo deI Physiologus e nelle fonti.
&5 Ma1erba 19.
86 Martin Kemp, "Leonardo da Vinci: Science and the Poetic Impulse," Journal of the Royal Society of Arts 133 (1984): 202-03.
87 L'idea di Kemp ricorda quella di Michael Curley già notata nel capitolo secondo deI mio studio. Curley, riferendosi al Physiologus ed ai Bestiari, affenna che questo tipo di letteratura è "par excellence [ ... ] the allegorical method of interpreting natural history," introduzione x.
36
L'originalità di Leonardo nei confronti delle sue fonti è stata analizzata da a1cuni
studiosi come Marinoni e Fumagalli,88 e possiamo concludere che l'elemento di
originalità in Leonardo è da individuarsi proprio nel suo procedimento eliminatorio nei
riguardi delle fonti, che mette in luce solo gli aspetti più strettamente legati alla natura.
La fonte più prossima al Bestiario, per quanto riguarda la scelta degli animali
inclusi, è il Fiore di virtù. Tuttavia, nella sua trascrizione deI Fiore, Leonardo si dirige
verso la materia relativa alla natura, e si affida alle attività degli animali per evocare
efficacemente il significato allegorico. Ad eccezione di cinque brani, sui trentacinque
tratti dal Fiore, Leonardo fa conoscere gli animali senza sottolineare la virtù 0 il vizio a
cui si riferiscono. Nel Bestiario solo i titoli mettono in rilievo le virtù ed i vizi, mentre nel
testo le qualità morali sono trasmesse esclusivamente attraverso il comportamento
dell' animale. Il compilatore del Fiore di virtù, invece, oltre ai titoli delle singole
descrizioni, inizia ciascun esempio animalesco con l'identica frase, "Puosi asemiar e
apropriare la virtù 0 il vizio". L'organizzazione deI Fiore ci indica che da sole le
caratteristiche degli animali non sono sufficienti per evocare le disposizioni morali, co si
gli animali assumono una funzione supplementare alla trattazione principale deI testo.
Ciascuna descrizione animalesca nei singoli capitoli è giustapposta ad una definizione
della virtù (0 deI vizio) in teoria, e ad un esempio della stes sa virtù messa in pratica.
Talvolta i discorsi religioso-didattici sono talmente elaborati che le qualità degli animali
ed il sense della realtà zoologica vengono relegati in secondo piano. L'animale nel Fiore
di virtù viene sottoposto esclusivamente ad un trattamento simbolico e spogliato della sua
naturalità. L'approccio di Leonardo è esattamente l'opposto.
88 Riconosco specialmente a Marinoni il merito di aver precisato ed elaborato, in Bestiario e Favole, le novità di Leonardo nel Bestiario al confronto con le sue fonti, ed a Malerba nel suo Bestiario: Favole. In Leonardo: omo sanza lettere, Fumagalli offre delle note ben approfondite sugli scritti deI Bestiario.
37
Ovviamente, Leonardo possiede un tono meno occulto perché concede maggiore
spazio all'essere degli animali: all'inizio di ciascuna esposizione nel Bestiario, sottolinea
le proprietà dell'animale, ripudiando qualsiasi segno religioso. Quest'approccio
evidenzia una focalizzazione immediata sull'animale, anziché sulla virtù 0 sul vizio, ed
una maggiore valutazione deI regno zoologico. Inoltre, esso segnala un rifiuto della
disposizione moraleggiante deI Fiore di virtù incompatabile con l'interesse di Leonardo.
La costruzione ed il procedimento deI Bestiario funzionano in tal maniera che gli animali
vengono concretamente rappresentati: Leonardo, nelle parole di Castelfranco, "osserva,
studia ed appunta.,,89 Il risultato dell'eliminazione deI tono religioso deI Fiore di virtù
(per esempio, dei numerosi riferimenti biblici) èche i significati allegorici vengono basati
su singole osservazioni scientifiche. Il "natural allegory" di cui parla Kemp, implica
dunque il ritrovare l'allegoria esc1usivamente nei comportamenti degli animali.
Il processo di eliminazione è valido anche negli scritti deI Bestiario tratti
dall'Acerba. Se esaminiamo, ad esempio, il caso dell'aquila, abbiamo la conferma delle
modalità d'innovazione di Leonardo:
L'aquila quando è vecchia vola tanto in alto che abbrucia le sue penne, e
natura consente che si rinnovi in gioventù cadendo nella poca acqua. E se
i sua nati non posson tenere la vista nel sole non li pascie. Nessuno ucciel
che non vole morire non s' accosti al suo nido, gli animali che forte la
temano! Ma es sa a lor non noce: senpre lascia rimanente della sua preda.
Lo stile prosastico e riassuntivo di Leonardo sostituisce quello poetico di Cecco:
89 Giorgio Castelfranco, "Leonardo scrittore," in Studi vinciani (Roma: De Luca, 1966) 7.
E l'aquila per tempo si rinova
yolanda ne l'ecelsa parte ardente
che sotto la vechiezza ella se cova
Nel gran volato le sue penne ardendo
riprende giovinezza e( c )cio consente
natura presso l'acqua ella chadendo
Stando nel nido coli piciol naty
verso li raggi fa ciaschun mirare
di quel che vede gli ochy machulaty
Che non son fermy aperty verso '1 sole
bechando 10 comincia a disdegnare
e nel suo nido may star più non sole
Ov'è el sua nido no gli sta da presso
nessuno ucello se non vuol morire
e da( s )sue branche essere dipresso
Di sua rapina sempre lassa parte
picioly animaly non vuol may ferire
vegiendo lor temer tosto si parte. (1_18)90
38
Alla forma poeticamente elaborata di Cecco, Leonardo sostituisce la secchezza di una
prosa che compie deliberate selezioni stilistiche e testuali, volte a mettere a fuoco con più
esattezza la natura degli animali. Si veda a proposito l'osservazione di Alessandrini:
90 Entrambi i testi sono citati da Solmi 115-16.
39
Ma è singolare che di tanti bei versi che contiene il Bestiario di Cecco
d'Ascoli, Leonardo non ne abbia segnalato a1cuno. Si limita a riferire in
sunto le caratteristiche degli animali, cosi come Cecco le indica - e le
assurdità si mescolano di frequente con acute osservazioni e con immagini
felici - ma un verso intero non 10 riporta che a proposito deI cigno, che
Cecco trionfalmente inizia a descrivere con i versi [ ... ] e negli appunti di
Leonardo dimessamente riappare con le parole.91
La trattazione degli animali nel Bestiario procede con un ritmo analogo all'annotazione
rapida di uno scienziato che osserva gli animali.
Nell'ispirarsi al Fiore di virtù e all' Acerba, Leonardo evita a1cuni tratti ad essi
comuni: il tono occulto, i riferimenti biblici, le forti disposizioni filosofico-moraleggianti.
La sua selezione testuale non sOltanto mostra una predilezione per le proprietà degli
animali presenti nel Fiore di virtù e nell' Acerba ma le fa anche spiccare nel testo,
ravvivando particolari già esistenti nella tradizione deI Physiologus. A riguardo si vedano
le osservazioni di Marinoni: "Sparita ogni intonazione didattica, vive solo nella mente di
Leonardo la rapidità ineluttabile, la forza vitale della bestia.,,92 In effetti, la "rapidità"
negli scritti di Leonardo cattura istanti che esprimono tutta la bellezza dell'animale - un
aspetto che più difficilmente si percepisce nel Fiore e nell' Acerba.
Il procedimento di riduzione ed eliminazione di Leonardo contribuisce senza
dubbio a prodUITe un effetto di "scientificità" nel Bestiario. In primo luogo, esso mette in
più chiara evidenza la materia zoologica, mena marcata nelle fonti, e la naturalità degli
91 Alessandrini 150-5I.
92 Marinoni, Scritti letterari 52.
40
animali. Allo stesso tempo, le singole annotazioni animalesche sembrano essere indagini
separate e spontanee, ma sistematiche perché fondate su prove empiriche. Ne emerge un
documento complessivo di informazioni relative alla zoologia, che, nonostante l'evidente
rapporto colle fonti, dà allettore l'impressione di scoprire per la prima volta la natura di
questi animali. Secondo Malerba, gli animali nel Bestiario: "[ ... ] conoscono già il ruolo
che gli compete e non chiedono statuti supplementari. La natura è già di per sé
sufficientemente meravigliosa per non doverla truccare con deformazioni mostruose 0
imprese stupefacenti."93 Nel mettere in luce la componente scientifica deI Bestiario, non
si intende sottovalutare l'aspetto allegorico deI Bestiario. L'allegoria mantiene infatti un
ruolo considerevole nel testo leonardesco, nonostante la riduzione rispetto alle fonti.
Pero, mentre questo aspetto è ancora percepibile nelle trascrizioni deI Fiore di virtù e
dell' Acerba, l'analisi degli scritti ispirati all'Historia naturale di Plinio mette in evidenza
una notevole diminuzione deI filo allegorico che traversa altre parti deI Bestiario.
Nel confrontarsi con Plinio, Leonardo elabora piuttosto che eliminare. Nei testi
tratti da Plinio, l'interesse zoologico rimane fortemente in primo piano. Nella maggior
parte delle descrizioni si percepisce una maggiore attenzione nel dare conto delluogo
d'origine dell'animale, deI suo aspetto fisico e dei suoi movimenti. Prendiamo, per
esempio, il casa deI bonaso (bisonte), già citato nel capitolo secondo:
93 Malerba 18.
Questo nasce in Peonia, ha collo con crini simile al cavallo, in tutte l' altre
parte è simile al toro, salvo che le sue coma sono in modo piegate in
dentro, che non po' cozzare, e per questo non ha altro scampo che la fuga,
41
nella quale gitta sterco per ispazio di 400 braccia deI suo corso - il quale,
dove tocca, abbrucia come fOCO. 94
In Plinio, nel volgarizzamento di Cristoforo Landino:
Dichono che in Peonia nascie una bestia chiamata bonaso con crini di
cavallo, et in tutte l'altre chose simile al toro. Ma ha le coma co si
ripiegate luna inverso laltra, che non pua cozzare. Il perchè non ha altro
scampo che el fuggire, et fuggiendo spesso getta stercho per ispatio di tre
iugeri, et ogni iugero è lungo CCXL piede, el quale tochcandolo non arde
altrimenti che un fuocho. 95
Diversamente dai testi tratti dal Fiore e dall' Acerba, si nota qui una maggiore attenzione
alla forma dell' animale. Mentre nel caso deI bonaso si tratta di una vera e propria
trascrizione da Plinio, in altri casi, come nelle descrizioni della pantera, della tigre e deI
macli,96 Leonardo elabora e approfondisce questi aspetti della fonte. Si vedano, per
esempi, i casi della pantera e tigre, già citati nel capitolo secondo,97 e la prima frase
dell'esempio deI macli che rappresenta una variazione rispetto all'Historia naturale:
94 Solmi 239.
95 Solmi 239.
96 In Tutti gli scritti, Marinoni annota, 106: "[ ... ] mach sta per achhs; e traduce: 'élan', specie di cervo. Ma il Landino usa proprio mach." In italiano achlis signifie a a/ce.
97 Citazioni tratte da Solmi 240. A seguire sono i testi completi. La pantera in Leonardo: "Questa ha forma di leonessa, ma è più alta di gambe, e più sottile e lunga e tuUa bianca e punteggiata di macchie nere, a modo di rosette; di questa si dilectano tutti li anima li di vedere, e sempre le starebbon dintomo, se non fussi la terribilità deI suo viso: onde essa, questo conoscendo, as conde il viso, e li animali circustanti s'assicurano, e fannosi vicini per meglio poter truire tanta bellezza, onde questa subito piglia il più vicino, e 10 divora," e nella fonte: "E lioni solamente in Syria sono neri, le Panthere nel biancho sono indenaiate di nero. Dicono che deI colore de la Panthera si dilectono tutte le bestie, ma impauriscono per la terribilità, che dimostra el capo. Il perchè nascondono elcapo, et le bestie, che vengono a vedere el resto, atradimento piglano." Per le descrizioni sulla tigre, si riferisca a pagina 62-63 ed alla nota 156 di questo capitolo.
42
"Questa bestia nasce in Iscandinavia isola, ha fonna di gran cavallo, se non che la gran
lunghezza dello collo e delli orecchi la variano." In Plinio: "Item in Scandinavia isola è
una bestia detta macli, non mai veduta in Italia, ... la quale è simile aIle dectte di sopra,
ma non si possono piegare nelle gambe".98
Gli esempi citati mostrano notevole padronanza zoologica da parte di Leonardo,
che sembra disposto ad entrare nei dettagli anatomici degli animali. La sua conoscenza
pua anche estendersi alla struttura di bestie immaginarie come il drago: "Questi
s'accompagnano insieme, e si tessano a uso di ratiti, e, colla testa levata, passano i paduli,
e notano, dove trovan migliore pastura, e, se cosi non si unissin, annegherebbono. Cosi fa
unione." A seguire è la descrizione di Plinio: "Draconi. Questi serpenti sintrecciono tre 0
quattro insieme, in fonna di graticci, et col capo alto nuotano, dove truovino migliori
pasture.,,99 Leonardo si interroga sulle ragioni della struttura deI serpente, che non
sopporterebbe il corpo deI dragone nell'acqua se non con l'equilibrio di altri uniti "in
fonna di graticci". Importante dunque è il fatto che Leonardo, sebbene tratti una bestia
immaginaria, non trasgredisca le leggi della natura. lOO
98 Solmi 239. Riporto l'intero testo deI macli in Leonardo: "Questa bestia nasce in Iscandinavia isola, ha forma di gran cavallo, se non che la gran lunghezza dello collo e delli orecchi la variano; pasce l' erba allo 'ndirieto, perchè ha si lungo illabbro di sopra che, pascendo innanzi, coprirebbe l'erba. Ha le gambe d'un pezzo; per questo, quando vol dormire, s'appoggia a uno albero; e i cacciatori, intendendo illoco usato a dormire, segan quasi tutta la pianta, e quando questo poi vi s'appoggia nel dormire, per 10 sonno cade; i cacciatori cosi 10 pigliano, e ogni altro modo di pigliarlo è vano, perchè è d'incredibile velocità nel correre," ed in Plinio: "Item in Scandinavia isola è una bestia detta macli, non mai veduta in Italia, ... la quale è simile alle dectte di sopra, ma non si possono piegare nelle gambe: Il perchè non giace quando dorme; ma appoggiasi a uno albero. Adunque, chi Iha vuole piglare sega glalberi, tanto che ogni pocho pondo gli possa fare cadere. Appoggiasi adunque per dormire: ma cadendo lalbero, cade anchora la bestia, et in questa forma si pigla; perchè altrimenti per una inaudita velocità non si potrebbe piglare Ha illabro di sopra molto lungo, et per questo non pasce se non allondrieto: perchè andando inanzi ricoprirebbe la boccha, et invilupperebbela, per modo che non potrebbe pascere."
99 Solmi 238.
100 Interessante è l'osservazione di Kemp, in "Leonardo da Vinci: Science and the Poetic Impulse," che puo applicarsi a questo contesto: "When Leonardo instructed the painter how to compose an infernal monster he recommended that it should be founded on a compound of parts from animaIs known to exist in nature. The
43
In alcune de§crilioni dtJl Be§tiârio, le parti aggiunw da Lmnardo ai bmni
dell 'Historia naturale si distinguono per la loro creatività e animazione. Prendiamo, per
esempio, il brano già citato sulla cerasta (serpente velenoso), in cui si osserva come
Leonardo sviluppi l' accenno aIle coma:
Queste hanno quattro piccioli comi mobili, onde, quando si vogliono
cibare, nascondono sotto le foglie tutta la persona, salvo esse comicina; le
quali movendo, pare agli uccelli quelli essere piccoli vermini, che
scherzino, onde subito si calano per beccarli, e questa subito s' avviluppa
loro in cerchio, e si li divora. 101
La cerasta cosi si presenta nell'Historia naturale: "Le Ceraste hanno quattro comicina
mobili, onde spesso nascondendo el resto deI corpo, con quelle invitano gluccelli."lo2
L'elaborazione della scena delle coma è preziosa perché coglie un particolare dramma
nella natura -l'inganno delle ceraste agli uccelli, l'immagine delle coma come vermi che
"scherzano" - di fronte a cui Leonardo pare manifestare il suo stupore e la sua
commozione. Come già osservato nel capitolo secondo, 10 scritto sul boa pone in rilievo
la stessa inclinazione ad approfondire alcune esposizioni di Plinio:
Questa è gran biscia, la quale con sè medesima s'aggrappa alle gambe
della vacca, in modo non si mova; poi la tetta, in modo che quasi la
dissecca. Di questa spezie, a tempo di Claudio imperadore, sul monte
principle is that a monster couid only exist or have existed ifit was formed in obedience to naturaIIaw, and the parts ofknown animaIs provide a repertoire offorms which have been so designed" 206-07.
101 Solmi 242.
102 Solmi 242.
Vaticano, ne fu morta una, che aveva un putto intero in corpo, il quale
avea tranghiottito, 1 03
44
mentre la descrizione di Plinio ne rende conto con brevità: "Boie, le quali diventano tanto
grandi che al tempo di Claudio imperadore ne fu morta una nel monte Vaticano, ne1
ventre della quale fu trovato un fanciullino intero Queste da principio si nutriscono di
lacte di vaccha.,,104 Leonardo rivolge maggiore attenzione ai movimenti deI boa e alle
sue strategie per catturare la vacca per succhiarle il latte.
Le descrizioni tratte dall 'Historia naturale mostrano come Leonardo ritenga, anzi,
accentui l'aspetto di scientificità della fonte. L'interesse per la natura, che ha tanta
influenza sulla composizione deI Bestiario, è d'altronde una costante nel pensiero di
Leonardo. Nelle numerose antologie degli scritti leonardeschi è sempre possibile trovare
un gruppo di annotazioni in cui Leonardo esprime la sua grande curiosità per la natura,
che egli ritiene somma autorità ed interprete della verità. Nell'antologia di Fumagalli,
si leggono osservazioni quali "La natura è piena d'infinite ragioni, che non furono mai in
isperienza" 0 "Nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti
bisogna sperienzia" 0, in tono più imponente: "0 speculatore delle cose, non ti laldare di
conoscere le cose che ordinariamente per se medesima la natura conduce. Ma rallegrati
di conoscere il fine di quelle cose che son disegniate dalla mente tua.,,105 La ragione
intrinseca alla natura è la base di ogni dimostrazione - convinzione che sicuramente
103 Solmi 238-39.
104 Solmi 238.
105 Fumagalli, Omo sanza lettere 44-45.
45
influisce sulla composizione deI Bestiario: "La natura è sempre la grande maestra, e parla
ai discepoli, che la sanno penetrare, anche colle figure e coi gesti degli animali."I06
Leonardo inoltre segnala la sua fiducia nella credibilità della natura facendo
ricorso alla parola natura nel Bestiario - cosa che talvolta sembra apparire negli scritti
quasi d'istinto. La parola natura si vede nell'esempio della formica: "La formica, per
naturale consiglio, provvede la state per 10 vemo, uccidendo le raccolte semenza, perché
non rinascino; e di quelle al tempo si pascono". Nel Fiore di virtù non si fa accenno al
"naturale consiglio":
Et puosi appropriare e assemigliare la virtù de la prudentia: overo
previdentia a la formicha, la quale si e solicita l'instade a trovare quello
che bisogna a mangiare l'invemo; recordandosi deI tempo passato; et
conoscendo 10 presente: cioè l'istate, perche alhora trova cio che li fa de
bisogno provedendosi per 10 tempo da vengnere, e ffende ogni biava,
chelIa govema, aciè che ella non nasca al tempo de l'invemo. 107
Si consideri inoltre il passo sul dugo e sulla civetta, di cui non si conosce la fonte: "Questi
gastigano i loro schemitori privandoli di vista, chè cosi à ordinato la natura, perchè si
cibino.,,\o8 La descrizione in cui il vocabolo compare più di una volta è quella
dell'elefante, uno scritto di grande interesse perché è il più esteso deI Bestiario. Lo scritto
sull'elefante è affascinante nel senso che in esso Leonardo riesce ad evocare un ambiente
nella sua purezza naturale. Come osserva Fumagalli: "L'enorme animale per Lui
\06 Marinoni, Scritti letterari 52.
107 Solmi 160-61.
\08 Citazione tratta da Richter 269.
46
[Leonardo] è il simbolo delle energie primigenie e benigne e tutelari della natura, e
insieme delle forza innata".109 Non a caso, dunque, vi ricorre la parola natura: "Il grande
elefante ha per natura, quel che raro negli omini si truova, cioè probità, prudenza, equità
e osservanza in religione," e inoltre: "È di tanto clemente, che mal volontieri, per natura,
non noce ai men possenti di sè, e scontrandosi nella mandria e greggi delle pecore, colla
sua mana le pone da parte, per non le pestare co' piedi, nè mai noce, se non sono
provocati.,,110 Nell'Historia naturale la parola natura non appare: "Grandissimo è 10
elephante et molto proximano a sensi humani. Preterea ha quello, che ne gl 'huomini è
raro cioè probità, prudentia et equità."]]] Simile a quello della formica e deI dugo e della
civetta, 10 scritto sull'elefante mostra l'intenzione di Leonardo di trovare nella natura
quanta necessario all'accurata rappresentazione delle qualità buone e cattive presenti nel
mondo.
Leonardo mette la natura al centro deI Bestiario: 10 evidenziano tanto la sua
decisione di spogliare il suo testo degli aspetti religiosi nel Fiore di virtù, sviando
l'attenzione sugli animali, quanta la selezione di trascrivere soltanto alcune parti dal terzo
libro dell' Acerba, perché le altre sono superflue a dimostrare cio che è già palesemente
vero. Le parti ispirate all'Historia naturale espongono in maniera chiara le proprietà degli
animali, e anzi vengono arricchite di particolari. Queste strategie compilatorie mettono in
evidenza l'approccio naturalistico di Leonardo, e confermano la scientificità dei Bestiario.
109 Fumagalli, Omo sanza lettere 223-24.
110 Solmi 236-37.
III Solmi 236. È incerta la derivazione della parte che inizia: "È di tanto clemente". Sebbene la maggior parte deI brano sull' elefante venga dall 'Historia naturale, Marinoni, in Tutti gli scritti, osserva che il testo è "tratto da varie fonti," (104) tra cui l'Acerba di Cecco. Puo anche darsi che sia una creazione originale come 10 possa essere il dugo e la civetta.
47
2. La letterarietà nel Bestiario
i. L'omo sanza lettere
È raro trovare un'antologia della letteratura italiana che dedichi uno spazio
sostanzioso agli scritti letterari di Leonardo da Vinci. Cio non desta meraviglia, dato che
la sua posizione in ambito letterario è poco considerevole a confronto con la sua
competenza scientifica. Nonostante questo, è certo che Leonardo voIle stabilire un
rapporto con la letteratura, ed il suo atteggiamento nei confronti di es sa rivela la propria
conoscenza e consapevolezza, anziché i suoi limiti.
"So bene che, per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà
ragionevolmente potermi biasimare coll' allegare io essere omo sanza lettere. Gente
stolta!,,112 Queste sono le famose parole di Leonardo su un foglio deI Codice Atlantico
(databile tra il 1478 ed il 1518), con cui Leonardo si difese contro chiunque potesse
giudicado un omo sanza lettere per la mancanza di un'educazione giovanile e la sua
scarsa conoscenza dellatino, la lingua dell'intellettuale durante l'Umanesimo ed il
Rinascimento in Italia. Nello studiare la sua personalità ed i suoi scritti, emergono
tuttavia delle prove che indicano un tentativo da parte di Leonardo di recuperare la
formazione letteraria che non ebbe la possibilità di ottenere durante la sua infanzia, né
nella bottega deI Verocchio. Secondo Biagi:
Egli [Leonardo] certamente non appartiene alla prima delle quattro c1assi
culturali individuate dal Varchi (quella dei "letterati", esperti di greco e di
latino), ma alla seconda: quella dei "non idioti", yale a dire delle persone
112 Citato dal volume a cura di Giovanni Ponte, Il Quattrocento, Classici Italiani 6 (Bologna: Zanichelli, 1966) 896.
48
coIte, ma non "letterate" di professione. E in questo sense andrà
interpretata la famosa autodefinizione di "omo sanza lettere".113
Alcuni studio si hanno esaminato la prosa degli scritti scientifici di Leonardo,
mettendo in evidenza la disposizione dell'artista nell'imparare a regolare bene la parola.
In particolare Claudio Scarpati si è posto problemi di stile negli scritti di Leonardo, ed
invita a "riaprire la questione circa il posta da assegnare a Leonardo nella letteratura
italiana.,,114 AItre ricerche esaminano la questione dello stile di Leonardo negli scritti di
carattere letterario -le Favole, le Facezie ed il Bestiario. Tra gli studiosi, il più fiducioso
nelle capacità letterarie di Leonardo è Augusto Marinoni, che si è dedicato a studiare le
particolarità grammaticali e lessicali negli scritti leonardeschi portando a luce le novità
linguistiche in essi contenute. 115 Di grande interesse è il testo di Giovanni Ponte, in cui,
per dimostrare l' evoluzione della prosa leonardesca, si distinguono tre periodi diversi -
gli anni anteriori al 1490, dal1490 al 1499, e dopo il 1500. Consapevole deI fatto che la
scrittura di Leonardo al massimo puo considerarsi "una prosa letteraria di livello
medio,,,116 Ponte ne considera i progressi prosastici piuttosto che la perfezione:
113 Maria Luisa Altieri Biagi, "Sulla lingua di Leonardo," in Fra lingua scientifica e lingua letteraria (Pisa: Istituti Editoriali e Poligrafici Intemazionali, 1998) 79. L'osservazione di Marina della Putta Johnston accentua questa convinzione e riecheggia quella di Biagi: "Leonardo's lack of formaI schooling and the fact that he did not know Latin - at least, not enough to write it - did make him an "omo sanza lettere," as he himself c1aimed. This expression must, however, be understood in the sense of illitteratus non idiota, that is, someone who lacks a literary education but is neither ignorant nor truly illliterate nor, 1 would like to emphasize, devoid of any literary or authorial pretensions," da "The Science of Art and the Art of Science: Leonardo's Authorial Strategy in Codex Madrid l," Explorations in Renaissance Culture 26 (2000): 230.
114 Claudio Scarpati, Leonardo scrittore (Milano: Vita e Pensiero, 2001) 80
115 Si veda soprattutto Augusto Marinoni, Gli appunti grammaticali e lessicali di Leonardo da Vinci, 2 voll. (Milano: Bestetti, 1944). Nella parte "Leonardo e i linguaggi," in Studi sul Cinguecento italiano (Milano: Vita e Pensiero, 1982), Scarpati afferma che 10 studio di Marinoni è "rimasto fondamentale" e, "oltrepassando i confini lessicografici, illustrava ampiamente il rapporto tra Leonardo e le lettere e rendeva conto deI faticoso processo di acquisizione linguistica da lui attuato sullo scorcio degli anni Ottanta di cui il cod. Trivulziano è testimonianza cospicua" 6.
116 B O 077 lagl 0
49
Fin verso il 1490 10 sforzo è certamente maggiore, la prosa vinciana
appare perfino studiata, oltre che faticosa, ogni volta che l'argomento è
impegnativo; dagli anni intorno al '90, [ ... ] la prosa di Leonardo si fa più
funzionale e sicura (pur nella varietà dei suoi aspetti), proprio quando egli
afferma una sua poetica attraverso le polemiche sulla pittura, e addirittura
tenta, con le favole, perfino una prosa ispirata all'esigenza di decoro
letterario; più tardi, dopo il periodo sforzesco, all'inizio deI Cinquecento,
egli riduce i latinismi aspri e i lombardismi, e migliorando ancora in
sicurezza si yale d'una prosa più chiara, sciolta e precisa, e al tempo stesso
più duttile, adatta a esprimere le sue approfondite osservazioni scientifiche
[ ... ] .117
Si puo dunque collocare il Bestiario, scritto tra il 1493-94, nella seconda fase delineata
nello studio di Ponte.
È necessario ricordare che Leonardo nel corso della sua vita fu realmente attratto
dallo studio della letteratura. l numerosi pensieri annotati nei manoscritti, insieme a
testimonianze biografiche, sono indicazioni che ci permettono di capire la sincerità deI
suo interesse letterario. Solmi, per esempio, fa notare le abitudini dell'artista che
segnalano la sua volontà di voler approfondire la sua familiarità colla letteratura:
[E]gli [ ... ] si volge ai librai, alle librerie e agli amici, con la avidità e
l'interesse di un letterato. Allora il Vinci si rivolse agli autori, non per
farsi servo delle loro idee, ma per stimolare la propria mente alla
117 Ponte, Leonardo prosatore 21.
50
risoluzione dei casi più ardui e più difficili di natura. 118
"L'avidità e l'interesse" di cui fa menzione Solmi si riflettono anche nel desiderio di
Leonardo di voler conoscere illatino ed i grandi testi scritti nella lingua dotta. A
riguardo, Solmi inoltre osserva che:
Le prove che Leonardo conosce illatino sono di vario genere e di varia
importanza. La più diretta, e, a parer mio, la più valida, èche nei
Manoscritti H ed 1 della Biblioteca dell'Istituto di Parigi si assiste giorno
per giorno agli esercizî sulle dec1inazioni e coniugazioni. 119
Anche le ricerche di Marinoni tracciano con molta cura gli esercizi di grammatica svolti
da Leonardo per familiarizzarsi con illatino, tra cui alcuni si trovano sulle pagine deI
Manoscritto H, quello che contiene il Bestiario. 120 Nel suo saggio più recente, Marinoni
tuttavia precisa che Leonardo non fu mai capace di leggere latino con facilità, nonostante
i suoi tentativi di impararlo e le "tante illusorie attribuzioni a Leonardo di dirette letture di
testi latini.,,121 Nonostante cio, il fatto che Leonardo esegui degli esercizi per imparare il
latino, consulta le grammatiche ed i testi latini, e si rivolse ad amici - tra cui Luca Pacioli
- per assisterlo nelle traduzioni, dimostra 10 sforzo nell' estendere la sua conoscenza della
lingua dei letterati.
Ils Solmi, Scritti vinciani 8.
119 Solmi 6.
120 Marinoni, Scritti letterari 227: "A testimoniare 10 sforzo compiuto da Leonardo, omo sanza lettere, per "avere lettere", ossia per apprendere illatino e quella parte dellatino che ogni giorno entrava nella lingua degli scrittori in volgare sotto forma di costrutti latineggianti e "vocaboli latini" 0 latinismi, si trovano nei manoscritti di Leonardo numerosi appunti e trascrizioni da grammatiche latine (soprattutto da quella dei Perotti), dalla raccolta di latinismi dei Pulci e da traduzioni in volgare di libri latini."
121 Augusto Marinoni, "Leonardo prosatore," Italianistica 6 (1977): 451.
51
Sebbene molto picco la, la collezione di libri elencati e posseduti da Leonardo è
un'ulteriore indicazione che definisce, secondo Marinoni, "le tappe della sua formazione
culturale.,,122 Il riferimento è alla lista di quaranta libri nel Codice Atlantico ed a quella di
116 volumi nel secondo codice madrileno, in cui Leonardo enumera i libri che gli
appartennero e fecero parte della sua biblioteca. Queste liste offrono una maggiore
comprensione aIle capacità di Leonardo. Come osserva Kemp:
His two most substantia1 booklists - that in the Codice atlantico dating
apparently from the 1490s, and that in the Madrid Codices from c. 1503-5
- certainly do not paint a picture of a man singlemindedly concemed with
natural philosophy. There is an almost equal balance between literary and
scientific works. 123
La lista dei testi letterari comprende il Fiore di virtù, l' Acerba e l'edizione volgarizzata
dell'Historia naturale di Plinio, ma anche le Favole di Esopo ed Il Novellino di Masuccio
Salemitano, che avrebbero potuto influire sul contenuto deI Bestiario, le Facezie di
Poggio Bracciolini, il Morgante di Luigi Pulci, la Theologia Platonica di Marsilio Ficino
ed il Canzoniere ed i Trionfi deI Petrarca. Ponte ritiene inoltre che Leonardo fosse
ugualmente influenzato dalla tradizione letteraria della sua Firenze natale, in particolare
dalle tre corone:
[ ... ] e soprattutto toscani e fiorentini erano gli scrittori a lui più familiari,
prima d'ogni altro i tre grandi: l'Alighieri di cui Leonardo senti l'impegno
morale e la capacità di sintesi nel rendere la potenza scatenata degli
elementi e nello spiegare osservazioni matematiche, il Petrarca, che gli
122 Marinoni, Scritti letterari 239.
123 Kemp, "Science and the Poetic Impulse" 197.
52
offri sentenze oltre che suggerirnenti su terni idillici, il Boccaccio, la cui
prosa fu un concreto punto di riferirnento. 124
Vanno inoltre ricordati i reportori di vocaboli e gli esercizi di grammatica che
indicano "l'arricchirnento continuo di cui ha bisogno nel fiorire dell'attività
letteraria [ .. . ]"y5 In alcuni manoscritti Leonardo annota diversi esercizi linguistici:
schemi di analisi grammaticali nel Codice Atlantico; coniugazioni di verbi latini in alcune
pagine deI Manoscritto H; liste di numerosi termini italiani e latini raccolte nel Codice
Trivulziano. Biagi osserva a proposito:
A questo potere teoricamente infinito di nominare le co se Leonardo dà il
suo contributo, accumulando un piccolo patrimonio lessicale che
testimonia della sua attenzione per la parola: gustata nel suo significato,
utilizzata nell'ampia gamma delle sue funzioni [ ... ].126
La costante preoccupazione nei confronti della lingua, che si percepisce negli
appunti dei manoscritti leonardeschi, è un'altra prova della serietà letteraria di Leonardo e
della sua genuina esigenza di migliorarsi nell'ambito della scrittura e della letteratura.
Robert J. Rodini osserva a ragione che la preoccupazione linguistica di Leonardo non è
un atteggiamento esc1usivo, e che, anzi, fu tipica in quel periodo e riflette un più ampio
dibattito rinascimentale riguardo alla lingua dei letterati. 127
124 Ponte, Leonardo prosatore 122.
125 Biagi 91.
126 Biagi 95.
127 L'affermazione di Rodini si basa sul testo di Richard Waswo, Language and Meaning in the Renaissance (Princeton: Princeton UP, 1987): "Waswo's study thus traces the Renaissance's constant, all-consuming concern with language: its nature, its form, its potential, its authority, and, finally, its limitations. In Italy, from the early Quattrocento until the end of the sixteenth century, there is almost no writer who is not viscerally involved with the art of the word. In humanist Italy, it was an obsession," da Robert J. Rodini,
53
La preoccupazione linguistica traspare anche negli scritti deI Bestiario sotto forma
sia di imprecisione che di abilità nella prosa. Come segnalato da Ponte, Leonardo
miglioro il suo modo di espressione, ma non arrivo mai ad una scrittura priva di errori. Il
Bestiario non è un'eccezione ed, anzi, vi spiccano debolezze grammaticali ed espressive.
L'incongruenza deI soggetto nel corso di una frase 0 un paragrafo completa è un esempio
della difficoltà di Leonardo nell'esprimersi letterariamente. Talvolta il passo salta da un
soggetto singolare ad UllO plurale come nella descrizione dell'agnello:
Dell 'umilità si vede somma sperienzia nello agnello, il quale si sottomette
a ogni animale, e quando per cibo son dati al'incarcerati leoni, a quelli si
sottomettano, come alla propria madre, in modo che spesse volte s' è visto i
1 . 1· 1 ·d 128 eom non 1 vo ere oc CI ere.
Si noti che il verbo sottomettere è espresso al singolare mentre il passivo della frase
seguente diviene plurale: dal soggetto agnello si va ad agnelli. Secondo Solmi, Leonardo
si rifà all'agnello deI Fiore di virtù, in cui il problema deI soggetto non esiste: "Et puosi
apropriare et asemiare la virtù de la humilità alangello, che è 10 piu humile animale sia al
d Il h 1·· c: d· . h ,,129 E' mon 0: et comporta tucto que 0, cel vlene lacto, sottometten OSI a clasc uno.
interessante notare che 10 sbaglio deI soggetto compare nella frase in cui Leonardo non si
appoggia alla fonte - fatto che, se da una parte sottolinea il problema linguistico, segnala
anche l'inventività dell'autore. In questa parte della descrizione si svela un conflitto:
"The Weight ofWords: Leonardo da Vinci and the Anxiety of Language," Philological Quarterly 70.1 (1991): 277.
128 Solmi 165.
129 Solmi 165.
54
l'ostacolo linguistico ancora da superare ed il desiderio di impegnarsi all'attività della
scrittura.
Lo scritto sull'elefante, il più esteso deI Bestiario, offre ulteriore evidenza delle
difficoltà di scrittura di Leonardo, e le frequenti incongruenze tra verbo e soggetto
arrivano ad avere un notevole impatto sulla lettura. Diversamente dall'esempio
dell'agnello, la descrizione dell'elefante richiede maggiore attenzione e sforzo da parte
dellettore, ed i bruschi cambiamenti di soggetto interrompono la fluidità della scrittura:
Temano forte 10 stridere de' porci, e fuggan indirieto, e non fa manco
danno poi co' piedi a' sua nimici. Dilettansi de' fiumi, e sempre vanno
vagabondi intomo a quegli, e per 10 gran peso non posson notare;
divorano le pietre, i tronchi degli alberi son loro gratissimo cibo, hanno in
odio i ratti; le mosche si dilettano deI sua odore, e, posandosele adosso,
quello arrappa la pelle, e fra le pieghe strette, l'uccide. Quando passano i
fiumi, mandano i figlioli diverso il calar dell'acqua, e stando loro inverso
l'erta, rompono l'unito corso dell'acqua, accià che il corso non li menasse
via. 130
Nel corso di una stessa frase, diversi soggetti si altemano inavvertitamente,131 mentre in
Plinio il soggetto (gli elefanti) è consistente:
Quando hanno a passare el fiume mandano inanzi i minori, acciochè
andando innanzi i maggiori corpi non facessono crescere il fiume per
rattenere l'acque [ ... ] Dilectonsi de fiumi, et intomo a quegli vanno
130 Solmi 237.
131 Da temano afa nella prima [rase, e da verbi coniugati al plurale, passano, mandano, rompono ad un congiuntivo coniugato al singolare, menasse.
55
vagando, ma pel peso grande non possono notare... Divorano le pietre. E
tronchi de glalbori son loro gratissimo cibo ... Nessuno animale hanno più
in odio, che il topo... Le mosche si dilectono dello odore di quello
animale: ma quando se gli pongono adosso essi ranicchiano la pelle, et le
mosche stringono tra le grinze, e in tal forma lamazono. 132
Altre volte le debolezze linguistiche nel Bestiario si incontrano anche nella forma
dell'espressione. Per esempio, il passo sul bue selvatico, simbolo della pazzia, non è di
facile lettura: "Il bo salvatico, avendo in odio il colore rosso, i cacciatori vesta(n) di rosso
il pedal di una pianta, e esso bo corre a quella, e con gra(n) furia v'incioda le coma, onde
i cacciatori l'occidano.,,133 Al termine della proposizione subordinata "avendo in odio il
colore rosso," l'inizio della frase principale "[i]l bo salvatico" rimane incompiuto e
interrotto da un altro, "i cacciatori vesta(n) di rosso il pedal di una pianta". Dopo, "[i]l
bo," il soggetto iniziale, ritoma e, in maniera più comprensibile, seguono le rispettive
azioni del bue selvatico e dei cacciatori. Si vedano, pero, le osservazioni di Marinoni, che
risolve la difficoltà di questa frase:
[B]enché i testi vinciani in generale non escludano l'anacoluto, non deve
essere inteso come tale l'inizio della nota sul bo selvatico: "Il bo selvatico
avendo in odio il colore rosso, i cacciatori vestan ... ". Il Solmi ponendo
la virgola prima di "avendo" mostra di intendere la frase come un
132 Solmi 237. Si noti che Leonardo inverte l'ordine della fonte.
133 Solmi 161. Per paragonarlo alla fonte, si riporta il testo deI Fiore: "Et puose appropriare et assemiare 10 vitio de la pazia over mattezza al Bo silvatico: che ha ï odio ogni cosa roscia per natura: si che quado li caziatori 10 voion piare, se vestono de rosso, et si vanno dove usa el Bo silvatico: et subito 10 bo, per la grande volontà, che ello ha, non ci pensa, e non se guarda niente: ma con gran furore li corre adosso: e li cacciatori si fugieno, et si sascondono drieto uno albore, che hao apostato: e 10 bo credendo andare adosso a li cacciatori, va a ferire cum le come fortemente nel alboro, che non le puà retirar fuora: ed alhora li cazatori vano fuora, et si l'ocidono."
56
anacoluto, che tale non sarebbe se leggessimo "A vende il bo in odio il
rosso, i cacciatori" ecc. In rea1tà Leonardo si limita a pOITe in principio di
frase il nome deI protagonista spostando il verbo al gerundio dopo il
soggetto della frase subordinata. 134
Sebbene ai tempi di Leonardo non esistesse una grammatica in sense moderno,
nel Bestiario compaiono ulteriori peculiarità linguistiche - possiamo anche chiamarle
caratteristiche leonardesche - che, anche nell'epoca rinascimentale, si ritenevano
oscillazioni di lingua. Brizio elenca "le principali e più frequenti particolarità
morfologiche degli scritti di Leonardo,,,135 tra cui spiccano i sostantivi plurali terminanti
in -e invece che in -i ed anche le desinenze dei verbi: talvolta Leonardo inverte la terza
persona plurale delle tre coniugazioni verbali, e cioè -ana si sostituisce ad -ana, e vice-
versa. Questa tendenza si vede nello scritto dell'aquila: "gli animali che forte la temano";
della vipera: "e accidana la madre"; della cicogna: "e quando è vecchia i sua figlioli la
covano, e pascana in fin che more"; 0 dell'orso: "volendosi con tutte quelle che 10
mardana vendicare". In alcuni passi le inconsistenze si susseguono, come nell'intera
seconda metà deI brano sull'uccello upupa:
134 Marinoni, Bestiario e Favole 8-9. Anche Biagi nota l'uso anacolutico di Leonardo: "Ampi confronti si possono stabilire anche per un modulo leonardiano che talora viene definito 'anacolutico': il casa cioè di una frase principale che segue un gerundio (oppure un participio passato), congiunta a quello come a forma esplicita deI verbo: 'Dispregiando uno vecchio pubblicamente un giovane, mostrando aldacemente non temere quello, onde il giovane li rispuose'. Ma esempi analoghi si trovano in Dino Compagni, in Boccaccio, nel Sacchetti, in Filippo da Siena, in Donato Velluti, nella Novella dei Grassa Legnaiuolo, per giungere ai molti esempi presenti in Cellini ('Non volendo crederlo, ond'io [ ... ] n'ebbi a dare testimonianza ')" 80.
\35 Brizio, Scritti scelti 689. Biagi indica le stes se varietà linguistiche elencate da Brizio e, riguardo ad esse, afferma inoltre che le oscillazioni di Leonardo sono presenti anche nelle opere di letterati di quell'epoca. Biagi nomina "la Macinghi Strozzi, il Pulci, ma anche il Poliziano e, in seguito, il Machiavelli, il Della Casa, il Bibbiena, il Guicciardini, per non dire deI Vasari e deI Cellini" 78.
57
La virtù della gratitudine si dice essere piu nelli uccielli detti upica, i quali
conosciendo il beneficio della ricievuta vita e notrimento dal padre e dalla
lor madre, quando li vedano vecchi fanno loro uno nido, e li covano, e li
notriscano, e cavan loro col becco le vecchie e tristi penne, e con cierte
erbe li rendano la vista in modo che ritornano in prosperità. 136
Lo scopo di esporre le debolezze linguistiche di Leonardo è quello di evidenziare
gli ostacoli incontrati da Leonardo nella scrittura ed i conseguenti sforzi per superarli. Le
difficoltà di Leonardo tuttavia pongono in rilievo l'importanza e l'indispensabilità della
parola nel Bestiario, specialmente nell'astrattezza dell'allegoria. Corne ce 10 conferrna
Biagi:
[I]l tema della lingua attrae Leonardo e - se prescindiamo dai contesti
polemici - è uno dei nuc1ei della sua riflessione. Affascina Leonardo
l'infinita potenzialità deI codice verbale, il quale "se tutti li effetti di natura
avessino nome" si estenderebbe "inverso 10 infinito insieme con le infinite
h . h . . d· " 137 co se c e sono III atto e c e sono III potenzla 1 natura .
ii. Aspetti di letterarietà nel Bestiario
Corne si è mostrato nel capitolo precedente, Leonardo nel Bestiario non si limita a
trascrivere le sue fonti, ma le elabora con notevole concisione. Il risultato è il riuso di
storie antiche pervase da uno stile ed un sentimento deI tutto personale. Ce 10
136 Solmi 159.
137 Biagi 95.
confermano alcuni studiosi, come Brizio, la quale afferma che Leonardo, "imprime il
segno del suo stile" nel confrontarsi colle sue fonti. 138 Marinoni arriva al punto di dire
che il testo leonardesco emette una propria energia:
Il confronto coll 'A cerba , col Fiore di virtù, coll 'Historia Naturale di
Plinio tradotta dal Landino, dai quali testi Leonardo trasse le sue
annotazioni, rivela ancor meglio come egli, sfrondando la flaccida
verbosità dei suoi autori, ascoltasse il suo energico ritmo interiore. 139
58
Le particolarità linguistiche esaminate nella sezione precedente potrebbero dunque anche
essere considerate parte dell'espressività di Leonardo. Fumagalli parla di poeticità nel
commentare 10 scritto sul cigno, ispirato all' Acerba - "Cignio è candido sanza alcuna
macchia, e dolcemente canta nel morire, il quaI canto termina la vita" (1_3)140 - notando
che le prime due frasi sono composte di endecasillabi, une dei quali viene copiato da
Cecco d'Ascoli, mentre l'ultima "con piccola modificazione diventa un endecasillabo.,,141
Fumagalli infine considera il verso finale di Cecco scrivendo che "il D'Ascoli 10 sciupa,"
mentre è "più nobile di suono e fondo di significato il vinciano: 'il quaI canto termina la
vita,,'.142 Per comprendere meglio, si consideri il testo di Cecco: "E cigno è bianco senza
alcuna machia / e dolcemente canta nel morire / non fina fin che morte noll'atachia.,,143
Marinoni Ioda 10 stesso passo ma non ne parla in termini poetici: "Qui la frase ha un
138 Brizio 122.
139 Marinoni, Scritti letterari 51.
140 Solmi 117.
141 Fumagalli, Omo sanza lettere 222.
142 Fumagalli, Omo sanza lettere 222.
143 Solmi 117.
59
fitmo cRlmo e §icuro, unR mu§icRlineRre, in cui IR pRrolR §i C0110CR con conci§R ·d " 144 ev! enza .
Anche la concisione e l'intento riassuntivo esaminati nella prima sezione quali
tratti della scientificità di Leonardo, possono essere ora considerati elementi di stile.
Leonardo elimina l'apparato religioso dal Fiore di virtù per dirigersi, si è già notato,
esclusivamente verso l'aspetto più "naturale" delle descrizioni di animali, e 10 stesso
interesse per la natura 10 guida nella trascrizione dell' Acerba, e, sebbene con minore
impatto, dell'Historia naturale. In alcune descrizioni, Leonardo mostra di saper scegliere
le parti adatte ad evocare con efficacia la natura dell' animale in questione. Prendiamo,
per esempio, il casa della volpe: "La volpe, quando vede alcuna torma di gazze 0 taccole
o simili uccelli, subito si gitta in terra in modo, con la bocca aperta, che par morta, e es si
uccelli le voglion beccare la lingua, e essa gli piglia la testa," che si rifà a quella deI Fiore
di virtù:
E posi apropriare e asimiare el vitio de la falsità al volpe, che, quando non
po trovar da magiar, se getta ï terra ï qualche campo, come se ella fusse
morta, cum la lingua fora de la bocca: e li oselli, credendo che ella sia
mort a, gli vano dintomo: e si li motao adosso: e quando vede, che siano
bene assicurati: lieva la testa, e apre la bocca, e pia quello che ella pUè. 145
Leonardo riporta le parti culminanti dalla fonte, con felice concisione. Ad esempio, la
frase "quando vede alcuna torma di gazze 0 taccole 0 simili uccelli," è essenziale nel
senso che assorbe il significato di "quando non po trovar da magiar" e "e li oselli" nel
144 Marinoni, Scritti letterari 51.
145 Solmi 162.
60
Fiore, rendendo chiaro dall'inizio la causa per la finta morte della volpe. Inoltre,
Leonardo evita le ripetizioni, scrivendo soltanto "che par morta" al posto di "come se ella
fusse morta" e "credendo che ella sia morta". Il fatto che Leonardo riassuma uno scritto
già in sé breve indica la sua fiducia nel significato e nel potere evocativo delle parole.
La concisione e la precisione di Leonardo spiccano anche nei casi di scritti più
lunghi: si veda l'esempio della lepre: "La lepre sempre terne, e le foglie, che caggiono
dalle piante per autunno, sempre la tengano in timore, e, '1 più delle volte, in fuga." Si
noti la maggiore semplicità e chiarezza deI Bestiario, rispetto al Fiore di virtù:
Et puosi apropriare et assemiare el vitio deI fievoleza overo deI timore a la
lievore, che è 10 più spauroso animale, che sia al mondo, et 10 più vile, che
stando al bosco se aIde più movere, et sonare le foglie de li albori, quando
el vento le mena: ello de subito fuge, et scampa via. 146
Nel suo complesso, il passo leonardesco appare logico e raffinato mentre quello deI Fiore
è più faticoso. Leonardo inoltre mostra cura nella sintassi dell'intera frase con il risultato
di un linguaggio, nelle parole di Marinoni, "pili sciolto e limpido.,,147 Osservazione
analoga si pua fare per il passo sull'iaculo (serpente detto saettone): "Questa sta sopra le
piante, e si lancia come dardo, e passa attraverso le fiere, e l'uccide," che dimostra
un'espressione più spigliata ed incisiva di quella di Plinio: "È una serpe chiamata Jaculo
cioè dardo: perchè sta in su glalberi, et da quegli si lancia come un dardo.,,148
146 Solmi 163.
147 Marinoni, "Leonardo prosatore" 449.
148 Solmi 242.
61
È soprattutto degna di nota la descrizione deI basilisco nel Bestiario: "Il basilisco
è di tanta crudeltà che, quando con la sua venenosa vista non po' occidere li animali, si
volta all'erbe e le piante, e, fermato in quelle la sua vista, le fa seccare," che si rifà al
Fiore di virtù:
Et puosi apropriare e assimigliare 10 vicio de la crudelità al basalisco, che e
un serpente, che occide altrui pur solo col suo sguardo. Et mai non ha in
lui misericordia alchuna: et se ello non puo trovare alcuno da intossicare,
ello fa seccare le herbe et li arbori, che li sono dintomo. 149
Leonardo semplifica e intensifica le parti essenziali per rappresentare la crudeltà deI
basilisco. La vera crudeltà deI basilisco è infatti quella mostrata nei confronti delle erbe e
delle piante, che il basilisco colpisce, quasi per dispetto verrebbe da dire, quando non
trova animali da uccidere. Si notino inoltre la chiarezza e semplicità deI vocabolario di
Leonardo: la proprietà deI basilisco viene concentrata in un'unica espressione concisa
"venenosa vista" - che evoca 10 sguardo mortale deI basilisco al posta di "che occide
altrui pur solo col suo sguardo."
Derivati dalla medesima fonte, i gesti deI gallo vengono descritti come "vari e
scherzanti movimenti" invece di "movimenti de alegreza naturale.,,150 Descrivendo la
costanza della fenice, Leonardo scrive che questa virtù si manifesta nella qualità
dell'animale nel "sostenere le cocenti fiamme," frase che sostituisce "che per quello
fuoco non se move: anzi si lassa brusciare" deI Fiore di virtÙ. 151 Nel casa deI drago, tratto
149 Solmi 159.
150 Solmi 158.
151 Solmi 164.
62
daU' Acerba, Leonardo preferisce il più elegante "morendo fa sua vendetta" a "morendo il
suo nimicho uccide.,,152 Nel casa dei coccodrillo, "con piatoso volto" sostituisce con
efficacia "pietà dimostra nel suo volto" di Cecco. 153 Nell'aspide, tratto dall'Historia
naturale, Leonardo rende più chiaro "Perseguita adunque quello che lha morto" con
"seguita l'ucciditore".154 Questi esempi, insieme a molti altri che non cito per brevità,
sono indicazioni deI ruolo attivo che Leonardo svolse nella costruzione deI suo Bestiario.
La perizia espressiva di Leonardo non si rivela solo nell'efficacia dei vocabolario,
ma anche nell'organizzazione narrativa. Si veda il casa già citato della tigre, in cui
Leonardo organizza sapientemente estratti dall' Acerba e dall 'Historia naturale.
152 Solmi 119.
153 Solmi 120.
154 Solmi 243.
Questa nasce in Ircania, la quale è simile alquanto alla pantera per le
diverse macchie della sua pelle, ed è animale di spaventevole velocità. Il
cacciatore, quando trova i sua figli, li rapisce subito, ponendo specchi nel
loco donde li leva, e subito, sopra veloce cavallo, si fugge. La pantera, 155
tomando, trova li specchi fermi in terra, ne' quali vedendo sè, li pare di
vedere li sua figlioli, e raspando colle zampe, scopre 10 'nganno, onde
mediante l'odore de' figli, seguita il cacciatore, e quando esso cacciatore
vede la tigre, lascia uno de' figlioli, e questa 10 piglia, e portalo al nido, e
155 Marinoni, Bestiario e Favole 58: "Per svista Leonardo ha scritto 'la pantera.'"
63
subito rigiugne sul cacciatore, e fa '1 simile, insino a tanto ch'esso monta
in barca. 156
Il dinamismo narrativo deI testo sulla tigre, ben si adatta alle osservazioni che Eugenia
Paulicelli fa riguardo agli scritti di argomento scientifico di Leonardo:
Si vede quindi che il concetto deI movimento, all'intemo della capacità
descrittiva, determina una ricezione dinamica da parte dellettore. L'atto
di descrivere è qui nient'affatto statico, ma produce une spostamento
progressivo dello sguardo e dei punto di vista di chi legge [ ... ] . Poi la
foga descrittiva apre la strada ad una vera e propria tensione narrativa. 157
La narrazione dell'episodio stabilisce interessanti rapporti tra gli elementi temporali (la
progressione cronologica dell'inseguimento) e gli eIementi spaziali (l'avanti e indietro tra
il nido della tigre e la postazione deI cacciatore). Il tema dello specchio, che Leonardo
innesta dall' Acerba sul testo dell'Historia naturale, è sintomo deI prolungamento e della
vivacità fantastica della narrazione dell'episodio fra la tigre ed il cacciatore.
156 Solmi 240-41. L'idea dello specchio viene dal testo di Cecco; il resto da Plinio. Il seguente è la tigre in Plinio: "El Tigre nasce in Hircania et in India, animale di spaventevole velocità et maximamente provata, quando si pigla. El cacciatore rapisce a un tracto tutti efigliuoli, e queli li sono assai, et monta in un cavallo, quanta più pua velocissimo, et di poi nel correre 10 scambia uno più fresco. Quando la madre truova el covile voto, vola cercando e figluoli, et va anaso. El cacciatore, quando la vede apressarsi: gitta une de figliuoli. Essa loricoglie, et prestissimamente ritoma, et lui negetta unaltro insino adtanto, che giugnendo allito, con furore, arivi non 10 puo seguitare," da Solmi 240-41; e in Cecco: "Veloce corre si come saetta / el tigra quasi simil( e) di pantera / di suoy fioly sempre sta sospetta / El chaciatore coli spechi fura / gli suoy figliuoli accia che questa fera / non segua luy vegendo sua figura / Crede guardando dentro da li spechy / che siano suoy fioly e cosi fugge / il cacia tore con passi soverchy / Poy che vede inganata da l'ombra / 0 quanto dolorosamente rugge / e di dolore la sua mente ingonbra," (vv. 1-12) da Calvi 115.
157 Eugenia Paulicelli, "Leonardo da Vinci e l'inquietudine della forma," in Parola e immagine: sentieri della scrittura in Leonardo, Marino, Foscolo, Calvino (Firenze: Cadmo, 1996) 46.
64
Il testo sulla cerasta, già precedentemente analizzato per esplorarne l' aspetto
scientifico, contiene un'interessante elaborazione narrativa. 158 Come notato in
precedenza, la fisiologia dell'animale -le cornicina - ispira Leonardo la descrizione di un
"dramma" naturale. L'estensione della descrizione dell'agnello è affascinante per simili
raglOm:
Dell'umilità si vede somma sperienzia nello agnello, il quale si sottomette
a ogni animale, e quando per cibo son dati al'incarcerati leoni, a quelli si
sottomettano, come alla propria madre, in modo che spesse volte s'è visto i
leoni non li volere occidere.
La scena tra illeone e l'agnello non fa parte della descrizione nel Fiore di virtù: "Et puosi
apropriare et asemiare la virtù de la humilità alangello, che è 10 piu humile animale sia al
mondo: et comporta tucto quello, che li viene facto, sottomettendosi a ciaschuno.,,159
L'episodio dell'agnello di fronte alleone è una circostanza da narrare per intendere
meglio la qualità dell' animale, e, al tempo stesso, per dare, secondo Fumagalli, "alla
scena sfondo immenso".160 Questo ha come conseguenza la narrazione di un dramma in
cui si raffigura un climax emotivo dell'umiltà dell'agnello.
Le note deI Bestiario descrivono scenari veri 0 fantastici, divertenti 0 tristi, ed
esprimono in vari toni il "dramma" di cui ciascun animale è il vero e solo protagonista.
Leonardo dota gli animali deI Bestiario di sentimenti che vengono creativamente
158 Si riproduce il brano sulla cerasta: "Que ste hanno quattro piccioli comi mobili, onde, quando si vogliono cibare, nascondono sotto le foglie tutta la persona, salvo esse comicina; le quali movendo, pare agli uccelli quelli essere piccoli vermini, che scherzino, onde subito si calano per beccarli, e questa subito s'avviluppa loro in cerchio, e si li divora," da Solmi 242.
159 Solmi 165.
160 Fumagalli, Omo sanza lettere 220.
65
elaborati: si pensi alla rabbia dell'orso: "e gittatosi in terra con le mani e coi piedi
innaspando"; 161 0 alla dedizione delle gru alloro re: "e altre vi sono, che 'nsieme al re
dormono, e cio fanno, ogni notte scambiandosi, a cio che 'lloro re non venga
'mancare"; 162 e, di nuovo, aIl 'umiltà dell' agnello: "e quando per cibo sono dati
al'incarcerati leoni, a quelli si sottomettano, come alla propria madre, in modo che spesse
volte s'è visto i leoni non li volere occidere." L'insistenza su queste caratteristiche rende
più intense molte scene deI testo e suscita forti emozioni sia in Leonardo, già meravigliato
dalla verità della natura, che nellettore dell'opera. Poiché la maggioranza delle proprietà
animalesche descritte nel Bestiario è usata come pretesto per insegnamenti morali, le
virtù, i vizi 0 qualsiasi altro comportamento dei regno zoologico divengono
"naturalmente" indistinguibili da quelli deI mondo umano. L'idea deI bene e deI male nel
regno zoologico, messaggio presente anche in alcune delle fonti, porta alla luce illato
umano dei Bestiario. Natura e umanità si trovano in cosi stretta corrispondenza, che
talvolta si trovano messaggi sentenziosi alla fine degli scritti che avvertono l'uomo delle
conseguenze deI suo comportamento. Questo è evidente nel casa deU' ostrica:
Questa quando la luna è piena s' apre tutta, e (c )quando il granchio la vede
dentro le getta qualche sasso 0 festuca, e questa non si po riserare onde è
161 Solmi 158. Segue il brano completo: "Dell'orso si dice che, quando va alle case delle ave per tôrre loro il mele, esse ave 10 cominciano a pungere; onde lui lascia il mele, e corre alla vendetta; e, volendosi con tutte quelle che 10 mordano vendicare, con nessuna si vendica. in modo che la sua vita si converte in rabbia. e gittatosi in terra con le rnani e coi piedi innaspando, indamo da quelle si difende."
162 Solmi 162. Di nuovo, riporto l'intero brano: "Le gru son tanto fedeli e leali alloro re, che la notte, quando lui dorme, alcune vanno dintomo al prato per guardare da lunga; altre ne stanno da presso; e tengano uno sasso ciascuna in piè, acciochè, se '1 sonno le vincessi, essa pietra cadrebbe, e farebbe tal romore, che si ridesterebbono; e altre vi sono, che 'nsieme al re dormono, e cio fanno,ogni notte scambiandosi, a cio che 'lloro re non venga 'mancare. Le gru, a cio che lor re non perisca per cattiva guardia, la notte li stanno dintomo con pietre in piè."
66
cibo d'c§§o ~nmchio: cO§i fa chi aprE la bocha a dirE il §uo §E~cto, che §i
fa preda dello indiscreto ulditore. 163
Nel caso dei coccodrillo, il tema comportamentale è particolarmente accentuato:
Questo animale piglia l'omo, e subito l'uccide, poi che l'à morto col
lamentevole voce e moIte lacrime 10 piange, e finito il lamento
crudelmente 10 divora. Cosi fa l'ipocrito che per ogni lieve cosa s'enpie il
viso di lagrime, mostrando in cor di tigro, e ralegrasi nel core dell' altrui
male con piatoso voItO. 164
Nel pipistrello, Leonardo aggiunge una contemplazione finale in margine: "Questo, dov'è
più luce, più si fa orbo e come più guarda il sole, più s'acceca. Pel vizio che non po'
stare dov'è la virtù" (i corsivi sono miei),165 che non esiste nel testo tratto da Cecco:
"Vede la notte ma nel giorno è ciecha ... / con più riguarda el sole più s' aciecha" (4, 6).166
È infine interessante accennare all'aspetto fantastico deI Bestiario. Nonostante
Leonardo preferisca fondare le sue speculazioni su cause ed effetti naturali, si mostra
attratto dall'aspetto fantastico deI mondo animale, e inserisce, accanto a quelle di animali
veri, a1cune descrizioni di animali fittizi -la sirena, la fenice, l'unicorno, la lumerpa, il
drago, il catoblepa el' anfisbena. Come notano alcuni studiosi, Leonardo, nella sua scelta,
163 Solmi 119. L'ostrica di Leonardo si rifà a Cecco d'Ascoli: "L'ostrecha quando è la luna piena / aprese tuta quaI vegendo '1 grancho / immagina d'averla a pranzo 0 cena / Mettely dentro pietra over festucha / per quaI il suo coprir le ven mancho / cosi el granchio l'ostrega manduca / Chosi è l'uomo ch'apre sua bocca / e corn l'om farso mostra so secreto / onde vien piagha che 10 cor li toc cha" (vv. 1-9).
104 Solmi 120. Questo passo sul coccodrillo deriva dall' Acerba: "Prendendo l'omo subito l'ucide / poy che l'à morto piange questa fera, / e con pietosa voce par che gride / Poy che à pianto divora e manducha ... / Chosi fa l'homo ipocrito e ochulto, / che deI danoso mal(e) nel cor s'allegra, / e pietà dimostra nel suo volto" (vv. lO-13, 19-21).
165 Marinoni, Tutti gli scritti 101.
166 Solmi 118.
67
si dirige per 10 più verso gli animali immaginari dell 'Historia naturale, la più "scientifica"
tra le fonti. 167 Lo scritto sul catoblepa, un animale leggendario dell' Africa, tratto
dall'Historia naturale, evoca un'immagine straordinaria attraverso il procedimento usato
nella descrizione degli animali veri (origine, morfologia, fisiologia):
Questa nasce in Etiopia, vicino al fonte Nigricapo, è animale non troppo
grande e pigro in tutte le membra, e ha '1 capo di tanta grandezza, che
malagevolmente 10 porta, in modo che sempre sta chinato verso terra,
altremente sarebbe di somma peste alli omini, perchè qualunque è veduto
dai suoi occhi, subito more. 168
Leonardo manifesta la stessa meraviglia ed attenzione sia per l'animale leggendario che
per quello reale. La mancanza di una netta distinzione tra animale vero e immaginario fa
ritomare in mente il detto leonardesco: "La natura è piena d'infinite ragioni, che non
furono mai in isperienza.,,169 Il catoblepa non è un fenomeno naturale, di cui si possano
accertare le ragioni attraverso l'esperienza. Tuttavia, la sua descrizione, nelle parole di
Isabel Quigly, "is filled with a sense of the truth ofthe imagination.,,170 Mescolando
senza distinzione protagonisti dal mondo vero e favoloso, Leonardo mostra di essere
167 Fumagalli, Omo sanza lettere 218: "Risalta, anche a un primo sommario esame, che il V. ha trascurato in Plinio quasi deI tutto gli animali più comuni, i nostrali, per gli esotici e i favolosi, ossia quelli più atti a essere fantastici simboli."
168 Solmi 241. Secondo Solmi, il catoblepa di Leonardo deriva da Plinio: "In Ethiopia è el fonte Nigricapo deI Nilo, come moIti credono. Apresso a questa è una fiera dicta Catoblepa. Non troppo grande. Pigra in tutte le membra. El capo ha grave et malagevolmente el porta, et sempre è chinato verso la terra: altrimenti sarebbe somma peste aglhuomini, perché qualunche vede e suoi occhi di subito muore."
169 Citato da Fumagalli, Omo sanza lettere 45.
170 Isabel Quigly, introduzione, Leonardo da Vinci's Fantastic AnimaIs, di Leonardo da Vinci, trad. David Grant, interpretati e trascritti da Bruno Nardini (Glasgow: Collins, 1976) 11.
68
attratto dalla ricerca della verità immaginativa a patto che sia esemplata sulle leggi della
natura. L'esempio deI catoblepa rammenta l'osservazione di Malerba:
Le ragioni che presiedono alla compilazione dell'opera scritta 0 disegnata
di Leonardo, 10 strabordante corpus dei suoi "diari di lavoro", non
smentiscono mai la fantasia ma al più ne razionalizzano le congetture, ne
sanciscono le intuizioni e ne definiscono i contomi e le figure. 171
In conc1usione, grazie al suo stile - spesso più leggibile della fonte - e alla sua
concezione, il Bestiario puo godere di una posizione di val ore nella storia della
letteratura. 1 brani che 10 compongono testimoniano, nelle parole di Fumagalli, "la
coscienza dello scrittore che vaglia con sicurezza d'intuizione artistica e ricrea.,,172
3. Conc1usione
Il Bestiario di Leonardo s'inserisce nella tradizione letterario-scientifica, di cui è
capostipite il Physiologus greco. Nel corso della mia tesi ho dimostrato come sia la
scienza che la letteratura vi siano non solo rappresentate, ma anche armonizzate.
Secondo Kemp, l'unicità deI genio di Leonardo si basa su un equilibrio tra scienza ed
"impulso poetico".173 Tale equilibrio è evidente nel Bestiario, dove scienza e letteratura
171 Malerba 11.
172 Fumagalli, Omo sanza lettere 217.
173 Kemp, "Science and the Poetic Impulse" 212: "The personal balance which Leonardo struck between science and the poetic impulse, [ ... ] rnanifests the individuality ofhis genius."
69
rendono un insieme organico, scaturito da un'interpretazione personale delle fonti, che
già contengono e suggeriscono l'interrelazione tra i due campi.
L'immagine che meglio si adatta a descrivere il Bestiario è quella deI
microcosmo, che Kemp definisce come immagine poetica e scientifica. 174 Il microcosmo
deI singolo animale, animato dalla "ragione della natura," rispecchia l'umanità; e vice-
versa.
Il fascino deI Bestiario sta nella sua capacità di riassumere l'essenza deI pensiero e
delle opere di Leonardo, che Eugenio Garin sintetizza cosi: "[L]'artista umanissimo [ ... ]
in poche opere e in moIti disegni fece convergere tutto il sapere e tutto l' operare, e in una
luce, in un atto, in una figura, riusci a dare il sense più profondo della rea1tà".175 In tutto
il Bestiario, Leonardo mette in evidenza la sua profonda fiducia nella dinamica scienza-
letteratura, che ben denota l'universalità della concezione di Leonardo, "un acquisto
essenziale" come 10 definisce Garin, nella storia deI sapere umano. 176
174 Kemp, "Science and the Poetic Impulse" 209: "The microcosm is simultaneously a poetic image and a scientific cause, and no easy separation can be made between the two uses."
175 Eugenio Garin, "Universalità di Leonardo," in Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano (Bari: Laterza, 1965) 88.
176 Garin 87.
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